martedì 30 settembre 2008

i topi che abbandonano la nave


Ma che razza di rivoluzione è mai questa che abbiamo sotto gli occhi?
Una rivoluzione silenziosa, - giusto i bip dei computers e il trillo dei cellulari dei giovani brokers licenziati su due piedi che aggiornano al ribasso i picchi e gli abissi delle borse e anche il numero dei crack e dei fallimenti a catena e tutto l'avvitarsi degli altri eventi, (compresi i topi-deputati repubblicani che abbandonano la nave e in Parlamento fanno fallire il Grande Piano di Rinascita varato dalla Fed americana con mille dubbi e atroci incertezze).
Diceva ieri un deputato repubblicano che i suoi elettori hanno scelto la libertà (di rifiutare il Piano) al posto del pane. Beati loro che se lo possono permettere - e anche in questo si riscontra l'anomalia rivoluzionaria con i Sanculotti che, più saggiamente, chiedevano pane e a corte meditavano di rifilargli le brioches della colazione della regina.

Che razza di rivoluzione e Crollo del Sistema è questo, se neanche c'è una piazza della Bastiglia dove radunarsi con picche e fucili caricati a sale: da scaricare nel sedere dei 'Padroni dell'Universo' (la definizione è di Tom Wolf, l'autore de 'il Falò delle Vanità) - quelli che con un semplice click del mouse trasferivano capitali immensi da un fondo all'altro, da una banca all'altra di là dell'Atlantico e si fottano gli imbecilli-sedicenti-risparmiatori che compravano le azioni e obbligazioni piene di spazzatura finanziaria qui in Europa e in Asia e all over the world?

Crolla il tempio americano di Wall street, ma Sansone-Bush continua a scuotere le colonne ancora in piedi perchè vengano giù anche le consociate economie europee e mondiali. Comincia un'altra era economica e dovrà risorgere da queste macerie, da questi fallimenti di cui si vede solo la prua che si inabissa, ma il resto della nave seguirà con lo scenografico splash finale del Titanic e chissà se basterà il numero delle scialuppe e chi riuscirà a salirci dentro.

Quel che è certo è che i 'managers' e i 'padroni del mondo', che tutto sapevano e tacevano e che hanno incamerato i profitti e ottenuto liquidazioni miliardarie anche in finale di partita, come ladri, come assassini, si sono dileguati alla chetichella in qualche paradiso tropicale o isolata villa del Montana, - magari sotto falso nome e a noi neanche resta la soddisfazione di tirar sù la ghigliottina e mandare le guardie della Rivoluzione ad arrestarli e sottoporli a pubblico processo e provare a recuperare almeno le briciole dei soldi che hanno sottratto al resto del mondo con l'abituale destrezza dei capitalistici ladri.
Sottratti agli ultimi della terra, a quelli che faticano ad arrivare alla terza settimana del mese - che continuano a leccarsi le ferite e non hanno una piazza dove radunarsi e le mura di una qualsiasi Bastiglia da abbattere ed espugnare.

lunedì 29 settembre 2008

beato lui che vive di ricordi


Da dove viene tutto questo piangere e intristire, gli ho chiesto, questo miagolare alla luna dei violini e lo strascicato del bandoneon che li accompagna. E' una storia vivente del tango e dell'Argentina, questo vecchio 'maestro' che mi parla e che ascolto con l'attenzione che si riserva alla storia.
Parliamo di Peròn - che iniziò carriera quando lui ebbe il diritto di voto la sua prima volta - e di Evita, la sua donna. Dice di lei che girava con le borse piene di denaro, - da consegnare personalmente ai poveri di città e paesi che la inneggiavano come una santa dispensatrice di carità.
La politica è anche questo: illusione e miracolismi da un tanto al chilo, come per la religione e i pretesi miracoli dei santi e dei beati.
Parla dei 'camperos' il maestro, della loro musica rustica e semplice e del loro incontro con le polke ritmiche degli emigrati del sud Italia -lui stesso ha nonno italiano- dice delle solitudini di quegli uomini, della disparità, nell'Argentina di inizio secolo, tra uomini e donne: uno a sette, ma a ranghi invertiti.
Sette uomini per una donna e le milonghe che straboccavano di uomini soli che ballavano tra di loro e i coltelli che si mostravano di fuori, perchè conquistare una donna, allora, in quei contesti e con quei numeri, era questione di vita o di morte.
Un po' come nei branchi dei cervi l'incrociare le corna e ferirsi dei maschi o i morsi mortali dei lupi che madre natura costringeva alla lotta per la perpetuazione della progenie,
Bei tempi! penserà qualche pulzella di oggi.

Il tango nasce da quelle commistioni lontane: e c'erano i neri coi loro ritmi africani, il candomble e il cangenghe e tutto si mescolò e si unificò nella magica parola: tango, simbolo di meticciato musicalmente riuscito, riuscitissimo, felicità dei passi e delle emozioni di queste milonghe dove le donne sono regine sognatrici che girano e si avvitano felici negli abbracci.
Parla della sua vita di tecnico del suono, negli studi fonici e nei teatri e si guarda intorno con lo sguardo un po' perso, - come se niente di quel che dice trovasse sponda nella sala dove poche coppie ballano la suggestione e la tristezza (ma anche una sotterranea allegria di naufragi) del tango che ha nutrito i giorni della sua vita.
Buonasera, maestro, lo omaggia chi entra e saluta e prende posto allato. Buonasera. E il suo sguardo avvolge le creature nuove e belle che gli sorridono e mi parla di sue seduzioni lontane nel tempo, di donne amate, dei segreti maschili che insegnano a catturare una donna e sedurla nel tango.
Come se fosse facile: una cosa che si può sintetizzare in un bignami delle seduzioni possibili e praticabili. Non è così. La seduzione è una lotta quotidiana e una conquista che affatica e delude e, talvolta addolora.
Beato lui che vive di ricordi.

domenica 28 settembre 2008

che dirti e dire

Che dirti e dire? dire e non capire
se ciò che abbiam vissuto ha un senso
un qualunque senso che ci conforti
e il correre dei giorni e i nostri torti,
le colpe che imputiamo all'egoismo
e se l'egoismo è un torto o condizione
ferrea dell'essere. Ma l'amore, poi,
l'amore pone condizioni? e quali
e quante e sottostarvi e sognar l'ali,
un battito d'ali che il dolor sovrasti
di non più saper l'amare e l'invecchiare
e il peso dei ricordi e tutto quanto pesa
nell'anima offesa dal suo pianto.
Oh, quanto amaro nelle vite nostre
che non son vite più, ma ombre svilite,
ombre di ciò che amammo e ci percuote...

incipit

La terra friabile sotto le ruote si sgretolò dal lato del maggior peso dovuto allo sbandamento e franò giù, lungo la scarpata. Dallo specchietto retrovisore vidi una nuvola di polvere levarsi da sotto la ruota e la ruota galleggiare sul vuoto.
Non realizzai subito il pericolo. Se solo ne avessi avuto un'intuizione, avrei sterzato di colpo a sinistra raddrizzando il peso della bestia meccanica, ma non lo feci. Mi sentii sollevare verso l'alto insieme alla cabina dove stavo seduto.
Fu come se il grosso mezzo che guidavo fosse stato improvvisamente sollevato da mille angeli burloni e poi lasciato cadere. Con gli occhi sbarrati vidi il camion scivolare piano e poi più forte giù per la scarpata, in quel punto profonda almeno trecento metri. Uno sguardo eterno, fisso sull'ora e sul paesaggio della mia morte che ingrandiva nei miei occhi aprendosi sulla distesa di alberi e cespugli e rocce che sporgevano aguzze, - annuncio della durezza dello schianto del mio corpo su di esse e su quelle che si mostravano sul fondo colorate del mio sangue.
Fu proprio uno di quegli angeli, colto da improvvisa pietà per l'espressione di terrore che avevo dipinta in viso e per la paralisi che aveva colpito i miei arti e il mio cervello ad aprire d'improvviso la portiera e inclinare il camion di lato.
Il mio corpo immobile riprese d'un tratto vita e movimento. Precipitai giù dal sedile nel vuoto del vano miracolosamente aperto e poi richiuso pel rigirarsi del camion in discesa libera sull'altro lato. Un rovinoso, libero volo della bestia meccanica felice del suo librarsi sgraziato a portiere aperte e richiuse e dello schianto che la riconsegnava al caos di un informe grumo di lamiere dal quale aveva avuto nascita.
Vidi con la coda dell'occhio il suo volo lungo la scarpata, e udii l'enorme rumore dello schianto col viso girato di lato, io sospeso con entrambe le braccia a una grossa radice sporgente in fuori quel tanto che consentiva alle mie mani una presa sicura, seppur disperata.
Ero vivo, vivo! sfuggito alla morte per decisione divina, destinato ancora alla luce che dardeggiava su di me colla forza dell'ora del meriggio e sembrava onda che si compenetrava alla tensione dei miei muscoli tesi nello sforzo di sollevarmi al di sopra del radice per poter poggiare il ginocchio o il piede e sollevarmi poco più sù, sulla sporgenza di terra e rocce da cui il ramo fuoriusciva....

sabato 27 settembre 2008

reprobi,sinapsi,comportamenti

E' un'osservazione che mi è capitato di fare molti mesi fa. Viaggiavo in treno lungo la val Pusteria. Scompartimenti mezzi vuoti e solo il rumore dello sferragliare del treno. Le poche persone parlavano a voce bassa, niente trilli di cellulari, un gioioso saluto alle stazioni intermedie tra chi scendeva e chi saliva. A Monguelfo salirono due uomini di pelle scura e sguardo di arabi mediterranei. Si sedettero composti, parlavano a voce bassa, mezzo nella loro lingua e mezzo nella nostra. Si scambiarono informazioni sul lavoro reciproco e ne uscirono critiche dei rispettivi datori di lavoro, ma anche apprezzamenti moderati per il lavoro che c'era, i colleghi corretti, la casa di abitazione che avevano trovato con l'ausilio degli amministratori cittadini.
A Bolzano salirono degli studenti delle superiori e il tono generale delle voci nello scompartimento salì e ancor di più a Trento: trilli di cellulari e voci che facevano a gara per superarsi e affermarsi sulle altre. Benvenuti in Italia.

'Abbiamo gli extracomunitari che ci meritiamo e che sappiamo educare coi nostri comportamenti.' fu il pensiero che mi illuminò e ne ho conferma da quanto scrive un giornalista su 'Il Giornale'.
Dice l'articolo che gli inquirenti campani hanno scoperto una banda di neri africani che operava con sistemi uguali a quelli della camorra. Perchè sorprendersi? Chi vive nell'ambiente dei lupi si adegua e si relaziona a quel modo di predare.
A un tal proposito, mi sovviene lo studio di alcuni ricercatori d'oltreoceano che riscontravano -nei quartieri di media degradazione urbana delle città oggetto dello studio- una tendenza al peggioramento dei comportamenti e un aumento del degrado, se l'amministrazione cittadina non interveniva a riordinare e contrastare la tendenza al disordine urbano: cassonetti in disordine, sporcizia per le strade, cestini ogni tot lampioni mai svuotati e debordanti, ecc..
Tendenza inversa, invece, in quelle zone urbane dove lo sforzo costante degli amministratori di intervenire induceva a comportamenti vieppiù virtuosi gli abitanti.

Dunque, una sorta di legge di Pavlov agisce e condiziona i comportamenti degli uomini e delle donne al di là della loro appartenenza etnica, cultura, religione, ecc.
Entrare in una biblioteca dove ti fanno 'ssshh' non appena tamburelli colla matita sul tavolo induce ad allinearsi al comportamento dominante e così dovunque una qualità e cultura della vita e dei comportamenti si afferma e sanziona, -direttamente o con sguardi severi e parole acconce- i devianti e i 'maleducati' di ogni risma, etnia e condizione sociale.
Dite che potrebbe funzionare anche nei forum?
Meditiamo, fratelli, e preghiamo per i reprobi le cui pulsioni e le sinapsi neuronali sono fuori controllo.

Chiarabuonpastore

giovedì 25 settembre 2008

la destra e la 'pietas' (in morte di Abdul)

E' la 'pietas' che fa la differenza, mio bravo Mellen.
Al di là dei dati di cronaca, dell'essere deliquenti dichiarati o avere trascorsi penali di più o di meno di quelli che ti sprangano e ti uccidono per uno strano accanimento, per un particolare quid di 'accanimento terapeutico' - se il 'nemico' che ti fronteggia e ti provoca e ti ha rubato dei biscotti e ti sfida è nero di pelle o giallo o color caffellatte.
E' questo che fa la differenza tra uno sguardo 'di destra' e uno di sinistra: la 'pietas' - che mai hanno avuto gli sprangatori in vita loro e non hanno i forumers che - tutti insieme appassionatamente- hanno 'promosso' un post (e le relative 're') che meritavano il sipario e un imbarazzato silenzio e l'avvilimento per un 'mio dio quanto siamo caduti in basso' da quando c'è Lui, caro Lei.
Il verbo di destra è sbrigativo, taglia via secco, con l'accetta, non coglie le sfumature di senso e di colore e si infastidisce se qualcuno glielo fa notare; ma una visione di pietà umana permette di cogliere meglio e con più precisione di colori e linee di demarcazione le fragilità dei viventi e le terribili 'verità' insite nell'una parte e nell'altra in conflitto tra loro.
Stavolta il morto è nero; potrebbe essere che in una futura,italica 'rivolta delle banlieues' i morti avranno un colore di pelle più chiaro e l'accanimento degli assassini avrà ragioni storiche più o meno condivisibili e tuttavia orribili a vedersi e udirsi, a metabolizzarsi e incorporare nel cesto di ciò che fa la nostra umanità di viventi.
Certe volte, una riflessione aggiuntiva di persone intelligenti, una pausa di riflessione prima di dire e scrivere, aiuta a migliorare la nostra umanità.
Abbraccione.

riferimento 'invece forum' - virgilio community

mercoledì 24 settembre 2008

dalla platea al loggione


La mezzanotte era alle spalle da un pezzo e quei due stavano seduti sui gradini più bassi del ponte a menarsela con voci altissime, incuranti del sonno dei giusti di coloro che hanno le finestre della camera da letto su quel lato.
Non gliene frega più niente a nessuno del sonno dei giusti, di questi tempi, del rispetto delle sacrosante esigenze del nostro prossimo.
'Io sono io e voi nun siete un cazzo' scriveva il Belli, ma lo diceva del Papa-re e ne avea ben donde - dati i tempi grami e le oppressioni/repressioni che ne derivavano al popolino.

Siamo forse diventati tutti dei re, ciascuno di un proprio regno-universo sganciato dal resto di ciò che esiste, senza confini (e gli obblighi e le cautele che impone ogni confine) cogli altri regni di coloro che ci vivono accanto e rivendicano i diritti naturali di una coesistenza pacifica?
Fatto sta che se la menavano come fossero a teatro e dovessero far udire le voci fino all'ultima riga delle poltrone di platea e sù nel loggione.
'Lo so che mi odierai per il resto dei nostri giorni per quello che ti dico, lo so! Ma non posso farci niente, è così, è quello che sento dentro e non posso mentirti!' diceva commosso il giovinotto-capelli neri-e-corti-non bello e con la voce pure un po' fessa (ma con indubbio polso e sapienza di teatralità).
Oh, Romeo! sarebbe stata la giusta risposta della pulzella seduta affranta.
Invece, ne uscì una lagna incomprensibile di recriminazioni miste a singhiozzi indegne di tanto pubblico teatro e pubblica piazza-udite-udite ( i banditori incuranti della mezzanotte e del silenzio).
'Mi odierai, lo so, ma cerca di capire, ascoltami! (Oh Romeo!) - tornò a dire il desso, intanto che mi avvicinavo e li superavo, uno scalino dopo l'altro e uno sguardo (negletto) di commiserazione mista a divertimento sui due poveri amanti sofferenti.
In altri tempi sarebbero volate ciabatte dai balconi aperti e sbattuti all'infuori con rabbia o secchiate d'acqua sui due teatranti fuori tempo e misura, invece niente. Silenzio assoluto della città intorno e quel dialogo surre(n)ale di mezzanotte e passa che rimbalzava sui masegni e muri e acqua immota del canale.
Eppure sono sinceri, mi dicevo avvicinandomi a casa - cogliendo gli ultimi scampoli di quell'improvvisata tragedia dell'amore non corrisposto; e tu sei un maledetto cinico, vecchio e ormai insensibile agli ardori/furori dell'amore che va e lascia strascichi e allumacature di dolore nelle anime di questi nuovi giovani incuranti del riposo di chi la mattina si alza presto.

E' vero, avrei dovuto avere animo e orecchio più pietoso, ora lo so, ma il cattivo teatro di quei due poveri amanti mi aveva disturbato non poco (e la mezzanotte passata anche di più).
Avrei dovuto pensare alle poesie di Prèvert che singhiozzavano in sintonia cogli amanti della Rive gauche che si amavano all'ombra dei portoni (presumo in silenzio o solo con i giusti ansimi e paroline del caso nelle orecchie).
Avrei dovuto ri-dirmi i versi de : 'les amants qui s'aiment / s'embrassent debout contre les portes de la nuit...' e commuovermi che ancora ci sia qualcuno in giro che grida il suo amore/dolore oltre la mezzanotte, ma il fatto è che, di questi tempi, ognuno di noi (di ogni età e condizione sociale) dà sfogo alle sue esigenze e privati desideri come cazzo gli pare -incurante dei tempi e dei modi 'giusti' e del giusto teatro-che-non-guasta - come ben sapeva fare il giovinotto crudele che continuava a dire 'lo so, lo so che mi odierai...' e la poveretta giù in fiumi di lacrime.
Oh Romeo! (E dillo! cazzo, che aspetti?!!)

lunedì 22 settembre 2008

una intelligenza diffusa e nascosta

Che cos'hanno in comune persone così diverse tra loro come Domenico Starnone, Patrizia Valduga e Vandana Shiva?

Sicuramente non molto, ma tutte e tre hanno partecipato -insieme a un gran numero di altri scrittori e saggisti e 'opinionisti' a Pordenonelegge(.it) .

Vedere una tranquilla e sonnacchiosa cittadina frulana linda e pulita (Venezia al confronto avvilisce e irrita per l'irrimediabile e vergognosa sporcizia diffusa) piena di gente che andava e veniva lungo i corsi e le vie principali, di palazzo in palazzo e di piazza in piazza con il programma delle letture/interviste in mano mi ha divertito e incuriosito come non mi accadeva da anni.



Ma allora esiste una 'intellighentsia' diffusa, una più che modica quantità di persone che legge e ama ritrovarsi con gli autori e discutere e aggiungere lumi a ciò che un libro dice e raffigura e rappresenta!

Erano centinaia, migliaia, forse, a giudicare dalle code fuori dai portoni e, girandomi a guardarli nelle sale, vedevo brillare la luce dell'intelligenza, della passione che si faceva applauso - a sottolineare i passaggi salienti, le affermazioni condivise - oppure insorgeva quando un giovane islamico (garbatamente e con buone argomentazioni) contestava la 'predicazione' accorata di un convertito come Magdi 'Cristiano' Allam che, come tutti i convertiti, spezzava fior di lance e spade a favore di questo papa e della buona novella cattolica che arranca allato della postmodernità con mille irresovibili contraddizioni.



Domenico Starnone ci ha parlato della sua-nostra scuola, la scuola italiana, ha ricordato i 'racconti' che scriveva su 'il Manifesto': di insegnanti non all'altezza, allievi reprobi e somari, ministri dell'Istruzione pubblica che si rifiutavano di convertirsi alla coltivazione biologica delle patate - attività in cui avrebbero dato il loro meglio (forse), evitando i guasti e i danni inferti alla collettività dei cittadini.

Mi è piaciuta di lui la definizione di 'racconto', il senso che lui gli attribuisce.

Dice che 'raccontare' è provarsi a dare ordine al caos in cui siamo immersi e mai affermazione è stata più cogente per la scuola italiana e la società in generale e mai più commovente l'inutile tentativo che facciamo noi uomini e donne di ordinare, trovare il bandolo della matassa, 'venirne a capo', come si dice.

Il Caos è il nostro Fato e il brodo di coltura delle nostre vite, l'onda marina che tutti ci infrange e abbatte ogni tot secondi sulla sabbia della battigia o sugli scogli e poi ci raccoglie storditi e ci risolleva per nuovamente infrangersi e rompersi spumeggiando.

Margherita Oggero, allato di Starnone, ne ha contestato alcune affermazioni (ognuno ha la sua di esperienza e ne trae le diverse conclusioni) ed ha raccolto applausi prolungati quando ha ricordato che troppo pochi sono gli insegnanti e i professori che, a un genitore malmostoso che li rimprovera di aver impedito a un allievo l'uso del cellulare in classe, rispondono a tono, rifiutando l'intimidazione perchè convinti del loro aver ben operato.



Vandana Shiva è una 'fisica' e un'economista indiana - a torto ritenuta (solo) vessillifera di posizioni politiche 'no global'. Parlava del suo libro 'India spezzata' (divided).

Vandana è sicuramente 'contro' un sacco di cose storte che fanno il tessuto caotico del nostro vivere sulla crosta del pianeta - ciascuno con i suoi interessi privati che si prova a imporre agli altri disprezzandoli, sovente, o non curandosi delle ragioni del prossimo; ma lei ci ha parlato anche (con ottima conoscenza di cause ed effetti) dei costruttori di dighe, dei pericoli e delle conseguenze - a volte drammatiche, drammaticissime - che comporta questo genere di colossali interventi per la vita delle popolazioni e dei territori allagati e dei villaggi evacuati a forza.

La questione dell'acqua, - il suo possesso e l'idea di un prezioso bene comune da salvaguardare e amministrare - diventerà sempre più un'idea 'fondante' la vita dei popoli e delle nazioni che ne soffrono scarsità nel futuro prossimo e remoto.

Ha raccolto applausi a scena aperta, Vandana Shiva, per il suo essere 'contro' gli interessi forti delle grandi aziende che agiscono in regime di monopolio e con lo spudorato aiuto di governanti corrotti e il popolo dei lettori di 'Pordenonelegge' - non tutti 'di sinistra', non tutti allineati e pregiudizialmente schierati - l'ha promossa e premiata anche per il coraggio 'politico' che si aggiunge alla sua perizia di saggista e scrittrice.



Patrizia Valduga è un personaggio. Ama mostrarsi e offrirsi al suo pubblico con una certa teatralità. Ieri era in nero -svelta e aggraziata figuretta di donna ancora giovane e bella- con un largo cappello di uguale colore.

Il presentatore era suo amico e le reggeva il gioco di seduzione che Patrizia ama fare nei confronti di chi la ascolta - molti estasiati per la sua ineguagliata bravura di poetessa e traduttrice e lettrice esperta di poesie altrui.

Coniuga volgarità e sublimità con uguale perizia di parole e immagini la brava, bravissima (e bella e seducente) Patrizia. Ha scherzato a proposito del suo sedere bello e rotondo (di vent'anni fa) - da includere nel patrimonio dell'umanità - e degli odierni apprezzatori del medesimo impuniti 'gaffeurs', ma ha anche recitato (a memoria) la Pentecoste del Manzoni, parlandoci delle 'gabbie' del linguaggio e della scrittura poetica che 'liberano' i pensieri meglio di quanto fa il verso libero e sciolto dei poeti 'modernissimi'.

E' stata una violenza terribile dover uscire prima della fine della sua recitazione e meravigliosa offerta di sè : dei suoi 'Dolori e Incantamenti', ma il treno era in orario e il successivo, ahimè, tre ore più tardi.

Ti amo Patrizia, come si ama chi ci incanta e ci allarga il cuore e illumina i sensi; tutti sensi - quelli dell'anima in primis.

sabato 20 settembre 2008

il futuro rischiarato

C'è un luogo di incontro tra le culture che 'armonizza' i suoni, i sensi, le emozioni.
Lo trovate su radiotre intorno a mezzodì.
Potete ascoltare melodie scritte nel Due/Trecento in Spagna, luogo di incontro/scontro tra popoli e culture opposti, ma che, insieme, hanno scritto una storia di fantasie e armonie e provvisoria quiete di emozioni comuni che niente hanno da spartire con lo scontro e il conflitto tra le 'culture' islamiche e cristiane che, altrove, producevano capestri, patiboli, scimitarre e spade infitte nei corpi dei guerrieri che si fronteggiavano sui campi di battaglia.
Ecco, è questo piccolo momento di quiete 'culturale' che si proietta sul futuro e lo qualifica e ci da speranza.
'Cantares' di ispirazione sefardita scritti da 'cristiani' che prolungano le note musicali in un fiato di speranza e arditissimo crinale di convivenza possibile.
Il futuro è fatto anche di questo: un fiato sospeso, un'armonia che s'invola sui campi di battaglia e li tacita e accoglie il respiro dei morenti e li riscatta.
Culture che si incontrano e piangono il sangue e struggono e muovono il pianto per il troppo di insensatezze che prevale e ci pare oscurare il futuro.

cazzi vostri

La cronaca delle catastrofi non è quasi mai interessante. Si sa tutto di quel che è accaduto, bastano i titoli e l'immaginazione nostra fa tutto da sola.
Se crolla un condominio in seguito a un violento scoppio e ti dicono che è stato a causa di una fuga di gas, tu che ascolti 'vedi' il grumo delle macerie, la pietra sbriciolata, i muri sbrecciati e una mezza facciata che ancora sta miracolosamente in piedi colle finestre annerite dal fuoco e la gente tutt'intorno al perimetro della disgrazia che commenta e guarda e intralcia l'ordinato lavoro di scavo dei vigili del fuoco prontamente intervenuti.
L'abbiamo visto al cinema e in televisione già molte volte e le 'merlettature' dei giornalisti della carta stampata non aggiungono niente di più interessante al film.
Così è per uno tsunami, l'onda assassina che tutto copre e affoga del brulicare della vita sulle basse isole coralline e sulle coste sabbiose e il correre della marea melmosa porta con sè i detriti, i tetti in paglia delle povere abitazioni, i cadaveri gonfi delle mucche e dei corpi umani che galleggiano - costellando il paesaggio di quei segni d'orrore e di morte che dilaga e pareggia le vite con un semplice fiato e sussulto della crosta assassina del pianeta.

Ma questa crisi del capitalismo finanziario che si fa crisi dei mercati tout court è tutta da ascoltare, esplorare, osservare con attenzione per quel tanto di misterioso che contiene e che fa dire ai più: io di economia non ci capisco, ma capisce che le borse tracollano, l'inflazione va sù, il denaro compra meno merci e, insomma, siamo tutti più poveri e si paventa una 'crisi del '29' - anno mitico di rivolgimenti economico-finanziari che precipitò il mondo (?) in un buco nero di interscambi tutti al ribasso, aziende fallite, produzioni clandestine, protezionismi e via elencando dell'etereo e misterioso (ai più) mondo della produzione di merci e finanze e mercati globali.

Di libri sulla crisi del capitalismo e sul suo crollo prossimo venturo ne sono stati scritti molti.
Dai tempi di Marx ed Engels e del proletariato che spezza le sue catene è stato tutto un fiorire di oroscopi su come e quando il sistema sarebbe esploso o imploso a cause delle sue evidenti e laceranti contraddizioni, ma sono passati i decenni e i secoli e ancora ci rigiriamo il giocattolo tra le mani e lo osserviamo stupiti recto e verso e la ricchezza del capitale ha prodotto risultati visibili e fin spaventosi come i grattacieli delle metropoli, le limousines degli arricchiti in fretta e male e 'per speculum' gli 'slums' delle periferie urbane, le immense baraccopoli dei poveri che - come topi, come scarafaggi - girano intorno alla forma del formaggio provando ad assaggiarne una briciola gettata con noncuranza dagli epuloni.

Così oggi non sappiamo come evolverà questa bolla speculativa che gli 'esperti' in televisione e sui giornali ci dicono che sarà peggio di quella del 29. Magari esagerano e dopodomani nessuno ne parlerà più.
Tanto, noi poveri restiamo al palo di sempre, non ci siamo mai mossi da lì e, sono sicuro, nei villaggi del Gujarat, India, neanche si sono accorti che in America , nel 29, impazzava il proibizionismo e i gangsters la facevano da padroni nelle città violente.
Il capitalismo fa danno, cantano i Gotan Project in un loro tango 'argentino' (gli argentini di crisi economico-finanziarie se ne intendono), ma non così evidente da muovere la curiosità dei poveri di sempre - che sanno nuotare benissimo perchè l'acqua all'altezza del culo ce l'hanno da un sacco di quel tempo che neanche se lo ricordano. Cazzi vostri, cari.

venerdì 19 settembre 2008

non è l'amore che va via

Ha ragione Vinicio (Capossela): non è ' l'amore che va via', dice in una sua bella e struggente canzone.
No, l'amore resta 'anche se è tardi' e qualche volta ci pare che navighi lontano dalle nostre sponde e vite
Mi è capitato di pensarci leggendo una 'poesia' scritta tanto tempo fa e il 'come eravamo' mi ha commosso nuovamente - come se il tempo non avesse consistenza e i ricordi prendessero corpo e anima a piacere loro e ad onta dell'insignificanza delle nostre vite presenti e vive.

Ti ho rubato una storia,
donna di miracoli, ho rubato
dal tuo viso i sorrisi
di sapiente malizia ed ironia
ad altri amori destinati.
Adesso sei mia, appartieni
ai miei immensi sogni di larva
che sogna le sue ali e le dispiega
e si libra in un sogno di luce e vento.

Ho visto il mondo nei tuoi occhi
specchio di un gioco mai giocato,
ho visto la tua sete d'amore
coniugata a tristezze mortali
e ti ho chiamato per nome
ho cantato le tue lodi, l'allegria
dei naufragi, le immense speranze,
ho preso tra le mie la tua mano
e ho mangiato la tua tristezza
perchè avesse i miei occhi.

Ladro d'amore sui lampioni
di questa città di luna
mi arrampico, giocoliere-acrobata
per il piacere del tuo riso,
triste clown librato nel vento
della sera che rinforza e gonfia
le tasche del mio vestito-aquilone.

Da lassù ti guardo, palloncino
bianco che sale leggero e si fa
luna minuscola accanto
alla più grande e splendente,
dico cose che non odi,
ma indovini leggendo le mie labbra
e i tuoi occhi esplodono
stelle di un firmamento
nostro immaginario, tormento
d'estasi sospese, promesse
di vita nuova, altra, dove
gli aquiloni si appaiano nel cielo
e salgono, salgono, ebbri, felici,
come nelle poesie nostre di bambini.

mercoledì 17 settembre 2008

donne,eterni dei


... di donne 'ce ne intendiamo' tutti, caro Mario, ognuno a suo modo.

C'è chi ha una sola donna da ricordare (o da vivere) chi molte, chi le spreca e non ne ricorda una che muova la bocca in quel particolar modo o sorrida come nessun'altra o che abbia l'incavo del ventre che 'ti batte in testa' per la particolare bellezza di quel tratto del corpo che fa aggio su tutto il resto.

Sono i nostri 'eterni dei' le donne, il mistero del fascino e del 'rincoglionimento' nostro che ci costringe a inseguirle, corteggiarle, sposarle, amarle e trasformarle finalmente in 'scala al Fattore' per l'enfasi estrema di cui siamo capaci noi uomini.

C'è una tanghèra che, quando la invito a ballare, mette la sua mano sinistra sulla mia nuca, leggera, come un tocco di vento o il rinnovarsi del fiato-creatore. E' qualcosa che mi commuove fino alle lacrime e il nostro abbraccio tanghèro si trasforma in un inno alla Creazione, all'unione amorosa che ci lascia senza forze alla fine e senza parole, ma uno splendore fisso nelle pupille e una commozione infinita.

Il suo particolarissimo tocco alla nuca è quella della Madre, atavico sogno di amore e di accoglienza, e fa il paio con quello di porgere il seno alla bocca per la suzione del latte materno.

Donne. Eterni dei.

martedì 16 settembre 2008

paesaggi incantati e sorrisi


E' sempre un particolare che dà senso a tutto. 'I vigili di Roma invitano le donne romane a non vestirsi succintamente'.
Che diamine. Ma perchè mai, vi chiederete.
Perchè privarci della visione beatifica di bei corpi esibiti e lunghe cosce tornite dal Creatore come meglio non si potrebbe e scollature generose che lasciano sognare di paesaggi in cui aggirarsi incantati e sorrisi e abbracci e unioni possibili?
Perchè in questi tempi di crisi e di infamie al potere anche la donna, nostro dio eterno, nostro sogno di sempre dovrebbe farsi austera?

Perchè altrimenti non sappiamo chi multare, mandano a dire i vigili urbani per bocca di un loro portavoce. La lunghezza della gonna (mini) e la scollatura in alto troppo generosa e pance desnude e ombelichi ammiccanti possono indurci a credere di aver a che fare con una 'di quelle'.
Capito l'antifona, cari lettori?
E le Veline, vi chiederete.
Le veline sono altra cosa; sono 'le ragazze della porta accanto' a cui tutto è consentito perchè in televisione vige la Finzione, colle sue regole e norme speciali. La Televisione è un gioco di apparenze e licenze, ve lo dice Lui, care voi, e se lo capite e 'ci state' potrete perfino diventare ministre di lotta e di governo nel prossimo futuro.

E' il disegno di una Società Austera e castigata quello che hanno in mente i cari Semidei della destra di lotta e di governo e l'Amato Leader nostro - che riscuote consensi bulgari presso gli italiani insicuri e ansiosi per l'incerto futuro.
Bisogna vestire le divise che ci facciano riconoscere come persone probe e serie.
Niente più occhieggiamenti e ancheggiamenti assassini e centimetri in meno sulle cosce o in più sulle pance nude che potrebbero farci assomigliare 'a quelle lì'. Dobbiamo essere riconoscibili e schedabili e fornire le impronte e declinare le generalità; ne va della nostra sicurezza e ordinato vivere associati.

Tutto è cambiato nelle vite nostre. Inizia l'autunno e proviamo i primi brividi che ci fanno chiudere porte e finestre e la Crisi del sistema capitalistico ci mette del suo coll'aumentare le nostre insicurezze e dirci di un futuro da brividi.
Ma l'Amato Leader vigila e ci rasserena affabile e 'souriant' sempre e complice e pieno di battute e cancella gli obbrobri sulle strade e ficca sotto lo zerbino la monnezza.
E' l'abito che fa il monaco, non ditemi che non lo sapevate e anche spazzare dove passerà il prete per la benedizione rituale è un modo di tenere pulito e in ordine il mondo in cui viviamo.
Accontentarsi è un modo di godere, miei cari, è cosa nota da tanto di quel tempo....

lunedì 15 settembre 2008

restituiteci l'obelisco!


Con un uomo così non c'è storia. E' il punto di confluenza di ogni desiderio nazionale,ma più di quello femminile, in senso lato. Tutte lo vogliono, tutte lo amano.
E, si sa, quel che vogliono le donne dà vita al mondo tutto.

Dunque, stando ai resoconti dei giornali, anche la Vezzali vorrebbe 'farsi toccare' da Berlusconi.
E lui non è uno che si sogni di dire a una femmina 'noli me tangere', tutto il contrario.
Lui si offre per intero, tutto il cocuzzaro e non capisci bene se la femmina olimpica che tira di fioretto 'ci è o ci fa', se si aspetta un posto da ministra dello sport nel prossimo rimpasto di governo o davvero lo ama e lo ammira come l'uomo della Provvidenza, l'Unto: quello che dà la vista ai ciechi e il cervello miracolosamente risanato a due 'forumers' di mia conoscenza.

La Vezzali gli consegna il fioretto della vittoria olimpica- simbolo fallico per eccellenza e dice al premier le mielate parole che sono linfa vitale per Lui - stretto com'è tra le tragedie prossime venture della compagnia di bandiera e il resto che verrà dai fallimenti a catena della Lehman brothers e degli altri capisaldi finanziari dell'impero del suo amico Bush.
Tempi cupi e duri lo attendono, ma Egli ha lo stigma del Vincente e se fossimo al tempo de: 'bisogna dare la massima fecondità a ogni zolla di terra (eia eia!)' le madri gli offrirebbero le figlie e i mariti le mogli perchè partoriscano la sua progenie di eroi.

Gli manca solo la frase finale che suggelli la vittoria finale nella trattativa per l'Alitalia - qualcosa che orecchi il fatale 'volete burro o cannoni?' di piazza Venezia e ci siamo: Egli è nuovamente tra noi; é tornato con l'Aureola dell'italico Conducator. Alleluia, alleluia, habemus Dux.
L'impero italico è pronto a una nuova guerra di conquista.
Etiopi, restituiteci l'obelisco!

call centers

L'avrei strozzato a mani nude.
Come si permetteva quell'ignobile str...., quel figlio di grandissima t.... di intromettersi a quel modo tra me e l'azienda che mi faceva il torto intollerabile di fatturare separatamente canone e traffico telefonico con l'aggravio di una bolletta aggiuntiva e senza neanche un punto d'appoggio bancario o uno sportello dove poterle pagare senza costi aggiuntivi per il cliente?
Avevo due diavoli per capello quella mattina e quel grandissimo imb...lle all'altro capo del filo si metteva di mezzo tra la mia ira furibonda e il legittimo destinatario, esigendo che gli dessi perfino il 'buongiorno' prima di esporgli le mie sacrosante ragioni.
'Buongiorno un c....!' gli avevo risposto. 'Ti pagano per essere il tributario delle ire di noi clienti....!!'.
Con la massima arroganza di un impunito protetto dall'anonimato, il malnato che avrei voluto strozzare a mani nude premette il pulsante di esclusione e mi azzittì.

Ci ho ripensato guardando il film 'Tutta la vita davanti' di Virzì.
Bel film. Svelto. Verosimile.
Ben interpretato dalle due protagoniste dipendenti del call center (un po' meno dall'improbabile Ferilli): la 'filosofa' neo laureata e la 'madre scellerata' da un tanto a botta - che affida la figlia implume alle cure dell'amica filosofa in cambio di un alloggio.
Non so se in qualche call center facciano la Danza degli Spiriti Produttivi ad inizio di giornata o di turno come si vede nel film e non so se le poverette che ci capitano siano più o meno costrette a 'darla via' al capetto di turno o a quelli della sorveglianza per questuare un favore o una speciale assoluzione, ma il film di Virzì dice di una realtà dei tempi malvagi e rii che ci ospitano, dell'abiezione delle postmoderne condizioni di lavoro di coloro che hanno 'tutta la vita davanti' meglio di altri films e racconti e telegiornali e articoli di giornale.
Lo classificano 'film comico' nel video-noleggio, ma deglutivo agro e amaro mentre correvano le immagini e i dialoghi.
Alla fine mi è venuto da pensare al cialtrone del mio call center lontano nel tempo che avrei strozzato con le mani nude.
Forse un 'buongiorno' non avrebbe guastato.
Forse gli tenderei la mano e gli chiederei scusa, a distanza di tanto tempo - dopo aver guardato quel film ed essermi rallegrato con me stesso in segreto per non aver vissuto tempi così malvagi e privi di prospettive e di senso.

sabato 13 settembre 2008

passi lunghi e pedalare


'Detto da Lui, caro Lei....'
L'ho sempre detto io che ci vuole qualcuno di autorevole. Qualcuno col carisma che qualsiasi cosa dica è detta bene e convince e annichila gli astanti e gli spettatori più riottosi - come quei ragazzi di 'aenne' che lo guardavano dire le cose più indigeste come si guarda il cobra che insorge davanti a noi pronto a colpirci col suo magico veleno. Chi di quel veleno muor vissuto è assai, sembrava che pensassero assorti.

'Hanno fatto la cosa sbagliata, militato nello schieramento sbagliato...' diceva il Fini, forte del suo velenoso carisma tranquillo. E la Russa e Alemanno chiusi nei loro ufficietti di riferimento a chiedersi contriti: 'E io che ho detto?'
Il soggetto nascosto era 'quelli di Salò': i poverini che ri-vestirono la divisa nera dopo l'otto settembre - all'epoca ancora più sporca del sangue feroce della rivalsa e della vendetta personali, della mattanza gratuita de 'a chi la tocca la tocca', perché tutti gli attori avevano perfetta coscienza che si andava a chiudere un ciclo di storia patria e un pugno di morti ammazzati in più non faceva differenza e si consumavano le vendette più tragiche e turpi come fossero faide familiari secolari.

E' per questo che è così difficile cancellarla quella pagina dalla memoria collettiva.
Perchè in era postmoderna le pagine più dolorose e turpi della nostra storia nazionale hanno bisogno del sostegno psichiatrico per cicatrizzare del tutto; hanno bisogno di un Grande Medico Autorevole e chi meglio del Fini-cobra-tranquillo, abbronzato e rilassato per dire che 'bisogna che tutti ci riconosciamo nei valori dell'antifascismo e della Resistenza'?
Tutti a casa, ragazzi; avvolgete le bandiere nere coi teschi intorno ai manici e nascondetele nei bagagliai. E' finita.
Finita per sempre l'epoca dei 'fascisti carogne tornate nelle fogne' e dello speculare 'rossi e rosse, scavatevi le fosse'.
Tutti a casa e tutti insieme: appassionatamente. Di Duce ne basta uno al secolo.
Quello che è venuto dopo non è un vero Duce, bensì un bauscia, un ridicolo 'ghe pensi mi', - uno tutto da ridere che, prima o poi cederà il passo a uno serio come il Fini e sarà tutta un'altra storia italica.
Allora tutti d'accordo: erano dalla parte sbagliata e la Resistenza è il nostro orizzonte politico di riferimento.
L'ha detto Lui, caro Lei. Chi è Lei per contestarlo?
Io sono io. Ce l'ha il Carisma? No? Allora passi lunghi e pedalare.

la favola dei semidei

Fabio, il tuo torto è di credere alla favola dei Semidei berlusconiani. 'Faremo, ordineremo, organizzeremo scalate e gli italiani sono un gran popolo perchè sono in cima alle vendite dei telefonini e hanno le maggiori bellezze artistiche e architettoniche.'

Aiuto! Ridateci il mondo degli uomini pre-fiaccola di Prometeo!

Almeno sapremo quale vera fatica costa la soluzione (vera e duratura) dei problemi e che lacrime si devono spargere sul disordine irrimediabile in cui sguazzano gli uomini di ogni tempo e luogo.

Tentare una qualche soluzione sarebbe già gran cosa, ma annunciarla e basta è il peggior torto che si possa fare all'intelligenza (e che a farlo sia la velina promossa ministra per le note virtù acquisite poi!).

Perchè per le strade, da qui a un mese, sei mesi, un anno, ritroverai lo stesso schifo di puttane e clienti, la stessa genia di impuniti/e che praticano il loro commercio carnale avvilente e turpe con appena un po' di vigilanza in più (un po' come da noi a Venezia i giovani neri coi borsoni di plastica a tracolla pieni di borse taroccate che giocano a guardia e ladri coi vigili urbani) : appuntamento qui, su questo stesso forum, per una più puntuale verifica.

La legge dell'entropia umana è più forte di ogni proposito ordinatore di Semidio presente e futuro (di destra o di sinistra che si spacci); prima lo ammettiamo, prima ci guarderemo con serena coscienza negli occhi.

Teniamoci lo schifo e ridiamoci su. La vera scommessa è sul quanto di disordine possiamo tollerare individualmente e come popolo e nazione.

C'è chi dice che abbiamo capacità di sopportazione per cento anni ancora, altri - filosoficamente- teorizzano che è il Disordine il vero Ordine che segretamente auspichiamo e non ne abbiamo chiara coscienza. Vattelapesca.

Come che sia, lasciamo che gli attuali ministri/e presentino i loro disegni di legge con serenità.

Non serviranno a un cazzo e il tentarci da parte dei Semidei non costituirà speciale menzione se non per la Commedia Umana che ci ostiniamo a ri-scrivere come se ne fossimo gli Autori soli e ultimi.

riferimento: Virgilio forum 'invece forum'

venerdì 12 settembre 2008

la sola igiene del mondo


Vi è una contabilità dell'orrore che da i brividi, ma viene usata da una parte e dall'altra della barricata ideologica per dire tutto il male dei protagonisti della mattanza e dei loro sostenitori: i passati, i presenti e i futuri.
Fascisti e comunisti sono speciali assassini vocati ai grandissimi numeri delle stragi di innocenti o dei maledetti colpevoli di opposizione? Di più o di meno di Nabucodonosr e altri despoti e tiranni che hanno riempito ampie fosse comuni di migliaia di cadaveri di popoli avversi alla loro tirannia?
E' un problema di vastità degli imperi quello della contabilità dell'orrore. Più sono i popoli assoggettati da un tiranno e dalla sua ideologia professa, più alto è, statisticamente, il rischio di ribellione sociale e la conseguente, quasi sempre feroce, repressione.
Fa eccezione Pol pot che, avendo un solo popolo a disposizione (non un impero) e un progetto criminale in testa erroneamente definito 'ideologico' ha lavorato in esclusiva sul popolo a lui soggetto sterminandone una quantità non modica.

Potremmo, noi sereni postmoderni, mettere fine a questo esercizio insensato di contabilità comparata dicendo tutto il male possibile del fascismo da un lato e del comunismo dall'altro, - ciascuno ormai consegnato alla storia dell'uomo e del Novecento colle sue specifiche colpe e deficit ideologici, ma dubito che basterebbe per certe teste solo apparentemente pensanti.
Il problema è che, se lo facessimo, se smettessimo di riproporre all'attenzione quelle storiche barricate verrebbe meno l'idea di un nemico da indicare e la sua terribile colpa da imputargli.
A cosa si ridurrebbe il bravo Mellencamp per certi suoi oppositori se non gli si appiccicasse sulla fronte l'etichetta infamante di 'comunista' nostalgico? Avremmo solo un bravo 'satiro' e un compagnone ridevole e adorabilmente simpatico e sai che noia per chi non sa vivere senza un nemico da insultare e contro cui scagliare tutto il fiele 'secernuto' in eccesso da un bile malata.

Così è per il fascismo e i pretesi 'fascisti' e dispiace, per stare agli arguti suggerimenti di Casteldicastro, non poter fare un salto indietro nel tempo e finire il 'lavoro sporco' dei partigiani e aggregati che Togliatti fermò colla famosa amnistia.
Le pacificazioni che intervengono troppo presto e col lavoro fatto a metà riescono quasi sempre male e le pagano i figli e i nipoti - col trasporto generazionale dell'odio ideologico non metabolizzato a dovere.
Se la guerra (e quel che ne segue) è 'la sola igiene del mondo' -come dicevano i futuristi (contigui ai fascisti e loro artistici 'ispiratori'- bisognava lasciarla agire per il tempo sufficiente a una completa e definitiva 'igienizzazione'.
Invece ci ritroviamo tra i piedi i figli e nipoti di 'quelli di Salò' che ancora questuano un riconoscimento e, chissà, forse, anche lo stanziamento di una pensione di guerra con arretrati e interessi da corrispondere agli eredi di quelli.
Quest'ultima idea non è così male, - dal momento che anch'io ho uno zio materno che fece quella scelta infausta per tema di ritorsioni sulla famiglia.
Mi farò un po' calcoli e vedrò quanto potrebbe spettare agli eredi.

riferimento: forum Virgilio 'Invece forum'

mercoledì 10 settembre 2008

il mio regno non è di queste pance

'Di pancia.' L'espressione dice in modo icastico il 'sentire' delle persone. Di alcune o tutte, secondo il momento storico e la forza da uragano degli avvenimenti che le coinvolgono.
Più e meglio delle aeree e astratte sinapsi dei neuroni che danno vita al delicato, ma fragile tessuto dei pensieri nostri, sono i brontolii e i tuoni provocati dagli interni fiati intestinali a dar vita e 'sentire' alla nostra vita pubblica e privata.
Abbiamo votato 'di pancia' qui da noi, qualche mese fa, e i giornali tutti a dirci che l'allarme sicurezza - cavalcato dai furbi uomini dei partiti in lizza - era una 'percezione' : anch'essa elemento sottile e poco definibile del nostro essere, ma che ha scatenato i tuoni e i brontolii della pancia degli italiani che hanno dato gassosa figura all'Amato Leader nostro e alla sua strepitosa corte dei miracoli governativa.

'Di stomaco', invece, dice Thomas Friedman, é il sentire degli americani.
'Dare di stomaco', 'avere il mal di stomaco', 'mi dà il voltastomaco': sono tutte espressioni che confermano come mente e corpo siano, ahinoi, indissolubilmente collegati e interagenti nella vita privata e pubblica.
Il bravo Friedman afferma che la campagna elettorale di Obama è troppo 'cool', al punto da spegnere ogni entusiasmo e scavargli la fossa elettorale che lo seppellirà, ma ecco il colpo di teatro del Kennedy nero-americano che, in un comizio, arriva a paragonare la pretesa di cambiamento dei repubblicani a un maiale che si imbelletta il grugno col rossetto. Apriti cielo!
Lesa maestà delle signore di buona famiglia use a truccarsi e, in particolare, di Sarah Palin, che - tu vedi le coincidenze lessicali! -, il giorno prima aveva inserito la parola 'rossetto' in un suo comizio.

Insomma, è la pancia il centro-motore dei nostri neuroni. Nascono da lì, prima di andar sù nei meandri complicati del cervello e tocca sopportare i fiati e i tuoni intestinali degli elettori di ogni latitudine e tempo come fossero dignitosi e puliti pensieri razionali.
Come dire che ci si esprime meglio e più efficacemente con rutti e scorregge piuttosto che con i raffinati distinguo razionali e le iperuranie tessiture dei pensieri 'alti' ed elaborati.
Un tizio di mia conoscenza dirà che è per questo che abbiamo perso le elezioni: per aver perso il contatto e aver rifiutato di aver commercio elettorale con quei fiati e tuoni.
Se così fosse, preferisco perdere mille altre volte. Il mio regno non è di queste pance.

martedì 9 settembre 2008

navigatori,santi,eroi

La rivoluzione sociale è cominciata? La Ig Metall in Germania, il sindacato dei metalmeccanici, annuncia che chiederà aumenti salariali tra il 7 e l'8 % e su Internet, da noi, un gruppo di facinorosi anticapitalisti che si firma 'Duca di Wellington' mette in piazza (virtuale) nomi e cognomi di dirigenti aziendali accompagnati dalle copie di buste paghe, premi di produzione e altri ammennicoli relativi alle loro maestà di dirigenti o 'managers' - come si usa dire in questo scorcio di secolo.
La 'casta' degli scrocconi inutili, delle vere e proprie termiti aziendali (i famigerati A.D., gli amministratori delegati e i loro servili reggicode: alcuni dimostratisi autentiche frane di senso produttivo e mercantile - come va denunciando Grillo inutilmente da anni) finalmente è sotto attacco e si denunceranno con sempre maggior vigore le vergogne e gli sprechi colossali di aziende che, invece, economizzano sulla sicurezza del lavoro operaio?
Allora ci siamo? Marx è morto, ma que viva Internet, il suo rivoluzionario Profeta?
Internet spezzerà le storiche catene proletarie, gli farà vedere i sorci verdi a quei parassiti del capitalismo corrotto e corruttore della vita e della morale pubblica?
Chi vivrà vedrà, troppo spesso le montagne partoriscono dei topolini.

C'è voluta la pacatezza e la efficacia di una narrazione 'in giallo' come quella fatta del conduttore di 'Blu notte' per dire agli italiani/e quale tragedia di senso sociale e politico abbiano vissuto con gli anni di Tangentopoli e di 'Mani Pulite' - che ha scavato sotto le fogne e le latrine di una corruzione immensa, generalizzata e che ha dragato immani risorse pubbliche dirottandole nelle tasche dei ladri di stato, degli arroganti funzionari di partito: Democrazia cristiana (sic) e partito socialista craxiano in testa.
Che ne è stato di quella rivoluzione apparente e furiosa, del lancio di monete della folla urlante al presidente del consiglio di allora, - l'impunito 'cinghialone' capace di scuotere le colonne del tempio in pubblico parlamento dicendo sprezzante: 'chi è innocente tra voi scagli la prima pietra'?

Non se ne è fatto nulla. Mani pulite è morta e dimenticata - con l'ignominia odierna dei supporters dei ladroni e corrotti di allora e dei loro eredi tornati al governo della nazione che sputano veleno in pubblici forum sui protagonisti avviliti di quella stagione di riscossa morale.
Popolo di navigatori (internettiani), di santi (gabbati), di eroi (dimenticati), gli italiani.
Ma quale vittoria e rivoluzione futura rivendicate, voi che vi firmate 'Duca di Wellington'?
La Waterloo del senso comune e della morale pubblica l'abbiamo già subita e ri-subita colla famigerata 'discesa in campo' dell'amico fidatissimo di Craxi Bettino l'Esiliato e la sua irrestibile ascesa nell'Olimpo dei capi di governo osannati dalle partite iva anti tasse e da tutti coloro che, ilari, vanno e vengono dal mulino della res publica, cantando in coro:
'Chi va al mulino si infarina, trullala-la-la-la-la, / quant'è bella impunità che votiamo in parlamento / o che gioia e che contento.....'

domenica 7 settembre 2008

religioni,occidenti.missioni


Che ci vanno a fare i cattolici e le altre confessioni religiose dell'occidente evoluto nello stato dell'Orissa e altrove dove vengono bastonati e uccisi dai fanatici e fondamentalisti di ogni risma?
Vanno a portare risorse materiali e carità cristiana a un popolo e a una nazione che tuttora al viaggiatore mostra il suo dramma di povertà atavica, diffusa, - ad onta delle statistiche che ci dicono di una rinascita economica galoppante e di un futuro di prima grandezza produttiva e commerciale per l'India (e per la Cina)?
Oppure ci provano e riprovano col cosiddetto 'proselitismo' religioso, malati cronici di quel vizio assurdo dell'Europa del secolo scorso che colonizzava popoli e nazioni sicura della propria supremazia culturale, ideologica e religiosa?
Qualcosa è cambiato, nel frattempo, ed occorrerebbe adeguare le intenzioni, i metodi di approccio, gli intendimenti di fondo. Occorrerebbe riconoscere che di verità non ne abbiamo più da sfoggiare e offrire ai 'pagani' e 'infedeli' d'antan perché ce le siamo perse pure noi.
Dio ci manca e se ne sta nascosto chissà dove e di Provvidenza neanche l'ombra - dato che al governo della nazione è tornato il principe degli impuniti col suo codazzo ridicolo di veline e Irine Palm e federalisti da tre palle un soldo osannati dal popolo bue.

Che cosa esportiamo, dunque, in India e ne paesi poveri, se la Verità fa acqua da tutte le parti e il Dio che abbiamo nel cuore e nelle fantasie ci abbandona allo scoramento collettivo?
Un tozzo di pane e qualche pozzo da scavare nella polvere secca del deserto africano per dare acqua agli assetati e un rigagnolo alle coltivazioni, se avanza?
O solo un po' di carità, poco importa se 'cristiana' o laica?
Se così fosse non ascolteremmo le cronache crudeli di ammazzamenti e sbudellamenti e bastonature le cui ragioni prime e ultime ci sfuggono perché anche il buon giornalismo d'inchiesta ha rinunciato a fare la sua parte e informare i lettori come dovrebbe.
Così proviamo a immaginare che le suore vestite di bianco non rinunciano a dire una parola 'buona e giusta' ai bambini che incontrano e aiutano a sfamarsi e 'la Buona novella' continua ancora il suo cammino storico di salvezza (con un po' più di cautela) versus i poveretti che si ostinano a recarsi insensatamente ai templi a offrire petali di fiori alla statua del dio Ganesha colla testa di elefante.
Ma si può essere più 'fuori' di così? Rendere l'omaggio religioso a un dio colla testa di elefante?
Una favolistica religiosa, quella indiana, che farebbe felici i raccontatori di favole di ogni tempo e luogo per la ricchezza dell'intreccio e ingenue complicità tra mondo umano, animale e divino.
Pure è questo che fa la 'cultura' indigena, la sua fascinazione, la segreta dolcezza e poesia (anche), agli occhi del viaggiatore.
Allora perché non accettare che l'intreccio di culture dei popoli diversi si sostanzi e si nutra delle differenze e delle tradizioni senza pretese da parte di nessuno di negare una Verità e spacciarne un'altra che non ha colpe minori in fatto di guerre di religione, crociate, stragi di pretesi maghi e streghe, notti di san Bartolomeo con scannamento atroce di Ugonotti a migliaia?
Se i nostri 'missionari' partissero con questo intendimento nuovo e convinto rispetto verso i luoghi dove esercitano la loro carità, forse non ascolteremmo le cronache crudeli di bastonate e uccisioni e opposizioni e rabbie.
A ognuno la sua storia (col bene e col male contenuto in ogni storia), a tutti i popoli diversi il nostro rispetto. Anche a noi atei, postmoderni 'pagani'.

sabato 6 settembre 2008

non so, non ricordo


Molto tempo fa, in gioventù, leggevo le 'poesie della consumazione' di un autore il cui nome non ricordo.
Ecco, ci siamo.
Quando si comincia con un 'non ricordo' quel sostantivo: 'consumazione' ti riguarda, non è più solo una delle tante letture di testi cui rivolgi la tua attenzione - curioso di quanto ha da dire un tuo simile su uno degli aspetti della vita e delle cose che (ti) accadono.
Dunque mi sto consumando, la mia vita si consuma giorno dopo giorno e l'effimera eternità della gioventù è impallidita man mano e mi restano -per stare alle statistiche delle aspettative di vita media per i maschi- non più di quindici/vent'anni di vita.
Poco male, se li si impiega bene e si cercano e si trovano quotidianamente i giusti rapporti colla luce del giorno e le belle e buone cose e le persone che danno sapore alla vita.
In fin dei conti, viviamo molto più a lungo dei nostri progenitori e -comparandoci colla vita media del Sei/Settecento, due secoli non troppo lontani- siamo dei Matusalemme e il nostro dipartirci da questa Valle di lacrime fa bene ai conti dello Stato e mette in corsa le nuove generazioni.
Vero. E tuttavia triste.
Perché ogni stella che si spegne è una luce che viene a mancare nell'universo e di buchi neri ne abbiamo fin troppi che, ingordi, colla loro gravità assassina si mangiano tutto e tutti coloro che, incautamente, passano nei pressi.
E poi c'è la frase di quell'altro poeta che non ricordo (G. Lorca?) che ci dice che 'tutta la luce del mondo sta in un occhio' - per dire che tutto quanto esiste è relativo a noi singoli individui che lo osserviamo - e se quest'unico nostro occhio che registra il vario brulicare della vita si chiude e muore è come se l'intero universo si spegnesse.
Ma bando alle tristezze, amici! Al mio funerale vorrei che si brindasse e si ballasse in allegria.
Morto un papa se ne fa un altro, dice il noto adagio e la staffetta della vita continua, lo show must go on; andate pure avanti senza di me e divertitevi come matti, se è nelle vostre corde e in quelle dei nipoti e bisnipoti.
Ci consumiamo e allora? La cosa va avanti da millenni e un senso lo deve pure avere e se non ce l'ha, allora hanno ragione i buddisti che effigiano il Buddha con gli occhi chiusi e un sorriso ineffabile stampato in faccia.
Se niente ha un senso, il Nulla di là della nostra personale consumazione ci stampa un sorriso in faccia.

giovedì 4 settembre 2008

in principio era il Passo


In principio era il Passo. E il Passo era presso l'uomo (e la donna) e il Passo era l'uomo (e la donna). Nessuno sa dire come nasce un ballo. A distanza di oltre un secolo nessuno sa dire come esattamente nasce un Passo e poi un altro e poi la sua somma e chi raccolse l'eredità di quell'invenzione strana (e peccaminosa) e chi la elaborò fino a farne una disciplina e poi una forma d'arte e poi il dilagare di una moda planetaria.
Tutto si perde nelle nebbie della Leggenda.
Ho parlato con una ragazza argentina, ieri sera, a San Servolo.
Davano una milonga 'queer': confusione dei ruoli e dei 'gender'.
Le davo trent'anni, ma ne aveva quaranta e quando le dissi che il Tango era stato premiato nella postmodernità dal suo alone retrò di peccato ha risposto che il peccato era nebbia di secoli fa.
Invece, gli echi e le prediche dei Savonarola 'de noantri' datano ad appena quarant'anni fa.
Ogni cosa del nostro mondo di uomini - trascorso solo un decennio - diventa nebbia e Leggenda.
Così è del Tango. L'argentino. Il solo che possa fregiarsi di una sola, trascinante Parola con la maiuscola: Tango.
Demone e passione, ma anche vizio assurdo e coazione a ripetere e mescolanza di emozioni rattrappite che si distendono nella musica strana e struggente, languorosa: miagolio di violini e note vibranti del bandoneon.
Mi capita di non ballare nel corso di intere milonghe e di osservare con attenzione antropologica la fauna degli uomini e delle donne che attendono ai tavoli frementi e l'andare periglioso degli apprendisti tanghèri che si struggono e si umiliano di fronte ai rifiuti annunciati e prevedibili di chi dice di no e si dichiara stanca, ma la vedi ballare di lì a un minuto con altro bailerin più appetito.
Roba da coltelli d'antan e ferite nell'onore che bruciano per giorni.

L'altra sera osservavo un angelo biondo un po' dislessico e paurosamente timido aggirarsi tra i tavoli crudeli delle tanghère superbe e coscialunga abbondantemente esibita.
Invitava con un gesto della mano che trasudava timore e segreta ansia: pronto a ritrarsi ferito e lo sguardo poggiava appena sopra l'oggetto delle sue brame e solo l'ombra di un sorriso tirato gli infiorava le labbra.
Non ballava malissimo, malgrado fosse monco delle ali. Solo teneva la testa piegata al modo buffo e ridicolo dei principianti.
Nessuna delle tanghère lo ha rifiutato quella sera.
La sua buona stella lo aiutava nel pellegrinaggio di tavolo in tavolo, ma provavo pena per lui per quella sua esposizione segretamente dolorosa e impaurita a un rifiuto sempre possibile.
Forse mi ci identificavo. Forse la sua pena era la mia, ma io solitamente mi astengo, sono vincente nell'assenza e nella ritrosia, nel mio stare mezzo nascosto in un canto ad osservare l'andare del mondo e degli uomini e delle donne che si perdono (e si ritrovano) nel loro gioco crudele degli incontri e degli inviti - come fosse un peccato originale che dobbiamo scontare dopo la cacciata dal Paradiso terrestre.
Solo quando si era prossimi alla chiusura ho lanciato l'amo dello sguardo a una sconosciuta e l'ho trascinata in una tanda di milonghe 'africane' - tanta era l'energia negativa che avevo accumulato fin là.
Tango: vizio assurdo e inferno di attese e di inganni, paura dell'altro/a e desiderio di rivalsa e sfida a noi stessi e ai Passi che non facciamo nella vita e preferiamo rappresentarli (qualche volta) nel Tango.

mercoledì 3 settembre 2008

il senso del dolore


01 settembre - rifugio Scoiattoli

Se lo avessero saputo che la loro epopea tragica sarebbe stata raccontata in un museo a cielo aperto con buona approssimazione e dovizia di particolari forse una ragione se la sarebbero fatta, i giovani e bravi soldati delle due parti in guerra.
Perché è certo che le ragioni per le quali furono chiamati al fronte a sparar obici e mitragliare dei perfetti sconosciuti che trascorrevano incolonnati sulla strada di sotto non li convincevano allora e men che meno li convincerebbero oggi che l'impero austriaco e finito al modo che ci è noto e in Italia c'è chi parla impunemente di secessione e di rottura del tessuto di unità nazionale - incuranti i marrani delle centinaia di migliaia di morti che abbiamo lasciato su questi fronti, storie spezzate per il disprezzo dei posteri.
A leggere le lettere dal fronte dei poveri cristi che pagarono il prezzo di un'opposizione nazionale insensata e dei sogni di gloria delle nazioni in formazione e degli imperi in dissolvimento viene un groppo allo stomaco, pur se censurate e auto moderate dagli scriventi per non incorrere nel gravissimo reato di 'disfattismo'.

La trincea è stata ricostruita alla perfezione con tanto di camminamenti e postazioni di artiglieria e cannoni di montagna e perfino i manichini dei soldati che caricano il pezzo e tengono in mano la bomba che farà seguito alla prima.
Su queste magnifiche montagne dove la Bellezza del mondo creato sedette immobile per millenni risuonarono i colpi del cannone e delle mine che devastavano le viscere dei monti per costruire tane di guerra ed effimere gallerie.
Come topi nel gruviera, ufficiali e soldati dell'una e dall'altra parte trascorsero della loro vita 'il più bel fiore' nel gelo delle alte quote e nel vuoto disperato di senso per ciò facevano e per il dolore che vivevano e infliggevano a 'nemici' di cui non conoscevano il nome e la storia personali.

Altro che musei a cielo aperto!
Dovremmo dimenticare questa storia spaventosa e priva di senso, le tragedie di questa e di altre guerre più prossime combattute per il gioco di un dittatore stupido che si diceva disposto a pagare il prezzo di qualche migliaio di morti ammazzati per avere un posto tra i grandi del mondo di allora.
Dovremmo vergognarci della stoltezza di questa Grande Guerra che agitò gli animi di esagitati 'interventisti' e mandò in guerra contadini ignari del senso di parole quali: 'nazione' 'stato', 'patria', 'onore militare'.
Dovremmo imporre alle scolaresche in visita a queste trincee ricostruite e musei tristissimi la visione del film 'Uomini contro' - con il tenente Volontè che, esasperato, grida ai suoi uomini di girare i fucili e sparare ad alzo zero contro gli alti ufficiali che li mandavano a morire come e peggio di mosche contro il fuoco delle mitraglie degli austriaci capaci di forare le improvvisate corazze come il burro e riempivano i futuri cimiteri della Grande guerra di gente italiana.
Altro che musei e orazioni pie e dettagli tecnici sui cannoni da montagna e sulle traiettorie degli obici che si lanciavano sulla strada di sotto!