giovedì 29 dicembre 2011

noi non si poté essere gentili

C'è un paese in Europa che sta entrando nel novero delle dittature e/o dictablande dei paesi postcomunisti che gli fanno corona: l'Ungheria.
Andate a leggervi quel che accade in quel paese: con la mordacchia alla magistratura -impedita di inquisire e mettere naso su quel che accade nei palazzi del potere- e la chiusura di giornali scomodi e intimidazioni ai giornalisti dalla schiena dritta che raccontano per filo e per segno la miseria morale della destra di s-governo e ditemi chi vi ricorda di quando a palazzo Grazioli 'c'era Lui, caro lei...'

Siamo sfuggiti per un pelo alla spaventosa prospettiva di avere al governo per un tempo infinito un 'beneamato leader' -che faceva leggi pro domo dei suoi avvocati personali e riceveva le puttane a palazzo e faceva votare dai suoi cavalli in parlamento che la minorenne marocchina 'è la nipote di Mubarak' per salvarlo dalle richieste della magistratura inquirente e lo dobbiamo allo 'spread' -che dovremmo designarlo 'evento dell'anno' e 'uomini dell'anno' quegli oscuri gnomi seduti davanti ai computer delle borse mondiali che determinano con acquisti massicci e vendite la credibilità e la capacità di un paese di essere finanziariamente solvente e degno di sedere fra i grandi dell'eurozona.

E la conferenza stampa del professor Monti di ieri è stata la degna ed efficacissima lapide mortuaria di quello 'stile di s-governo' del 'dittatorello de noantri' da tre palle un soldo che sparava le sue reboanti promesse e rassicurazioni in video e in voce con la spudoratezza di un imbonitore da fiera – e un paese drogato da pifferi magici e attese miracolistiche lo osannava coi toni ridicoli e idioti dei 'menomalechesilvioc'è', e i lanzinecchi padani gli votavano lo schifo di s-governo più immangiabile per quel piatto di lenticchie fumoso del 'federalismo' ideato da un pugno di cretini.

'Ricordate i tempi grami a cui siamo scampati' raccomandava ai posteri Bertolt Brecht. E chiedeva loro di perdonarlo perché, a i tempi suoi (e ai nostri), 'noi non si poté essere gentili'.

E Dio sa quanto lo avremmo voluto.

martedì 27 dicembre 2011

da dove veniamo e dove andiamo

Ascoltavo una interessante intervista, ieri, alla radio. Uno storico dei fatti economici e delle loro concatenazioni ragionava, -col piglio distaccato e sereno tipico di coloro che scrutano le prospettive lunghe e non sono affannati per l'eccessivo carico fiscale e le nuove gabelle e l'economia in decrescita- ragionava, dicevo, di default e di come, nel corso della Storia, il caso si sia già presentato all'appuntamento (con Carlo V, ad esempio, che si indebitò all'inverosimile coi banchieri del tempo) e ne siamo usciti e le economie, dipoi, si sono conseguentemente evolute e i cicli economici hanno ripreso il loro corso ondulatorio fino al tempo presente -e ne usciremo, quindi, anche noi; diamoci una calmata e accettiamo e osserviamo quanto avviene intorno allo spread con mente serena e rilassati ipotizzando una 'decrescita felice'.

Male che ci vada, diventeremo tutti esperti di economia e finanza e storia dell'economia e ci ritroveremo seduti nelle aule magne o nelle aulette davanti ai professoroni universitari (le lezioni sono gratuite e aperte a tutti) a disputare con loro sulla correttezza dei dati esposti e sulle prospettive evolutive del presente millennio.

E se è vero che facciamo fatica a ipotizzare, in concreto, una 'decrescita felice' e continuiamo ad affannarci sui dati del 'crollo dei consumi' natalizi e degli investimenti de-localizzati all'estero, vivendoli come una catastrofe epocale, è vero anche che qualche passo avanti lo stiamo facendo -e combatteremo come un sol uomo l'evasione e l'elusione fiscale, e si avvererà quel che afferma quella meritoria campagna di pubblicità progresso sugli evasori-parassiti che: 'pagare tutti sarà pagare meno'.

Tempo al tempo e tempo al governo Monti di attuare i suoi professorali provvedimenti economici, -ma già si vedono e si ascoltano, tra le fila e i capannelli degli opposti eserciti, coloro che 'affilano le armi' e preparano 'la notte dei lunghi coltelli' e il 'redde rationem' di un ricorso alle urne -e viene in mente, a proposito di prospettive storiche e professori emeriti che al tempo di Carlo V si combattevano le guerre di conquista dell'Impero e i lanzichenecchi razziavano le campagne e le economie erano da fame, e tocca ri-studiare la Storia per capirne di più di 'come eravamo' e 'da dove veniamo'.

Se vogliamo capire 'dove andiamo', naturalmente, e se 'ce la faremo'. Buonissimo anno nuovo, cari.

mercoledì 21 dicembre 2011

fino a quando, cittadini?

'Le idi di Marzo' è un film di straordinario impatto drammatico e non solo perché si misura con uno dei 'riti magici' delle moderne democrazie e ne mostra le vergogne e i limiti di 'democraticità' del sistema.

Quel film è anche una 'tragedia greca' intessuta di tradimenti e singolari tenzoni tra i moderni guerrieri del potere massimo globale: i 'governatori' e 'senatori' o 'deputati' che competono per il governo degli Stati Uniti d'America e per occupare la 'reggia' della Casa Bianca, ma più tra i loro 'consiglieri del principe' e stati maggiori che, nei loro uffici semoventi, bene sanno come preparare le trappole mediatiche e le imboscate dove si impantaneranno le truppe avversarie e saranno massacrate e vinte.

Ha l'empito di una storica saga dinastica, il bel film di Clooney -straordinario attore che sì è sottratto alle lusinghe del bel 'oco giulivo' a cui lo consegnavano le cronache rosa e il gossip internazionale- e il protagonista, Steven(Ryan Gosling), giovane e bello aiutante di campo del generale Paul che pianifica la battaglia, merita una citazione agli Oscar per 'miglior attore', -tanto bene rende la maschera di freddezza e determinazione e passione e segreta furia per le vicende che lo investono e rischiano di atterrirlo e sconfiggerlo.



E, seppure di film sulla competizione elettorale americana Hollywood ne abbia prodotti a bizzeffe, questo di Clooney si stacca dai suoi competitori e naviga al largo, verso lidi teatrali, di un esaltante teatro postmoderno, grazie ai primissimi piani che ben rivelano la forza delle espressioni e le passioni degli attori protagonisti ed esigono il massimo di bravura ed enfatizzano la recitazione del dramma e i dialoghi mai banali.

E vien fatto di riflettere sui tanti aspetti di queste nostre democrazie postmoderne che, malgrado i loro vistosi limiti e le vergogne palesi, vorremmo perfino esportare e imporre ai 'paesi arabi' incapaci, finora, di coniugarla e farla loro (la democrazia) -ed è caricata di tutti i bizantinismi tecnici che la rendono lenta, inefficace nella risoluzione dei conflitti e tuttavia vincente, per l'interna forza morale del 'governo di popolo' a cui aspira e sempre menziona senza mai rendergli (ai popoli) piena soddisfazione e giustizia.

E sappiamo tutti (e il film lo sottolinea in rosso) quante menzogne intessono il 'governo di popolo' così come lo abbiamo congegnato e consegnato alla Storia e quante 'promesse di marinaio' riempiono le bocche di quei 'governatori' e vari aspiranti al governo delle repubbliche 'democratiche' e tuttavia continuiamo, bovinamente, a recarci nei seggi elettorali a consegnare agli 'eletti dal popolo', spesso malvagi, spesso cialtroni, spesso veri e propri 'barabba', le chiavi dello s-governo del paese e della nostra infelicità conseguente e inutile e stupida indignazione.

Fino a quando, cittadini?

domenica 18 dicembre 2011

saltimbanchi

saltimbanchi




La povertà sta rubando la scena alla ricchezza, di questi tempi.



Uscito di scena il plurimiliardario ridens -eletto premier anche da molti poveri cristi che identificavano il suo successo imprenditoriale con un successo conseguente del paese- la chiusa d'anno ci mostra una desolazione di macerie e rovine e un ministro della repubblica che annuncia 'siamo in recessione' e, alla radio, ascolti una sequela impressionante di geremiadi e lamentazioni di gente che sopravviveva, bene o male, e andava a un cinema, di quando in quando, e si era fatta 'la casetta', ma non ce la farà, nel 2012, a reggere la botta del Monti combinata con l'aumento dei prezzi del gas e dell'energia e dei generi alimentari.



E per le città vedi aumentare il numero dei mendichi -e, qui a Venezia, sono i giovani neri delle borse taroccate, esclusi dalla conventicola degli ambulanti a causa del contrasto delle forze dell'ordine, che si improvvisano mendicanti aggiunti e si disputano gli spazi coi rom; e il resto della narrazione di quest'umanità tragica e affamata lo trovate nella pagine del Dickens o su 'Il ventre di Parigi' di Zola – il cui protagonista arriva a progettare un complotto contro il governo ladro e per il trionfo degli ideali repubblicani.



Repubblica versus monarchia e socialismo versus capitalismo hanno fatto la Storia dei due secoli che abbiamo alle spalle -e, malgrado le lotte furiose e le rivoluzioni illusorie, l'umanità ha progredito in uno sviluppo economico straordinario, al punto da pensarla avviata verso le 'magnifiche sorti e progressive'; e abbiamo sognato le stelle e la conquista del cosmo prima di ritrovarci a riflettere sul passo del gambero: uno avanti e due indietro; e si è persa per strada una quantità incredibile di 'conquiste sociali' e sindacali e l'Occidente rende all'Oriente e al sud del mondo le sue posizioni di privilegio e il confronto è impari con quei cinesi, chiusi nei magazzini al pianterreno, che producono a costi impossibili e lavorano fino a venti ore al giorno che neanche al tempo dei telai meccanici di prima della 'rivoluzione industriale'.



E non sappiamo quanto a lungo durerà, ma, in tutto questo teatro di povertà e ricchezza furba e assassina -che la fa franca ed evade ed esporta i capitali all'estero ed esporta le nostre lavorazioni e le industrie in Polonia- c'è spazio ancora per 'la politica' dei furbi e furbetti del seggiolino (elettorale); e i loro 'eletti dal popolo' si producono in parlamento colle gags avvilenti dei cartelli levati contro l'ici e l'imu e con l'operaia eletta in parlamento che veste la divisa perduta per il solluchero dei cameramen e dei giornalisti presenti -e solo ieri votavano le leggi ad personam del Barabba di s-governo e non gli fregava una beata mazza di elaborare e approvare provvedimenti per lo sviluppo e per contrastare le larghe volute degli avvoltoi-mercati sopra la carogna-italia che puzzava da quel mo', ma in parlamento non se ne accorgevano e solo adesso, cambiato l'abito dietro le quinte come Fregoli, si producono in questo teatro assurdo di dirsi difensori del lavoro e di chi produce e della ricchezza diffusa che evapora come nebbia.



Saltimbanchi da tre palle un soldo.

giovedì 15 dicembre 2011

il big crunch e i neutrini della materia oscura

E' nata Bianca, una neonata che non saprà che sia la pensione perché si lavorerà fino a che si avrà fiato in corpo e si costruirà il futuro con fatica maggiore di oggi.
E il Canada, fino a ieri paese amico e politicamente corretto, si è sfilato dagli improbabili 'accordi di Kyoto' e di Durban e affronta il futuro con la bussola dei suoi interessi di Stato sganciato dal resto del mondo -ed è facile previsione il dire che altri lo seguiranno e i disastri climatici aumenteranno in modo esponenziale e 'a chi la tocca, la tocca', come diceva un appestato nei 'Promessi sposi'.

Viviamo una sorta di 'big crunch' delle economie e dei modi di vivere una ricchezza diffusa che è stata appannaggio della mia generazione e, stamattina, una trentenne, in un poliambulatorio del Lido, si lamentava con rassegnazione della pensione che sfuma ad ogni riforma annunciata e io, prima di arrivare al Monoblocco che ospita i residui servizi sanitari già più volte rimaneggiati e ognora più costosi che pria, avevo passato in rassegna una serie di edifici fatiscenti, orbite vuote e apparenza di spettri, di quello che, io bambino, era un funzionale e ridente 'ospedali elioterapico' fronte spiaggia e ci venivo a trovare le zie che 'facevano le terapie' e le sabbiature.

Un 'big crunch', osservavo -parlando con un amico architetto dentro a una pasticceria peraltro particolarmente affollata (per far la vita meno amara?)- che si estende a tutto il mondo osservabile e lui stesso ha dovuto licenziare i collaboratori e restringere lo studio e, mi diceva, non si restaurano più le vecchie chiese perché 'nessuno ha più soldi'.

E, dopo l'introduzione dell'Imu e la mancata indicizzazione della mia pensione, ne avrò parecchi di meno anch'io, di soldi, e Monti e la stramaledetta squadra di tecnici mi raseranno oltre mille euro su un reddito lordo intorno ai 24.000 euro e viene voglia di dedicarsi alla 'fantapolitica' e provo a immaginare che sarebbe successo se il governo Berlusconi fosse rimasto in piedi e quale orbita centrifuga, in quel caso, avrebbe seguito il paese Italia morso alle caviglie dai 'mercati' un giorno si e l'altro pure.

E forse ci avrebbe inghiottito un 'buco nero' che staziona nei pressi e Grecia e Italia sarebbero 'una faccia e una razza' anche per sorte economica e finanziaria -e forse è meglio lamentarsi delle presenti ferite e del sale che ci spargono sopra i maledetti tecnici piuttosto che entrare nel gorgo del buco nero e uscirne stritolati e trasformati in pure particelle o, addirittura, neutrini di 'materia oscura'.

lunedì 12 dicembre 2011

noi avi, passati a miglior vita

Piove. E, ahinoi, malgrado il recente cambio, il governo è sempre ladro, anzi! Di più. E si levano alti i lai dei pensionati e dei pensionandi e dei proprietari di prima casa, e nessuna geremiade e recriminazione, invece, da parte degli 'scudati' che, per tema di cedimenti da parte del professor Monti alle pressioni degli irriducibili 'comunisti' di ogni genere e grado, hanno consultato i loro commercialisti e banchieri amici e molti di loro già sono riapprodati in Svizzera -che si è dichiarata disposta a collaborare col governo italiano sulla trasparenza, ma -pare, si dice, si mormora- che il governo italiano non sappia che farsene di quella disponibilità ad avere informazioni fresche e aggiornate sul traffico di capitali e i depositi occulti dei contribuenti (?) italiani ricchi.

Perciò ci si avvia all'approvazione della manovra in parlamento 'a saldi invariati' e la notizia di oggi -dei sindacati che confermano lo sciopero generale- ci dà avviso che dovremo mangiarcela così come è stata presentata dai professori lacrimosi: 'dura e cruda'. Con buona pace delle aspettative di 'equità' e di 'lotta all'evasione' – che, a forza di pronunciarla a vuoto, diventerà una filastrocca buona per far addormentare i pargoli stremati la sera, rimandola coll'elusione e l'illusione e la collusione e il 'non sognarti la pensione, figlio mio'. Perché le nuove generazioni dovranno attrezzarsi ad un'iperattività prolungata oltre gli ottanta, se vorranno che il loro mondo e le economie nuove funzionino e, in parallelo, progredisca la ricerca e le scoperte scientifiche e si attrezzino le astronavi per la conquista del cosmo.

Chi vivrà vedrà. E, se esiste l'aldilà, vi promettiamo fin d'ora tutta la nostra solidarietà di avi passati a miglior vita.

sabato 10 dicembre 2011

noi che...

Noi che l'abbiamo avversato fin dal suo sorgere e abbiamo osservato allibiti l'affermarsi di comportamenti pubblici e privati indecorosi e ridanciani e arroganti nel pretendere l'asservimento delle istituzioni della repubblica all'interesse privato di un solo.

Noi che credevamo che il decoro politico fosse il corredo necessario e la foglia di fico di una democrazia che consente ai peggiori ribaldi e barabba di presentarsi sulla scena pubblica e comprare il voto degli elettori colle false promesse de 'meno tasse per tutti' e le parallele, atroci illusioni del 'ghe pensi mi' di un imprenditore i cui fasti e nefasti si ascrivono alle amicizie corrotte e corrompibili coi socialisti ambrosiani, assunti al potere massimo nella persona di un latitante morto esule nella Tunisia di Ben Alì, suo protetto-protettore.

Noi che combattevamo in pubblica agorà virtuale contro coloro che ne giustificavano i misfatti, il gigantesco conflitto di interessi, il favoreggiamento della evasione cronica e recidiva di un paese senza vergogna, le alleanze coi fascisti della peggior specie e origine e le pubbliche attestazioni di amicizia coi 'secessionisti' il cui capo si esprime a rutti e dito medio levato.

Noi che tuttora rivendichiamo il merito di quel nostro osteggiare e contrastare a viso aperto le narrazioni fantasiose di un immenso stuolo di servi sciocchi e maggiordomi e pennivendoli che hanno mostrato al mondo un'Italia merdosa e oscena, una 'repubblica delle banane' il cui 'premier' baciava le mani al Beduino pazzo ospitato a Roma col suo codazzo di amazzoni e le escorts dei cast televisivi pagate per recarsi ai convegni in cui si illustravano le magnifiche sorti e progressive dell'islam coniugato colle farneticazioni di un terrorista internazionale imputato del massacro di Lockerbie.

Noi che auspichiamo il sipario tombale su tali e tante nefandezze di s-governo e le puttane fotografate dentro le auto blu che varcavano la soglia dei palazzi del potere repubblicano e giacevano sui 'lettoni di Putin' richiamandoci gli echi storici dei Nerone e dei Caligola che promuovevano senatori i loro avvocati (pardon: i cavalli).

Noi facciamo gli scongiuri che quello spaventoso teatro di vergogna italica sia cancellato dalla storia e dalla memoria e che il tempo ci aiuti a far dimenticare alle nuove generazioni quanto in basso si possa precipitare quando la 'coscienza civica' dei cittadini si riduce al furbismo asfittico di quegli elettori che nel segreto dell'urna premiano i peggiori campioni del secessionismo evasore e gli infami barabba delle leggi ad personam necessarie alle prescrizioni.

Parce sepultum.

venerdì 9 dicembre 2011

newsletter from the beautiful town (5)

Fra qualche giorno avremo le cifre della crisi cittadina (sic) direttamente dalle vive voci dei protagonisti economici. 'Mai s'è visto un ponte dell'Immacolata così depresso.' diranno gli albergatori e gli 'operatori del settore' e, camminando per la città, tocca dargli ragione, -ma a noi cittadini pare un 'miracolo a Venezia' da festeggiare insieme: cogli angeli in pietra che spiccano il volo dai cornicioni delle chiese e intonano l'Halleluja di Haendel, e, sotto, il coro festante di tutti noi abitanti finalmente riappacificati coi vaporetti, non più intasati, e le calli e le fondamenta che non sono più i 'teatri di posa' delle foto-cartolina dei turisti a cui dover chiedere permesso o battere il passo anche se hai fretta fino a che non odi il maledetto 'clic' dell'otturatore.

Non tutto il male vien per nuocere quindi – e il prezzo dei carburanti alle stelle andrà a compensare la tragedia del 'particolato' e del 'pm10' alle stelle in queste giornate in cui la pioggia scarseggia e le Alpi trattengono i venti che potrebbero disperdere la stramaledette 'particelle' in sospensione.

Il caro sindaco Orsoni, così apparentemente bonaccione, ha decretato che le grandi navi non passeranno più davanti al bacino di san Marco, secondo evviva! e se le vedeste coi vostri occhi transitare, immensi condomini galleggianti ogni anno sempre più alti ed enormi -che se i capitani sbagliassero manovra per un colpo di sonno demolirebbero mezza Giudecca e/o squarcerebbero le Zattere, finendo con la punta contorta davanti al Peggy Guggenheim museum.

Ma il medesimo sindaco bonaccione ha manifestato in consiglio comunale il suo convincimento che 'bisogna dare avvio ai lavori della sublagunare' (aiuto!) e speriamo che non li finanzi coll'Imu che rapinerà ai poveri cristi delle prime case d'abitazione -che il diavolo se lo porti!, lui e la crisi globale che tutti ci deprime, i consumi in primis.

Dovremmo tutti imparare a 'vivere con la crisi', a darle un senso e una raffigurazione e, l'altro giorno, ascoltavo mia zia novantenne raccontare della sua giovinezza e delle case di abitazione in cui non c'erano le docce o le vasche da bagno ed erano tutti magrissimi (controllare le foto d'epoca) e forse per questo vivono così a lungo e non avevano bisogno di palestre e 'pilates' per saltellare come grilli da un lavoro rimediato a un altro a tempo parzialissimo nell'intermezzo fra due guerre mondiali.

Ed è vero che la presente e viva 'crisi globale' ha aspetti di guerra in corso tra le economie emergenti e già emerse (Cina e India) ed è un confronto-scontro impari perché qui da noi si succedono i vertici dei capi di governo e partoriscono accordi asfittici e un passo sempre indietro rispetto alle necessità -e cerchiamo di salvare il poco che resta del nostro 'welfare' mentre gli antagonisti veleggiano col vento in poppa, coi loro lavoratori senza diritti o quasi, ma -come diceva la bella canzone di Francesco- '...anche questa guerra finirà / e tornerà la pace e il burro abbonderà' e noi non ci sentiremo più come il poeta sull'Isonzo che scriveva, desolato: 'Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie.'

mercoledì 7 dicembre 2011

diavoli,esorcismi,mistici,dei

diavoli,esorcismi,mistici,dei




Le foto di Monica Bulaj mi affascinano e mi sconvolgono. Riesce ad andare in posti dove non vanno i comuni mortali e a fare le cose che i comuni mortali non farebbero, per tema di incorrere in qualche oscuro sortilegio od esorcismo -quali documenta nelle sue foto meravigliose e di grande sapienza fotografica e pittorica.



E le foto di Monica Bulaj hanno il potere di scatenare un conflitto nella mia mente e di causare dei black out piuttosto seri nei miei pensieri pigri.

Perché è pigrizia mentale quella di dire che sono tutte suggestioni e/o superstizioni quelle effigiate in quelle foto: di popoli e individui che si rivolgono estatici o in trance a un supposto 'iddio' e/o 'divinità' o vanno in pellegrinaggio lungo i deserti e di monastero in monastero -e i loro divini interlocutori sono ostinatamente muti o parlano solo nella loro ostica lingua di esaltati e mistici e quel genere di 'voci' non sono udibili dagli scettici e dai razionalisti come me, e i supposti 'miracoli' e le 'guarigioni' degli 'indemoniati' non sono osservabili criticamente e riproducibili secondo i dettami della scienza e i dubbi della ragione.



Il presente dramma delle religioni, che non riescono più a coniugarsi col presente degli scettici e increduli, sembra sospendersi nelle foto della Bulaj -che sembra dirci che i misteri eleusini trovano ancora udienza, in qualche sparuto gruppo di sopravissuti pagani della Grecia arcaica, e che i diavoli esistono perché esistono gli indemoniati e gli sciamani o gli esorcisti in tonaca e crocefisso, (e mi viene in mente quel sillogismo da cretinotto padano malcresciuto che afferma l'esistenza della Padania derivandola dal 'grana padano').



Ho scritto 'sembra' perché, in realtà, la Bulaj, da brava antropologa, si limita a documentare da par sua quelle estasi e sospensioni della mente razionale e le danze dei sufi e dei dervisci e ne trasmette solo la suggestione dei luoghi e dei protagonisti con accorti chiaroscuri e i 'mossi' fotografici che rendono così bene l'effimero dei gesti e degli eventi che la storia futura presto cancellerà, e si guarda bene dall'affermare le altre cose che nutrono le polemiche tra il 'razionalismo' degli atei e le 'superstizioni' religiose.



Superstizioni che continuano a imperversare e a condizionare le menti degli uomini e delle donne e influenzano il corso degli eventi politici – come mi è accaduto di pensare nel corso di una proiezione del bellissimo e lodatissimo film 'Persepolis' -graphic novel splendidamente narrata e prova cinematografica di grande bravura della pluripremiata Marjane Satrapi.



Andate in un negozio di noleggio di dvd cinematografici e noleggiatelo, quel suo film. Perchè dice, magistralmente, tutte le illusioni di un popolo che è passato dalla padella di una dittatura dello Scià sostenuto dagli inglesi e dagli americani alla brace di una rivolta di popolo animata da un 'islamismo' retrogrado e punitivo – che ha relegato l'Iran nel Medioevo delle 'sharie' e delle donne velate in nero come in un immenso convento di suore, ed è passato attraverso una guerra che ha causato un milione di morti e oggi, quegli imam e mullah schiavi di un credo atavico e incapace di coniugare la modernità, si preparano a minacciare il mondo con la costruzione dell'atomica.



Viene voglia di resettare tutto e provare a riscrivere la storia del mondo senza più quel filtro intasato di mille grumi e germi infettivi delle religioni di ogni tempo e luogo -nella speranza che si affretti il tempo delle conquiste dello spazio e che gli attuali conflitti intessuti di opposizioni religiose stupide e improduttive si spengano, come gli incubi notturni quando si preme affanosamente l'interruttore e si accende la luce nella stanza.



'Aure' – mostra fotografica di Monica Bulaj al centro culturale 'Candiani' di Mestre

(fino al 23/12/2011)

martedì 6 dicembre 2011

tutto già visto e vissuto

Poco importa, qui, commentare le notizie che riempiono le cronache delle nuove tasse e tagli e sacrifici e lacrime e sangue.
Tutto già visto, tutto già vissuto. Dal governo Amato e Ciampi e passando per Prodi e, oggi, Monti. Le diagnosi e le prognosi dei 'professori' al capezzale del 'grande malato' Italia.

'Non metteremo le mani in tasca agli italiani.' 'Non faremo macelleria sociale.' Li ricordate questi slogans da imbonitori di Tremonti e Berlusconi? Imbonitori da fiera che sapevano benissimo di giocare la loro partita politica sull'orlo del baratro-Italia e oggi siedono in parlamento e voteranno la presente e viva 'macelleria sociale' che hanno covato sotto il loro 'culo flaccido', negandola spudoratamente fino all'ultimo -fino a che 'i mercati' li hanno detti nudi e osceni a vedersi e hanno rivelato le loro ridicole menzogne e le cure palliative che somministravano a un malato gravissimo, e lo dicevano sano e forte e in grado di riprendersi non appena passata l'onda alta della crisi.

Ma la crisi non è passata e incombe come un maledetto avvoltoio e spia gli ultimi sussulti della prossima carogna-Italia -se solo fa tanto di non votare in parlamento quelle misure assassine e si azzarda a far cadere il governo dei medici impietosi.



Ma è, forse, più interessante cercare di capire il perché di questo nostro 'andamento lento' e dondolante di popolo bislacco, di questo altalenare sul baratro-default, di questa pulsione di morte che caratterizza l'italiano furbo dentro al seggio elettorale -che ha premiato un Barabba nel segreto dell'urna, fidando nel suo talento di imprenditore corrotto e corruttore (processi Mills e Guardia di Finanza e Mediaset), ma oggi nasconde la mano e si dice contrito e implora 'misure severe' e 'provvedimenti per la crescita' quando l'acqua della crisi globale gli bagna il culo e si accorge che non sa nuotare in quel mare tempestoso.

E' il caso degli imprenditori nostrani e della loro associazione principale, la Confindustria, che, qualche anno fa, li osservavamo sui video a spellarsi le mani nei loro congressi per gli interventi baldanzosi del Grande Imbonitore e per le sue sparate contro 'i comunisti' e 'la sinistra', imputati di tutto il male, e contro 'i giudici comunisti' che gli volevano male perché stigmatizzavano i suoi comportamenti malaffaristici e perseguivano le sue troppe corruzioni -così 'normali' in quel mondo dorato di capitalisti fragili e bisognosi di appoggi in alto loco e di favori e appalti pilotati e mazzette.

E oggi plaudono alle lacrime e sangue del governo dei medici impietosi, quegli imprenditori fasulli che sognano in segreto le svalutazioni della 'liretta' che li hanno resi ricchi e famosi, e dietro a loro va mugugnando e imprecando la massa degli evasori cronici e recidivi, dei fragili e fradici piccoli imprenditori e artigiani e commercianti, -che minacciano sfracelli e si dicono da sempre tartassati, ma nessuno che si batta il petto e dimostri di aver provato nel recente passato ad esercitare la sua attività d'impresa pagando tutto il dovuto e l'imposto dalle leggi dello Stato e la loro risposta politica è sediziosa e gridano alla 'secessione' -e mi piacerebbe vederli all'opera in un videogame intitolato, appunto, 'Secessione', e riderei di gran gusto nella dimostrazione facile di quel gioco che nessuna secessione li (ci) farebbe guarire dal nostro male assassino di economia fragile e drogata e basata sul 'dumping' della vecchia, cara, gloriosa 'liretta'.

lunedì 5 dicembre 2011

mare dentro, mare dentro

04/12/2011

mare dentro, mare dentro




Tocca ripeterle, le cose ovvie, perché c'è sempre un trinariciuto del c.... che sente il 'dovere morale' di eccepire, di mettere i puntini sulle 'i' -anche quando le 'i' non sono le sue e bisognerebbe fargli scrivere alla lavagna cento e passa volte al giorno: 'Non esprimerò più giudizi stupidi sulla vita (e la morte) delle persone prima di averne infilato le pantofole di casa e aver capito bene quel che gli passava per il cranio nel momento del congedo.'

E hai voglia di fargli vedere e ascoltare i video da 'you tube' di quel magnifico film 'Il mare dentro' -che racconta in modo strepitoso che cosa sono le pantofole di casa di ognuno e quale la sua storia e le motivazioni per le quali 'Ramon vuole morire'.

Perché una depressione e il male di vivere che la origina e la accompagna come una malattia mortale, un boia come compagno di viaggio, assomiglia come una goccia d'acqua alla malattia di Ramon, alla sua paralisi totale che lo costringe in un letto.
E il letto e la paralisi un depresso cronico ce li ha nella testa ed è oltraggio aggiuntivo di quelle loro vite spezzate il fatto che se ne vadano in giro apparentemente capaci di intendere e di volere e di vivere e invece sono zombie, morti che camminano -e tutto quanto vedono e osservano lo declinano 'dalla parte delle radici', nel sogno di quel 'mare dentro' al quale si vuole tornare, che contiene tutta la vita alternativa dei sogni belli e delle pure emozioni che hai provato da vivo -e dei baci che hai scambiato e l'amore e le tenerezze della compagna di vita che ti è morta e per te la vita non più senso alcuno senza di lei.

Ma tu fagliele capire queste cose a quei trinariciuti e cinici e professorini di vita e di morale che ancora sottilizzano, distinguono, fanno il capello in quattro -e bisognerebbe augurargli una bella depressione totale che li avvinghi, li stritoli, li faccia alzare al mattino con un senso di niente e vuoto, e le lacrime per quel dolore assurdo che hai dentro ti scivolano giù come gocce del sangue da una ferita profonda e quello sfogo è la sola cosa che aggiunge un giorno al tuo rosario che non vuoi più recitare.

La cosa più difficile del mondo è farglielo capire, a quei suonati e cinici, che vuol dire essere morti dentro -nuotare annaspando in quel mare che già ti ha inghiottito una volta, e tutto il resto è un galleggiare senza più forze.

Il mare dentro, appunto.

venerdì 2 dicembre 2011

deficit cognitivi e rispetto della vita

E l'impressione di vivere dentro un acquario è costante e non riguarda solo quest'Italia che muore e ha dei 'deficit cognitivi' che la fanno regredire al tempo della 'liretta' delle svalutazioni facili che premiavano gli imprenditori furbi, gli esportatori che sanavano i loro debiti esteri col facile 'dumping' che penalizzava, invece, la gente normale, la gente che viaggiava all'estero e ben poco comprava nei paesi a economia forte con quella moneta ridicola che era specchio della nostra pochezza di popolo.



'Deficit cognitivo' è parola tecnica e politicamente corretta per dire che uno è fuori, non ci sta più con la testa: out, finito, perso nel labirinto neuronale che produce spruzzi di sogni misti a dolore di vivere per il nulla del mondo che si stringe nel pugno -un pugno di mosche.



E con mia madre afflitta da 'deficit cognitivo' è un continuo vagare nei labirinti e a volte mi ci perdo -col continuo sforzo che faccio per distinguere il grano dal loglio: la residua lucidità che affiora, ma si mescola, inesorabilmente, col pasticcio mal cucinato dei residui dei sogni: nebbie, nuvole, filamenti di fantasie che danno vita a un curioso teatro dell'assurdo, un teatro di mimi che non trovano le parole e annaspano e lanciano le mani in alto ad acchiappare il vuoto e ti guardano, infine, con quel sorriso ebete e liquido che vuol dire: 'Aiuto!'



E quando siedo con lei nella hall di quello strano albergo per morituri che te salutant -coi sorrisi mesti dei naufraghi che vedono sfilare al largo le navi passeggeri che si rifutano di raccoglierli e prenderli a bordo e farli partecipare al convivio dei vivi- mi chiedo perché e che senso ha discutere di pensioni che si dilazionano fino ai settant'anni e il parallelo buttare a mare, invece, tutta questa umanità reclusa nei cronicari di lusso, negli alberghi 'per autosufficienti' tirati a cera e i vigilantes, chissà perché, sono preti e suore che sembrano la polizia penitenziaria della morte che incombe, gli 'angeli della morte' che la tirano per le lunghe perché 'dio lo vuole' e 'la tua vita non ti appartiene' e trovano un sacco di gente ricca che fa le donazioni per far durare questo loro impero, questo loro carcerare i vecchi che, nei dialoghi privati che raccogli seduto sui divani, ti dicono che volentieri accoglierebbero quell'altro angelo liberatore che non ha più il viso medievale dello scheletro velato, bensi il sorriso amabile di una giovane signora che libera la mente e ti fa volare, tornato giovane all'improvviso e capace di tutta la 'cognitività' che qui ti tolgono e la chiamano 'rispetto per la vita'.

mercoledì 30 novembre 2011

ai morti per oltraggio

Sono attratto da chi muore o vuol morire -forse perché è il solo mistero che ci rimane: inviolabile -e chi lo viola non torna a raccontare e non dà segno di riconoscibilità ed è perduto per sempre.

'E tu non sai (...) per sempre che voglia dir mai.' scriveva il Pascoli. Però ci accora, questo tremendo mistero al quale mai siamo e saremo 'preparati', malgrado le 'preghiere per una buona morte', quali mi facevano recitare le pie suore in collegio e malgrado l'aria di sufficienza che sfoggiano coloro che dicono di non temere la morte e giurano che 'di là' non c'è un accidente di nulla e siamo solo carne da vermi ed è l'evoluzione della spezie darwiniana la sola cosa che conta.

E nella mia testa ancora girano le leggende infernali e le tregende metafisiche che hanno infestato la mia infanzia e l'infanzia dell'intera umanità e, se c'è una cosa che non perdòno ai 'preti' e vescovi e papi di ogni tempo è quello di aver consentito e collaborato con perfidia degna di miglior causa alla costruzione di quel castello di orrore, di quello spaventoso 'fantasy' e 'noir' che è la narrazione dell'Apocalisse e dell'Inferno che spetta ai peccatori – tutti, tutti, ma basta un sincero pentimento prima di chiudere gli occhi per sempre e 'rivolgersi a Dio con sincera fede' e siamo salvi e avremo l'happy end che consola gli afflitti e le afflizioni di ogni funerale.

Per questo provo ammirazione per i suicidi consapevoli che gestiscono la propria morte e sfidano tutto l'orrore che è stato creato intorno al quei 'castelli di nulla' delle narrazioni metafisiche e religiose. Sono i nuovi semidei, i suicidi, gente tosta e forte, che la malattia abbatte, ma non ne piega le menti, non torce le loro anime -che restano invitte a rimirare la loro sorte fin sulla soglia del nulla e, come i patrioti di ogni buona causa, sfidano il plotone di esecuzione o la forca perché 'chi per la patria muor vissuto è assai'.

E ognuno ha la sua, di patria. E, per Lucio Magri, era l'integrità di una buona vita spesa per le buone intuizioni di un paradiso in terra possibile e praticabile, il paradiso dell'idea ultima e finale del comunismo realizzato. E lo ha abbattuto una depressione incurabile, il 'male di vivere' che scava sotto i nostri piedi l'abisso che tutti ci inghiottirà, prima o poi.

E, di fronte a questi/e morti, a questi semidei caduti nel campo dell'onore, dovremo inchinare il capo e fare silenziosamente un saluto e fare ala al corteo che li porta al camposanto -e anche chi è opposto di fede, se una qualche forma di dignità ancora gli residua nell'anima, dovrebbe provare un brivido di segreta commozione al passaggio della bara e per il gesto degli antichi compagni che levano il pugno alto nell'estremo saluto.

Gesto di semidei, gesto di sconfitti dalla Storia e dal suo ingovernabile caos, ma torniamo ognora a combattere e sperare -tutti noi, figli di Prometeo animati dal suo sacro fuoco di rivolta. http://youtu.be/h70awBoZIDI

martedì 29 novembre 2011

date una ripassata all'Ecclesiaste

Conviviamo con la crisi e la coniughiamo in vari modi -com'è naturale dal momento che è il 'frutto' della presente stagione delle nostre vite.
C'è 'la crisi in mezz'ora' -trasmissione televisiva di una nota giornalista- scodellata in video come fosse un piatto di fast food per single: da far fuoriuscire dalla busta e padellare in 'quattro salti'; e c'è perfino lo 'spezzatino' delle aziende male in arnese, che scorporano rami e singole produzioni che ancora tirano e si possono salvare -e il resto si rottama e i debiti insoluti saranno delle banche che proveranno a rivalersi e a recuperare gli spiccioli coi loro avvocati per via giudiziaria.

'Nei tempi bui si canterà?' 'Si canterà. Dei tempi bui.', recitano due fulminanti distici di Bertolt Brecht.

E allora cantiamo a gola spiegata, -magari coi toni e gli accenti di quel burlone beffardo che era Jannacci e la sua corte dei miracoli cabarettistica degli anni Sessanta: 'E la crisi l'è bela, l'è belaaa / basta avere l'ombrela, l'ombrelaaa...'

Già. L'ombrela-paracadute, come nel film consolante di quella governante londinese deliziosa -che intonava anch'essa, assieme ai suoi pargoli: 'Basta un poco di zucchero e la pillola va giù...'

Però non è chiaro se basterà, l'ombrela-paracadute, a farci scendere giù dondolando e integri nell'aspetto in quel nuovo regno che sono le città nostre -sempre più fitte di mendichi e homeless che neanche ai tempi di C. Dickens – e se andate a p. Roma, la mattina, trovate gli sporchi-e-cattivi rom e i truci balcanici che gestiscono il traffico di mendicanti e li controllano al rientro da una giornata di lavoro ed esigono l'incasso.

Però è una fase delle nostre vite, la crisi, e merita di 'essere vissuta', come abbiamo vissuto i giorni delle 'vacche grasse' e abbiamo cantato come allodole insensate e non abbiamo interrato le provviste per l'inverno come facevano, invece, le provvide formiche della fiaba.

E abbiamo messo da un canto perfino il 'pifferaio magico' Berlusconi -che coi suoi pifferi da imbonitore rischiava di portarci, incantati dalle sue stolide musiche televisive e dall'ancheggiare 'viagresco' delle sue puttanelle, sul fondo della foiba-default; e, oggi, ecco il 'professore' austero, il medico inflessibile che ci propina l'amara medicina come fossimo i pinocchi stolidi e serissimamente ammalati di quell'altra fiaba.

La fiaba è cambiata, mes amis, e persino i nostri parlamentari andranno in pensione a sessant'anni. Alleluia!
Non tutto il male vien per nuocere. Ripassatevi l'Ecclesiaste: vi può venir utile, di questi tempi.

lunedì 28 novembre 2011

Caro Vasco...

....possiamo anche 'non spacciarci di sinistra', come ci chiedi -se solo venissimo a sapere, dalla tua viva voce, che significa 'essere di sinistra', di questi tempi e quali sono i provvedimenti che un 'governo di sinistra' dovrebbe assumere e 'potrebbe', sopratutto, dati i vincoli di bilancio e l'Europa (ciò che ne resta) che ci chiede conti in ordine per poter sfidare il futuro e reggere la corsa di un mondo globalizzato -e 'i mercati' a far da professori esterni che danno pagelle da somari ai berlusconiani di s-governo, il cui solo interesse era fare leggi ad personam per leggittimare il loro campione plurindagato e puttaniere e, oggi, (che cosa buffa e ridicola!) vengono a farci la morale e a dirci che 'quando c'era Lui, caro lei...'. Davvero non c'è limite all'indecenza e alla mancanza del senso della vergogna.

Possiamo anche non 'dirci di sinistra', se la cosa ti solletica specialmente -e gli eventi che stanno in cronaca, in effetti, paralizzano l'attenzione come davanti a un cobra reale che ti danza di fronte e non sappiamo se lo stato, una volta in default, potrà pagare i professori e i maestri e i medici della sanità e le pensioni -e Papandreu, in Grecia, ha dovuto farsi carico del risanamento di una economia disastrata, a causa della gestione di Nea Demokratia che lo ha preceduto, e forse, avrebbe preferito fare una politica 'di sinistra', ma 'nondam matura est, i tempi non erano maturi e quel che è accaduto e accade ad Atene lo puoi leggere agevolmente sui giornali.

Monti non è un mio (e mi sento di dire, collettivamente, un 'nostro') campione e il suo governo di 'tecnici' e 'cattolici' non mi dà gioia e non mi trasmette fremiti di piacere, ma fa le cose che l'Esimio Barabba di s-governo non ha voluto fare -e non poteva fare- perchè è un imbonitore da fiera elettorale, capace solo di miracolistiche promesse tipo 'meno tasse per tutti' -e ancora c'è chi lo dice 'uomo di governo e 'statista' e lo elogia per alcuni (quali?) singoli provvedimenti che avrebbero fatto il 'bene del paese'.

Davvero, a volte, mi vien da riflettere su quello che avviene nei labirinti neuronali di ognuno e tutti e come si formano i pensieri e le opinioni e come e perchè certe 'teste pensanti' si fissino su opinioni non suffragate da fatti evidenti a tutti, ma continuano a dar aria alla bocca -e rimaniamo basiti di come si possa premiare una 'via democratica' al buongoverno della repubblica senza, prima, fargli un esame fuori dal seggio, agli elettori, e sottoporre loro le 'dieci domande' essenziali che dovrebbero caratterizzare un 'buon cittadino' e differenziarlo da uno che 'vota col portafoglio' e strizza l'occhio a chi promette 'meno tasse' sapendo perfettamente che non potrà mantenere la parola data e- se la mantiene- è perchè ha tagliato i trasferimenti agli enti locali, tagliato sulla scuola, tagliato sulla sanità e sui trasporti.
Devo continuare, galantuomini di s-governo, o può bastare?

venerdì 25 novembre 2011

poveri ma fichi

C'è chi, rischiando di passare per menagramo, scrive un libro giurando che 'Eravamo poveri, torneremo poveri' (G.P. Pansa) e chi, invece, su Internet, aggancia nuovi polli tra i bloggers e promette mari e monti (non quel Monti, che avete capito?!) e opportunità di oltre un milione di dollari con iniziative mirate -ma se vai ad ascoltare il suo promo ti accorgi che è uno dei tanti venditori di fumo riciclati in Rete. Un Berlusconi delle origini, insomma.

E c'è chi paventa di diventarlo davvero, povero, a causa della crisi globale e della pacca di edge funds o di marce obbligazioni caserecce che gli ha rifilato la sua banca -o perché ha voluto rischiare di giocare in borsa e, mannaggia la capretta, non gli riesce di infilare un rimbalzo tecnico che sia uno, di questi tempi. E imprecano, e minacciano sfracelli all'impiegato allo sportello: di portarsi via tutto il contante e denunciarli alla magistratura inquirente per frode e bancarotta fraudolenta.

Poveri, quindi. Lo eravamo e torneremo ad esserlo. Vabbuò. Però non tutto il male vien per nuocere, suvvia! E volete mettere la soddisfazione di tornare ai remakes del film 'Poveri ma belli', coniugandolo nelle sue varianti postmoderne, tipo: 'Poveri, ma fichi'; 'Poveri. Embè?'; 'Si fa presto a dire 'poveri''; 'Povero a chi? Povero sarà lei.' 'In mensa dalla Caritas, che pacchia!'

Eppoi: che tipo di povero? Povero-con-mutuo-che-pago-a-fatica? Che, al confronto con 'l'eravamo poveri' del Pansa e ci avevamo le pezze al culo (ed emigravamo dalla casa colonica in affitto verso la grande Torino della Fiat che sfornava milioni di 500 e 600), siamo, in realtà, solo un po' meno ricchi e ancora ci avanza di farci la pizza al sabato e il cinema alla domenica e smanettiamo gli i-pod per strada e sugli autobus sempre connessi in rete e centinaia di sms agli amici.

E il Berlusconi con costoro ci va a nozze e racconta a telecamere unificate -enfatizzando un po' secondo il suo stile da imbonitore storico- di 'ristoranti sempre pieni' e 'non trovi un tavolo a pagarlo oro' e provati a prenotare una vacanza o un aereo in internet, se ci riesci.

Però un po' di strizza te la mette, quel giornalista-scrittore passato da sinistra a destra senza un filo di vergogna e pudore. Perché tutto questo parlare che si fa di 'nuovi poveri' e/o 'diversamente ricchi' e i titoloni sui quotidiani ogni giorno che dio manda in terra e lo spread dei btp alle stelle e le vacche grasse uscite da quel mo' dalle stalle della finanza globale, alla fin fine ti ci convinci e cominci a sparagnare, a uscire poco di casa, e abbassi la manopola del riscaldamento e indossi un pile e la coperta sulle ginocchia mentre guardi un film e, la sera, che tenerezza! se hai la fortuna di avere una compagna di letto, ti addossi a lei e state stretti-stretti sotto le coltri fino a mattina.
Ed ecco pronto un altro titolo di film: 'Poveri ma caldi.'

E anche il forzato digiuno, se fatto tutti insieme appassionatamente, può essere derubricato a 'dieta salutare' di popolo -e risparmieremo sul budget regionale per la sanità e istituiremo un 'sabato democratico' (al posto dei famigerati 'sabati fascisti') in cui ci troveremo tutti in piazza in tuta da ginnastica a fare gli esercizi atletici del caso.

Fin che crisi si consumerà e torneremo a crescere (e a metter su ciccia, collettivamente, di bel nuovo).

giovedì 24 novembre 2011

la fossa biologica colma fino all'orlo

Vi ricordate la 'insicurezza percepita'? Quella definizione giornalistica che tenne banco al tempo della elezione trionfale dei saltimbanchi berlusconiani e dei loro lanzichenecchi leghisti allo s-governo della repubblica? Beh, ci risiamo.
Ma a tenere banco oggi sull'insicurezza percepita non ci sono più i rumeni stupratori o gli altri immigrati che la determinavano coll'idea balzana -sostenuta dal centro-destra- che fossero gli attori protagonisti della micro criminalità (la 'macro' essendo, com'è universalmente noto, nelle mani della mafia e delle mafie) bensì i 'mercati volatili' che non comprano nemmeno più i bund tedeschi e cercano altri ancoraggi nel vasto mondo globale alla loro terribile sindrome da insicurezza percepita e abbandonano l'euro.
Ed ecco i centrodestri di allora e di oggi che si scatenano colle loro geremiadi e varie recriminazioni e ci accusano di aver buttato giù teppisticamente il gigante di argilla della Satrapia italica puttaniera senza buone ragioni e che il suo governo era buono e giusto e necessario e ve ne accorgerete di come vi sistemerà Monti-il-vampiro (ci risiamo!) e quant'era bravo e buono, invece, il nostro campione di s-governo che, unico e solo, può salvare il paese dai mercati comunisti.
E forse è vero che non tutto il discredito e il ridicolo di cui ci ha coperto il Satrapo puttaniere nel mondo è la causa unica e sola delle presenti difficoltà e tuttavia l'aver fatto piazza pulita dei nani e delle veline e delle igieniste dentali (no, quella è ancora al suo posto e la paghiamo profumatamente, maledizione!) è premessa di rinascita morale e di decoro che torna sulla scena e gioverà, senz'altro, nel medio-lungo periodo, a una restaurazione di credibilità.
Ma è l'insicurezza percepita che ritorna il problema vero e dovremmo tutti rinunciare, in tempi di economia globalizzata e ballerina, all'idea che esista una salvezza, che so, nei buoni poliennali del Waziristan o nelle obbligazioni della Banca Centrale della Mongolia.
Lo dicevo, ieri, alla gentile impiegata postale di Villabassa che mi rinnovava i Buoni fruttiferi postali e mi vendeva prodotti nuovi che davano un 3.62 netto a fronte di un vincolo triennale.
Ed eravamo entrambi rilassati e chiacchieravamo del più e del meno e del sole chiaro e consolante che riscalda il gelo degli alti monti ed ero felice di avviarmi verso i Tre Scarperi a vederne le ammalianti cime e nessuna insicurezza percepita mi affogava il cuore e la mente perchè 'che sera, serà' dobbiamo tornare a cantare -e gioire cogli uccelli dell'aria del fragile vivere nostro e avere a cuore che solo i galantuomi e probi e onesti vadano al governo del paese e i Barabba, invece, anneghino nella fossa biologica delle feci che hanno riempito fino all'orlo in questi anni di m.... .

sabato 19 novembre 2011

i grumi di follia che agitano i sogni

E l'altra sera ascoltavo il 'dialogo notturno' di Giuliano Scabia al teatro Goldoni con l'amico Peppe, psichiatra, che gli faceva da spalla e c'era l'adunata dei 'compagni' e di tutti coloro che hanno dipinto gli anni settanta coi colori della fantasia e aperto i manicomi e dato aria alle stanze e orizzonti nuovi ai cervelli -a quelli malati e ai supposti sani.

E alle spalle avevano l'emblema del loro aver agito per il meglio in quegli anni esplosivi: il cavallo 'Marco' che entrava, colle sue forme esagerate e quell'aria di voler ridere invece di nitrire, dovunque agisse l'allegra brigata dei costruttori di ponti e distruttori di argini della paurosa follia -che non faceva più paura non appena si intavolava un dialogo col matto e se ne accettava l'invito a sedere alla sua tavola e seguire i suoi realissimi sogni e gli svolazzi che tracciava nell'aria: segni magici ed evocativi di tutto quanto c'è in cielo e in terra che noi umani non sappiamo immaginare.

E mi dicevo, ascoltandoli rievocare e narrare, che molta parte delle cose folli che oggi non riusciamo a metabolizzare e danno voce alle recriminazioni delle vite che abbiamo vissuto è uscita dalle porte di quei manicomi aperti e oggi costituisce la 'massa critica' dell'irrazionale con cui dobbiamo fare i conti e ci agita i sogni e lo dipaniamo a fatica nella sua trasposizione dal sonno alla veglia -e perfino la 'nave dei folli' in cui ci siamo imbarcati in questi tre lustri, con al timone il Capitano Matto Berlusconi, pirata dei sette mari della democrazia comprata e venduta, è parto di una follia che ci accompagna da tempo e con la quale dialoghiamo e la arginiamo a fatica.
E oggi siamo riusciti a convincerli (quei folli) a remare insieme legati colle catene ai banchi delle galere parlamentari (e la frusta che dà il tempo della voga è quella dell'Europa e dei mercati), ma domani, chissà, tutto potrebbe riesplodere e la violenza dei guelfi e i ghibellini, coi cadaveri che coloravano l'Arbia di rosso, o la più moderna dei Tutsi e degli Hutu potrebbe riaffiorare perchè nulla governiamo dei segreti impulsi omicidi che nascono dalle zizzanie dell'odio e delle contrapposizioni sociali e politiche.

Ed è un miracolo questo che viviamo -noi della generazione di mezzo- di non aver combattuto le guerre mondiali o quelle civili che hanno combattuto i nostri nonni e i padri e chissà che occhi spiritati e folli avremmo, se ci fossimo imbattuti in quelle irrimediabili, storiche contrapposizioni, e quali grumi di follia ci agiterebbero i sogni e insidierebbero la faticosa veglia.




http://www.triestesalutementale.it/storia/marcocavallo.htm

di che cosa parliamo quando parliamo di democrazia(2)

Se quella che è stata sospesa è la democrazia di Domenico Scilipoti allora va bene: sospesa sia e resti sospesa sua vita natural durante. Perché la democrazia come la intende quel tale, l'Omuncolo ridevole (un sorriso davvero idiota il suo), -che passa di partito in partito secondo le convenienze personali e le prebende e i finanziamenti a piè di lista che ha ricevuto dal Barabba di s-governo è cosa ignobile e turpe e schifosa; cosa da puttane, che la merce loro la vendono un tanto al chilo e gli extra eventuali calcolati a parte.



E se il governo del Professore avesse davvero tutte le caratteristiche di un governo antidemocratico, la Carta Costituzionale è aperta a tutti i consulti e i ricorsi all'Alta Corte e mi sorprende che 500 e rotti deputati abbiano votato il governo di un novello dittatore -e non glielo ha ordinato il medico di farlo, perciò evitiamo di dare aria alla lingua e colleghiamo il cervello per più sensate analisi e conclusioni.



E che la democrazia sia cosa fragile e approssimativa e criticabile e opinabile è cosa che sappiamo da tempo e che ha permesso, nascosta nelle sue pieghe occulte e stringhe (è la mia personale 'teoria delle stringhe'), la formazione di quel maledetto buco nero che chiamiamo 'il berlusconismo' -che voracemente tutto ingoiava degli equilibri delicati del vivere democraticamente associati, e del rispetto istituzionale che si deve alla fragile impalcatura democratica di un paese quando si assurge al potere.



Perciò accettiamo il governo Monti con riserva e sempre vigili e attenti e siamo curiosi di osservare lo svolgersi di quest'altro processo nuovo: di un 'governo tecnico' che subentra alla politica malata che non sa come fronteggiare 'i mercati'. E subentra agli elettori 'furbetti del seggiolino (elettorale)' che si dicono orfani del populismo d'accatto del loro Campione di Denari che li ha usati e li usa come si usa un esercito in guerra e 'chi non è con me è contro di me' e 'stacco la spina quando voglio' e 'muoia Sansone con tutti i filistei'.



Democrazia, di questi tempi, e cosa complessa e delicata, di salute cagionevole -e va amorevolmente assistita e gli antibiotici somministrati con dosaggi adeguati e per un tempo sufficiente a far morire il maledetto virus del berlusconismo di s-governo.



E quando ci alzeremo dal letto e torneremo alle urne forse ci girerà un po' la testa per la pressione bassa, ma la lunga malattia, e gli incubi che ha prodotto in gran copia, forse, ci consiglierà di indirizzare meglio la matita copiativa. Forse, speriamo.

http://youtu.be/6EZjTyTeXRM

mercoledì 16 novembre 2011

staccare l'ombra da terra

staccare l'ombra da terra (plutocrati,complotti,grandi vecchi)




Ci sono analisi convincenti di 'esperti' (economisti, professori emeriti, analisti) che ci dilettano i neuroni col gioco storico del complotto pluto-demo-giudaico.
E il nostro Mussolini redivivo è chiuso nel bunker-Salò di palazzo Grazioli e scruta l'orizzonte dei sondaggi e li compara al saliscendi dello spread e prepara la nuova 'discesa in campo' non appena avrà l'occasione giusta per 'staccare la spina' al Professor Monti.

Complotto demo-pluto-giudaico, dicevamo, e il Grande Vecchio sta nell'ufficio della direzione di Goldmann Sachs e, vedi caso, Papademos, il nuovo premier greco, pare ci abbia avuto a che fare con quei maledetti massoni e pure il nostro Draghi -e del Monti si dice che in gioventù abbia bazzicato i 'Bones and Skulls' e chissà a quali prove di iniziazione è stato sottoposto e quali solenni giuramenti ha pronunciato che oggi dovrà rendere concreti e ripagare i suoi confratelli.

Ci sarebbe anche la versione 'soft and simply' delle cose che abbiamo sotto gli occhi – che vede una persona competente e semplice e di comportamenti pubblici e privati decorosi che assurge, finalmente! al ruolo di ottimate al governo della repubblica, ma come farla digerire ai berlusconiani di ieri, che hanno approvato e osannato tutto lo schifo pubblico e privato del loro campione e aspettano con lui, la coda momentaneamente fra le gambe, l'occasione giusta per rivotarlo e rifilarcelo di bel nuovo e dirlo 'martire' dei 'mercati comunisti' o di questa nuova elucubrazione del complotto pluto-giudaico della Goldmann Sachs?

Il vizio del complottismo è duro a morire e, a volte, unisce i facinorosi di destra e sinistra estreme in una purulenta e miasmatica gora densa di proteste e lambiccamenti mentali e fantasie di nemici potenti e 'poteri forti' e 'grandi vecchi' che ci schiacciano le vite e ci impoveriscono e ci provano un gusto speciale a fare del male all'umanità e del bene ai loro portafogli-titoli -ed ho ancora in mente quei grafici e le tabelle che illustravano la soglia di resistenza dell'acciaio al calore sviluppato dal cozzo dei due Boeing contro le Twin towers ed era impressionante la verosimiglianza delle ricostruzioni che imputavano il crollo-implosione, invece, a una serie di mine piazzate all'interno dell'edificio da chissà chi e chissà come e perché -e anche sullo sbarco sulla Luna avranno da ridire quei tali, i complottisti pervicaci e inesausti nel partorire fantasie, che affermano, prove alla mano, che mai piede umano toccò il suolo della pallida Luna immortale ed era tutto costruito negli Studios della Warner Bros ad Hollywood.

E noi, illusi, che speravamo che l'Uomo e l'Umanità, staccassero, finalmente! la loro ombra dal pianeta Terra e cominciasse l'avventura della Galassie!

domenica 13 novembre 2011

tra Scilla e Cariddi

Sembra di stare sul fondo di un acquario, tra i gamberi grigi -che fanno un passo avanti e due indietro- e avanti Monti e indietro Berlusconi e il Letta, dal sorriso liquido e mellifluo: olio di ricino addizionato di vaselina di quando i due mettevano a punto le leggi ad personam e la narrazione suggestiva che le avrebbe accompagnate e dette 'buone per tutti gli italiani'.

Ed è incredibile quel che accade in questa domenica di sole pieno e chiaro, -che ti aggiri per il campo di battaglia dei morti e feriti del berlusconismo in agonia e hanno appena suonato la ritirata ed è come se la Nato avesse fatto il lavoro sporco dall'alto, come in Libia -e noi ribelli non abbiamo sparato un colpo ed è una frustrazione cocente questa di aver vinto per interposta Europa, cogli avvoltoi dei mercati equiparati agli F116 che hanno colpito la tana di palazzo Grazioli -e il Generalissimo ha firmato la resa senza neppure la soddisfazione di un colpo di coda di quelli suoi che ci piacevano tanto -che so, 'un milione dei nostri in piazza san Giovanni' o sul predellino a Milano ad arringare la folla e la vecchietta-mediaset in primo piano che gli cinquetta 'passerottino', 'silviuccio bello' e dietro il coro dei 'menomalechesilvioc'è' e, grande finale, il rutto del Bossi a fargli il verso coi '300.000 fucili padani'.

Dovevano combattere fino all'ultimo in nome del 'popolo sovrano' e 'il popolo ce lo ha dato, guai a chi ce lo tocca' ed eccoli stesi a terra a migliaia senza più fiato né parole -gli stendardi afflosciati o laceri e i dispersi nelle retrovie a cambiare divisa in fretta in fretta per non dare nell'occhio.

Affiora solo qualche buffa recriminazione tra i reduci e i giapponesi che, alla radio, dicono mosci e affranti: 'non era tutta colpa di Berlusconi' e 'qualche cosa di buono in fondo lo ha fatto' e 'ha tenuto i conti in ordine', ma qualche cosa non è abbastanza per i mercati e lo spread a 500 non fa 'conti in ordine' -e basta sfogliare la stampa estera ed è tutto un tripudio per l'abbandono del malnato, del dittatorello dello stato libero di bananas col suo ridicolo dito levato -e fanno quattro, nella foto-ricordo che ha spopolato sul web che mette insieme Saddam-Osama-Gheddafi e il nostro Berlusconi, finalmente centrato dal missile-Monti e debitamente crociato in rosso.

Però sa di amaro questo abbandono quasi normale e di stampo democratico -e non solo per i figli che lo supplicavano 'papà non ti dimettere' prima di aver approvato la legge che modificava le successioni, ma anche per noi fieri avversari a cui è stata sottratta la preda, la cattura del generale in battaglia e il suo doveroso rinvio a giudizio presso l'Alta Corte rivoluzionaria per alto tradimento della fiducia che gli avevano accordato gli elettori.

E il maggior rimprovero che gli rivolgiamo è quello delle ridicole promesse mai mantenute de 'meno tasse per tutti' e di essersi fatto gli affaracci suoi e delle sue aziende – che neanche un esproprio proletario e una nazionalizzazione di mediaset e della fininvest ci soddisferebbe appieno e i giudici di quell'Alta Corte immaginaria dovrebbero condannarlo ad andarsene ramingo ed esule in suol straniero insieme ai figli e ai nipoti -e in Europa gli interdirebbero il transito e imbarcarli in una zattera tra le onde del mediterraneo sarebbe forse il meglio per lui -novello ulisse bugiardo la cui Penelope-veronica gli augura di incontrare Circe o restare schiacciato tra scilla e cariddi.

buona domenica

http://youtu.be/Oz5b_e6VJB8

venerdì 11 novembre 2011

la tribù, silenziosamente, acconsentiva (2)

Dovrò ritagliarmi uno spazio -con tutto il correre che faccio per uffici per ottenere la piena assistenza prevista dal nostro welfare per gli anziani non più autosufficienti- uno spazio per me, dicevo, per poter ascoltare le conferenze e vedere gli spettacoli de 'Il festival dei matti' che si terrà qui a Venezia dal 16 al 19 novembre.

Ho sempre avuto una grande curiosità per la malattia mentale, per i percorsi labirintici dei 'fuori di testa', le loro esplosioni, così imbarazzanti per noi 'normali', la loro aggressività metafisica, il loro teatro dell'assurdo -e già adolescente chiedevo a mio padre di raccontarmi la storia di quella mia zia rinchiusa a san Clemente, nell'ospedale degli incurabili; le anime morte, le supponevamo, e il manicomio il luogo del buio assoluto della mente e il palcoscenico delle sue terrorizzanti e furiose apparizioni ectoplasmiche. Per le quali gli antichi avevano il rispetto e il timore che si deve alle manifestazioni divine e la voce dei pazzi era l'incomprensibile e misteriosa voce degli Dei che si esprime per oracoli e fonemi incomprensibili e i canti folli delle baccanti ed è voce furiosa, a volte, e spaventa come col tuono e il lampo.

Ma venne Basaglia e aprì le porte dei manicomi e quei luoghi ce li fece frequentare e parlare cogli ammalati che -non più legati ai letti di contenzione o stralunati dai ricorrenti elettrochoc- davano di sé un'immagine non troppo dissimile dal nostro 'normale' teatro dell'ira e delle bugie colle quali mascheriamo i nostri segreti desideri e le trasgressioni e ce li riconsegnò, i matti, ospitati nelle case-famiglia e nelle famiglie di buonissima volontà, allargando i confini della cosiddetta 'normalità'.

Ed è vero anche -a proposito di normalità- che, in questi tre lustri di berlusconismo ridicolo e bugiardo e che rovesciava la realtà degli eventi comuni in una narrazione idiota e suggestiva, abbiamo traversato il mare degli eventi fermi attoniti sulla tolda di una 'nave dei folli' che zigzagava ruotando su se stessa e sfidando i punti cardinali canonici -e oggi è stata agganciata dal transatlantico Europa e costretta alla rotta che ci porterà fuori dai gorghi della crisi e lontano dai sargassi del malaffare di s-governo e la classe dirigente fitta di corrotti/ori e di puttane e puttanieri spudorati e giulivamente priapei.

E mia madre, iermattina, mi pregava di 'scappare'. 'Andiamo via', diceva e 'andemo' è la parola che pronuncia più spesso nel suo segreto teatro onirico -persa nelle nebbie del suo ultimo, doloroso viaggiare. E, in un lampo di luce improvvisa, mi ha confessato che i suoi sogni sono spaventosi e 'portami con te', ha ripetuto, che mi ha stretto il cuore.

E uno dei rari ricordi che ho del bambino che sono stato era il suo girarsi e uscire dalla 'sala delle visite' -rarissime visite- di quel collegio 'per l'infanzia abbandonata' di una Giudecca lontana come il suo nome mitologico e, forse, (non so, non ricordo) anch'io, bambino, le rivolgevo uguale preghiera, inascoltata, perso nei fumi della mia infanzia nebbiosa.

E mia sorella, che in quella Giudecca dell'infanzia abbandonata mi fu compagna per 'soli' due anni mi chiede di raccontarle tutto ciò che ricordo di quei miei sei anni di reclusione e invano provo a racimolare qualche sprazzo di sereno e luce chiara che consente la narrazione.
Rintraccio una visita del patriarca Roncalli (magna pompa, magno gaudio e canti e voci argentine) per il rituale delle cresime; le riunioni nell'androne di tutto il collegio per premiare i migliori temi da mandare a concorso; le visite degli aspiranti genitori che, dietro un vetro, indicavano alle suore il figlio che volevano adottare; l'esodo di massa dei contagiati durante un'epidemia di scarlattina verso l'ospedale delle Grazie, nell'isola di fronte.

Tutto il resto è nebbia -e il sogno di tutti i reclusi di sapere che cosa avviene di là dei muri e dei recinti che li imprigionano.

lunedì si balla

Chi pensava che Berlusconi si fosse ammosciato e rassegnato alla sua sorte di trombato di turno e caimano ferito a morte si sbagliava. Ne abbiamo gli annunci già in queste ore, ma il colpo di coda sarà servito lunedì, col rifiuto di rassegnare le dimissioni -praticamente impostegli da Napolitano e dall'Europa al fine di salvare l'Italia dalla speculazione finanziaria dei cosidetti 'mercati'.

E le ragioni di quel rifiuto sono le ragioni dei maggiorenti del partito di plastica che osservano il pdl, il loro ridicolo partito-azienda, sciogliersi al calor bianco della crisi ed è il tutti contro tutti di chi non governa più nulla – e sono scomparse perfino le canoniche stupidaggini rassicuranti che 'tutto va ben madama la marchesa' pronunciate dai Cicchitti e Quagliarielli e Rotondi davanti al giornalista compiacente di turno all'ora dei tiggi.

Perciò il Gran Consiglio dei Conigli pidiellini ruggisce e fa la voce grossa (udite, udite!) di fronte al Cialtrone Moscio che li ha garantiti fin qui e gli grida contro che non può lasciare che tutto finisca a puttane (sic) e loro, poverini, senza più potere e visibilità e nessuno che se li fili -e avanzano la candidatura del luogotenente Alfano: il nulla vestito da festa che dà le vertigini della caduta nel baratro prima ancora della nomina e al solo guardare il suo brutto muso di scherano e maggiordomo dei più fidi.

Tenetevi forte. Lunedì si balla.

giovedì 10 novembre 2011

la tribù, silenziosamente, acconsentiva

Osservo un mondo nuovo che mi sfilava accanto senza essere degnato di attenzione e oggi diventa un palcoscenico dove assisto a guerre tribali -guerre di poveri che si disputano 800/900 euri al mese in nero e senza contributi perché non c'è più trippa per gatti e legalità in questo paese allo sbando, -paese di insolvenze a tutto tondo, compresi quelli che stanno peggio di noi, e quella misera, nera elargizione da poveri a più poveri la capitalizzano e risparmiano (Dio sa come) e, al paese, si comprano la casetta e ricongiungono il coniuge e pare un 'ritorno al futuro' dei nostri Sessanta, quando erano i nostri meridionali a tirare la volata dello sviluppo e Torino la capitale industriale dove i miserabili si ammassavano in quindici dentro le baracche in periferia.

Mia madre boccheggia e galleggia nella sua demenza senile che è precipitata rapidissimamente in un mese e l'hanno operata al femore per la seconda volta e, visto che c'erano, di lì a poco, a un tumore al colon maligno e io credo che il suo cervello -posto di fronte a tanto scempio da doversi elaborare in coscienza di vita residua dolorosa e atroce- ha deciso di far esplodere il fumogeno dell'incoscienza/demenza e un volontario ingresso anticipato nel Nulla che ci ha partorito e ci inghiottirà.

La guardo e ascolto parlare ed è spesso ilare e ha gli occhi vuoti e liquidi che sembrano dirmi che finge, che c'è, ma non c'è, invece, ha fuso, si è volatilizzata -come le anime nostre che immaginiamo con le alucce trasvolanti nei fantasiosi empirei delle leggende religiose, -questa madre che fu sempre assente da viva e conclude la sua vita in ulteriore assenza e, se cerco ricordi di famiglia, è un vuoto ad ogni scalino e perfino della mia nonna materna non so nome e cognome e invano ho provato a rintracciarne la tomba nel corso degli anni.

E intorno a quest'ava assente e ilare e di demenza allegra si aggirano i membri tribali dei rumeni e dei moldavi che, dentro alla casa religiosa che accoglie i nostri vecchi con un piede nella tomba, disputano la sopravvivenza qui e ora -e a casa loro è peggio, e si sognano di notte gli 800 euro di un'assistenza giorno/notte per noi figli mortale, che i fortunati immigrati si fanno bastare ed avanzare chissà come, chissà come.

E ho provato sincera pietà per la moldava 'licenziata' da mia sorella dopo dieci giorni di prova perché, dice, 'non mi dava fiducia' – ma io ascoltavo allibito le accuse che la sua competitrice rumena le rivolgeva e non avevo modo di verificare se diceva la verità o se era la guerra a coltello tra 'emergenti' tribali 'mors tua vita mea' -e tutto il neorealismo dei nostri Cinquanta si declina oggi in quelle lingue ostrogote, sgradevoli a udirsi, e se stanno sempre col telefonino all'orecchio per consolare le loro atroci solitudini e noi sappiamo bene-e l'abbiamo condensato in un famoso spot pubblicitario- che 'una telefonata ti salva la vita'.

E l'ho vista allontanarsi con i due fagotti in mano, l'ombrosa moldava, con un cenno di saluto e la sconfitta disegnata nel viso e le lacrime trattenute ed è vero che aveva un'anima misteriosa e segretamente triste, l'anima slava di cui ci narra Dostoevskij, ma mi pareva gentile e premurosa -mentre la sua competitrice rumena vittoriosa e trionfante rincarava la dose e ci raccontava che l'ingenua le aveva confidato che, con quel genere di pazienti, non bisogna essere troppo teneri e noi, figli assenti, figli gelosi del nostro tempo e autonomia delle vite, la ascoltavamo cogli occhi bassi e riflettavamo su come siamo arrivati a questo generazionale appalto di assistenza e come facevano prima i nostri nonni che non ci sentiamo più di fare noi e, forse, non sarebbe male prendere esempio, finché l'età e la salute ci consente di farlo, da quelle tribù di pellirosse nomadi i cui vecchi, per non pesare e ostacolare la tribù negli spostamenti, se ne andavano di notte verso la selva o su per il monte dove erano facili prede delle belve -e la tribù, silenziosamente, acconsentiva.

mercoledì 9 novembre 2011

monsieur de Guillotin pensaci tu

L'Europa si prende la sua vendetta su quegli euroscettici di s-governo che hanno maledetto l'euro fino a ieri e imputavano alle regole europee di buongoverno e conti in ordine e il fisco capace di incassare il dovuto da tutti i cittadini il loro peregrino scivolare verso le posizioni più basse della classifica fino al concreto rischio di un default.

Ed è bene essere scettici, invece, sul 'volemose bene' che sta affermandosi in queste ore di burrasca finanziaria e 'salviamo l'Italia' dopo che, per lustri, con un capo di s-governo malfattore e corruttore e puttaniere alla testa dello stato, hanno approvato leggi ad personam e ad aziendam senza curarsi dell'interesse del paese e maledendo i 'comunisti' e i 'giudici comunisti' perchè impedivano la legittimazione del misfatto elettorale e il riconoscimento di 'statista' a uno che è sceso in campo per gli affaracci suoi di tycoon e della sua innumerevole famiglia aziendale insidiata da processi per corruzione di giudici e di avvocati (processo Mills).

E il cambio di passo di queste ore in cui sembra tornare la ragionevolezza e il rispetto delle istituzioni repubblicane è offerto da Napolitano colla nomina di un uomo probo e competente -un uomo tra i migliori di questa repubblica e capace di convincere i partners europei- a senatore a vita -dopo che quel tale, Il Cialtrone di s-governo, aveva fatto senatori i suoi avvocati per farsi confezionare le leggi ad hoc che hanno favorito l'estinzione dei suoi processi per intervenuta prescrizione.

Monsieur De Guillotin pensaci tu.

a proposito di teste e ceci

La forza delle cose sta nell'imporsi sulle opinioni e metterle in riga e raddrizzare le teste e i pareri prima confusi e, improvvisamente, sotto la sferza dello spread al rialzo, alcuni berlusconiani da sempre condividono analisi e giudizi critici contro i loro campioni di s-governo che, solo tre giorni fa, gli sembravano bestemmie e ci rintuzzavano e precisavano e battibeccavano.

E ci sono certuni che non batterebbero ciglio se, in un ipotetica 'Ultima Cena', il Berlusconi-priapo (ormai moscio) li indicasse col dito e pronunciasse le fatali parole: 'Prima che il gallo canti tu mi tradirai tre volte'.

Perché la storia è maestra di vita e ci mostra come fascisti notori si affrettassero a chiedere la tessera dei vincitori e bruciavano le camicie nere indossate solo un giorno prima e, miracolo! ecco il fiammeggiante fazzoletto rosso al collo e la bandierina degli alleati vincitori sventolata al passaggio dei convogli militari.

E piacerebbe avere a disposizione quell'altro episodio della Storia che racconta come i siciliani vincitori nei Vespri riconoscessero i maledetti sopraffattori francesi travestiti per la fuga e gli facevano pronunciare la parola 'ceci'. Che i francesi travestiti pronunciavano, inevitabilmente, 'sesì'.

E 'zac', via la testa.

lunedì 7 novembre 2011

e che l'Italia si fotta

Doveva finire com'era cominciata: una riunione di famiglia e il capo della 'famiglia' aziendale (Fedele Confalonieri) riuniti ad Arcore per decidere che strategia consigliare al loro campione finora invitto: resistenza ad oltranza e sfida ai suoi sottoposti parlamentari e lacchè di regime a mostrare la faccia nell'atto del tradimento sulla fiducia.



Si chiude com'era cominciata la parabola tragica (per il paese) di Silvio Berlusconi: con un cenacolo in cui gli interessi di famiglia fanno aggio su quelli del paese e si valutano le strategie per salvare i denari accumulati in questi anni di s-governo e come spingere Berlusconi-Sansone a far crollare le colonne del tempio-Italia, se necessario per il benessere dell'azienda-famiglia.



Suppongo -con buonissime ragioni- che figli e nepoti e famigli abbiano anche predisposto i piani di fuga e le eventuali ipotesi di vendita delle aziende e la protezione dei capitali fin qui realizzati nelle isole caraibiche che non contemplano l'estradizione.



Dalla discesa in campo alla discesa agli inferi -ma con un aereo privato che l'attende in un aeroporto sicuro e chi s'è visto s'è visto.



E l'Italia tanta amata e illusa dei 'menomalechesilvioc'è' si fotta.

domenica 6 novembre 2011

le piagnone e il male di vivere

I disastri naturali non mi appassionano. Sono noiosi perché ripetitivi -e ripetitive sono le troppe geremiadi e recriminazioni e i 'j'accuse' rivolti a questo o quel sindaco, a questo o quel prefetto o capo di governo in carica.



E ben vero che 'piove governo ladro' ci sta d'incanto con Silvio Berlusconi e compagnia maramalda e ribalda allo s-governo della repubblica (mai premier ha collezionato tanti disastri di varia natura e origine nel suo mal operare alla testa del paese -un autentico iettatore), ma questa di Genova mi sento di risparmiargliela, condoni edilizi e libertà di ampliamenti per 'fare cassa' a parte.



E fastidiosi oltremodo sono i 'toni alti' con cui si recita il dolore e lo sgomento -e il video di quella piagnona rediviva che gridava cose dissennate mentre 'girava' le sequenze del disastro dal secondo piano di casa sua col telefonino ne è l'esempio più orribile e censurabile -ma i tiggi, affamati di sensazionalismo e di 'scoop', lo hanno trasmesso e ritrasmesso per dirci al diapason ciò che potevamo facilmente rappresentarci anche (e meglio) senza l'audio e solo lo scorrere delle immagini assemblate dai diversi punti di vista.



E' una questione di 'interpretazione' del dolore di vivere che tutti noi elaboriamo in modi diversi.



L'idea di reclutare le 'piagnone' per un funerale -come accadeva in Sicilia- per dare voce e pianto a comando alla recitazione del dolore e della morte mi ripugna.

E' il silenzio attonito il mio ambito di riferimento: lo stupore esistenziale per quanto ci accade intorno e dentro e ci dice che il male di vivere è l'orizzonte di riferimento delle nostre vite e sempre si rinnova il sacrificio di Prometeo legato alla roccia con l'aquila crudele, castigo degli Dei vendicativi, a squarciargli il ventre ad ogni spuntare dell'alba.

mercoledì 2 novembre 2011

sipario

La storia che si ripete in farsa trova oggi la sua ennesima conferma e il tradimento dei chierici berlusconiani, -dei sacerdoti assorti che hanno fin qui celebrato con finta, ma convincente, compunzione il rito stupido della narrazione fantasiosa e le glorie del Barabba plurimputato allo s-governo della repubblica- prova ad assomigliare alle storiche decisioni del Gran Consiglio fascista che decretò la caduta di Mussolini, ma riesce solo a pigolare le sue ansie per la rielezione che non ci sarà e bisogna andarsela a cercare sotto altri ombrelli.

E' un quadro di miseria morale quello che emerge in questi giorni di agonia del regime dei malfattori di s-governo e se tacciono le puttane e le servette di primo letto premiate con posti di governo si levano alte le scomuniche e le maledizioni dei pennivendoli di regime che tacciano di tradimento i congiurati e minacciano sfracelli dal crollo del tempio di carta televisivo del berlusconismo e dallo scioglimento del partito di plastica sotto il fuoco della crisi globale.

E la diossina di quella combustione fetenziale appesta le cronache e ci costringe ad indossare le maschere antigas e ancora tutto il fetore non si è consumato e ci aspettiamo giorni vieppiù grami e scene da tregenda di cartapesta col replay in cronaca del colossal 'Sansone contro i filistei'.

Sipario.

come va, ragazzi/e?

Come va, ragazzi? Preoccupati per i vostri risparmi? Mica li avete messi in Borsa, vero? Beh, fatevene una ragione. Sull'ottovolante si va su e giù tenendosi stretti alle maniglie e chiudendo gli occhi. Ma già oggi andrà meglio, grazie ai 'rimbalzi tecnici'.

Lo sapete, vero, che i più bravi tra gli operatori del settore finanziario guadagnano di più in questi periodi di picchi e scarse e faticose risalite che durante i periodi di bonaccia ed economie in ripresa.
Tutto questo per dirvi che la vita continua e – come diceva il poeta: 'Nei tempi bui si canterà?' e si rispondeva: 'Si canterà. Dei tempi bui.'

Attrezzatevi. La vita è bella anche per i clochards -se il sole splende al mattino e qualcuno gli ha regalato il mezzo euro per sbocconcellare una baguette fresca di forno.
E Ungaretti scriveva: 'Si sta /come d'autunno / sugli alberi / le foglie.

Come dite? Che non vi va di condividere quel genere di precarietà delle foglie e degli autunni che incombono? Beh, le stagioni diverse e gli eventi meteorologici correlati sono le condizioni al contorno delle nostre vite e la presente alluvione finanziaria che ci inonda si appaia alle alluvioni annunciate e a quelle già trascorse -che hanno mutato il paesaggio dei diversi luoghi. Ma poi segue, quasi sempre, 'la ricostruzione'.

Gli induisti hanno un dio che presiede e comanda la distruzione e la successiva rinascita. E noi mortali ce ne facciamo una ragione e preghiamo quel dio di non volerci troppo male e risparmiarci il peggio.

E' il bello delle nostre vite questo trascorrere di evento in evento contrario che sempre ci sorprende.
Sursum corda. Forse ne usciremo vivi e ancora capaci di costruire futuro, ma ci vorrà pazienza.

martedì 1 novembre 2011

la prua del titanic e i mercati comunisti

La stampa di destra, pornografica da sempre e incrollabilmente stupida nel suo miserabile servire le fantasiose narrazioni 'politiche' del sultano puttaniere, non si farebbe scrupoli nel titolare, un giorno di questi: 'I mercati sono comunisti'.

Già perché gli avvoltoi della speculazione al ribasso e dell'attacco agli stati-carogna di un Europa in grave affanno sono peggio dei 'magistrati-comunisti' e della 'sinistra-disfattista' nel puntare agli occhi ormai vitrei della carogna di s-governo del Belpaese.

E sarà il differenziale coi bund tedeschi a squarciare il ventre gonfio e molle di un parlamento già morto da tempo e tenuto in vita dai soldi e dalle promesse di prebende e posti di sottogoverno elargiti dall'imputato-Berlusconi ai sedicenti 'responsabili' -giuda da tre palle un soldo privi di dignità politica e senso della vergogna. Un imputato, il Berlusconi, che non può farsi da parte pena il salire, nottetempo, la scaletta di una aereo privato che lo porterà in salvo alla Cayman o alle Antille, come avvenne per il suo compare di merende milanesi Craxi Bettino.

Ed è questa certezza, ben palese agli occhiuti osservatori e analizzatori d'Oltralpe, che li spinge a premere l'acceleratore e provare a far deragliare a spinte e scossoni la macchina di uno stato ormai ingestibile e di un governo incapace di riforme convincenti.

E appare pura disperazione politica quella dei maggiordomi di s-governo che, vedi il Sacconi, gridano 'al lupo! al lupo!' di un terrorismo invocato e immaginario capace di distogliere l'attenzione dei cittadini beoti dalla visione dell'abisso economico-finanziario che ci inghiotte.

Ce l'hanno rifilato con destrezza nel segreto dell'urna, i malnati, e adesso zufolano la loro colpevole indifferenza mentre la prua del Titanic si abbassa e punta gli abissi di una prossima dichiarazione di insolvenza.

lunedì 31 ottobre 2011

le parole che non ti ho detto

Vanno forte, -in letteratura e nella spuria letteratura che sono le vite nostre- 'le parole che non ti ho detto'. Come se fossero salvifiche: farmaci straordinari per bypassare il dolore di vivere.
Non è così. Provate a dirle, quelle parole. Ripetetele, se del caso. Il dolore persiste, la qualità della vita non migliora. Ciò che desideriamo rimane un confuso oggetto del desiderio e il piacere, quando ci accade di incrociarlo, ha un retrogusto di sale.

Perché la parole nostre sono solo un rumore di fondo e un'eco di quanto ci accade e causa quel dolore -e la complessità dolorosa che tutti ci avvolge continua a stupirci, non ci persuade e così ci domandiamo: 'Ma perché dare al sole,/ perché reggere in vita / chi poi di quella consolar convenga?' Ma l'intatta luna non ci risponde perché 'tu mortal non sei / e forse del mio dir poco ti cale'.

Appartengo alla categoria che 'le parole che non ti ho detto' le ha dette, invece -e ripetute.
A chi contava e ha contato davvero e a chi contava poco o si rifiutava di contare e lo stupore per queste riluttanze e per i ruoli di gran peso o scarso peso dell'amore che dovrebbe nutrire le nostre vite come l'aria e il pane è ancora vivo e non capisco -dopo tanti lustri e albe e tramonti veduti e interrogati- perché ci aggiriamo come bestie ferite per le strade del mondo e le vite degli altri ci appaiono tutte belle e desiderabili a confronto con le nostre che rottameremmo volentieri, se potessimo.

Il dolore di vivere ci affanna e ci incrosta gli occhi malati e arriva il momento in cui il silenzio ci appare la risposta più dignitosa e fiera e la morte -compagna dell'amore- una 'bellissima fanciulla / dolce a veder, non quale / la si dipinge la codarda gente...'

domenica 30 ottobre 2011

l'euro, le satrapie, i giochi di simulazione

Forse l'Unione Europea cederà il passo, sotto i colpi della crisi, forse l'impalcatura cederà e l'euro lascerà il posto alle nuove monete nazionali. Forse.
O, forse, questa crisi globale è l'annuncio che nessuno si salva più contando sulle sole sue forze – per quanto la Svizzera sia lì a dirci che è possibile reggersi in piedi senza stampelle e Unioni pietose e finanziariamente caritatevoli.
Però questa crisi ci ha dimostrato che l' Euro senza una vera e coesa Unione Europea – senza un governo europeo capace di unitarietà nelle politiche economiche e di bilancio e fiscali- è debole ed esposto ai colpi dell'avversa fortuna e della maledetta speculazione e, se ne usciremo, ne usciremo con la certezza che i governi nazionali sono e saranno sotto controllo europeo, d'ora in avanti, e le furbizie e gli escamotages e le promesse idiote dei leader populisti sotto elezione mostreranno subito la corda alla quale si impiccheranno di lì a breve.
E sarebbe interessante creare un gioco di simulazione attraverso il quale osservare – date alcune premesse e le eventuali variabili- cosa succederebbe al Belpaese una volta sciolti i legami con l'euro e l'Europa.
Sarebbe un gioco interessante e forse divertente – se non fosse che, a valle, in chiusura di gioco simulato, registreremmo i venti di tempesta delle piazze in rivolta o peggio -dato il 'marcio che c'è in Danimarca'. Pardon. In Italia. Satrapia europea a vocazione anarchica e Beneamato Leader avvezzo ai baciamano conturbanti e a dire oggi quel che smentirà domani con finto sdegno e ridacchiando coi suoi fidi in privato.

mercoledì 26 ottobre 2011

la città e lo sberleffo degli ultimi

E, ancora una volta, è dagli ultimi che voglio cominciare. Non che io creda alla predizione evangelica che 'gli ultimi saranno i primi' – non c'è giustizia e consolazione conseguente che tengano, né in questo mondo, né nei fumosi empirei della metafisica.
Il Cielo è vuoto e solo le Nuvole che trascorrono gonfie di pioggia danno forma alle fantasiose immaginazioni di dei e santi e antenati e favolosi animali.

E' che 'gli ultimi' si lasciano raccontare senza difese – se ne stanno lì, a fare le povere cose del fragile momento che li tiene in vita e si lasciano osservare col loro guardaroba trascinato nei carretti laceri e sporchi che regaliamo loro -quelli coi quali andiamo a fare la spesa al supermercato- e gli basta un angolo al riparo dal vento, oggi freddo, e la città tutta è l'estensione magnifica di una casa vagheggiata e crudele, -quando scende la notte e le coperte non bastano a trattenere il poco calore del vecchio corpo malato.

Ce n'è una quantità di clochards, in giro, e neanche ti chiedono l'elemosina. Quelli che la chiedono sono i rom: bene organizzati e piazzati nei posti giusti e pronti alla fuga quando gli agenti in bicicletta si mostrano in fondo alla strada o alla piazza, e corrono insieme ai neri delle borse taroccate e delle piccole torri Eiffel prodotte in Cina.

E non c'è nulla di poetico in questi clochards che le antiche canzoni consegnavano alla tradizione dei ponti sulla Senna e delle 'quaies' della riva destra e sinistra, solo occhi persi nel vuoto e pieni di vento, come le loro anime piagate.

Però, a uno di loro, non manca la voglia di esserci, nel mondo, e ha un libro in mano, -libro che del mondo è specchio e sapienza- e legge, incurante del rumore delle macchine che gli sfrecciano davanti, e chissà che vita ha vissuto prima di ridursi a tale, che amori ha amato, se ancora qualcuno lo ama e sa che il suo avo vive a quel modo.

I clochards sono la frontiera ultima delle nostre solitudini in agguato e di quanto può accaderci, se ci capiterà di soccombere all'avversa fortuna e, talora, sembra di cogliere un lampo beffardo nei loro occhi, un lampo di sfida – di chi ci è passato per quella frontiera maledetta e l'ha valicata e ha perfetta coscienza che niente di peggio gli potrà capitare -e anche la morte lo coglierà con uno sberleffo stampato nel viso.

martedì 25 ottobre 2011

un modo facile per fare soldi in fretta - di questi tempi

usque tandem

Altro particolare della vicenda di squallore che va sotto il nome di 's-governo' berlusconiano e di tutto il bagaglio di ridicolo che si trascina dietro: la lettera di Gheddafi inviata all'autorevole (sic) premier italiano in cui lo pregava di pietire presso la Nato la cessazione dei bombardamenti e gli rimproverava i trascorsi di baciamano e di accordi bilaterali fruttuosi per i due popoli amici.



Beh, che, a far da latore della missiva e ambasciatore e fiero sostenitore delle ragioni del 'rais', sia stato un tale che organizzava le 'serate eleganti' con le 'gheddafine' - noleggiate a cifre adeguate per allietare le ore del Beduino pazzo in trasferta a Roma - é aggiunta di pregio e sicuro 'stile di s-governo' che completa il mosaico di risate omeriche che si levano in Europa e 'all over the world' relativamente a come si fa 'governo' da noi, furbi italioti.




Usque tandem, Berluschina (e ridicola corte dei miracoli annessa), abutere patientam nostra?

sabato 22 ottobre 2011

perchè non siamo stupidi

A una mia domanda provocatoria: 'Come l'hai capito?' (non ricordo più l'oggetto del nostro contendere), una mia amica rispose con fastidio: 'Perché non sono stupida.' Aveva doppiamente ragione. Nel merito della contesa e nel suo sottolineare che le persone non sono stupide -e certe menzogne e 'ricostruzioni' della realtà (come quella della propaganda berlusconiana ad usum gonzorum) non meritano altro dibattere bensì quella risposta netta e ficcante.

Vi sono molte situazioni, nelle nostre vite e negli eventi della storia presente, che meriterebbero di essere risolti con un secco e liquidatorio 'Perché non siamo stupidi.'
E' il caso dell'esecuzione sommaria del 'colonnello' Gheddafi – personaggio che avrebbe meritato mille esecuzioni sommarie nel corso della sua stramaledetta esistenza di 'cane pazzo' e dittatore sanguinario e terrorista internazionale e capo di uno 'stato-canaglia'.
Come per altre esecuzioni di altri dittatori (Saddam Hussein, Benito Mussolini - giusto per fare due nomi) non si dovrebbe sprecare la pietà che riserveremo, invece, alle loro vittime -e ricordiamo che la male azioni di costoro e le prevaricazioni e le corruzioni e le sopraffazioni di un potere malvagio contengono già in partenza la brutta fine e rabbiosamente violenta e il vilipendio a cui vengono sottoposti nel momento del 'redde rationem' della storia di un paese.

Però non siamo stupidi e non ce la raccontano giusta quelli dalla Nato quando ci dicono che non sapevano che in quel convoglio su cui hanno sparato missili e razzi c'era il Gheddafi in fuga.
E sospettiamo che i loro consiglieri presenti tra gli insorti libici abbiano suggerito agli esecutori che meglio sarebbe stato farla finita subito con l'ingombrante e sbraitante 'cane pazzo' – piuttosto che ritrovarselo tra i piedi con un processo da celebrare all'Aia e troppe rivelazioni ricattatorie che il dittatore libico avrebbe potuto sciorinare davanti all'opinione pubblica in veste di imputato.

Non abbiamo bisogno di Wikileaks e delle sue rivelazioni -peraltro gradite e opportune- per immaginare le segrete cose e sporche che le 'diplomazie' di molti paesi occidentali hanno condiviso col cane pazzo libico per le vili ragioni degli interscambi economici.

Perciò, cari governanti dei paesi che hanno partecipato alla guerra e 'portavoce' della Nato, smettetela di trattarci come imbecilli a cui propinare la piccole menzogne della convenienza politica. Perché non siamo stupidi.

sabato 8 ottobre 2011

specchietti e perline colorate

Ho seguito anch'io, con moderata attenzione e una sottile commozione, la vicenda umana e l'avventura ultima, (il suo magnifico modo di affrontare la morte annunciata) di 'Steve', il geniale e fortunato inventore della Apple e di tutte le piccole diavolerie che quell'azienda ha prodotto.
Mi ha commosso il sapere che in gioventù ha fatto le cose che molti di noi suoi coetanei hanno fatto, seguendo le suggestioni dell'epoca nostra: il viaggio in India, l'esperienza tutta intellettuale di testare alcune droghe come curiosità di altri 'viaggi'; la curiosità di sapere quanto possa aprirsi la mente umana in direzione del futuro dei sogni.

Ma, poi, la sua vita ha preso quel corso concreto e positivo della curiosità per la tecnica e l'invenzione ed è divenuto il beniamino di tutti coloro che amano i postmoderni tamagochi sui quali esercitano compulsivamente le dita e riversano tutta l'attenzione che, prima, riservavano al loro prossimo per la strada, sui tram e dovunque si sia in contatto e in relazione con il nostro prossimo.

Già, perché, per le strade e sulle scale della metro e sui tram e vaporetti, si incontra uno sterminato numero di mutanti che sono proiettati negli altrove futuristici dei loro tamagochi -e i loro occhi sono vuoti e lontani, come se non ti vedessero e riconoscessero e tocca fare 'ciao ciao' con la mano o toccargli la spalla per risvegliarli e riportarli a terra, al 'qui e ora' dei loro corpi fisici e della loro presenza sulla scena concreta dei giorni che viviamo.

Ed è uscito un libro, di recente: 'Facebook in the rain' che viene pubblicizzato col sottotitolo 'l'amore ai tempi di facebook' e, anche se non l'ho letto, sono certo che dà conto e dice che gli amori scritti e astratti che nascono e si consumano sui 'social networks' e sulla 'Rete' sanno già di stantio virtuale e dovremmo tornare al qui e ora dei corpi fisici e del tenersi la mano e guardarsi negli occhi e tuffarsi in mare e correre sulla spiaggia e farci l'amore perché non se ne può già più di tutta questa tecnologia virtuale che ci cambia le vite e le rinsecchisce dentro ai video e nei troppi 'altrove' della tecnologie informatiche.

Non ho mai posseduto uno di quegli strumenti partoriti dalla fantasia creatrice di Steve Jobs e da quella dei suoi collaboratori, ma alcuni amici me ne decantano le straordinarie capacità di 'fare' e 'comunicare'.
A me basta il computer di casa e quel poco di telefonia mobile che uso solo in casi di vera necessità e urgenza, ma non ho dubbi che le invenzioni di Jobs appartengano al futuro della comunicazione globale e che i posteri ne faranno un uso meno malaccorto e più equilibrato di quello che che ne facciamo noi -preistorici fruitori di aggeggi formidabili che attirano la nostra attenzione ilare e stupita come fossimo i 'buoni selvaggi' di Rousseau o quelli incontrati da Colombo sulle spiagge americane e bastavano le perline colorate e gli specchi a indurli a scambi dispari.

sabato 1 ottobre 2011

un tuffo dove l'acqua è più blu

com'è profondo il mare




C'è il mare. Che è profondo, come ci narra una nota canzone.

Ma qui si sale dal profondo verso la superficie luminosa come divinità disturbate da un borbottare, da un rumore fastidioso che aumenta in prossimità della luce ed è finalmente il mare come lo conosciamo noi alieni abitanti delle superfici della Terra -che nel mare riversiamo tutte le nostre schifezze e le deiezioni e al mare abbandoniamo tutto quanto eccede e non sappiamo che farcene, come ci mostrerà, poi, il film.



Film che si chiama 'Terraferma' perché sia chiaro e ribadito che noi ne siamo gli abitanti e il mare è solo una liquida appendice e un paradiso di spiagge e un inferno di tempeste -come ci narra l'Odissea e molti altri libri che abbiamo scritto e letto- dove siamo spesso naufragati e tuttora naufraghiamo, ma più quei naufraghi per definizione e condizione di miseria che sono sottesi alla prima narrazione del film.



Che racconta la storia di alcuni pescatori e isolani di un isola di frontiera e dei loro problemi di sbarcare il lunario in tempi di pesca ormai scarsa, scarsissima (perché ci siamo mangiati tutto quello che il mare conteneva di buono) e solo più tardi, come per un incidente di percorso, (un cozzare del vetusto peschereccio contro il legno di un naufragio), si manifestano gli alieni, i reietti, i maledetti 'altri': quel nostro 'prossimo' di altre terre e popoli e culture attratti come le mosche sul miele dalla nostra ricchezza illusoria, -che cediamo, vistosamente, in tempi di crisi globale, a coloro che, solo ieri, definivamo, con finta pietas e stitiche elargizioni governative e beneficenze private, il 'terzo e quarto mondo'.



'Dobbiamo decidere che farne di questa umanità eccedente.', scriveva Kapucinsky, il grande reporter-scrittore, raccontando di un villaggio africano affogato di mosche e polvere -i cui abitanti prendevano vita e danzavano meravigliosamente solo all'arrivo del camioncino di un documentarista che faceva partire la musica, registrava il suo film, lasciava qualche banconota e se ne andava due ore più tardi facendo ripiombare il villaggio nel suo ossessivo, afoso silenzio fitto di sciami di mosche.



Già. Che ne facciamo di questa umanità colorata e aliena che ci assalta a migliaia, che respingiamo, che malediamo, ma, piano piano, riempie le nostre narrazioni letterarie e i films e che ci ritroviamo poi quali vicini di casa dei piani-terra che furono i nostri marci magazzini e oggi affittiamo a prezzi proibitivi con l'avvertenza 'esente acqua alta' per lucrare qualche decina di euro in più al mese?



Nel film, di moderno 'realismo', si dice a chiare lettere 'respingiamoli'.

Perché lo dice la Legge (la legge siamo noi, così come siamo 'la politica' -ha precisato di recente Napolitano, il nostro amato presidente) e perché esiste il reato di 'favoreggiamento all'immigrazione clandestina'. E sono cazzi per chi lo viola e si frappone, obtorto collo, fra una certa, obsoleta idea di umanità e i rappresentati armati dello Stato nell'isola di confine che è il primo approdo dei naufraghi.



E' la recitazione di una 'controversia liparitana' (ricordate il libro di Sciascia?) questo film, ma qui la controversia è fra la pietà e la Legge -e viene in mente Antigone perché, a un certo punto della narrazione, la Madre eritrea e naufraga dice alla sua pietosa ospite (una pietà sofferta e che la lacera dentro) 'sei mia sorella'.



La bellezza di una storia, di qualunque storia, è la sua scrittura, la qualità della scrittura.

E la scrittura di Crialese, il regista del film, è pulita, chiara come i mattini del nostro sud e le sue magnifiche spiagge e i suoi paesaggi di isole vulcaniche.

Ed è densa di suggestioni e di scene-madri – come il nuotare dei naufraghi a vigorose bracciate verso la barca dove amoreggiano due fra i protagonisti del film (è un film corale, con molti protagonisti) e solo le luci che illuminano gli spruzzi delle bracciate definiscono la scena e raccontano con immediatezza visiva il dramma che si sta per manifestare.



E quell'altra scena, il suo contraltare ribaldo che definisce la nostra italica 'civiltà' dell'effimero, del 'tutto facile', del ballo scemo e dell'allegria turistica beota: una macarena di gruppo a bordo del peschereccio che porta i turisti alle spiagge isolate e di mare più pulito e un allegro tuffo collettivo 'dove l'acqua è più blu' – e la narrazione torna al mare dell'incipit del film, alla sua profondità, alla fascinazione subacquea, in quel mare fitto di deiezioni e pochi pesci, e, in prossimità dei bassi fondali, disseminato di scarpe da ginnastica e altri oggetti abbandonati dai miserabili, dai reietti, nel corso del loro vano nuotare verso la spiaggia lontana in un giorno di mare tempestoso -e i corpi di quei naufraghi sono chissà dove, nel profondo mare, la loro liquida bara collettiva.



'Terraferma' regia di E. Crialese – in questi giorni sugli schermi di molte città italiane