mercoledì 30 dicembre 2009

il nero del mondo




Confesso di aver fatto parte di coloro che, quando crollò il regime dello Scia di Persia, lanciò i suoi osanna al 'popolo sovrano' capace di abbattere un tiranno 'al soldo degli U.s.a.' come usava dire.

La figura che andava a sostituirlo mi lasciava perplesso, per la verità, ma come non dare ragione a un popolo - come non schierarsi dietro le bandiere di una 'rivoluzione' che, pur se fatta da preti neri e oscurantisti (e da Khomeini, poi, il più nero degli imam: di cuore e di pensieri ciechi e antiche fantasie religiose) liberava le potenzialità 'popolari' e le lanciava verso il futuro?



'Hope for the future', titolava la mostra della partecipazione nazionale iraniana alla Biennale di quest'anno che se ne va: 'Speranza per il futuro'. Come dire e denunciare che non ce n'è molta - al di là degli alambicchi e delle piacevoli alchimie che ogni arte ci propone- come dire che siamo ancora lì, in barba a una rivoluzione di popolo sanguinosa: siamo a un dittatore cupo e di pensieri malvagi e ai suoi degni seguaci cupi e malvagi del pari che hanno sostituito un dittatore classico, lo Scià, e ci riportano al punto di partenza: a un popolo che lotta e paga col sangue e la sofferenza di molti la sua insania di allora, l'aver scelto il male, voluto il suo male scambiandolo per il Bene o 'il meno peggio' come si dice delle democrazie.



Non vi ricorda qualcosa di a noi prossimo? L'elezione di un Barabba al soglio del governo della repubblica, tanto per dire, spacciato dai suoi tragici supporters come 'l'uomo del fare'? E un intero paese schiacciato dal peso del suo enorme conflitto di interessi e dalla lotta titanica che L'Indagato-da-prima-repubblica-amico-di-Craxi ha condotto e conduce contro gli istituti di garanzia democratici che lo denunciano come uomo di quel malaffare politico-imprenditoriale che ancora incombe su noi tutti (vedi i capitali all'estero condonati e l'evasione premiata) e giustamente lo perseguono. Ancora per poco, perchè gli atti di guerra da Lui voluti contro l'istituzione-giustizia sono tutti scritti in quest'anno orribile che ci lasciamo alle spalle e funesteranno il corso del prossimo. Che Dio ci aiuti.



Quindi anche gli errori del 'popolo sovrano' si possono e si devono stigmatizzare, anche le loro marce scelte che si mutano in anni di m...a per l'intera nazione. Gli errori, i buchi neri della democrazia che non abbiamo voluto/saputo correggere si pagano col sangue, come mostrano le attuali cronache dell'Iran e il non aver inteso che l'oscurantismo religioso contiene in sè i germi di una tragedia futura è la Nemesi dell'attuale morire degli iraniani sulle piazze e scontare il carcere e morire uccisi in carcere per mano degli assassini che un tempo sono stati indicati come 'i liberatori'.



E uguali moti confusi di rivolta si ebbero, ricordate, in Thailandia, dove al potere c'era la copia asiatica del nostro Berlusconi: un tycoon pieno di soldi marci coi quali si era comprato la fragile 'politica', - quella che disprezziamo perchè non la sappiamo governare e ce la scippano e la confondono e mistificano e le dittature che conseguono sono la nostra condanna: il malaffare che impera e si fa governo della repubblica è la sanzione che ci spetta, l'inferno in cui sprofondiamo per non aver fatto le scelte chiare e solari del premiare con il voto gente di specchiata onestà, i migliori tra noi cittadini.



Guardiamo all'orrore e alla sofferenza del popolo iraniano presaghi della nostra sofferenza futura di italiani che pagheremo durissimamente la nostra (loro) cattiva scelta di aver voluto un Barabba amorale alla guida della nazione. La democrazia è il minore dei mali tra i diversi sistemi di governo, è ben vero, ma è, insieme, la nostra pena e, a volte, una condanna capitale.



Buon anno a voi tutti: ne avete/abbiamo bisogno.

lunedì 28 dicembre 2009

la morte di un solo

E' tutto un ribollire di notizie di morte o annunci di morte e agitazione che ne consegue: manifestazioni in Iran, il fronte del terrore di Al Quaeda che insorge per ogni dove come i rossi funghi malefici e, invece, io sono attratto da un singolo che muore, che si lascia morire in veste di barbone, di senza casa.
E' successo a Trento e l'uomo aveva 54 anni e la sua droga era di vecchio tipo: l'alcool.
Bottiglie di vino o grappa da pochi euro dei supermercati, i pochi euro che racimolava mendicando, e lo stordimento dell'alcool lo ha aiutato a rannicchiarsi, tremando di freddo, allato di una casetta di legno nei pressi di un parcheggio e a guardare la morte fredda che irrigidisce le membra con un senso di liberazione e segreta gioia e le auto intorno a lui si mutavano in immagini di sogno: privati ricordi di una vita altra e diversa che conteneva qualche briciola di felicità, forse.
E' il Grande Freddo la teoria cosmologica che prevede la morte degli universi e lo spalancarsi della mostruosa bocca del Nulla.

Era stato licenziato due anni fa; lavorava alle Poste come autista e aveva perso il lavoro e, a cinquant'anni, lo sapete, non è facile trovarne un altro e la domanda che mi pongo è: come hanno potuto gli istituti di garanzia, gli enti di assistenza che pure esistono nella città di Trento, città federalista, lasciare che quest'uomo vagasse nel gelo dei giorni d'inverno senza trovare un luogo di pura sopravvivenza, un uomo o una donna o un ente pietosi che alimentassero la sua speranza di rientrare nel mondo dei garantiti, gli offrissero un briciolo di pietà che lo riscaldasse?

Sono domande retoriche, lo so, e ad esse se ne accompagnano altre e qualcuno avrebbe facile gioco nel mostrare che il suo morire di gelo non è un caso isolato, bensì una situazione condivisa da molti altri 'ultimi della terra', 'figli di un Dio minore' che osserviamo scorrere allato delle nostre vite senza mettere mano al portafoglio e chiederci se possiamo giovare al nostro prossimo meno fortunato di noi.
Non è questo, infatti, che mi commuove, perchè anch'io ho uguali rimproveri da muovermi, anch'io ho elaborato e praticato il cinismo dell'abbiente che non cura il mendico e la sua storia compassionevole.
Ciò che più mi colpisce della storia di quel 'barbone' è, infatti, il modo del suo morire: il gelo che paralizza le membra, l'ottundimento delle percezioni ultime, gli ultimi brividi del corpo che aiutano l'anima ad uscire: 21 grammi, si dice, che evaporano nei fumi del gelo e osservano il paesaggio osceno del propria morte corporale con quella leggendaria levità e segreta felicità che è propria di ogni liberazione - poco importa se l'anima è assunta nei cieli di un auspicato paradiso o nel buio di un confortante nulla universale.
'Beata se' tu, sora nostra morte corporale....'

delle antiche croniche

Abbiamo uno strano rapporto con il passato: un rapporto di fascinazione rassegnata e le tragedie che contiene e le spaventose cose della storia accettiamo e proviamo a 'farcene una ragione' perchè ciò che è stato è stato e i morti sono morti e il male si è compiuto e il bene è come il cuore dell'avo che i combattenti scozzesi lanciavano in battaglia di là delle fila del nemico e lottavano con tutte le loro forze per riconquistarlo.

Per la verità un uguale stato di rassegnazione ( e nessuna fascinazione) io vivo per i tempi presenti del berlusconismo stupido che ci contengono e non è raro che io eviti di accendere il televisore perchè quanto vi si narra è cronaca di avvilimento annunciato e l'indifferenza è uno stadio più avanzato dell'odio che il Barabba pretende suggestivamente gli sia tributato - e dell'amore non mette conto di parlare perchè il Cialtrone ne fa barzellette buone per i palati delle masse beote che tutto applaudono del suo costante flatulare. Non ti curar di lor, ma guarda e passa.

E, invece, mi attraggono di più le vecchie cronache, che vado a tirar fuori dall'Archivio Storico che sta a un passo da casa mia dove si può leggere - faticando non poco per decrittare le scritture dei governatori delle provincie della Serenissima repubblica - che nel 1583 :
'havemo dato fuoco alla casa tutta e alla stalla con dentro li animali e bruciati tutti e anco i cadaveri de li appestati, si no la peste, che era stata segnalata per un solo caso in città, non havesse da propagarsi nei paesi intorno e se anco peste non fusse stata a sterminare l'intera famiglia meglio è lassare che il foco faccia l'opera che i dottori non sanno dire e sarà il tempo che viene a dire se sia stata cosa saggia o precauzione eccessiva...'

E ancora, un secolo e mezzo più tardi :

'... che non si è potuto dare mano alla deportazione in altro convento dei frati che più di una denuncia ci avvisava che havessero commercio carnale colle vedove dei marinai che vanno per nave e le ingravidavano e già lo scheletro di un neonato era stato segnalato in un bosco mesi fa. (...) e la conferma delle denunce è venuta dalle stesse che hanno impedito alle poche guardie di entrare e gridato contro che non si havvia da compiere una cosa ingiusta e dentro il chiostro avevano steso i materassi loro e le tuniche dei frati erano stese ad asciugare come fussero gli abiti dei mariti che più non potevano servire (...)

Spalle al futuro perchè di lottare contro le presenti insensatezze non mette conto alcuno se la storia non è maestra di alcunchè e procede col passo del gambero e le oscene cose si ripresentano, mutatis mutandi. Lasciamo che siano i posteri a metabolizzarle e incasellarle e darsene ragione.
A me il presente è male e non riesco a trovare una bandiera e un'arma capaci di combatterlo che si possano ragionevolmente impugnare.

sabato 26 dicembre 2009

c'è del metodo in quelle follie

La follia è la forma del reale quotidiano che tutti viviamo. Facciamo spesso cose 'un po' folli' e il saperle dosare è il segno di un buon governo della follia che abita in noi ed esorcizziamo, addomestichiamo per non incappare nella maggiore: quella di un improvviso litigio violento col marito, o il figlio/a adolescenti riottosi e/o 'borderline', ad esempio, e il litigio finisce con la rottura di oggetti incolpevoli, anche preziosi, (e i vicini di casa di là della porta d'ingresso sentono le grida e i colpi e portano l'indice alla tempia piegato a martelletto) ma poi subentra il ravvedimento, la quiete, il pentimento, il silenzio della riflessione su quanto ci accade e ci stravolge.
'Anche l'ira contro l'ingiustizia stravolge il viso', scriveva B. Brecht e tutti noi abbiamo un nostro privato concetto di ciò che è giusto o ingiusto e alcuni di noi darebbero la vita per imporlo (o la toglierebbero).

Tutto è 'un po' folle' di ciò che osserviamo e che è o che è stato: il comportamento di un tale per la strada che parla da solo e gesticola e ti guarda in tralice se scopre che lo osservi, la danza sciamanica di un giovanotto che ha in corpo alcool e, insieme, una pasticca di extasi, ma non ci sorprendiamo più di tanto ed 'elaboriamo' quella follia e ci conviviamo e, invece, ci stupisce e indigna e preoccupa e ci manda in bestia il gesto di un 'folle' rivolto a un papa o a un capo di governo o a un re.
E tuttavia quei gesti eclatanti sono uguali - nel loro trascendere la nostra pretesa 'normalità'- a quelli del marito/moglie con cui litighiamo dicendo cose sconsiderate e 'folli' e che picchiamo o colpiamo con un corpo contundente e la sola differenza sta nella persona del colpito: l'augusto pontefice capo della Chiesa Romana o il capo di governo che usa toni troppo alti nei suoi comizi e scatena l'ira di uno psicolabile che lo colpisce con la prima cosa che gli capita a tiro.

Eppure dovremmo notare che 'c'è del metodo' nella follia di un tale (e della sua corte curiale) che veste paramenti sacri e sacri anelli e se ne va in processione tra la folla con strani bastoni sacramentali e va affermando in video e in voce cose che non trovano riscontro visibile (e perciò condi-visibile) nella realtà dei nostri giorni - id est che esiste un Dio, il quale pretende dagli uomini comportamenti religiosi e pii e virtuosi e in nome del quale dovremmo abdicare a una parte della nostra ricerca scientifica e ritrovati medici e sottoporli alle norme di coloro che pretendono (un po' 'follemente') di intepretarne il Divin Verbo.

Ed esiste una lucida follia manifestata quotidianamente da un tale che racconta ( e fa raccontare fino allo sfinimento dalla folla dei servi e i giornalisti a libro paga) la fola dell'amore e dell'odio cui egli sarebbe soggetto e non ha coscienza (oppure ce l'ha e anche in quella sua apparente follia c'è del metodo e un preciso disegno di onnipotenza) di quanto siano folli gli assunti che pretende di imporre a un paese tutto: addomesticare i giudici alle sue leggi ad personam e modificare la Costituzione per adeguarla ai suoi desiderata di novello caudillo.

Perchè ci stupiamo e ci indignamo, allora, se un singolo im-potente e in palese difficoltà nel controllare in suoi impulsi, prova, con gesti clamorosi, a rompere il delirio di onnipotenza verbale (e non solo) di persone-simbolo (pontefici,re,capi di governo), a deturparne l'immagine e ridurla a icona calpestabile, domestica? Non è quel che facciamo tutti noi, ogni giorno, con i nostri opposti politici quando li tacciamo di insensati, 'che non capiscono una mazza', 'comunisti' e deturpiamo, consapevolmente, e deformiamo l'idea santa dell'amore universale riducendola a macchietta ridicola e stupido slogan - come fa il nostro capo di governo ai fini di una disperata e 'un po' folle' propaganda politica?

mercoledì 23 dicembre 2009

l'anno che verrà

Vengono cronache da tregenda dal Belpaese, i giornali ne sono pieni, per un maltempo neanche troppo disastroso e fabbriche che chiudono e famiglie alla disperazione, ma - come chiosava un mio amico ierisera (un commercialista di destra moderata, figuratevi, ne esistono ancora, forse vivere a Venezia, città liquida, induce pensieri di sensatezza) i manovratori al governo si limitano a dire che tutto va ben madama la marchesa e che la buriana passerà prima o poi.
Siamo agli scongiuri: incrociate le dita o toccatevi di sotto perchè se credete che vi sia un governo della crisi siete degli ingenui o dei disinformati. Lassù (a Montecitorio) qualcuno vi ama riamato - o così gli piace far credere perchè le storielle sceme ripetute in video e in voce milioni di volte trovano sempre degli allocchi cogli occhioni spalancati e rinci.trulliti da tutto ciò che 'suona bene' sotto Natale,

Le sacerdotesse di Delfi avrebbero fatto oracoli più precisi e soddisfacenti in merito alla crisi del lavoro e le fabbriche in chiusura una dopo l'altra e per il capo del governo avrebbero aggiunto 'guardati dall'inferno'.
Non sarà l'inferno dell'aldilà - che quasi sicuramente se lo inghiottirà, il Barabba, e passerà di girone in girone a cicli di sessanta giorni assieme alla madre, responsabile della sua nascita, e lo seguirà un codazzo infinito di seguaci elettori col coro in testa dei portavoce penitenti - ma solo quello evocato con simpatica metafora natalizia da Di Pietro e che Berlusconi sia diavolo non ci piove perchè tutto il male che ha voluto per questa repubblica di infami è in bella evidenza nelle cronache 2008/9 anni di dis(grazia) collettiva, anni di m.... da dimenticare.

Non ci sarà inciucio che tenga di fronte alle richieste pressanti del diavolo di ottenere l'impunità sua personale e lo sfascio della giustizia conseguente; il Pd non tenderà la mano perchè lascerebbe scoperto uno spazio enorme a sinistra che Di Pietro è pronto a riempire.
In natura e in politica non esiste il vuoto.

Il 2010 sarà forse un po' meno mer..so dell'anno che se ne va illacrimato per quanto riguarda il lavoro (speriamo), ma sarà ancora pieno di cronache di diavoli impuniti e di sconquassi istituzionali perchè quando si manda al governo un Barabba che mina sistematicamente i piloni istituzionali e si avvelenano i pozzi non si torna indietro, non si 'pacifica', non si fanno 'riforme condivise'.

I loro, del Pdl, sono atti di guerra rivolti al futuro, sconquassi istituzionali e voragini che si aprono sotto i nostri piedi di cittadini e le menzogne sull'amore e dell'odio lanciate in faccia alle generazioni nuove si rivolteranno contro il paese tutto, già smarrito di suo per quel che è il riconoscere e ri-affermare i 'valori che contano' sui quali fondare una solidarietà nuova, un diverso crescere insieme e con-vincere. Che Dio ci aiuti.

territori troppo difesi

Da molti mesi vado analizzando quella strana realtà che sono i 'territori' in cui decidiamo di piantare radici e viverci. Nasciamo in luoghi che non abbiamo scelto, ma un qualche input primigenio fa scattare nella nostra mente la 'difesa' sacrale del luogo natale e ce lo rende caro, ad onta che si tratti di un deserto inospitale o della giungla primigenia fitta di serpenti velenosi e fiere affamate.
Chissà, forse anche il Cristo dei Vangeli, pur se girovago per le necessità della sua divina predicazione, ha sempre tenuto a caro nel cuore quella Betlemme ostile ai suoi genitori in affanno - e la Madre prossima al parto ( ricordate la poesia: (...) un sottoscala almeno avreste per dormire? / Tutto l'albergo ho pieno d'astronomi e di dotti / provate al Cervo Bianco, quell'osteria qui sotto... ) - ma che gli ha dato il Natale universalmente festeggiato con tanto di Presepe e statuine di pastori e stelle comete che guidano i Magi.

Heimat, lo dicono i popoli di lingua tedesca ed è accezione che comprende insieme il luogo natale vero e proprio e la nazione ospitante quel luogo, la patria.
E per la difesa dei luoghi natali siamo disposti a dare la vita, stando almeno a quella retorica patriottarda che voleva che : 'chi per la patria muor vissuto è assai'; - chissà se è ancora così dopo un ventennio di velenosa predicazione secessionista che spezzetta e frammenta l'idea di patria e la riduce a regione, pianura padana, e, a volte, campanile.
Il fenomeno è semplice e complesso a un tempo.
Si ama il proprio luogo natale, ma lo si odia, se, ad esempio, diventa il luogo che ospita la piovra mafiosa e dove si consumano i crimini terribili delle cronache calabro/sicule o campane e : 'mi vergogno di essere italiano' capita di sentire e leggere qua e là, allorchè una mala ventura politica fa assurgere al governo della repubblica un Barabba, il campione della vituperatissima Prima repubblica soffocata dai miasmi di Tangentopoli.

Poi ci sono i luoghi virtuali: 'territori' anch'essi dove si è nati, si vive, si chiacchera, si allacciano relazioni giovevoli o si combattono battaglie virulente e talora fatali per lo stato dell'umore e l'ansietà che provocano certe discussioni accese, certe opposizioni politiche pur se sterili e incapaci di incidere il bubbone che si denuncia gonfio del pus della cattiva scelta elettorale.

I luoghi virtuali sono l'estensione di una socialità buffa, litigiosa, 'cieca' sopratutto, perchè capita di innamorarsi della personalità virtuale di un/a tale e, quando poi si decide l'incontro, si spia l'arrivo dell'atteso/a, ma si resta delusi al punto di non presentarsi, si 'dà buca', - chiudendo così malamente un'amicizia che prometteva così bene.
Il fatto è che siamo strani. Pretendiamo troppo dal mondo che ci circonda e il giocattolo-Internet ha moltiplicato per diecimila la complessità delle relazioni tra uomini e donne, ma, a guardarlo bene, certe relazioni virtuali 'cieche' somigliano a quelle relazioni epistolari che univano i soldati al fronte e in prima linea alle crocerossine e alle signorine che, a casa, confezionavano le divise per i soldati e alcuni di quei carteggi struggenti finirono in matrimoni e figli, la maggioranza, invece, in una medaglia al valore e/o croce di guerra. Vedove di guerra prima ancora di sposarsi.
'Chi per la patria muor vissuto è assai' come si ricordava qui sopra, ma guai a parlarne ai leghisti immemori dell'epopea sanguinosa che ha portato all'unità del paese.

'La mia patria è il mondo intero...' recitava invece una vecchia canzone degli anarchici e la predicazione dei socialisti e dei comunisti abbracciò gli 'orizzonti di gloria' di una umanità condivisa e capace di valicare le asfittiche barriere, tutte le barriere - di razza, religione, nazione e popolo - che ci rinchiudono nei luoghi, nei territori patri come eremiti rimbecilliti dalla solitudine o 'giapponesi' armati abbandonati nelle selve delle isole indonesiane e incapaci delle sinapsi che ci faranno camminare impavidi attraverso i sentieri delle stelle cui siamo destinati.

La preistoria dell'uomo che ci imprigiona e ci ottunde le meningi lascerà presto il posto alla storia dei viaggi spaziali e le 'guerre di civiltà' -che combattiamo come coloro che 'andavano per lottare ma erano morti'- saranno solo il ricordo stupido di un 'romanzo di formazione' noioso e scipito.

martedì 22 dicembre 2009

caro amico ti scrivo....

Un'amica mi scrive '...che il nuovo anno ti porti le cose belle che neanche osi sognare', ma ciò che non abita i nostri sogni non dovrebbe esserti augurato e l'enfasi buonista natalizia non dovrebbe mai valicare le colonne d'Ercole di ciò che sappiamo/possiamo concepire.
Il Paradiso, scriveva J. Tipler, per i sogni di un carrettiere sarà il lento e sicuro risuonare degli zoccoli del suo asino sull'acciottolato nel silenzio dell'alba e nel torpore del mezzo sonno che ancora lo persuade.
E per il membro di una tribù ammazzonica sopravissuta nella giungla primaria sarà l'arrostirsi di un formichiere gigante sul fuoco e il profumo della carne arrostita e il gioco dei suoi bambini tutt'intorno al fuoco e delle mogli e degli altri parenti che pregustano il lauto pranzo.

Devo poter/saper immaginare le cose belle perchè entrino nei miei sogni e la mia memoria le accolga e le proietti nell'altrove della possibilità degli auguri.
Diversamente, perderemo il nostro tempo con gli auguri inutili che, passate le feste, gabbano lu santu, - come usa tanto spesso da essere passato in proverbio.

Nelle 'Operette morali' Leopardi immagina il dialogo tra un 'passegere' e un 'venditore di almanacchi' ed è uno snodarsi di desolate riflessioni sull'inutilità di ogni augurio che non scalfisce neanche la superficie del reale quotidiano quale si presenterà nei giorni e nei mesi a venire.
Il futuro è nella mente degli dei, dicevano gli antichi, ma anche nella nostra di semidei che ci ingegnamo di percorrere il tempo nella sua circolarità di passato e presente che coesistono e tornano in eterno - e vaneggiamo di macchine del tempo da costruire e di resurrezioni e future esistenze nell'aldilà dei sogni.

Beh, in qualità di semidio che dà vita al mondo nelle sue immaginazioni, mi sforzerò di immaginare le 'cose belle che neanche osi sognare' e le includerò nel ricco bagaglio di desideri inappagati che proiettiamo di là del limite di quest'altr'anno che se ne va illacrimato.

lunedì 21 dicembre 2009

la storia che nulla insegna

Non ci dormo la notte. Questa storia del male che trionfa sul bene è più appassionante di un giallo. Ed è scritto talmente bene da parer vero, più vero del vero. Siate realisti perchè è nel reale che si forgiano le più intricate fantasie criminali e si snodano le trame.
A volte mi dico che dovrei 'staccare', smettere la dipendenza, ma è più forte di me.
In me agiscono pulsioni di giustizia, di vero, di buono e di bello che fanno si che io mi addentri nell'oscuro tunnel del mondo vario e cattivo e marcio come un detective sprovveduto che non sa a cosa va incontro, ma ci va perchè quello è il suo fato e se è la morte quella che ghigna assassina e si nasconde in ogni meandro della buia caverna, ebbene è una sfida mortale e ogni giorno è un buon giorno per morire se il bene in qualche oscuro modo si afferma e il male è contrastato nel suo andare.
Questa ampia premessa è per dire che un magnate russo, un ex del kgb (un altro!) ghigna affermando che si comprerà l'Independent - il quotidiano più sbarazzino e irrispettoso del Regno Unito - 'perchè la cosa lo diverte' e i redattori tremano per la sorte della loro libertà di espressione e di stampa e un'altra voce libera si vede minacciata nel suo libero dire contro il male del mondo.

Poi c'è il male del pianeta, che a Copenhagen ha visto contrapposti gli inquinatori storici contro i piccoli che stentano ad emergere, e il mito di Obama-il-buono ha ricevuto un secondo, durissimo colpo (il primo è quello dei 30.000 soldati in Afghanistan) e un'altra icona del bene presunto sta per andare in pezzi nel suo cozzare contro la dura realtà dei compromessi abbietti e necessari.

Poi c'è il Putin - di cui si dice tutto il male possibile, naturalmente (compreso l'assassinio della Politovskaia) - e Lukashenko in Bielorussia e il Gheddafi in Libia, tutti grandi amiconi del nostro Berlusconi e non ditemi che non vi è venuta in mente la storiella che 'chi va col lupo...'.
Il Nostro ha la fissa di lavare i suoi panni sporchi di imprenditore di pecunia fetidissima (per le cento e cento corruzioni politico-partitiche cui deve la sua irresistibile ascesa) nell'Arno della cosidetta 'costituzione materiale' - che Egli e la sua corte dei miracoli vorrebbero imporci come Costituzione tout court e sostituirla con la presente e viva e operante e stringente i suoi lacci sui malvagi e sul male che prova ad imporsi sul bene dei cittadini tutti.

Mettiamola così: si potrebbe anche accettare che il Male imperi e si affermi e i malvagi e i corrotti governino una nazione perchè adorati dai loro non meno fetidi e malvagi supporters. Il popolo, si dice, è sovrano e se vota un Barabba e lo osanna con perfetta coscienza del suo essere malvagio e di pecunia fetida sono ..zzi nostri e tocca mettersela via.
Ma sono le conseguenze di un siffatto Impero del Male che mi/ci preoccupano e dovrebbero preoccuparvi - se avete a caro il futuro nostro.

La storia ci ha già raccontato, con dovizia di particolari in cronaca e di orrori e guerre civili e partigiane, come le irresistibili ascese degli Arturi Ui (leggetevi l'omonima pièce di B.Brecht) di ogni nazione e tempo finiscano in tregende e fini miserande, tipo : guerre mondiali, bunker di Berlino, e l'essere impiccati per i piedi ed esposti al ludibrio delle genti vendicative e prive di quella ri-conoscenza che il Berlusconi chiama 'l'amore che trionfa sull'odio' - perchè rigirare la frittata e dire che lui è il bene e tutti gli altri sono il male è il basamento di argilla su cui erige la sua statua colossale, il suo monumento equestre che franerà, è certo e sicuro come l'alto e il basso di Ermete Trismegisto, ma intanto ha seminato le sue zizzanie e statuito le sue 'costituzioni materiali' che prevedono che un pluriindagato della Prima Repubblica diventi il capo dello stato e che chi pensa in grande si compra il banco e la fa franca, - fino a quando non lo sappiamo, ma la fa franca e il peggio del peggio del paese salta sul carro del vincitore e i cavalli di Caligola siedono in parlamento a tirare la volata delle leggi ad personam o 'ad evasorem' - così, tanto per concludere con un sonoro latinorum.

Usque tandem, Berluschina, abutere patientia nostra?

sabato 19 dicembre 2009

plastica e calamari

Nevica che è un piacere qui in città e, come sempre accade in questa città speciale, girano per le calli e i campielli i turisti con le macchine fotografiche e i cavalletti in mano - perchè Venezia in bianco è rara e da mostrare.



Si mostrano anche i cadaveri dei capodogli spiaggiati e agonizzanti sulle spiagge pugliesi, peraltro, e non è un bel vedere e sapere ciò che quelle enormi bestie ci narrano della nostra bella biodiversità degradata e offesa e muoiono perchè hanno gli stomaci pieni di sacchetti di plastica scambiati per calamari, di cui sono ghiotti.



L'allegria di naufragi di cui ci parla il poeta nei suoi versi qui si mostra, invece, come l'orrore di una agonia di cui ci sfugge il picco del dolore - perchè quelle enormi bestie, a differenza di noi umani, non lo gridano (ed è dolore anche maggiore).



Potremo assumerle a immagini-simbolo dell'umana 'idiozia di naufragi' quelle immagini dei capodogli spiaggiati e morituri. L'estremo saluto che ci danno le balene - i cui canti ancora ci sono sconosciuti e non sapremo mai più (perchè si estingueranno prima) che cosa ci/si comunicavano con quei fascinosi e misteriosi inni subacquei.



Frana il progetto di salvare il pianeta colle ragionevoli proposte presentate al vertice di Copenhagen dagli sherpa dei diversi governi delle nazioni e siamo tutti basiti di fronte a questa irragionevolezza collettiva che ci condanna ai disastri climatici prossimi venturi come le malattie polmonari e delle prime vie aeree dei fumatori incalliti - che hai voglia di scrivergli sui pacchetti di sigarette 'avite 'a murì' e 'il fumo uccide'. Quelli, impavidi, continuano a pipparsi cicca su cicca e aspirano il fumo avidamente (come noi tutti l'anidride carbonica e il pianeta agonizzante con noi) e il nero dei loro polmoni è il nero che abbiamo nei pochi neuroni rimasti attivi e funzionanti tutti noi popoli incapaci di accordi sul clima che invertano la tendenza al disastro.



Però è quasi Natale ed è bianco natale, evviva. Consoliamoci con quello che offre il convento, dati i chiari di luna che van via. Non tutto il male vien per nuocere, si dice. Magari vivremo una mutazione che ci consentirà di adeguare i corpi alle schifezze che abbiamo prodotto. Mutanti, saremo, blade runners. E poi, pensate che bello! i nuovi disastri che subiremo ci colpiranno tutti in uguale misura. Un egualitarismo che funziona, finalmente! forse il solo e non c'è barba di evasione che possa darsi in questo caso. C'era una volta un bel pianeta pieno di foreste e animali e lo abbiamo trasformato in una pubblica discarica e in una crosta di cemento e asfalto. Son '..zzi nostri' mandava a dire quel tale. Papale papale.



A proposito: avete dato un' occhiata alle cifre dell'evasione italica ultima scorsa rese pubbliche dalla Guarda di Finanza? Che Belpaese, ragazzi! E che governo che ben governa e non trova i soldi per garantire gli asili nidi, la sanità, la protezione civile, la sicurezza!



Buon natale, cari; che un Berlusconi sia sempre con voi e coi vostri panettoni e vi illumini gli spiriti. Un Berlusconi è per sempre come le disgrazie che ci affliggono in questa valle di lacrime. Santo subito, lo dovete fare, e Martire. Buono per tutte le geremiadi prossime venture e le contumelie inevitabili.

L'amore che trionfa sull'odio: roba da barzellettiere di infima categoria. Ma che è successo alle vostre sinapsi? Spiaggiate sulle spiagge dell'Apulia e della Trinacria?

venerdì 18 dicembre 2009

libera Rete, sempre. No ai nuovi fascismi

http://zambardino.blogautore.repubblica.it/2009/12/18/?ref=hpsbsx

giovedì 17 dicembre 2009

di mosche e maschere di carnevale

Se al fondo di questa italiana commedia ridicola non ci fosse l'epilogo tragico che è annunciato: la triturazione nel buco nero berlusconiano dell'idea stessa di 'rendere giustizia', di aver giustizia nei casi in cui le nostre vite ci mettessero di fronte a un evento spiacevole e/o violento (essere stati azionisti della Parmalat, per dire, o vedere tornare a casa nostra figlia stuprata e in lacrime) potremmo lasciarci andare ad una corale colossale risata liberatoria per i toni e le facce da p...a e i dialoghi scemi che ci vengono dalle cronache.

Capezzone che al comizio di F.I. parla di 'amore' è una maschera di carnevale, indossata da uno che la sera, prima di andare a letto, si sdoppia e si auto processa nei ruoli tripli di avvocato di se stesso e pubblico ministero e giudice e si dà da solo del 'servo sciocco di un solo padrone' (in questo diverso da Arlecchino che di padroni ne aveva due) per poi mutare toga e drizzarsi tutto e affermare ''l'ho fatto per salvare l'Italia dai comunisti!'.

Andasse più spesso a 'dar via i ciapp' come gli si suggerisce liberatoriamente in molti forum avrebbe un sicuro miglioramento di questa sua schizofrenia - iniziata quando, per le oscure necessità del portafoglio e la sfrenata ambizione di un potere qualsiasi, dichiaratamente vergognoso, ma potere, saltò sul carro del vincitore e ne divenne uno dei portavoce, il più sfrontato e, a volte, più realista del re - come accade spesso ai 'portavoce', vedi il Cicchitto, per tema delle ramanzine del capo.



Questa storia dell'amore contrapposto all'odio è un'altra delle gags di base delle recite a soggetto uscite dai 'brain storming' berlusconiani. L'altra è quella del 'complotto dei giudici comunisti' e sarebbero gags tutte da ridere con leggerezza e sicura allegria se non ci fosse quell'incredibile pubblico di suonati di là dei video che si spellano le mani e applaudono fino a non poterne più questo teatro squallido, teatrino dilettantistico di bassissima lega, avanspettacolo di quarta classe per le masse beote - che di leggere un giornale neanche a parlarne e ricordarsi la citazione di un qualche articolo di educazione civica imparato a scuola figurarsi.

E' l'analbetismo civico il male assoluto da cui siamo affetti e mandarli a scuola con obbligo di firma prima di ogni elezione sarebbe d'uopo e verificare se oltre al titolo delle telenovele di canale cinque mandano a memoria almeno le date dell'avvento al potere del fascismo e del delitto Matteotti e il Benito del famigerato discorso: 'Avrei potuto fare di queste aule sorde e grigie un bivacco di manipoli...' (poco conforta che quando la storia si ripete lo fa in forma di farsa).



Così ci ritroviamo infitti nel b.del c. di satanasso del mondo occidentale e tocca sentirne da vicino il fetore e non bastano tutte le aromaterapie che ci industriamo di applicare e chiudersi in casa e parlar d'altro e ascoltare buona musica e guardare bei films e intelligenti perchè, porca l'oca, una passeggiata al giorno bisogna pur farla e guardare le facce di chi si incrocia e pensarle berlusconiane è una pena, una pena che non vi dico e davvero sono stanco di dover distogliere lo sguardo e levarlo al cielo. Mi si riacutizza l'artosi cervicale, mi si riacutizza, poffarre!



Aria! luce! siamo nati per uscire a rivedere le stelle non per riandare sempiternamente in tondo lungo questi fetidi gironi infernali dell'Italia berlusconiana dove sono altissimi i lai dei dannati e dei lussuriosi con le loro escorts e i lettoni di Putin 'che del c.ul fa(cea)n trombetta' e anche noi visitatori accompagnati da Virgilio si è punti, ahinoi, da milioni di fastidiosissime mosche.

per uscire dalla della logica del nemico

... dispiace in questi giorni dover postare a raffica gli articoli dell'unico giornale che invoca, con piena coscienza e perfetta ragione, la 'libera stampa', ma sono tempi di hutu e tutsi e 'fare fronte' contro il nuovo fascismo è l'imperativo che smuove le nostre coscienze di oppositori. Buona lettura.

http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/politica/giustizia-22/assalto-giornalisti/assalto-giornalisti.html

martedì 15 dicembre 2009

il corpo sacrale del sovrano

http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/politica/giustizia-21/corpo-bersaglio/corpo-bersaglio.html

gli scimmioni che eravamo

Osservavo, ieri sera, con sorpresa e grande interesse quel meraviglioso 'film nel film' che è l'incipit de '2001 Odissea nello spazio' di S. Kubrik. Non ricordavo una così lunga sequenza di fotogrammi dedicati ai nostri progenitori scimmioni aggrediti dai predatori e che si fronteggiavano tra branchi opposti con danze guerresche e 'discese in campo' minacciose dei capibranco che decidevano l'attacco o la ritirata.
Va da sè che il pensiero correva alla presente e viva 'discesa in campo' dello scimmione unico che oggi fronteggia tutto il fronteggiabile nell'agone politico e sociale (giudici,Consulta,l'opposizione parlamentare e della piazza), quel Silvio Berlusconi sfigurato dal lancio di un corpo contundente e che si mostrava sul suo adorato predellino al suo branco perchè introiettasse la sua furia di conducator ferito e la iniettasse nel corpo tutto del paese scatenandone la febbre altissima della guerra civile (sono parole sue, evocate di recente in un discorso pubblico - tanto per ricordare che anche le sue parole sono pietre e fanno sanguinare la chiostra dei denti dell'intero paese).

A risolvere la questione evolutiva, nel film di Kubrik, è la grossa tibia di un mastodonte, che il primate-conducator impugna con compiaciuta bravura e si ingegna di abbatterla con grande forza sulle ossa della carcassa, prima, ma, subito dopo, sul cranio del capobranco avversario, ricordate? e tutti quelli del suo branco subito a imitarlo vittoriosi, tibie alla mano (o coi machete in pugno degli Hutu scatenati nella caccia ai Tutsi dentro le case, se preferite aggiornare la metafora ai tempi a noi più prossimi).

La metafora è ora tutta esposta e di facilissima interpretazione, anche per le zucche primitive degli scimmioni-tibia odierni, e il mucchio di ossa della carcassa è il paese-Italia - ammutolito e incapace di reazione di fronte alla enormità della guerra dichiarata da Berlusconi contro le istituzioni di garanzia della Repubblica - e la clava-tibia emblema della vittoria sono le televisioni del premier e quelle acquisite in virtù della presa di potere politico oggi tutte schierate come corazzate mediatiche a sostegno delle Sue (del novello conducator e sovrano) tesi aberranti e suggestioni fantasiose - come quella (la madre di tutte le tesi suggestive elaborate dal suo brain-storm di avvocati) del 'complotto dei giudici' e 'tutti i giudici comunisti' se Gli danno torto in pubblico e civile confronto.

Lo sa anche l'Europa, ormai, perchè gli avvisi della guerra civile 'in fieri' glieli ha dati Lui, il sovrano, il capobranco degli scimmioni-tibia, col discorso al congresso del Ppe e c'è solo da augurarsi che intervengano gli organi comunitari a seminare i semi di una pace che qui in Italia ci appare impossibile perchè si è passato il segno di confine tra gli ultimatum e gli 'avvisi' politici e del verbo politico contrapposto e la finale discesa in campo degli eserciti col primo clangore delle spade che si incrociano nell'agone dei combattenti e i primi fiotti del sangue che esce dalle ferite non più mediatiche bensì della carne e dei denti feriti.
Che Dio ci aiuti, perchè, in queste ore, davvero non riusciamo a osservare e ascoltare altro che gemiti di feriti e le feroci grida dei combattenti.

lunedì 14 dicembre 2009

visi stravolti,città in disordine

(...) C’è qualcosa nel chiasso della presente legislatura che ricorda i dipinti dell’espressionismo tedesco, durante la Repubblica di Weimar: volti stravolti da eccitazioni, maschere che sogghignano, città sghembe che urlano senza più ordine. Kurt Tucholsky scrisse che il precipizio «spettrale» cominciava con l’uomo che mette l’Io in primo piano (politico o scrittore, giornalista o imprenditore).

Hitler era un uomo così, e l’Io che accampava era la sua persona e qualcosa di più nascosto, torbido: l’Io della nazione, del Popolo illimitatamente sovrano. «L’Io di per sé non esiste», scrive Tucholsky fin dal 1931: «Quest’uomo non esiste; in realtà egli è solo il chiasso, che produce». Il frastuono coesiste da tempo con il rispetto italiano delle istituzioni, a ben vedere. La seduzione e il carisma di Berlusconi hanno alcune qualità inossidabili, ma non meno incorruttibili sono stati, lungo gli anni, l’ammirativa affezione per i garanti della Costituzione e l’adesione dei cittadini all’equilibrio fra i poteri. Sono stati molto popolari Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi. Lo è Giorgio Napolitano. Anche l’adesione agli organismi di garanzia non scema, come dimostrano i sondaggi favorevoli al Csm e alla Consulta. La lezione sulla Costituzione che Scalfaro tenne nel 2008 all’Auditorium di Roma riscosse un successo vasto. (...)

domenica 13 dicembre 2009

chi ha orecchie per intendere intenda...

... a tutti gli altri il mio più sentito 'vaffanpuffo' (un vaf....fo pre natalizio non si nega a nessuno).
http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/politica/scalfari-editoriali/anomalia-italia/anomalia-italia.html

sabato 12 dicembre 2009

grazie dell'attenzione



18/10/2009 Collonges-la-rouge

Potrebbe essere il bel nome di una donna, ma è un gruppo di case e una chiesa acquattate tra basse colline nell'angolo di confine tra il Quercy, il Pèrigord e il Limousin e tutt'intorno piccolissimi villaggi di una bellezza nascosta e schiva, le case costruite in pietra rossa, e in uno di essi trovo il luogo 'sotto le stelle' di cui mi narrava diffusamente la mia ospite sul bordo dell'Atlantico.

Vi corrono le leggende di piccola quotidianità, in questi silenzi e apparenza di abbandono, trasfigurate dalla sua facondia e dalla necessità di 'sgravarsi' del peso di una redenzione sua personale, ri-prendere vita, la sua vita, in mano e condurla negli altrove dell'autostima ritrovata, della creatività faticosa ma appagante che la porterà a scrivere, dipingere, scolpire e viaggiare - perchè la sua peregrinazione non è finita e ancora si guarda intorno curiosa e insoddisfatta, ancora la sospinge un pungolo fastidioso ed è la definizione di 'chi siamo' e 'cosa vogliamo' e cosa stringeremo tra le dita alla fine di questo strano viaggio che chiamiamo 'vita' e 'senso alle vite'.

Già. Dare, trovare un senso alle vite nostre.
L'impresa più difficile e, per lei, la maggiore, quella che le restituisce il rapporto con se stessa e la sottrae a una dipendenza matrimoniale che la annichiliva e al giudizio terribile dei figli-giurati schierati con il marito-padrone che la accusavano e la schiacciavano sotto il peso di colpe presunte.

E allora via, strappandosi di dosso la tunica di Nasso di moglie-e-madre e il vagare sospinta dalle Erinni per le solitudini della Francia profonda e la quiete provvisoria di questa casa 'sotto le stelle' dove abiterà per mesi senza elettricità prima di restaurarla e trasformarla in una 'chambre d'hote' e il pellegrinaggio di strani personaggi che le fanno visita e la informano che il suo vicino di casa più prossimo è 'un assassino', un violento e ubriacone che ha ucciso la moglie - e lo racconta ridendo, quasi a liberarsi di un'angoscia che è già ricordo - e poi la processione di quegli altri che vengono a vedere la casa restaurata e quello strano tipo che, senza conoscerla, per il solo fatto di averla a un tiro di schioppo, la chiede in moglie. Usava così in quelle profondità contadine, in quelle solitudini meravigliose e angoscianti: una moglie serve alle incombenze del quotidiano, alle necessità di gestire una fattoria e la si assume con gesto semplice, così come si compra un trattore o si acquistano delle mucche.

Racconta e racconta la mia ospite. Di quando si aggregò a un gruppo di studio che organizzava i 'viaggi della liberazione' - gruppi di autocoscienza gestiti da un tale che dettava le regole folli del partire domani, su due piedi: lasciare/lacerare ogni cosa quotidiana : niente importava più che di 'ritrovarsi' e un gesto traumatico ne dà piena rappresentazione, - come quello di prendere gli oggetti più cari, anche una ciocca di capelli della figlia morta, e disporli in una valigia e consegnarla ai terapeuti crudeli e sentirsi morire dentro e non vederla più, nessuna possibilità più di riaverla, di ricongiungersi col passato che ci ha riempito il cuore e straziato le anime.

Questa la sua stoffa umana e io l'ascoltavo e mi pareva tutto onirico e un po' folle e lo confrontavo col mio viaggio 'normale' il cui punto di rottura e angoscia, e le domande conseguenti, era la morte di mia suocera e il riavviarsi di una pena sospesa, una separazione, un dover lasciare, finalmente, e un andare dove e che senso dare a una vita che da tempo ci pare non avere più un senso compiuto, ma solo un digradare lento verso il buio di un diverso altrove.

E si inverasse anche per me il verso fatale: 'e quindi uscimmo a riveder le stelle'.

Finisce così il mio reportage di viaggio dall'Europa a noi prossima (la Baviera e la Francia profonda), e ventura: quella che ci incanta e insieme ci delude. Tutto ciò avevo in animo di raccontarvi. A presto ri-leggerci su queste pagine virtuali e grazie dell'attenzione.

venerdì 11 dicembre 2009

lo stato di eccezione

http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/politica/giustizia-20/mauro-commento/mauro-commento.html

vivere i tempi grami

Ci piacerebbe pensare che l'Europa sia 'l'altro da noi', il referente di salvezza, la stella di gran forza gravitazionale dalla quale essere attratti, noi abitanti dell'astronave dal motore guasto che vaga senza più meta e destino nel buio cosmico, ma non è così ed è giocoforza accettare la dura realtà di un capitano impazzito al comando che - spranga alla mano - mena i suoi rabbiosi fendenti sul volante dello sterzo e sul quadro-comandi che avrebbero consentito di planare e un atterraggio relativamente morbido.

Ci sarebbe piaciuto osservare gli sguardi dapprima stupiti, ma poi indignati e infastiditi al congresso dei popolari europei costretti ad ascoltare le spaventose cose pronunciate dal presidente del consiglio italiano sul 'complotto dei giudici' e la costituzione da buttare come carte straccia.

Sguardi stupiti - ma poi ilari e pazienti - come quando a una riunione di famiglia tocca tollerare caritatevolmente la declamazione di una poesiola sciocca del cugino scemo e fargli pure gli applausi incoraggianti e, invece, i congressisti hanno ascoltato impavidi l'intemerata del Fellone, dell'Impunito-da-prima-repubblica che diceva le cose che in Europa non si possono e non si devono ascoltare, - pena il dilagare della malattia-Berlusconi di là delle Alpi, il 'caudillismo' in salsa italiana che approda in Europa e la contagia di una malattia simile all'Ebola: emoraggie interne e collassi conseguenti, come dopo l'affermazione dei nazionalsocialismi in Italia e, più tardi, nella Germania del caporale Hitler.

Confidavamo nel senso dello stato della Merkel e ci aspettavamo il rifiuto dell'abbraccio canonico - come fece Michelle Obama qualche mese fa -, ma non c'è stoffa di statista in quella signora che non ha sentito l'obbligo politico-morale di prendere le distanze e mettere una distanza di sicurezza tra la sua figura pubblica e quell'essere infelice e gramo che, come Sansone al risorgere dei primi capelli, si aggrappa alle colonne del tempio-Italia e tenta di farlo crollare.

Segno che il contagio può estendersi all'Europa, che siamo all'allarme-pandemia: se il congresso di un partito 'europeo' tollera, senza una sola voce di replica e distinguo, che risuonino in sala le parole orribili e fatali del nostrano ducetto ridicolo, - leggittimandolo e mandandolo assolto per ciò che si appresta a fare nel suo paese: affossare le istituzioni repubblicane e fare carta straccia della costituzione della Repubblica per via plebiscitaria.

Viviamo tempi davvero grami, cittadini.

giovedì 10 dicembre 2009

ragionier ugo fantozzi


Rag. Ugo Fantozzi, segretario del Pd
di Marco Travaglio

Chissà che aspettano i diversamente concordi del Pd
per urlare alto e forte chi è Silvio Berlusconi. Forse
aspettano che li faccia arrestare a uno a uno,
modello Putin o Lukashenko. Fino a quel
momento, dialogo e prudenza. Si pensava, anni fa, che
bastasse la Telekom Serbia, quando il Pdl costruì una
commissione parlamentare per fabbricare a tavolino
tangenti immaginarie da Milosevic a Prodi, Fassino e Dini
sui leggendari conti Mortadella, Cigogna e Ranocchio.
Niente da fare: dialogo e prudenza. Ora si scopre che
Berlusconi ricevette in dono per Natale 2005
l’intercettazione segretata Fassino-Consorte (“A bb i a m o
una banca?”) e una settimana dopo il suo Giornale la
sbattè in prima pagina avviando la campagna elettorale.
Non male per l’ometto di Stato che tuona da 15 anni
contro le fughe di notizie, brandisce la privacy e il
“segreto istruttorio”, vuole abolire le intercettazioni
(tranne quelle degli altri). Basterà a far insorgere i
diversamente concordi? Ma no che non basta. Al loro
posto i berluscones avrebbero già tirato giù il governo,
l’Ue, e forse anche l’Onu. Invece, dal fronte pidino, è tutto
un pigolare distinguo fra se, ma, però, magari, forse,
avrebbe, eventualmente, se fosse confermato... Dialogo e
prudenza. La scena ricorda quella del rag. Ugo Fantozzi
pestato a sangue da una gang di teppisti che sventrano
pure la Bianchina e, fra un ceffone e una testata, prima di
perdere i sensi esala: “Badi, signore, che se osa alzare la
voce con me...”. Ogni giorno la cronaca sforna tre-quattro
assist, a beneficio di un’eventuale opposizione: tutte palle
alzate in attesa di qualcuno addetto alla schiacciata.
Impresa titanica per il Pd, notoriamente acronimo di Per
Disperazione. Ieri il Corr iere pubblicava un commento di
Salvatore Bragantini sulla mega-fideiussione
prossimamente emessa da Intesa Sanpaolo per garantire il
debito di Berlusconi & Fininvest verso De Benedetti per
avergli fregato la Mondadori con una sentenza comprata
da Previti (una cosina da 750 milioni): “Immaginiamo se
Obama convocasse a Washington il gotha bancario Usa
per garantire un suo debito personale: non sarebbe
concepibile”. Anche perché in America l’opposizione c’è.
E anche perché in America porcherie come l’o p e ra z i o n e
Alitalia, pilotata da Intesa Sanpaolo, finiscono in tribunale.
Sempre ieri La Stampa raccontava come Previti abbia
appena staccato un assegno da 17 milioni per evitare un
processo per riciclaggio e chiudere il contenzioso con la
stessa Intesa Sanpaolo, proprietaria dell’Imi a suo tempo
derubata di 1000 miliardi di lire dalla famiglia Rovelli
grazie a un’altra sentenza comprata dalla premiata ditta
Previti & C. Naturalmente i 17 milioni, secondo La
Stampa, han fatto il giro del mondo fra le Bahamas e il
Liechtenstein, nella migliore tradizione del nostro
centrodestra off shore. Stiamo parlando di un soggettino
che Berlusconi portò al governo nel ‘94 e in Parlamento
nel ‘94, nel ‘96, nel 2001 e nel 2006: lo voleva addirittura
ministro della Giustizia e solo grazie alla vista aguzza di
Scalfaro, molto fisionomista, fu dirottato alla Difesa. A
questo punto anche l’opposizione del Madagascar o
dell’isola di Pasqua, con tutto il rispetto, chiederebbe
conto al premier di questa vergogna a cielo aperto e,
appena ciarla di complotti giudiziari e toghe rosse, lo
incalzerebbe con qualche domandina semplice semplice.
Scusi, ometto, ma se era tutto un complotto, perché
Previti ha restituito 17 milioni sull’unghia? E ora che
aspetta a chiedere scusa a Stefania Ariosto, ai pm di Mani
Pulite e ai giudici di primo, secondo e terzo grado che
condannarono il suo amico corruttore di giudici ed
evasore fiscale e che lei e i suoi house organ avete
diffamato e calunniato per 13 anni? Ancora una cosa,
ometto: se i complotti ai suoi danni sono tutti come quelli
che han colpito Previti, non sarà per caso colpevole anche
lei? Infatti i diversamente concordi queste domande non
le fanno. Mica siamo in Madagascar o nell’isola di Pasqua.
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i misteriosi disegni della provvidenza

Tiene banco il problema del Bene e del Male e un bell'articolo di Piero Ostellino sul Corriere ce ne dà conto sul 'cotè' italiano. Già perchè c'è un epicentro in tutti i terremoti e gli sconquassi che accadono sul Pianeta Terra e, se per la crisi economica oggi è la Grecia a indossare la tunica di Nasso, è indubbio che sul versante della democrazia, - di una buona democrazia dei pesi e dei contrappesi e che funzioni e dia i buoni frutti del rispetto reciproco e dell'alternanza al potere che non cancelli ad ogni giro elettorale i troppi guasti inferti dal governo precedente al tessuto istituzionale - è l'Italia a detenere da gran tempo il primato.




Perchè è ben vero che bisognerebbe azzerare tutte le leggi ad personam varate da questo governo al fine di garantire la permanenza al potere di un Barabba notorio e nient'affatto pentito, anzi! vieppiù incattivo nel prosieguo delle sue male azioni di perversione e stupro del tessuto istituzionale.




L'Italia è avviata ad un suo particolarissimo e vomitevole 'governo del caudillo', piuttosto che 'del presidente' - considerato che un siffatto parlamento vede una maggioranza di governo stesa davanti ai piedi del Padrone di Denari come uno stuoino ai piedi del letto; un partito-azienda che registra solo pochissime voci dissonanti e, quando si fanno troppo querule e insistenti e da 'grillo parlante', vengono invitate rudemente dai 'portavoce' del padrone a 'lasciare', a 'dimettersi' perchè 'non in linea' con le necessità di impunità di sua maestà.




Infatti, se c'è una 'linea' nel pdl si chiama linea-Berlusconi e al confronto con la linea Maginot della nota guerra mondiale è quest'ultima a fare una minuscola figura perchè la linea-Berlusconi è una grande Muraglia ed è peggio perfino del Rubicone che, una volta attraversato coll'esercito schierato a battaglia, comincia una diversa storia dell'Impero romano.




Bene e male, già. Il non aver votato una legge contro il conflitto di interessi a suo tempo ha trasformato il Belpaese in una cometa fragile vagante a casaccio nella materia oscura del Cosmo, facile preda di bui universi gravitazionali e di buchi neri che tutto triturano delle realtà fragili e dei faticosi equilibri di una democrazia degna di questo nome.




Disfarsi al più presto (e con il minimo possibile di colpi di coda) del drago-Berlusconi è imperativo categorico, categoria filosofica e non più semplice dato di un 'governo di popolo' e 'popolo sovrano' che vota 'normalmente' il suo campione ad ogni giro elettorale.

Berlusconi non è un uomo normale, bensì il vendicatore di Tangentopoli e di tutto il marcio e il corrotto che quella fogna a cielo aperto riversava sulla vita pubblica. Egli è l'Impunità al potere, il Monarca che rovescia l'assunto tra Bene e Male e 'bene' è ciò che lui decide e 'il male' e 'i cattivi' sono tutti coloro che gli si oppongono e gli oppongono le regole e gli statuti di una democrazia di stampo europeo.




L'Italia rischia davvero grosso col clima di 'guerra civile' che quel Desso ha evocato ed è riscontrabile nel dibattito civile e nei forum dei cittadini - e non a caso il suo maggior alleato e il più fedele è quel Bossi che, più di una volta, ha flatulato di 'fucili' e 'ronde padane' e di 'secessione' per far ben capire quali sistemi lui predilige nel caso gli mettano i bastoni tra le ruote.




Esiste una via di uscita a tutto il Male che oggi impera in questo paese e si mostra impunito e sculettante fuori dai video di sua maestà 'Videocracy'? La mia personale risposta è che non esiste, non si vede ancora la fine del tunnel, 'nondam matura est', ma confidiamo nei misteriosi disegni della Provvidenza.

martedì 8 dicembre 2009

il cattivo delle storie e la mano davanti alla bocca

Ha ragione il papa. Sono cronache d'orrore quotidiane. Iterate vergognosamente, sparate a raffica in video e in voce come fossimo in prima linea e a trincee contrapposte fitte di mitraglie e lanciafuoco.

Ha ragione da vendere, il bianco Pastore: il Male trionfa sul Bene ogni giorno che dio manda in terra e ha una maledetta audience per la quale casalinghe frustrate e pensionati senza talento e giovani disoccupati e operai in cassa integrazione, invece di uscire a farsi una passeggiata col cane, fare del sano bricolage o del buon volontariato sbarrano gli occhi davanti alle tivù e si beano della pulp fiction quotidiana: degli scannamenti mediatici, degli assalti alla baionetta davanti alle trincee di competenza. La Brambilla versus il Marino, il Ghedini versus Santoro e tutti gli elettori del centrodestra e le partite-iva come un sol uomo contro i 'coglioni' di centrosinistra che non vogliono lasciarlo fare la sue por.che cose in pace e governare e amministrare il paese Italia 'che merita rispetto e non si deve sputtanare all'estero'.



Tu prova a fargli capire che è il Berlusconi che si sputtana da sè coi reati che ha commesso prima di entrare in politica e le leggi ad personam che si è fatto confezionare (e tuttora si fa: un giorno sì e l'altro pure) al fine di cancellare i processi: niente. Teste dure, di legno: mentecat.ti da tre palle un soldo, cani che latrano le usuali difese ad personam, di una sola persona, perchè, se sono in parlamento e al governo (o se continuano a evadere alla grande), lo devono al Padrone di Denari e gli devono l'inchino recto e verso e l'ovazione e lo ius primae (e secundae e terziae) noctis.

Lunga vita al satrapo-Re e smenazzate di coda festanti e grandi leccate al piatto su cui mangiano e alle sudicie mani che glielo riempiono e pazienza se devono stare a catena e latrare a comando.



Il fatto è che il Male, (maledizione a noi che viviamo ed esercitiamo il libero arbitrio!), tira le vendite che è un piacere, lo sanno bene i romanzieri, e il cattivo delle storie, di ogni storia, è come il sale sulle pietanze: senza non si può fare perchè tutto sarebbe insipido e mangiare una pena - a meno di non abituarsi da bambini. Il Male necessario. La nostra (meta)fisica condanna. Di noi, figli di Caino e di quella svenevole Grande Madre Eva a cui piacevano le Mele mature di un solo albero, fanc...o a lei.



Ecco: dovremmo rivolgere la prece e l'esortazione pia alle mamme: non salate le pietanze dei pargoli e guai a mostrargli i fotogrammi della televisione : le storiacce orrende e piene di sesso e violenza che ci propinano tutti i dì h24 e i 'grandi fratelli' che grondano di minacce reciproche e succhiamenti di svenevoli femmine in foia, por.ca vacca e tro.ia.



Insomma: il mondo va riformato dalle radici e pazienza se il Berlusconi strepiterà e farà il diavolo a quattro (e a 5 e 6 con italia-uno) - perchè griderà e piangerà che così gli tolgono l'acqua in cui nuota (lui e i suoi accoliti e la varia corte dei miracoli).



Ha ragione il Padre Santo e i cardinali della sua curia. Che vadano avanti loro, perchè a noi viene da ridere ed è da un sacco di tempo che ci teniamo la mano davanti alla bocca.

lunedì 7 dicembre 2009

ciò che è stato e mi turba

Il vasto mondo ha smesso di ruotare intorno a quest’asse ormai da lungo tempo. Qui sulle colline sono i lenti mutamenti della vegetazione, i colori e gli odori della morta vita e quelli della rinascita a raccontare che il ciclo eterno delle stagioni non é venuto meno - che ancora si susseguono le generazioni, che altre rotazioni ed altri assi hanno soppiantato il nostro, generando altre storie a noi estranee.

Mia madre é morta da pochi mesi dopo una lunga, assurda sofferenza. La sua tomba ci guarda dal limitare del bosco nelle notti di luna ed ha gli occhi bianchi della grezza pietra su cui ha voluto incise le parole ‘semplicemente vissi’ seguite dal nome e le date. Mio padre é figura d’assenza, evocata con discrezione e compassione da mia madre quand’ero bambino e poi mai più perché le storie lontane che non si ripropongono nel presente almeno per una lacerazione, un tocco di memoria, -apparizioni fugaci degli eventi che sono stati- sono nulla: ectoplasmi afoni con cui é solo un nostro snervante monologare.

Di lui mi restano le fotografie degli anni del matrimonio fino alla mia nascita e faccio fatica a scacciare il pensiero angoscioso che quello sia stato il suo punto di fuga, la soglia di ingresso in una diversa vita che non ha voluto attraversare, di là della quale ero io, bambinello paffuto dall’espressione sognante, ignaro dei drammi che insorgono a ogni nuova nascita, a ogni passaggio di età, a ogni nuovo volgere dei desideri.

Era il rapporto nuovo con una nuova vita in formazione quello che lo allontanò dalla donna che, a giudicare dalle fotografie, mostrava di amare tenerissimamente, dal nucleo familiare che aveva da poco formato e che fino a quel punto non aveva conosciuto uno screzio, uno strappo, seminato un indizio che potesse alimentare fantasie d’inquietudine?

O era vero ciò che diceva il nonno, sprezzante, quando era sicuro di non essere udito dalla figlia, che suo genero era un lazzarone, un donnaiolo impenitente che inseminava donne e puttane in ogni porto d’attracco delle navi su cui s’imbarcava come secondo ufficiale e che era una fortuna che non avesse contagiato sua figlia di scolo, sifilide o peggio?

Da bambino mi mettevo davanti a uno specchio e osservavo con estrema attenzione il suo viso con una lente di ingrandimento nelle foto che lo ritraevano bell’uomo alto e forte allato di mia madre giovanissima dall’ampio, splendido seno e dai lunghi capelli corvini che le incorniciavano il viso felice, illuminato da sorrisi perfetti, innamorati. Cercavo di cogliere una qualche somiglianza che mi permettesse di affermare senza ombra di dubbio una mia discendenza da quell’uomo, ma era tutto inutile. Ero il ritratto di mia madre e, alla fine, giunsi a credere che la somiglianza con una persona genitrice si afferma e si rafforza nella presenza, nello specchio di vita quotidiano che rimanda l’identità e l’appartenenza.

In una di quelle foto mio padre era disteso su un prato accanto a mia madre incinta di me sullo sfondo di alte montagne illuminate da una luce ambrata di tramonto. Le poggiava la mano teneramente sul ventre gonfio del lievitare del suo seme e quel gesto di copertura affettiva, di appartenenza di lì a poco brutalmente negata, restava per me un mistero, il mistero della sua scomparsa senza nulla dire, senza un messaggio, una traccia che facesse supporre che fosse ancora in vita in qualche angolo sconosciuto del pianeta, in uno di quei luoghi remoti dove approdavano le sue navi da carico a imbarcare derrate alimentari esotiche o lane pregiate e altri prodotti dei climi difficili che vigono dove le terre hanno fine, - finis terrae, come scriveva in latino su una sua cartolina spedita dalla Patagonia che mostrava un alpaca intento a brucare.

Mia madre non intentò mai azione legale per morte presunta, come le suggeriva l’avvocato di famiglia e suo padre al fine di definire le questioni di proprietà. Questo del viaggiare, dell’esotismo, dell’eco di vicende accadute ed immagini a specchio di terre lontane é una costante rintracciabile in entrambi i rami della mia famiglia, paterno e materno.

Mio nonno, il padre di mia madre, vive tutt’ora in questa casa con noi ed ha la veneranda età di ottantasei anni, indossati con la stessa gagliardia che lo animava da giovane, quando si imbarcò per la Spagna dove infuriava la guerra civile al seguito di una brigata italiana costituita in gran segreto per non essere intercettata e fermata dall’Ovra, la polizia segreta fascista....

'La cosa di cui non sono più sicuro é che tutto quell’entusiasmo, quella fede negli ideali di libertà dal fascismo e dall’oppressione sociale abbiano ancora un senso.' mi raccontava. 'La cosa triste dell’avere memoria delle cose é che, nel compararle con ciò che accade dopo, perdono di senso. Un milione di morti é costata quella nostra ventata di libertà, l’illusione di poter affermare la democrazia e il governo dei molti e degli onesti, ma significa ancora qualcosa? A quel tempo lo significava, eccome. I cattivi avevano divise riconoscibili, dicevano cose terribili, da avversare e combattere, avevano facce... Ecco, questa cosa delle facce non mi convince più. Guardo i documentari storici di quella guerra terribile che ho combattuto, vedo le facce dei miliziani miei compagni e leggo il vigore degli ideali che ne sostengono gli sguardi, ma quelle altre facce, quelle di chi ci stava contro, oggi non mi appaiono meno persuasive, meno convinte di quello in cui credevano. E’ come se avessimo avuto ragione entrambi e il nostro spararci addosso sia stato qualcosa di insensato, di crudele e forse evitabile se solo un barlume di questa intuizione avesse rischiarato i cervelli di tutti. A Toledo, la notte, durante l’assedio della fortezza in cui si erano asserragliati i franchisti con i loro famigliari, donne, bambini, preti, ho ascoltato, tra uno sparo e l’altro, il figlio che parlava al padre e il fratello al fratello... Non voglio dire che tutti siamo una sola famiglia umana e che questo, di per sé, dovrebbe impedire le guerre, ogni guerra, non é così banale. Cos'è accaduto? Si era rotta la tessitura del dialogo che faceva la quotidianità di quella nazione, della Spagna, e nel silenzio delle notti di Toledo, prima della mattanza che nessuno seppe più fermare, ma solo i cannoni, brandelli di quel dialogo provavano a ricomporsi, si sospendevano dolorosamente nel silenzio e ci chiedevano, chiedevano a tutti noi, di quà e di là del muro ideologico, che senso avesse quel nostro militare in nome del quale puntavamo i fucili. Mi commuove, oggi, perfino la fierezza del viso di una donna aristocratica che osserva colui che la riprende con l’aria tranquilla di chi conosce le sue buone ragioni. Era una cattolica fervente e anticomunista fino al midollo, ma quel suo sguardo mi sferza la coscienza quando rivedo le immagini nette del bianco e nero. Con quegli occhi puntati sull'obbiettivo afferma il suo buon diritto ad esistere nella forma storica che le é stata data in sorte e i colpi dei fucili e i saccheggi dei palazzi nobiliari e delle chiese non misero in crisi la sua coscienza, anzi! Avevamo un programma, noi combattenti per la libertà: di cancellarla - lei e tutti gli altri aristocratici - dalla terra di Spagna. Non ci siamo riusciti, abbiamo perso, ci hanno cacciato e uccisi a migliaia. Quella donna non morì sotto i colpi di chi occupava la sua casa e si é presa tutte le sue vendette, ho saputo. E' tornata a viso altero a occupare le sue terre e la casa in rovina indicando alle truppe franchiste vittoriose chi dei sopravissuti era stato complice dei rivoltosi e i loro fratelli e i figli e si compì il programma di limpieza voluto dal Caudillo. Tanti di noi libertari furono uccisi così, dopo la fine della guerra: impiccati o fucilati come comunisti senza che avessero compiuto il passo decisivo della militanza e dell’inquadramento militare. Ecco, tutto questo che è avvenuto oggi mi inquieta. E' come se avessimo peccato contro l'umanità e le deboli ragioni che la costituiscono, che ne costituiscono i ‘valori’ che dovrebbero valicare gli anni, i decenni ed essere additati nelle scuole alle nuove generazioni. Invece la memoria si perde, si perde il senso delle cose vissute, degli ideali per i quali eravamo disposti a dare alla vita.'

Così mi raccontava e io l'ascoltavo in silenzio.

domenica 6 dicembre 2009

perchè non possiamo non dirci cristiani


16/10/2009 Saintonge - Périgord - Courège

Il mio viaggio di ritorno si snoda attraverso queste tre regioni della Francia centrale lungo quattro giorni di percorrenza. Saintes, Brantome, Terrasson, Turenne, Collonge-la-rouge: sono i luoghi che mi sono segnato, ma vagare lungo le 'dèpartamentals' deserte di traffico ti invita a soste fuori programma dovunque via sia la segnalazione di uno 'chateau' o di un campanile romanico o un gruppo di case storiche sopra una collina e il fiume di sotto.

Saintes è ancora insonnolita quando vi arrivo, il mattino presto alle otto. Fa freddo. L'estate ha collassato d'improvviso gelando l'autunno. Sono partito dalla costa atlantica col buio e in cielo milioni di stelle che sfidavano il buio delle strade, ma poi, improvviso, il chiarore dell'alba come se gli corressi incontro. Cerco un parcheggio dietro l'abbazia 'aux Dames': le strade sono deserte e solo le mamme vanno con i bambini alla mano verso la scuola addossata all'abbazia.
Lungo i secoli XV e fino al XVII vi educavano le nobili govinette in questa abbazia nuda, alta e solenne colle sue linee di forza essenzialissime ed eleganti.
Costruzioni e distruzioni delle chiese e delle abbazie si sono avvicendate colla grida dei vinti e dei vincitori e il fuoco assassino che divampava all'interno, ma ancora sono nostre: le riconosciamo e la amiamo perchè sono la nostra storia.
La facciata della cattedrale di st.Eutrope ti apre il cuore, tanto si mostra alta cogli archi gotici e i contrafforti poderosi che la ancorano alla terra. E' un inno all'altezza, un grido al cielo, un'aspirazione, una levitazione e perdita di gravità e i colori delle vetrate e dei rosoni ti commuovono di bellezza antica.
Qualunque sia il tuo credo o il tuo dirti agnostico e incapace di conoscere Dio, ti senti fiero di appartenere a quest'area di mondo e di storia che ha saputo/voluto costruire le grandi cattedrali: potenza di prelati e papi, ma anche sapienza di umili costruttori e architetti e scultori e pittori anonimi e sincera fede di popolo che contribuiva e giustificava questi immani sforzi e acuti gridi di pietra rivolti al Cielo.
E' un vera e propria opera di oreficeria su pietra quella che osservi sugli archi della facciata e i portali: il popolo dei santi e dei beati, le Madonne e i Cristi in maestà ti introducono ai misteri religiosi che la chiesa contiene e che ti si disvelano all'interno delle nicchie e sugli altari e ne sei partecipe tuo malgrado perchè è la tua storia dalla quale non ti puoi dire avulso.
Sono gli avi nostri, le nostre insensatezze e le crudeltà di fedi opposte e le interpretazioni feroci del Verbo e i comportamenti conseguenti: le eresie e i castighi e le guerre e le vendette, ma sono nostre tuttavia: Storia dell'Occidente cristiano.
Chi lo scriveva che '...non possiamo non dirci cristiani?'

sabato 5 dicembre 2009

la pulsione profonda di una 'giustizia giusta'

'Finalmente abbiamo ottenuto riconoscimento di giustizia.' Sono parole pronunciate nel processo contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito e sono parole importanti in questo paese lacerato da un perdurante clima di guelfi e ghibellini a causa di un presidente del consiglio dei ministri che ha lanciato in video e in voce (e sulla carta stampata) la canagliesca suggestione, la sua lotta titanica e mortale contro una magistratura definita da lui e dai suoi mille e mille portavoce e scherani prezzolati 'faziosa' e 'comunista' - e quelle sue enormità ridicole trovano eco non contraddetta e poco approfondita nelle coscienze fragili dei suoi adoranti sostenitori.




Tutto nel mondo che viviamo è 'fazioso', è di una parte e dell'altra parte. Noi tutti che viviamo siamo sempre 'altri' rispetto al nostro prossimo che, a volte, ci fa torto, ma abbiamo istituito il teatro della giustizia giusto con quello scopo: di 'rendere giustizia' - nominando dei giudici, assumendo degli avvocati difensori e incaricando i pubblici ministeri di recitare l'atto d'accusa e sostenerla in aula perchè il teatro abbia luogo e gli attori si muovano in scena e sul proscenio recitando le arringhe, mostrando l'innocenza dell'imputato o le zone d'ombra che lo condannano con 'prove' e testimonianze.

Saliremo sul palcoscenico e ci difenderemo e diremo bugiardi coloro che ci accusano e lo dimostreremo ma - se incastrati da riscontri oggettivi e testimonianze importanti - soccomberemo ed espieremo la colpa.

E' così che funziona la scena, così dovrebbe funzionare. Ma c'è del marcio in Danimarca, pardon, in Italia e chi è potente si compra la politica e cambia le leggi, de-potenzia gli attori del teatro che lo accusano, li svilisce, li dice inaffidabili tutti e di sè dice che 'non si può processare il re sovrano' e scrive le regole a suo favore ed elegge i suoi avvocati al parlamento e diserta l'aula dove si recita l'accusa con i pretesti più ridicoli.




'Abbiamo ottenuto riconoscimento di giustizia'. E pazienza se a dirlo sono i parenti di una morta, di una 'vittima' di un crimine orrendo, gente 'di parte', parte offesa, ma vorrei vedere voi al loro posto e vorrei dare voce a tutti coloro che un crimine l'hanno subito e non hanno visto e ottenuto giustizia e riconoscimento pubblico dell'offesa atroce: la perdita di un figlio, lo stupro di una moglie o di una amante, le percosse da un marito, le torture e l'uccisione di un tuo parente fragile (perchè drogato) da parte di strane guardie carcerarie, una strage di persone in una piazza (della Loggia) o a bordo di un treno (Italicus) o di un'aereo in volo (Itavia).




Perchè il fragile teatro della giustizia presiede proprio a questo genere di funzione: riconoscere l'offesa e l'offeso e punire la mano dell'assassino, del ladro, dello stupratore, di chi viola l'innocenza di un bambino/a o l'innocenza di un paese con una bomba e una strage impunita.




E' così importante l'idea dell'avere giustizia che ci spendiamo sopra un sacco di soldi e abbiamo dato vita a leggi, regolamenti, abbiamo scritto tomi su tomi che chiamiamo 'giurisprudenza' e ci studiano sopra milioni di studenti in tutto il mondo e anche da noi, - malgrado il nostro presidente del consiglio dica di loro che 'sono dei mentecatti che non hanno di meglio da fare nella vita'. Già.




Perchè l'idea di impunità di un potente impunito trascina seco questo genere di espressioni folli e fanfaronate che, in un paese normale, un paese di pesi e contrappesi e giustizia rispettata perchè riconosciuta e resa e messa in grado di funzionare, verrebbero stigmatizzate come 'offesa alla corte' e 'offesa all'idea di giustizia' e per un tale reato ti sbattono dentro senza pensarci sopra due volte e, se sei uomo pubblico, un 'politico' vieni processato due volte: la seconda volta dalla pubblica opinione che ti dice indegno di governare un paese e butta le chiavi o chiede al governo di Panama di estradarti (ma a Tunisi, invece, ti concedono una villa in località Hammamet e la polizia tunisina sta fuori dai cancelli a difesa e disciplina la folla dei discepoli che ti vengono a rendere visita in esilio).

venerdì 4 dicembre 2009

i cattivi nell'arte


i cattivi nell'arte


... poi ci sono i due fratelli che disegnano e rappresentano le cose mostruose: i due Chapman, e intriga il sapere chi fa cosa e chi è il maggiore e il minore nel disegnare e scolpire: il mistero della dualità.

Arte cattiva la loro, la dicono, il 'cattivismo' nell'arte, ma non è cosa nuova, anzi, è anch'esso riflesso (e dei maggiori) di quanto avviene nei rapporti tra gli uomini e nella politica in primis e perchè mai l'arte dovrebbe sottrarsi, non entrare in gioco, non metterci una sua pezza geniale?

In ogni caso ciò che l'arte dice sul male necessario che ci perseguita sta sempre molto al di sotto del livello medio del 'cattivismo' che leggiamo nella cronaca nera o di quella, sciacallesca, feltrian-berlusconiana - oppure sulle cronache diventate storia della prima e della seconda guerra mondiale e le altre guerre e guerricciole regionali e piccoli massacri esotici come quello di Pol pot in Cambogia, con qualche centinaia di migliaia di morti ammazzati. Homo homini lupus.



Svincolata dalle noiose fissazioni di santi e madonne dei prelati e delle scene della mitologia antica con Venere ignuda allato di un Marte svogliato della committenza dei Principi e dei borghesi, l'arte moderna si fa eclettica, caleidoscopica, segue il mondo nel suo girare attorno alle sue contraddizioni, talora le anticipa, più spesso le commenta collo sberleffo di chi se lo può permettere - malgrado la perdurante sudditanza al Mercante, ultimo mecenate/committente.



Ecco quindi i due fratelli geniali impegnati a disegnare l'orrendo del mondo e delle relazioni tra gli uomini: una serie di disegni che fanno seguito magistrale ai disegni di orrore e denuncia dell'ultimo Goya e rifanno il verso alle mostruosità dei nasi deformi e gli occhi strabuzzati e balenghi di Bosch, ma attualizzando i vizi e gli incubi e le raffigurazioni degli inferni in Terra che quotidianamente viviamo.

Alla Punta della Dogana, poi, hanno raffigurato una svastica con le molte teche che gli hanno messo a disposizione i curatori e all'interno delle teche in plexiglas l'orrore massimo del secolo appena scorso: il nazismo e tutto il maledetto bagaglio mortuario che si è trascinato seco : effigiato con la cura di un miniaturista di genio, amante del piccolissimo dettaglio e del particolare lugubre e del dettaglio anatomico e ci passi delle ore a osservare i cappi da cui penzolano gli scheletri dei nazisti coll'elmo assassino e i corpi squartati e disossati delle loro vittime e trovi giusta la metafora di un culo di vacca che partorisce il puzzolente corpo di un nazista coll'elmo guerresco - per dire di che merda di 'umanità' si parla e si rappresenta e col rispetto dovuto alle mucche, poverine.



E anche Mc Carthy ci va giù duro nel mostrare il Bush buon'anima (politicamente) colla bottiglia del superalcolico in mano e la sua corte dei miracoli alla Casa Bianca in uguale stato di ebbrezza alcoolica e in fila l'uno all'altro coi falli infilati nei deretani. Cattivismo? Sarà, ma le migliaia di morti ammazzati di cui portano colpa (e non la meritata pena) invocano certo di peggio, - così come il mio dire contro questa genia di servi sciocchi della corte di Berlusconi che ci mostrano ogni giorno in video e in voce il loro tragico inferno di venduti a un padrone, - avvilenti anime morte al servizio di uno a cui non schifava di tirarsi in casa un 'eroe della mafia' come il Mangano.



Viva l'Arte Moderna e il suo 'cattivismo'.

giovedì 3 dicembre 2009

i soldati del capo Hutu

Gli schieramenti in battaglia sono ben visibili dall'alto delle colline che circondano il campo di battaglia. Il capo-Hutu è nervoso e confabula con gli scherani che gli fanno corona e muove il cavallo nero come la notte avanti e indietro e punta il dito verso lo schieramentto avversario comandando le disposizioni strategiche.
Re Dario contro i Greci schierava la guardia degli Immortali, lui, il capo Hutu, ha i suoi immortali Ridicoli: i Bondi, i Gasparri, i Capezzone, i Fede, i Belpietro, i Feltri che stringono in pugno i machete della sovranità popolare senza nessuna mediazione e regole e contrappesi istituzionali e sono pronti ad avanzare a testuggine: 'elezioni o morte!' 'c'è un solo Re, viva il Re!'.
La Regina, infatti, ha richiesto il divorzio e il suo avvocato ha ipotecato la metà dell'oro contenuto nei forzieri di Corte, - tu vedi i tempi grami degli odierni Re di denari.
Con quali denari pagherà la sua costosissima guardia regia, di questo passo, lo studio di avvocati del Ghedini in testa e gli Alfano coi loro 'lodi' iterati invano in parlamento?
Per questo il capo Hutu va alla sua battaglia campale: per conquistare l'intero Regno d'Italia che gli è conteso dall'ex Delfino - rispettoso, invece, della magistratura e degli altri poteri terzi di una buona democrazia dei pesi e contrappesi.

E' chiara a tutti gli osservatori la posta in palio. Se vincerà il capo Hutu sarà un plebiscito che gli consentirà tutti i guasti istituzionali che ora fatica a mettere in atto. Azzeramento della magistratura, separazione delle carriere e l'asservimento all'esecutivo del pubblico ministero. E tutti i 'lodi' che gli servono per l'impunità tombale. Perchè anche un gaglioffo, un corruttore della peggior risma deve poter governare: 'Vox populi, vox dei'. E, a seguire, un presidenzialismo privo di contrappesi, una monarchia sotto il velo ridicolo di una apparente veste parlamentare - perchè il parlamento sarà, in realtà, la sua Corte dei miracoli, la sua azienda privata dove potrà trasmettere i suoi ordini sovrani senza più nessun contradditorio e l'opposizione è schiacciata una volta per tutte, vinta, morta e sepolta.

Questo è quanto si ripromettono i soldati di Berlusconi di ottenere dallo scontro aperto e l'idea che vi sia un'Europa sbigottita e attonita per quanto accade a un suo paese membro non li scuote proprio per nulla, non gli fa un baffo, una piega. Sono veterani di molte battaglie combattute con la spudoratezza di evasori fiscali cronici, incalliti,secessionisti e, se prima l'evasione si faceva senza dire e pietendo politicamente controlli pochi e morbidi e soffici, oggi si fa gridando la fierezza del metterlo a bottega ai maledetti parassiti, ai 'fannulloni' : stipendiati e salariati che il Brunetta vorrebbe proni e succubi o, almeno, l'inchino all'ingresso degli uffici ai clienti che vi entrano - come usava in certi supermercati del giappone in omaggio al dio-cliente.

Sono soldati crudeli i Ridicoli della guardia regia, frustrati nei loro sogni monarchici e perciò crudelissimi e, come diceva Previti a suo tempo 'non faremo prigionieri', perciò, cittadini, siete avvisati delle conseguenze se non combatterete a viso aperto con tutte le vostre forze.
Teniamo alte le picche e i forconi e stringiamo i manici dei machete. Aspettarli al varco e colpire bene e con la massima efficacia. Noi suoneremo le nostre campane. Intanto tutti al no-B-day.

mercoledì 2 dicembre 2009

c'è un prima e c'è un dopo

C'è un prima. E un dopo. E un come. E un perchè.
Per questo si dovrebbero noleggiare le audiocuffie e ascoltare con attenzione perchè hanno fatto quello che hanno fatto. Gli Artisti dell'Arte Moderna, intendo. Perchè non sono da meno di quelli dell'Arte Antica.
Anche se uno ha l'ossessione per i tagli sulla tela o i buchi (e suggerisce che un qualcosa di metafisico sta per accaderci) e un altro invece, prende lo spazio e lo seziona con tiranti da costruttore edile e dà vita a una gigantesca ragnatela e poi c'è quello che sulle tele ci mette il campionario di un tappezziere colle sue tende da sole estive da istallare sulle terrazze troppo assolate e poi quello che ripropone gli stucchi delle regge dei Principi d'antan: bianco e nero, e non ti ci raccapezzi più e, giunto in una sala dove donne ignude e in mutande o in reggicalze mostrano la baldanzosa patonza recto e verso, trovi, per fortuna, una guardiasala carina che ti spiega che quel tale ha in mente un'idea positiva del sesso e della sessualità e ne fa una denuncia (del quadro sociale attuale) che ricomponga, finalmente! una mitica, perduta normalità - e mentre la ascolti con grande attenzione ti prende un coccolone perchè la sua bocca che dice la sagge cose si confonde con tutto quel bendidio che mostrano le tele e vorresti ricomporre con lei, lì, sedutastante, quella sessualità che è andata a catafascio nei tempi grami e la cui crisi viviamo a tal punto che l'Arte Moderna ne straparla, ne cola, ne appassisce e, quando esci, ti rendi conto che c'è molto ancora da dire e mostrare e che tutto quanto esposto è solo una piccolissima parte di quanto il mondo in cui viviamo ospita e ci ammannisce nei modi più vari e diversi e vorresti essere così colto che niente più ti sfugga di cosa sta avvenendo nelle vite nostre e, di riflesso, nell'arte, ma, infine, prendi il volantino che c'era nell'ingresso del palazzo (Grassi) e leggi cosa si può fare per migliorare la propria vita e renderla consona ai dettami dell'Arte:

1) di' la verità ( e chi glielo dice al Berlusconi?)
2) di' una bugia (allora gliel'hanno detto!!)
3) cambia il tuo nome
4) fai felice qualcuno
5) fai piangere qualcuno ( ancora il Berlusconi!!ma basta!!!)
6) fingi di ridere
7) fingi un orgasmo...

Beh mi fermo quà. La lista è lunga e a metterla giù tutta rischio di dimenticare quello che ho imparato oggi sull'Arte Moderna.
Alla prossima puntata, cari.

martedì 1 dicembre 2009

france 1 2 3 4 5

15/10/2009 Chatelalion plage

France 1/2/3/4/5

Sono questi i canali che ho a disposizione nella televisione che vedo in cucina, nel cottage dove vivo. Sono più che sufficienti a dire/dare un'idea di cos'è informazione in questo paese e quanto grande è la differenza con la nostra - forsennatamente serva - di casa-Italia.
E se è vero che non partecipo di nessun schieramento politico francese è altrettanto vero che l'impressione che ne ho è di una informazione 'tranquilla', capace di dare il polso di tutto quanto accade con il necessario distacco e completezza di 'chi', 'dove', 'quando', 'perchè' - i fondamenti di un'informazione degna di questo nome che da noi si riscontra su una sola rete: rai 3.
Perfino le trasmissioni del mattino di qui, dedicate a un target di casalinghe e pensionate, hanno un minimo di intelligenza e 'fair play' e notizie e arte e cinema e libri che da noi manca del tutto.

L'unica nota critica la fiondo su un documentario che hanno trasmesso su Venezia: arte, storia e presente ( e il Carnevale, naturalmente e monsieur Pinault e Punta della Dogana). L'eco che ha avuto è stata così grande che perfino la tabaccaia dove compro le schede telefoniche si aggrappava alle nuvole della beatitudine e capisco perchè quella povera città è così piena di francesi inebetiti.
I montatori e il regista hanno costruito un panegirico che non vi dico: l'apologia smaccata e falsata di quanto è bello vivere in una città così magica che faceva venire il latte alle ginocchia. Perfino la pulizia della città - sua nota dolentissima e tragica - veniva spacciata come un servizio perfettamente gestito e nessun accenno all'esodo degli abitanti e alle sue ragioni.
Girerò un contro-documentario dal titolo: 'Tutto quello che non vi hanno mai detto su questa città e che constaterete ad ogni passo una volta in loco ' e lo venderò ad Antenne 2.

La mia ospite mi ha lasciato anche le chiavi di casa, per ogni evenienza, e posso usare anche della 'telè' del suo salotto, ma lì c'è già il digitale: nuova frontiera della stupidità tecnologica che innova per farci godere del peggio che avanza. Le immagini, infatti, si fermano ogni 3/4 minuti, si frantumano, si perde l'audio e una confortante didascalia digitale a fondo video ti informa che il segnale è venuto meno. Sia detta lode massima al futuro che avanza e ti complica la vita.

Nei telegiornali che osservo cambiando spesso canale non registro nessuna dichiarazione di esponenti politici col criterio proporzionale al peso del partito e, in sovrappiù, una cospicua aggiunta di dichiarazione mendaci e faziose dei masnadieri al governo.
Qui usa invitare un 'esperto' o una 'persona informata dei fatti' (che può anche essere il ministro competente) laddove si evidenzia ed è in discussione la politica agricola oppure l'ordine pubblico o altro.
E divampa in questi giorni lo scandalo del ministro della cultura (che usurpa il cognome aureo di Mitterand) che ha avuto la brillante idea di raccontare in un libro - La mauvaise vie - che è 'un ricchione' che ha scopato allegramente a destra e a manca e verrebbe da dirgli: 'Ma non avevi cose ben più importanti del tuo inguine recto e verso di cui occuparti lodevolmente?'
Sono i misteri dell'animo umano: suscitare un vespaio di polemiche politiche e l'imbarazzo negli ambienti di governo ( e l'essere accusato di pedofilia e di sesso a pagamento in Thailandia e altrove) per la stupidisima esigenza esibizionistica di 'fare outing' e raccontare di una vita di cui non c'era molto da dire oltre al fatto di essere 'mauvaise'.
Ma dove li andate a pescare, elettori ed elettrici, questi campioni di assoluta imbecillità che mandate al governo della Republique?
Almeno, da noi, c'è un Berlusconi che non fa mistero, anzi! di candidare a ministre e parlamentari europee le sue escort e le 'puellae' più capaci della sua alcova. Si, lo so, che cosa volete dirmi: che da noi è il teatro di Pulcinella e di Arlecchino che abbassa i pantaloni a Pantalone e tutti ridono della nostrana commedia dell'arte e avete ragione, che volete che vi dica? Ragione da vendere.