mercoledì 30 luglio 2008

i viaggi intergalattici

i viaggi intergalattici
Caro Fire,

i miei sogni intergalattici sono facilmente smontabili, poichè sono riferimenti approssimativi (e puramente retorici) di quanto avverrà alle future generazioni costrette ad abbandonare un pianeta invivibile alla sua sorte di distruzione per le cause che già sono state predette e si predicono.

Anche sui corpi 'virtuali' hai ragione.

Avremo (avranno) bisogno di corpi straordinariamente leggeri i bis bis nipoti dei viaggi in un cosmo da colonizzare per poter compiere viaggi intergalattici con qualche speranza di successo.

I loro corpi nelle astronavi (anch'esse leggere) già prefigureranno quelli che saranno eterni - dopo che avranno ridotto le leggi cosmologiche a vangelo umano e solo umano: semidei capaci di dar vita virtuale alle persone del passato in transito verso il futuro sempre desiderato.

Questa è l'eternità possibile per via di scienza e realistica predizione e ancora una volta ti rimando al bel libro di J.Tipler 'La fisica dell'immortalità' (che, sicuramente, non hai ancora letto - prova a cercarlo su internet) che tratta di tutti questi argomenti con piglio sicuro e credibilissimo e sfida la comunità degli scienziati a dargli torto.

Grazie dell'attenzione. Abbraccione.


riferimento: forum 'il caos del mondo -noi hutu e i tutsi' su Virgilio

martedì 29 luglio 2008

ai miei adorati lettori

Ecco perché il blog non è solo uno strumento del comunicare, ma è una potente metafora del nostro presente in rapida trasformazione e un simbolo anticipatore del nostro futuro. A farne un mito d'oggi è proprio la sua capacità di dirci qualcosa di profondo su noi stessi, di mostrarci con estrema lungimiranza ciò che stiamo per diventare anche se ancora non lo sappiamo con precisione. Nei grandi cambiamenti epocali il mito, la metafora, il simbolo si assumono proprio il compito di lanciare dei ponti verso quelle sponde del reale che ancora non vediamo ma, appunto, intravediamo. Anche se abbiamo già cominciato a viverci dentro istintivamente. In questo senso i comportamenti del popolo dei blog ci aiutano a cogliere quanto stiano di fatto mutando le stesse categorie di identità e di appartenenza: sempre meno materiali, sostanziali, fisse e sempre più fluttuanti, mobili, convenzionali.

E come sia cambiata la stessa nozione di luogo di cui viene oggi revocato in questione il fondamento primo, ovvero l'idea di confine naturale, in favore di quella di confine digitale. Il blog anticipa una realtà che non è più quella del paese, della città, del quartiere, della classe d'età, della famiglia, della parrocchia, del circolo. I bloggers si rappresentano come una comunità di persone che si scelgono liberamente e su scala planetaria. E in questa dimensione extraterritoriale intessono un nuovo legame sociale.
Comunità senza luogo? Niente affatto. È la vecchia nozione di luogo ad essere inadeguata. E assieme a lei quella apparentemente nuova di non-luogo che della prima non è che la figlia degenere. Perché è fondata su una idea pesante, solida, ottocentesca del luogo e della persona.
Tratto da un articolo di Marino Niola – la repubblica.it di oggi


Miei adorati lettori,

sottopongo alla vostra attenzione questo stralcio dell'articolo di Niola che ci riguarda e ci dice 'chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo' – i fondamenti del nostro vivere ed esserci (qui e ora).
L'immaterialità dei luoghi e delle persone è, dunque, il nostro destino ultimo, il nostro paradiso futuro, il 'peripatos' digitale dove ci aggireremo felici dei dialoghi e degli incontri.
Il dramma è che non avremo un corpo visibile (oppure si?) e tutte le beate cose che conosciamo legate ai corpi saranno, ahinoi, lettera morta.
Quando le parlo di queste cose una mia cara amica che col suo corpo ha un ottimo rapporto esclama: 'Che tristezza!' e neanch'io mi sottraggo a un cotal moto dell'animo (o del corpo?) accarezzando con sguardo evidentemente desiderante le sue impavide curve.
E' difficile fare a meno di queste protesi ingombranti che chiamiamo 'i corpi'.
Così difficile che le leggende religiose -quella cristiana in primis- ci hanno consegnato le leggende di una resurrezione (quando si farà quell'ora) con i corpi e tutto l'ambaradan delle nostre identità trascorse.
A sentir loro, i cristiani, nella valle di Giosafatte ci saremo in anima, corpo e memoria e hai voglia di trovar spazio a tutte quelle persone che hanno abitato la Terra nei diversi secoli e millenni.
Giustamente chiosava Benigni, fingendosi Dio, in uno dei suoi spettacoli lontani nel tempo: '...gli indiani di qua, i padani di là, Ferrara (Giuliano) spostati! che lì ci devo mettere i cinesi...'
Beh, riflettiamoci sopra su tanta questione, il tempo non ci manca, dappoichè lo dilatiamo digitalmente a piacimento. L'eternità è a un passo da noi e una capatina io ce la farei, curioso come sono da sempre.
Questo è quanto avevo in animo di segnalarvi, arrivederci e grazie.

lunedì 28 luglio 2008

la solitudine dei numeri primi



La solitudine dei numeri primi

Rubo l'espressione al bravo e pluri premiato Paolo Giordano per dire di gente strana che balla ogni lunedì in un locale dell'isola al centro di Monaco, la Praterinsel dove l'Isar - il forte fiume che attraversa la città - si divide placido per ritrovare la sua unità di acque e forze più avanti.
E' gente strana la gente del tango e qualcuno mi dirà; ma non lo siamo un po' tutti?
Vero, ma quelli del tango argentino lo sono in quel modo categorico e indiscutibile che è contenuto nella filosofia della sua disciplina di passi complicati e 'attorcolati' (come dice una mia cara amica dei suoi segreti pensieri e soggiunge - tristemente compresa dell'inquietante epifenomeno - : 'la mente mente' Ohibò! ma allora come facciamo a capirci?).

Lo dico o non lo dico? Lo dico: il tango argentino è un 'pensiero triste che si balla'.
Si osserverà che l'espressione è abusata. Vero anche questo, ma lo è alla pari con altre - ad esempio quella che vuole che il battito d'ali di una farfalla delle giungle della lontana Malesia abbia relazione caotica e in qualche modo causale con un tornado in formazione nel golfo del Messico. Sarà vero? Può darsi.
In ogni caso suona bene e tanto basta a perpetuare queste intriganti stupidaggini del postmoderno come quella che afferma che : ' ci vuole un grande caos dentro di noi per poter vedere una stella danzante'.
Fateglielo dire alla ministra Carfagna in una sua prossima apparizione televisiva a reti unificate seduta accanto al suo mentore e datore di lavoro e ci sbellicheremo dalle risate.

Solitudine dei numeri primi, dicevamo. E' quanto derivo dall'osservazione di queste persone che vanno e vengono attraversando il locale. Un grande locale con una pista centrale all'aperto, un portico dove suona i suoi tanghi un'orchestrina parecchio brava e una grande sala all'interno - dove ci si rifugia quando il vento umido delle piogge recenti rinfresca la strana estate di Monaco fino a raffreddarla.
Una vera milonga, un luogo di solitudini accertate e palesi: gente che si cerca, che attende, che si guarda intorno e si scruta e spera non si sa cosa e che paventa un rifiuto, se osa invitare al ballo una sconosciuta.
Un luogo dove ci si mette in discussione, insomma, e talvolta si rischia di uscirne con le ossa rotte per un rifiuto bruciante e la piaga dentro di sempre che ognora si riapre: la nostra interna solitudine.

Perché numeri primi? Perché 'si avvolgono su se stessi' ogni volta che raggiungono i multipli di un determinato numero 'n' detto modulo.
Una cosa complicata, - roba buona per matematici insigni alla Gauss (Carl Friedrich), ma non qui: in questa milonga estiva fradicia di umidità dove ci si avvolge in se stessi e dentro il proprio multiplo: l'altro/a da noi che abbracciamo e ci contiene tra le sue braccia nell'illusione di un amore transeunte che si balla - come i pensieri tristi delle nostre notti estive, come la fame dell'altro/a da noi che abbiamo dentro e non basta un tango o una 'tanda' (tre di fila) per dirci non più soli, non più numeri primi avvolti in noi stessi.

domenica 27 luglio 2008

il segno che da forma al mondo


Il gesto architettonico che inventa il mondo e gli da forma è gesto di creazione, gesto di semidei.
In principio era il segno (della matita, del carboncino) e il segno era presso l'Uomo e il segno era l'Uomo.
Nella Pinakothek der Moderne c'è un padiglione dedicato ai disegni e progetti - realizzati e no - di Alvar Aalto, il grande architetto finnico.
Non tutti mirabili, non sempre il sogno di dare forma visibile al mondo - e il disegno che ne è prova - raggiungono un'idea di bellezza universalmente condivisa.
Mi incantano specialmente alcuni dei suoi schizzi che con semplici tratti di carboncino danno forma a una sorta di tomba circolare, una collina-mausoleo al centro della quale si disegna una gradinata semicircolare - simile ai teatri elladici delle città-stato.
Dallo schizzo che osservo non è possibile immaginare il progetto finale, la costruzione che ne uscirà, ma non è quello che mi incanta, bensì il suo gesto semplice creatore su un foglio: quel tirar linee e ombreggiare prossimi a scarabocchi infantili, ma che rompono il vuoto, danno forma originaria al caos che paralizza le menti nostre di profani e, subito dopo, segno su segno, le costringe all'ammirazione di una forma, di un paesaggio, di una prospettiva di edificio e/o giardino 'in fieri'.
Non diversamente il Dio delle nostre fantasie religiose impastava dal fango una forma umana e insufflava la vita e la agiva e dava binari di comportamento morale e comandamenti alle sue creature.
Tirare fuori dal vuoto una forma, sia essa scrittura, disegno, nota musicale, è l'impresa che ci trasforma in semidei capaci di disegnare il mondo e le nostre vite e le storie.
Onore e plauso ai creatori di forme - colla sola raccomandazione agli architetti non di genio di astenersi, se possibile, dal disegnare nuove periferie urbane massimamente degradate intorno alle metropoli come capita (troppo spesso) a noi viaggiatori di osservare.

sabato 26 luglio 2008

Monaco per noi (che non veniam dalla campagna)...


Bisognerebbe visitare e/o abitare brevemente le metropoli europee più di una volta per ridare smalto e senso alle vite che consumiamo nelle città e nei luoghi di appartenenza, le nostre private Heimat (patrie, ma anche case, luoghi natali o che ospitano i nostri Lari).
Monaco è città bella nel suo insieme e nei suoi particolari: belle le piazze storiche, Marienpaltz in primis, belli i palazzi gotici e le chiese, ricostruite dopo i devastanti bombardamenti della seconda guerra mondiale, bello aggirarsi a tempo perso fra le bancarelle del Viktualien Markt dove si comprano 'le cose per la vita' - come dice nel suo italiano evoluto ma ancora non del tutto flessibile il mio amico Wolfgang.
Le 'cose per la vita' per noi sono le cose importanti, che so: metter su casa e arredarla, comprare dei libri che ci affascinano e ci fanno riflettere sulle multistorie dell'umanità, sui conflitti e le guerre e le pene d'amore e gli squarci di felicità che -raramente, ahinoi!- ci illuminano i visi.
Nell'area del Viktualien Markt si comprano, invece, cose da mangiare: appetitosissime olive farcite , pane bianco e nero e variamente ricoperto di semi, wurstel di ogni foggia e dimensione e colore e ci si può sedere sulle panche e bere grossi calici di birra corposa, densa degli umori vegetali del luppolo e del malto e osservare gli abitanti di Monaco ragionare e discutere e ridere tra di loro. Bella gente, aperta, cordiale, spiritosa.
Ma quanti clichè stupidi ci siamo trascinati nei cantoni poco puliti della mente noi italiani su questo popolo che ha largamente riscattato le tragedie della prima metà del secolo scorso ed ha pagato prezzi altissimi al delirio e alla follia che ha annichilito le vite dei nonni e bisnonni.

L'area prossima alla Karolinen Platz assomiglia a un pezzo dell'Atene classica dei tempi di Pericle.
La definiscono su tre lati tre 'templi' postmoderni con timpani e colonne monumentali e sculture che ricordano il frontone del Partenone.
E' un'area museale che può occupare le tue giornate per settimane e settimane di visite ripetute e puoi erudirti sulla cultura dell'antica Ellade come meglio non saprebbero i libri di una fornitissima biblioteca.
Proseguendo lungo la Bayerstrasse capiti nell'area espositiva della Alte Pinakothek – una delle più ricche d'Europa, alla pari con quelle di Dresda e Berlino per quantità e qualità di capolavori esposti- e della Pinakothek der Moderne, dove ho trascorso oltre sei ore di una mia giornata a beare gli occhi e la mente del 'design' dei moltissimi oggetti di 'modernariato' esposti.
Un bagno commovente nei ricordi degli anni della nostra vita trascorsa tra i Brionvega di quadrate plastiche colorate e i 'pick up' portatili della Philips o della Phonola con radio incorporata di ogni foggia e dimensione - passando per un 'toaster' che sembra l'oggetto misterioso di certi giochi a quiz e solo la lettura della didascalia ti spiega, infine, cos'è.

L'albergo che ci ospita è prossimo alla stazione centrale, un quartiere di antica residenzialità di immigrati turchi che si sta trasformando in multietnico, con vistose presenze di donne in nero iraniane e Medioriente vicino.
Strana gente in canottiera e moglie sfatta di fronte ascoltano una loro radiolina portatile seduti a un bar che ricorda le viuzze dell'angiporto di Atene di qualche decennio fa. Fumano entrambi come due turchi, una via l'altra.
Lui parla in greco e lei risponde in turco, poi trilla il telefonino e lui ingaggia una conversazione dai toni duri e imperativi. Forse è la sua 'postazione di lavoro', chissà.
Vengono in mente le scene dei film delle bande etniche contrapposte e dei gangsters nella New York degli anni trenta e quaranta.
I negozi di generi alimentari sono gestiti da turchi e qualche iraniano e pachistano e i costi delle merci sono incredibilmente inferiori a quelli dei nostri ipermercati e 'discount'.
L'insieme dei passaggi e dei cori delle voci e dei richiami da impressioni di variopinta coesistenza pacifica e di tranquillo futuro multietnico.
Niente a che spartire con 'l'emergenza nazionale' lanciata dai ministri del nostrano governo di infami giusto ieri.

giovedì 24 luglio 2008

il nido delle aquile


Il nido delle aquile è nascosto dalle nuvole. Appare e riappare negli squarci delle nuvole in movimento. Piove. Una pioggia come di primavera, continua, a piccole gocce fitte e l'erba del grande giardino tutto intorno alla casa stampa la tua impronta, ma subito la cancella al passaggio.
La bassa Baviera ha fascini ambigui e ricordi ingombranti per la nuova Europa in cui ci riconosciamo a fatica - cittadini ancora fermi alla preistoria degli Stati-nazione, ancora aggrappati agli egoismi di popolo. Il mio ospite è persona affascinante e gentilissima e la vecchia casa in cui abita ed ha restaurato di recente meriterebbe la recensione sulla nota rivista AD - le belle case della vecchia Europa.
Passo di stanza in stanza e mi siedo sulle diverse poltrone e sedie e immagino la vita di questa famiglia, il punto di vista di ognuno, il loro diario segreto, le aspirazioni, le frenesie, i segreti rancori, le speranze.
Ne abbiamo tutti e non li/e raccontiamo, ma sono scritti/e nelle cose, negli oggetti, nelle espressioni del nostro viso e anche nei vuoti sulle pareti e delle stanze.
Il resto è fantasia di aspiranti scrittori: ri-costruzione di una verità difficile perché occulta già un attimo dopo essere stata rappresentata nelle nostre vite e averle segnate.
Come per i delitti - che nelle aule dei tribunali non si riesce quasi mai a dimostrare e un bravo avvocato riesce a cancellare e/o sbiadire fino all'assoluzione 'per mancanza di prove'.
Più rare quelle per 'non aver commesso il fatto' perché i fatti si commettono e ci restano appiccicati addosso e se i ricordi sbiadiscono ci pensano gli storici a dirci che sono accaduti: chi i responsabili, quali le vittime. E sono rare anche le espiazioni -sempre allontanate come gli amari calici e che non bastano mai a illuminare il futuro.

La sera, attraversiamo la regione a fari accesi, la cui luce frantuma e schiaccia le gocce della pioggia ostinate. Siamo diretti a Salisburgo, preistorico borgo del sale, che ospita una milonga: piccola, intima, ma capace di atmosfere quant'altre mai.
Bella musica, belle donne, sorrisi, emozione degli abbracci.
Il tango contiene tutto questo come una verità inutilmente negata.
E' fuoco di segreti languori e talvolta infiamma e divampa - com'è nella natura di ogni fuoco.
Ma visto dall'esterno è eleganza di giri e perizia di passi arditissimi e chi balla è solo comparsa di una sacra rappresentazione: quella dell'amore che si desidera e non si ha, un pensiero triste che si balla.
Al ritorno ancora gocce di pioggia e silenzio della campagna e nuvole scure a coprire le stelle e la luna, che pure ci sono, lo sappiamo che ci sono -come l'amore che esorcizziamo rappresentandolo, come i vuoti che abbiamo dentro e proviamo inutilmente a riempire.

sabato 19 luglio 2008

caro, vecchio Robyn, amico mio....


Caro, vecchio Robyn, amico mio,

ci accomuna una vita di disincanti e disillusioni, una dietro l'altra e di che peso! dalle rivoluzioni tradite alla caduta dei muri fino alle follie degli esodi forzati dalle città imposti da Pol pot e tutte queste tragedie si tengono per mano come le figure in controluce del film di Bergman 'il settimo sigillo'.

Una danza della vita consegnata alla morte e quel paesaggio più vero del vero in cui tutti camminiamo legati con la Morte in testa. Tutti: buoni e malvagi, sciancati e bellissimi, fortunati e disgraziati, poveri e ricchi.

E' l'effimero dei sogni nostri che chiamiamo 'vita' a tenerle insieme tutte quelle figure e siamo al punto del tempo nostro in cui non sai più il senso di tutto ciò: per cosa, alla fine di tanti anni, abbiamo lottato e vissuto.

Forse ci siamo illusi di lottare; 'andava par lottare ed era morto' -scriveva un grande poeta, descrivendo un suo guerriero lunare.

Ma ne è valsa la pena, se il pensiero di fondo è che di tanti sogni e ideali e speranze di miglior vita 'finisce tutto a puttane e berlusconi'?

Hai ragione a sentirti stanco.

Stanco di vuote parole, di toni di contese inutilmente alti, -quando l'alto è costituito dall'attesa di una normalità democratica semplice semplice e il basso, ahinoi! sono le flatulenze verbali a ciclo continuo del Nano malefico e varia compagnia assoldata di ballerine-ministro e avvocati fatti parlamentari ai noti fini de 'li cazzi sua', di sua maestà il Satanasso.

Dicono che il peggio non è mai morto, ma davvero fatico a pensare un peggio rispetto a quanto ci avviene intorno: malnati, suonati di vario tipo e genere, un'arca di Noè delle tipologie umane negative nella vita e nei forum.

Gli amici di Trafalmadore -il nostro pianeta gemello- dicono che è una fase astrale inopinatamente lunga, che viviamo, noi terrestri, in una sorta di culo di sacco cosmico in cui siamo andati a finire - come pesci dentro a una rete a strascico trascinata nel mare della Storia rassegnati a un destino cinico e baro.

Non ci resta che sperare in quell'altra vita -quella che sognamo migliore e non più ancorata ai limiti della Storia scritta e del Tempo unidirezionale tiranno.

Ti abbraccio forte, amico mio.

venerdì 18 luglio 2008

giustizia, per Giove, giustizia!

A volte mi chiedo se lo fai o lo sei, Geibi.

Poi mi dico che lo fai, so per certo che lo fai per provocare.

Credere che lo stato della giustizia italiana sia fallimentare a causa della presunta dedizione complottarda dell'intera magistratura contro Berlusconi è da idioti, da Homine abilis anatrensis e tu idiota non sei, anzi! sei Sapiens-sapiens a pieno titolo - col di più di un intelligenza sarcastica e una fantasia non comuni!

Perchè vi compiacete, voi destri di intelletto, di assecondare e ripetere in coro questo ridicolo refrain berlusconiano: che i giudici sono rossi e comunisti (ma solo quando rivolgono la loro attenzione alla sua pervicace vocazione a delinquere) e che una riforma della giustizia si impone?

Ha ragione Calderoli. Prima il federalismo -coinvolgendo, se possibile il Pd- poi, con tutta calma, il resto.

Dovremmo esserci abituati a non avere giustizia in questo paese. E' uno stato di cronicità che dura da quarant'anni e i primi beneficiari sono stati gli imputati eccellenti che ottenevano palate e vagonate di sabbia sulle inchieste che li riguardavano da parte dei vecchi parrucconi di obbedienze democristiane che dirigevano i famigerati' porti delle nebbie', te li ricordi quei fatti e quegli eventi?

Poi venne Tangentopoli e un parte del popolo bue applaudì i magistrati coraggiosi, ma durò poco.

Prese il sopravvento la folla dei beoti, quelli degli applausi ai Barabba danarosi, quelli delle 'maggioranze silenziose' che -non appena gli metti a disposizione un forum qualunque, diventano queruli rompicoglioni capaci di postare solo le loro stupide idiosincrasie contro la sinistra.

E siamo all'oggi.

Certo che una riforma della giustizia ci vuole, ma gliela fai fare proprio a un Berlusconi e compagnia assoldata? Sicuro che ne uscirà qualcosa di decente, qualcosa di più nobile di un sistema giudiziario da repubblica delle banane? Il Barabba dei barabbi che riforma la giustizia! Roba da: 'la sai l'ultima?'

Da tenersi la pancia, caro Fire, da scompisciarsi dalle risate - se non fosse tutto tragicamente vero, tutto tragicamente italiota.

Perfino i militari birmani, se gli appaltassero la redazione di un disegno di legge ad hoc sulla giustizia italiana, farebbero meglio, credimi.

martedì 15 luglio 2008

dell'intelligere ed opporsi

Fire, la tua intelligenza ha un limite che, secondo me, sei in grado di superare - a differenza degli altri destri 'di là'.

Il limite è quello di cercare di demolire le persone a legnate per affermare il concetto basico delle tue argomentazioni.

Non hai bisogno di dire peste e corna di Fo o di altri che 'percepisci' come 'nemici'. Non è necessario.

Non cambia una virgola dello stato delle italiche cose pestare alla cieca sul passato di simpatie fasciste del bravo Fo.

E' come sputare su Gunther Grass e dire che è una merda di uomo o di romanziere perchè la sua storia giovanile è stata segnata dal nazismo e dalle tragiche conseguenze di appartenenza di vita che ciò ha comportato.

Questo genere di cose lascialo fare agli Homine habilis e ai Vandali e/o Longobardi prima della loro redenzione e assimilazione nel Codex Iustinianum.

Tu sei capace di ben altro, Geibi, hai fantasia e intelletto.

Lasciati alle spalle la sciocca acrimonia verso le persone e valuta, piuttosto, le conseguenze di una diversa 'democrazia' e/o 'dictablanda' quale sta impostando il tuo Campione di denari, - quali le ricadute future, quali il senso del convivere e l'eventuale ricorso alle armi (perchè, quando le armi della critica si spuntano, lo sai, si ricorre necessariamente alla critica delle armi, come già è accaduto in questo paese).

E' su questo genere di dialogo che mi piace incrociare i ferri con te, non con l'invettiva e il sarcasmo spuntati da una faziosità che ci è arcinota e ci oppone.

E perchè mai ti vorrei bene e ti sentirei affine, se no?

Abbraccione (attento al mio coltello nascosto tra le dita!).

ma pensi, Contessa...


Contessa,

si è spiegata benissimo.

Ma temo che il rispetto delle forme del dire oggi faccia a pugni -pugni duri, uppercut e diretti al mento-colle necessarie cose da dirsi e da farsi per arginare la fetida ondata marrone che rischia di travolgerci più di quanto abbia fatto fin qui.

Da Tangentopoli a seguire, in Italia abbiamo il terreno politico e sociale più fertile dell'universo, tanta è stata la concimazione. Il dramma è che non crescono fiori, bensì strani frutti rigonfi che quando li apri olezzano dell'uguale fetore del concime con cui è stato concimato il terreno. Da lasciarci pascolare i maiali.

Le trascrivo il pezzo centrale della lettera di Travaglio per sottolinearle il mio perfetto accordo con quanto egli espone:

'Come mai allora questa percezione non è emersa, nemmeno nei commenti delle persone più vicine, come per esempio te e Furio? Io temo che viviamo tutti nel Truman Show inaugurato 15 anni fa da Al Tappone, che ci ha imposto paletti (anche mentali) sempre più assurdi e ci ha costretti, senza nemmeno rendercene conto, a rinunciare ogni giorno a un pezzettino della nostra libertà. Per cui oggi troviamo eccessivo, o addirittura intollerabile, ciò che qualche anno fa era normale e lo è tuttora nel resto del mondo libero (dove tra l’altro, a parte lo Zimbabwe, non c’è nulla di simile al governo Al Tappone). In Italia l’elenco delle cose che non si possono dire si allunga di giorno in giorno. Negli Stati Uniti, qualche anno fa, uscì senz’alcuno scandalo un libro di Michael Moore dal titolo “Stupid White Man” (pubblicato in Italia da Mondadori…), tutto dedicato alle non eccelse qualità intellettive del presidente Bush. Da dieci anni l’ex presidente Clinton non riesce a uscire da quella che è stata chiamata la “sala orale”. In Francia, la tv pubblica ha trasmesso un programma satirico in cui un attore, parodiando il film “Pulp Fiction” in “Peuple fiction”, irrompe nello studio del presidente Chirac, lo processa sommariamente per le sue innumerevoli menzogne, e poi lo fredda col mitra. A nessuno è mai venuto in mente di parlare di “antibushismo”, di “anticlintonismo”, di “antichirachismo”, di “insulti alla Casa Bianca” o di “vilipendio all’Eliseo”. Tanto più alta è la poltrona su cui siede il politico, tanto più ampio è il diritto di critica e di satira e anche di attacco personale.'

Questo per dirLe che la satira - fin dai tempi dei buffoni alla corte dei re- è terreno di piena libertà convenuta e necessaria ed ogni restrizione e/o distinguo pelosi altro non dicono se non la cattiva coscienza di coloro che sono bersaglio delle frecciate e delle carezze fatte con la carta vetrata a grana grossa -com'è tradizione della vera satira, quella che fa male.

Si ascolti le ragioni di Dario Fo dette nel video che troverà sul sito di Micromega. Meglio non si può dire a proposito della 'satira insultante' - a meno che non si voglia dir niente o fare carezzuole lievi che è quanto vogliono i servi di corte di sua maestà Berlusconi-il-Breve.

O il 'politicamente corretto' oggi vogliamo imporlo anche alle piazze dell'opposizione - giusto mentre è in atto il più spaventoso tentativo di scardinamento istituzionale mai tentato dal dopoguerra?

A la guerre comme à la guerre, ma chère.

Le piazze di destra, ch'io sappia, non sono così pudiche e politicamente corrette come vorrebbero lorsignori che fossero le nostre e durante il breve governo di Prodi di cose turche ne abbiamo ascoltate a iosa e fino al rovesciamento dello stomaco da parte degli evasori notori e recidivi e dei pirlotti che gli vanno dietro che -come ridicole mosche cocchiere- vanno scrivendo nei forum di destra che loro 'parlano di politica'. Maddechè, aho!?

Il fatto è, cara Contessa, che ci hanno espropriato anche dell'unico terreno che ci apparteneva, la satira, appunto.

Perchè la fanno loro, tutti i santi giorni che Dio manda in terra e l'unica vera satira che ci è dato di osservare è quella dei blob: satira iperrealistica, - la pura riproposizione di quanto è avvenuto il giorno prima.

Oggi dovremmo attrezzare i cannoni e i mortai da 120, cara Contessa, non proporci di indossare i guanti bianchi e preoccuparci se le odierne Pompadour ne escono santificate di riflesso da una seduta di satira. Non sono i suoi difensori di ufficio il nostro 'target' di riferimento.

Abbiamo un'altra sensibilità noi, un'altra cultura istituzionale -le mille miglia diversa dalla loro: quelli degli avvocati di fiducia chiamati a fare le leggi per il Padrone di denari, quelli delle veline elette alle Pari Opportunità. Crede che l'abbiano capita la bestialità, l'insulto a viso aperto e impunità annessa fatto a tutte le donne?

Chi lo capisce sta da una parte sola e chiara: contro il mille volte maledetto Caimano e le spaventevoli schifezze di lotta e di governo che propina ai suoi pifferati e maggiordomi e vari sostenitori dell'Uomo della Provvidenza.

Non mi preoccupo più di quanti siamo e dove siamo.

Siamo dove ci ha portato Lui, il Malnato, e da queste trincee dove siamo confinati è necessario sparare ad alzo zero e fuoco a volontà.

La democrazia che vogliamo difendere è altra cosa dal peana ributtante dei soldati che si sono messi in fila dietro al Cavaliere Nero-Unto dal Signore.

Usciti dal Ventennio dei nonni e dei padri ci credevamo vaccinati, ma la memoria delle generazioni è davvero fragile cosa se siamo tornati a combattere una tal guerra.

'Noi che volevamo apprestare il terreno alla gentilezza/ noi non si potè essere gentili...'

Buona giornata, cara, e non dimentico la rosa.

domenica 13 luglio 2008

il tempo dei dialoghi e il tempo dei silenzi


Nessuno sa dire con certezza cosa accadde quel 9 luglio del 2008.
Si sa che l'aria era intrisa di elettricità, che temporali a cascata erano annunciati dal Centro di previsione meteorologica di Melegnate, ma come tutta questa elettricità diventasse improvvisa inimicizia e poi dramma della solitudine di ognuno e tutti non è dato di sapere.
Non ancora almeno.
Oggi che un silenzio irreale avvolge tutta la blogo/forumsfera conosciuta possiamo tentare una prima ricostruzione dei fatti e degli avvenimenti, desumendoli dagli Archivi.
Il forum degli Eletti si spense all'improvviso -con una inusitata apparizione inscritta in colore bluette sui video dell'intera galassia che annunciava una sua futura ristrutturazione.
Nessuno ci credette, in verità, e quel colore bluette suonò d'un subito a lutto negli occhi degli attenti lettori.
Doppiofuoco fu il primo ad accorrere al capezzale – per quanto gli fu possibile, dato che la pargoletta mano della figliola aveva largheggiato nel cancellare gli indirizzi in agenda scompaginando il lavoro di anni del padre.
Mandò avvisi ai naviganti per l'intero sistema solare e perfino ai confini della galassia (evitando accuratamente l'attrazione gravitazionale di un buco nero segnalato in prossimità di una stella dal nome più simile a un chinotto che a un corpo stellare).
Gli risposero da Trafalmadore -il pianeta più simile alla Terra e gemellato con essa- che niente di anomalo era stato registrato proveniente dal pianeta amico.
Turbolenze qua e là, qualche scomparsa di nick seguito da singhiozzi astrali e poi un'improvvisa recrudescenza di cloni interstellari, ma niente di che, ordinaria amministrazione, mandarono a dire.
Il fatto è che quei forum davano fastidio a molti ormai e il forum degli Eletti, il più fragile ed esposto ai venti di improvvise turbolenze politico-istituzionali, fu il primo a pagarne le conseguenze.
Si disse che tutto nascesse da storiche inimicizie – che un ragazzotto toscano di scarso profilo e vocato alla rissa virtuale e a un protagonismo succedaneo ce l'avesse messa tutta per seminare zizzania e provocare sconquasso, ma gli storici convengono che un tale miserrimo accidente non potesse contenere la virulenza dell'Ebola che stroncò il forum e lo portò alla tomba.
Poi, fu tutto un convergere di situazioni a cascata: la rivalità di un forum periferico denso di figure patibolari, la concorrenza di forum più aggressivi situati in prossimità delle Madonie, l'estate afosa che affannava gli animi, fatto sta che di quel magnifico forum di effimere intelligenze lunari non si sentì più parlare e la blogoforumsfera assunse l'attuale assetto triste e scipito che conosciamo e che ci rattrista.
Dicono gli esperti di Trafalmadore che tempeste solari sono attese nell'anno del Dragone, che Grandi Eventi si attendono sul pianeta Terra e anche qualche divertente scherzo del Destino -come quella buccia di banana su cui scivolerà un Tale battendo la testa e che darà forma nuova politica e sociale a un paese di cui così ben si diceva in Europa fino ad inizio '900.
L'anno dei Topi e delle Rane (con relativa Batracomiomachia) che ci lasciamo alle spalle lo salutiamo senza mestizie, però con sincera nostalgia di belle persone che sappiamo ancora aggirarsi da qualche parte nella blogoforumsfera, senza aver più la voglia di emergere e farsi riconoscere.
A volte ritornano, si diceva un tempo. Sarà vero?

il peana dei combattenti


Non ti riesce di controllare le tue idiosincrasie, vero Geibi?

Chi si oppone al vostro Campione, a tuo dire è un 'ometto' con gli occhi bassi, vigliacco, (Di Pietro) etc, etc, - secondo il più frusto copione dei destri patibolari che se la cantano tra di loro e se la menano tra i banchi dell'osteria con gran lazzi e risate solidali.

Del merito delle questioni che vi si sottopongono niente, svicolate, parlate d'altro e d'altri. Della moralità della cosa pubblica e degli uomini e donne pubblici che a quella moralità dovrebbero attenersi come a un Vangelo, a un simbolo sacrale, ve ne fatte un baffo e lo torcete con sublime indifferenza, del tutto impermeabili alle ragioni di una moralità privata e pubblica.

Erodoto vi descriverebbe meglio di me; parlerebbe di voi come di '...un popolo alieno come nessun'altro dalle virtù civiche del ben operare e nell'interesse della collettività. Lo conduce in battaglia un condottiero ridevole e ridicolo, che sprezza ogni cosa non gli appartenga e presso quel popolo non vi è idea di giustizia, nè nomina di giudici. La giustizia è amministrata direttamente dal sovrano con somma noia e discrezione assoluta.'

Ascoltate beati le usuali tiritere berlusconiane sulla italica giustizia assassina e complottarda senza un filino di dubbio che vi tormenti la coscienza -perfetti soldati schierati a battaglia per proteggere il Peggiore/Migliore, lo specchio delle vostre cattive coscienze di rivoltosi anti tasse e anti spesa pubblica e spesa sociale da sempre.

Ci rimproverate le invettive salutari della piazza dell'opposizione e passate sopra con tranquilla coscienza ai tre lustri di invettive a pagamento inaugurate dal re di denari sulle sue televisioni - con l'ammiraglia della flotta maldicente affidata a Vittorio Sgarbi che, subito dopo il tg5, abbaiava come un botolo ringhioso contro i giudici comunisti e la giustizia rossa.

Il vostro Campione ci definisce 'coglioni' e 'odiatori' e dice di chi entra in magistratura che non ci stanno con la testa, sono dei matti, e voi vi indignate se non vi si porge l'altra guancia e vi si risponde a tono e si rimandano gli insulti al/i mittente/i con tanta più grazia e intelligenza sulle cose?

Ma Santa Pazienza! Ci siete o ci fate?Vi siete montati la testa come il vostro Pifferaio o cosa?

Così - col continuo gridare belluinità da osteria fuori da ogni video e foglio di giornale familiare (con firme illustri comprate con i famosi trenta denari) - si è fatto breccia nelle deboli coscienze e cervelli fragili di un popolo già vocato all'applauso codino dei Barabba di ogni risma.

Dalla dicci di Tangentopoli a Forza Italia, passando per i socialisti di Craxi e i suoi decreti salva-retequatttro in cambio delle provviste segrete a fini di tangenti.

Così si è arrivati a trasformare la menzogna berlusconiana più turpe e feroce in 'verità gridata'. Verità non in quanto rispondente ai fatti e alle cose, bensì in quanto gridata, - come negli stadi, come nei peana lanciati dai combattenti eccitati e drogati prima della battaglia sanguinosa.

Da Berlusconi ci salvi Iddio, cari i miei destri, perchè con questo popolo a cui mi fregio di non appartenere non si va da nessuna parte se non dritti nel baratro della fiaba del Magico Pifferaio.

Buona domenica, caro.

sabato 12 luglio 2008

nel caso vi fosse sfuggito....




POLITICA
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La Carfagna chieda un giurì
di FRANCESCO MERLO

Stiamo assistendo al tracciato di un destino drammatico che ci piacerebbe interrompere, un destino inedito in Italia.

Al ristorante, in un museo, in qualsiasi occasione pubblica, nel bel mezzo di una cerimonia istituzionale, all'estero, nel fuoco di una polemica, in ogni sguardo distratto, e anche nell'intimità dei suoi affetti, il ministro Mara Carfagna sarà sempre e comunque minacciata dalla calunnia che lei stessa ha giustamente definito "la schifezza"; inchiodata a quelle chiacchierate intercettazioni dove ormai fermenta la verità.

Una ministra della Repubblica italiana ha il diritto di essere bella, di non essere spiata attraverso il buco della serratura, di avere una vita privata articolata, tormentata e trasgressiva anche con chi non piace a noi. Sicuramente non bisognerebbe permettere che venga insultata da tutta l'Italia, anche da destra, visto che persino i suoi compagni di partito la "elevano" - con sordidezza improvvida, goffa e, speriamo, non voluta - a prima cortigiana del Reame. Nulla infatti è più squallido dell'offesa orientata sessualmente, delle metafore di genere, ma soprattutto della trivialità dei sorrisetti e degli ammiccamenti degli amici dai quali "ci guardi Dio".

Valuti, per esempio, il ministro Mara Carfagna, le esternazioni "solidali" delle sue colleghe di area (una per tutte: "un po' di castità in più di questi tempi non guasterebbe") . E legga gli articoli che i fedeli giornali della destra le stanno dedicando per difendere in lei - citiamo testualmente - "il regime della seduzione fondato sulla gnoccherria" "la fell... al potere", "l'uso del Viagra e il disuso di Habermas". Chiunque capisce che, indipendentemente dai fatti ormai documentabili solo nelle famose intercettazioni, è proprio qui che si dà per certo, esaltandolo come modernità e addirittura "come civiltà marcusiana", che "Berlusconi è un apprezzatore, seppure settantatreenne, dei piaceri di una magnifica ragazza che fa parte della squadra di governo". Eccola dunque finita - "la magnifica ragazza" - tra i due fuochi, il nemico (scontato) e l'amico (imprevisto), che sempre convergono quando un intero paese si accanisce contro una donna della quale si sospetta e si denuncia il possesso di una sola virtù, quella estetico-sessuale che la degraderebbe a Favorita, ministro per meriti sessuali, ministro in cambio di prestazioni sessuali.

Non c'è dubbio che il ministro Carfagna è bella, di una bellezza moderna e dunque, fra i tanti pesantissimi scandali del governo Berlusconi, non ci sembrò uno scandalo che la sua bellezza fosse riconosciuta e premiata come valore. Ovviamente sapevamo di non essere in presenza di una nuova Nilde Jotti o di una Levi Montalcini o di una Yourcenar. Ma fra tanti brutti ceffi di stallieri spacciati per ministri competenti ci metteva di buonumore l'idea che un soffio di grazia potesse alimentare le Pari Opportunità.

E invece oggi la si accusa - e la si difende sino alla teorizzazione di una nuova era politico istituzionale - di Impari Opportunità, di oltraggio oltre che alla Repubblica all'idea stessa di Pari Opportunità, di cicisbeismo femminile, di essere stata appunto scelta perché è la Favorita di talamo. Diciamo la verità: quel che ci si aspetta è che sia lei a svincolarsi dalla morbosità dei guardoni d'Italia e dunque a liberarsi per liberarci tutti: i viziosi sessuomani, gli amici-nemici, i nemici-amici, le invidiose, le santarelline, i lapidatori, i professionisti dell'indignazione... Dunque la Carfagna quereli pure, se le pare giusto. E si batta contro la violazione della privacy. E stia in prima linea contro l'uso canagliesco e ricattatorio delle intercettazioni. Ma, su un punto, se ama se stessa, se ama l'Italia, se ama le Istituzioni delle quali ormai fa parte, il ministro Mara Carfagna non può più transigere: deve essere lei a battere i pugni in Consiglio dei ministri, in televisione, sui giornali, per chiedere la pubblicazione di quelle parti delle intercettazioni che la riguardano. Solo la divulgazione di quegli 'aforismì telefonici può smontare l'infamia della quale si dice vittima.
La nostra lunga "spy-storia" ha convinto gli italiani che siamo il paese nel quale si distruggono solo le prove. D'altra parte il nulla non si annulla. E una cosa è essere assolti per insufficienza di prove e un'altra cosa è essere assolti per distruzione di prove. Perciò in Italia, alla fine, più si distrugge e più si costruisce la prova. Ecco perché, al punto in cui siamo, alla Carfagna non rimane che porre appunto l'esibizione della prova come condizione della propria permanenza al governo.

Siamo tutti felicemente circondati da sorelle, figlie, amiche, colleghe, insomma da donne che hanno (e praticano) la loro sessualità. Nessuna persona normale, incontrandole al lavoro o davanti al frigorifero di casa, al bar o sul treno, le associa alle loro pratiche sessuali, presenti, passate e future. Per questa "magnifica ragazza" sarà invece normale venire inchiodata al presunto, preprovato sudiciume istituzionale che è la sola cosa che scandalizza anche noi, la sola vergogna che ci parrebbe irredimibile, l'avere cioè ottenuto un ministero come 'dono del mattino', come il "Morgensgabe" del signorotto medievale: tu mi dai in dote la tua avvenenza e io in controdote, al risveglio, ti faccio scegliere nel mazzo dei ministeri, ti do un pezzo della Repubblica Italiana. La ministra Carfagna chieda dunque un Giurì che esamini quei nastri. Sia irremovibile nel pretendere che sia pubblicato l'impubblicabile.

(11 luglio 2008)

giovedì 10 luglio 2008

il regno che non è di questo mondo


Io lo so perché Cristo disse che il suo Regno non era di questo mondo.
Perché percorreva le vie del tempo in avanti e all'indietro e quando Gli capitò di fermarsi nell'Italia malata del luglio 2008 Gli caddero le braccia e meditò di dire quel che poi disse a chiare lettere ai suoi Apostoli perché lo tramandassero come suo Vangelo.
Il mio regno non è di questo mondo perché questo non è il mondo che riesce a mostrare un senso compiuto e intelligibile di sé. Via via! fuoco e lapilli come con Sodoma e Gomorra; meglio il fuoco e le ceneri per quei peccatori impenitenti e dimenticare la loro esistenza sulla crosta del pianeta.
Guardatevi i blob delle ultime settimane su rai3 e ditemi se ciò che vedete appartiene a un paese passabilmente normale -includendo nel termine 'normalità' anche malattie gravi, infezioni virali di una certa importanza e schizofrenie e paranoie, ma guaribili, vivaddio! che ancora ci lasciano sperare.
Questo paese è andato infinitamente oltre ad ogni malattia conosciuta: è in preda ai sussulti dell'Ebola, ha i giorni contati ed emorragie terribili al suo interno se lo mangiano senza più speranza. E ha premiato a capo di governo uno che è l'espressione dell'assoluta malvagità e bassezza degli agire umani.
Dalla bocca di quel Tale escono fetidissime flatulenze: paragona persone e frasi indignate di quelle persone che gli si oppongono alla spazzatura di Napoli. Non sa che sia la dignità delle persone, il retto agire, il rispetto degli altri e, conseguentemente, delle istituzioni delle Repubblica - che degli altri, di tutti, sono, dovrebbero essere la garanzia di una convivenza possibile.
Tira dritto per la sua strada, una strada infernale, confortato dalla ola di popolo che il fido scudiero Rotondi sintetizza a suo modo colla bonomia ebete che si legge nel replay televisivo: 'gli italiani sono come Lui, al telefono dicono le stesse schifezze, le parolacce, le porcate, ma poi vanno a messa con i bambini....'
Luce! Fate luce! argh! gasp! aria! qui si soffoca.

mercoledì 9 luglio 2008

nondam natura est

Non è matura. Non sarà matura neanche fra un mese o un anno.
E al punto in cui siamo il dubbio si fa certezza. Non ci arrivano proprio, poverini. Manca l'acume. Nudo e crudo. E, detto al fin della vicenda, io tocco.
Non ce la fanno proprio a capire che fare ministra delle pari opportunità una con quel curriculum e con il sospetto-certezza che il posto al governo é un premio alla condotta per esibiti e dimostrati meriti particolari sia un insulto al senso stesso delle 'pari opportunità' delle donne.
Dovrebbe esserci una rivolta corale delle donne -tutte, escluse quelle che hanno già scritto il loro 'de bello fallico' da mo' o hanno intenzione di iniziarlo a breve perché convinte che altra strada non vi è per le donne se non l'asservimento al potere maschile e il conseguente vendersi dei corpi.
E' una storia così vecchia e così avvilente che non dovrebbe essere necessario riepilogarla ogni volta che un altro episodio di ordinaria schifezza morale compare sulla cronaca sociale o politica.

Ricordo la mia professoressa di italiano, all'Ipa di Abano Terme, che mi stupì, (avevo quindici anni) dicendomi di condividere un pensiero icastico di Camillo Sbarbaro che, nella sostanza, avvicinava il mestiere di una moglie mantenuta dal marito e consenziente a quello stato a una donna perduta.
Altri tempi, altre considerazioni sul senso dell'essere donna in una società matura, d'accordo, e d'accordo anche sul fatto che la storia procede col passo del gambero: un passo avanti e due indietro, ma la Carfagna alle 'pari opportunità' è speculare a una donna velata di un paese arabo immaginario fatta ministra del 'progresso civile' -col resto del governo di soli maschi che se la ride di sottecchi o apertamente, battendosi le palme sulle cosce dal gran scompisciarsi delle risate.
Questi poveri cristi di destri non ce la fanno proprio a capire lo sfregio di una tal nomina; ci campano con considerazioni e frasi da caserma, crasse e turpi, con pacche sulle spalle e omaggi a chi 'ce l'ha duro' : tanto, uno così al governo della repubblica, uno che fa parlamentari i suoi avvocati per le arcinote ragioni che altro poteva fare di diverso e migliore dal nominare una compagna di merende televisive e altro ministra delle 'pari opportunità'?
Se anche si abbassasse i pantaloni al g8 per la gioia dei telecronisti -dicendo poi a reti unificate che lo ha fatto per farci sorridere e stare di buon umore - credete voi che non gli farebbero la ola?

l'effetto cappuccio dei forum


C'è una tale, una persona che mi intriga parecchio - vuoi per il suo buffo nick fiabesco, vuoi per il suo essere qualcosa di prossimo a una crocerossina dell'Esercito della Salvezza - che scrive in una sua 're' (in un forum oscuro e periferico e, soidisant, patibolare) che i forum sono una tela di ragno dove si resta impigliati virtualmente e si scrivono cose assurde a causa dell'impossibilità a guardarsi negli occhi.
Mi è venuto da pensare: e per fortuna.
'Se li conosci li eviti, se li conosci non ti uccidono' -riferito a certuni che non sanno controllare bene l'interno deviatore delle pulsioni negative che li tramutano in orrendi e temibili mr Hide della scrittura solitaria, pistoleri muniti di grosse colt che sparano a mitraglia stupidissime pallottole che gli tornano indietro e gli scoppiano addosso come nel bel film 'roger rabbit'.
Però anche il conoscerli ha il suo rovescio della medaglia.
Ti fa capire che siamo strani davvero noi esseri umani: multifaccia nella vita (e multinick nei forum) e che il gioco più divertente che amiamo fare (fin da bambini) è la maschera, il nascondimento, la rappresentazione di un altro da sé -come se quel che già gestiamo nella realtà ci annoiasse, avvilisse per il suo troppo poco: 'mamma che brutto me lo voglio cambiar'.
C'è un/a Tale, tanto per dire, che a volte si inarca nel cielo forumistico esibendo un suo buffo ego smisurato (puro stato gassoso alla fin fine) e tutti i pianetini-ini-ini a girarle intorno osannanti, attirati dalla forte gravità, tutti a omaggiare i suoi fiati gassosi che esplodono come nella periferia della nostra stella con lingue di fuoco presto spente e di effimera luce.
Fenomeno interessante, senza dubbio, che rimanda (tornando sulla Terra) alle leggi dei branchi animali, ai documentari che ci informano sui/lle dominanti e succubi e ai loro rituali sciocchi di obbedienze e ripetute offerte di sudditanza e rispetto.
Sul pianeta Trafalmadore ci studiano come negli zoo: strani esseri di cui analizzare i comportamenti difformi e - a volte, poco rispettosi delle sagge leggi degli universi che ci ospitano.

martedì 8 luglio 2008

i dialoghi contenuti in un altrove


Venezia era spumeggiante di vita stamattina. Complice un'aria assassina dal monte, perfino le folle dei beoti intruppati dietro le guide coll'ombrellino levato sembravano cosa viva e degna di uno sguardo non distratto.
Era anche giorno di lauree e se non fosse stato per le noiose e gratuite volgarità dei goliardi sempre rivolte alle zone basse del corpo anche da quei gruppi chiassosi avrebbe potuto promanare allegria, vitalità, apprezzabile gioia.
La cosa buffa di questi tempi dementi in cui ci è capitato di vivere è che molta parte dei nostri dialoghi e confronti con le persone avvengono in un altrove tutto contenuto nelle protesi-audio che serriamo(ate) compulsivamente alle orecchie girando intorno uno sguardo vacuo e assente.
Io sono della generazione delle 'baruffe chiozzotte', di gente che: 'i s'a dito paroe da ciodi, i s'a dà quatro pugni sul muso'. Gente che viveva in un'unità di tempo e di luogo come nelle buone rappresentazioni del teatro aristotelico e goldoniano.
Oggi i conflitti si 'mandano a dire', gli amori nascono e finiscono con un 'sms' e vedi gente girare per strada impazzita di rabbia che sbraita contro un tale che sta a Milano o in un ufficio al 150esimo piano di un grattacielo a Singapore e tutto ha l'apparenza di un teatro dell'assurdo.
Perfino i matti che parlavano da soli per strada sono stati riabilitati da serissimi professionisti che vedi parlare anch'essi da soli ma con gli auricolari infitti nei padiglioni. O tempora! o mores!

I vaporetti sono tornati a girare dopo il Grande Sciopero Congiunto. Una zampata sindacale foriera di tempeste prossime venture? Quelli della linea due -linea di popolo nel tratto Zattere-Giudecca- solcavano una laguna burrascosa a causa del vento e dentro le cabine si respirava il frizzante clima dell'aria di monte che pizzica le coscienze e le vite di ognuno. Sguardi accesi come ai primi freddi degli autunni, dialoghi fitti tra vecchiette armate dei carrelli della spesa.

La cosa nuova, dentro al supermercato alla Giudecca, era che gli addetti facevano un gran parlare di 'quel che mi spetta' 'quel che devo fare'. Cribbio! Stai a vedere che qui tornano in vita i famosi 'lavoratori', quelli dei 'diritti' d'antan, quelli che 'il sindacato se non si dà una mossa...'
Alla cassa mi sfugge una battuta alla 'pulp fiction', una citazione biblica e il cassiere mi guarda strano: 'ma che è scemo questo?'
Non so come, quello in fila dietro di me -una simpatica faccia da sardo- se ne esce con il governo Prodi. Forse ce l'ho scritto in faccia che non mi dispiaceva il suo agire, bensì la sua impossibilità ad agire con maggiore determinazione, ma a mia difesa accorre una vecchia signora che gli oppone il Berlusconi delle gaffe al G8 e dei 'maledetti affaracci suoi'.
Ma allora esiste, allora è viva una sinistra di sommersi, di oppositori rabbiosi e motivati!
E' vero che alla Giudecca si gioca in casa e perfino l'arbitro e i guardialinee simpatizzano a sinistra e tuttavia è di conforto sapere che ci siamo e siamo abbastanza numerosi da potergli far vedere i sorci verdi a Quello.
Non gli riuscirà di calpestare la democrazia, di imporre la sua visione populista senza colpo ferire.
Il futuro è appena cominciato e, in ogni caso, pretendiamo i tempi supplementari e i rigori.
Gli 'odiatori' della sinistra di popolo fanno corpo colla Costituzione della Repubblica e col Presidente e la Corte Costituzionale che la difendono; fanno corpo coll'idea di una giustizia giusta -per quanto sia di difficilissima e lontana attuazione.
E se non saremo gentili, se non useremo il fair play è perché, di questi tempi, tempi di caimani: 'noi che volevamo apprestare il terreno alla gentilezza / noi non si poté essere gentili.... (B.Brecht).
Scusate tanto fin d'ora.

lunedì 7 luglio 2008

chissà,trullalà,eccoci qua


L'impressione è che si sia a un punto di non ritorno -il punto in cui si armano i seguaci, le fazioni e si formano gli eserciti. Il Bossi, d'altronde, non ha mai fatto mistero di questa sua determinazione: Padania o morte, federalismo o fucili, i Nostri sono sempre pronti, siamo centomila o un milione, chissà, trullalà, eccoci qua. Italiani brava gente.
Così brava da amare alla follia il suo Campione di denari, da difenderlo con tutti i mezzi della dialettica e -poiché questi ultimi fanno difetto al cospetto di Sua E(l)rezione Berlusconi-il-Breve, - non sono mai sufficienti a descrivere la Meraviglia e L'Incanto delle sue partite-iva rivoltose per definizione e storia e portafoglio rigonfio - ecco il ricorso all'invettiva perenne e sistematica contro i maledetti detrattori, i cronici nemici di sempre, i maledetti sinistri che non capiscono che la colpa è della magistratura rossa, del complotto dei giudici comunisti pervicaci nell'indagare uno che si ostina a delinquere, corrompere, comprare tutto e tutti - com'è naturale per un Re di Denari.
Non capiscono, non vogliono capire, i maledetti comunisti, che è nella natura di un Re l'essere al di sopra delle Leggi. Lui le leggi le fa, le scrive e le promulga. Pro domo sua, ovviamente - sennò che cazzo di Re sarebbe?
Ecco, il punto è questo. Non c'è dialogo più, non c'è più base di intesa dialettica possibile.
Destri di là: facce di pietra e alabarde e spingarde puntate pronti alla carica finale, sinistri di qua: allibiti che gli amici di un tempo non ragionino più, non intendano più il senso delle parole e le frasi che prima li univano cogli 'abbraccioni' e gli 'stammi bene' in chiusura di post nei forum dell'antipolitica.
Che fine ha fatto questa magica parola e i suoi dialettici campioni del Disincanto, quelli della lotta all'arma bianca contro la Casta? E' finito tutto nelle discariche di Napoli, nei campi rom e infine tutto a puttane: Berlusconi ueberalles.
Il campione dell'Antipolitica, quella vera, quella del 'mi hanno eletto, ora comando io, faccio e disfo a piacimento' ('io sono il RE e voi nun siete un cazzo' del Belli) ha giustamente messo a tacere le Anime Belle che ora, in un angolo, si leccano le ferite e assistono allibiti alla fine di tutto: a ciò che resta di una democrazia delle regole condivise, dei galatei istituzionali e del rispetto delle leggi fondative.
Pietà l'è morta.
Manca solo il passaparola finale e le croci con la pittura rossa sulle porte di notte e all'alba si darà il via alla Mattanza. L'hanno fatto a Parigi nella famigerata notte di San Bartolomeo contro i probi e morigerati protestanti della Riforma, l'hanno fatto in Ruanda gli Hutu contro i Tutsi.
Ci siamo, brava gente, è il nostro turno, avanti gli Eserciti. Dio, pardon, l'Unto lo vuole.

domenica 6 luglio 2008

sabato 5 luglio 2008

messaggio a reti unificate al popolo del tango


Messaggio a reti unificate al 'popolo del tango'

L'altra sera, cari compagni e compagne (lungi da me ogni attribuzione di valore 'politico' alla definizione), mi è capitato di 'stare alla finestra' di una delle tante (troppe?) milonghe che impazzano tutto lungo la nostra città.
Appeso a un obelisco, nascosto tra i molti turisti generosi di applausi (basta la città a stupirli, il resto è grasso che cola), vi ho guardato ballare sul far della sera - chiedendomi melanconico (memore di quanto mi confessava sconsolato un mio caro amico in privato qualche tempo fa ): ma ballerò mica anch'io così?
Dai troppi neofiti ci guardi iddio, che dai maestri di tango autoproclamati mi guardo io.
Capisco che siete un po' tutti 'fatti di tango' (ci si fa di qualsiasi cosa ormai perfino della musica, ahinoi, ogni umana barriera sta per essere abolita); capisco che per alcuni di voi sia un appagante modo di relazione umana e con l'altro sesso, ma mi è caro ricordarvi che l'eleganza del ballo in questione e la sua complessità esigerebbero un po' di cautela nel lanciarsi in pubblica milonga sotto gli occhi di tutti.
Ne va della rinomanza delle scuole che vi hanno tenuto a battesimo, che diamine, oltrechè della fama che siete tenuti a lassare negli anni e i secoli a venire!

Un tempo si usava dire, nelle buone famiglie che approdavano al benessere colla vespa e le rate della lavatrice e del frigo, 'non facciamoci riconoscere'.
Ecco, è questo che ho in animo di raccomandare a voi tutti: aspettate un po' prima di misurare i passi in pubblico, provate e riprovate davanti allo specchio, date un'occhiata all'insieme dei giri e degli 'ocho' che vi hanno insegnato i bravi maestri (una quantità in crescita esponenziale -se sono argentini poi!), verificate gli abbracci e le posture di ognuno e tutti: potreste accorgervi che una miglioratina si può ancora dare, che certe apparizioni lievemente anchilosate si possono evitare, che presentare il nostro aspetto migliore a chi ci guarda è una buona cosa, da raccomandarsi e da predicare erga omnes, anche se vi terrà per altri sei mesi-un anno lontano dalle milonghe (e più vicini alle scuole).
Insomma, cari i miei emuli e compagni di serate sotto alle stelle, la disciplina che abbiamo scelto è disciplina delle più serie e onerose. Esige sacrifici e studio e obbligo di frequenza – e anche qualche esame di fine corso con rilascio di diplomi non sarebbe male, salvo raccomandazione di aspettare ancora un po' prima delle agognate esibizioni.
Non vi chiedo di fare come me, che mi sono castigato per lunghi anni senza mai invitare, (pur se sollecitato e rimproverato per la mia ignavia e pavidità di pinocchietto neofita), ma un 'ninin' di esame di coscienza non guasterebbe, sapete; magari chiedete alla fidanzata o all'amica di turno di darvi un'occhiata, di aggiustarvi quella posizione di terza seguita da giro o evitate qualche 'salto' non ancora cotto a puntino.
Gioverà all'insieme dello spettacolo che offriamo e, per certo, alla vostra autostima.
Con sincero affetto.

Chiarafede/Fedechiara

in morte di un sauro


Avevo anch'io il mio piccolo 'animale domestico'. Si trattava di un piccolo sauro, una lucertola, per intenderci. Per la verità erano arrivati a sfrecciare fino a tre, un'intera famiglia. Per anni, lungo la mia terrazzuola, il mio minuscolo giardino pensile. Quanto a lungo vivono i sauri?
Si lasciavano innaffiare la mattina presto con la testolina ritta all'insù, beati della frescura dell'acqua che poi scendeva nel profondo, nell'oscurità delle zolle e sugli angoli dei vasi dove andavano a scovare i piccoli insetti di cui si nutrivano.
Una volta il più grande, il padre, suppongo, fece mostra di coraggio supremo, lasciandosi carezzare lievemente sul dorso come se di questi giganteschi essere traditori che li sovrastano ci si potesse fidare, come se fossero capaci di amore e di rispetto per le creature altre e diverse del gran mondo di cui abbiamo bloccato l'evoluzione riducendola a puro antropismo asfittico.
Ne trassi un brivido di piacere, ricordo: un contatto 'del primo tipo' con creature di una preistoria lontana.
Stamattina l'ho trovato immobile sul fondo di un vaso vuoto, la teca funeraria che si era scelto. Era più verde del solito e più gonfio.
Non parlano i sauri - o forse si e occorre avere particolari antenne per intenderne il linguaggio.
Ho provato a carezzarlo, ma mi sono fermato a un centimetro dal corpo freddo e allagato dal residuo della pioggia notturna. I morti non si toccano, sono l'altro da noi, noi che viviamo e abbiamo il peso di questo ingombrante testimone da portare avanti.
I morti si rispettano perchè sono l'altro da noi, sono il sogno di altre vite, i visitatori di una dimensione oscura che ci inquieta e spaventa. Anche gli animali hanno diritto di entrata nel regno dei morti. Nelle tombe dei faraoni hanno trovato gatti e coccodrilli e scarafaggi -nostri compagni di viaggio sul pianeta Terra, immagini degli dei misteriosi.
L'ho seppellito con una manciata di terra morbida e ho pianto, perché ogni addio di vita mi dà dolore, mi ricorda lo strazio degli abbandoni cui siamo soggetti tutti.

Pompadour e dintorni


La marcia di avvicinamento è inesorabile, manca solo la pistola fumante, ma ecco l'ipotesi farsi strada in attesa che l'intercettazione lo confermi e lo scandalo deflagri (tanto nelle menti degli italiani scafati, di destra e di sinistra e di centro, era già stata formulata): la Carfagna come la Lewinsky?
Non di sotto alla scrivania, ben s'intende, ma nel luogo deputato e con tutti i crismi del lavoro ben fatto, ecchediamine!, un posto di ministro val bene una mess...pardon! un pop corn? no! una polpett...? ma no, insomma, quella cosa lì di cui parlano infinite cronache di tutti i tempi e luoghi della terra, sotto tutte le latitudini, dalla Pompadour alla Carfagnour, appunto, passando per Ben Hur - nel senso di Ben fatto, colla professionalità del caso, (ci han messo anni per imparare, alla fin fine, e hanno scritto ciascuna il loro privato 'De bello fallico'. O no?)
Niente di che, per carità! Tutto sotto controllo, che vulite che sia! ma insomma! dopo Cicciolina deputata ci mancava proprio una ministra adeguata ai tempi nuovi di ministri competenti e 'informati dei fatti' duri e crudi.
Il fatto è che anche noi cittadini italiani vogliamo essere informati dei fatti. Vogliamo sapere tutto come per i Clinton e la loro gogna democratica in America. E chè? Siamo da meno noi? Quanto a lungo, quante volte, se distesi o in piedi o durante un convegno... insomma, ditecelo!
E' del nostro amatissimo presidente del consiglio dei ministri che si parla e della sua salute psico-fisica, che diamine! Magari sposteranno la Carfagna ai Servizi Sociali, tutto lì. Nessuno scandalo. Somos todos caballeros.
E' così che finiscono queste cose nella patria dei destri innamorati del loro Barabba.

mercoledì 2 luglio 2008

metta in conto a quel Tale

'Lasciatelo governare!' E' la perorazione ormai univoca di tutti i destri che scrivono nei forum.
Non ne possono più di veder scritto e stampato e detto in tutte le salse e con assoluta evidenza di argomenti e cronache che quel Tale che hanno eletto al più alto grado di governo della Repubblica è un fondo a perdere di aula tribunalizia, (ormai lo sanno anche i bambini. Chiedete ai pargoli in età pre-scolare chi è Berlusconi. Vi risponderanno: chi? Il Barabba di governo? Quello che come si sveglia al mattino corrompe un giudice o un dirigente Rai e manda in parlamento un suo avvocato per parargli il culo con una leggina scritta ad hoc?); è, dicevamo, un imputato cronico di cento e cento reati irranciditi per sua volontà e colpa o mandati al macero con provvedimenti ad hoc dopo la sua clamorosa 'discesa in politica'.
E chi non 'scenderebbe in politica' dopo aver constatato che la povera 'democrazia' ha un suo prezzo da mercato delle vacche, che si può comprare facile e l'Italia è piena di gente che venderebbe la madre pur di apparire sulle liste elettorali e mostrarsi poi affacciato sugli scranni di Montecitorio colle dita a V (e peccato per il sorriso da ebete)?
Quello che a questi poveri destri ormai alla frutta e al grappino proprio non va giù è l'idea che sia misconosciuta la loro fissa che 'governa chi cazzo vogliamo noi' 'se ci piace il più bullo e il più impunito che c'è in giro a voi che vi frega?' 'state la vostro posto e lasciatevi governare come piace a noi e al modo che più ci garba'.
Indubbiamente un modo serenamente 'democratico' e pacifico e rispettoso del galateo istituzionale e delle buone regole del vivere pubblico e del condividere il bene comune.
Ma i destri sono così, univoci altresì, cazzuti e furbetti come il loro campione e sempre con lo sguardo rivolto al portafoglio. Lo Stato, la cosa pubblica? E che cazzo è? Ci si mangia? 'Si? Allora mi ci butto!'
Una vignetta di qualche anno fa li disegnava col dito all'insù -come l'avatar di uno che conosco e che è fuori come sei camini e sette altane. La didascalia diceva 'facciamo tutto il cazzo che ci pare. Ma tutto eh?! Tutto, tutto, tutto...'
Gente simpatica, in fondo, bambinoni mai cresciuti a cui tutto si perdona e se qualcosa resta nel gozzo alla magistratura rossa (e che altro colore può avere?) c'è sempre il Ghedini o il Pecorella pronto a scrivere una nuova legge ad hoc -basta dire 'metta in conto a quel Tale'.

di libri e biondone


C'è una democrazia del sapere che mi incanta. Al Telecom Future Center un professore universitario intervista i cinque finalisti al Campiello e tu puoi partecipare al vario dibattere dei libri di autori nuovi ed essere informato delle storie che si (ri)propongono in questo nostro presente berlusconiano asfittico e miasmatico.
Belle signore dal decolletè assassino si affacciano sulla soglia della bella sala capitolare (parliamo di un antico convento dove campeggia un eloquente 'Silentium' sul timpano all'ingresso) e si ascoltano i riassunti dei libri in concorso e puoi incrociare sguardi curiosi e/o malandrini colle belle: sentirti un quasi-Casanova redivivo in tempi senz'altro più difficili e umbratili di quelli di lui memorabili (per suore lascive e servette e contesse in fregola perenne e stufe dei soliti cicisbei e mariti parrucconi).
Non tutte egualmente interessanti le storie proposte.
Cinzia Tani (una biondona che lèvati! Chi l'ha detto che la scrittura non possa coniugarsi colla bellezza muliebre?) propone una rilettura della guerra di Spagna che essa definisce 'la più importante di questo secolo' (testé trascorso) generoso per due guerre mondiali e sotto-guerre e guerricciole varie di bassa intensità – compresi gli esodi di massa dalle città di Pol pot e la 'rivoluzione culturale' cinese di cui ancora non si è abbastanza indagato su 'di che lacrime grondi e di che sangue' delle masse contadine.
Poco rilevanti, a mio modesto avviso, 'La zona cieca' di Chiara Gamberale – scrittrice di grande sicumera e forte motivazione, ma che mi ricorda, però, un po' il 'marito di Costanzo': quella tale che conduce una trasmissione televisiva di tranquilla infamia postmoderna nominata 'Amici' (maddechè, aho! ma chi volete infinocchiare?).
Di assoluta rilevanza europea (e mondiale, sempre a mio modestissimo avviso) il libro di Eliana Bouchard, una scrittrice 'di confine'.
Nata ai confini del Malpaese (il nostro, ahinoi!) Eliana ci propone una storia parallela all'evento che -più di ogni altro- ha segnato e segna il senso della storia europea: la 'notte di san Bartolomeo' in cui maledetti sedicenti 'cattolici' fanno mattanza all'arma bianca degli Ugonotti fedeli al verbo della Riforma di una Chiesa malata, - corrotta e corrompibile più e peggio degli attuali governanti al servizio del Padrone-di-denari.
Non è stato abbastanza detto e scritto di quella pagina di infamia europea ed universale (a differenza da quanto espresso pubblicamente da un ascoltatore saccente) se, ancora di recente, gli ambienti vaticani hanno speso il massimo della loro azione di 'lobbing' per inserire la dicitura di 'continente ispirato dal Cristianesimo' a cappello della Costituzione europea.
Quei dessi il Cristianesimo lo intendevano quale Cattolicesimo (perché storicamente dominante, ma il 'come' è ben contenuto nella mattanza programmatica di eresiarchi e scismatici).
Ma ciò che ha dominato la Storia (europea) è davvero ben lontano dal dirla una buona Storia, una Storia in cui riconoscersi e sottoscrivere.
Una Storia che non si dica 'di lacrime e sangue'.