lunedì 29 dicembre 2008

le cose degli uomini - incipit

Le cose degli uomini

'Diceva sempre che il tavolo della sala da pranzo gli sarebbe sopravissuto e sarebbe sopravissuto a me a ai miei figli, che le cose hanno un'emivita superiore a quella degli uomini, che uomini e cose fanno il tempo e le vite, ma che gli sarebbe piaciuto vivere in altri impasti di uomini e cose, altre vite, un'eternità di vite possibili... '
La giovane donna non finì la frase, come se la fonte interiore che la nutriva si fosse d'un tratto disseccata. Guardò in faccia la persona che le stava davanti come se la vedesse per la prima volta e le gettò le braccia al collo scoppiando in un pianto dirotto.
'Grazie zia; grazie per essere venuta.' le mormorò nell'orecchio.
La zia non si aspettava quell'abbraccio e per un breve momento restò interdetta, incerta se ricambiarlo, poi giunse le mani dietro la schiena della nipote che mai aveva conosciuto prima e l'attirò a sè, dondolandosi piano da un lato e dall'altro come a voler cullare il dolore così intenso della nipote - apparentemente incapace di trovar più largo argine e sponde dove espandersi e rallentare.
'Dobbiamo seppellire tuo padre.' disse a un certo punto, staccandosi piano dall'abbraccio della nipote. 'E' morto da due giorni e il caldo non tarderà a produrre i suoi effetti. Vieni con me.'
Si avviò verso l'uscita seguita dalla nipote, scese le scale e si diresse verso la capanna degli attrezzi. Insieme, con vanga e piccone, le due donne scavarono una fossa dietro la casa, dove la montagna insorgeva d'imperio con lente pendici boscose.
'E' questo il paesaggio che ha avuto sempre negli occhi negli ultimi mesi.' disse la ragazza alla zia, mostrandole dove affacciava la stanza della malattia e della morte del padre.
'L'ho trovato accasciato sul davanzale. Ha voluto morire con dentro gli occhi il bosco, la montagna, forse desiderava andarsene su per il bosco per non essere più ritrovato, lo ripeteva spesso, ma le forze non gli sono bastate'.
Insieme, zia e nipote, decisero che il morto doveva diventare quel paesaggio, esserne compreso fisicamente come un albero, una roccia, e decisero di non coprirlo con un sudario e di non evidenziare la fossa rinchiusa. Solo loro due avrebbero serbato il ricordo di quella sepoltura.
La ragazza e la zia raccolsero dei fiori tutt'intorno e li buttarono sopra al morto poi, con lente palate, lo ricoprirono e sopra alla terra smossa distribuirono foglie e rami e la segatura umida degli spilli secchi degli abeti....

domenica 28 dicembre 2008

Il buffo è che ci credono. Tutti quei poveretti/e che si iscrivono e/o rispondono alle chat con finalità di conoscenza e 'sincera amicizia' o 'vero amore' devono crederci davvero perchè son disposti perfino a pagare il servizio dei vari portali che li mettono in contatto - così consentendo che il fluido caldo delle comunicazioni interpersonali fluisca come il torrente ematico nei suoi interni alvei che ci dà ossigeno e vita.
Sarebbe rassicurante e consolatorio, se non fosse più complicato di quel che vogliono far apparire coloro che ci lucrano -come i maghi che ci predicono un futuro oscuro per definizione e non bastano le Sibille Cumane e gli Oracoli divini di Delfi a insegnare ai postmoderni ingenui che dal futuro caviamo solo il famigerato ragno perchè è un buco che riempiamo della sabbia del presente. Il Magno Alessandro prese la Pizia di Delfi per i capelli e la malmenò fino a farle uscire di bocca quel che voleva sentire: che Lui era il più Grande e neanche gli dei gli avrebbero potuto fargli impaccio nel delirio delle sue conquiste belliche.
Dovremmo imitare il Magno e prendere per i capelli maghi e ruffiani e pronubi internettiani e sbatterli contro il muro di casa fino a che ci diranno quel che già dovremmo sapere: che niente ci è regalato e i rapporti con il nostro prossimo li mediamo meglio 'de visu', - ben vedendo chi è chi e come parla e che voce ha e se puzza o si lava e sa cantare o suonare uno strumento e se ha lavoro o è precario a vita.

Una mia amica ha fatto da cavia, su mia insistenza, e si è prestata al gioco degli incontri e degli inviti e ne ha scritto un libro in attesa di pubblicazione e me ne è grata.
Naturalmente niente nomi come per i preti in confessionale, solo la narrazione delle attese vane ai tavoli di un noto bar della tal piazza nella tal città e le speranze avvilite e le calvizie precoci e le basse stature e le voci stridule e fesse, ma anche i rari, rarissimi casi di incontri fortunati che sfociano in un rapporto bello e solare (di cui è titolare quella mia amica, ad esempio, dopo aver sfogliato i petali delle molte margherite).
Come per i guaritori filippini o brasiliani che operano le cateratte con coltelli arrugginiti, l'importante è crederci. Se guarisci, quelli ne avranno una doppia fila in lista di attesa per il passaparola della magia; se crepi di tetano, alè, c'est la vie, quello era il tuo Destino.

Niente ti è regalato, dice il Vecchio di Chio, e tutto promana dagli occhi tuoi chiari che guardano il giorno nuovo e interagiscono col presente al meglio dei tuoi talenti. E se talento non c'è, beh, non facciamone un dramma. Anche l'essere spettatori di un bel film o lettori di un buon libro ha il suo bel giovamento e questo che osserviamo è il migliore dei mondi possibili finchè non si aprirà la visione su altri mondi.
Abbiatevi la mia benedizione, cari lettori, il futuro ricomincia ognora.
Fra qualche giorno è un anno nuovo che andrà dritto per la sua strada caotica di conflitti annunciati e ci ri-tormenterà con le notizie cattive e che ci spaventano, ma voi andate in pace come il Vecchio di Chio o fate come il Magno Alessandro. Vedi mai che funzioni.

sabato 27 dicembre 2008

il respiro quieto delle piccole cose

Il respiro quieto delle piccole cose si sospende quando un avvenimento speciale irrompe in una valle soleggiata e fa uscire gli uomini dalla chiesa dove si cantano i sacri salmi e la parola' guerra' li eccita e li fa fremere di uno strano 'patriottismo' come nelle danze tribali dei progenitori.
E' la guerra l'antefatto del bel film trasmesso ieri su raidue: 'Ritorno a cold mountain'; una guerra feroce, (in)civile, dove la difesa dei privilegi dell'economia schiavista dei sudisti veniva spacciata per tradizione degli avi - quasi elemento del paesaggio: coltivazioni di cotone e tabacco e le schiave nere che portavano in grembo i bastardi del padrone.

Una guerra sbagliata che ha spopolato la valli e le città fitte di vedove e di orfani, riempiendole poi di mutilati avviliti e rancorosi.
Anche questa è una pagina (poco conosciuta nei suoi dettagli, in verità, e più nelle atmosfere ed 'epopee' granghignolesche che ci vengono dai films hollywoodiani) dura da digerire del divenire collettivo e faticoso 'farsi' della nostra umanità.

Le guerre contengono orrori inenarrabili, crudeltà inimmaginabili e per fortuna che la letteratura e il cinema ce li ricordano perchè la tendenza di noi figli e nipoti dei sopravissuti ai macelli e agli stermini e ai pogroms e ai campi di concentramento e ai lagers è all'oblio - e una crisetta da niente che adombra i nostri giorni futuri la diciamo 'crisi di sistema' o 'del '29' perchè abbiamo bisogno di fantasmi paurosi per dire le nostre angosce e paure odierne e non sappiamo più cosa fossero le economie di guerra e le lettere dal fronte e le attese straziate delle vedove che si vedevano recapitare con mesi di ritardo la missiva fatale dalla segreteria dello Stato Maggiore dell'Esercito patrio.
Caduto per l'onore patrio, eroe di guerra: una lapide e una croce a futura memoria, ma la vita da tirare coi denti per chi restava e aveva la sventura di aver partorito un figlio.

Ma 'Ritorno a Cold mountain' è anche una stupenda storia d'amore.
Di quell'amore che si nutre dei fiati dell'attesa e della speranza: che scavalca i mesi e gli anni e le vite che mutano irrimediabilmente e i sentimenti che sono come il muschio dei boschi: cambia colore e dissecca perchè è transitoria la storia nostra di uomini e donne e il Destino ci sovrasta e ognora attizza il dolore.
Eppure l'amore resta saldo nell'anima come una roccia che, dilavata della polvere e del limo delle stagioni del vivere, si mostra ancora lucida col pianto pluviale degli elementi celesti e il ritorno dell'eroe stanco di guerra - e che finalmente conosce l'amore e il piacere che sale dal ventre della sua donna e tutto l'avvolge - ci trascina nel vortice di un pianto segreto che dilava anche noi di dentro e ci dice fragili e feriti per l'amore che ci è stato negato o abbiamo a nostra volta negato.

Che maledetta storia di uomini e donne abbiamo scritto nei secoli! Storie di guerre sbagliate combattute con ferocia malgrado le cause scatenanti fossero palesemente ingiuste, sbagliate, stupide.
Storie di ferocia e orrori e belluinità di stupri - e vecchi, donne, bambini coinvolti nell'orrore dei fronti di guerra lontani. Un vento di passioni ci annichila e travolge e accomuna in un pianto universale e gli umori suoi gonfi di morte e sangue mi riportano alla mente il morire necessario e il prossimo soffrire che incombe nella mia vita e le altrui e 'lentamente ci dice addio'.

mercoledì 24 dicembre 2008

natale cruciale,fatale

Natale fa male


Natale cruciale, fatale, ferale:
giorno presago di morte: croce, lancia
costato, grido, notte, tomba e ascesa
al cielo promessa. Natale fa male
pel sogno ad occhi aperti d'esser vivi,
sogno di re e pastori, sogno d'albori
fragili d'oriente su cui misuriamo
l'esistere e le stelle. Natale che vale
il silenzio, la pena, la ferita e il sale.

martedì 23 dicembre 2008

le sincopi e i black out della democrazia

E' così Vandalo. Nessun riconoscimento di leggittimità a governare all'intera tua parte politica perchè si è messa al servizio di un Tale che è sceso in politica per le note ragioni della salvezza delle sue televisioni e sua personale nel momento in cui ai suoi mandava a dire spaventato: 'questi ci mettono sotto'. Questi erano i magistrati che avevano in mano le inchieste che lo riguardavano.

Con tali premesse di paura della legalità repubblicana ha dato vita al partito di plastica Forza Italia - nato da una costola di Publitalia con dell'Utri e assortita compagnia aziendale a far da specchio di democrazia interna al partito.

Che leggittimità vuoi riconoscere a un organismo di tal fatta? O ai partiti satelliti che si sono messi nell'orbita della stella nascente per pura compulsione verso il potere e la cadrega da ottenersi in parlamento e al governo?

Tutti come un sol uomo a ripetere per anni le giaculatorie vigliacche e fantasiose contro la 'giustizia a orologeria' e i 'giudici comunisti'. Tutti a ripetere - senza provare vergogna per il miserabile asservimento politico e personale - gli slogans suggestivi e bugiardi confezionati dai 'creativi' di Publitalia che hanno fatto breccia nelle coscienze degli elettori creduloni e/o bendisposti per censo e interessi di portafoglio a tributare l'omaggio al nuovo Barabba di lotta e di governo che offriva loro copertura 'democratica'.

Non c'è vera democrazia senza regole fondative che la mettono al riparo dai black out e dalle sincopi, caro Vandalo, e Berlusconi è stato la sincope di una democrazia zoppa per lo spaventoso intreccio di corrutele incrociate e non aveva una legge sul conflitto di interessi a sbarrargli la strada e non aveva leggi che impedissero a plurindagati che si rifiutavano di difendersi 'nel processo' e agli altri già condannati nelle aule di giustizia di presentarsi candidati alle elezioni.

Restava la speranza che il popolo - che non è santo per definizione - si rifiutasse di avallare lo scempio di una democrazia già monca e zoppa, ma così non è stato e al mulino-Italia dove ci si infarina allegramente senza pagar dazio sono corsi in milioni per le ragioni più strane e davvero avvilenti.

La genesi di Forza Italia e l'uso spudoratamente personale di 'arma letale' contro le leggi allora vigenti e contro l'indipendenza dei magistrati che lo indagavano non può essere cancellata dalle vagonate di voti che voi allegri elettori di centro-destra gli avete tributato felici e contenti - perfetti eredi cinici della Balena bianca spiaggiata sulle coste di Tangentopoli e indifferenti alla questione morale grande come tutta la catena dell'Himalaya.

Per questo continuo a non riconoscere leggittimità politica e di governo alla tua parte e i distinguo che pretendi non li trovo coerenti. Perchè non è cambiato davvero nulla del 'servizio al padrone di denari' delle vostre origini e anche la Lega oggi cavalca spudoratamente le diverse questioni sul tappeto pur di avere la biada di un federalismo qualchessia da sventolare davanti ai beoti che la votano. Che l'Italia ne abbia i vantaggi sperati da quel federalismo, poi, è tutto da dimostrare e le classi di governo locale, a mio avviso non sono meno avide di denaro e corrompibili di quelle di Roma-ladrona.

Questo è il quadro d'insieme, caro e non spero di averne condivisione più - data la deriva di senso che da troppi mesi ormai ti connota e caratterizza.

E' tempo perso il cercare di convincerti, ma c'è un forum che ci legge e a loro una coerenza di argomenti e di dibattito civile va riconosciuto. E' solo per questo tipo di obbligo morale che mi accodo e continuo a spiegare, riassumere, ricordarti, confutare.

Vatti a mangiare una bella fetta di panettone, va, che è più produttivo per le tue sinapsi.

lunedì 22 dicembre 2008

anniversari

quoi? l'eternité

...a forza trattengo la notte
con mani ghiacciate di pena.
Irrimediabilmente siamo morti
un'altra volta. Sarà - mi dicono -
definitivo. Che suonino a festa
le campane sul trionfo dell'effimero!
Le stagioni, sai, non muteranno
il loro corso, nè accenneranno
i visi a mutamenti di espressione.
Anche le parole scorrono
fuori di bocca in perfetta
sequela d'idiotismi: adesso
e dopo; il vento, la folla, i santi
il nero, il nudo, il sangue;
canzoni intonate col cuore in tumulto.
Avrà questi occhi la morte?
Solo questo mi è residuo senso.

sabato 20 dicembre 2008

s'ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde un lamento

Per chiunque ami leggere i giornali con attenzione gli elementi di valutazione dell'odierno dramma della vita politica italiana sono dati come le carte al poker - e ognuno può valutare se andare al bluff o rilassarsi e inibire il sorriso perchè ha in mano una scala reale o un poker d'assi.

A sinistra abbiamo un partito di nuovo conio che implode, collassa e fioriscono le metafore astrali come quella di chi auspica un nuovo big bang.
A destra una partito solido, di plastica dura, inscalfibile, con satelliti non proprio piacevoli a vedersi e udirsi, ma nei complicati universi in formazione della politica tocca tenere aggrappato gravitazionalmente quel che passa il convento e Colui-che-tutto-può è stato abile nell'aggregare e dimostrare che senza la sua gravità assassina non si andava al governo del Sistema - e pazienza per i trascorsi giudiziari ingombranti e il mastodontico conflitto di interessi che lo ingobbisce.

S'odono a destra gli squilli di tromba, a sinistra risponde un lamento, d'ambo i lati calpesto rimbomba di cavalli e di fanti il terren. La battaglia di Anghiari al confronto è picciola cosa, se andate a leggere quel che scrivono i cittadini indignati e avviliti sui vari forum.
Meglio la metafora degli Hutu e dei Tutsi: è più vicina nel tempo e dice meglio l'odio tribale e la ferocia con cui si userebbero i machete contro gli opposti di clan - se una qualche parola d'ordine segreta desse il via alla mattanza annunciata.

Ma il girone infernale dei m****si, è l'orizzonte di riferimento e il guazzo quotidiano di tutto il quadro politico, ahinoi. La differenza è che la destra del Barabba pluriprescritto a botte di grandi avvocati è fuori dalla grancassa mediatica perchè ci ha abituati (e sono lustri ormai) alle geremiadi vergognose contro i 'giudici comunisti' e il complotto fantasioso (ma che ripetuto milioni di volte in tivù e sui giornali di famiglia fa crollare le coscienze dei più deboli e psicolabili) del 'partito dei giudici'.
A quelle geremiadi si sono appesi -come sul dito che indica la luna- i supporters e gli elettori in avvelenata crisi di astinenza per poterlo votare senza fare i conti con i rimorsi biblici che li perseguiteranno fino nell'Oltretomba. Dicono di essersi turati il naso nel farlo, ma il puzzo era tale che avvelenava perfino i pori della pelle e nell'odierna discarica-italia a cielo aperto i fetori avvolgono tutto e tutti per la maledetta regola democratica dei cinque-anni-cinque.
'Tutti colpevoli nessun colpevole' è il loro motto-salvacoscienza e si danno di gomito e gongolano alle notizie di cronaca e si passano i commenti soddisfatti come i tifosi delle curve sud e c'è chi dà fuori di matto, letteralmente, e ripete compulsivamente le sue annose, rivoltanti, idee fisse e i suoi insulti alla parte avversa per convincersi che lui/loro sono migliori e che hanno votato il giusto e quel che vota il popolo è santo, alleluia brava gente.

Evvabbè! Nel pieno di una crisi globale di sistema tutto questo avvilente teatrino viene derubricato a varietà dei peggiori teatri di periferia e il Belpaese già occupa le basse classifiche dei virtuosi dell'Europa e del mondo, ma in qualche modo ne usciremo.
Il futuro ha lavacri capaci di sorprenderci e se non saranno dei big bang saranno dei nuovi inizi più modesti e meno catatrofici.
Stringiamoci a coorte e aspettiamo. Il meno che si possa dire è che lo spettacolo è assicurato e, per nostra fortuna continuerà. Abbiamo bisogno di circenses come di pane e pazienza se gli attori sono men che mediocri, - basta che se le diano di santa ragione e ci strappino un sorriso, di quando in quando.

venerdì 19 dicembre 2008

la colpa di tutto è dei sofisti

La colpa di tutto è dei sofisti, sostiene il mio professore di filosofia greca. E' da lì che viene il marasma del relativismo odierno, il trionfo della parola umana sui valori e gli Enti e gli Esseri che obbligavano l'uomo al retto agire e al rispetto delle Leggi.
Da quel tempo lontano e quel popolo di semidei audaci che esploravano inesausti le vie della scienza e della sapienza sofistica nascono quasi tutti gli obbrobri del presente.

In uno: non si dà nessuna Verità, bensì la capacità di suggestionare, convincere -nel migliore dei casi; vince e trionfa chi è più bravo a menarla e a menare per il naso l'uditorio qualchessia: giuria popolare o elettorato.
L'odierna repubblica degli avvocati origina da lì, dai maledetti sofismi dei sofisti. La verità negletta e offesa nei tribunali e l'onta riservata alle vittime di un sopruso o di un crimine non aveva più leggittimità e riconoscimento già ai tempi di Protagora e di Gorgia.

Quindi: mettersela via e accettare lo status quo della postmodernità dove i cialtroni emeriti e i pifferai di bassa risma vanno al governo con i loro avvocati e fanno le leggi che più aggradano a loro e il Bene Pubblico vagheggiato da Platone colle sue Idee immutabili è oggi la variabile dipendente dagli umori biliosi del capo-in-testa degli impuniti - che ognora sbraita contro i maledetti giudici comunisti e arriva a realizzare il suo capolavoro di una 'riforma della giustizia' subita a testa bassa dagli avversari politici smerdati dalle recenti imputazioni per corruzione.

Un bel mondo, non c'è che dire. E neanche la soddisfazione di sibilare tra i denti 'Ah, ma se c'è una Giustizia!' perchè quella divina è tutta da dimostrare e forse la sola a cui possiamo ambire è quella che ci facciamo da noi, con un rasoio affilatissimo celato nella tasca e un passamontagna calato in testa, nascosti nell'ombra in attesa di chi ci ha fatto torto - se mai arriviamo a indentificarlo e inchiodarlo ai suoi maledetti crimini.

Pensi a come sarebbe diversa la storia del mondo se potessimo scriverla su base di verità dimostrata, ho obbiettato: le stragi degli anni ottanta tutte in giudicato con colpevoli certi e puniti con giusta pena; le verità oscure de 'il Divo' Andreotti dimostrate all'universo mondo per il tramite dei moderni (e pressochè infallibili) sistemi di identificazione di chi mente che la scienza ci mette a disposizione.
Niente trionfi effimeri di avvocati valenti e costosissimi che invalidano le carte processuali per un cavillo o negano le imputazioni diffamando i pentiti dell'accusa o la tirano per le lunghissime fino a prescrizione delle imputazioni.
Niente più trionfo della parola suggestiva e menzognera.

Sarebbe tutta un'altra storia davvero. Ma il professore scuoteva la testa e mi guardava perplesso.
La filosofia e i sogni vani degli uomini hanno percorsi diversi, ha sentenziato.

giovedì 18 dicembre 2008

finchè morte non ci separi (1)

(...) la società contemporanea sembra avere smarrito del tutto il senso del valore della morte, del legame indissolubile tra il vivere e il morire (.....)T.Browne, medico inglese del 17mo secolo, affermava: 'noi siamo più felici con la morte di quel che saremmo stati senza di essa'.

Paradossalmente, è la morte che ci fa il dono del passare del tempo. In sua assenza saremmo smarriti in una accozzaglia di eternità e non avremmo nessuna ragione di agire o meglio di vivere.

(...)senza la morte, il tempo, la crescita, il cambiamento non esistono.

(...) la brevità della vita non deve paralizzarci, ma spronarci a vivere in modo fluido e intenso. Il compito della morte è di costringere l'uomo alla essenzialità (C.Ricks)

- tratto da 'modi di morire' di Iona Heath - Bollati Boringhieri

non svegliateci, per favore

La legge del contrappasso dantesca prevede pene in analogia coi peccati commessi e non sarebbe male il commissionare al Lupo, a cui la fantasia diabolica non manca, una sfilza di pene da appaiare agli odierni peccati della politica.
Tangentopoli due, si dice e scrive, la revenge. E vendetta sia. E nella me*** del noto girone infernale dantesco ci finiscano tutti quelli che meritano di finirci e va benissimo tornare ai fasti della legge del taglione, ma, ne converrete, ostano i tre gradi di giudizio, quelli attraverso i quali alcuni imputati eccellenti si sono salvati e redenti lottando dentro il processo mentre altri hanno preso altre vie - seguendo l'ispirazione del momento grave e l'impetuosità del carattere.
Così sappiamo che Berlusconi Silvio 'scese in campo' e conquistò il governo della Repubblica e oggi mira soddisfatto e appagato la 'grande confusione che c'è sotto al cielo' - rivoluzionario al rovescio, satrapo del paese del mulino che più bianco non si può perchè da noi la farina cade dal cielo come la neve e tutti ci imbianca - anche i sepolcri del noto condottiero Stilicone e seguaci che si rivoltano nelle rumorose tombe sognando i patiboli appena chiusi e le forche con su appesi i Veltroni, i D'Alema e assortita compagnia azzoppata.

Beh, che si fa adesso? Alla via così : muoia l'opposizione e viva, viva l'eccelso esempio di buona condotta morale e di governo di san Berlusconi da sanmignottone con la sua schiera di santi/e, angeli e beati/e?
Dite che tutto è risolto? voi brave partite iva risanerete il Belpaese e lo consegnerete a una storia nuova di virtù civiche esemplari, pari opportunità e cliniche intimidite se intendono dar morte pietosa a una povera crista che pena vita vegetale coi denti da più di diciassette anni contro la sua volontà?
La prospettiva è allettante. Tutti questi bravi uomini e donne di specchiate virtù ci governeranno come meglio non si può e le prossime elezioni costeranno molto di meno perchè si voterà per acclamazione sulle pubbliche piazze e 'chi non salta veltroni è!'. Okkei. D'accordo.
Noi sinistri sinistrati nelle anime e nei corpi ci ritiriamo in un cantuccio in buon ordine e accendiamo una sigaretta aspirando lunghe volute di fumo e guardiamo al mondo nuovo con altri occhi e ci lasciamo cullare dal rumore di fondo che tutto avvolge di questo paesaggio natalizio. Babbo Berlusconi ci porta i ricchi doni civici, i bambini dormono e noi sognamo, sognamo beati.
Viviamo nel migliore dei mondi possibili, non svegliateci, per favore. Era da tanto di quel tempo che non godevamo di un sonno così tranquillo.

mercoledì 17 dicembre 2008

gogna mediatica e questione morale

Vandalo, sei impagabile. La tua ingenua impulsività bisognerebbe incorniciarla e appenderla ai muri del forum a futura memoria perchè anche i pargoli possano leggerla e additarti a cattivo maestro.
Quel che ti rode dentro non è che la questione morale esploda come un bubbone e mostri come gli uomini deboli e i corrompibili (fino a inchiesta conclusa e ai tre gradi di giudizio passati in giudicato non si può dire 'corrotti' o non sei più garantista visto che stavolta gli imputati sono 'di sinistra'?) stiano in quasi tutti i partiti, bensì che nei forum dei cittadini si accusino i tuoi destri campioni delle notorie nefandezze e immoralità per le quali sono 'scesi in campo' e hanno comprato la politica e reso vile e serva l'informazione (con poche, lodevoli eccezioni).
Noi tutti cittadini di questa polis dovremmo alzare la bandiera della pubblica virtù e gridare insieme e a pieni polmoni : 'via i ladri e i corrotti dalla vita pubblica e dal parlamento' e manifestare concordi nelle pubbliche piazze e fare come in Thailandia, se necessario, ma questo temo non ti interessi più di tanto.
A te dà gioia livida e profonda il gridare e l'additare 'sono tutti colpevoli, quindi nessuno è colpevole' e poter dimostrare, giornali alla mano, che anche gli odiati 'sinistrati' sono alla gogna mediatica e giudiziaria finalmente.
Per te, come per altri vale l'assunto di sempre, quello che rende la questione morale irrisolvibile anche per il futuro, al di là delle odierne denunce: 'chi va al mulino si infarina'.
Non è lo spirito di Robespierre-il-virtuoso che ti infiamma, bensì quello del mugnaio che accoglie tutti, siano destri o sinistri, nella sua trista spelonca e tutti li imbianca della sua velenosa farina.
Velenosa perchè avvelena la vita pubblica perchè ci avvelena gli animi e ci schiera in battaglia l'un contro l'altro armati, ma - se ci fosse buonafede - potremmo gettare le stupide spade e gli scudi a terra e affratellarci sotto l'unica insegna dei bravi e buoni valori d'antan che ci insegnano che solo gli uomini di specchiata onestà possono ambire a concorrere al servizio della polis, a calcare le scene della politica.
Si può dire questo della tua parte politica - che approva i lodi Alfano per mandare pre-assolti i marrani e che prescrizione intanto prepari l'oblio degli scandali e rivergini le oscene baldracche?
A me avviliscono le notizie di reato che imputano di corruzione quei tali del partito democratico, ma uguale avvilimento non ho mai letto nei tuoi posts e in quelli di altri destri, bensì il pervicace, pugnace rivendicare il diritto di eleggere al governo 'chi più ci piace e vogliamo' il vostro campione di denari, appunto, e su questa soglia scivolosa per le troppe deiezioni combattete una battaglia indegna e vergognosa.
Se aveste un minimo di coerenza dovreste offrire i servigi degli avvocati del premier che siedono in parlamento ai nuovi imputati e difenderli 'garantisticamente' dalle accuse dei maledetti giudici comunisti che li imputano, ma lo spettacolo della gogna finalmente rivolta a sinistra vi è troppo caro, - al punto da ipotizzare di piegare le resistenze del partito democratico per quella via e portarli incatenati e resi umili a Canossa, a firmare insieme una 'riforma della giustizia' che metta infine la mordacchia a tutti i giudici e la politica e tutti i politici  da basso impero -gli odierni e i futuri- al riparo da future denunce e persecuzioni.
Questo è quel che si legge nei tuoi scritti e nei tuoi freschi e ingenui osanna e alleluia, Vandalo.
Davvero se non ci fossi bisognerebbe inventarti, tanto sei limpido e ingenuo nel tuo dire e mostrare in pubblico forum cosa ti fa ribollire il sangue e te lo manda fin su agli occhi.

lunedì 15 dicembre 2008

prescriveamur igitur....

La riforma della giustizia c'è già...

...una prescrizione ogni tredici minuti a Napoli, notizia da 'Prima pagina'. Che altro vulite, guaglio'?
La più grande riforma della giustizia in un solo paese è già stata attuata. Prescriveamur igitur. Orate fratres.

Qui si manda assolto perfino il presidente del consiglio dei ministri con un carico di imputazioni tale da renderlo l'exemplum vivente dello stato delle giudiziose cose. Che volete riformare ancora? Una schiera di valenti avvocati del premier vigila e legifera alla bisogna e gli effetti a cascata sul paese tutto si vedono e si leggono.

La prossima riforma, più sensata e comprensibile all'universo mondo, è la cancellazione dell'ordine giudiziario tout court. I poliziotti si sentiranno un po' orfani, ma passerà, si rifaranno una vita, troveranno un senso al nuovo che avanza e diletta gli italiani a maggioranza di suffragi.

Risparmio assicurato per le casse dello stato e fondi per la cassa integrazione quanti se ne vuole.

Alla via così, simpatica gens berlusconiana. Godetevi le maggioranze bulgare e le vittorie a cascata.

E' la vostra età dell'olio.

venerdì 12 dicembre 2008

la città gonfia

La città gonfia

La città è gonfia di vento, di pioggia sospesa tra le nuvole basse e il mare che mugghia e si avventa a ondate contro le banchine. La prospettiva dell'isola di fronte che chiude l'orizzonte è confusa, sfumata, per l'effetto di diffrazione delle migliaia di particelle d'acqua sospese che, secondo l'ispessirsi o l'assottigliarsi dello strato di nuvole in transito, si illuminano o si spengono in una nebbia famelica che si mangia le case, i palazzi, le chiese.
Io vivo qui, in questa città di mare e laguna solitamente luminosa, calma, perché le sue acque interne sono protette dall'azione dei venti furiosi da un lungo litorale che apre strette bocche poco profonde alle maree, una città antica e fragile che fu potente in una sua storia lontana.
Penso a questo mentre cammino lungo la riva diretto alla scuola dove insegno, penso alla mia lezione di oggi, figlia di quella di ieri, perché quel che non mi è riuscito di dire ai ragazzi ieri proverò a dirlo oggi in modo diverso, migliore, spero.
Insegno italiano e storia in un liceo e oggi è una giornata speciale perché, derogando dai programmi scolastici, parlerò ai ragazzi della storia della nostra città. A dire il vero, ogni mia lezione -al di la dell'argomento che propongo loro- a me appare speciale, e ciò malgrado il fatto che non mi riesce di farne convinto il mio composito uditorio, la stragrande maggioranza dei miei allievi.
Dei pochi che si applicano e dan mostra di essere davvero interessati alle cose che vado loro dicendo, che andiamo dicendo noi tutti professori nella scuola dove insegnamo, mi vien fatto di dire che lo fanno più per una coazione a ripetere che per reale interesse alle cose della storia e della letteratura e la domanda che mi pongo, ricorrente e che costituisce un cruccio, la segreta frustrazione relativa alla professione che svolgo, è se questo è un mio, un nostro deficit professionale oppure una tendenza generale alla perdita di senso delle cose, ogni cosa che sia stata presentata e si presenti come un valore, id est l'educazione al gusto del bello, la sapienza in generale e i moniti che ci vengono dai fatti storici comparati cogli eventi della cronaca e via elencando delle pallose cose che ci rimproverano i ragazzi di insegnare loro.
Che me ne viene, mi ha chiesto una volta un mio allievo particolarmente refrattario ai saperi, a che ci serve tutto quello che tu ci insegni: le poesie di quel tale che si dispera in versi perchè la vita è male e il rievocare la disfida di Ettore Fieramosca a Barletta?
E' stata la cosa più colta che ho ascoltato uscire dalla sua bocca in quattro anni di convivenza quotidiana e, guarda caso, gli è uscita per dire di un rifiuto da molti altri segretamente condiviso.

E' con questi occhi e pensieri che guardo stamattina questa città di mare con residui abitanti, città di liquidi fascini e luminescenze affatto particolari, di grandi lune arancio sospese sul lago dell'acque e riverberi elettrici, la sera, che specchiano il suo architettonico incanto in barbagli nervosi sull'onda. Città capoluogo che ospita le sedi istituzionali: i palazzi della Provincia e della Regione, i tribunali, come questo che è opitato in un vecchio, grande convento che guarda la riva, sopravissuto ai cento che sono stati eretti, abitati e distrutti nel corso della sua storia millenaria in città o sulle isole chiare che le fan contorno.
Anche questo genere di storie mi piacerebbe raccontare ai ragazzi nel corso delle mie lezioni. Evocare la vita dei conventi: frati salmodianti, dotte diatribe teologiche, inquisizioni, feste di popolo e folle lacere in processione: litanie e canti sacri che esorcizzavano le catastrofi annunciate o le pestilenze.
Vorrei che i loro occhi sapessero leggere nella grandiosità delle architetture delle chiese votive il miracolo fragile delle opere dello spirito, faticosamente erette dagli abitanti di città prostrate dalla peste nera o bubbonica, ridotti a meno della metà dei viventi, fermi i commerci, i viaggi, gli scambi a causa della cintura sanitaria che sempre si stringe intorno ai luoghi dove impazzano le epidemie.
Già. La mia condanna è di raccontare il passato, la storia, gli uomini e le donne che sono stati, hanno amato, vissuto, combattuto guerre, pregato nell'ora della loro morte, sperando di reincarnarsi un giorno e tornare a vivere.
E invece la posterità, i bis bis nipoti li ignorano, non li curano, non regalano loro neanche la briciola di un ricordo. Ma perchè dobbiamo pensare a loro, mi obbiettano, perchè sprecare i pensieri su una storia diversa dalla nostra, perchè mettersi sulle tracce di vite lontane, lontanissime nel tempo, vite ormai morte e sepolte, infeconde?
Qualcuno di loro arriverà a dire che quegli uomini non pensavano a noi, non eravamo nell'orizzonte dei loro pensieri, neanche i più azzardati, fantasiosi, non eravamo il loro futuro, non potevamo esserlo. E' vero. Per i nostri avi, oltre l'anno Mille c'era il buio del mondo, il vuoto delle stelle dove avvenivano epici combattimenti tra creature immaginarie, la valle di Giosafatte e il Giudizio Universale, il Paradiso e l'Inferno popolati di angeli fedeli e ribelli.
La Peste nera, le migliaia di morti delle malattie epidemiche che stremavano la città erano per loro l'annuncio della fine della vita e del regno terrestre.
Loro non pensavano a noi, agli uomini che avrebbero valicato il secondo millennio, ma noi pensiamo a loro, ricostruiamo le loro vite, gli ambienti del passato che li hanno visti agire, amare, combattere, soffrire. Li pensiamo perchè siamo la loro eternità, siamo la loro progenie, i figli dei figli dei figli.
Così è per noi, progrediti nipoti dallo sguardo da poco aperto al futuro. Forse dovrei parlare loro col linguaggio dei films che più li hanno affascinati, Blade Runner, ad esempio: '(...) ho visto cose che voi umani neanche sapete immaginare: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione...'
Il nostro pensiero di futuro è incomparabilmente più ricco e articolato di quello dei nostri avi prossimi e lontanissimi. Le nostre fantasie non s'impaurano nel varcare la soglia dei millenni e raffigurare bisnipoti bionici o virtuali, forse capaci di dialogare con noi figli del passato, in qualche modo redivivi.
Più del Giudizio Universale e delle sue improbabili raffigurazioni, noi uomini del secondo millennio, siamo spaventati da una fine del mondo causata dall'impatto casuale del nostro pianeta con un grosso meteorite, dal momento che la scienza ancora non ci consegna le armi nucleari capaci di disintegrare i corpi celesti in rotta di collisione a distanza di sicurezza.
E ci spaventano le invasioni di alieni intelligenti intenzionati ad usarci come cavie per i loro esperimenti.
Nei nostri giochi di computer o nei films, immaginiamo e raffiguriamo grandissime astronavi solcanti gli spazi siderali, mondi lontanissimi colonizzati dai nostri bis bis nipoti o dai robots a cui delegheremo il compito di colonizzare l'universo.
La nostra idea di eternità è più concreta di quella dei nostri avi; è legata alle raffigurazioni della scienza che ci avvicinano al pensiero di un Dio Creatore per il tramite di masse cosmiche oscure, universi caldi o freddi e particelle infinitesimali vaganti chissà dove di qua e di là di suggenti buchi neri.
L'omaggio al Dio sconosciuto lo diamo coll'esercizio della nostra intelligenza proiettata nel buio del cosmo piuttosto che colla astratta preghiera rivolta a immagini sacre o idoletti figliati delle fantasie degli avi...

giovedì 11 dicembre 2008

pesantezze di lotta e di governo

'Pesante', commentava la Caterina alla radio stamattina con la sua inquietante voce da trans, ' molto pesante'.
Si riferiva agli articoli di Mieli su 'Il Corriere' e, orrore, orrore! all'editoriale di Ezio Mauro su 'la Repubblica' - due voci fuori dal coro della 'libera stampa' (per differenziarla dagli organi di partito e 'di famiglia').
Se ve li andate a leggere credo la maggioranza di voi condividerà in tutto o in parte le argomentazioni dei due bravi direttori (certo non degli estremisti da centro sociale) relativamente al fare le riforme costituzionali in accordo con l'opposizione, evitando il 'casus belli' del mettere la magistratura sotto controllo della politica (e che politica! e che politici! fior di inquisiti che si provano a consumare le loro vendette personali alla facciaccia delle istituzioni della Repubblica).

Ebbene, la Caterina de 'il Giornale' continuava a sottolineare con l'aggettivo 'pesante' le pacate osservazioni del Mieli e le preoccupate chiose di Mauro, - come se il metter mano unilateralmente alla Costituzione della Repubblica da parte del Caudillo di lotta e di governo, id est Berlusconi Silvio tessera Pidue n. (andatevelo a cercare su Wikipedia) fosse, invece, una coserellina da niente, un atto amministrativo qualsiasi, dovuto, ordinaria amministrazione.

Si tratta, invece, del clou dell'attività di questo governo, che passa perfino prima del federalismo voluto della Lega perchè così vuole il Capo - ossessionato dai suoi guai giudiziari e dei suoi trascorsi di plurinquisito per fatti di corruzione gravissimi e purtuttavia mandato al governo della Repubblica da milioni di strani cittadini che della questione morale non gliene importa un fico, ma se il Capo la addebita alla sinistra sono tutti lì a reggergli le maestose palle e portarle in trionfo come il sangue di san Gennaro.

E' con questo genere di persone che andiamo a modifiche costituzionali rilevantissime pel futuro della polis italica, decisive per l'assetto istituzionale e - se andranno in porto - ci allineeranno ai desiderata di quel tal Gelli di cui alle cronache del passato recente che vi invito caldamente a rileggere. Va bene anche la chiosa tecnica di Wikipedia, tanto per dare un'idea delle enormità che predicava quel tale ai suoi affiliati e oggi trovano piena attuazione.

mercoledì 10 dicembre 2008

condividere il dolore

La scrittura, affermava uno scrittore, è il modo che abbiamo per condividere il dolore di vivere col nostro prossimo. Mi ha molto colpito la narrazione che ha fatto un membro di questo forum della sua vita sofferta, dell'espiazione di una colpa, della vita da recluso e della solidarietà che si stabilisce tra reclusi.
La gabbia in cui ti costringe la società dopo un discusso iter processuale è la finis mundi, paragonabile al guardare l'erba dalla parte delle radici del morituro e solo il narrare, il miracolo della scrittura ha reso possibile quest'altro miracolo: quello di una riappacificazione e, forse, di un assoluzione per un intero periodo storico quello degli anni di piombo.

Bisognerebbe fare lo stesso per quell'altro periodo che ne è seguito quello degli anni di *****: la Milano da bere, i templi arcaici dell'architetto Panseca come scenografia al congresso dei socialisti ambrosiani e il semidio di allora che incedeva fiero e leggero tra gli applausi scroscianti. Cuius regio eius religio.
Oggi sappiamo che quelle mani che battevano gli applausi celebravano un trionfo effimero e le inchieste di Mani pulite, di lì a poco, ci raccontarono di denaro che grondava dai cappelli offerti dagli imprenditori di ogni risma, soldi che traboccavano dai materassi, nascosti nei divani, soldi-soldi-soldi che venivano dagli amici degli amici della prima e della seconda ora -compreso un tale che con quei fetenziali proventi si comprò più tardi l'intera vita politica nazionale e la mutò in una discarica a cielo aperto appestante ogni cosa e avvilente i pensieri politici di noi cittadini tutti.

Perchè si dia assoluzione è necessario il filtro dell'espiazione, ma espiazione non ci fu per quegli anni fetenziali di fogne a cielo aperto - a parte la morte che vollero darsi in cella i pochi imputati che non tollerarono il disonore e l'onta. Se avessero avuto la forza di aspettare sarebbero stati assolti per prescrizione dei termini e per i cavilli che i bravi avvocati profumatamente pagati riescono sempre a trovare. Se hanno assolto un dell'Utri di recente, tutto il pregresso giudiziario di quegli anni va azzerato per proprietà transitiva: ci siamo sognato tutto, Mani pulite era un cattivo incubo, il malaffare generalizzato è una maledetta calunnia e tutti i magistrati sono da buttare perchè casta di maledetti comunisti o filo-Pd che se possono azzoppare un imprenditore di quelli che vanno al mulino e si infarinano ci vanno a nozze.

La repubblica degli avvocati seguì a quella dei giudici e aprì il sipario sulle odierne comiche sbracate del Barabba di lotta e di governo e del suo buongoverno preteso. Lo votano milioni di cittadini e allora? Al varietà gli applausi sulle gags più riuscite si sprecano e la simpatia del nostro premier che fa le corna ai g8 e bausettete alla Merkel indubbiamente convince le casalinghe e gli operai che adorano l'isola dei famosi più del travaglio di un centrosinistra che non riesce a trovare la giuste parole d'ordine. Viviamo in un tempo in cui mostrare le chiappe e le tette o mostrare le ricette in tivù fa premio sulla narrazione della sofferenza di vivere.

Se non indigna il mandare in parlamento i propri avvocati coll'intento palese di assolvere l'imputato extra moenia giudiziarie o le puellae-veline come premio del loro aver ben operato nei luoghi deputati, beh, allora tutto è perduto, anche l'onore politico. Inutile ogni dialogo con chi non vuol vedere, sentire, ascoltare, inutile ogni narrazione e di espiazione neanche a parlarne perchè costoro non si sentono colpevoli di alcunchè, anzi! si dicono vessati, perseguitati e sono incazzati perchè non si offre loro riconoscimento politico di normalità democratica.

Ma non vi può essere riconoscimento basato sulla presunzione di innocenza di chi si è sottratto ai suoi giudici colla latitanza prima e colle prescrizioni poi, passando attraverso la manipolazione della vita pubblica che ha consentito di approdare al parlamento e al governo della repubblica per farsi le leggi necessarie a un'assoluzione pretesa con spaventosa arroganza - di certo non concessa per le evidenze di innocenza.
Questo è il punto. E i naufragi della storia dovrebbero essere elaborati come si elaborano i lutti.
E se il partito socialista è naufragato sulle spiagge ******* di Tangentopoli bisognerebbe farsene una ragione, elaborare quel lutto con dignità e in silenzio e chi non ha condiviso quella stagione si provi a cicatrizzare la ferita e tra i suoi privati Lari ci metta un Nenni o chi vuole, ma Craxi no, non è possibile perchè è l'icona dei furbi onnipotenti che hanno usato del loro potere e delle loro amicizie (col capo del governo tunisino) per garantirsi un tramonto sereno in flagranza di colpevolezza accertata e non ho dubbi che lo stesso farebbe Berlusconi con l'amico Putin - se una qualche vendetta della storia lo inchiodasse alle sue malefatte giudiziarie.
Una faccia una razza e non è un caso che il Berlusca continui a dirsi amicissimo di Bettino e onori tutti gli anniversari della sua morte in contumacia.

Miei cari, l'espiazione è un passaggio necessario, il solo onorevole per chi pretende la restituzione di un lontano 'onore politico', ma la iattanza con la quale mandate assolto il pupillo di Craxi, i vostri osanna continui e spudorati al barabba che avete votato turandovi il naso (dicono i migliori fra voi) mi dicono che, davvero, qui siamo all'antropologia più elementare: una faccia, una razza.
E quando si parla di tribalità, di appartenenze tribali, il linguaggio dei contendenti non è quasi mai lo stesso ed è più facile che meglio si intenda la critica delle armi piuttosto che le armi della critica.

lunedì 8 dicembre 2008

la funzione crea l'organo

E' vero che la funzione crea l'organo. Me ne rendo conto tutte le mattine ascoltando 'prima pagina': il bel programma radiofonico di lettura degli articoli più interessanti scritti sui diversi giornali.
Se mi avviene di accendere la radio a programma già iniziato mi perdo il nome del giornalista-lettore e la sua scuderia politica, ma la recupero facile nel corso della lettura attraverso le piccole chiose intercalate, le pause sapienti, la predilezione in lunghezza di un articolo piuttosto di un altro.
Sospetto perfino che tra giornalisti incaricati si scambino i favori in lettura, - la 'questione morale'(sic), lo sapete, è l'odierno tormentone e pazienza se a cavalcarla con ribalderia pari alla gaglioffaggine sono i servi ridicoli del Barabba di lotta e di governo, il beneamato leader.

Che c'entra l'incipit evoluzionistico di quest'articolo, mi chiederete. Ma si. A forza di ascoltare il destro e il sinistro o il mediano di turno (la funzione), l'organo (il discernimento) si forma piano piano, ma poi ingrossa e si installa nel cervello come giudice dirimente le controverse questioni della aggrovigliata 'polis' di casa nostra.
Ecco allora che chi, evocando Mani pulite, lo presenta come un terremoto salutare pencola pericolosamente a sinistra - chi, invece, come una iattura è un destro sputato che prova a scrollarsi di dosso ogni maledetto pubblico ministero, così come i più temuti cani da fiuto dell'Amministrazione fiscale in storico deficit di cassa.

A dare a questo mio articolo un ulteriore imprinting evoluzionistico stamattina ci si è messa anche la voce strana del lettore. Fino all'ultima parola detta, avrei giurato che fosse un maschio piuttosto effeminato (scherzi di natura), invece era una tal Caterina - una signora a stipendio di quel bellissimo organo di informazione superpartes che si fregia del titolo augusto de 'il Giornale' (rubato a quell'Indro Montanelli che fu illuminato sulla via del tramonto sulla natura ribalda e ria del suo editore).
Chicca finale: la Caterina, in chiusura e per rendere meno amare le pillole dell'informazione quotidiana, racconta del tramonto del maschio in natura (solita ricerca di sedicenti ricercatori). Pesticidi e altre fetenzie chimiche della vita moderna, pare, si dice, si mormora, hanno ridotto la lunghezza dei peni maschili e la generosità nell'inseminare le femmine.
Pochi gli spermatozoi a disposizione, molta impotenza diffusa e maschietti sempre più in crisi di identità.
In compenso (mi è avvenuto di pensare) ci sono sempre più femmine con voci maschili e andature da bulletti con fianchi stretti e sigaretta pencolante sul labbro. Ditemi voi se non siamo giustificati se proviamo un brivido guardando di nascosto il viso femminilizzato della Luxuria (quel nome Vladimir, poi! non è un insulto 'rivoluzionario'? non vi ricorda il valente Ilic?).

Non ci sono più le femmine di una volta, cari voi; le abbiamo perse insieme alle mezze stagioni e ai valori d'antan da nessuno praticati (nemmeno in pubblica polis) e adesso eccoti anche la mazzata tra capo e collo del maschio povero in donazione genitale.
Ma quand'è che si tocca il fondo, (che almeno sappiamo che non si può che risalire)?

domenica 7 dicembre 2008

da qualche parte del mondo c'è il sole

L'altra sera ero a cena da mia sorella che ha il satellite e mi è capitato di vedere le BBCnews dal mondo. Gesù, che respiro di aria salmastra veniva dalle coste dell'India e dai templi di Kancipuram, che vento gonfio di fragranze dall'entroterra colle liane e le orchidee selvatiche e le bacche e le radici di cui si nutrono le tribù nascoste della giungla che residua!
Avevo il mondo sulle dita: caotico e bello del suo divenire tumultuoso, ma il mondo, vivaddio! coi milioni di persone diverse, le metropolitane affollate, i monumenti nelle piazze, la porta di Brandenburgo e il Muro dei graffiti fatti dopo la sua Caduta.
E news a cascata dall'Indonesia dei recenti disastri: incendi spaventosi e tsunami, ma ancora invitta e nazione tra le maggiori in quell'area di mondo con indici di sviluppo che ci sognamo.
Poi un click di mia sorella (che non capisce l'inglese) sul telecomando mi ha riportato al teatrino delle piccole cose di casa nostra: gente che s'incatena alle poltrone rai e davanti alle sedi dei giornali, boia della giustizia che pretendono di moraleggiare e minacciano di riformarla per adeguarla ai bisogni della categoria (dei boia), che asfissia! aria! ho fame d'aria, aprite le finestre, da qualche parte del mondo c'è il sole, luce! fate luce!

sabato 6 dicembre 2008

del mondo che verrà


Il mondo che verrà sarà sicuramente migliore.
Molte persone tutt'affatto sgradevoli e sgradite, giunte alla svolta dei biblici settanta, toglieranno il disturbo, prima o poi; Madre Natura è provvida e imparziale, gott sei dank.
Il Signore dà, il Signore toglie, sia lode al Signore.
Lo scriveva anche Lucio Dalla, anni fa, in una sua bella canzone:
'(...) e senza un grande distuuurbo qualcuno spariràaa / saranno forse i troppo furbi e i cretini di ogni età.' D'altronde, lo sappiamo, i cimiteri sono pieni di gente indispensabile.
Quel tal volatile notturno che svolazza pigro di ramo in ramo e di patibolo in patibolo non me ne voglia, ma alle leggi di Natura non si può opporre molto e la jella c'entra in questo genere di cose come i cavoli a merenda.

D'altronde della morte si possono dire molte cose e i buddisti la vedono nera, si, ma consolatoria: il Nulla che ci annichila ci mette al riparo anche dal doloroso vortice dei desideri e in questo Natale triste che avanza indicibile (e lentamente ci dice addio) dire addio ai troppi desideri dell'altr'anno che sorreggevano le stronz**e di un'economia gonfia di pattume finanziario è d'uopo.
La crisi avanza inarrestabile, chiudono le fabbriche e io, per scaramanzia, ho fatto scorta di fagiuoli secchi e lenticchie: un piatto di minestra ai gentili forumers che dovessero trovarsi in difficoltà sarà sempre offerto e, in caso, di difficoltà, andremo insieme alle mense della Caritas fitte di buontemponi ed homeless che, a giudicare dalla panza di alcuni, sanno bene come fare a sopravvivere anche in tempi di crisi. Vi troverete perfino quelli che fumano come mantici e, col costo che hanno le sigarette, viene il sospetto che qualcuno ci campi e ci prenda per il culo e, se crisi ha da essere, anche un po' di respiro per il clima è gradito: meno fumatori in giro e meno macchine sulle strade sono un buon indice dello sviluppo alternativo di domani.
Perchè un domani ci sarà, statene certi, di che qualità lo dirà il Futuro (mio zio alla lontana).

Insomma, miei cari, non tutto il male vien per nuocere e chissà che anche le vie dei forum si ripuliscano in qualche modo: meno gente rabbiosa e rancorosa in giro non guasterebbe e di gente che guarda alle pagliuzze nell'occhio dell'oppositore politico ne abbiamo piene le ***** perchè di guardare alle proprie travi dell'aver votato un maledetto Barabba al governo della repubblica non gliene importa una ****, ma hanno gran gusto nel notare -e intingere veleno- che un povero cristo (non lo siamo un po' tutti?) si sia pentito in punto di morte e, spaventato (a morte), si sia convertito malgrado i suoi 'quaderni dal carcere' così lucidi e istruttivi.

Ah, dimenticavo! nelle previsioni dell'anno che verrà migliore ci metto anche la netta diminuzione della quantità di iene e sciacalli per le sempre più diserte praterie dei forum. Gira un virus maledetto che nessuno sa trovargli il giusto vaccino, cazzarola!!

Sono previsioni, non certezze, beninteso. Mio cugino Nostradamus e la Pizia ai tempi loro non facevano di meglio, ma gli àuguri, quelli si, si possono fare, di un mondo migliore che sarà, malgrado l'incredibile quantità di ****** che gira per i sentieri virtuali.
Che sarà-sarà, chissà chi lo sa, eccoci quà, trullalà.

Chiaraotelma

se smettiamo i ricordi

Quelli del Mit (Massachusset Institute of Tecnology) hanno deciso di conservare a futura memoria di studio il cervello di un tale che non ricordava più gli eventi del giorno prima.
Dev'essere entusiasmante potersi rinnovare ogni giorno senza il peso delle cattive cose che ci appesantiscono il cuore e la mente.
Ogni giorno un nuovo giorno: guardi il sole e decidi di andargli incontro come fosse il primo sole, la prima stella calda e infuocata che riscalda il sangue e consente la vita.
Guardi tua moglie e decidi di farle la corte perchè ti piace come la prima volta che hai goduto del suo sorriso. Gesù! si scoprirebbe il segreto della felicità, ma, si sa, non è quello il destino nostro di uomini e donne.
Infatti ci sono gli effetti secondari: non ricorderesti più le cose buone che ti hanno convinto e di cui hai goduto e molta parte dell'amore che nutriamo verso il nostro prossimo, lo sappiamo, è basato sui riconoscimenti dello ieri e sulle emozioni che abbiamo scambiato: una serata riuscita, la mani che abbiamo stretto, il primo bacio.
Ricominciare tutto da capo puà essere stimolante, ma, insieme, stancante, avvilente. 'Ma come! non ricordi? Oddio!'
Perchè può essere che il giorno dopo non si abbia più lo stesso stato di grazia del giorno prima di una nostra conquista e il ricordo degli ieri meravigliosi e vincenti assolve, può assolvere per la colpa di oggi e consentire che ci venga offerta una seconda occasione e una terza.
Insomma: non è tutto oro quel che luccica e un rinnovamento neuronico continuo non è garanzia di migliori risultati e felicità venturi.
Però, chissà, i viaggi nel cosmo potrebbero aver bisogno di un meccanismo di cancellazione e sostituzione degli eventi che abbiamo in memoria. Il futuro dovrà cancellare molta parte delle efferatezze e stupidità del passato e dei tragici presenti che viviamo - se vorrà darsi una chance di 'futuro migliore' - e fanno bene gli scienziati del Mit a mettere sotto studio un tale prodigioso encefalo.
Pensate un po' la pacchia: non ricordare più le ragioni per cui abbiamo provato bile contro qualcuno o qualcosa il giorno prima e, miracolo! ascoltare il telegiornale (avvilendosi e stupendosi per la serie di eventi stupidi e crudeli) e poter chiedersi sgranocchiando un biscotto : Berlusconi, chi era costui ?

giovedì 4 dicembre 2008

l'oppio dei popoli, mio caro....

Davvero buffa questa tua visione della 'classe operaia' (la classe non c'è più da mo').

Come se le singole persone, giusto perchè 'operai' fossero alieni dal male di vivere in questo paese, id est lasciarsi conquistare (e rincretinire) dalla cornucopia di programmi scemi che fanno meno triste la loro vita.

Di oppio c'è sempre stato bisogno, caro Emi, e quando la religione non ce la fa più perchè il suo (oppio) è di vecchia data e una parte è ammuffita si grattano i muri televisivi per vedere se, per un qualche caso, non siano stati impastati con mescalina.

Di questo non dovresti far colpa a nessuno, Emilio, nè agli operai che sono caduti così in basso, nè ai conduttori televisivi e/o ai politici di sinistra che non si battono il petto e non cambiano politica malgrado l'evidenza della scomparsa della valorosa 'classe' operaia.

Noi stanchi forumers di sinistra si guarda disincantati alle cose che accadono (si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie) e a quelle che si dicono in tivù e se cadono le braccia, pazienza: verranno tempi migliori e forse i figli saranno migliori dei padri, chissà.

Lo iato tra la formulazione 'alta' della politica e la sua applicazione 'bassa', poi, è di vecchia data e il detto 'nemo propheta in patria' è sempre valido -quand'anche accadesse di pentirsi in punto di morte (e fortuna che l'assoluzione da concedere all'illustre moribondo non era prerogativa degli uomini e donne pii che scrivono 'di là', sennò il poveretto sarebbe all'inferno giusto perchè 'comunista').

E se la smettessimo di dare sempre addosso a 'quelli della sinistra' a prescindere dai tempi cupi e grami e dai cervelli malati (alti e bassi) che ci ritroviamo e ammettessimo che il travaglio della 'Cosa' nuova di sinistra è faticoso e soffertissimo perchè il parto è podalico, non ne guadagneremmo in chiarezza e -vivaddio!, in maggiore serenità di dialogo?

Vedi tu, vedete un po' voi se farci la grazia e il piacere.

rifer. 'virgilio community - attualità - forum 'invece forum'

mercoledì 3 dicembre 2008

di censure e 'gabbamenti' possibili

Vi è una giusta sollevazione tra i forumers più rubizzi e avvezzi al linguaggio maschio e virile che tanto ha contribuito al successo dei forum 'liberi' in questi anni.
Non si può più dire *****, nè ***** e la sindrome da orphanage dilaga e l'impazzimento prossimo venturo di alcuni forumers tra i maggiori che conosciamo - che ci hanno dilettato delle loro doviziose espressioni scatologiche fino a ieri - è alle porte e occorre trovare rimedio a una tale tragedia incombente e concreto rischio di suicidi a catena.
Il mio consiglio per questi simpatici reduci da lupanare e vespasiani d'antan è di compulsare il vocabolario per aggirare gli ostacoli frapposti da Virgilio.
Ad esempio, per l'espressione classica 'testa di *****', si potrà ricorrere a una variante semantica del tipo 'macroglande cefalico' e per il più usato 'pezzo di *****' è a disposizione il più elegante, ma ugualmente significativo, 'tu, quantità indeterminata di materia fecale ed escrementizia!' che ha il vantaggio -per il suo scorrere in lunghezza maggiore- di dare opportuno sfogo alle pulsioni omicide che animano chi lancia l'invettiva scatologica.
Se venisse a mancare la fantasia, è a disposizione uno speciale ufficio forum con, a turno, esperti della lingua italiana che possono offrire i loro servigi a prezzi calmierati per tutto il durare della crisi economica in atto.
Buon postaggio a tutti.

riferimento : virgilio forum 'il caos del mondo - noi hutu e tutsi

martedì 2 dicembre 2008

acque alte e bestemmie


Le sirene hanno suonato stamattina, ma solo per breve tempo e numero di avvisi sonori, quindi non si raggiungerà il limite storico di ieri -il quarto di tutti i tempi da che si è cominciato a tener conto statistico del fenomeno.
C'è un corollario alle catastrofi dei diversi luoghi del pianeta ed è lo stupore -per alcuni compiaciuto- di 'essere dentro la storia', in qualche modo co-protagonisti.
Così era ierimattina per alcuni turisti che sguazzavano nel mezzo metro d'acqua e oltre di calli e campielli e fondamenta con stivali ascellari (dove diavolo se li erano procurati?) e macchina fotografica puntata a cogliere gli aspetti più suggestivi di una città d'acqua abbracciata voluttuosamente (più di una piovra) dal suo elemento liquido che -di solito- se ne sta buono dentro gli alvei che gli abbiamo scavato nei secoli.
Sono sceso anch'io a immergermi colla mia compatta in tasca -ai fini giornalistici del corredo fotografico ai miei articoli- e ho camminato lentamente fin dove mi consentiva l'altezza dei miei stivali (appena sotto al ginocchio).

Venezia aveva un'atmosfera da Ofelia distesa accanto alle sue alghe e accarezzata dal pelo dell'acqua (vedi il mio avatar): soavissima morta suicida per non saper sopportare oltre la violenza di un mondo avverso e il quieto perturbarsi dell'onda annunciava alla svolta cieca delle calli l'arrivo delle torpediniere umane di chi aveva fretta e non curava il fatto che le sue onde entravano oltre il limite dei miei stivali e li allagavano.
'Sa morti a chi fa onde' è un'espressione tipica dei monelli veneziani e dei loro padri che monelli lo furono e sospetto che nasca da qui -dal fastidio per chi non rispetta neanche l'evidenza di mezzo metro d'acqua sporca e salmastra che affoga una città e la consegna per breve corso di ore all'immagine di una sua possibile morte futura.
E' pieno il mondo di questi imbecilli che degli altri non hanno rispetto e, a volte, mi viene il sospetto che le espressioni 'essere fratelli in Cristo' e 'fatti a somiglianza del Padre' siano le eretiche proposizioni di bizzarri personaggi eredi di coloro che entravano a spade sguainate dentro le aule dei Concilii ed imponevano manu militari le loro lambiccate 'verita rivelate'.
Alcuni volti e voci attingono il divino, (Laura, Beatrice, san Francesco) altre, invece, il diabolico, l'osceno, lo stupido, il repellente.
Dovremmo andarci piano coi nostri approcci filosofici e aspirazioni al divino per non rischiare la bestemmia.

Ecco: Venezia allagata - al di là delle volgari recriminazioni di bottegai e commercianti imprevidenti che non sollevano le loro merci nei magazzini nei tempi canonici e prevedibili delle 'acque alte'- suggerisce di questi pensieri a chi la visita ciabattando cogli stivali lungo le calli acquee e le fondamenta che, se non fosse per le barche attraccate, ti nascondono il bordo dei canali.
Buona giornata a tutti, cari, ma proprio a tutti.

lunedì 1 dicembre 2008

vergine luna, tale / è la vita mortale


Si favoleggia di scrittori di straordinari romanzi che hanno iniziato a descrivere sulla pagina bianca la curva di un braccio posato su un tavolo perchè non avevano altro in mente e, alla fine di quell'avventura di scrittura e immaginazione, ci capita di leggere l'Idiota di Dovstoiesky, nientemeno.
E' vero che l'incipit di un libro sovente è basato su un particolare privo di quadro generale e partitura - tessera di mosaico isolata e incerta se troverà un posto nel disegno grande e bello del romanzo finalmente compiuto -, tuttavia vi è del 'romanzato' in questo enfatizzare una particella sganciata dal suo 'tutto' finale.
Perchè il 'tutto' è costituito dall'insieme dei pensieri e delle riflessioni e osservazioni che l'autore elabora incessantemente lungo l'intero l'arco della sua vita.

L'infanzia/adolescenza e le sue emozioni materne e prime illusioni/disillusioni e caparbietà e rabbie daranno vita ai 'romanzi di formazione'; l'età matura, invece, porterà con sè le riflessioni sui destini ultimi degli uomini e delle donne, le storie d'amore struggenti ed esaltanti, la politica, la crudeltà e l'efferatezza di alcuni esseri immondi che saranno i 'cattivi' maledettamente memorabili di certi romanzi che ci affascinano perchè incentrati sul mistero metafisico del 'male necessario'.

Diverso è per le poesie: fumo di emozioni - dove il particolare di un gesto, un'immagine metaforica possono associarsi liberamente o con sinapsi appena intuite, come le volute dei fumi mattutini d'estate che dalle valli calde salgono e si sciolgono tutt'attorno alle vette. E tuttavia non rinuncia (il poeta, la poesia) all'invettiva contro il male di vivere, all'interrogazione stringente e sofferta sul senso delle vite nostre:

'(...) Vecchierel bianco e infermo / mezzo vestito e scalzo / con gravissimo fascio in su le spalle / per montagna e per valle / per sassi acuti ed alta rena e fratte / al vento, alla tempesta, e quando avvampa / l'ora e quando poi gela / corre via, corre, anela / varca torrenti e stagni, / cade, risorge, e più e più s'affretta, / senza posa o ristoro, / lacero, sanguinoso; infin ch'arriva / colà dove la via / e dove il tanto affaticar fu volto: / abisso orrido, immenso, / ov'ei precipitando, il tutto oblia. / Vergine luna, tale è la vita mortale.'
(G.Leopardi - Canto notturno di un pastore errante dell'Asia)

sabato 29 novembre 2008

my Mumbai

La mia Mumbai non è quella delle immagini di cui all'azione temeraria e spietata dei terroristi islamici. L'ultima volta risale a quattro anni fa.
Mumbai è una tappa obbligata per i viaggiatori che finiscono il loro faticoso viaggiare a Goa -un tempo spiaggia d'incanto lunga decine di chilometri e punteggiata di villaggi di pescatori che ti offrivano una conchiglia di gamberetti al vapore per una piccola moneta e ti facevano un monumento se lasciavi un t-shirt o un biro per la figlioletta che iniziava la scuola.
Tutto cambiato, da oltre un decennio a questa parte, e anche Mumbai, suppongo, in questi quattro anni si è rifatta il look.

Vista dall'alto dell'aereo che plana, Mumbai è una crosta bianchiccia di cemento che si estende per chilometri dal mare all'interno. Ci vivono milioni e milioni di persone -la grandissima parte poveri e poverissimi che brulicano nel ventre dell'immenso slum metropolitano in cui nessun turista mette piede e forse neanche si sono accorti degli spari che echeggiavano sul lungomare - vietato a molti di loro che vivono mendicando, ma non osano valicare il confine con 'l'altromondo': quello della beata ricchezza che luccica ai polsi e sulle dita dei turisti e dà sfacciata mostra di sè negli alti casermoni eleganti che rispondono al nome di 'Oberoi' e 'Taj Mahal'.

Ricordo una scena da Dickens: un 'procuratore' mendico -arrivato chissà come fin quasi sotto agli ingressi dei grandi alberghi sul lungomare, scatenava le sue piccole belve contro i più pietosi che allungavano la monetina nelle avide manine. Prendeva di mira chi dava, il malnato, e ri-lanciava i suoi bambini cenciosi che ti si appiccicano addosso come mosche e ti tirano un lembo della camicia o dei pantaloni e se gli sorridi e gli ricordi che hai appena dato, tirano ancora più insistentemente perchè sono sotto osservazione della belva major che da poco lontano li osserva e molto probabilemente li picchia se tornano a mani vuote.

A me non sarebbe capitato di restare ostaggio dei terroristi che hanno dato l'assalto al cielo.
A Mumbai, alloggio in un alberghetto per niente lussuoso, ma pulito, due chilometri più a nord dell'area dei grandi alberghi turistici e fa la differenza perchè tutti coloro che hanno qualcosa da dire clamorosamente (i fondamentalisti islamici tra questi) si muovono su schemi consolidati e i simboli grandiosi della ricchezza esibita e sfacciata sono tra questi.

Non c'è molto da aggiungere alle cronache della violenza, si commentano da sole: questo è quel mondo e prendiamo nota che anche il viaggiare in certe plaghe del pianeta rientra fra i 'fattori di rischio' e che morire di morte violenta è uno dei destini possibili per ognuno di noi.
Ci consola il fatto che nei secoli scorsi questo genere di destino incideva molto di più nella casistica delle vite: metteteci la chiamata alle armi degli stati che entravano in guerra e pensate ai padri e ai nonni - perciò non facciamola troppo lunga e contentiamoci di ciò che passa il convento della postmodernità e se il viaggiare dei prossimi anni sarà un rischio, notiamolo in agenda e teniamo gli occhi bene aperti e incrociamo le dita.
Dice Nostradamus che il caos degli eventi continuerà ancora a lungo in questa nostra valle di lacrime e dagli effetti della poderosa crisi economica ci guardi iddio che dai terroristi islamici che assaltano i grandi alberghi lussuosi mi guardo io.

giovedì 27 novembre 2008

di nuove povertà e crisi di sistema

Ti riconosco coerenza, Fire, e realismo.

Siate realisti: chiedete il cielo, diceva il poeta.

A te, più prosaicamente, basta chiedere lo staffile e avviare i maledetti finti-proletari sotto la canicola a costruire la Grande Piramide che ospiterà le spoglie del vostro Faraone di denari (speriamo non troppo in là) e lo dirà Grande e Illuminato e capace di fare il surf sulle onde della Grande Crisi di Sistema del Terzo millennio.

E hai ragione da vendere. Le tue provocazioni paradossali poggiano su uno strato di terra solida: quella delle piccole ricchezze diffuse che connotano la società dei consumi postbellica in cui anche gli assistenzialismi diffusi (sottolineati dal nick Ihhh) hanno una loro parte.

Parte frenante a mettere in atto rivoluzioni simili a quelle di inizio secolo perchè qui non sono più in gioco catene da perdere, ma piccole rendite da posizione da utilizzare nella nicchia di appartenenza.

Finchè dura, naturalmente e il prosieguo della crisi ci dirà quali elementi sistemici scricchioleranno fino a spezzarsi con grande fragore. (Basta dimenticare un tubo di ghisa nel controsoffitto, d'altronde, e lasciar passare un congruo lasso di tempo).

Non so che dirti. Da un lato sento la necessità di una svolta decisa: di uno iato col marcio di Sistema che si riproduce da oltre cinquant'anni senza soluzione di continuità, dall'altro constato che le truppe dell'esercito rivoluzionario hanno piantato le tende e non rispondono agli appelli ad insorgere e combattere il nemico e tirar sù le ghigliottine necessarie.

Finirà che mi venderò al migliore offerente.

Non è che abbiate bisogno di un capostaffile molto crudele per finire al più presto la Grande Piramide? Faccio più di dieci battute al secondo di gatto a nove code e costo poco perchè non dovete più pagarmi i contributi.

E vi faccio uno sconto sugli straordinari, se necessario.

Sai, con i tempi che corrono....

riferimento: virgilio community 'invece forum'

mercoledì 26 novembre 2008

teste tagliate e carrozzine giù dalle gradinate

Ogni rivoluzione ha le sue caratteristiche storiche. Questa che attraversiamo è curiosa: niente piazze in rivolta sanguinosa e picche e bastiglie e teste tagliate e corazzate sul fiume e carrozzelle che cadono giù dalle gradinate.
Niente. Solo uno sciopero dei consumi, - neanche proclamato come parola d'ordine, bensì attuato in proprio, nella solitudine del proprio stato sociale e di famiglia che si fa i conti in tasca e decide di tagliare qua e là, dove si può.

Un calo della domanda, lo chiamano gli economisti e li spaventa più di una piazza in rivolta, più di una ghigliottina eretta sotto ai palazzi del potere. Che buffo.
Falliscono le banche che truffavano i risparmiatori coi titoli-spazzatura, vanno diserte le aste giudiziarie -pur convenientissime- dove si vendono le case rubate a chi il mutuo non riusciva più a pagarlo e fabbriche non più produttive mandano a spasso i lavoratori dipendenti: una rivoluzione atipica, oggettiva.
Per quella soggettiva -che organizza i soggetti e gli dà volti e parole d'ordine e li guida all'assalto dei palazzi d'inverno- sembra non ci sia più 'luogo a procedere', salvo che in Thailandia dove il puzzone di cui si contesta il malaffare assomiglia tanto un Tale di nostra conoscenza molto amato dai suoi tristi elettori per le sue gags e giocosità e carinerie e ministre di governo esemplari per le 'pari opportunità' che additano alle generazioni future.

Davvero viviamo in tempi nuovi e diversi e non è la fame vera e propria (quella delle siccità africane e degli stenti) a muovere l'esercito dei diseredati in guerra verso le trincee della ricchezza, bensì l'inquieto tarlo nascosto in un benessere diffuso e globale che si teme di perdere per gli eventi incontrollabili di un'economia caotica.
Sono le rivoluzioni del terzo millennio -che magari finiranno in un bicchier d'acqua dopo un anno di sù e giù delle borse e qualche fabbrica chiusa, ma presto riaperta per l'improvviso stormir delle foglie di una vigorosa ripresa economica.

Confesso che un po' di nostalgia per le sane, robuste, rivoluzioni d'antan ce l'ho: così chiare nei loro momenti di partenza e straordinarie in quelli di arrivo: i diritti dell'uomo e del cittadino e le ardite proclamazioni di paradisi 'comunistici' - pazienza se utopici e di difficile raggiungimento.

Erano luoghi storici (quelle rivoluzioni) che confortavano la mente perchè assomigliavano e si equiparavano in qualche modo a quello che esclamavano spesso i nostri vecchi: 'Eh, ma se c'è una Giustizia...!'
I nostri vecchi la pensavano in Cielo, metaforica Giustizia che si invoca quando quella terrestre è pensata irraggiungibile.
La nostra giustizia di postmoderni, invece -quella che metterà in gioco il futuro di paesi del terzo e del quarto mondo e milioni di diseredati- pare non essere ancora alle porte di questa crisi economica che ci spaventa perchè -partita dal malaffare finanziario dell'Occidente scoppiato in una gigantesca bolla speculativa- davvero non sappiamo quando, dove e come andrà a finire.

martedì 25 novembre 2008

ci spaventa a morte, il malnato!

Marrano, malnato, ci spaventi.
Ci spaventa, il malnato, il Tremonti (non gliene bastava uno, tre ne ha voluti), coi suoi toni di evocazione di disgrazie bibliche e l'appello agli uomini di buona volontà in queste ore (e giorni e mesi, forse anni) gravidi di annunci terribili e nefasti.
Serriamoci a coorte, italiani e italiane, dice il malnato, l'ora è grave.
Ma allora, quell'altro suo mandante, sua maestà soavissima e fanciullesca, perchè diavolo gioca a rimpiattino colla Angela in un'ora 'si grave, - bonariamente rampognato come un monello un po' coglione (si sa, l'Europa è come una classe di scuola media: coi suoi bulli e i coglioncelli scherzosi).
Non ce la raccontate giusta, voi ministri di pari opportunità e sottosegretari sempre osannanti alla valentia pinocchiesca del Capo.
Non c'è nessuna crisi, confessatelo, ve la siete inventata di sana pianta. E', invece, il 'bausettete' berlusconiano fatto agli italiani tutti e al mondo intero per poi dire 'ma si faceva per scherzare, ovvvia! ma come siete permalosi!'.
E gli son fatti 'osì, e gli son fatti, questi malnati di destri gio'osi. E il paese di Bengodi e la Fata Turchina oh non son tutti domiciliati in Tos'ana, maremma maiala!?
Eddai! edichecaxxo di crisi andate parlando con 'codesti toni!?!
Ci avete spaventato, marrani.
Uno spavento e una strizza che per poco non ci restavamo, ovvoi malnati! E gli son scherzi da fare e gli sono!?

lunedì 24 novembre 2008

l'amore che inebria (e fa soffrire)


'Che l'amore ci inebria e ci fa soffrire è tutto quello che sappiamo dell'amore.'

E' una citazione che ho rubato chissà dove - di una tale solare evidenza da stupire.
Mi è venuta in mente stamattina, seguendo il corso di una musica incongruamente allegra e ho ricordato il sogno fatto stanotte: una stanza ben arredata, poco mobilio di pregio, qualche foto, un pianoforte e il silenzio mattutino che invogliava a indovinare le vite e i silenzi e i pensieri segreti di chi la abitava.
Di fuori, una natura spettacolare avvolgeva la casa di un languore suo malgrado malato: assenze e nostalgie - ciò che ci manca ha un peso maggiore di ciò che abbiamo e gestiamo nella quotidianità.

Era la casa di due belle persone -belle davvero e intelligenti e solari ciascuna per sè- le cui vite avevano cominciato a divaricare piano negli anni: figli ormai grandi e quei languori segreti dei giorni nuovi che ci imbrogliano gli occhi e ci fanno osservare le creature più giovani che abitano la terra come oggetti del desiderio.
Comincia sempre così e non possiamo farci niente: questo è quel mondo e i desideri nostri sono caotici e sregolati di(a) Natura madre e matrigna - follia di Eros che accende le vite e le fa vibrare, ma altre ne adombra di una luce gialla che ammala.

Il sogno faceva seguito alla notizia di un dolore così forte da non poterlo tollerare e ricordi terribili hanno agitato la mia mente e uguali moti dell'animo nostro e passioni (già lontane) e angosce che mi facevano scrivere:
5/03/01
Tu, amore infinito,
finito sugli scogli
dell'insufficienza,
mi batti sulle tempie,
pulsi come un alfabeto
morse e forse mors
è la parola trasmessa,
da nessuno intesa,
lasciata
al suo etereo nulla
perchè niente muore
del tutto e basta
un'altra parola
uno sguardo insistito per dire
che ancora siamo tutti in questa luce
senz'ombra, in questo mare
di occhi accesi a cogliere scintille
di vita nel chiuso limbo dei ricordi..

sabato 22 novembre 2008

i duellanti


C'è un film negli archivi, bellissimo, 'I duellanti', di Ridley Scott, se non erro, che racconta l'eterno duello che i due protagonisti sono costretti a riproporre nei tempi diversi della loro vita finchè morte non li separi.
E onore ai morti perchè finalmente morti. Capita al bravo Curzi, chissà, forse capiterebbe anche a Berlusconi, se un qualche accidente ne spezzasse il filo della Parca (so che qualcuno di là, leggendo ciò, tiene ben strette entrambe le mani sugli attributi per scaramanzia; senza il Berlusca gli viene meno il 'sogno italiano' -che è altro da quello americano- e ne seguirebbero suicidi a catena e i forum su internet andrebbero diserti in un colpo solo).

Una lapide che restauri i ritratti malandrini della vita trascorsa pare non si neghi a nessuno: 'marito fedele', 'padre esemplare', 'imprenditore inesausto' - e pazienza se il suo bell'imprendere passò per le amicizie sospette di corruzione coi socialisti ambrosiani prima e gli emeriti presidenti del consiglio dei ministri pentapartiti poi, bastonati da Mani Pulite e dagli odiati 'manettari'.

Per tornare ai duellanti: è chiaro che ci siamo necessari, che siamo costretti a sguainare le spade ogni volta - perfino se immemori del motivo del contendere. E' un fattore esistenziale, una coazione a ripetere, un ruolo pre-assegnato come nei film i ruoli di buono e di cattivo.
Come potrei esistere io, che mi identifico col protagonista di 'Ritorno al futuro', senza il mio deuteroagonista 'cane pazzo' che finisce ruzzoloni nelle vasche del letame ad ogni nuovo episodio?
E il Vandalo: che risalto avrebbe nelle sue ardite contese verbali senza la sferza creativa di Castro(casteldi) o il fraseggio asciutto-asciutto -quasi colpi di pistola- di Creaxxx, questo suo sconosciuto, icastico rivale?

Dunque duelliamo e, nel farlo, proviamo a metterci qualche colpo ardito e nuovo, qualche eleganza di passo e volteggio e fraseggio che piaccia a chi ci guarda o ci legge perchè, cari i miei duellanti, 'noblesse obblige' e forse questi nostri duelli resteranno negli archivi virtuali per l'eternità e abbiamo quindi un obbligo verso i posteri di un bel dire/duellare: con arte, con maestria ed eleganza, senza sbracare, senza ricorrere a colpi bassi e mancini - che non sarebbero compresi e giustificati dai bis-bisnipoti.
Contegno, soprattutto, contegno e, una volta sguainate le spade, mettercela tutta e non dimenticare l'inchino nel finale (se ancora in vita) -come si conviene a duellanti di una certa finezza e accorto sentire e bello.

venerdì 21 novembre 2008

farmacisti e veleni

Chi maneggia i veleni dovrebbe saperlo che -senza adeguata protezione- può scottarsi le dita - e se, inavvertitamente, le porta alla bocca muore.
Ma gli apprendisti stregoni del partito delle libertà (triplo sic) sono animati da una tale frenesia di potere assoluto da cadere nelle fosse delle loro stesse trappole.
Così è stato per l'elezione dell'ennesimo furbetto del quartierino, tale Villari: democristian-mastelliano di formazione - per dire che, se gli avviene di mordere la polpa per un qualche insperato regalo del partito di Sua Maestà Piffero Primo, la robusta mascella di predatore notturno di savana non gliela schiodi più.

E adesso che faranno i valentuomini reggipalle di Sua Maestà? Con una crisi economica che incarognisce ogni giorno di più, una parvenza di 'dialogo' con l'opposizione era necessaria, ma i Giuda, si sa, sono tali versus destra e versus sinistra. Gente senza morale come i loro mandanti.
Perciò, il Villari mastelliano, - fototipo dell'imbroglione italico che si beffa degli imbroglioni che lo hanno eletto -, si arrocca sulla torre e butta di sotto l'olio bollente anche sui soldati di Sua Maestà che gli gridano di arrendersi e aprire i pesanti portoni della Vigilanza rai.

Bisogna dire che li sanno scegliere bene i Giuda da prezzolare, i reggiborsa di Sua Maestà, ma forse non hanno calcolato bene il prezzo da elargire. Forse non basteranno altri milioni di euro e promesse di un posto da futuro sottosegretario per far scendere dalla cadrega il malnato.
Il Villari calcola che il governo duri e che la vista che si gode da quella torre alta sia impagabile.

Un altro passo in avanti verso quella guerra all'arma bianca tra eserciti schierati a battaglia campale che si preannuncia con grande fragore di trombe.

giovedì 20 novembre 2008

crisi e pestilenze

Le grandi catastrofi mi affascinano. Da sopra le alte vette mi piace osservare le cime delle montagne e immagino i cataclismi che le hanno generate: i cozzi spaventosi delle zolle tettoniche, il fondo dei mari che emerge dalle acque e si fa vetta aguzza a toccare il cielo, i terremoti, le eruzioni vulcaniche sanguinose di lapilli e ceneri arroventate.
Così potete immaginare quanto mi affascini la presente e viva crisi del capitalismo globale colle eruzioni già avvenute e quelle annunciate, le miserie incombenti, le merci invendute, la fabbriche che rallentano la produzione o la smettono del tutto, le famiglie che a Natale si regaleranno focacce di pincia (pane vecchio intriso di latte) con le uvette (o forse senza uvette: troppo care).

Insomma è un cataclisma bello e buono quello che abbiamo sotto gli occhi e se ancora non andiamo mendichi di valle in valle e lungo le strade di città oscurate (perchè non ci sono soldi per illuminarle) è perchè ci avanza ancora qualche risparmio (sotto i cuscini, non più nei conti correnti bancari) e le materie prime, vivaddio, sono calate di prezzo (a parte la pasta) e non tutto il male vien per nuocere - se pensiamo che l'ambiente tutto ringrazia per l'insperata diminuzione delle polluzioni relative alle fabbriche iperattive, ci sono meno macchine per le strade e i cervelli di tutti sono impegnati a scrutare il futuro e a ridisegnarlo secondo scienza e coscienza.

Già perchè non tutto il male vien per nuocere e le fabbriche si disfano di manovalanza inoperosa e si rilanciano chissà che investimenti di nuove tecnologie future e già si ascoltano artigiani e piccoli imprenditori esigere che si rivedano gli studi di settore - che, lo ricordiamo per chi si fosse messo solo ora in ascolto, fanno si che i bravi imprenditori paghino sovente meno dei pensionati al minimo.
Insomma, ce n'è da osservare di roba interessante in quest'autunno che incede e annuncia un inverno di stenti e tormenti ( e forse armenti di gente che tornerà al paese nel loro sud di origine e si occuperà di pastorizia).

Ma la crisi mondiale non ci fa paura. La attendiamo a piè fermo e coscienze tranquille di aver tutti operato per il meglio e se non sappiamo come fermarla e governarla è perchè ancora non abbiamo dimestichezza colle magiche bacchette da apprendisti maghetti e semidei ordinatori.
Ma in fondo, via! abbiamo visto guerre interminabili e attraversato pestilenze che dimezzavano le popolazioni. Questo provvisorio ritorno alle origini del disordine sociale non ci deve spaventare.
Ne usciremo rinvigoriti e pronti a un altro cinquantennio di magnifiche sorti e progressive.
Tutto sta tener duro e il timone sempre fisso sulla stella polare.
Le terre nuove di noi baldi esploratori del futuro ci aspettano e qualche continente nuovo, chissà, forse non è ancora stato scoperto, in barba agli occhiuti satelliti.
Buona crisi a tutti.

mercoledì 19 novembre 2008

la civiltà di dialogo, mio caro...

No, Vandalo, non è una domanda la tua, tu non fai domande e non ti poni interrogativi se non retorici e che si smentiscono da soli.

Accusi chi ti è contro -per il complesso delle sue idee e la passione che ci mette ad esprimerle- di non aver a caro il 'confronto delle idee' e trascuri di dire che la virulenza delle nostre risposte nasce dal tuo dirci 'sinistrati', 'salottieri', 'fuori dalla realtà' e via elencando dei tuoi lessici familiari ben noti a tutti noi del forum.

E Veltroni, il capo dell'opposizione, per te e i tuoi sodali patibolari, il pistolero in testa, è un''ameba', uno 'sbruffoncello', uno che dovrebbe ritirarsi dalla politica, giusto perchè è il capo dell'opposizione.

E Di Pietro è un 'manettaro' -giusto perchè sottilinea una cosa che è chiara a chiunque abbia seguito l'irresistibile ascesa di Berlusconi in politica: che il vostro campione si è comprato la politica e 'compra' coi denari di Giuda i senatori dell'opposizione che gli servono a far cadere i governi e si vota da solo il presidente della vigilanza rai che va bene a lui perchè lo vuole morbido e soffice (con sospetto di preventivo accordo sottobanco), ecc. ecc.

Così è per i sindacati che piacciono a lui, ricevuti a casa in cena privata -come ha precisato in tivù. Da sbellicarsi dalle risa.

Ti (vi) basta?

Ti sembrano, quelle suesposte, premesse di un dialogo civile, di una tregua delle armi possibile e praticabile in questo paese di infami (che non lasciano fama)?

O non siamo, piuttosto, seguendo questa china fatale, alla vigilia di una nuova 'critica delle armi' perchè le 'armi della critica' sono spuntate di fronte a tanta arroganza di potere e di governo?

Dopo il naufragio di Mani Pulite e la nobile illusione che in politica ci va solo chi ha la fedina penale pulita ed è animato da civismo e desiderio di fare il bene della nazione restava l'ultima spiaggia che il 'popolo del disincanto' che si era radunato qui nel forum -con Eulogos quale suo padre nobile e capointesta- avesse convinto tutti, anche a destra, a non votare i puzzoni al parlamento della repubblica, ma così non è stato.

Elezioni blindate e senza preferenze e gli avvocati del premier sempre in prima fila a votare le leggi ad personam e soubrettes graziose fatte ministre di 'pari opportunità'. Hai letto bene? 'Pari opportunità'. Non è abbastanza beffarda la definizione per quella valente 'signorina' in carriera?

Tutto ciò ti pare premessa di un dialogo più civile, secondo i tuoi di intendimenti, caro il mio Stilicone?

Niente Veltroni e niente Di Pietro perchè con quelli non si ragiona e non sono l'opposizione che piace a sua maestà. Va bene così? L'opposizione ve la scegliete voi -dopo esservi comprata la politica e aver piazzato i vostri servi sciocchi in tutti i centri nevralgici? Ma ci faccia il piacere!!!

E -grande finale!- ti pare premessa di dialogo civile l'aver scelto come nickname 'il Vandalo', nomen omen?

martedì 18 novembre 2008

luce, fate luce


L'oste ha preparato la tavola in modo che io guardassi il vuoto della stanza e la decina di avventori che mi sta alle spalle colle loro conversazioni interrotte da scoppi di risa mi ricordano gli schwitcherdutch.
Una mia amica direbbe che lo fanno apposta per separare, far valere la differenza, l'apartheid cogli italiani occupanti -che, peraltro, gli hanno garantito condizioni di autonomia e federalismo-in-un-solo-paese che l'Austria non si sarebbe sognata di concedere al suo Sudtirol.
Ascolto le voci buffe, le parole deformi di questo dialetto valligiano e mi sorprendo a pensare che mancano i toni bassi nelle voci degli uomini, le voci profonde che le donne amano tanto, chissà perchè. Forse sono le corde vocali tarate sugli jodel, forse loro alle donne, nel chiuso dei loro masi alpini, hanno ben altro da offrire che quella coglionata latina della voce corrosa da mille sigarette.

In camera tengo la finestra aperta, impossibile dormire altrimenti con quei piumini da sauna mattutina. Di fuori viene il fragore del torrente, un affluente del Rienza, e macina, trita, trasporta, leviga le pietre delle montagne possenti già ricoperte della prima panna stagionale.
Leviga anche i pensieri questo fragore continuo, li distacca come fragili alghe dalle pareti interne della mente e per la prima volta in vita mia ho il nulla in testa, un vuoto di pensieri e solo il fragore dei milioni di molecole rotolanti una sull'altra, caoticamente, che giganteggia fino a spaventarmi.
Chiudo la finestra e torna il silenzio perfetto della stanza, io torno in me, cento pensieri vecchi e improduttivi tornano ad abitare le neuroniche stanze.
Il nulla in testa non fa per me, la meditazione dei buddisti che staccano la spina dai desideri che farebbero male mi è aliena, soffro di horror vacui, meglio il fragore insulso dei telegiornali nazionali e le non-notizie che vengono irradiate nell'etere miasmatico della mala-Italia per la gioia fanciullesca dei berluscones malati, ma -sorpresa!- niente ricezione nazionale solo Orf1 e Orf2 e Rtl tedesca. Sono prigioniero! devo pensare nella loro lingua, godere dei visi delle loro donne in tivù, entrare nelle teste che producono quei programmi e scrivono quei dialoghi ostici o ridevoli, ma tutti nella lingua di Goethe con varianti postmoderne in soap opera e pubblicità.
Finirà che sognerò di essere intruppato in una pattuglia di Schuetzen in servizio di pattugliamento nel bosco contro i vandali italiani che insozzano i boschi e pisciano contro gli alberi lungo i sentieri.

Quando mi sveglio la mattina ed esco nell'aria limpida e frizzante del gelo mattutino, il paesaggio dei monti ricoperti di densa panna mi allarga il cuore. Vorrei mutarmi in paesaggio, essere fiato di vento e volo di uccello che saltella di ramo in ramo. Gli odori del fumo hanno i retro-profumi degli abeti che bruciano nelle stube e capisco che voglia dire Heimat: i luoghi della nascita, la patria che ci persuade i cuori e le menti e più non si dimentica e alimenta le nostalgie di chi è lontano.
Io non ho Heimat e l'idea di tornare a immergermi nel marasma italico, qualche centinaio di chilometri più sotto, mi affanna. Urge pensare un rimedio trovare un'uscita di sicurezza.
Il merdaio italico dei berluscones asfittici e appiattiti sulle gags del clown tragico dei loro sogni di infami davvero non lo sopporto più.
'Luce, fate luce'.

venerdì 14 novembre 2008

beata se' tu, sorella nostra morte corporale

L'approccio ai casi 'scottanti' dovrebbe essere sempre cauto e meditato, proprio per non scottarsi.
Invece leggiamo e ascoltiamo le grida stupide e belluine di chi si straccia le vesti e grida 'assassini' per il caso di Eluana Englaro e la sua prossima morte.
La madre dei..... è sempre incinta, ahinoi, giova ricordarlo.
'Beata si' tu, sorella nostra morte corporale...' scriveva san Francesco e non dubito che, nel suo essere stato 'eretico' ai tempi suoi e a rischio di emarginazione e chirurgica esclusione dal corpaccione malato e corrotto della 'santa' romana ecclesia, di Eluana avrebbe detto frasi più dolci e intrise di vera pietas e comprensive della somma delle complicate cose che stanno intorno a questo caso umano che ci affanna.

Eluana Englaro ci ricorda i fondamentali della vita nostra di uomini e donne: 'da dove veniamo' e 'dove andiamo'. Veniamo dall'età della pietra dove la vita media non superava, grasso che cola, i trent'anni di media - escluse le siccità, le invasioni barbariche e le epidemie.
Andiamo verso un'età buia (il futuro è imperscrutabile e buio) -ad onta dei sogni nostri di 'magnifiche sorti e progressive'- dove il confine tra vita e morte è più oscuro di quando gli uomini si ammazzavano con le spade e gli archi e le agonie erano lunghissime e spaventosamente dolorose a vedersi e udirsi.

Dai cerusici ai tempi nostri, - passando per i parrucconi vestiti di nero che odoravano le feci e praticavano i salassi - la progressione positiva c'è stata: è palese e lo sperimentiamo di persona e la vita media di noi uomini va baldanzosamente verso gli ottanta e passa, evviva!
Ma non è tutto oro quel che luccica e quando un coma è irreversibile e dura da vent'anni, porsi il problema del senso che hanno quelle 'vite' a diagramma neuronale piatto è leggittimo e dare una risposta legata alla volontà del soggetto e al suo 'testamento biologico' è pietoso e rispettoso del senso che ognuno dà alla sua di vita.
E non c'è barba di Dio, preteso e interpretato da buffi personaggi sedicenti preti e vescovi e cardinali, che possa mettere naso in questa decisione del soggetto - dal momento che perfino nella 'teologia' dei preti e dei vescovi si riconosce il libero arbitrio e la libera scelta del bene e del male.
E ci mancherebbe altro!
E nel caso di Eluana Englaro il testamento biologico è stato affidato, oralmente, al padre: fido, fidatissimo testimone, per l'amore che lo nutre verso la figlia adorata prima e dopo - a tal punto da farsi carico dell'atroce dolore di combattere quella battaglia estenuante, assurda, sul diritto della figlia a non vegetare in quello stato.

Dire di lui le vergognose cose che ha scritto l'editorialista dell'Avvenire è da sciacalli, lo ribadisco; maledetti sciacalli che calpestano l'onore di un padre pur di affermare l'astratta volontà di un Dio preteso sulle vite di noi uomini.
E lo fosse la volontà di Dio! Sarebbe certo più intelligente e pietosa di quell'esercito di rintronati che si sono costruiti nei secoli seculorum le loro asfittiche e complicate 'dottrine' e hanno mandato in battaglia gli eserciti per affermare questa 'verità' su quell'altra e hanno torturato e ucciso chi dissentiva o semplicemente venisse calunniato come 'strega', 'eretico' o solo poco rispettoso dei comportamenti devoti.
Veniamo da lì, - da quei tempi di malattia e miseria morale e di nessuna pietà di coloro che oggi pretendono di essere i detentori di una sola pietà: la loro - e a quei tempi bui non abbiamo nessuna intenzione di tornarci.
Vivaddio, viviamo in uno stato di diritto, come ha sottolineato il padre di Eluana, e i giudici chiamati a giudicare hanno deciso in ben quattro gradi di giudizio e non sono degli stupidi e ci fa specie -e ci fa correre la mano alla fondina- che a gridare compulsivamente 'assassini' verso i medici che smetteranno l'accanimento terapeutico siano dei fascisti notori e professi che qualche tempo fa scrivevano in pubblico forum che le migliaia di morti ammazzati da Pinochet erano cosa ben fatta e lezione propedeutica per il nostro futuro di uomini e donne.
Carogne di sempre e sciacalli.

mercoledì 12 novembre 2008

sciacalli

Che per affermare le proprie ragioni si arrivasse a una tale, rivoltante, manifestazione di sciacallismo giornalistico, giuro, non lo credevo possibile.
Dovete leggervelo tutto il pezzo di un tale su 'l'Avvenire', il giornale dei vescovi italiani, relativo alla sentenza che dichiara inamissibile il ricorso dell Procura di Milano avverso alla sentenza che consentiva al padre di porre fine alla sofferenza di Eluana Englaro.
E' un pezzo di integralismo cattolico e di finta pietà malamente nascosta tra le pieghe di argomenti che rovesciano la logica dei fatti fra i più sconvolgenti che siano mai stati scritti da mano 'umana'.

Oltre ad accusare il padre di aver preso la sua decisione perchè stanco di una vita di sofferenze quotidiane protratte per decenni, lo sciacallo sedicente giornalista arriva a suggerire che la risoluzione per via tutta e solo medica di una emorragia interna della povera Eluana sia la prova provata di una sua voglia di vivere che solo loro, gli spaventosi cattolici integralisti nostrani, saprebbero interpretare - col di più del 'Dio lo vuole' che fa rivoltare lo stomaco e le coscienze dei più.
E' lo stesso 'Dio lo vuole' delle Verità rivelate in nome e per conto delle quali si torturavano le supposte 'streghe' e si mandavano a morire e/o a dare la morte per un pugno di indulgenze i contadini del Medioevo arruolati nelle varie Crociate.

Trasportato negli albori del terzo millennio, quel convincimento insensato, di fede e fedeli ormai fuori dalla storia evolutiva dell'umanità, risulta essere la trasposizione sciacallesca e stupida dello stop imposto a Galileo de' Galilei di osservare i moti degli astri in relazione tra loro e di affermarne l'evidenza delle giuste posizioni.
Che si tratti di ricerca sulle staminali e sul benessere che ne verrà alla vita degli uomini e delle donne futuri o di trovare un'intesa sui 'modi di morire' (leggetevi il bel libro omonimo di Iona Heath, una medico inglese) con dignità e il minimo delle sofferenze possibili per chi è vittima di una tragedia, le posizioni della gerarchia cattolica riescono sempre nel 'miracolo' di mostrare la loro incredibile e stupida crudeltà ammantata di falsa pietas.

E' già partita l'ultima Crociata di papa Ratzinger, quella che infiammerà le cronache prossime venture che ci verranno dall'America di Obama (che sappiamo avversa alle leggi ispirate dagli integralisti di ogni risma e setta col famigerato W.J.Bush, il loro capo, alla Casa Bianca) e Eluana Englaro e la sua sofferenza sono le 'armi' che questa gente miserabile usa contro la vera pietà e misericordia versus le sofferenze di sempre degli uomini e delle donne che i palliativi della scienza prolungano inutilmente.
Sono gli sciacalli di sempre che affondano i denti e levano alti i crocefissi della loro pretesa vergognosa di interpretare la volontà di un supposto iddio.

martedì 11 novembre 2008

apologo del primo mattino

Narrano gli storici che la civiltà umana cominciò nell'urbe, nelle prime città e villaggi. La vicinanza coatta in uno spazio ristretto di famiglie diverse e diverse tribù imponeva l'elaborazione di leggi e controlli e di un corpo di guardie asservite a un Signore riconosciuto - eletto a rotazione o a vita dalla maggioranza dei capitribù.
Gia nel primo Neolitico si rintracciano segni di questa organizzazione 'in fieri' da figure dipinte sui vasi trovati nelle tombe.

Fuori dalle città erano le foreste e le savane e i deserti dove Natura imponeva le sue di leggi: le leggi dei predatori più forti e dei briganti assassini - magari solo poveri cristi sopravissuti a una siccità o a loro volta aggrediti, ma chi veniva dalla città portava con sè il fuoco sacro della Legge e del suo obbligato rispetto; era un 'cittadino', un membro di una comunità che avrebbe tracciato un cammino abbastanza diritto lungo i secoli e riconoscibile nelle sue diverse trame come 'civiltà', appunto.

Passarono i secoli e i millenni e gli uomini scoprirono altri luoghi di percorrenza e coabitazione: non-luoghi, in verità, spazi virtuali: divertentissimi, ricchi di vegetazione e costellati di infiniti piccoli villaggi detti 'siti' e da città (virtuali) in costruzione dove, peraltro, le leggi nuove necessarie a evitare/diminuire le aggressioni faticavano ad essere applicate e a trovare riconoscimento.

Non dubito che la Legge della civile convivenza vi si affermerà, prima o poi, in questi luoghi nuovi e affascinanti, ma intanto assistiamo a scannamenti virtuali plurimi: uccisioni rituali colla vittima bruciata da crudeli sacerdoti sugli altari delle orrende nuove divinità internettiane,
Siamo al Cretaceo virtuale, bisogna capirlo, e non girano ancora le Lucy dei ritrovamenti archeologici della Tanzania, i primati arboricoli dalle lunghe braccia e ancora non è il tempo degli Abilis e dei Neanderthal e i Sapiens sono solo nei sogni dei progenitori che verranno, ma 'la Storia siamo noi', scriverà un cantautore qualche millennio più avanti, 'siamo noi questo campo di grano' degli agricoltori che faranno corona alle nuove città dove vigono le Leggi e dove si possono chiamare le guardie che le fanno rispettare.