giovedì 29 gennaio 2015

Verità rivelate

mercoledì 28 gennaio 2015

La tunica di Tsipras

La Tunica di Tsipras
La cosa confortante è che la Grecia viaggia col passo della Storia. Lo faceva già prima dell'elezione di Tsipras il Condottiero, ma Samaras, leader sconfitto, chissà perché non ha voluto farlo sapere ai suoi elettori che il debito greco - per accordi segreti e indicibili/indigeribili ai cittadini europei - era scritto sul ghiaccio.
Già, perché la restituzione delle prime tranches di pagamento erano già fissate, prima delle elezioni, alle mitiche 'calende greche', tipo: 'telefonami fra vent'anni' della bella canzone di Dalla. E le ultime vanno al 2054, addirittura: debito trasferito ai nipoti, ma, più verosimilmente, 'scritto sul ghiaccio'.
E hanno ragione quelli de 'Il Giornale' a lamentarsi che gli italici quaranta miliardi di prestito alla Grecia sono in realtà un regalo e: 'Grazie Italia. Ne faremo buon uso.' Speriamo.
Speriamo che le genti greche tirino un sospiro di sollievo e che si allineino presto agli standard europei e che la ripresa economica ritorni e faccia un giretto anche intorno all'Acropoli, ma non facciamoci illusioni. Le riforme del fisco e della pubblica amministrazione comportano ulteriori pesi e prepensionamenti e/o licenziamenti e la vera ammirazione che abbiamo per Tsipras è che abbia voluto assumersi un ruolo di governo che fa davvero 'tremar le vene ai polsi' ad ogni governante responsabile e assennato.
Perché dopo le promesse elettorali - facili per definizione e un filo stupide nel loro esser gonfie di vuoto e di vane speranze - viene il momento delle scelte e della verità. Una 'tunica di Nesso' per il povero Tsipras – e speriamo che abbia in tasca la pozione miracolosa che lo salverà dal rogo narrato nel mito. Chi vivrà vedrà.
Telefoniamogli fra quarant'anni.

sabato 24 gennaio 2015

Le narrazioni della Storia

Le narrazioni della Storia
Ci riporta ad altri, più tempestosi e mitici, 'E' morto il re, viva il re!' le notizie della morte e del seppellimento austero e semplice del re dell'Arabia Saudita Abdullah e della successione -sempre misteriosa nei suoi esiti futuri- col fratellastro Salman Aziz al Saud.
Ma, forse, per uno storico capace di avvincere colle sue incursioni nei libri della Storia, l'epopea politica e personale di Abdullah non è meno interessante di quella di Elisabetta, - la grande regina baciata dalla fortuna che regnò per quarant'anni, giustiziò la sorellastra complottarda e vide affondare sulle sue coste l'invincibile Armada di Ferdinando il bigotto, grazie a un temporale formidabile e tempestivo e al fuoco delle navi incendiarie spalmate di pece.
E non sembra poca cosa, per il re Abdullah, l'aver dovuto fronteggiare l'undici settembre delle twin towers - con gli assassini di Al Qaeda coinvolti che erano, in maggioranza, sauditi -, né erano poca cosa le mene e le mire espansionistiche degli sciiti iraniani.
E anche in Grecia sembrano tornati i tempi tempestosi della grandi successioni reali, con Tsipras, l'aspirante al trono democratico, che, novello Alexandros (si vedrà quanto Mega), vuol dare l'assalto alla fortezza Europa dove regna Angela l'Austera, e detronizzarla e imporre il suo piano di Nuovo Sviluppo Economico che fa saltare i vincoli di bilancio – e il suo avversario Samaras lo accusa di essere l'ombra dei grandi dittatori comunisti della Nuova Politica Economica, la famigerata 'Nep' del grande Ilic Vladimir, che Dio lo abbia in gloria.
Ma anche da noi re Giorgio ha abdicato – e il suo 'grande elettore', Renzi, principe regnante in virtù di un 'colpo di palazzo' avallato da Giorgio, (famoso il suo detto: 'Enrico stai sereno' pronunciato pochi giorni prima dell'infame detronizzazione) si prepara a rifilarci il successore da par suo, colla politica machiavellica dei tre forni e un occhio rivolto alla sinistra interna che 'sarà leale', dice Bersani. E sarà un presidente dimezzato, che non dovrà dare ombra al principe regnante, chi vivrà vedrà.
Sinistra interna, quella del pd, imbelle e parolaia e che non ha capito niente della Storia dei complotti e degli inganni - e dei metodi furbeschi del nostro principe regnante, pronipote di Machiavelli che già fu a capo dalla carica, pardon, congiura dei 101 contro Prodi, all'epoca dell'incoronazione di Giorgio primo il Canuto.
E c'è ancora chi pensa che la Storia non sia narrazione affascinante come e meglio dei romanzi di Follet.

martedì 20 gennaio 2015

Il nero del mondo

I 'radio-ascoltatori' di Prima Pagina, su radio3, sono un popolo. Che, in quanto popolo, ha in sé tutte le diversità di opinioni inclusa qualche stranezza.
Perché c'è quello che auspica che si possa vedere alla cerimonia di consegna degli Oscar un'attrice col velo – per lui simbolo straordinario della libertà di mostrarsi in linea col proprio credo e fieri – e un altro che stigmatizza la sanzione di un arbitro, nel corso di una partita di pallacanestro, che ha intimato a un giocatore di fede e costumi 'sick' di togliersi il turbante, non previsto dal regolamento.
Ne è conseguito, - come spesso accade in questi nostri tempi di fedi radicali e fondamentaliste e divise nere di 'foreign fighters' che si realizzano e hanno le loro tardive iniziazioni nella crociata islamica del Califfato e nel tagliare le gole di ostaggi indifesi e decollarli, - ne è conseguito, dicevamo, un abbandono del campo da parte del ragazzo offeso e, udite udite, la solidarietà delle due squadre per intero che hanno interrotto la partita.
E passi per il velo, che lo indossava anche mia suocera buonanima da bambina nella vicina Croazia - ieri Istria italiana – e, divenuta giovinetta, l'ha buttato alle ortiche con grande gioia e senso di liberazione individuale, ma ci piacerebbe poter notare altrettanta tolleranza da parte dei 'velisti' islamici oltranzisti e custodi severissimi delle tradizioni di filiazione coranica che aderiscono, invece, alla 'fatwa' violenta contro un attrice porno di origini mediorientali (che vorrebbero lapidata) perché si è mostrata impegnata nelle sue gioiose attività professionali e paradisiaci affanni con in testa il 'velo'. E, sotto il velo, niente, ci vien da ridere, a noi impenitenti 'Charlie'.
Una risata li seppellirà? E' un augurio che ci viene dal più profondo del cuore, ma il milione di ceceni che ieri hanno manifestato rabbiosamente contro la piazza di Parigi fitta di 'Charlie' un po' ci preoccupa. Diciamo una risata e qualche
(metaforico) pugno - e ce ne faremo una ragione se Bergoglio si dirà in disaccordo. In fin dei conti è anche lui un capo religioso con una verità in tasca di troppo.


Mammaliturchi e giovani turchi

Mammaliturchi e giovani turchi
Non ci sono solo quelli che vogliono perdere perché un velenoso iddio li acceca e quelli che si accecano da soli. Ci sono anche quelli nati da un uovo di struzzo, - covato mentre quel volatile poco volatile teneva la testa dentro la sabbia - e con questi ultimi 'ce n'est pas question', non c'è argomentazione convincente che tenga, né evidenza palmare e tangibile e dimostrabile secondo tutte le leggi fisiche scoperte fin qua.
Ed ecco quelli che sostengono che no, non abbiamo in casa troppi immigrati di fede islamica, ma dobbiamo, invece, continuare a importarne ulteriori e cospicue quantità perché 'la democrazia è più forte' e l'islam moderato prevarrà. Si, prevarrà. Al modo dimostrato dal romanzo di Houellebecq 'Soumission'; perché un presidente islamico della 'Repubblique' eletto dal popolo conta proprio su una maggioranza di residenti e votanti ed è interessante osservare quel che accade in Turchia oggi: di giornalisti e blogger intimiditi e/o incarcerati per farci esclamare in largo e allarmato coro: 'Mammaliturchi!'. Gli islamici, nella versione postmoderna.
E' una questione di neuroni. Che vengono marchiati a fuoco da un qualche strano input che ci accade nel corso delle nostre vite e, da quel momento, tutto il software delle sinapsi e conseguenti convinzioni politiche gira intorno a quel/i pensieri dominanti – com'é accaduto a Greta e Vanessa che abbiamo salvato distraendo dal malandato bilancio dello stato dodici milioni di euro e tagliando la spesa sanitaria alle Regioni.
E c'è chi, nelle file dei 'democrats' renziani, non trova strano che file di cinesi – notoriamente assenti dall'attivismo politico e dalla partecipazione alle elezioni anche se 'aventi diritto' e in possesso di un 'certificato elettorale' – si siano accodati agli elettori della primarie in Liguria, determinando gli esiti che sappiamo e il ricorso alla Procura della Repubblica del Cofferati, storico leader sindacale e appartenente alla minoranza interna del partito che più imbelle e impotente non si può. Al più, convengono che, si, averli pagati, i cinesi, con 50 cento o cento euro perché votassero la pulzella renziana arrembante non sia stato proprio proprio elegante.
Gente tosta, questi simpatizzanti del pd, gente nata da uovo di struzzo e testa nella sabbia. Ma c'è sempre un 'redde rationem' nelle cose del mondo strano in cui viviamo e sarà divertente osservare le manifestazioni di tristezza dei 'renziani' prossimamente avviati al loro 'viale del tramonto' e compararle coll'arroganza da 'giovani turchi' che ci mostrano oggi. Chi vivrà vedrà.

domenica 18 gennaio 2015

Di 'pugni' e incendi

Il 'pugno' suggerito da papa Francesco ha qualcosa a che fare con i fanatici islamici che hanno messo a ferro e fuoco Niamey, la capitale del Niger? Incendiate sette chiese, dicono le cronache – e poco importa se erano edifici del culto dei confratelli apostolici o di altra fede. Sempre di inaccettabile violenza si parla, di risposte 'fuori misura' – e una vignetta non vale una vita umana, quella del vignettista che i fanatici pretendono 'blasfemo', e non si può – non si deve, mai! - usare una spada o un kalashnikov per combattere e annientare una matita e la libertà di espressione di una intera civiltà che rappresenta.
Oppure quei fatti di vandalismo estremo e di fanatismo 'fuori di testa' sono esattamente quel che Francesco cercava di evitare – mostrandosi in pericolosa sintonia ed empatia con coloro che sarebbero stati offesi, a suo dire, nei loro convincimenti religiosi?
Che si sposi la prima tesi o la seconda quel che non cambia è la raffigurazione di terrore/orrore che quei fanatici ci vogliono imporre coi loro gesti vandalici e le grida e le minacce. E i cronisti ci trascrivono la convinzione di uno di quei pazzi fanatici che minaccia l'Occidente di 'guerra mondiale', nientemeno. Califfato Universale versus resto del mondo, - prepariamoci alla riedizione della battaglia di Lepanto e rievochiamo le Termopili: no pasaran. Il difficile sarà trovare la reincarnazione di Leonida, mannaggia, forse sostituito da un drone.
E che la storia delle vignette altro non sia che uno dei tanti pretesti per infiammare i crani-zolfanello di quei vandali-brucia chiese e 'natural born killers' lo dicono le altre, passate esplosioni e violenze che possiamo rintracciare in emeroteca in anni recenti – a partire dalla stra maledetta e idiotissima 'fatwa' di Komeini che tanti morti e feriti e incendi e attentati ha già prodotto.
E prima si arriverà alle frontiere blindate e ai controlli severissimi in tutti gli accessi alla fortezza-Europa, coste comprese, meglio sarà per tutti. E speriamo che a nessun'altro di autorevole e sensato venga in mente l'infelicissima metafora del 'pugno' da dare a chi ti offende la madre perché sembra offrire il destro e il pretesto alle torme dei fanatici per distruggere e incendiare e uccidere.
Non passerà molto che, di attentato in incendio e/o azioni di commando assassini, rispolvereremo perfino il 'Taci! Il nemico ti ascolta.' delle guerre che abbiamo dimenticato e il nemico in casa da osservare con legittimo sospetto.
Caos nella capitale Niamey. Manifestazioni anche in Somalia, Pakistan, Algeria, Sudan e nel Caucaso. Il...
LASTAMPA.IT
foto di Enaz Ocnarf.

venerdì 16 gennaio 2015

I gamberi e la Storia

I gamberi e la Storia
...che poi, se proprio il santo padre, in caduta libera di stile e consensi, vuole tirare pugni agli irridenti e ai blasfemi di ogni risma che non si curano della fede vetusta – e inadeguata a coniugare il futuro – dei nostri ospiti islamici e pugni ai vignettisti che si sentono in illuministico diritto di mostrare, cogli strumenti della satira, il medioevo mentale e le contraddizioni epocali stridenti di quei poveretti dei covi nelle 'banlieues', avrebbe avuto largo tempo e luoghi notissimi dove esercitarsi.
Ad esempio, negli storici rings da pugilato ecclesiastico del Friuli e della Toscana – dove la blasfemia era 'di casa' e le bestemmie nelle osterie e dentro alle case sono ancora e da sempre fioritissime e fantasiosissime e da florilegio e citazione dotta di 'cultura popolare'.
E, se non l'ha fatto, sarà stato perché gli cadevano le braccia per l'impotenza ad arginare coi roghi inquisitoriali i peccatori o perché le eventuali denunce sarebbero cadute nel vuoto – come accade ormai per una lunga serie di reati del codice penale, gli 'schiamazzi notturni' inclusi'?
O i metodi degli assassini islamo-fondamentalisti e terroristi e i loro micidiali kalashnikov riaprono oggi, miracolosamente, giochi storicamente perduti e, con la sacra alleanza religiosa sancita a bordo del volo che lo menava a Manila, il santo padre, - persa l'aura santificante del 'Francesco' da cantico delle creature -, darà fiato e ideologia combattente alle brigate dei nostrani cristiani fondamentalisti e inaugurerà la stagione delle fatwe di origine e provenienza vaticana?
Della serie: 'La Storia che va col passo del gambero'

giovedì 15 gennaio 2015

Ma che delusione, Padre Santo!

Un pontificato mediaticamente perfetto si incrina paurosamente per una battuta infelicissima detta da un papa, Francesco, che della mansuetudine aveva fatto un'icona convincente perfino presso il pubblico laico e i 'senzadio' che lo osservano e lo ascoltano rispettosamente.
I tempi che viviamo imbarbariscono le persone a tal punto da far saltar la mosca al naso perfino al pontefice sommo - che parla, senza più freni e senza l'abituale, sapiente controllo semantico, di pugni che sarebbe disposto a sferrare a chi gli offende la madre. Che, per proprietà transitiva e storica metafora, è anche la Santa Madre Chiesa.
Che ci azzecchi la madre-chiesa cattolicissima e mansueta (di recente) col profeta dei conflitti e delle fatwe pronunciate in suo nome da ogni imam facinoroso della più remota moschea mediorientale e con la miriade di assassini che, appropriandosi di interpretazioni coraniche folli, assassinano degli innocenti nei paesi che li ospitano e li sfamano è chiaro solo a Francesco o, piuttosto, al suo momento di ira - che meglio sarebbe stato se l'avesse tenuto sotto stretto controllo e meglio calibrate e pesate le infelicissime parole.
Perché non è solo il tradimento del notissimo apologo evangelico - che invita a 'offrire l'altra guancia' e perdonare 'sette volte sette' - che salta gli occhi di tutti, ma ci inquieta particolarmente l'idea che si saldi una unità religiosa malata tra le due più seguite religioni monoteiste che fa proprio un malinteso rispetto verso coloro che, importando il loro credo assolutistico e barbaro in occidente, hanno creduto e credono di poter imporre una loro 'sharia' manu militari e/o manu demografica - e chi non è d'accordo e si indigna e si dice pubblicamente 'charlie' e a favore delle storiche libertà occidentali cadrà sotto i colpi dei fanatici e degli esagitati predicatori dell'odio.
Ed è buffo che una tale, enorme gaffe mediatica esca dalla bocca di un capo religioso la cui chiesa ha subito una disfatta dopo l'altra negli ultimi cinquant'anni: divorzio, aborto, chiese vuote e ora di religione facoltativa e Jesus Christ Superstar in musical cantato nei più famosi teatri dell'occidente per oltre vent'anni - e perfino la pubblicità della Lavazza girata in un paradiso new age tutto nuvolette e 'uri' vogliose di un buon caffè e un san Pietro ammiccante e complice colle gags dei più noti comici nostrani.
E se le vignette dei redattori assassinati dai fanatici fondamentalisti non erano così ammiccanti e soavi e politicamente corrette come la nostrana pubblicità della Lavazza girata in paradiso non sarà, forse, proprio per il fanatismo religioso che abbiamo importato dal medio oriente medioevale e tribale e che ci eravamo scordati di avere avuto in casa solo vent'anni fa, con i papi che hanno preceduto l'attuale che scomunicavano a man bassa i separati e i divorziati e solo Francesco, tu vedi il miracolo del terzo millennio! che sembrava finalmente tutto pacificare e cantare con parole sempre perfette la meravigliosa laude a tutte le creature del suo predecessore dugentesco?
Ma che cocente delusione, Santo Padre!
http://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-ratzinger-laveva-previsto-fu-crocifisso-islamofobo-1082979.html

http://www.repubblica.it/esteri/2015/01/15/news/terrorismo_belgi_morti-105024686/?ref=HRER3-1

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/02/vignetta-satirica-su-maometto-a-fuoco-la-redazione-parigina-di-charlie-hebdo/


mercoledì 14 gennaio 2015

Mammaliturchi

Mammaliturchi
E, se davvero fosse una 'guerra di religione', speriamo non sarà una 'guerra dei trent'anni' – come quella che ha diviso l'Europa degli stati nazionali nel Seicento e decretato la fine del Sacro Romano Impero Germanico e fatto 12 milioni di morti e saccheggi e devastazioni ed epidemie.
Che, comparata con le attuali traversie della post moderna Europa insidiata dai rancori dei Nuovi Turchi immigrati mai divenuti veri cittadini e che plaudono al nuovo Califfo di Bagdad e si costituiscono a 'cellule impazzite' o 'in sonno', ma pronte a morire per il trionfo dell'islam della sharia, sembra poca cosa ed evento storico di scarsa rilevanza – ma sono scintille che, forse, preludono a tempi più grami, inneschi di esplosione annunciate e chissà se davvero la molle e fragile democrazia europea e occidentale avrà la forza di compattarsi e reagire e vedremo come o se 'ne vedremo delle belle'.
In senso ironico, ben s'intende, - al modo di quei burloni di Charlie Hebdo morti sul campo dell'onore e paladini e martiri della libertà d'espressione ch'è si cara ai nostri cuori, ma già i primi segni di un abbassamento dei toni e il riconoscimento che la violenza dà sempre buoni frutti lo si vede dal numero ultimo dei 'tre milioni di copie' che 'Tout est pardonné' - perdono non petito e che non pacifica - ma varrà la pena di collezionarlo e metterlo in cornice perché, nei secoli futuri, i bis bis nipoti leggeranno su Wikipedia che quello fu l'evento scatenante la guerra continentale coll'Impero degli Stati Mediorientali e Africani unificati dal prodigioso Califfo e che non furono respinti 'alle porte di Vienna'. La Storia che va col passo del gambero, mammaliturchi.


lunedì 12 gennaio 2015

Le parole tra noi leggere

Le parole tra noi leggere
Rimbalzano su Facebook i mille diversi pareri e distinguo sui fatti e i morti per mano assassina di Parigi - alcuni sicuramente interessanti, altri che fanno sorridere - ma risalta specialmente il tormentone dell' 'islamofobia' - che ci sia ciascun lo dice, cosa sia nessun lo sa. Le parole tra noi leggere.
E' l'ennesima parola cretina, in verità, della sempre clamorosa querelle giornalistica che fa il pari, per rigonfiamento di vuoto, col famigerato 'giustizialismo' dell'era berlusconiana: arma di distrazione di massa lanciata e sostenuta lancia in resta dai giornali di famiglia quale fumo di sbarramento contro il ben più corposo fumus persecutionis dei cento processi del loro padrone e re di denari.
Che siamo tutti 'charlie' lo si capisce bene dalla lettura dei giornali e per le foto che mostrano i cadaveri distesi a terra dei redattori e vignettisti e quelli dei poliziotti/e (siamo tutti Ahmed) e quelli degli ostaggi di fede giudaica (siamo tutti ebrei) uccisi dalla mano assassina dei tre pazzi e fanatici assassini aderenti ai proclami bellicosi dello Stato Islamico (Isis o Califfato e Al Qaeda, ma chissenefrega dei distinguo delle fazioni e sotto-fazioni del club internazionale degli imbecilli fanatici).
E che la risposta della polizia sia stata buona e giusta e i tre assassini siano caduti sotto i colpi delle pallottole, dopo l'inseguimento e l'assedio, tutti lo 'condividiamo' o dovremmo condividerlo con milioni di 'mi piace'. Mors tua vita mea - mai espressione lapidaria fu più cogente come in questo caso e nei prossimi a cui, ahinoi, dovremo assistere nel corso di questa strana guerra 'di religione' o 'di civiltà' che ha aperto il terzo millennio del Medioevo di ritorno che viviamo.
E scendono in piazza quelli dell' 'islam moderato' - moltitudine fino a ieri silente che subiva silenziosamente e pavidamente l'onta dei 'fratelli che sbagliano': i fanatici e gli assassini usciti dalle viscere delle loro madri e le loro famiglie incolpevoli, ma, forse, portatrici sane del virus dell'islamismo violento. Fanatici che aspirano alla 'sharia in Europa' e la cancellazione dei valori e comportamenti occidentali (Boko Aram) e le nostre donne emancipatissime adornate col velo islamico - magari gli dona, vedremo.
E l'islamofobia non è la paura dell'islam e delle sotto-fazioni e sette sciite, wahabite, sunnnite e chi più ne ha più ne metta. E' piuttosto, tradotto in lingua comprensibile e sensata, il fastidio e l'incazzatura per l'avere importato senza un minimo di contrasto e 'governo' dei flussi migratori tutte le dinamiche conseguenti di morte e conflitti e 'boko aram'.
E, francamente, non ce ne poteva importare di meno di costoro e delle loro querelle medievali e conflitti tribali - e il maledetto 'globalismo' ha già fatto i danni economici che conosciamo, a causa della lunga crisi che ci affanna; e i costi economici e sociali delle mille immigrazioni di un mondo 'rotto' - da trent'anni a questa parte – ancora li paghiamo/remo con i tagli alla spesa pubblica e i sempre più asfittici trasferimenti dello Stato alle comunità locali per i loro bisogni primari.
E continuano a dirci 'islamofobi' se ci sale l'incazzatura per i morti sulle strade di quei fanatici assassini - tu vedi la insolente persistenza nel vacuo mondo di internet della parole leggere, pardon: cretine.

domenica 11 gennaio 2015

Cecità


Le statistiche aiutano. Non solo le aziende per stimare i consumi delle famiglie. Aiuteranno anche i funzionari del ministero dell'interno francese a monitorare le periferie urbane fitte di immigrati storici e oggi cittadini francesi e a calcolare quante possibilità ci sono che, in date condizioni sociali, possa verificarsi una 'conversione' all'islam fondamentalista di alcuni individui e perché.
Perché un ragazzo, figlio di una famiglia normale, con discreti risultati scolastici e che era stato ricevuto perfino all'Eliseo da Sarkozy possa mutarsi in una bestia assassina, una serpe in seno alla comunità.
Un lavoro di 'intelligence' finalizzato alla prevenzione e all'anti terrorismo che diventerà il leit motiv della fortezza Europa nei prossimi giorni e mesi e anni. E, forse, dovremmo rinunciare a una parte delle nostre libertà civili e subire maggiori controlli nei treni, aerei e autobus finalizzati ad evitare che quelle bestie feroci ripetano gli exploit assassini dei due giorni di morte che abbiamo alle spalle - nunzi di quanto accadrà nel corso del 2015 e negli anni a seguire.
E quelle statistiche ci diranno se è una buona idea quella di continuare a dare ricetto e accoglienza ai tanti, troppi immigrati che continuano a bussare alle nostre porte e che continuiamo a considerare una iattura impossibile da regolare e governare e respingere - un carico sociale che reca seco troppe incognite gravissime quali quelle esposte qui sopra.
E la sinistra di governo in Italia e la politica europea a Bruxelles oggi portano la croce dell'aver sottostimato i rischi di uno sbilancio dei rapporti fra popolazione storica e immigrati e l'allarme sociale crescente per le banlieues fuori controllo e militarizzate e le esplosive incidenze statistiche delle 'serpi in seno' che vanno ad arruolarsi nell'esercito del Califfato e tornano poi ai paesi di origine con passaporti europei facendosi beffe delle libertà che i nostri ordinamenti garantiscono ai loro cittadini.
E la stolidezza di quegli uomini di governo e partiti e associazioni di sinistra e caritatevoli è tale da fargli disprezzare quei cittadini che si riconoscono 'di pancia' nei movimenti e partiti detti 'populisti' e che favoriranno, forse, l'ascesa di Marie Le Pen all'Eliseo. Contrapposta, nell'immaginario collettivo, al presidente di ascendenza e fede islamica di cui al romanzo-predizione di Michel Houellebecq.
Gli dei accecano chi vuol perdere, si diceva, ma c'è anche chi si acceca con le proprie stesse mani e i morti di Parigi sono stesi in terra a testimoniarlo.

sabato 10 gennaio 2015

Plastiche metafore

Plastiche metafore
A 'radiotremondo' è andato in scena il conflitto che divide il nostro tempo tra le ostinate 'spalle al futuro' che mostriamo e i balbettii informi e i suoni gutturali da cavernicoli mai evoluti di coloro che dibattono e si dibattono nella temperie culturale della 'guerra di religione' e gli epici 'scontri di civiltà' tra i Neanderthal islamici e i Sapiens-sapiens occidentali. E non è detto che la linea evolutiva del terzo millennio premierà questi ultimi, ahinoi.
Si dibatteva, infatti, accanitamente, sul tema del giorno: di guerre dichiarate e fanatismi un tanto al chilo di rappers imbecilli che sono accorsi ad arruolarsi sotto le bandiere del sedicente Califfato e sono tornati in patria, i marrani, per uccidere e fare le stragi comandate. E mentre andava in onda quell'avvilente dibattere e informare di guerre e assedi non petiti alla 'fortezza Europa' e ai liberi cittadini di una civiltà evoluta ma indifesa, l'audio di una difficile connessione tra alcune scuole di Roma e l'astronauta Cristoforetti dallo spazio si è intromesso e ha dato plastica metafora di quella dicotomia che ci avvilisce e imbruttisce: le stelle a cui faticosamente aspiriamo e, di sotto, il mattatoio folle e insensato dei Neanderthal assassini nelle terre dell'Occidente.
Si stava meglio quando si stava peggio e almeno il poema dantesco raccontava magistralmente - già nel Dugento – la sacra aspirazione umana di 'tornare a riveder le stelle' che oggi ci è negata, maledizione a loro.