martedì 30 giugno 2020

Predizioni ed altre predizioni



1 luglio 2014 Facili predizioni
Forse siamo stati condizionati dai films usciti da Hollywood - che 'i cattivi' odierni li dipingono con barbe incolte e i kalashnikov puntati e le prigioni degli ostaggi sono le basse palazzine genere 'stie di polli' dell'architettura di guerra palestinese -, fatto sta che la visione di quei 'banditi' vestiti di nero che inneggiano al 'califfato' ex ottomano e sparacchiano su una folla di nemici stesi nelle fosse-tombe non ci suscita una viva simpatia.
Né giova la notizia di quei tre poveri cristi israeliani rapiti e uccisi da chissà quale fazione estremista annidata in quei luoghi tristi e violenti della Cisgiordania e della 'striscia di Gaza'.
Ma ci sarà un estremo più estremo stile 'a sud di nessun nord' da quelle parti e nello scatenamento neuronico di quei cervelli segnati dall'odio e dalla violenza che non conosce tregua né perdono? O è pura demenza dell'odio che si autoalimenta e 'non conosce ragioni'?
E' facile predizione che una grande coalizione sciita-saudita appoggiata dagli americani e sostenuta della tecnologia bellica israeliana farà piazza pulita, prima o poi, di questa cisti malefica della 'jihad' globale insorta dallo sgretolamento dello stato iracheno e il vagheggiato 'califfato' sarà un territorio disseminato di centinaia o migliaia di morti ammazzati e vien da dire che mai, come in questo caso, meglio si applicherà la nota e cinica locuzione che 'la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi'.
I soli mezzi consentiti dal dilagare della demenza del cosiddetto 'fondamentalismo islamico'.


1 luglio 2015 · Se in un afoso giorno di inizio luglio.....
...il distratto tele-ascoltatore ascolta la storia di una famiglia campana convertita in blocco al più ottuso oscurantismo islamista e vede in video il viso solare di una ridente fanciulla 'nostrana' che di nome faceva Maria Giulia e, una volta insaccata dentro il nero, spaventoso niqab dei malintesi precetti coranici decide per Fatima – e il nostro ministero degli Interni e i funzionari dell'intelligence ci informano che quei tali sono spariti dentro il buco nero dell'odierna crociata islamista lanciata contro di noi, 'infedeli' occidentali – da sterminarsi a mucchi sui lettini delle spiagge o nelle redazioni di 'charlie' o (speriamo di no) nelle piazze estive fitte di popolo festante e ignaro del mostro che andrà ad inghiottirli: di un qualche 'kamikaze' pronto ad immolarsi per chissà quale 'causa' e 'paradiso' conquistato in premio per l'atto di maledetta barbarie.
Se in un afoso giorno di luglio il distratto tele-ascoltatore si chiede dentro quale culo di sacco e foiba della storia evolutiva siamo finiti e ci dibattiamo impazziti l'uno sopra l'altro, che cosa gli risponderebbe un accogliente 'buonista' della sinistra di s-governo? Che così va il mondo, - mettersela via e farsene una ragione di questo girone infernale che abitiamo all'inizio del terzo millennio delle 'magnifiche sorti e progressive'?

Terrorismo, arrestati i famigliari della jihadista italiana Maria Giulia Sergio. L'esultanza per la strage di Parigi: "Dio è grande" - Il Fatto Quotidiano
ILFATTOQUOTIDIANO.IT
Terrorismo, arrestati i famigliari della jihadista italiana Maria Giulia Sergio.…
 

lunedì 29 giugno 2020

Le guerre di Piero e il senno di poi

 

E sarà pure una 'supposta' storica quella di sceverare sugli avvenimenti che hanno fatto la Storia e hanno provocato catastrofi immani, - come le pistolettate dell'idiota Gavrilo che hanno ucciso Ferdinando e Sofia a Sarajevo - ma non pare peregrino il parallelo che ci sovviene con la farfalla di Hong Kong: il cui battito dell'ala è misteriosamente concatenato con lo scatenarsi di un tifone sul golfo del Messico di lì a poco.
E belle e utili sono le rievocazioni storiche e i dibattiti che ci propone radiotre sul tema della Prima Guerra mondiale, dove esimi storici e cattedratici si spingono a dire che, si, gli Stati Uniti d'Europa erano contenuti, - in nuce e 'mutatis mutandi' - nell'impero austroungarico e che i vaneggiamenti 'rivoluzionari' dei nazionalisti di ogni risma e popolo e nazione sono il manifestarsi folle e demente di quel maledetto caos che sempre insidia le evoluzioni pacifiche e ordinate dell'umanità lanciata verso 'le magnifiche sorti e progressive'.
E che lo scoppio della prima guerra mondiale - dopo un periodo di pace così lungo da dover riandare all'impero romano per trovarne uno uguale - fece esplodere la follia ideologica e il vario delirio di artisti e poeti e intellettuali 'interventisti' malati di nichilismo e sogni de 'la sola igiene del mondo' che solo i milioni di morti sui fronti e nelle trincee e sotto i bombardamenti valsero a sedare e guarire.

E, si, è vero che le democrazie moderne si sostanziano di quei rivolgimenti drammaticissimi e le moderne repubbliche nascono dalla de-funzione delle monarchie sui campi di battaglia e per le rivoluzioni sociali che ne seguirono, ma ancora non ci capacitiamo di come quell'onda di tsunami di follia collettiva di regnanti ed eserciti e popoli tutti abbia potuto generare non una, bensì due guerre mondiali, una di seguito all'altra, e lo scoppio della bomba atomica a suggello dell'Impero della Morte che ha segnato il Novecento.
Colla viva speranza che i Corsi e Ricorsi storici abbiano fatto il loro tempo e la Pace non abbia più bisogno di un lavacro di sangue uguale per mantenersi e durare. Amen e così sia.
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domenica 28 giugno 2020

L'oscurità del futuro e la Storia




28 giugno 2019 · L'oscurità del futuro e la Storia
Il 'museo del 900' di Mestre è costruzione magnifica a vedersi, degna di una metropoli da un milione di abitanti ( studio Sauerbruch Hutton – Berlino) e segnale che una città può riqualificarsi negli anni e cambiare radicalmente volto, - perfino nelle periferie industriali dei decenni folli che abbiamo vissuto e, sotto i nostri occhi allibiti di bambini, cresceva (e avrebbe inquinato spaventosamente l'intera laguna in un breve volgere di anni) l'orrore urbano e industriale di Portomarghera.
E passi per tutta quella oscurità che ti avvolge all'ingresso dei due piani dell'esposizione – giustificata dalla scelta espositiva di ricorrere agli audiovisivi e alle varie diavolerie digitali interattive; l'oscurità non è un male se ti puoi vedere dentro – dentro gli anni della nostra Storia, intendo, e rivedi i fermo-immagine degli interni/esterni della civiltà contadina che ci siamo lasciati alle spalle, forse un filo troppo didattici/scolastici per chi ha memoria del bel film 'Novecento' di Bertolucci.
Ma bisogna dire che ce l'hanno messa tutta, i curatori, per offrirci un buon prodotto di rivisitazione della Storia, a partire dal 'come eravamo' delle prime immagini all'ingresso, a grandezza d'uomo, che confrontano le fotografie degli uomini e delle donne degli anni Trenta e dei Cinquanta e i presenti e vivi – noi visitatori, mutati di quel mo' nel vestire, acconciare i capelli, invecchiare, spendere e abitare.
Ed entrano in scena i 'migranti', sempre loro, e i curatori buonisti ci vanno a nozze nel predisporre gli audiovisivi giusti dei nostri migranti veneti che partivano per il Brasile a mucchi, perché il Polesine era un brodo di coltura di miseria e malaria e le montagne venete un ricettacolo di pellagre e incurabili solitudini che sfociavano nella demenza – ho ancora negli occhi una bella mostra di qualche anno fa allestita al proposito nell'ex manicomio di san Servolo, che ospitò una mia ava.
Ma salta agli occhi, date le violente polemiche dell'oggi sulle modalità intollerabili delle presenti migrazioni (che si sostanziano di barconi e gommoni fatiscenti dei naufragi organizzati dai criminali 'scafisti' e le lotterie del mare e le o.n.g. taxi del mare che si prestano al trasporto dei clandestini che hanno comprato il gaglioffo biglietto vincente sotto le mentite spoglie del 'salvataggio in mare'), salta agli occhi, dicevo, il racconto che si fa di come partivano quei nostri avi migranti dal Polesine e dai monti – e si mostra la foto di un biglietto prepagato dal proprietario di una grande 'fazenda' e, di seguito, quei migranti ivi alloggiati decorosamente e messi immediatamente al lavoro: a seminare e raccogliere e stivare.
Malissimo pagati, naturalmente, ma vivi e sani e figlianti la seconda generazione delle future metropoli e del lavoro diverso da quello dei padri/madri e ascensione sicura nella scala sociale dei futuri imprenditori e politici e avvocati e giudici del Brasile.
Per dire che i nostri avi emigravano in sicurezza (certo, non una crociera) su navi e piroscafi e 'su chiamata' degli imprenditori dei paesi ospitanti che necessitavano di manodopera a bassissimo costo. Un autogol dei curatori?
E ascoltiamo il racconto del ragazzino 'bangla' integrato nel quartiere Piave di Mestre che ci racconta allegramente del suo sentirsi italiano e bengalese insieme, e va a scuola e frequenta gli amici della sua comunità, per dire di queste nuove identità cittadine che riempiono gli autobus del trasporto urbano e che fatichiamo a digerire e dire 'belle' e tutte positive.
E, forse, la scelta di dare parola a un membro giovane della comunità 'bangla' – la più apparentemente integrata, insieme ai cinesi - è funzionale all'agiografia che hanno in testa i curatori : di una società capace di metabolizzare agilmente il diverso e la diversità, ma l'impressione è che noi si viva una 'convivenza armata', invece; e l'eco delle stragi del Bataclan e della promenade des Anglais e dei mercatini di Natale a Berlino e altrove degli anni di piombo 2015/16 ci risuona sorda nelle orecchie della memoria a dirci che, davvero, non è tutto oro quel si vuole che luccichi in questa volonterosa esposizione del secolo in questione e il seguente.
Ma l'intenzione è buona, ne conveniamo, e il futuro è dietro l'angolo, oscuro e con sprazzi di luce, come le stanze della presente esposizione.

L'immagine può contenere: cielo, nuvola e spazio all'aperto

martedì 23 giugno 2020

Garbage city. Ieri accadeva.

'Adoriamo il Caos perché amiamo produrre l'ordine.', scriveva Enscher, ma si dà il caso che il Grande Vecchio delle origini da cui tutto è scaturito la faccia da padrone, di questi tempi, e ben poche speranze ci mostra di potere essere addomesticato e irregimentato.
E, per una Grecia che -pare, si dice- non si chiamerà più 'Grexit' (orrendo neologismo postmoderno), bensì si sottometterà alle regole europee e pagherà i suoi debiti -sia pure ristrutturati al 2050- la questione 'migranti' non sembra volersi sottomettere all'ordine che auspichiamo e, prima che si affondino i barconi e si faccia argine alla spaventosa ondata migratoria, passerà tutto quest'anno e forse buona parte del prossimo.
E i numeri degli ingressi illegali e degli sbarchi che includono una maggioranza di 'clandestini' o 'migranti economici' è bene si sappia che si alzeranno rispetto alle già altissime cifre odierne – per tema che l'Europa riesca a fermare o a rallentare l'orrendo traffico di carne umana che riempie di soldi i trafficanti, gli scafisti e i signori della guerra libici loro alleati.
Ma esistono delle isole felici dove il Caos si manifesta 'temperato' (come il clima) e, in qualche modo organizzato e imbrigliato e una di queste isole (una somma di isole) è la città in cui vivo – a giudicare dalle informazioni che mi vengono dalla Biennale d'Arte Moderna.
A Ca' Garzoni, infatti, meraviglioso palazzo di recente restaurato e che ospita un 'evento collaterale' interessantissimo, tra le varie cose caotiche e di sconquasso degli equilibri ecologici del pianeta che vi si illustrano, si mostrano due grandi fotografie di un quartiere del Cairo visto dall'alto - Garbage City, viene detto, la città della spazzatura - e sui tetti dei palazzi è un trionfo di sacchetti di plastica: cumuli, piccole colline di spazzatura da nessuno raccolta e distrutta o trasformata – come, invece, si usa nel nostro Occidente evoluto. E la visione di quell'orrore e caos urbano in cui milioni di persone vivono immerse e vi brulicano come formiche mi ha provocato un sospiro di sollievo perché io vivo, io, invece, in una città che ci ostiniamo, vox populi, a dire 'sporca' e maleodorante, ma, al confronto, è tirata a cera. Il male degli altri è 'mezzo gaudio'?
Tutto ciò considerato, miei cari, eccovi la morale della favola: attrezziamoci a convivere col Caos imperante e speriamo che l'orda migratoria non spenga la 'ripresina' economica sul nascere e che i futuri quartieri periferici delle megalopoli europee non abbiano l'aspetto di 'Garbage City', la magnifica e vitalissima e iper caotica 'Città-spazzatura' egiziana. D'altronde, già 'Blade Runner' il bel film di culto, prediceva e rappresentava città orribili e degradate e oscene a vedersi e vittime del Caos criminale di una umanità incapace di 'magnifiche sorti e progressive'.
Chi vivrà vedrà e i cocci saranno loro.

lunedì 22 giugno 2020

23 giugno 2016 · To leave, left, left.



L'Irlanda – la sua squadra di calcio – ha votato per il 'leave'. Dell'Italia dagli europei. Nel senso che ci ha mostrato come una squadretta di medio calibro, ma determinata e rocciosa può rifilarti il gol decisivo in finale di partita e mandarti a casa. Vedremo agli ottavi e non fatene una tragedia. C'è di peggio sotto il sole.
Così come non si sarebbe dovuto farne una tragedia della questione 'leave o 'remain' della perfida Albione nell'Unione europea – considerato che già aveva il piede mezzo fuori e mezzo dentro e amplissima autonomia e che a volere questo referendum, che forse lo manderà a casa, è stato lo stesso Cameron con decisione avventata e inopportuna e che 'porta male' al Renzi del 'mi gioco tutto'. Speriamo, esprimiamo voti di 'leave' anche nei suoi confronti.
E che quest'Europa dei nostri troppi scontenti debba 'darsi una regolata' e 'fare il tagliando' è questione aperta, apertissima e non sappiamo se il fatidico 'calcio nel culo' lo prenderà oggi con il 'leave' vincente (speriamo, esprimiamo voti) o se saranno le prossime tornate elettorali a darglielo – magari dopo un altro paio di attentati micidiali delle nostre 'serpi in seno' islamico-terroristiche e l'evidenza che 'non se ne può più' di una mescolanza di popoli e culture conflittuali tra di loro e che ci mostrano in cronaca il futuro gramo del terzo millennio.
Un altro finale, diverso da questo di conflitti e povertà diffusa e nuovi schiavismi e mercanti di morte sui barconi, è possibile, facciamoglielo capire a questi imbelli s-governanti europei dei cento vertici inconcludenti e stupidi. Leave.

domenica 21 giugno 2020

L'ULTIMO GIORNO E IL PRIMO.

Come ultimo giorno dell'umanità non è così male. Giorno di sole chiaro col solo difetto di una scarsa ventilazione che lo renderebbe 'da urlo'.
E nessun asteroide nei paraggi che ci annunci il botto da dinosauri in estinzione – con tutti gli osservatori astronomici sparsi sulle pendici o sulle cime dei monti ne avremmo avuto notizia e allarme.
Dunque di cosa dobbiamo morire, visto che siamo scampati alla pandemia con un numero di morti di gran lunga inferiore a quelli della spagnola – per tacer delle guerre e delle carestie e degli olocausti nucleari e non?
Mi sa che moriremo di noia, nell'attesa che scenda il fuoco dal cielo e la Terra improvvisamente esca dalla sua orbita diretta nelle viscere del Sole. Chissà che fantasie strane avevano i Maya e che senso del Male e delle Divinità Assassine a cui incessantemente tributavano il sangue e i cuori strappati dal petto dei prigionieri, scaraventati giù dai gradini delle altissime piramidi.
E quel loro senso di precarietà venne appagato, alfine, e sulle spiagge 'americane' si materializzò il Moloch assassino e genocida del guerriero munito di spada e alto sul suo cavallo e tutti i maledetti massacri che ne seguirono, ma il buttare giù le statue dai piedistalli del genovese annoiato che sognava le Indie non garantirà quella catarsi che guarisce l'umanità dal suo male di vivere.
Beh, godiamoci l'estate, intanto. Il futuro, in fondo, è sempre una luce d'alba che rischiara il tunnel della notte che ci pare eterna.
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sabato 20 giugno 2020

Parole frugali e ultimi bonus

E' ufficiale. Sarà l'Europa a toglierci le castagne dal fuoco e a far cadere Conte con tutti i suoi filistei di s-governo e a mandarci alle elezioni prossime venture.
Le radicali contrapposizioni in seno al Consiglio europeo dei paesi 'frugali' versus il 'Recovery fund' che doveva elargire ai paesi mendicanti (noi fra loro) una pacca di miliardi a fondo perduto ci dicono con maledetta certezza che possiamo scriverli sul ghiaccio dei conti dello Stato dei prossimi mesi – e, 'passata la festa' di santa Pandemia, 'gabbato è lu santu' e 'buonanotte al secchio'.
E, naturalmente, la cosa non sarà senza conseguenze sullo s-governo della nazione prossimo venturo e tutte le parole al vento sull'Europa salvatrice e tutti quegli spudorati filistei giallo-rossi che si sono spesi in video e in voce rassicurandoci, ancora ieri, che l'Europa ci è madre e non matrigna, (il David Sassoli in testa dall'alto della sua vuota carica istituzionale) - tutte quelle parole, dicevo, sono puro vento estivo che passa e trascorre e lascia le macerie che trova e l'economia italiana in piena crisi di asfissia e affanno post pandemico.
E la canzone che meglio ci descrive questo avvilente stato di cose è quella di Mina – con quel suo ossessivo e disincantato ripetere: 'parole, parole, parole'. Parole di nessuna credibilità - e il rimando a fine luglio dell'ennesimo vertice inconcludente è nunzio della definitiva sentenza di condanna per il nostro paese e il suo s-governo che sul 'recovery fund' hanno puntato tutto, in un partita a poker giocata senza nessuna carta vincente in mano e il bluff impietosamente svelato dall'Austria e dall'Olanda.
E l'avvocato Conte-d.p.c.m. si presenta in video munito solo della sua vuota prosa professionale. Prosa di legulei e di azzeccagarbugli che saliranno presto al Quirinale per certificare che nessun garbuglio più è azzeccabile e nell'Europa frugale e matrigna 'non c'è più trippa per gatti'.
Al massimo verrà elargito un bonus, l'ultimo, di euro 100, tassabili, fino a dicembre, ma solo per i più indigenti e con l'autocertificazione di essere davvero 'alla fame'.
 

martedì 16 giugno 2020

I cattivi della Storia


 
Si stava meglio quando si stava peggio
E’ la noia che la fa da padrona, in questo scorcio di giugno che va verso la Grande Afa de l’Ade – come si divertono a coglionarci i meteorologi. Noia, noia, noia.
Perché è vero che il ‘decreto del fare’ risponde al grido di dolore degli imprenditori che chiudono, dislocano o si ammazzano (ma che gran fragilità psichica mi hanno questi ex ‘capitani d’industria!) però volete mettere l’adrenalina de ‘la guerra dei tre lustri’ tra i luthoriani armati di spade e gli ‘odiatori’ della sinistra -che per poco non finiva nella ‘notte di san Bortolomeo’ e ‘casa per casa’ e ‘sterminateli senza pietà, Dio riconoscerà i suoi’?
Finirà che ci addormenteremo sereni la notte e i consumi riprenderanno e l’i.v.a. sarà sterilizzata e saremo tutti buonisti e politicamente corretti nei confronti dei ‘diversi’, ma rimpiangeremo i guizzi e le arditezze dell’andar contro corrente e dissacrare e trasgredire – che perfino a Teheran, dicono, fanno impallidire Londra quanto a sesso trasgressivo e divorzi e copule che fanno venire i capelli dritti in testa al maometto delle prescrizioni coraniche.
Non ci sono più i vecchi pretoni di una volta, signora mia, e quelle belle scomuniche recitate in pubblica piazza coi banditori e i Savonarola nelle chiese a terrorizzarci cogli inferni e i diavoloni e lo stridor dei denti.
Finirà che la disoccupazione colpirà anche il Vaticano e cassintegreranno e prepensioneranno perfino i vescovi e i cardinali.
Arridatece i cattivi della Storia. Si stava meglio quando si stava peggio.
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lunedì 15 giugno 2020

Bla bla bla e stati generali

Sono stato un 'grillino' della prima stagione, lo confesso ma non me ne pento. Era il tempo della rivoluzione contro la casta e il malaffare, il tempo del 'vinciamo poi' : una stagione breve, ma intensa
Ne trovate testimonianza in alcuni miei post di quella esaltante stagione dei 'vaffa' rivolti alla vecchia classe politica corrotta e delle alleanze trasversali e del 'mercato delle vacche' parlamentare pd+pd meno elle. Un mercato che ha ridotto la nostra scena politica - di una 'democrazia parlamentare' che fa e disfa gli s-governi del paese sul terrore dei suoi membri di 'andare a casa' e trovarsi un diverso e miglior impiego - a un fiato pestilenziale, una peste bubbonica, uno schifo plateale e il 40 per cento della popolazione che diserta regolarmente le urne per non dover, ogni volta, 'turarsi il naso'.
E il Grillo che doveva aprire la 'scatoletta di tonno' andato a male dei parlamenti infami che denunciava, una volta chiusa la stagione dell'azzardo giallo-verde, è uscito di scena quatto quatto con svelti inchini al suo pubblico nel momento della oscena esibizione della vergogna giallo-rossa del presente s-governo Covid di Conte e associati, sperando che nessuno notasse e rimarcasse e bollasse con le dovute parole di fuoco la sua assenza vergognosetta e gli rinfacciasse il suo plateale voltar gabbana e l'abbandono di ogni velleita rivoluzionaria.
Ed oggi che il mitico 'Dibba'-che guevara torna sul proscenio e rimprovera al movimento il suo essere prono e carponi e rinnegato dei suoi propositi rivoluzionari d'antan e cagnolino al guinzaglio di Conte-l'esibizionista, re Sole post pandemico, ecco tornare sulla scena Grillo, il padre-padrone con la maschera da Efialte che gli rimprovera il suo essere fuori tempo e fuori copione perché il m5s è tornato all'ovile ed ha trovato provvisoria sistemazione nella capiente scatoletta di tonno e/o di 'sardine' sotto sale – ed ha provato anch'esso la soma di Sisifo dello s-governo permanente ed il '...quanto sa di sale lo scendere e il salir per l'altrui scale'.
(Sarò bannato per aver citato il Dante politicamente scorretto e che ha ficcato il profeta nel profondo del suo Inferno?)
Il sale delle scale salite e discese da Di Maio e Crimi della sede del Nazareno di Zingaretti e c&o che tallona dappresso il m5s, istigandolo alla ripetute sanatorie e all'abbandono dei decreti-sicurezza varati con Salvini e al ricorso al Mes+troika: prodromi di un futuro gramo post pandemico e con l'economia al collasso.
Però abbiamo le belle foto di villa Pamphili con le mense imbandite per gli onorevoli ospiti europei e il bla bla bla degli 'Stati generali' del Nulla Politico contiano e d.p.c.m., alleluia!
 

domenica 14 giugno 2020

L'Italia traviata, il dramma e il belcanto.


'Forse s'avess'io l'ale da volar su le nubi, E noverar le stelle ad una ad una, O come il tuono errar di giogo in giogo, Più felice sarei, dolce mia greggia, più felice sarei, candida Luna...
G. Leopardi 'Canto di un pastore errante nell'Asia'
Vedete? Ce lo dice il poeta che la felicità, o qualcosa che le si avvicina, è una questione di scarsa immaginazione e di drammi che mal si rappresentano o che ci teniamo dentro.
Se solo potessimo immaginare, noi spettatori muti e confusi, di avvicinarci al proscenio e recitare in coro il nostro dramma nazionale di melomani mancati, troveremmo soluzioni inaspettate che ci vengono dalla recitazione e dal canto e dai ruoli che ci siamo ritagliati ma che potremmo immaginare intercambiabili con effetti registici straordinari.
Immaginate l'atto terzo scena prima della Traviata: Violetta stesa sul letto di morte che leva al Cielo la supplica di poter guarire e rivivere insieme la salute e l'amore inopinatamente ritrovato, - con l'aggiunta straziante dell'ingresso in scena di Alfredo pentito e del padre suo anch'esso penitente.
Una scena potente, una catarsi, che finisce col delirio di lei che, in un sussulto di ultima energia, si alza dal letto e tutto pare risolversi in un 'coup de theatre' e lieto fine, ma è l'ultimo suo fiato prima della caduta tra le braccia della morte prevista dal maledetto copione e ci strappa le lacrime.
Ecco, pensate all'Italia malata di pandemia come a una Violetta che piange il suo dolore atroce e più atroce irrimediabilità della sua sorte di morente, e cantiamo in coro con lei e rappresentiamo in scena, sulle struggenti note dell'orchestra, il dramma collettivo che abbiamo vissuto e il colpo di teatro della guarigione dal Covid maledetto e la ri-partenza e vita nuova che abbiamo sognato ai domiciliari e, a differenza della povera Violetta, ci è stata concessa.
'Ancora un poco di futuro, un altro poco', cantiamo appassionati in coro - e naturalmente l'amore, se ce ne fosse ancora in giro e ce ne toccasse una fetta, e il ritorno delle amate cose di sempre, il tango compreso. Vedete bene come la recitazione e il canto ci aiutano e prestano scena alle nostre ansie che scompaiono un giorno dopo l'altro, con qualche nube ancora in transito, però.
Se poi siete registi burloni e capaci di satira pungente potreste immaginare la Violetta del 'baciami Alfredo' come l'Italia che brama invano un cambiamento di indirizzo e chiede libere elezioni con Salvini-Alfredo che già pregusta il bacio fatale di Violetta-Italia, ma il padre di lui, il tetragono Conte, è tutto preso dalle sfilate e passerelle internazionali dei suoi pomposi 'Stati Generali' - e siamo ancora nella temperie del secondo atto dove tutto può darsi, ma non promette bene, mannaggia.
Presto, un finale diverso è possibile, scriviamolo insieme.

YOUTUBE.COM
La Traviata - Giuseppe Verdi Violetta Valery: Stefania Bonfadelli Alfredo Germont: Scott Piper Giorgio Germont: Renato Bruson Conductor: Placido Domingo

giovedì 11 giugno 2020

L'Arte interventista. Ieri accadeva.

E uno si aspetta che, al padiglione irlandese, ci sia molto verde e greggi di pecore e paesaggi di mare e vento, giusto per restare alle origini e al dna di popolo - e invece ti ritrovi nel Congo e i paesaggi, proiettati su grandi schermi posti di sghimbescio e sovrapposti, sono rossastri di sangue e di infrarossi ed è una guerra tribale dimenticata che ha fatto migliaia di morti e chi ne sapeva qualcosa?
L'arte contemporanea è vocata all'interventismo (pacifista, per fortuna) e l'artista irlandese, con una sua troupe, è scivolato dietro le linee dei combattenti e ci informa cinematograficamente da par suo di quel dramma - e forse dovrebbe fondare un'associazione: 'Artistes sans frontieres', il cui scopo primario sarà di farci sentire tutti colpevoli delle dimenticanze e noncuranze di tutto il male e il cattivo del mondo di cui siamo colpevolmente disinformati. ('Enclave' - padiglione irlandese)
E forse è più riposante ritrovarci tutti nel padiglione azerbaigiano (campo s. Stefano) -che non ha pretese universalistiche e di denuncia sociale, bensì tanti tappeti colorati e fotografie di nozze e donne 'regine per un giorno'.
E sembra di essere fuori della Storia ma dentro la Geografia e lungo la Via della Seta – con le narrazioni di Polo che ci dicono di popoli strani e strani usi e costumi, - che è funzione informativa anch'essa; e ad inaugurare il 'pavillion' è scesa nientemeno che la 'prèmiere dame' azerbaigiana con codazzo di funzionari e addetti culturali e all'ingresso distribuiscono gratis opuscoli e dvd e cd musicali da 'farsi una cultura' di quel paese che, prima del crollo dalla Russia sovietica e dei Muri, neanche sapevamo che esistesse. L'Arte come Ambasciatrice, in questo caso.
E, d'altronde, a sentire gli artisti quando hanno lo spritz in mano e conversano briosi, l'Arte è universale o non è. Chissà se Raffaello, proiettato nel postmoderno, avrebbe partecipato a un cotale acceso dibattito e che tesi avrebbe esposto di suo.
Beate le 'interviste impossibili' d'antan che ci mettevano in contatto con lo Spirito dell'Artista - e sarebbe interessante sapere che direbbe il Goya, quello delle 'Pinturas Negras' e delle incisioni sulla guerra mossa alla Spagna dai Francesi, di tutto questo interventismo sociale dell'Arte che niente impedisce del verificarsi dei drammi e dei massacri, ma tutto racconta e ci deprime.

Oh tempi e costumi!

Da tempi immemorati sono un fan accanito delle 'defenestrazioni'. Non solo per la bellezza intrinseca della parola – così lunga e finali in 'ioni' che ben si prestano a una larga varietà di rime – ma anche per il suo riferirsi alle finestre - che si aprono sul mondo esterno e ne ricevi l'aria che sa di fresco (se non abiti in prossimità di una fabbrica o di una porcilaia).
E dalle finestre si buttava tutto ciò che è vecchio e stantio, come avveniva un tempo allo scoccare della mezzanotte dell'ultimo giorno dell'anno, e fuori da una finestra ci finirono quei tali, a Praga, di cui al link qui sotto, osteggiati dai radicali hussiti: un movimento nuovo che sconvolgeva la vita e le idee stantie dell'epoca, ma subì, a sua volta, la vendetta della storia - e i moti di piazza furono repressi come si deve e i capi incarcerati e uccisi.
E questa storia dei manifestanti di oggi - che vogliono defenestrare tutto il vecchio della storia antica e recente e buttare a fiume o a mare le statue dei presunti razzisti di ogni maledetta epoca - è sicuramente interessante e i tempi che viviamo sono senza dubbio rivoluzionari (c'è chi pensa di ri-convocare gli Stati Generali, nientemeno! ma non abbiamo a disposizione una sala della Pallacorda, ahinoi) e dobbiamo tutti ripensare alla Storia-sentina di ogni vizio(so) e identificare i cattivi a cui abbiamo eretto una statua, - chissà perché e a cosa pensavano quei tali erettori, per identificarli e tirarli giù dai piedistalli a furor di popolo e dare inizio ai Tempi Nuovi della Nuova Uguaglianza e Libertà e Fraternità meltingpottiana.
E passi per la statua di un Cristoforo Colombo giù dal piedistallo – che stava già antipatico ai tempi suoi e di lui si è, giustamente, detto tutto il male possibile per aver sterminato gli indigeni del Nuovo Mondo, importando il letale raffreddore e altre croniche malattie della vecchia Europa e aver creduto di aver raggiunto le Indie invece che la Americhe.
Passi anche per Leopoldo del Belgio e tutti quegli altri uomini pubblici legati, in qualche modo, all'idea o alla pratica dello schiavismo, ma 'Via col vento' che ci azzecca?
E faremo roghi di libri o di vecchie pellicole d'antan perché non politicamente corrette e ne rivedremo i dialoghi e li censureremo, novelli Braghettoni dei nudi poderosi della Cappella Sistina?
E spulceremo i libri della Storia universale (cosa non cattiva e da raccomandare per quei manifestanti ignoranti fino al midollo che, fino a ieri, non ne sfogliavano un libro che sia uno) per scovare e trovare ogni e tutti i razzisti e i dittatori e i malnati di ogni dinastia avversi alla odierna Nuova Uguaglianza e ne cancelleremo l'orma e il ricordo e cambieremo il nome dei mesi, come fecero i rivoluzionari zuzzurelloni che decapitarono Maria Antonietta per via delle brioches poco fresche da dare al popolo affamato al posto del pane appena sfornato?
O tempora, o mores!


Infiammazioni neuroniche

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La decisione della piattaforma di film in streaming, mentre in America continuano le proteste per la morte di George Floyd

Virginia protesters pull down Christopher Columbus statue and throw it in lake – video
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Virginia protesters pull down Christopher Columbus statue and throw it in lake – video

domenica 7 giugno 2020

Atto terzo, scena quarta. Rivivere il passato.

Atto terzo Scena quarta. Rivivere il passato.
E se la seconda generazione è quella del riscatto dal male di vivere collettivo che ha oppresso le precedenti è la scena finale della mostra del pittore del film 'Opera senza autore' che meglio ci rappresenta il bagaglio di storie irrisolte congelate nei quadri-fotografie da lui esposte. Però l'autore c'è ed la Storia.
Quadri e fotografie che spaventano Herr Professor, il diavolo nazista irredento, perché lo imprigionano dentro un tempo soggettivo di colpe manifeste e responsabilità individuali non assolte dal clima sociale del periodo perché, come pretendevano quelli di Norimberga: '...obbedivamo agli ordini dall'alto'.
E il dibattito al proposito è ancora aperto e le vecchie ferite pure, se ogni anno, il 25 Aprile, scendono in piazza i 'nuovi partigiani' per ricordarci che i mostri della Storia sono solo addormentati e i ventri delle cattive madri sempre fecondi.
E fuori dalle macerie dei due sistemi di pensiero novecenteschi, il nazista e il comunista, che sono stati i pilastri maledetti delle storie di vita dei nonni e dei padri, ecco s'avanza uno strano soldato a noi ben noto: il buon soldato Schweik, canzonatorio e disincantato in veste democratica, redivivo dopo la prima guerra mondiale - che ingloba la seconda quale inesausta maledizione del 'secolo breve' e violentissimo che pretendiamo di esserci lasciati definitivamente alle spalle.
E la democrazia abbatte, si, il muro di Berlino e affossa l'idea stessa di comunismo economico e sociale, ma apre i varchi delle migrazioni globali a sei cifre dai 'paesi dell'est' verso un Occidente non così tanto generoso con i 'salvati' di ultima generazione che ci sognavano quale Bengodi e cornucopia di ogni delizia e ricchezza. Vedere e leggere i reportages dai ghetti degli immigrati male integrati, vere e proprie 'enclaves' nemiche incistate nelle metropoli degli attentati assassini dei 'radicalizzati sul web', per credere.
E il sud e l'est del mondo si travasano nel vaso comunicante dell'Occidente riaprendo la vecchia questione dei confini e dei nazionalismi/populismi e, forse, fascismi di ritorno - con l'islam radicale 'in coppa' a far da mozzarella indigesta e indigeribile di una 'sharia' che si imporrà con la forza dei grandi numeri delle nuove generazioni figliate dalle pie donne col velo coranico, - e l'interrogativo di 'quale Europa' sarà e quali connotati avrà ci dice che il sistema di pensiero democratico è un pensiero debole, debolissimo e che forse franerà a sua volta e ci è difficile immaginarne le macerie perché: 'Après nous le deluge'.
Parte terza. The end.