sabato 31 marzo 2012

atti di forza

I lettori dei giornali sono disperati. Una noia mortale coglie chi, in questo scorcio di siccitosa primavera , sfoglia le pagine dei quotidiani ed è tutto un 'Monti ueberalles' -coi suoi effetti collaterali di aumenti dell'iva, dell'energia, della benzina e di gente che si da fuoco davanti alle agenzie delle entrate (ma un minimo di pudore residuo no, eh? Andate nei boschi, sulle cime montane ancora innevate, che fa tanto poesia della disperazione).

Non riesco a immaginare cosa passa per la testa della gente che si suicida perché vessata (a loro dire) dal fisco. Non ci riesco perché per me la questione è (da sempre) chiusa in anticipo. Nessun contenzioso, nessuna cartella esattoriale impazzita, niente di niente. Un secco prelievo alla fonte e, 'c'est tout'. Vessato e tartassato da sempre con l'aggiunta della presa per il culo di coloro che, -orefici, fioristi, motoscafisti, gondolieri-, dichiarano meno di un pensionato di medio livello e magari sono in lista per una casa dell'Ater e se la aggiudicano.

E Regione e Provincia e Comune sanno benissimo dove 'mettere le mani nelle tasche degli italiani' e a marzo battono regolarmente cassa in busta paga, i malnati, i figli di buonadonna, e aggiustano i conti in rosso (maledetti amministratori incapaci) sulle tasche dei soliti noti che -vedi notizie in cronaca- pagano più degli imprenditori.
E la domanda sorge spontanea: 'Ma chi cazzo ve lo fa fare di 'intraprendere' e aprire partita iva e accollarvi rischi e noie fiscali talmente pazzesche da spingervi poi al suicidio per guadagnare quei quattro copechi di svalutatissimi euro che dichiarate al fisco, o grandissimi figli di peripatetica dilettante?'

Come si può buttare la vita nel fuoco per una partita personale giocata male, malissimo e scrivere quelle cose così commoventi nelle lettere alla moglie in flagranza di 'evasione rivendicata' e dimostrazione folle davanti all'Agenzia delle Entrate? Di progettare un diverso modo di lavorare davvero non c'era margine, -davvero tutto scoppia e va 'a puttane' in questo paese se si prova a mettere mano all'evasione enorme e dilagante e al maledetto 'nero' che ci ha messo alla berlina in Europa e consegnati nel novero dei 'P.i.i.g.s.'?

Non è un atto di debolezza quello di chi appicca il fuoco su se stesso per le questioni fiscali, bensì un terribile, maledetto 'atto di forza', un voler spegnere sul nascere col fuoco e la pietà malriposta l'azione tardiva, tardivissima, dello Stato che, giustamente, si prova a fare strada nell'Europa delle regole -dove le tasse si pagano da sempre e i 'furbi' evasori hanno percentuali 'fisiologiche' intorno al nove per cento -contro l'immenso muro di evasione italica che ci condanna ai default annunciati.

venerdì 30 marzo 2012

la bambina col tulipano e l'anatra

Sono fortunato. Per andare a consegnare la provetta cogli augusti reperti delle mie grotte ipogee devo camminare per cinque chilometri circa tra andata e ritorno di buon mattino e il sole è ancora fresco e la città è magnifica di ombre in controluce e foschie che fanno la delizia dei pittori dilettanti già all'opera sulle terrazze a mare.

E vado di buon passo considerando che, tutto sommato, comunque si concluda questa tornata di perlustrazioni diagnostiche che mi inquietano ed affannano e mi hanno riportato a coscienza la mia finitudine, non è un male che l'idea della prossima morte galleggi in superficie e la sua immagine sia chiara nelle nostre menti perché, come scrive Concita De Gregorio, è bene 'farsi amica la morte'. E narra di un disegnatore di libri per bambini che la raffigura come una bambina col grembiule a quadretti rosa e bianchi e un tulipano dietro la schiena. E l'anatra che se la vede camminare dietro le chiede allarmata: 'Chi sei?'. 'Sono la morte.' 'Dunque è arrivata la mia ora?' 'No. Ma ti accompagnerò lungo tutta la tua esistenza.'
E diventano amiche e passano i giorni e le stagioni fino a un lungo inverno molto freddo in cui l'anatra si distende affaticata sulla riva ghiacciata di un torrente e muore. E la Morte le poggia il tulipano sul petto e la sospinge al centro del torrente dove l'acqua scorre e la saluta con dolcezza e una goccia di pianto nel viso.

Così sarà per ognuno di noi e il senso di effimera immortalità della giovinezza si disfa nei giorni che si alternano e si sommano e ti guardi allo specchio un bel giorno e il viso è quello di un vecchio -e quell'immagine ti sorprende perché ancora le forze sono integre e il corpo tonico e la vita non ti basta mai e vorresti perfino ancora amore che incanti e illuda che tutto è ancora e sempre possibile.

E quando, un bel giorno, la morte mi si accosterà e mi farà cenno avrò, certo, una tristezza in viso per i necessari commiati con chi mi è stato caro e il rimpianto per tutto ciò che di bello e appassionante ho mancato di vivere -e mi dispiacerà non aver contribuito allo sviluppo della scienza e di non aver creato nessuna opera d'arte per difetto di talenti- ma affronterò il viaggio sereno e chissà che non mi venga detto 'di là' il perché di questo mio strano transito sulla Terra e il senso segreto di tutte le cose che abbiamo veduto e udito e il segreto del Bene e del Male e di ogni cosa creata.

La curiosità è forte, considerate le mille stranezze e l'orrore inspiegabile per tutto quanto ci è accaduto di osservare e ci struggevamo perché non avevamo risposte: guerre con milioni di morti, catastrofi naturali, pazzi massacratori che hanno ucciso con freddezza e calcolo giovani vittime incolpevoli di alcunché.

Che bello sarebbe se davvero Qualcuno fosse così gentile da darci una risposta plausibile e ci offrisse un senso.












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martedì 27 marzo 2012

moderati da un tanto al chilo

Detto fuori dai denti: se fosse verosimile che il Pd facesse una battaglia campale sull'articolo 18 e muro contro i diktat in proposito dell'esimio professor Monti ne saremmo felici -e se su tanta questione il governo cadesse, alleluia, brava gente! Non ci perderei il sonno e grazie della collaborazione e arrivederci a tutta la squadra.
Che restituiremmo volentieri alle lucrosissime professioni d'origine e la politica torni ai cittadini.

E qui iniziano le dolenti note. Torni a chi, la politica? Ai cittadini? Quelli che ci hanno rifilato Berlusconi e marcia compagnia delle grandi opere e della cricca degli appalti e delle puttane nel lettone di Putin -e il Dell'Utri mezzano e garante del partito in Sicilia grazie ai buoni uffici dello stalliere di Arcore (sia ribadito alla facciaccia degli emeriti giudici di Cassazione)?

Quelli che gridavano 'Roma ladrona' e oggi si torcono le mani e spremono i fazzoletti perchè 'Milano ladrona' è peggio – e si danno dei cretini per aver creduto al verbo del mezzo paralitico -che il Dio Po inquinato fin dalla sorgente se lo beve a colazione mescolandolo con un suo vinaccio da osteria della bassa padana?

Quelli che 'noi credevamo' che la sinistra fosse santa e 'diversa' e ci ritroviamo tra i piedi un Pd dalle cento anime -che dico 'anima'? ce l'avesse un'anima e, invece, è il partito delle 'cento voci' e fiati intestinali che, se si va al voto sull'articolo 18 e la direzione dicesse di votare contro mezzo partito si squaglia e costituisce un 'gruppo autonomo' pro Monti.

Siamo messi bene davvero, cari i miei italioti. Tenetevi i tecnici che vi meritate perché, dopo di loro, è il Diluvio.
E non resta che l'invettiva sterile de 'Monti fottiti!' perchè di tener duro sull'articolo 18, dopo aver sbracato vergognosamente sulle liberalizzazioni, è pura voglia di bastonare la sinistra – e se esulta Alfano e tutti gli sciacalli del pdl allora di tecnico ed equidistante resta ben poco.

Cada il governo, poco importa come e se lo spread torna a cinquecento. Vi meritate per intero il default, cari i miei italioti una faccia-una razza, moderati da un tanto al chilo, sepolcri imbiancati.

sabato 24 marzo 2012

il grido di Didone e gli assassini potenziali

Siamo tutti Didoni. O lo siamo stati, in un qualche punto della nostra vita.
Essere 'Didoni' è quella particolare condizione dell'essere che 'dipende'.
Dipende da un sorriso, da una 'fede' che accadrà, potrà accadere il miracolo dell'essere amati e amare una persona 'strana' -e che di rivelerà 'sbagliata' di lì a poco, ma, nel breve volgere dell'illusione amorosa, ha colpito con lancia lunga e ferita profonda il 'ventre molle' del nostro essere, ci ha illuso di poter essere noi maggiori di quel che siamo, più capaci e competitivi: di tener testa alla miriade di altri 'competitors' che girano al largo della femmina che 'abbiamo conquistato' miracolosamente, ma presto si mostrerà disponibile all'approccio diverso non appena uno screzio, un varco si apre nel rapporto che abbiamo creduto/voluto coeso e solo nostro.

'Solo a te sola', scriveva il D'Annunzio, e per lui funzionava: maschio 'alfa' con in più il talento straordinario della parola -in un tempo dove la parola poetica era tutto e non c'era la televisione, il Grande Fratello, i palestrati e le altre miserie del postmoderno che hanno vistosamente complicato il quadro di riferimento.

E se siamo (stati) 'Didoni' in un qualche tempo della nostra vita, sappiamo bene che vuol dire la sindrome del fuoco e della cenere: la sindrome della pira funebre – e poco importa che su quella pira abbiamo voluto stendere il nostro corpo ormai ucciso dalla mente malata – la mente che ossessivamente pietisce: 'non mi lasciare', 'ne me quitte pas', come grida Didone morente che osserva la nave di Enea che si stacca dalla riva- o se abbiamo impugnato il coltello che volevamo affondare nel petto di lui, prima, e straziarne il corpo e bruciarlo e poi quello di lei, i due traditori, i felloni, gli amanti mille volte maledetti nella nostra ossessione di sempre rimirare la ferita aperta e che non rimargina, la ferita dell'inadeguatezza, del non 'essere all'altezza' di quel magico stato dell'essere che è l'amore.

E, a distanza di anni, ci viene da sorridere per quell'assassino che non siamo stati, per quella nostra 'infiammazione' gravissima di cui sorridiamo e alla maledizione dalla quale siamo scampati: di essere stati 'Didoni' vogliosi della pira e oggi ci basta il tepore del sole primaverile a scaldarci il cuore.

venerdì 23 marzo 2012

Addatorna' Baffone, addatorna'

Ci penso da tanto e lo devo dire. E' tutta colpa del comunismo. Del maledetto comunismo che 'non ha avuto le palle' di consolidarsi e resistere in trincea all'ondata di critiche politiche e militari che l'Occidente democratico ha sferrato per decenni -e ha sfondato il Muro di Berlino e dilagato oltre la Cortina di Ferro.

E oggi paghiamo le conseguenze nefaste di economie disastrate dei paesi che stavano dietro la Cortina di Ferro che fanno ponti d'oro alle aziende che 'delocalizzano' e portano le produzioni dove la manovalanza costa meno della metà o di un quarto -e qui da noi sono tutti per le strade con le inutili bandiere dei sindacati stremati da quest'onda assassina, da questo tsunami del lavoro che se ne va e dissemina le cronache di macerie delle fabbriche vuote e corpi di annegati di lavoratori che 'abbiamo il mutuo da pagare' e 'dopo i cinquanta che lavoro possiamo più trovare?'.

E' tutta colpa del maledetto 'comunismo sciacquetta' che non ha blindato le frontiere per tempo e preparato 'piani di resistenza' e mandato l'esercito sulle brecce che si aprivano qua e là nel Muro -e oggi è venuto meno il formidabile contenimento di tutte quelle masse di 'badanti' moldave e rumene che chissà come facevamo prima senza e se non 'si stava meglio quando si stava peggio'.

E un paese affollato come nessun'altro di popolazioni indigene -che se si progetta una 'Tav' si distrugge una valle- fa spazio a quest'altra ondata di barbari che, giustamente, reclamano i servizi sanitari e i diritti vigenti; e le file agli sportelli delle Asl sono chilometriche e le mamme con bambini sono, per il novanta per cento, di lingua ostrogota e per prenotare dei prelievi a domicilio per mia madre devo mettere nel conto l'intera mattinata, viaggi inclusi.

Addatorna' Baffone, addatorna'. Lui si che sapeva come sistemare certe questioni di eccedenza e debordanza e continenza forzata. Altro che 'Good Bye Lenin'.

martedì 20 marzo 2012

l'equazione a due cifre

C'è un elemento di ferinità arcaica nel modo in cui è stata uccisa la bambina ebrea a Tolosa: l'averla rincorsa mentre fuggiva dal rumore spaventoso della propria morte che l'assordava e afferrata e sacrificata come una vittima designata sull'altare di una divinità crudelissima e che esige sacrifici umani.
Novella Ifigenia, la piccola vittima ci ricorda che 'il mondo è pieno di orchi, uomini cannibali con denti lunghi e mani assassine' come scriveva Tournier di questa nostra umanità di insensati, di pazzi, di soldati-fiere che torturano e stuprano e uccidono, di terroristi dalle teste piene di filosofie violente che sgranano il rosario dei proiettili delle loro macchine di morte con la fredda determinazione di quegli dei crudeli che affliggono le nicchie più nascoste di alcuni templi indiani colle loro maschere di orrore -e i sacerdoti seminudi avvolti nel dhoti dei sacri bramini che li incensano e si provano a placarne le ferocia assassina.

E la postmoderna divinità rediviva che 'si mangia i suoi figli' tuttora parla la lingua arcaica della razza di Ario, quella che nella diversità dei popoli e delle fedi e delle storie vede un nemico da combattere, un popolo e una fede da cancellare dalla faccia della terra come fosse la peste, il morbo per il quale si bruciavano le abitazioni e si levavano alti i roghi purificatori.

La linea rossa del sangue sacrificale nella storia europea vede legate in un solo 'fascio di combattimento' le invocazioni alla 'guerra santa' dei crociati contro gli 'infedeli' e le epurazioni ricorrenti dei ghetti ebraici fino all'olocausto finale; tutto in nome di una 'verità' pretesa e di una razza dominante e 'pura' che ha volto uguale a quello degli dei assassini nascosti nei templi indiani che invano si esorcizzano.

E solo pochi mesi fa la cronaca d'orrore dei sacrifici umani rinnovati ci veniva dal silenzio dei boschi della Norvegia e, anche là, nell'aria chiara di un giorno fatale, il dio assassino inseguiva le sue vittime spaventate e le si abbatteva con stampato in faccia un sorriso freddo come se quei ragazzi inebetiti dallo spavento fossero gli animali suoi da macello, il suo personale macello sacrificale.

E viene in mente la risposta che dava Einstein in un questionario che dovette riempire per ottenere il visto di ingresso degli Stati Uniti dov'era stato chiamato per un ciclo di conferenze.
Nella casella 'razza' scrisse 'umana' e Dio sa quant'è difficile disciplinare i cattivi pensieri dell'umanità sotto l'egida di questa semplice equazione a due incognite.

lunedì 19 marzo 2012

di satrapi e tiranni sanguinari (tutti i particolari in cronaca)

Anche i dittatori hanno un'anima. Ce lo rivelano le mails rubate dell'intimità di Assad, il sanguinario tiranno siriano che, a detta della (cattiva) informazione delle fonti occidentali, si è macchiato dei molti crimini della repressione della rivolta -che taluno afferma essere fomentata dai servizi segreti americani e occidentali in genere.
Non ci è dato di controllare la veridicità della cosa e la buttiamo lì, nella speranza che la Storia ci dica, un bel giorno, se davvero siamo stati vittime di un Grande Fratello fin dalla fine della seconda guerra mondiale e abbiamo vissuto nel limbo di un'informazione addomesticata che ci ha raccontato le gigantesche, liquide fole nelle quali sguazziamo come anatre inebetite in uno stagno artificiale.
Fatto altamente irritante, se vero e provato.

Tra i reports presidenziali di un morto ammazzato via l'altro, Assad-il-sanguinario (secondo fonti 'occidentali') pare avesse bastante tempo e voglia di intrattenere una simpatica relazione adulterina con una tale che gli si mostra nuda di schiena -e lui risponde con un semplice segno del loro affascinante alfabeto che, pare, si traduca con 'ti amo'.

Anche questa aneddotica tesa a 'sputtanare' il tiranno andrà sotto il segno dell'incessante lavorio dei servizi segreti occidentali che lavorano per cambiare radicalmente il quadro del potere in Medio Oriente? Sia com'è, questo aprirsi di un quadretto idilliaco sul 'backstage' dei palazzi del potere ci fa venire in mente le 'tenerezze' di un vecchio satrapo italico che amava le 'serate eleganti' e non disdegnava i rapinosi amplessi colle giovanissime 'nipoti di Mubarak' -dei quali non sapremo più nulla se è vero il fatto che in parlamento si prepara uno 'sporco accordo' tra pd-pdl-terzopolo che abolirà il reato di concussione addomesticandolo ai fini di mandare assolto -coll'ennesima legge ad personam-, il nostro adorato Barabba di Arcore.

Peccato davvero. Ci perderemo i sapidi reportages sulle 'cose turche' dell'assatanato Priapo nostrano, sostituite dalle più pudiche 'cose siriane' del timorato Sanguinario.
E chissà, che, nelle more di questi revival e nuove rivelazioni, non ne esca anche una succosa e ricca di particolari piccanti 'ricostruzione storica' delle 'cose porche' che faceva alle sue cortigiane un altro amatissimo satrapo d'antan, il molto celebrato, nella storia e nella letteratura, e ormai mitico Nabucodonosor.



per completezza dell'informazione (non pilotata):

http://aurorasito.wordpress.com/2012/03/18/la-strada-insanguinata-per-damasco-la-guerra-della-triplice-alleanza-contro-uno-stato-sovrano/

domenica 18 marzo 2012

il grido rauco della nascita

Ho piantato le zucchine, nel mio orto-terrazzuola. I vasi non sono molto grandi e cresceranno un po' caute e non daranno troppi frutti, ma mi accontenterò. Tutto nel mio preparare l'estate è cauto. Il verde della mia terrazza riflette la mia cautela. Non devo amare troppe cose, se poi mi accadrà di doverle lasciare a se stesse per un viaggio e nessuno che se ne prenda cura.
E un viaggio è d'obbligo e propedeutico al 'lasciare', che è il destino di ognuno e tutti. Siamo testimoni del Tempo: pellegrini ciechi al futuro e se non abbiamo combattuto guerre e perpetrato massacri è solo per una felice casualità della Storia, nel cui angolo fin de siecle siamo stati confinati prima di chissà che 'balzo in avanti' per l'umanità dei nipoti e nuove catastrofi e mutazioni epocali.

La primavera è siccitosa, i fiumi e i laghi son al loro minimo storico, ma nessuno ne parla. Solo quando dai rubinetti uscirà un filo d'acqua e la sete sarà il flagello di quest'anno bisesto allora sarà un profluvio di geremiadi su noi umani insensati che consumiamo le terra e le sue risorse finite e prepariamo le catastrofi con le nostre incurie. Però si va: insensatamente traccheggiando verso il futuro -che forse è scarso o anch'esso finito, se dobbiamo credere alle profezie dei Maya, ma, come tutti i finis terrae e i finis maris e i tempore finis e i titanic, la catastrofe annunciata si consuma tra allegrie forzate e libagioni e danze -fino all'ultima, quella del 'Settimo sigillo', in cui ci teniamo la mano e danziamo nell'ombra della sera e in testa è la Morte.

Ma abbiamo vissuto e goduto e amato e chiudere gli occhi sarà dolce più di quando li abbiamo aperti la prima volta -ed eravamo spaventati e il corpo ricoperto di sangue e fluidi dell'antro materno e abbiamo emesso il grido rauco della nascita che ha dato inizio a tutto.

sabato 17 marzo 2012

mistero della fede

Mi piacciono i film 'buonisti' -non necessariamente a 'lieto fine', intendiamoci- ma che tengono il conflitto e il dramma all'interno di uno schema certo: il bene e il buono trionferanno, magari oltre e malgrado la morte dei protagonisti 'eroi positivi', ma ciò che è giusto e le buone azioni contro le azioni malvagie dei 'cattivi' vi è affermato e consola, in qualche modo, il futuro ed è Verbo per i figli e i nipoti.

E non è facile affermare il buono e il positivo del mondo, ne converrete, oggi che molte cose che ieri erano 'cattive' e 'contro natura' hanno una loro riabilitazione e vengono affermate quali 'libertà e 'diritti' e quella istituzione grande e 'buona' della santa romana ecclesia viene svilita e sbeffeggiata e gli 'angeli e demoni' si danno convegno e battaglia aperta in un Vaticano che è 'sentina di ogni vizio' finanziario come al tempo degli scismi protestanti e infestato di pretesi pedofili.

Perciò sceneggiare una storia di buoni che trionfano, di questi tempi, non è cosa facile, se si vuole il dramma verosimile e in accordo col 'sentire comune' -e la parola-chiave delle cose buone che si affermano e trionfano sul dramma pare essere la parola 'amore': conteso, osteggiato, negato, ma risolto, infine, in consolazione e 'nuovo inizio'.

E ho in mente, però, quel dramma che si è svolto nel 45 in un bunker di Berlino e la guerra finiva in un cupio dissolvi di città sbriciolate e morti ammazzati a centinaia di migliaia e l'umanità intera sembrava risucchiata in quella spirale di odio incrociato e relativa violenza cieca, assoluta e, dentro al bunker di Berlino, si consumava il dramma di molti amori di 'buone' famiglie nazionalsocialiste che convergevano verso la loro fine annunciata e non era facile distinguere un elemento di 'bene' e di 'buono' condivisibile nelle storie di quelle famiglie e degli uomini e delle donne e i bambini che morivano per la gloria e l'onore del verbo di un pazzo totale: uno che aveva preteso di riformare il mondo dalle fondamenta e dirlo 'ariano' ed eugenetico e ordinato sotto il tallone di dittature nazifasciste che disegnavano il 'bene comune' e lo imponevano manu militari e coi manganelli e l'olio di ricino.

Per tutto ciò esposto, fatico a declinare il mistero del buono che mi incanta e del bene che mi piacerebbe vedere condiviso dai miei simili e conviventi e, a margine (si fa per dire), c'è quella questione del 'male necessario' che ha intrigato generazioni di filosofi e teologi e ancora non ne andiamo fuori, dopo tanti convegni e un dibattere ostinato e rabbioso: come possa tutto il male del mondo spiegare le sue grandi ali malvagie sul mondo dei viventi e il parallelo affermare la figura di un Dio onnisciente e onnipotente e perfino 'provvidente' nei confronti delle sue tartassatissime creature.
Mistero della fede.

giovedì 15 marzo 2012

dio è morto (e neanch'io mi sento tanto bene)

Il presidente Assad è un uomo religioso? Se la risposta è si, come giustifica il prode, il valoroso Assad, nel suo pregare e cercare una sua privata relazione con Allah-il-misericordioso, l'immensa strage di civili (e donne e bambini) che ha commissionato ai capi del suo esercito?



La domanda va estesa, naturalmente, a tutti quei soldati che sparano e torturano e martirizzano gli oppositori del regime e sarebbe interessante sapere se in quella strana religione che va sotto il nome di 'islam' esistono i 'confessori' che confortano e 'assistono spiritualmente' i poveri cristi (oops!): costretti dalla quotidiana necessità di rimediare la pagnotta a impugnare il fucile e fare fuoco sui loro concittadini di diversa idea politica e che si provano a costruire un futuro democratico in quella martoriata regione del pianeta.



E da noi esistono i cappellani militari che fa(ceva)nno le 'messe da campo' e benedico(va)no i combattenti e chissà cosa dicevano e come confortavano i soldati schierati al fronte e che andavano a morire o a dare morte ai pretesi 'nemici' della trincea di fronte -e la cultura patriottica di allora 'santificava' la figura del soldato obbediente e predicava che 'chi per la Patria muor vissuto è assai'. E non sono lontani i tempi de 'Dio lo vuole' delle crociate contro gli 'infedeli' -compresi gli Albigesi e i Poverelli che, nel famoso assedio, alla domanda ingenua di un soldato: 'Ma come facciamo a riconoscere i nostri?' il vescovo-guerriero rispondeva: 'Sterminateli tutti! Dio riconoscerà i suoi.'





E nella Siria di oggi si muore per la patria su entrambi i fronti: i soldati di Assad per la presente patria che resiste agli assalti dei 'traditori armati dall'Occidente'; gli oppositori, invece, per la patria futura che si vuole (e sarà?) democratica -ammesso e non concesso che quello che sta avvenendo laggiù sia una vera 'rivolta di popolo' e non, invece, un complotto dei servizi segreti occidentali per chissà quali reconditi e maledetti scopi di scompigliamenti geostrategici ai fini di un futuro impero su tutta l'area mediterranea e oltre.



La domanda sulle relazioni che hanno gli uomini con il 'Dio degli eserciti' (una bestemmia?) non è oziosa perché ci riporta alla mente tutte le confuse e contraddittorie affermazioni che la religione (tutte le religioni) contengono al loro interno quando cercano di 'dare una risposta' a tutti i gravi e terribili interrogativi del nostro vivere associati.



'E' lecito uccidere il nemico in guerra?' e, nella prima e seconda guerra mondiale, la risposta era un 'si' -pronunciato da alcuni cappellani militari obtorto collo e con la specifica di biascicare al momento dello sparo 'non lo fo per piacer mio, ma per restituire un figlio a Dio'.

E quest'altra bestemmia evidente e irridente mi serve per dimostrare che uccidere è sempre e in ogni caso un peccato mortale che nessun Dio o Allah autorizza o giustifica – e gli Inferni di ogni religione sono aperti per i soldati di ogni fronte che si macchiano di quel crimine odioso, fatti salvi i disertori che eccepiscono 'l'obiezione di coscienza' e sono sbattuti nelle retrovie ad assistere i feriti o nelle cucine a lavare le pentole e sbucciare le patate.



Dio è morto, diceva un famoso Tale. L'abbiamo ucciso noi, credo, o si è suicidato dopo aver visto in azione quelle stranissime e oscene creature a cui ha dato vita e le loro irresolvibili e spaventose contraddizioni e gli orrori quotidiani.

martedì 13 marzo 2012

delle verità che si nascondono

Bisognerebbe indagare sulla figura di quel procuratore generale che, emulo di Corrado Carnevale, si è incaricato di decretare che il reato di 'concorso esterno in associazione mafiosa' è da buttare, puro fumus persecutionis da non tenere in nessun conto mentre va tenuto in grandissimo conto, invece, il 'ragionevole dubbio': inespugnabile trincea di ogni marcia colpevolezza che abbia saputo 'farla franca' col sapiente apporto degli avvocati miliardari e delle leggi ad personam.

Non dico di indagare sui suoi conti correnti, sulle sue frequentazioni: gli amici, i pranzi, le cene e le vacanze con chi -per quanto anche un tal genere di indagine non sarebbe male, magari proprio per dirci che è persona integerrima, invece, e di specchiata onestà e puntiglioso e caparbio nella sua professione al punto da picconare con ostinazione degna di miglior causa uno dei cardini della lotta alla mafia degli ultimi decenni -mostrato in cronaca fuori dal cappello di prestidigitatore quale un bianconiglio addomesticato ai fini della 'calunnia politica di certi p.m.'.

Mettere al lavoro i bravi giornalisti di inchiesta e indagare e informare i cittadini tutti sulla sua carriera professionale, il curriculum, gli studi e gli approfondimenti, le predilezioni giurisprudenziali ci sarebbe utile per capire i suoi 'percorsi mentali' e come si possa arrivare, a ciel sereno e contro ben due sentenze di condanna che l'hanno preceduta -e i processi celebrati e le escussioni dei testi e la valutazione delle prove a sentenze di tal fatta: esplosive e incomprensibili e che appiattiscono la lotta alla mafia in questo paese alle inutili e avvilenti cose di prima di Falcone e Borsellino e ai patti segreti dello Stato con i criminali mafiosi, come emerge dagli atti del processo di 'via dei Georgofili'.
http://firenze.repubblica.it/cronaca/2012/03/12/news/stragi_del_93_fu_lo_stato_ad_avviare_le_trattative_con_la_mafia-31414130/?ref=HREC2-1

Perché abbiamo un bisogno estremo di 'avere fiducia nella magistratura' – non nel modo peloso di quegli imputati che hanno gridato fino a ieri ai 'giudici comunisti' e oggi si crogiolano al sole di questo nuovo astro nascente che li dice innocenti del 'concorso esterno in associazione mafiosa' e gente affidabilissima e onesta (vedi le dichiarazioni di Cosentino) perché fumoso è il capo d'accusa e tutta la giurisprudenza pregressa è da riformare e/o buttare nella discarica della storia.

Perché non è 'normale', non è 'sensato' che per decenni si sia combattuto all'arma bianca la mafia e i suoi maggiorenti criminali anche grazie al potente contributo di quel capo di imputazione che smascherava le connivenze e i 'voti di scambio' e, oggi, lo stramaledetto 'terzo grado di giudizio' italico e i postmoderni emuli di Carnevale se ne escano fuori a dirci che abbiamo pasticciato, che era tutto un imbroglio perché i 'ragionevoli dubbi' dei giudici di terzo grado fanno definitivo aggio sulle prove e le escussioni dei testi e le indagini e le sentenze di primo e secondo grado annichilite e il processo al Dell'Utri, protettore e garante del Mangano stalliere di Arcore, avviato a prescrizione sicura.

Abbiamo bisogno, noi semplici cittadini di questa repubblica, di sapere che non c'è una 'malapianta' della magistratura di radici malate che ci lascia di stucco con pronunciamenti incomprensibili quando già respiravamo aria di verità su eventi gravissimi ed esiziali per conoscere la vera storia di questa repubblica di infami (che non lasciano fama) -repubblica di mille misteri e 'stragi di stato' di fronte alle quali la magistratura nel suo complesso non ha fatto il suo dovere 'fino in fondo' di accertare la verità e consegnare gli assassini e i colpevoli e i mandanti politici alla giustizia e, forse, si è meritata il dileggio a cui è stata esposta in questi decenni di malgoverno berlusconiano e insulti feroci e discredito a quintali.

domenica 11 marzo 2012

menzogna della fotografia

Non guardo più le vecchie fotografie ormai da tempo. Acqua passata, corpi che anche la memoria ha abbandonato, che non sono più perché abitiamo altri corpi: più grassi, più stanchi e più spesso malati – ad onta di ogni 'nuovo inizio' e volontaria rinascita per il tramite di fisioterapie, dolorose ginnastiche, improbabili diete.

Le vecchie fotografie sono i feticci del nostro 'essere stati', essere morti più e più volte e rinati sempre diversi: in un altro tempo e altra storia, altra coscienza di noi e niente dei nostri corpi e le menti è la persona che indichiamo col dito all'amica occasionale che chiede 'sei tu?'.
'Si.' è l'incerta risposta, e le stringiamo la mano e ci si stringe il cuore per la menzogna da tutti accettata, ma non c'è più rapporto alcuno col ragazzo dal fisico asciutto e una chioma di capelli baldanzosi e l'espressione fiera e dolce che sfida il vento davanti a un mare di una Spagna ancora 'franchista' (neanche le didascalie che ricordano i luoghi e le date ci scrivevamo dietro -sicuri di possedere il mondo e il Tempo): un luogo allora privo di costruzioni e cemento e solo il camping dove alloggiavamo sulla collina -e oggi una cartolina recente ci mostra lo stesso mare costretto a lambire le rive di una cittadina cresciuta davanti durante i quaranta e più anni della tua assenza.

Le fotografie mentono, sono le icone delle nostre iterate menzogne -quelle che ci siamo raccontati e raccontiamo ai nipoti sulle nostre vite (e la Storia che le contiene) che non sono mai state nostre perché non le abbiamo realmente volute così e le avremmo cambiate in più punti o totalmente se gli dei ce ne avessero offerto l'occasione.

E le ragazze e le donne di allora che abbiamo conosciuto non hanno più alcun punto di contatto con le ragazze/donne di oggi che si mostrano strane, mutanti, mascoline e i loro dialoghi che orecchiamo sono duri, fitti di parolacce e 'fanculo' e 'culo flaccido' e sono spudoratamente puttane in ogni loro gesto e occasione pubblica e progetto di futuro e la grazia è fuggita da tempo da quei corpi e quei visi, ad onta degli otto marzo che celebrano senza vera coscienza -e ci rendiamo conto di aver vissuto tutti questi anni in un tempo nostro immaginario e abbiamo chiamato 'vita' un sogno di impossibile costruzione di '...ciò che non siamo, ciò che non vogliamo'.

di mandanti e manutengoli

Forse ha ragione il PG della Cassazione che ieri ha mandato a prescrizione il processo per 'concorso esterno in associazione mafiosa' del Dell'Utri: quello che portò lo stalliere Mangano -mafioso notorio e conclamato- ad Arcore, quale garante di certi patti scellerati tra mafia e politica berlusconiana di nuovissimo conio e immenso successo nei decenni successivi di s-governo del paese.

Forse è davvero fumoso il capo d'accusa del 'concorso esterno in associazione mafiosa' perché, a leggere con attenzione gli atti del processo e le due sentenze di condanna del Dell'Utri che la Cassazione ha mandato allegramente a puttane e prescrizione sicura, in realtà, più che di 'concorso esterno' sembra di leggere un coinvolgimento diretto e preciso -e cercato intenzionalmente, e con fini malvagi e criminali conclamati da parte del Dell'Utri-garante di una nuova 'stagione all'inferno' e di un riciclaggio politico del 'voto di scambio' mafioso.

E, alla luce della spudorata sentenza della Cassazione e delle parole spudorate del Procuratore generale che ha mandato assolto il Dell'Utri e il processo tutto da rifare e sicuramente prescritto, viene in mente il lavoro di picconamento sistematico di un certo Corrado Carnevale ai tempi suoi: un giudice che i mafiosi si fregavano le mani quando il loro avvocato li informava che il processo che li riguardava avrebbe avuto quel tale quale estrema ratio di processi ormai avviati a sentenza definitiva, ma stoppati con abilissima arte leguleia e 'sentenza di legittimità' che si meritò la definizione di 'porto delle nebbie' della prima repubblica e, più tardi, la messa sotto accusa di quel magistrato per le reiterate sentenze a favore che demolivano sistematicamente il lavoro delle 'procure antimafia' e di Falcone e Borsellino.

Perché stupirsi, di fronte a certe spudoratezze giudiziarie, se la mafia e la camorra prosperano e stringono i patti scellerati e criminali con la politica e questo paese avvizzisce e incanaglisce vieppiù e i criminali notori e i loro mandanti e manutengoli si comprano la politica e il parlamento e corrompono i magistrati -salvo andare assolti a Milano per intervenuta prescrizione?

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/03/10/news/ingroia_con_la_sentenza_della_cassazione_su_dellutri_si_demoliscono_gli_insegnamenti_di_falcone_e_borsellino_sdsd_sdsdsdsd-31326091/?ref=HRER1-1

sabato 10 marzo 2012

ogni cosa è illuminata

Obertilliach 01 march 2011

E l'albero genealogico della famiglia Egger (il nome è fittizio per le ovvie ragioni della privacy) presenta frondosi rami e radici profonde, e un moto di invidia per questo loro ancorarsi giù in fondo al passato familiare (fino al 1643!!) mi coglie perché io neanche ricordo il nome di mia nonna paterna – e se è vero che la mia storia familiare è storia di assenze è vero anche che non ho fatto nulla per ricercare e 'portare alla luce' e dare nome e volti alle persone dal cui flusso del sangue io origino e ricostruire scampoli delle loro storie, -a differenza di quel tale che 'Ogni cosa è illuminata': -un bel romanzo e un film dove la luce è tutto per davvero e i dialoghi stralunati degli attori stralunati dicono che tutti i tuoi antenati ti camminano a fianco, in qualche modo misterioso, e, a dire il vero, se mio nonno Adamo (un nome un progenitore) mi camminasse a fianco avrei molte domande da porgli sulla sua vita e quella dei figli ingrati che lo abbandonarono al suo destino di mendico e non è certo che proverei empatia e riconoscimento per quelle loro vite di 'avi per caso' che la vita ha tartassato e costretto in miseria (altri tempi, tempi di guerra), ma qui, nel maso restauratissimo della famiglia Egger, sembra che tutti gli avi e le storie si tengano per mano – come nell'immagine che chiude un altro bellissimo film di Bergmann – e danzino la felice (in ogni caso) danza delle vite e delle morti, che danno corso e ramo e nuova radice alle storie dei nipoti e bisnipoti che garantiscono la nostra illusoria eternità di semidei e la proiettano nei viaggi spaziali di 2001 odissea nello spazio.

E la signora Egger mi ascolta parlare e annuisce e sembra condividere quanto le espongo sulle storie e i destini e 'le cose illuminate' e chissà se avrebbe interesse a rischiarare quella parte, recentissima, delle sue storie familiari che corrisponde alla follia del nazionalsocialismo e l'Anschluss e la guerra che ne segui e la morte in giovane età di un ramo spezzato del suo albero genealogico i cui figli, forse, avrebbero avuto i suoi stessi occhi chiari, innocenti di tutto quanto avviene nella Storia

-della quale siamo vittime (incolpevoli?) e avrebbero avuto anch'essi un loro maso e una Gasthof e avrebbero preparato le colazioni sontuose per gli ospiti italiani, -antichi nemici in guerra e oggi ci stringiamo la mano e mi abbraccia come fossi un parente acquisito col quale dialoga a lungo, più di quanto faccia coi suoi figli e il marito.

Per certo anche gli austriaci hanno un anima. Forse perfino i tedeschi, chissà.

giovedì 8 marzo 2012

gente da schifo

gente da schifo




Sapete bene che la gente del pdl 'mi fa schifo', come gli è sfuggito di dire al ministro Riccardi in occasione dello 'show down' dell'aspirante-segretario Angelino Alfano (un nome, un subitaneo tenersi la pancia per le risa) e vi sono note le molte ed evidenti ragioni.

Che il governo di Monti debba intervenire sulla rai è un obbligo, perché spetterà al governo la nomina di sette (su nove) consiglieri di amministrazione dell'attuale consiglio in scadenza e l'augurio è che le nomine siano 'tecniche' e distanti dal fescennino squallido della politica dei partiti tanto quanto lo è il presente governo che ci governa -e ben si intende il malanimo e l'ira dei lazzaroni e gli stolti del berlusconismo di guerra (e di occupazione indebita delle frequenze pubbliche e private), dati i mutati rapporti di forza nel paese e il venir meno del consenso popolare che sarà testimoniato in maggio nella tornata delle elezioni amministrative.

E altrettanto schifo e maggiore provoca il 'sollevamento' dei cialtroni di lotta e di s-governo rimossi d'imperio dall'Europa e da Napolitano sulla questione esiziale del decreto anti corruzione che si prepara -e che vede la cricca dei berluscones e dei leghisti di 'Milano ladrona' in prima fila negli arresti e nelle imputazioni di avere le tasche piene di soldi rubati (e i soldi dirottati in Tanzania; tu vedi l'atroce legge del contrappasso) mentre gridano in pubblico comizio agli ebeti che li applaudono che 'Monti affama il paese'.

E non è chiaro perché 'Boni non si tocca' in uno stato di diritto in cui 'la legge è uguale per tutti' e, se gli imprenditori continueranno ad accusarlo di mazzette milionarie e si avrà la prova provata del misfatto, 'Boni si toccherà' e sconterà la galera dovuta come devono tutti i malfattori e i figli di buonissima donna che si macchiano dei reati infamanti della corruzione in atti di s-governo (regionale o centrale che sia) e dell'aver abusato della credulità popolare degli ebeti di cui sopra.

paese che vai tolleranze che trovi

Porzehutte 29/02/2011

'Durerà almeno altri cinque anni.' mi dice il tipo alto e magro, bell'uomo ed elegante, che incontro nel discendere verso valle -stanco e con i denti delle ciaspole che battono sul ghiaccio rammollito dal sole.
Guarda curioso i miei attrezzi 'fichi' da neve alta che mi sono stati necessari solo nell'ultima parte dell'escursione, in verità, ma decido di tenerli ai piedi perchè in discesa garantiscono maggiore sicurezza – e pazienza se ci faccio la figura del principiante allo sbaraglio.

E' pessimista, l'austriaco che mi accompagna e mi inquisisce -curioso di un italiano sportivo in una valle segreta dove gli italiani li vedi, di passaggio, giusto ad agosto e che, perdipiù, non si esprime a gesti e parole sturmtruppen, ma in un discreto tedesco e fluido.

Gli rispondo che mi pare esagerata la sua previsione di una crisi economica e sociale così estesa nel tempo e che dobbiamo sfoderare 'l'ottimismo della volontà' -ma già nel dirlo mi viene in mente l'ottimismo ostinato e stupido del Berlusconi prima delle dimissioni e lascio parlare il mio accompagnatore che mi dice dei giovani valligiani che se ne vanno in città e pesano a lungo nell'economia familiare. 'Wie bei uns.' rispondo.
E per fortuna che il turismo tedesco e degli olandesi non manca e fanno soggiorni medio-lunghi grazie ai bassi costi, aggiunge.
Il tipo gestisce una pensione giusto all'attacco della pista di ingresso alla stretta valle e lunga che mena alla cima Porze, ma nel paese si fa prima a contare chi non affitta camere nel vecchio maso restaurato e si contano sulle dita di due mani. E sono molte le stalle al centro del villaggio, e una fitta perfino di pecore grasse e pigre -segno che l'economia dei 'Bauern' (contadini) si accompagna a quella turistica in un perfetto accordo di tradizione e modernità che è il fascino di questi luoghi di monti non troppo alti che digradano verso le Alpi carniche.

E senti andare uno scampanio alle cinque del mattino che maledici il parroco insonne e ti chiedi quale stramaledetta ricorrenza quaresimale ricorra che lo giustifichi, ma la simpatica ospite che mi serve una colazione sontuosa - che spazia dalla frutta al krapfen, passando per lo yogurt denso e cremoso e tre diversi tipi di muesli e un 'teller' di speck al bacio e formaggio da farci un panino ricco- mi informa che è loro 'Tradition' e mi vengono in mente le notti indiane e nepalesi -dove perfino una piccolissima comunità islamica si arrogava il diritto di sparare cogli altoparlanti le preghiere notturne del muezzin e nessuno che gli tagliasse la gola il mattino dopo -come mi capitava di sognare nei sonni disturbati che ne seguivano.

Paese che vai tolleranze che trovi.

lunedì 5 marzo 2012

tu sei come una gravida giovenca

Obertilliach 28 feb 2012

Di là dal vetro della stalla, la grossa faccia bianca della mucca mi fissa e sembra chiedermi 'che vuoi?' Hanno degli strani occhi, le mucche. Non amichevoli. Come a dirti che stavano meglio quando stavano peggio, lì sul gelo dei pascoli alti anche d'inverno, millenni fa, prima della domesticazione e delle stalle riscaldate e del fieno e del prelievo serale del latte -che ieri era un mito delle dita abili ed esperte e delle riunioni familiari nel tepore delle stalle e dei racconti e oggi è avviamento delle macchine e applicazione degli aspiratori e chissà che cosa provano le bestie di questo nostro mungerle senza più anima e segreto dialogo coll'uomo e odori forti.

E le stalle, nel primo buio dopo il tramonto, sono i soli monumenti di luce di questo villaggio tirolese che ha angoli di antiche rappresentazioni della vita che è stata di gerle sulle spalle e nessun rumore di macchine e trattori che rientrano dalle spedizioni lavorative diurne.

E c'è una gentilezza diffusa del salutarsi tra sconosciuti e sorridersi come fosse un miracolo dell'essere il ritrovarci qui, in quest'angolo di mondo di scarse luci e fioche dei lampioni, e doverne 'rendere grazie a Dio' – e i Cristi terrei e smagriti sono dappertutto e i santi e le orazioni sono dipinti sulle antiche case davanti e di lato e i masi che hanno le porte larghe e alte e scolpite del Seicento ancora in uso e restaurate con amore.

E se di giorno l'alito forte della primavera scalda la neve e la ammolla e la rende sgradevole poltiglia fradicia sotto gli sci che incolla e ne rallenta la corsa, la sera torna la sferza del gelo che ghiaccia e ti obbliga a guardare dove metti i piedi -ma se fai tanto di alzare gli occhi al cielo, uno stellato fisso di rara intensità ti rapisce lo sguardo ed è un rotear di mondi e sibilare di galassie vicine che par di parteciparne a quel ruotare magnifico e insensato degli universi -rispetto ai quali noi, uomini e mucche, siamo uguali frammenti di vita e filamenti di emozioni effimere e alla mucca che mi guarda con aria di sfida sorrido e mi viene in mente quella poesia che il Saba dedicava alla moglie e ne ridevamo, adolescenti, e oggi ne intendo il segreto incanto e la pertinenza.









A mia moglie

Tu sei come una giovane,
una bianca pollastra,
le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell’andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull’erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
É come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio.
Così se l’occhio, se il giudizio mio
non m’inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun’altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.
Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lisci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la sua carne.
Se l’incontri e muggire
l’odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l’erba
strappi, per farle un dono.
É così che il mio dono
t’offro quando sei triste.
Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra, che d’un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.
Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l’angusta
gabbia ritta al vederti
s’alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?
Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest’arte.
Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere;
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un’altra primavera.
Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l’accompagna.
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun’altra donna.

Umberto Saba