venerdì 31 dicembre 2010

una faccia, una razza

una faccia, una razza

Usiamo a sproposito parole come 'onore' e 'coraggio' e le mettiamo al servizio di concetti storicamente relativi quali 'nazione' e 'popolo'.
Guardavo un film su raimovie ieri sera e il periodo era quello coloniale e i dragoni o lancieri dell'impero britannico andavano in Africa a sedare la rivolta di quelle popolazioni e le parole 'onore' e 'coraggio' si mutavano inopinatamente in 'sangue', 'sudore', 'ferite', 'torture' e 'morte'.
Che sono parole concrete colle quali dovremmo sempre misurarci 'in primis' lasciando all'onore un posto di seconda fila e prenderlo con le pinze e depositarlo nel comparto dell'umido per la differenziata -dati i guasti e le idiozie che un uso improprio di quel termine ha prodotto nei secoli sotto tutte le latitudini.
C'era 'onore' nelle spedizioni e battaglie dei nostri soldati in Eritrea? Sottomettere un popolo, espropriarlo dei suoi riconoscimenti di popolo e autodeterminazione è cosa onorevole?
Tutto l'Ottocento è trascorso sotto l'egida di parole inappropriate quale 'onore' e 'nazione eletta'.
Erano eletti i soldati tedeschi nel loro andare in guerra contro il mondo intero e annientare ogni idea di differenza e rispetto delle diversità delle nazioni occupate?
E lo siamo stati noi italiani ad accodarci a quelle truppe di insensati guerrieri – col di più dell'averci le pezze al culo militarmente parlando e tornarcene scornati dalla Grecia e dall'Albania e fare la figura dei pirla assoluti?
Andavamo per spezzare le reni alla Grecia e quelli continuavano a irriderci col dirci' una faccia una razza' e, per estensione, la faccia è quella degli uomini di ogni colore e la razza è quella umana – come rispondeva il bravo Einstein sul foglio di richiesta del visto per gli Stati Uniti d'America.

martedì 28 dicembre 2010

vite

Ci sono vite e vite, ne converrete. E converrete che alcune vite sono belle e degne di essere vissute e 'spericolate' e altre sono misteriosamente sospese, rattrappite, tetraplegiche e ti chiedi perchè e non sai rispondere perchè i conduttori di ogni vita diversa sono universi complessi e ciascuno interagisce cogli eventi della storia e col suo prossimo in modi così diversi da non potersi dare giudizi di comparabilità.

E quando si farà quell'ora, si dice che uno strano meccanismo mnemonico scatterà e, in un lampo, tutto quanto vissuto verrà riavvolto come in un nastro col 'rewind' e il dolore dello spreco delle vite in cui siamo incorsi sarà straziante – il nostro inferno ante litteram- e dolcissimo, invece, sarà il ricordo d'amore, le tenerezze, le generosità, le illuminazioni, le musiche e quelle opere dell'ingegno per le quali i posteri ci ricorderanno con gratitudine.

E penso alla mia di vita, - che non è stata male se comparata agli inferni dei presenti 'extracomunitari' ammassati nelle baracche con i letti a rotazione – e mi dico che molte altre vite possibili e forse migliori avrei potuto vivere e non ho vissuto e tuttavia non so offrirvi un perchè non l'ho fatto e ho sprecato i miei talenti e forse non erano veri talenti o forse si – chi può dirlo – forse solo quel Tale in quel di Giosafatte, che avrà il suo bel daffare a districare il grano dal loglio e dire ben fatto e ben vissuto questo e quello e spedirci giù, anime e corpi, nelle infernali fosse ipogee o su tra gli angeli e i beati di ogni tempo e luogo.

E non è detto che la vita di Berlusconi sia tutta da buttare – malgrado sia palese che dovrà passare tutti i gironi infernali a turni di un mese ciascuno per scontare la marea nera di peccati mortali commessi e impuniti e sono, invece, curioso di conoscere che sorte avrà il mio amico Marino – se è vero che gli ultimi saranno i primi – sì, proprio lui, che saluto ogni mattino con un sorriso e lo vedo frugare nei cestini delle immondizie con quel suo strano sorriso stampato in faccia che sembra ebete, ma forse è beato di quella sua vita sospesa, rattrappita in una vita da barbone, in una sua sofferenza lontana, straziante, che sarà sciolta nel rewind di tutto quanto abbiamo vissuto quando giungerà la sua ora. (segue)

lunedì 27 dicembre 2010

a natale puoi (bis)

http://www.youtube.com/watch?v=wdpnWOUilEw

venerdì 24 dicembre 2010

a natale puoi

Viviamo di suggestioni e di ossessioni. Come quella che, in questi giorni ' di feste', continua a martellarci col buonismo insensato della canzoncina fatale fuori dalle ugole delle infantili voci bianche : 'A Natale puoi.'

Ma puoi cosa!?

Ascolto la radio e, in mancanza di fogli freschi di stampa hanno preparato un riepilogo dei principali accadimenti ultimi scorsi e -dato il clima natalizio de 'anatalepuoi'- il primo che ti scodellano è il cataclisma di Haiti: un paese di miseria nera e violenze e precarietà, che seguendo gli imperscrutabili disegni divini, implode nel suo terremoto spaventosissimo e 'gli aiuti' internazionali annaspano, si incrociano sulle piste dell'aeroporto senza ben sapere a chi lasciare i doni' della solidarietà impotente e via elencando di quell'umano marasma che - per somma di cattiveria degli dei malvagi e rii- ci ha consegnato anche il colera devastante dei 2500 morti e la popolazione impazzita che dice 'untori' i caschi blu dell'onu.

Ma puoi cosa!?

E ricordo lo tsunami di qualche anno fa sotto Natale con l'onda maledetta che spazzava via tutto e tutti nella sua liquida corsa e anche lì, tutti noi occidentali che l'avevamo scampata bella, ipnotizzati davanti ai video e alle radio ad ascoltare le cronache di impotenza degli uomini e delle tecnologie di cui siamo armati, ma che non sanno ostare i lutti a migliaia delle scosse che vengono dal profondo del pianeta che ci ospita.

A Natale puoi. Ma puoi cosa, benedetto iddio?

mercoledì 22 dicembre 2010

e del cul facea trombetta

Ho staccato la maschera dal chiodo e l'ho re-indossata per andare a leggere l'Inferno di Dante ai valorosi miei coetanei che frequentano i corsi dell'Università della terza età.

E il successo è stato tale che abbiamo dovuto traslocare in un'aula più grande - e mi chiedo che abbia in sé il Dante ( e il suo canto più gettonato) per attrarre ancora così vasti uditorii.



Già, perché l'università in oggetto non è il solo luogo, in città, in cui si ascoltano professori esimi cimentarsi coll'Alighieri e ho visto gente giovane (e bella, udite, udite! non esistono solo le oche giulive) pendere dalle labbra di quei sapienti con occhi da orgasmo interiore e la nostra prof non si fa scrupolo di parlarci dell'abilità dell'Alighieri nel costruire scene degne di un fumetto postmoderno - e chissà quanti seguaci in più avrebbe avuto il Dorè se alle sue paludate (e bellissime) illustrazioni fosse stato applicato il 'fumetto' coi succosi dialoghi tra Virgilio e il pavido Dante e quelli tra i dannati e i diavoli coi runcigli a cui ' il cul facea trombetta'.



E si imparano un sacco di cose sull'attualità politica comparata a ri-leggere il Dante e la sua Storia di guelfi bianchi e neri e fazioni politiche contrapposte e così rabbiose l'una verso l'altra tal che quella loro guerra 'fe' l'Arbia colorata in rosso' e si esiliavano gli avversari politici -compresi i figli se maggiori di una certa età- al punto che le nostre lotte di fazione destra-sinistra ci appaiono quisquilie e pinzillacchere al confronto - e converrà adottare in futuro le invettive dantesche e la sua inveterata abitudine a conficcare gli avversari politici nella pece bollente o nel buco del c..o di Satanasso per tornare a più virili e vivaci confronti forumistici - se possibile non moderati da ragionieri canossiani in odo(feto)re di 'menomalechesilvioc'è'.



E nel ventiduesimo canto che mi appresto a leggere fra un'ora si fa menzione di maledetti 'barattieri': gente che facea baratto di onori e denari spudoratamente e per questo i diavoli Barbariccia e Alichino e Cagnazzo con le 'sanne' da cinghiale che gli escono ai lati delle labbra ne artigliano i corpi e ne staccano brani e bocconi e li appendono come nere lontre liscie di pece bollente e giocano a pescarli nel mare nero cogli uncini – e mi chiedo se in quel girone non siano destinati anche i presenti giuda Razzo e Scilipuoti e i Moffa: postmoderni barattieri che hanno venduto la loro dignità personale (ma ne hanno mai avuta una?) per i miserabili trenta denari del Barabba che è a capo dei quaranta (quaranta volte sette) ladroni.

lunedì 20 dicembre 2010

epigrammi

C'è una zona oscura della coscienza
della quale forse non si può far senza
é l'offerta di sé sul proscenio
che chiamiamo 'contesa politica'
e se li conosci personalmente
(certi politici sedicenti) li eviti
se li conosci non ti uccidono
né avviliscono l'innato pudore
di chi non compra e non si vende
per i quattro denari dei giuda
e l'albero a cui finiranno per impiccarsi
nell'orto fatale affonda le sue radici
profonde nella crisi globale.

sabato 18 dicembre 2010

cara amica, ti scrivo...

Una mia amica mi scrive:

Anch'io non sono mai stata per la lotta troppo tenera, anche perché
rischia di non essere una lotta. Però in questo clima di sbando ho
trovato molto formativa la lettera di Saviano proprio perché rivolta
agli studenti, che sono più allo sbando di noi vecchi adulti. Inoltre,
il fatto che l'abbia scritta uno a loro vicino come età è ancora più
incisivo.Infatti, sarebbe stata scontata scritta da Serra o da Eco e
non avrebbe attirato l'attenzione dei giovani. Spero proprio, invece,
che possano riflettere su quella lettera...ma dalle ultime notizie
pare non lo stiano facendo. Questo clima mi intristisce e mi preoccupa
mio caro. Baci

>> lettera di saviano ai ragazzi del movimento studentesco:
>> www.repubblica.it/scuola/2010/12/16...viano-10251124/
>
e così le rispondo:

Io, invece, condivido il detto maoista (ormai leggendario) : 'grande è la confusione sotto al cielo, la situazione, quindi, è eccellente'. Il caos degli eventi è il nostro brodo di coltura, mia carissima.

Nasciamo dal caos di incontri e matrimoni conseguenti e madre natura impiega migliaia di spermatozoi - ciascuno con un suo diverso destino in nuce, ma uno solo trafigge l'uovo fatale- ed eccoci qua, belli o brutti, intelligenti o idioti e il resto degli accadimenti della nostra vita - come ci richiama W. Allen - è 'rumore e furore che non significa nulla'.

L'ordine che tentiamo di imporre a quanto ci accade intorno- noi semidei imparaticci e ridicoli faust che mal maneggiamo alambicchi e provette- è sogno presto dimenticato nei tristi risvegli, perciò abituiamoci a galleggiare nel brodo di coltura caotico delle nostre nascite e, tutt'al più, impariamo a nuotare.

Quanto alle violenze, chi sono i mitici 'black bloc', terrore dei poliziotti male addestrati a gestire l'ordine pubblico e presto preda del panico e pronti a impugnare la pistola d'ordinanza facendo il loro gioco di farci scappare il morto'? Leggendari guerrieri internazionalisti? Professionisti della distruzione, angeli neri del nostro scontento?

O invenzioni mediatiche e/o dei funzionari di polizia create ad arte per giustificare le contro-violenze di coloro che mai hanno imparato a gestire 'democraticamente' l'ordine pubblico e calpestano con rabbia e disprezzo i corpi dei ragazzi a terra? Avremmo bisogno di un bravo giornalista capace di approfondite inchieste per rispondere o di uno scrittore che ci disegnasse il ritratto di un black bloc metropolitano e ce lo rendesse umano e ce lo faccia riconoscere - come fece Bacchelli con Bakunin e gli altri anarchici.

In mancanza di bravi scrittori e giornalisti accontentiamoci di sapere che la violenza può essere creativa - in certuni contesti - e sa generare dei contro-accadimenti capaci di modificare un quadro politico già precario e corrotto di suo.
Non dimentichiamo che in antico si divinizzavano figure come Marte, o la dea Kali, tanto era il rispetto e il timore che incuteva la violenza nel suo annunciarsi e dispiegarsi.
Perciò mettiamola così: 'il futuro è nelle mani degli dei'. La situazione è, quindi, eccellente.
Un bacio.

giovedì 16 dicembre 2010

cercasi rivoluzionari disperatamente

Dobbiamo rassegnarci a osservare il buco nero delle democrazie come studiosi impotenti a intervenire nel processo di de-generazione e fermarlo e riavviarlo nel suo originario progetto nobile di 'governo di popolo' e istituzioni di garanzia che lo veicolano sugli appositi binari.

Quanto sta avvenendo in Italia e altrove al livello dei governi che non governano e delle piazze che rumoreggiano ed esplodono ci racconta di 'comitati di affari' che gestiscono impunemente i loro maneggi truffaldini a danno di una democrazia che dovrebbe essere regolata ed equilibrata nei suoi pesi e contrappesi e di ceti sociali impoveriti e privi di futuro incapaci di esprimere un progetto rivoluzionario – e le piazze si riempiono, è ben vero, ma le fantasiose invenzioni dell'andare sui tetti e sulle gru ad esibire e dare risalto mediatico alle proteste appaiono spettacolo privo di un finale degno del dramma che si rappresenta.

Ben diversamente avveniva nella seconda metà dell'Ottocento, - secolo di incubazioni rivoluzionarie e sommovimenti di popolo guidati e sapientemente organizzati da gruppi di intellettuali che fornivano la testa e progetti e obbiettivi e idealità a quei corpi di folle altrimenti incapaci di marciare contro il 'palazzo d'inverno' e gridare 'tutto il potere ai soviet' pensandoli quali luoghi di una futura giustizia sociale.

E' il trionfo della rabbia quello che osserviamo muoversi confuso dentro al buco nero delle sedicenti 'democrazie' dei comitati d'affari e produce solo rumore e clamore ma non un solo progetto di 'attacco al cuore dello stato' come avvenne per le nostre brigate rosse – e sbagliarono la diagnosi e la prognosi di conseguenza e scontarono un isolamento che le condusse a sconfitta e furono gli ultimi 'eroi' di una rivoluzione impossibile e tuttavia pensata al modo dell'Ottocento e non a caso i riferimenti ideali erano Marx ed Engels e Lenin e Mao tse tung e i manuali di riferimento erano quelli dei rivoluzionari russi vittoriosi.

Ma l'acqua della Storia è passata sotto i ponti inesorabile e il crollo dei comunismi e le cattive prove che hanno dato di sé hanno sfiduciato tutti gli epigoni che si sono provati a resuscitarlo dalle sue ceneri pensandolo araba fenice e oggi osserviamo le rivolte sulle piazze condotte per mano da un ectoplasma che chiamiamo 'rabbia', ma non porta da nessuna parte e, di certo, la soluzione non è quella interna al 'palazzo' con un terzo polo che fa la sua incerta apparizione sull'orizzonte della democrazia possibile futura, ma è solo il fronte (vecchio e ridicolo nei suoi noti esponenti maneggioni da sempre) di altri e diversi 'comitati d'affari' – sicuramente meno osceni ed arraffoni e criminali di quelli odierni del berlusconismo in agonia e tuttavia 'comitati d'affari' che nulla hanno a che spartire con un sincero ed equilibrato sentire democratico capace di redistribuire equamente la ricchezza e garantire un futuro di sviluppo economico.

Cercasi rivoluzionari (aggiornati) disperatamente o, in alternativa, un credibile e forte 'nuovo progetto democratico' capace di fermare la distruttiva rotazione gravitazionale del buco nero in cui siamo andati a finire.

martedì 14 dicembre 2010

lunedì 13 dicembre 2010

viaggi tra cieli e terre

in-canti (viaggi tra cieli e terre)


Sono giornate straordinarie per questa città. Bella nella sua solitudine improvvisa e imprevista e, dopo la pioggia che ha cacciato i turisti, cieli tiepoleschi e cirri rosa al tramonto stagliati sul più bell'azzurro - e un nitore di luci grigio-perla sulle cupole delle chiese e bianche e crema sui merletti dei rosoni e delle trifore dei palazzi e le facce dei santi e degli angeli corrose dal tempo che mi ricordano i tempi infantili dove la memoria non rintraccia gli orrori e le brutture del presente.



E mi ritrovo ad essere veneziano nell'anima e negli affetti anche solo per questi sprazzi e visioni di cieli tersi e nuvole pittoricamente disposte ad arte e gloria dello splendore della città antica e anche il viaggiare in vaporetto di là del canale della Giudecca e ritorno è epitome di un viaggiare più esteso di là dei mari e dei continenti e delle culture e avanti e indietro nel tempo scandito dal progresso e dalle tecnologie, ma fermo all'arcadia della civiltà contadina della Birmania che ho conosciuto quindici anni fa e il Laos e il Vietnam e la Cambogia appena usciti dalla guerra e dal genocidio.



E, avendo dieci minuti di attesa tra un vaporetto e l'altro, entro nella Chiesa dei Gesuati e fisso con attenzione l'affresco del Tiepolo sul soffitto e comparo i suoi cieli offuscati dal tempo e della polluzione che entra perfino nelle chiese con quelli che, all'esterno, lo hanno ispirato nella scelta della tavolozza dei colori e al ritorno verso casa mi accade di essere invitato da un amica del tango, figlia di un notissimo pittore cittadino, a osservare il dettaglio del suo lavoro di restauratrice su un trittico di Bartolomeo Vivarini ed è emozione forte vedere queste opere distese sul tavolo di lavoro e osservarne i punti di degrado e il legno marcito e i colori ripuliti dalle abili mani – e prende un batuffolo intinto nei suoi liquidi e strofina piano su una zona malamente coperta da colle nel corso di un precedente restauro ed emerge il pallore incredibile del colore originario e ti sembra un miracolo l'appartenere a questa storia e cultura cittadina ispessita sui seculi/orum delle sue arti e degli artisti, le cui vite vai a conoscere al cinema, nelle fantasiose ricostruzioni delle sceneggiature, ma osservare le dite che accarezzano delicatamente le preziose tavole e i ghirigori della barba di sant'Andrea a distanza di dieci centimetri è illuminazione maggiore di qualsiasi libro o film e ti sembra di poter scambiare un dialogo con il Vivarini medesimo per il tramite di questa donna avvezza a valutare con una sola occhiata lo stato del colore e il miracolo della sua possibile rinascita.



Venezia mia di rari incanti, che in-canto mi tessi di quando in quando...

domenica 12 dicembre 2010

ramon vuole morire

Ramon vuole morire
E' una storia piena di vita, quella di 'Mare dentro'; piena di vita e di vite: ciascuna solare, bella commovente e disperata a un tempo. Come può un film che da voce alla morte essere pieno di vita? E di amore, di partecipazione, di coraggio e di azione.



Perché bisogna agire molto per morire; bisogna darsi un gran daffare se si vuol tornare al momento in cui la morte ti aveva già ghermito, ti teneva in pugno, ma i solerti medici, la grande medicina di rianimazione e riabilitazione del ventunesimo secolo ti restituiscono miracolosamente alla 'vita'.

Ma – cessato l'effetto dell'anestesia – ti ritrovi immobile e insensibile. Non ti muovi, non deambuli, non scendi dal letto, sei spaventato, terrorizzato: non hai più la percezione del tuo corpo - che pure continua ad esserci e ad occupare le vite di chi ti ama e si prende cura di te e le loro vite si modellano sui tuoi bisogni e le tue afflizioni sono le loro e una storia strana davvero viene a costruirsi imprevista, indesiderata.



Bisogna agire molto, dicevamo, se si vuol morire. Creare i comitati, sensibilizzare le persone giuste, armare le istruttorie, ripassare i codici e le leggi, rispolverare le religioni che quelle leggi hanno influenzato, confutarne le tesi, commuovere l'opinione pubblica e porgerle tutti gli argomenti di conoscenza che possono mobilitarla e convincerla.



E solo alla fine di questo lunghissimo e penosissimo percorso c'è la finestra sulla quale ti affacci e vedi i paesaggi a volo d'uccello della vita che non hai vissuto, ma che hai immaginato, che ti ha commosso nel suo trascorrere frenetico ad onta della tua assenza, del tuo esserci solo come osservatore immobile, fisso nella costrizione del 'miracolo' che ti ha strappato alla morte.



Ma 'Mare dentro' è una storia sapiente e struggente di vita e di vite, abbiamo visto.

E c'è l'amore - per quel che vale - e qui vale molto, vale per due perché sono due le persone che la malattia condanna e una fa l'avvocato dell'altro e ne perora la causa e s'innamorano e ci chiediamo (noi spettatori) se ci si può innamorare 'in limine mortis' e la risposta è si, si può, anzi!

È uno struggimento e un 'andare a fondo' che noi persone normali ci sogniamo, quel genere di amore e la commozione raggiunge il suo diapason perché è l'abbandono e la mutilazione -ogni genere di mutilazione- che alza il volume del sentimento e ti rugge dentro come il mare – che rugge dentro al protagonista perché è nel mare che si realizzato l'incontro fatale a cui ti hanno strappato e a quel mare desideri ritornare con precisa convinzione e assoluta razionalità di propositi e di sentimenti.



E in tutta questa storia di morte desiderata non c'è un attimo di tregua amorosa, non c'è decadimento di tensione morale se non quando il protagonista duetta con un prete -tetraplegico a sua volta, ma che ha una ottusa missione da compiere: quella di convincere chiunque che la vita, la nostra vita non ci appartiene, bensì appartiene a Dio.

Dov'é Dio, gli chiedi, come governa questi strani accadimenti che ci accadono e sono pieni di confusione e dolore e rumore e furore che sembrano non significare nulla di (pre)ordinato bensì caotico?

Dialogo tra sordi e la sola cosa chiara è che la tua vita di tetraplegico tu non la vivi come vita bensì privazione di tutto quanto ti appare essenziale e desideri il buio, la fine, ma sei costretto a patteggiare, lottare, infrangere leggi prima di poter chiudere finalmente gli occhi sul dolore di ogni giorno dei 365 che ogni anno ha in dote e gli anni sono stati 26 di sorda disperazione eppure amore della vita: disperato, pieno, totale, assoluto.

E sembra una contraddizione, ma chiudere gli occhi, alla fine di quel percorso d'amore, di molti amori convergenti e solidali, non è la fine di tutto bensì un mare d'amore che si distende nella sua bonaccia. Un mare dentro.

la concezione del mercato...

...ai tempi del re di denari

Scandalo in Parlamento di MASSIMO GIANNINI

Solo nel tragicomico fumetto di Berluscopoli la doverosa e persino tardiva apertura di un'inchiesta sullo scandalo del mercato dei voti può diventare "un'ingerenza gravissima della magistratura" sull'autonomia delle Camere. Solo nella grottesca manipolazione semantica dei fatti, quotidianamente praticata dai "volonterosi carnefici" del Cavaliere, il patto scellerato tra un parlamentare dell'Idv e tre "colleghi" del Pdl (che gli offrono di passare nelle file della maggioranza in cambio dell'estinzione del suo mutuo per la casa) può diventare esercizio di "una libera dialettica parlamentare".

A tanto ci ha ridotto, il collasso dell'etica pubblica di questi anni. Siamo ai "saldi di fine legislatura". Gli operosi apparatciki del presidente del Consiglio, per consentirgli di raggiungere la fatidica "quota 316" nella conta sulla fiducia di martedì prossimo a Montecitorio, offrono alle anime perse dell'altra sponda non più solo incarichi ministeriali e poltrone di sottogoverno, ma addirittura denaro sonante. Questo, oggi, è l'ulteriore "salto di qualità" nell'indecente compravendita in corso tra i deputati: i soldi. Questo, oggi, dichiarano senza pudore pseudo dipietristi come Antonio Razzi e finti democratici come Massimo Calearo.

Il primo, in un'intervista radiofonica su Radio 24 al programma "La zanzara" del 16 settembre: "Sono stato avvicinato da cinque, tre del Pdl. Le offerte più concrete che mi hanno fatto sono state la ricandidatura e la rielezione sicura, ma questa volta in un collegio italiano. Ho comprato casa a Pescara, devo pagare ancora un mutuo da 150 mila euro. Io gli ho detto che avevo questo mutuo e loro: "Ma che problema c'è? Lo estinguiamo"...". Il secondo, in un'intervista al "Riformista" di martedì scorso: "Dai 350mila al mezzo milione di euro. E pensi che la quotazione, nei prossimi giorni, può ancora salire. Soprattutto al Senato. I prezzi, quelli per convincere un indeciso a votare la fiducia al governo, per adesso sono questi... Io sono un caso a parte... Sa cosa mi ha detto Berlusconi, quando ci siamo incontrati di recente: "Calearo, io non ho nulla da offrirle perché lei, come me, vive del suo"...".

Cos'altro sembra di scorgere, in tutto questo, se non un tentativo di corruzione (secondo l'articolo 319 del codice penale) che non ha nulla da spartire con il diritto del parlamentare di esercitare la propria funzione "senza vincolo di mandato" (secondo l'articolo 67 della Costituzione)? E di fronte a queste parole, che pesano come pietre e contengono a tutti gli effetti una possibile "notitia criminis", cos'altro deve fare una procura della Repubblica, se non aprire un'inchiesta e verificare la fondatezza delle gravissime dichiarazioni rese da questi deputati? Questo è lo scandalo. Un Parlamento, tempio sacro della democrazia rappresentativa, trasformato in un hard discount, luogo profano della politica mercificata.

Così si compie il capolavoro berlusconiano: prima la personalizzazione, poi l'"aziendalizzazione" della politica, che si riduce a una variante del marketing mentre le Camere si sviliscono in una "fabbrica" di voti. In questo orizzonte, tecnicamente a-morale e puramente economicista, tutto si può vendere e comprare. Una candidatura o un mutuo, una fiducia o una sfiducia. Perché nella logica del tycoon della televisione commerciale tutti gli uomini hanno un prezzo. Si tratta solo di individuare quello giusto, e al momento giusto.

Eppure, per i Cicchitto e i Verdini, i Bondi e gli Alfano, non è questo lo scandalo. Questa è, appunto, la "libera dialettica parlamentare". Questa è, appunto, la politica fatta di "sangue e merda", per usare una vecchia formula cara a Rino Formica ai tempi della Prima Repubblica. Non è la compravendita, che indigna questo centrodestra trasformato in appendice del cda Mediaset. Perché secondo le guardie azzurre del Cavaliere o non è vera: e dunque non c'è nulla da cercare tra le bancarelle del suk di Montecitorio. O si è sempre fatta, anche ai tempi del governo Prodi: e dunque "todos caballeros", tutti colpevoli, nessun colpevole, come da requisitoria parlamentare di Bettino Craxi all'epoca di Tangentopoli.

Il vero scandalo, per le truppe del Popolo della Libertà che si preparano alla battaglia di martedì prossimo, è ancora una volta la magistratura che indaga. Le toghe che turbano il "normale confronto" del Parlamento, alla vigilia di un voto decisivo per il futuro del governo. Anche questa, dunque, sarebbe giustizia a orologeria. Ci vuole una certa impudenza, per sostenere una tesi del genere. Proprio nel giorno in cui la Consulta annuncia il rinvio a gennaio della sentenza sulla costituzionalità del legittimo impedimento.

La verità è che questa penosa Votopoli è l'altra faccia, l'ultima, di un potere sempre più debole e disperato, e per questo sempre più temerario e velleitario. "Ora inizia il calciomercato...", dice Gianfranco Fini, commettendo un errore di metodo (perché è il presidente della Camera, e se sa qualcosa deve denunciarlo ai pm) e di merito (perché le trattative sono cominciate da un pezzo, e semmai il calciomercato sta per finire).

Tuttavia non sappiamo quanto abbia inciso la campagna acquisti del Cavaliere, proprio nelle file dei futuristi, molti dei quali si professano malpancisti. Non sappiamo quanto peseranno martedì prossimo gli anatemi del premier contro gli eventuali "traditori", che saranno "fuori per sempre dal centrodestra". Può anche darsi che l'aritmetica salvi il presidente del Consiglio. Ma se anche fosse, la politica lo ha già condannato. Non si governa un Paese instabile come l'Italia, con un paio di voti di maggioranza. Per quanto ben remunerati, restano comunque voti a perdere.
m.giannini@repubblica.it
(11 dicembre 2010)

venerdì 10 dicembre 2010

di orsi e bellezza muliebre

Sono entrato nell'era dell'Orso: quel periodo della vita in cui si è 'orsi' appunto – come mi diceva la mia amica Jacqueline con cui ho scambiato casa lo scorso ottobre e le apparivo scostante, sbrigativo, icastico ed essenziale nelle comunicazioni di servizio che precedono lo scambio.

Sono refrattario perfino alla bellezza muliebre. Per la precisione: mi infastidisce, in ispecie nella sua versione smaccatamente esibizionistica: da grandissime troie, per intenderci. Quel genere di 'bellezza' tutta provocazione sessuale e turgori ed esibizioni conseguenti la considero un dono di natura imbarazzante - e gaglioffo l'uso che se fa in questi tempi grami di veline a un tanto al chilo e Lele Mora e il suo carrozzone di prostituti/e cacciati a furor di stampa e di sindaci da Cortina d'Ampezzo e dal Lido di Venezia.

Quella cacciata e pubblica dichiarazione di non gradimento è segno che si torna ad avere il senso della dignità e della vergogna – dopo tutto il clamore sui 'lettoni di Putin', le Ruby e le Noemi-papi miserabilmente comprate direttamente dai genitori napoletani conniventi e disposti a a svenderla per l'effimera notorietà, un posto in politica e/o da velina e la 'gratitudine' e la pubblica commozione senile pelosa e schifosa del premier-puttaniere? No, temo di no.

Gli harem del Mora-eunuco e del Fede Emilio che invia i 'book' fotografici all'adorato padrone-mediaset e compagno di merende sessuali saranno sempre pieni di quella fauna umana di bell'aspetto e disposta a s-vendersi l'anima oltre al corpo per una particina televisiva, una cena foriera di favori, una discesa agli inferi della mercificazione di sè.

I prostituti e le prostitute sono in gran numero tra noi e lo rimarranno a lungo anche in futuro perché i tempi di disinquinamento delle menti dai miasmi berlusconiani e delle abominevoli televisioni commerciali saranno lunghi. 'Sei milioni di italiani che guardano il grande fratello!' grida l'aspirante-prostituto nel film 'genitori e figli' 'Siamo tutti coglioni!!?
E si ride amaro, amarissimo, al rabbioso 'Si!!' di risposta dei genitori.

Mi sono distaccato dalla bellezza, dicevo; la noto, la registro, ho nitido ricordo delle passate fascinazioni ma non la curo e non mi attizza più e perfino nel tango evito l'invito alle bellone tirate a lustro e tacco-dodici con scarpine di strass e dico agli amici di milonga: 'Vai avanti tu che mi vien da ridere.'

E ce n'è una che me l'ha giurata, una che flirtava con chiunque, perfetta oca giuliva, e mi guarda di sbieco e vorrei suggerirle di mostrare l'altro-da-sé che sembra ritornare a galla prepotente in questo scorcio di dicembre in cui registriamo l'agonia del berlusconismo - e lo schifo dei parlamentari-prostituti comprati e s-venduti esonda, deborda, tracima nelle vergognose cronache del fetore e della putrescenza berlusconiani.

E mi piacerebbe dirle (alla bellona/oca giuliva) : 'Mostraci la tua anima, oh cara, se ne hai una; mostraci i pensieri che ti modellano la mente, mostraci la tua bellezza interiore perché della bellezza dei corpi comprati e svenduti ne abbiamo piene le tasche e ne trovi a un tanto al chilo perfino nei negozi dei cinesi.

E' con l'anima sulle labbra, mia cara, che si balla il tango argentino-patrimonio dell'umanità e se hai dentro quel sentire d'anima leggera puoi anche avere il volto segnato dal tempo e le rughe a lato degli occhi, ma è un trasvolare alto che voi bellone ridicole vi sognate la notte.'

giovedì 9 dicembre 2010

i gironi infernali e le pene che ci spettano

'Grande è la confusione sotto al cielo. La situazione è, quindi, eccellente.' La ricordate?



E' una massima attribuita al grande presidente della repubblica popolare cinese Mao tse tung (preferisco la vecchia denominazione) e bene dice l'essenza del sentire 'rivoluzionario' - che nel confuso magma ribollente delle molte cose confuse e caotiche che accadono trova un eccellente 'brodo di coltura' e una via da seguire con fervida ostinazione.



Ero a una cena, ieri sera, di bella gente varia e assortita -professori, medici, funzionari di banca- e la discussione è finita per approdare alle nefandezze della politica quale osserviamo in questi mesi e giorni e la moderazione era la cifra stilistica che si tentava inutilmente di mantenere e il risultato era simile a quello dei molti 'talk shows' televisivi in cui ci si zittisce e si va sulla voce e ci si sovrappone con le opinioni che divergono rabbiose.



Che volete farci, il 'clima sociale' è questo da decenni a questa parte e la televisione è maledetta magistra vitae e chi siamo noi poveri cittadini frastornati, confusi, schifati dall'andazzo corrente per cercare di mantenere l'aplomb e sottrarci al grumo velenoso del nido di vipere che abbiamo eletto senza convinzione e potere di decidere alcunchè - e ne paghiamo il prezzo ogni giorno di delusione e rabbia e ci avviliamo e contorciamo in quest'inferno quali anime dannate costrette alla gogna di ognora ripetere le giaculatorie oscene della mala politica e riceverne gli sputi e le contumelie e le irrisioni dagli eletti superpagati e con pensioni da favola dopo solo una legislatura.



La conclusione è stata, alfine, di soprassedere e riconciliarci dopo un paio d'ore di quell'inutile 'prova d'orchestra' male in arnese e simile a quella che ci mostra Fellini nell'omonimo film e provare a ripulirci alla bene-meglio di quegli sputi che risputavamo e giaculatorie stupide che ci vengono dai telegiornali e dibattiti televisivi e delle quali ci facciamo portavoce.



Si, perché è un senso di vergogna quello che provavamo tutti, al cessare del 'dibattito', per quel nostro essere 'popolo sovrano' irriso, bistrattato e offeso dalla mala politica e dai barabba (e gli sciacalli e le iene che stanno al piede di quelli ben addestrati e nutriti di buoni bocconi) che ripropongono l'osceno fescennino sul palcoscenico scalcagnato della politica nazionale.



Ci vergognavamo del nostro essere 'pesci nella rete' e la democrazia parola vuota, dileggio di maneggioni e 'comitati d'affari' come li definiva Mario, bravo medico, pacatamente, e concordava con me che giriamo tutti vorticosamente, noi colpevoli cittadini incapaci di fermare lo scempio, dentro a questo buco nero che tutto tritura e lo sbocco è l'inferno dantesco in cui finiremo per affogare ciascuno nel girone di pertinenza a scontare le meritate pene.

mercoledì 8 dicembre 2010

rottamare (cert)i giovani

E' il caso del 'giovane' Matteo Renzi che della rottamazione del vecchio in politica ha fatto la sua bandiera, ma - udite, udite! - è andato ad Arcore, nientemeno! nella reggia del re di denari a questuare certe sue cose private - o pubbliche e per la città che governa, non fa differenza.
E la risposta alle critiche è che lui 'tratta con questo governo' dal momento che è in carica (ma è in carica? col parlamento chiuso per la 'guerra per bande' in corso da una settimana e fino al 14?)

A questi 'giovani' pretesi e pretesi 'rinnovatori' della politica giova ricordare che anche i protocolli e le 'forme' istituzionali hanno il loro peso e andare a palazzo Chigi è una cosa e recarsi nelle private regge dei sultani è altra cosa e rivela tatto e sensibilità istituzionale il saper distinguere e sottolineare quel che attiene alla 'cosa pubblica' e alla cosa privata, ciascuna nella casa di pertinenza.

E Arcore non è la 'casa degli italiani' che, invece, è palazzo Chigi - oggi abusivamente occupato da un Barabba sfascista che cura i propri interessi personali piuttosto che il 'bene del paese'.

Alla larga da certi 'giovani' pretesi e ridicolmente baldanzosi e sicuri di sè.

martedì 7 dicembre 2010

5 buoni propositi per l'anno entrante

5 buoni propositi per l'anno entrante

1 Non parlerò d'amore, non ne parlerò mai più (nota canzone). L'amore è un'infiammazione dolorosa con una breve appendice segreta di felicità di tipo masochistico. Farsi del male, è pur vero, è un agguato che ci tende quotidianamente quel maledetto grumo di neuroni che io suppongo di destra (dopo di noi solo le urne e il diluvio come 'piano B), ma nel caso dell'amore siamo alle conclamate vocazioni suicidarie e sciocche illusioni cocenti.
Film di riferimento 'Dell'amore e altre catastrofi.'
Consiglio del mese: Se ne guarisci lo eviti. Se lo conosci non ti uccide.

2 Non mi illuderò mai più che esistono 'i buoni'. Il migliore di loro è una segreta carogna pronta a vendersi a Berlusconi per un posto di sottogoverno o di velina o di consigliere provinciale (perfetta equivalenza e interscambiabilità dei tre ruoli). E il migliore dei rapporti possibile è quello che intrattieni con chiunque per le necessità della quotidiana coesistenza ma con una pistola nella tasca della giacca puntata sui coglioni dell'interlocutore.

3 Non morire entro quest'anno. Costi quel che costerà: resistere, resistere, resistere. Non foss'altro che per vedere Berlusconi rosolato all'inferno col rosmarino piantato nel culo fuori da palazzo chigi (il suo privato inferno e massima pena) e con una sentenza – delle mille che ha dribblato con la prescrizione procuratagli dal fido Ghedini e associati – finalmente passata in giudicato e permanente interdizione dai pubblici uffici.
Sogno di riferimento: Berlusconi associato alle patrie galere, ma andrà bene anche contumace ad Antigua costretto a sborsare diecimila euro al mese per evitare l'estradizione.

4 Se qualcuno in un forum ti dice che lui è per 'il dialogo' e applica 'lo spezzatino' accertati della sua identità. 90 su cento è uno di destra e tira a fregare. Poi, se approfondisci, finisci per scoprire che è un coglione emerito, un arrogante fiero del suo beato nulla, un berlusconi in sedicesimo, in trentaduesimo; in buona sostanza: una grandissima testa di cazzo (quando ce vo', ce vo').
Film di riferimento: 'Sterminateli senza alcuna pietà' oppure '300' ( E Leonida sono io, beninteso, e Mel il mio luogotenente capace di abbattere un mega rinoceronte con una lanciata in un occhio).

5 Non credere più che questo paese sia emendabile nei suoi difetti e redimibile nelle sue storiche afflizioni e compulsioni. Siamo la perfetta epitome dei vizi di un 'popolo che non è popolo', afflitti dal 'furbismo' degli accattoni, pezzenti perfino nelle ricchezze che raccattiamo e quando uno arriva al sedicesimo miliardo (delle vecchie lire) si sente autorizzato a 'scendere in campo' , dirsi 'statista' e pretendere di imporre la successione dinastica come Bossi e Berlusconi. Fanculo e auguri di buon anno nuovo.

venerdì 3 dicembre 2010

oh bu'aiola, tu mi tradisci....

Ve l'immaginavate? Che il buono, il bravo, il fraudolento (stando agli atti delle inchieste giudiziarie che lo accusano) Denis Verdini si reputasse l'emulo di Italo Balbo e pronunciasse le fatali parole 'Me ne frego!!' ?
Già il cognome Verdini, a differenza dell'altisonante Balbo nonché Italo fa venire in mente cose televisive, id est i 'sorcini' di Renato Zero, figurarsi il 'Denis' così prossimo a Denise - così 'r' moscia e francesismo di importazione e tuttavia eccolo là: mani ai fianchi e ispirazione profonda a pronunciare l'eresia piena e sonante: 'Ce ne freghiamo del Napolitano e delle sue prerogative istituzionali!'.

Intendiamoci. Non è cosa nuova in quel partito di scassa-istituzioni notori e conclamati quel 'pronunciamento' para fascista. Prima erano venute le flatulenze bossiane dei 'trecentomila fucili padani' e prima ancora le mille altre scariche intestinali del Berlusconi che diceva e faceva dire a nastro, a raffica, ai suoi ripetitori televisivi che 'dopo di noi ci sono solo le urne' e gli scappava di dire 'il diluvio', ma il Letta gli aveva suggerito che faceva tanto Mosè e si risparmiasse i fuochi d'artificio per la prossima campagna elettorale.

Però la forma conta e un rotondo 'me ne frego!'- per le precise assonanze col ventennio dei manganelli e l'olio di ricino che rievoca - fa impressione e un po' spaventa.

Perché è vero che ci immaginiamo le folle oceaniche dei pidiellini azzimati e in gessato blu e scarpe di vernice urlare il loro sentire istituzionale nelle piazze rossi in viso: 'Lotta duva senza fattuva!!' coi loro fidi commercialisti in testa. e tuttavia si sa come si inizia e mai dove si andrà a finire e se il buongiorno si vede dal mattino arriveremo al Berlusconi in orbace, il 14 dicembre che griderà : 'Avrei potuto fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli!!' e via elencando delle ridicolaggini per le quali, quando la storia si ripete, si ripete in farsa.

Ma ci conforta sapere che siamo sotto Natale e, si sa, sotto le feste siamo tutti più buoni e la marcia su Roma la faremo dopo l'Epifania e magari non sarà una marcia, ma una serena passeggiata da Roncobilaccio fino all prima osteria dopo la svolta e ci daremo le pacche sulle spalle e finirà come su 'Amici miei' tutti a cantare: 'Maffanzum, mavaffanzum. Oh bu'aiola, tu mi tradisci....!'.

cronache avvilenti di basso impero

C'è un ricorrente sciabordio sotto casa, ad ogni aprire le finestre nelle diverse direzioni. E il paesaggio è strano. Sono le persone che escono di casa e vanno al lavoro, fanno volontariato, vanno a fare la spesa e trascinano gli stivali con studiata lentezza perché l'acqua è quasi all'altezza dei ginocchi e 'sa morti chi fa onde' si scherza e si da avviso accompagnandolo ai 'ciao' e ai 'buongiorno!'.

'Là dove c'era l'erba ora c'è una città' ci raccontava una vecchia canzone, ma qui la vecchia città è la città di sempre, ma oggi è 'città d'acqua' nel senso pieno e totale: calli e fondamenta e salizade sono diventati canali e il 'campo' uno stagno dove galleggiano le assi del cantiere edile che hanno aperto per rifare il tetto al condominio vicino.

'Una città di fantasmi ed ammuffiti gabbiani', scrivevo in gioventù e non è cambiata, ma ancora c'è chi mi scrive per ricordarmi la sua struggente, particolarissima bellezza. 'A te basta affacciarti alla finestra per vedere quello che centinaia di migliaia di persone amerebbero osservare.'

E in queste suggestioni di 'morte a Venezia' e 'città morte' (eppur Venezia, in questi anni, è affollatissima e più viva che mai) il pensiero mi corre a quest'altra 'morte annunciata': quella del molto onorevole (sic!), tycoon, cavaliere, satrapo, sultano, re di denari, barabba, a voi la scelta, che continua a inquinare i nostri pensieri altrimenti sereni anche nel momento della sua defunzione prossima ventura.

E non sappiamo se sarà il 14 le sue 'Idi di marzo' e se sarà pugnalato dai traditori in numero sufficiente alla bisogna e pronuncerà le parole fatali 'quoque tu Carfagna, mea velina!' o se si addormenterà sullo scranno dopo il discorso macho e virile perché l'età è ormai quella e la sera prima, magari, è passata nel suo letto la sua ultima peripatetica inviatagli dal fido Fede o dal Lele e tuttavia sappiamo che si tratta di un'agonia e se sarà troppo lunga saremo iscritti d'imperio tra i paesi su cui 'i mercati', novelli lupi, si avventano ed azzannano perché emaniamo i miasmi putridi delle carogne che sembra che camminino ma sono morte – come il Portogallo, la Spagna e l'Irlanda.

Strano paese il nostro, che si permette di votare un Barabba allo s-governo della repubblica ben sapendo che la sua sola e prima preoccupazione sarebbe stata quella di legittimarsi ed essere riconosciuto come uomo di stato e far dimenticare le mille corruzioni di cui è imputato, ma finirà, verosimilmente, in un dorato esilio ad Antigua a lanciare i suoi proclami eversivi e biascicare invettive rabbiose e inutili contro i suoi 'traditori' - al pari del suo amico e sodale di maneggi ex 'prima repubblica' Craxi Bettino.

Cronache avvilenti di Basso Impero.

giovedì 2 dicembre 2010

le ferie strapagate degli infami

'Fin che la barca va', si cantava in tempi meno scellerati del nostro che viviamo e non era chiaro dove andasse: se alla deriva in mare aperto o lungo un fiume impetuoso e un grande frastuono che riempie d'un tratto le orecchie e ci annuncia le rapide e la disastrosa caduta giù da Iguazù e il tuffo nelle acque assassine.

Ma la sintassi della canzoncina scema si dimenticava bellamente del moto a luogo e ci deliziava fuori da ogni finestra aperta e gola spiegata di casalinghe gioiose coll'idea cretina che una barca 'che va' va lasciata al suo destino e guai a remar contro e cercare la salvifica riva

E deve essere questo il 'leit motiv' che si canta nel nostro parlamento e l'inno nazionale l'hanno sostituito colla nota canzoncina e quei dessi e sfaticati da tre palle un soldo chiudono la Camere perchè tanto che ci stiamo a fare se ogni provedimento legislativo 'va sotto' a causa dei 'futuristi' (ma che luminoso futuro abbiamo!) che votano con le opposizioni.

E' vero che i migliori periodi della nostra vita di cittadini malamente amministrati e peggio governati sono stati quelli in cui non c'era più un governo e quello in carica si occupava della ordinaria amministrazione e tuttavia l'idea che gente strapagata, - veri e propri ladri del pubblico erario e portafogli dei contribuenti - si prendano quindici giorni di ferie aggiuntive pagate per tema di 'andar sotto' grida vendetta al cospetto degli uomini sensati e che lavorano o aspirano a lavorare e il 'tutti a casa!!!' dovrebbe erompere dagli italici petti all'unisono e correre nelle masserie e dotarsi dei forconi e delle picche (o fare incetta dei duomi di alabastro e onice e marmo di Carrara) e dare inizio al sabba infernale e alla gioia mistica di infilzarne il più che sia possibile e appenderli ai pali della cuccagna e dirli in coro 'infami! infami!'.

mercoledì 1 dicembre 2010

piove, governo ladro

Piove. E siate autorizzati ad aggiungere 'governo ladro' perché mai governo fu più ladro di questo.

Ladro di futuro per quanto è dei tagli alla cultura e le asfittiche 'riforme Gelmini' che un parlamento di infami si appresta ad approvare e non sono 'tagli' e sforbiciate bensì un vero e proprio furto di futuro e non ditemi che i tempi grami lo impongono perché sforbiciate al bilancio della difesa - per dirne una sola – e i risparmi di spesa riversati sulla pubblica istruzione sarebbero giù un illuminante 'programma elettorale' di una coalizione di partiti che voterei volentieri - e con maggiore entusiasmo ancora voterei chi si facesse carico di dimezzare gli stipendi della più avvilente classe di governo e parlamentare che mai abbia varcato le sacre aule di Montecitorio e palazzo Madama e diminuire della metà il numero degli eletti e nessuna pensione garantita dopo solo una legislatura.

E non è 'antipolitica', bensì purissima e altissima Politica (con la p maiuscola, si!) di rispetto e avveduta considerazione delle necessità di buon funzionamento dello stato dei cittadini e – dato che ci siamo – renderei obbligatorio il trasferimento dei beni recuperati dalla lotta all'evasione e i beni dei mafiosi condannati in via definitiva ai ministeri della cultura e della pubblica istruzione col solo obbligo di far scrivere sulle lavagne ad ogni inizio di lezione 'evadere le tasse dovute è un furto di socialità' - e ai riottosi e figli di evasori notori scriverlo sui quaderni duecento volte al dì prima e dopo i pasti inginocchiati sui sassi a lato della cattedra (esagero?).

E ascoltare il Barabba della cricca di s-governo dei Verdini e Bertolaso indagati per le note vicende di bilanci truccati e appalti del g8 dire che 'i veri studenti sono a casa o nelle aule a studiare' è travaso di bile e voglia di collezionare tutte le statuette in onice di tutti i duomi delle città italiche perché il disprezzo di quel desso nei confronti della 'meglio gioventù' che lotta e paga pegno per il proprio futuro è intollerabile a fronte dello schifo pubblico e privato che lui e i Cosentino e gli altri galantuomini di cui ama circondarsi ci propinano ogni giorno nuovo.

Piove. Governo ladro.

martedì 30 novembre 2010

buchi neri e democrazie malate

A costo di apparire ingenuo vi pongo la domanda fatale: 'Perché il male?'



E, certo, qualcuno mi dirà: 'Che palle!' e altri dirà che è questione di lana caprina - dal momento che questo è quel mondo ed è bene (ahi! ci risiamo) farsene una ragione di quel che avviene e provarsi piuttosto a padroneggiare i meccanismi dell'umano male-agire e farne buon uso; e in questo contesto trovano applicazione i 'buoni' consigli che il Machiavelli si ostinava a elargire ai suoi 'principi' immersi nella malvagità dominante ai tempi suoi e costretti a fare buon uso di tutto il 'male necessario' e dei cattivi consiliori che meglio sa(peva)nno rimestare nel torbido e garantire lo status quo con delitti e crimini e menzogne iterate e spacciate per verità a forza di inbonimenti televisivi (oops!).



E' vero che l'elenco recitato da Dario Fo nel corso della trasmissione di Fazio e Saviano ci suona familiare perché aggiornato al terzo millennio de' moderni 'principi' senza sostanziali variazioni che meritino il rilievo o la chiosa e tuttavia mi ostino a pensare che le moderne democrazie avrebbero in sé gli anticorpi sufficienti a non dare udienza e 'audience' ai cattivi principi iscritti alle p2 e ispiratori delle p3 – per dire di quest'altra forma moderna che hanno assunto i 'consiglieri del principe' dei tempi del Machiavelli: i Verdini e i Quagliarelli e tutta l'allegra e spudorata compagnia di cui si è circondato il nostro principe-sultano senza neanche mandare a memoria il Machiavelli perché a lui gli è venuto naturale di fare e imporre le cose di cui ridiamo amaro nell'ascoltare l'elenco letto da Fo .



E per tornare a bomba: 'Perché il male?' Perché votare un Barabba, elettori ed elettrici, invece che un Gesù – ammesso e non concesso che ce ne sia mai stato uno sull'orizzonte delle schede e dei manifesti elettorali?

Perché 'farsi del male' e ritrovarsi ognora fra i piedi questo vecchio arnese della mala politica della prima repubblica, questo imprenditore ex Tangentopoli ed ex prima repubblica corrompibile e corrotto e infaticabile costruttore di scatole cinesi ad usum evasorum nelle Antille o nelle Cayman?



Si, è vero che, a guardare i grafici e le tabelle dei sondaggi ultimi scorsi, lui (il principe del male) e la Lega sua sodale e grande elettrice per le ragioni di un federalismo asfittico sommano un misero 38,7 percentuale e non sono la maggioranza del paese che ci vogliono far credere gridando le opportune menzogne in video e in voce e tuttavia, cari voi, gli avete consegnato le 'chiavi del regno' col vostro confuso e stupido votare barabba notori e hanno congegnato una legge elettorale che loro stessi dicono 'porcellum' che regala un'ampia maggioranza parlamentare proprio a quell'asfittico 38,7 di malnati.



Capito in che buco nero viscido e vischioso stiamo girando e lo chiamiamo 'democrazia' delle mie sacrosantissime palle?

lunedì 29 novembre 2010

le vergogne dei potenti

E' vero che ci attendevamo di più da Wikileaks – data l'enorme attesa. E ci rattrista che il fuoco d'artificio si sia limitato al velenoso gossip dei funzionari d'ambasciata che, tuttavia, hanno fatto il dover loro di 'dare il polso' del paese ospitante e della qualità politica e morale (parliamo di morale pubblica che, per un leader di governo, include la morale privata) dei leaders.

E che il nostro Berlusconi si sia fatto una grassa risata non ci stupisce perché quanto è emerso è solo la conferma del suo ampio e condiviso discredito di cui gode già nel paese che lo ha eletto e il nostro Barabba con la fregola delle minorenni ha fatto del cinismo e dell'immoralità conclamata la sua cifra personale e politica alla pari con gli altri due fradici satrapi e sultani che lo affratellano: Putin e Gheddafi.

Ma ci aspettiamo di più e di meglio da Assange e dal suo sito internet.
Ci aspettiamo – come abbiamo già scritto – quell'impulso decisivo e fondamentale alla 'verità condivisa' tra i cittadini tutti della realtà globalizzata e planetaria perché questo e non altro dovrà essere l'orizzonte di riferimento della 'polis globale' e del dibattere collettivo delle nuove generazioni che si lasceranno alle spalle l'asfittica politica delle vecchie cariatidi della diplomazia coi loro riti bizantini e segreti di pulcinella quali abbiamo letto fin qui.

Sono i 'segreti di stato' che coinvolgono vite umane e i civili sui fronti di guerra le cose che più ci interessano e, in Italia, gli atroci segreti di stato interposti alla faticosa e vana verità giudiziaria a cui hanno diritto le vittime delle stragi impunite ad oltre trent'anni di distanza e tutti noi cittadini che pretendiamo , esigiamo, gridiamo l'esigenza imprescindibile di fondare i nostri giudizi politici sulla 'verità, nient'altro che la verità'.

Per questo 'tifiamo' per Assange e la piena e totale libertà di stampa e di intercettazione e pubblicazione di ogni vergognoso segreto dei vergognosi 'uomini di potere' e di s-governo delle nazioni.

venerdì 26 novembre 2010

viva Wikileaks!

viva Wikileaks

Viva Wikileaks! e le verità scomode che racconta in barba ai segreti sporchi dei servizi segreti, alle pagine di storia deformate e distorte, alle stragi impunite a venti/trent'anni di distanza per le azioni di depistaggio e gli occultamenti ad hoc dei malnati, dei figli di piissima donna che vengono arruolati per fare il 'lavoro sporco' ai fini della 'difesa nazionale' e dell'interesse dello stato (ci sono ancora dei cretini emeriti che lo credono).
E quei segreti influenzano le mancate verità processuali e non si trovano i mandanti e ci sono di mezzo i morti di piazza fontana a Milano e della Loggia a Brescia e i caduti dell'I-tigi dell'Itavia in volo sul Tirreno.

E invece la storia moderna va a tutta forza verso le verità da tutti condivise e giudicate 'in chiaro' e va con la forza di una torpediniera ' macchine avanti tutta' che i siluri dei servizi segreti dagli archivi finalmente violati non riescono a fermare.
La verità dei fatti e degli eventi sarà sempre più divulgata e diffusa e condivisa - e l'effetto sarà esplosivo e dirompente, ma solo per gli scandali del passato, per i maledetti misteri che Andreotti-Belzebù (giusto per citare il maggiore) si porterà nella tomba e, malgrado le sue preci, lo accoglieranno i diavoli di Malebolge e gli artiglieranno le carni e indosserà la cappa di piombo degli ipocriti che lo schiaccerà sotto il peso delle sue colpe politiche.

Per il futuro, invece, sarà semplicemente un modo nuovo e diverso di elaborare la 'cosa pubblica' e ne guadagnerà la consapevolezza universale e la maturità delle genti di ogni nazione.

E' la verità, tutta la verità, il nostro orizzonte di riferimento e nessun ipocrita segreto di stato mai più riuscirà a celarla, bistrattarla, vilipenderla e i governanti non avranno più alibi e tutto della vita pubblica si giocherà alla luce del sole e tutto sarà illuminato e ci diremo l'un l'altro a viso aperto i perché del male necessario che oggi ci sconvolge e ci offende e ci avvilisce e le vittime dei soprusi e i morti delle stragi fasciste e/o dei Georgofili avranno giustizia in terra, finalmente! e non solo nell'illusorio Cielo delle nostre preghiere inutili.

E ancora ci stupiamo che esistano persone che ritengono giustificato il 'segreto di stato' e lo considerino un normale svolgersi delle relazioni tra stati e governi e le istituzioni e i cittadini ( il 'popolo sovrano' del sentire democratico) sono considerati i cretini di riferimento a cui raccontare le balle o le mezze e ambigue verità perché gli 'addetti ai segreti' temono che i loro maledetti piani destabilizzanti non vadano a buon fine e fanno di tutto perché la politica non venga giudicata per i misfatti occulti oltre a quelli palesi che sanzioniamo (dovremmo sanzionare) nel segreto delle urne.

Ipocriti, evasori e gente di malaffare, gente della destra più abbietta e cinica, premiano lo status quo del negare sempre e occultare e depistare affinché si perpetui un potere malvagio e non si sappia la verità sui maneggi criminali di un Dell'Utri (giusto per citare l'ultimo fido malnato del potere sporco di un Barabba di governo) con la mafia e il riciclaggio dei capitali sporchi mafiosi nelle stalle di Arcore.

di gamberi e astronavi al palo

Siamo segnati dal tempo che va e muta pelle e cambiano le pettinature, le fogge del vestire, le tecnologie e perfino le facce – che un tempo non troppo lontano 'chiamavano miseria' e andavamo con le pezze al culo a fare i minatori in Belgio ed esportavamo le nostre malattie sociali – come la mafia – nelle città americane, ma oggi ci piace distinguere, mettere i puntini sulle i di quella umanità tragica che lascia gli orizzonti natii e si sottomette all'incredibile slalom di pratiche meschine e vessatorie per ottenere un permesso di soggiorno o una sanatoria qualchessia.

Guardavo un film su 'rai storia' oggi pomeriggio ed era la tragedia di trecento minatori o giù di lì che in Belgio ci rimisero la vita (136 gli italiani) per estrarre il carbone che ci riscaldava e ci forniva energia in quegli anni e quelli del 'casting' avevano fatto un ottimo lavoro perché le facce erano quelle giuste, quelle che ricordavo da ragazzo dei miei zii e di mio padre e dei miei compagni di emigrazione – il giorno che prendemmo il treno e cambiammo a Milano e, a Aigle, in attesa che si facesse quell'ora e salire sul trenino delle Alpi, entrammo in una caffetteria e sussultammo e rimanemmo imbambolati a guardare le quattro bellissime 'svisserotte' dietro al bancone che ci accolsero con un corale 'Bonjour, messieurs! cantato (una modulazione particolarissima e prossima al canto) al modo tipico della Suisse romande e ci sorridevano e noi, le valigie in mano, sembravamo essere stati sospinti fuori dalle quinte sul palcoscenico di una rappresentazione teatrale che non conoscevamo e non spiaccicammo verbo e, intimiditi, chiedemmo (chiesi, i due miei compagni non parlavano il francese) 'un cafè, s'il vous plait' e ci invitarono a prendere posto (non usava la consumazione al bancone) e ne fummo ben felici perché ci consentiva di uscire di scena e tutti i presenti ci guardavano con sorrisi benevoli e/o di commiserazione.

'Pane e cioccolata' con uno strepitoso Manfredi è il film di riferimento ed era vero che in alcuni locali si leggevano cartelli con su scritto 'entrèe interdite aux chiens et aux italiens', ma sorte migliore non avevano gli jugoslavi e i turchi - che erano pari nostri nella scala sociale o, addirittura un gradino più sotto.

Le facce segnate dal tempo, dicevo, e la mia faccia appartiene a quella storia; facce mediterranee, segnate da cento storiche immigrazioni e colonizzazioni per le guerre perdute e gli imperi scomparsi e i barbari che hanno dilagato lungo la penisola e l'intero bacino mediterraneo va sotto l'egida di 'una faccia, una razza', ma tu faglielo capire alle generazioni nuove che la menzogna della televisione commerciale ha promosso al rango di illusi parvenus della ricchezza – salvo la correzione sconvolgente della crisi economica globale degli ultimi anni che ci ha riconsegnato le pezze al culo, ma viviamo ancora sopra le righe grazie alle pensioni dei padri e dei nonni.

E mi ha commosso il 'come eravamo' di quel film e di quella tragedia lontana di Marcinelle e mi sono sentito coevo e partecipe di quelle ingenue emozioni e storie di letto e di coltello e ho il futuro alle spalle e i modi del mio pensare sono di 'un ritorno al futuro' segnato da una ormai desueta moralità e antico rispetto e gentilezza e umanità che 'lentamente ci dice addio' come gli autunni del Cardarelli e sono impreparato a vivere il nuovo che avanza il cui passo, peraltro, mi sembra più il passo del gambero piuttosto che il ruggito dei motori accesi sulle astronavi.

giovedì 25 novembre 2010

prove tecniche di eversione

Prove generali di Hutu e Tutsi italici? Pare che il Cavaliere abbia aperto la campagna elettorale senza prima dimettersi e proclamare la crisi. E' infatti questo il senso del suo aver convocato comizi in tutte le piazze d'Italia e dato mandato di allestire i gazebo di propaganda in concomitanza con la manifestazione nazionale del partito democratico contro il governo del dis-fare.

Disfare l'unità nazionale e la concordia, disfare e contrapporsi alle istituzioni di garanzia – come avverrà inevitabilmente quando comincerà la sfilata dei partiti al cospetto del capo dello stato e potrà darsi il caso che venga affidato un mandato di esplorazione a Pisanu o Giuliano Amato. Chi vivrà vedrà.

Il 'ribaltone', lo diranno i malnati di lotta e di s-governo della Lega e di quel che è rimasto del pdl, e pomperanno a tutto volume l'accusa nelle piazze per aizzare i loro Hutu e i 'milioni' di cittadini sensibili a questa propaganda sguaiata e/o i 'trecentomila fucili padani' che il Bossi dice pronti a 'marciare su Roma'.

Dunque è questo lo scenario che si apre sul 2011 – anno orribilis prima ancora di cominciare se si apre su queste premesse e si trascina dietro tutte le spaventose cose accumulate in tre lustri di berlusconismo e della conseguente corrutela delle menti e delle anime degli italiani privi dei necessari anticorpi. www.repubblica.it/politica/2010/11/...47/?ref=HRER2-1

E che sarà una campagna elettorale terribile è previsione fin troppo facile – e come non potrebbe costituendosi a delta ed estuario di tutto il marcio e il putrido e il fango che si è letto sulle pagine dei giornali di famiglia, i giornalisti sciacalli, la spaventosa 'macchina del fango', 'l'osceno normalizzato' descritto qui sopra dalla brava Barbara Spinelli, che abbiamo tollerato per decenni e non ci è bastato il fetore della cloaca di Tangentopoli e abbiamo voluto scrivere anche quest'altra pagina mortifera di storia nazionale che andrà sotto il nome di 'berlusconismo': gigantesca illusione dei ceti medi evasori di potersi fare 'classe di s-governo' del paese e buttare a mare la moralità pubblica e privata e farne senza e premiare elettoralmente i peggiori Barabba, le cricche dei Verdini, dei Bertolaso, dei Cosentino perché il marcio e il malaffare 'sia con noi et maneat semper'.

E' in atto uno snaturamento del sentire civico che registravo allibito in un bar di un paese del nostro Cadore, Domegge, - genti piissime che riempivano le chiese fino a qualche anno fa e ascoltavano i sermoni e e si comunicavano ed educavano i figli al buon agire civico e morale - ma oggi votano quell'assessore, una donna spigliata e moderna, una perfetta manager berlusconiana, che diceva a un amico sorseggiando il caffè (era l'epoca delle rivelazioni di villa Certosa e la D'Addario sul lettone di Putin) che 'nelle nostre case, in privato, possiamo fare quel che ci pare'.

E magari basta confessare il giorno dopo i peccati commessi e averne l'assoluzione, aggiungo io, ed è proprio questa nostra appartenenza ai riti più fradici del cattolicesimo perdonista e assolutorio che non abbiamo mai capito il senso del radicalismo protestante, lo 'spirito protestante' della borghesia anseatica in ascesa e non sappiamo che sia 'espiazione' e 'sanzione' e 'pena' da scontare per i crimini che si sono commessi e, invece, nel segreto delle urne, inguaribili pulcinella e arlecchini e pantaloni, premiamo i Barabba ridicoli con uno sberleffo e gli affidiamo la 'cosa pubblica' aggiungendo la giaculatoria stupida 'io speriamo che me la cavo'.

Ma le pagine della nostra storia nazionale sono lì a dirci che le farse, spesso, si rovesciano in tragedie - come è avvenuto per l'Italietta illusa dall'impero fascista – e ci piacerebbe poter essere leggeri e ripeterci 'che serà, serà' e 'domani è un altro giorno', ma ci tornano in mente i versi di Neruda: 'venite a vedere il sangue sulle strade / venite a vedere il sangue sulle strade.' riferiti alla guerra civile della Spagna che poi fu franchista.

La Bangkok delle camicie rosse che buttavano il sangue umano a litri sulle strade è sul nostro orizzonte politico? Chi vivrà vedrà.

martedì 23 novembre 2010

salute e redenzione

Passare per 'la Salute' è un must per ogni veneziano che abbia senso della comunità quale che sia.

'La salute' sta per 'la madonna della salute', ca va sans dire, ed è rito di popolo largo e partecipato tanto quanto 'il redentore' e se mancano i fuochi c'è la festa dell'acqua alta con intere famiglie che esibiscono stivaloni alla coscia, bambini compresi, e si mostrano delusi, nello scendere dal vaporetto, per l'inutile vestizione e il gioco dello 'squash, squash' che consente.



E poi c'è 'la castradina' piatto tipico di origini orientali (visitate www.enogastronomiablog.it della mia amica Elena per averne la ricetta) e mi piacerebbe chiederle (a Elena) 'ma dove la trovi la carne di montone data la concorrenza spietata dei nostri ospiti dell'est e degli islamici, mannaggia alla globalizzazione'!?



E il giorno prima passavo di là e un salto in chiesa è d'obbligo, giusto per chiedersi e ripetersi 'ci credo o non ci credo'? Ma il problema, con le giaculatorie e le preghiere, non è tanto il crederci, bensì quel meccanismo mentale che si inserisce automaticamente quando aspetti l'esito di un esame istologico ed è retaggio infantile, segreta paura del morire, 'tradizione' di una sempre auspicata 'salute' , appunto – per la quale una candela votiva accesa quel tal giorno in quel tal tempio votivo e fitto di ex voto non fa di certo male.



'Entro e ti trovo un pieno di soldati' scriveva il Giusti 'di quei soldati meridionali / come sarebbe Boemi e Croati / messi qui nella vigna a far da pali.' Ma poi parte il sacro coro e l'implorazione canora di quei dessi e la sua antipatia (del Giusti) verso l'impero asburgico passa in secondo piano di fronte a quella manifestazione di fede e pietà che affratella di là di ogni lingua e terrestre confine.



E il prete decano stava parlando di Maria 'che ci ama tutti uno per uno' e mi è venuto da sorridere per l'ingenua espressione che mi richiamava gli scarsi calori della mia infanzia e l'idea di quella palestinese di duemila anni fa che partorì suo figlio in una grotta, -e se le dicevi che ci avrebbe amati tutti quanti siamo sulla terra sarebbe scoppiata in una gioiosa risata incredula-, mi ha intenerito e, così confortato dalla tradizione rinnovata anche quest'anno, sono riuscito a tollerare la bestemmia di un operaio chioggiotto che lavorava in punta alla Salute e gli è uscita di bocca l'atroce espressione rabbiosa, ma sono certo che anche questi nostri orrori piccoli e insensati trovano un loro aggiustamento lassù che ci è misterioso e l'abbiamo momentaneamente risolto con l'ennesimo 'mistero glorioso' dell'Assunzione della Vergine in cielo a cui indirizziamo vagonate di voti e preghiere.



Amen e così sia.

sabato 20 novembre 2010

cronache di poveri (ma non troppo) amanti

Un vertice Nato che subisce ritardo a causa della lunga e appassionata (c'eravamo tanto amati) perorazione del solito noto, il molto tollerato (in casa e fuori) cav. Silvio Berlusconi è evento da non passare sotto silenzio.



Sopratutto se la perorazione del leader alla ex amante (è da sposare, cinguettava anni fa, salvo poi chiedere pubbliche scuse alla moglie indignata) è un mix di preghiera politica (non te ne andare, perdonami, se ho sbagliato mi ravvederò) e di rimprovero sottaciuto alla giovanissima parvenue della politica (non puoi farmi questo, mi devi tutto).



Ma le cose cambiano e forse Mara è cambiata davvero e ci ha preso gusto alla politica e magari è pure convinta di ciò che doveva convincerla molto tempo fa: che il partito della libertà (sic) è fitto di gente marcia e corrotta, di cricche e malaffaristi della peggior specie, come quel Cosentino di cui all'esauriente articolo di D'Avanzo di oggi su 'la Repubblica'. http://www.repubblica.it/politica/2010/11/20/news/premier_ricatto-9303815/?ref=HRER1-1



E in tutta questa storia di amanti che se ne vanno e storie politiche che naufragano (quella del Berlusca) e storie personali che diventano politiche (quella della Mara) c'è -comunque la si voglia vedere- un Bocchino di troppo (l'Italo, che avete capito!?) e la povera Mara è oggetto di reprimende terribili e accuse e perfino sussurri calunniosi e brucianti sulle sue origini politiche e i trascorsi col leader che se la impalmò (nel senso che la teneva in palmo di mano, maliziosi che non siete altro!) ed è in ogni caso clamoroso e specialmente significativo questo divorzio annunciato tra i due perché se neanche delle veline che ti devono tutto (ma proprio tutto, neh!) ci si può fidare allora è vero che siamo agli ultimi giorni di pompei e cadrà il tempio per mano degli empi comunisti di sempre alleati ai traditori futuristi e chi più ne ha più ne metta.



E neanche la possibilità di commissionare un 'trattamento alla Boffo' ai vari Sallustri e Feltri e Belpietro e vario sciacallame televisivo alla Fede perché qui di retroscena piccanti e che coinvolgerebbero il committente ce ne sono davvero troppi e non conviene l'azzardo.



Ve l'immaginate la Carfagna adirata per la macchina del fango che la sommerge che tira fuori 'Le mie memorie' (oppure 'Les memoires d'une parlementaire non plus respectuese) e le fa pubblicare a puntate su Repubblica e il Fatto quotidiano?



Tifiamo per lei, naturalmente e siamo tutti occhi e orecchie. Guardoni impenitenti, dato il genere di letteratura a cui ci ha abituato il Sultano. Forza Carfagna, riscattati!. Non è mai troppo tardi.

giovedì 18 novembre 2010

un pantheon di santi laici

un pantheon di santi laici

Ero a Rangoon nei primi giorni di Aprile del 1996, in veste di viaggiatore - malgrado la mobilitazione delle anime belle all over the world battesse la grancassa dell'astenersi dal visitare il paese per non foraggiare coi cespiti del turismo la stramaledetta giunta militare che deteneva agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi.

Non ci aveva convinto quella campagna di stampa; non ritenevamo valide le argomentazioni dei promotori perché lo 'sciopero dei consumatori' di qualsivoglia genere e tipo funziona poco e solo in contesti sociali particolarmente coesi e omogenei – figurarsi quello internazionale!

La città non è (era) particolarmente bella – come la quasi totalità delle capitali del sud est asiatico - e la sola meraviglia architettonica era il tempio con la gigantesca cupola rivestita di lamine d'oro: stupore delle plebi e inno al vuoto dei pensieri religiosi che surrogano con la monumentalità e lo sfarzo la desolante assenza di segni che ci vengono da un misterioso 'aldilà'.

Attendevamo la concessione di transito per le zone a nord prossime al cosiddetto 'triangolo d'oro', dove vivevano tribù belligeranti ostili al governo, e in quei giorni vuoti programmavamo brevi escursioni nei dintorni e ci aggiravamo per la città privi di particolari stimoli.

Fu così che ci capitò di passare davanti a quella costruzione: una piccola isola, un giardino tropicale che galleggiava al centro di un piccolo lago e di incrociare lo sguardo con quella donna minuta, fragile, elegante nella sua tunica colorata, che curava le sue piante e, al passaggio, ci sorrise. E' la sua forza il sorriso -come lo era per Ghandi. un sorriso di grande dolcezza e mitezza e rassegnazione al destino infame che la costringeva prigioniera.

E' bella Aung San Suu Kyi; lo è ancora oggi ad onta del tempo che ci vuol male e lo era di più quindici anni fa, Un tempo lunghissimo, una mezza vita trascorsa senza colpa in una prigione morbida ma inflessibile, priva delle numerose frequentazioni che danno corpo e anima alla politica: la sua vocazione, la ragione dell'aver accettato e rilanciato a sfida del regime una 'monacazione' di clausura e aver rifiutato ogni compromesso - neanche quando le giunse la dolorosissima notizia della malattia e prossima morte del marito.

Un eroina del nostro tempo infame – e non sappiamo a quale filosofia e sua privata religione risponda quella sua inflessibile logica di sacrificio e oggi che torna a parlare e mostrarsi alla sua gente, che la gioia (forse breve) di agire 'politicamente' la rianima ci chiediamo - noi poveri di spirito – quali e quanti affanni e pene e, forse, assalti di segreti pianti e disperazioni abbia sopportato e respinto in tutti questi anni.

Dovremmo istituire un pantheon dei santi laici e proclamare Aung San Suu Kyi santa subito, alla pari con Ghandi, Martin luther King e pochi altri.


un pantheon di santi laici

Ero a Rangoon nei primi giorni di Aprile del 1996, in veste di viaggiatore - malgrado la mobilitazione delle anime belle all over the world battesse la grancassa dell'astenersi dal visitare il paese per non foraggiare coi cespiti del turismo la stramaledetta giunta militare che deteneva agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi.

Non ci aveva convinto quella campagna di stampa; non ritenevamo valide le argomentazioni dei promotori perché lo 'sciopero dei consumatori' di qualsivoglia genere e tipo funziona poco e solo in contesti sociali particolarmente coesi e omogenei – figurarsi quello internazionale!

La città non è (era) particolarmente bella – come la quasi totalità delle capitali del sud est asiatico - e la sola meraviglia architettonica era il tempio con la gigantesca cupola rivestita di lamine d'oro: stupore delle plebi e inno al vuoto dei pensieri religiosi che surrogano con la monumentalità e lo sfarzo la desolante assenza di segni che ci vengono da un misterioso 'aldilà'.

Attendevamo la concessione di transito per le zone a nord prossime al cosiddetto 'triangolo d'oro', dove vivevano tribù belligeranti ostili al governo, e in quei giorni vuoti programmavamo brevi escursioni nei dintorni e ci aggiravamo per la città privi di particolari stimoli.

Fu così che ci capitò di passare davanti a quella costruzione: una piccola isola, un giardino tropicale che galleggiava al centro di un piccolo lago e di incrociare lo sguardo con quella donna minuta, fragile, elegante nella sua tunica colorata, che curava le sue piante e, al passaggio, ci sorrise. E' la sua forza il sorriso -come lo era per Ghandi. un sorriso di grande dolcezza e mitezza e rassegnazione al destino infame che la costringeva prigioniera.

E' bella Aung San Suu Kyi; lo è ancora oggi ad onta del tempo che ci vuol male e lo era di più quindici anni fa, Un tempo lunghissimo, una mezza vita trascorsa senza colpa in una prigione morbida ma inflessibile, priva delle numerose frequentazioni che danno corpo e anima alla politica: la sua vocazione, la ragione dell'aver accettato e rilanciato a sfida del regime una 'monacazione' di clausura e aver rifiutato ogni compromesso - neanche quando le giunse la dolorosissima notizia della malattia e prossima morte del marito.

Un eroina del nostro tempo infame – e non sappiamo a quale filosofia e sua privata religione risponda quella sua inflessibile logica di sacrificio e oggi che torna a parlare e mostrarsi alla sua gente, che la gioia (forse breve) di agire 'politicamente' la rianima ci chiediamo - noi poveri di spirito – quali e quanti affanni e pene e, forse, assalti di segreti pianti e disperazioni abbia sopportato e respinto in tutti questi anni.

Dovremmo istituire un pantheon dei santi laici e proclamare Aung San Suu Kyi santa subito, alla pari con Ghandi, Martin luther King e pochi altri

mercoledì 17 novembre 2010

documentate accuse su cui riflettere

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/07/16...a-ndrangheta-in...

"Si tratta di Angelo Ciocca. Il politico, non indagato, avrebbe traghettato i voti del Carroccio su un candidato delle cosche. Con il padrino si è incontrato a Pavia
Chi lo conosce lo definisce “furbo”. Il suo motto, riportato sul suo sito, è: “Fare per la nostra gente”. Gente padana naturalmente, perché il consigliere regionale Angelo Ciocca, classe ’75, in politica dal 1996, è leghista da sempre. Eppure le carte dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta in Lombardia raccontano qualcos’altro. Raccontano dei suoi rapporti diretti con l’avvocato Pino Neri, massone dichiarato e soprattutto boss di primissimo piano finito in carcere nel maxi blitz del 13 luglio. I due, nella primavera del 2009, sono stati filmati dai carabinieri mentre si incontravano per discutere di pacchetti di voti da dirottare su un candidato gradito alle cosche.

La Lega nord e la mafia, dunque. Una novità assoluta che imbarazza il Carroccio tanto da spingere la Padania di oggi a polemizzare con La Stampa rea di aver scritto che la ‘ndrangheta ha conquistato anche i Comuni governati della Lega. Sul quotidiano leghista si parla di “allucinazioni” e di “insinuazioni”. Da adesso però il problema non sono più i giornali. Ma le 3000 pagine della richiesta di arresto dei magistrati milanesi in cui si descrivono i rapporti – certi – tra il padrino e Ciocca (ad oggi non indagato) per far confluire i voti leghisti su Francesco Rocco Del Prete, candidato della ‘ndrangheta (poi non eletto) alle comunali 2009 di Pavia.

Un bel pasticcio per l’enfant prodige padano in queste ore a rapporto da Giancarlo Giorgetti, responsabile degli Enti locali del Carroccio, e suo sponsor politico. Una riunione privatissima, che precede l’imminente summit di domani nella sede di via Bellerio, dove, molto probabilmente, al consigliere sarà chiesto ufficialmente di dimettersi. Interpellato da ilfattoquotidiano.it il viceministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli, infatti dice: ” Se qualcuno non è immacolato sarà espulso immediatamente”. E poi, come molti altri funzionari, prende le distanze da Ciocca. “Personalmente non lo conosco. Non l’ho mai sentito”, aggiunge lasciando via Bellerio, dove ha appena incontrato Bossi.

Torniamo allora a quel 2009. All’epoca Ciocca è assessore provinciale pavese alle Attività produttive. Una poltrona che però lascierà presto per migrare verso il Pirellone. Alle ultime elezioni di maggio 18.910 preferenze lo spingono direttamente in Consiglio regionale, primo fra gli eletti. Un bel colpo per un ragazzo di appena 35 anni, originario di San Genesio e Uniti, paesino a due passi da Pavia. Poco più di 3.000 anime e un gran numero di ville in stile hollywoodiano. Un bel posto, insomma, che in appena quattro anni ha sfornato un consigliere regionale e addirittura un senatore della Repubblica. Roberto Giovanni Mura, oltre che primo cittadino di San Genesio, siede, infatti, a palazzo Madama tra i banchi della Lega nord. E proprio gli uffici comunali nei giorni scorsi sono stati visitati dagli uomini della Dia di Milano. Gli investigatori hanno portato via diverse carte tra cui la variante della strada Vigentina che prevede una glosissima speculazione edilizia.

I rapporti tra il consigliere e il padrino della ‘ndrangheta iniziano così nel giugno 2009, quando “Neri – annotano i magistrati – ha assoluta necessità di far eleggere alle consultazioni elettorali di Pavia un proprio uomo, Rocco Del Prete, e a tal fine si rivolge a Ciocca”. E che Del Prete sia persona vicina alla cosca non vi è dubbio. Sarà lui, infatti, a incontrare il deputato azzurro Giancarlo Abelli per proporgli il piano politico della mafia. “Rocco Del Prete – si legge nella richiesta d’arresto – è stato candidato nella lista Rinnovare Pavia facente capo a Ettore Filippi Filippi“. E ancora: “Del Prete era candidato nella piena disponibilità di Pino Neri”

Su quelle comunali c’è, però, un problema. La Lega nord si è messa di traverso e non vuole Del Prete. Questo il motivo per cui il boss Pino Neri intensifica i suoi rapporti con Ciocca, arrivando al punto di promettergli in cambio dell’appoggio elettorale un appartamento nel centro di Pavia a prezzo di favore. Scrivono i magistrati: “Neri si premurava di assicurare al suo interlocutore girando a questo le garanzie a lui date da Ciocca”, mettendo in evidenza “l’incertezza del momento”.

Nei giorni successivi un uomo vicino al boss sente il politico. Del contenuto della conversazione ne parla con lo stesso Neri. “Mi ha detto: non ti preoccupare che adesso noi rompiamo le palle ancora”. Cioé Ciocca farà pressione sui vertici locali del Carroccio per favorire la candidatura di Del Prete. Le parole confortano il boss. “Se Angelo Ciocca vi dice in quel modo io non ho motivo di dubitare che loro romperanno le palle”. Il politico leghista viene sentito anche da Del Prete che poi riferisce al boss: “Ciocca gli avrebbe assicurato che stanno facendo una manovra per farlo rientrare, ma non gliel’ha spiegata anche se ha assicurato che lo avrebbe richiamato per dargli la lieta notizia”.

E del resto il capo della ‘ndrangheta pavese con Angelo Ciocca ha interessi comuni “avendolo coinvolto – scrivono i magistrati – in belle operazioni immobiliari”, tanto da volergli dare “a basso prezzo l’appartamentino di Medigliani”. Si tratta di una casa in piazza Petrarca a Pavia, luogo dove, dopo contatti telefonici tra Neri e Ciocca, avviene l’incontro tra i due. All’appuntamento, però, si presentano anche i carabinieri. I militari filmano i due assieme a un altro uomo. E annotano: “I tre dopo aver conversato dinanzi all’ingresso si allontanavano recandosi tutti all’interno dell’istituto Monte dei Paschi di Siena”. Banche, politica e affari. La ‘ndrangheta è “democratica” e per comandare non fa distinzioni di partito. Ciò che conta è stare con chi è al governo. Forse anche per questo,ieri, il ministro dell’Interno, Bobo Maroni, è sembrato rompere gli indugi e ha detto: “Non guarderemo in faccia a nessuno”."

Dopodiché:

http://www.pdmonza.org/pd-monza/news/1124-...ndrangheta.html

"Pdl e Lega salvano Ponzoni, politico ritenuto 'disponibile' dalla 'Ndrangheta
PD Monza - News
Massimo Ponzoni non si dimetterà dalla carica di consigliere segretario del Consiglio regionale. Non era nelle sue intenzioni e ancor meno lo è dopo che il centrodestra, PDL e Lega, in modo compatto ha respinto martedì scorso in aula la mozione presentata dal Partito Democratico con Sel e Pensionati con cui si chiedeva al Consiglio di invitare il chiacchierato politico brianzolo, già assessore regionale in quota PDL, a fare un passo indietro.

Il titolo della mozione era assai esplicito: "mozione per la salvaguardia dell'integrità del Consiglio regionale e dei suoi organi". Ponzoni, che già nel marzo 2010 era stato iscritto nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta per il fallimento della società Il Pellicano, e che nel maggio 2010 ha ricevuto un avviso di garanzia per corruzione relativamente al cambio di destinazione di un terreno agricolo tra Desio e Seregno, a luglio 2010 compare nell'ordinanza di custodia verso Salvatore Strangio, arrestato in una maxioperazione della Dda di Milano, dove il Gip milanese Giuseppe Gennari scrive che i malavitosi lo ritengono "persona chiaramente disponibile e avvicinabile". Per questi motivi l'opposizione aveva depositato la mozione bocciata in Aula dal centrodestra.

Duro il commento del capogruppo democratico Luca Gaffuri: "Il centrodestra si assume la responsabilità della bocciatura della mozione per le dimissioni di Ponzoni dall'ufficio di Presidenza del Consiglio, una bocciatura che indebolisce il Consiglio e la sua autorevolezza. Avevamo chiesto a lui stesso di fare un passo indietro, come già aveva fatto dal ruolo di segretario provinciale del suo partito, e abbiamo poi chiesto alla maggioranza che lo ha indicato di chiedergli formalmente di rinunciare al ruolo di consigliere segretario. Ponzoni è una persona interessata da provvedimenti giudiziari e il cui nome compare nell'inchiesta sulla 'Ndrangheta del luglio scorso. Quella scritta oggi è una brutta pagina del Consiglio regionale".

Fonte: Newsletter del PD del Consiglio regionale della Lombardia"




E per finire:

Roberto Saviano ha posto un problema serio ed evidente: dov`era la Lega mentre la `ndrangheta, negli ultimi anni, conquistava la Lombardia?

I leghisti, anziché rispondere con i fatti, lo hanno accusato di `aver fatto i soldi`. Ma si è trattato solo di inerzia e sottovalutazione? Le ultime inchieste raccontanto di manager della sanità, assessori, consiglieri regionali e `ndranghetisti. Una nuova borghesia mafiosa, ma orgogliosamente padana.

La volta scorsa, nel dicembre del 2009, l’attuale vice ministro alle infrastrutture del Governo Berlusconi, Roberto Castelli, gli aveva risposto cosi: “Ma va a ciapà i ratt”. Oggi continua e afferma: “ gli antimafia a pagamento sono sempre meno credibili”. Le accuse sono indirizzate sempre allo stesso destinatario, Roberto Saviano, reo di porre, nell’acceso dibattito Nord-Sud, l’attenzione sulla presenza delle mafie nell’operoso e sano territorio del Centro-nord. Questa volta lo ha fatto in un’intervista rilasciata a Vanity Fair nella quale, a seguito delle notizie emerse dall’inchiesta Crimine a carico di alcuni amministratori locali del Carroccio, ha chiamato in causa le responsabilità della Lega nord che da dieci anni governa quei territori.

«Dov’era la Lega mentre la ‘ndrangheta si infiltrava»? Tanto è bastato perché la Lega, nonostante le risultanze investigative, attaccasse lo scrittore campano per queste affermazioni. Il braccio di ferro fra Castelli e Saviano si ripropone con gli stessi toni duri di quando, lo ricordiamo, lo scrittore aveva affermato: «Milano è la più grande città del sud d’Italia. I meridionali nel corso degli anni hanno contribuito a far crescere la produttività». Diverso il contesto nel quale nacquero quelle affermazioni ma identico il botta e risposta. Alle osservazioni di oggi in cui Saviano fa notare che la presenza delle mafie è stata segnalata anche nei comuni governati dalla Lega, Castelli risponde: «Se non sa nulla della storia della Lombardia vada a rileggersela […] noi abbiamo fatto atti amministrativi precisi e fatti concreti. Non ci siamo limitati a scrivere quattro cose e a partecipare a quattro conferenze».

Eppure la cronaca recente non lascia molto spazio alle valutazioni. Dopo anni in cui si susseguono operazioni di carabinieri e forze dell’ordine, in cui l’allarme lanciato anche nella relazione annuale dei Servizi di sicurezza, pone la Lombardia in cima alle regioni in cui maggiore è il rischio di radicamento delle mafie, in cui si susseguono strani omicidi e le operazioni antiracket hanno numeri paragonabili a quelle di molte città del sud, all’alba del 13 luglio scorso la più grande operazione antimafia delle forze dell’ordine coordinata dai Pm delle procure di Reggio Calabria e Milano ha disposto la custodia cautelare per 300 persone, a vario titolo, coinvolte nell’operazione “Crimine” .

Gli addetti ai lavori parlano di questa operazione come “della punta dell’iceberg” del sistema mafioso della ‘ndrangheta in Lombardia. Nell’operoso nord, nella regione feudo del Carroccio, i magistrati hanno contestato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, fra gli altri, al boss Pasquale Zappia, succeduto a Giuseppe Neri, nel controllo del territorio e degli affari e Carlo Antonio Chiriaco, direttore della ASL di Pavia; dell’assessore comunale di Pavia Pietro Trivi, accusato di corruzione elettorale; di Antonio Oliviero, ex assessore della Provincia di Milano nella giunta di centrosinistra guidata da Filippo Penati e degli imprenditori Francesco Bertucca e Ivano Perego, responsabile della Perego Strade, ricollegabile direttamente al clan Strangio. I soggetti sono ritenuti responsabili di aver fatto parte della `ndrangheta attiva da anni sul territorio di Milano e nelle province limitrofe.

Molti degli arrestati sono anche affiliati a logge massoniche. Nelle 3000 pagine dell’inchiesta si racconta dei rapporti diretti che il consigliere regionale Angelo Ciocca (foto miniatura), leghista da sempre, ebbe con l’avvocato Pino Neri, massone dichiarato e soprattutto boss di primissimo piano finito in carcere in questo maxi blitz. Nella primavera del 2009 i due sono stati filmati dai carabinieri mentre si incontravano per discutere dello scambio di voti da effettuare spostandoli su un candidato gradito alle cosche. Un modello del tutto simile alle dinamiche con cui da decenni la mafia si interfaccia e governa nel centro sud. Il voto di scambio, il cavallo “vincente”, il favore da restituire. Tre semplici passaggi per mettere sotto scacco un intero sistema che di democratico continua ad avere sempre meno. L’inchiesta “Crimine” è fra le prime a raccontare come questo “modello” si ripeta sempre uguale a se stesso anche nei comuni governati dalla Lega, partito che ha fatto del suo impegno in prima linea contro le mafie “terrone”, il fiore all’occhiello della lotta contro quella zavorra sociale ed economica rappresentata dal mezzogiorno.

Nelle carte della richiesta di arresto disposta dai magistrati milanesi si descrivono i rapporti tra il padrino e Ciocca (ad oggi non indagato) per far confluire i voti leghisti su ;Francesco Rocco Del Prete, candidato della ‘ndrangheta (poi non eletto) alle comunali 2009 di Pavia. I rapporti tra il consigliere e il padrino della ‘ndrangheta iniziano nel giugno 2009, quando “Neri – scrivono i magistrati – ha assoluta necessità di far eleggere alle consultazioni elettorali di Pavia un proprio uomo, Rocco Del Prete, e a tal fine si rivolge a Ciocca”. La Lega preferisce un altro candidato, ma poi un gioco di “favori e promesse” rimette tutto in campo. Le infiltrazioni arrivano così.

Nell’intervista rilasciata a Vanity Flair, lo scrittore Roberto Saviano, a partire anche da questi ultimissimi fatti di cronaca, a porre una questione politica. Dov’era la Lega mentre in questi ultimi dieci anni in cui ha governato in quelle aree tutto questo accadeva? «Il Sud è la ferita aperta di questo fenomeno, attraverso cui tutto si fa passare. Il tessuto sano è sano perché lì le mafie investono , ma non sparano». Tanto basta per aprire la strada agli ennesimi attacchi indirizzati nei confronti dello scrittore campano. Attacchi subito rispediti al mittente proprio nella stessa Casal di Principe dove da stamani, su quelle stesse mura su cui per anni campeggiavano scritte a favore del boss di turno, compaiono invece frasi in sostegno dell’autore: «Dieci, cento, mille, diecimila Roberto Saviano per i casalesi del clan». Un inno d’apprezzamento per lo scrittore e per il suo impegno contro la camorra, vergato sui muri dello stadio di Casal di Principe.

Dal canto loro i ministri leghisti, rispondendo a quelle che giudicano come “accuse” e spesso sono solo la cronaca dei fatti, raccontano delle battaglie fatte proprio contro il confino obbligatorio dei boss nelle città del nord, dell’impegno antimafia e dei successi ottenuti con la guida di Maroni al Ministero dell’Interno. Rimane comunque acceso il dibattito ma si dirama troppo spesso in dure vicoli ciechi: c’è chi nega la presenza delle mafie nelle terre della Lega e chi la riconosce ma fa risalire e circoscrive il fenomeno alla presenza dei “meridionali” al nord. Il problema è come sempre più complesso e le semplificazioni non aiutano.

A tal proposito solo qualche mese fa il giornalista Antonello Mangano sul portale “terrelibere.org” in un articolo dal suggestivo titolo “Mentre vietate il kebab la ‘ndrangheta si sta mangiando la Padania” scriveva:« le mafie che in Padania ormai sono entrate negli appalti e nelle forniture pubbliche e che hanno preso residenza nei comuni attorno a Milano, Varese, Brescia. Che spesso impongono il pizzo ai negozianti, senza che siano nate associazioni antiracket. Anzi, si risponde che la mafia non esiste al Nord. Il problema mafioso non è entrato nella campagna elettorale delle elezioni regionali. E’ chiaro che al Sud il problema è gigantesco, ma non bisogna sottovalutare le candidature e la pulizia delle liste in nessuna parte d’Italia. A Legnano, roccaforte della Lega Nord, nel 2008 è stato ucciso con un colpo alla nuca e abbandonato nelle campagne Cataldo Aloiso, genero di Giuseppe Farao della cosca Farao-Marincola di Cirò Marina, in Calabria. Il 25 aprile del 2007 viene ucciso a Tagliuno (Bergamo) Leone Signorelli, raffinatore di cocaina colombiana che rivendeva alla ‘ndrangheta. Cinque mesi dopo i killer aspettano davanti casa Giuseppe Realini, artigiano del legno bergamasco. Si ammazzano tra loro?».

Norma Ferrara – www.liberainformazione.it

07/08/2010 – Antimafia

nel caso ve lo foste perso

martedì 16 novembre 2010

sono di destra o di sinistra?

Sono un ircocervo politico. Sono d'accordo con la destra dei valori declinati da Fini (ieri sera da Fazio) e con la sinistra dei valori declinati da Bersani prima di lui.
Che faccio? Voto Bersani al maggioritario e Fini al proporzionale senza premio di maggioranza e con scorporo alla francese e doppio turno annesso?

Scherzi a parte. Gli elenchi dei valori di una parte politica e di quella opposta letti ieri dai due leaders politici sono in larga parte condivisibili perché 'astratti'; enunciazioni che alla prova dei fatti sovente hanno bisogno di 'distinguo', 'un momento: precisiamo', 'si, però'. Che sono il sale di ogni dibattito e confronto di tesi.

E allora: va bene 'è bello riconoscersi italiani', e 'abbiamo il patrimonio culturale più ricco', ma di quali italiani andiamo cianciando se 150 anni di Unità hanno prodotto i guasti nelle coscienze e gli sconquassi economici e comportamentali che stanno alla base del gridare rauco e stupido de 'bruciamo il tricolore' di secessionisti per convenienza di portafogli e presunzione di evasioni/elusioni garantite dai padani col loro federalismo immaginario?

E, sull'altra sponda: va bene 'stiamo tutti bene se anche gli altri stanno un po' meglio', ma perché la sinistra, in tanti anni di governo, si è fatta soffiare dalle mani la bandiera della legalità e del controllo del territorio regalando agli avversari una cattiva immagine di 'buonismo' lassista e incapace di regolare i flussi di ingresso dei clandestini sul patrio suolo? Quanti ce ne possiamo permettere prima che le popolazioni dei singoli comuni si sollevino e lamentino l'invivibilità e l'impossibile convivenza?

Andate a leggervi il bel reportage dalle terre di Teano e Castel Volturno di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo (Corriere della sera del 13/11) prima di rispondere e capirete che il sogno di una integrazione facile e indolore si trasforma in un incubo, al risveglio, se non si accompagna ad adeguate risorse e buone politiche di amministrazioni efficienti.

Abbiamo in testa, ognuno ha il suo, un intero parlamento -con schiere di neuroni di destra, di sinistra e di centro che litigano tra di loro e ci costringono a governare in qualche modo la dolorosa entropia mentale che si incrementa ad ogni piè sospinto.
E' il lavoro duro e sporco della 'democrazia', del 'confronto', anche aspro, tra diverse visioni della cosa pubblica.

La sola cosa che non possiamo (potevamo) fare è di consegnare questo nostro lavoro (e paese tormentato) nelle mani di un maledetto populista sceso in politica per salvarsi il deretano da giudici e processi.
Ha polarizzato la vita pubblica e tutto il faticoso agire democratico sulle sue esigenze di eccezione personale di Barabba conclamato e impunità pretesa e su una cosa sono d'accordo, senza distinguo, di quel che ho visto e ascoltato ieri 'da Fazio'.

E' una battuta del magistrale 'signor Rossi' – che tanta intelligenza teatrale sprigiona da decenni:
'Per il povero: una volta fatta la legge, urge trovare l'inganno. Per il ricco (il nostro stramaledetto 're di denari'): una volta lanciato l'inganno urge fare una legge'.
Ad personam