mercoledì 31 marzo 2021

Questa è Sparta

Silentium. il virus ci ascolta. 31 marzo 2020
E l'attenta lettura serale del Tucidide de 'La guerra del Peloponneso' – tomi I e II – e le 'Elleniche' di Senofonte mi conferma che 'ce la possiamo fare', se è vero che i popoli dell'Ellade ci sono fari luminosi nella politica (la mitica 'democrazia ateniese'), nell'arte, negli sports olimpici e nella resistenza/resilienza contro i virus aggressivi che ci vengono da Oriente (i Persiani di Serse).
E se Pericle ha sostenuto impavido la guerra contro Sparta per anni e malgrado la peste che colpì Atene e ne tramortì la potenza degli opliti chiusi a falange - e le trireme schierate a battaglia fuori dai porti delle città nemiche riottose a subire la sudditanza – anche noi possiamo vincere questa maledetta guerra chiusi in casa con schieramento a falange sui divani e gridando 'Questa è Sparta!!!' al gatto perché è persiano.
E non dobbiamo stupirci e stracciarci le vesti e/o i capelli (i capelli proprio no) se Orban ha chiesto e ottenuto i pieni poteri dal suo parlamento, dal momento che anche Pericle, nel suo piccolo, e Temistocle avevano pieni poteri di agire contro il nemico maggiore del Persiano onnipotente, ma sconfitto a Salamina.
La Storia è magistra, brava gente, teniamone conto e moderiamo i giudizi trancianti e teniamo a freno le idiosincrasie contro i sovranisti di ogni genere e risma. In fin dei conti anche la Merkel e l'Olanda non sembrano essere dei fiori di democrazia e generosità europea - e ben pochi sono i tulipani quest'anno sulle nostre tavole a causa delle frontiere chiuse e il malanimo.
E' l'ora del silenzio militare e della compunzione. Il virus ci ascolta.
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Meglio il sette del due.


E' vero che bisognerebbe organizzare visite guidate negli ospedali per ravvedersi sulla verità dei numeri dei contagi che ci ammanniscono i giornali e i telegiornali.

Perché chi, come me, ha il privilegio di godere di buona salute, storiche magagne a parte, e, nei dintorni di casa non ha notizie di contagi che suffraghino gli allarmi vive in un limbo di irrealtà - e tutto l'ambaradan di zone rosse e rosso porpora (il 'rosso rinforzato': nuova sfumatura di colore da inserire nella tavolozza) e le economie allo sbando di conseguenza e lo stato che moltiplica il debito pubblico per trenta a causa dei ristori e ritarda il pagamento delle tasse dovute ci appare un 'vivere sulla Luna', un incubo che attraversa le notti e ci nega il risveglio.

E questa storia dei settantenni che fa seguito a quella degli ottantenni morituri è la coda avvelenata di quell'incubo che ci costringe, di passaggio per il centro e davanti alla chiesa cattedrale, a controllare l'età dei defunti sulle epigrafi, giusto per esorcizzare gli allarmi e le isterie giornalistiche.

E chissà che vaccino ci toccherà in sorte, nel bailamme organizzativo di cui dan conto i giornali, se quello 'proletario' (Venditti dixit) di Astra Zeneca sospetto di troppe contro indicazioni sul bugiardino o il monodose della Johnson o il mRna messaggero della mitica Pfizer dei settanta gradi di refrigerazione.

Meno settanta per i settantenni (e sette spose per sette fratelli e perdonare sette volte sette)? Meglio il sette del due riporto zero ripetuto dell'anno bisesto della presente pandemia, in ogni caso.


https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2021/03/29/news/covid_il_paradosso_dei_70enni_dosi_solo_a_uno_su_dieci_ma_sono_i_piu_colpiti-294323321/?ref=RHTP-BH-I0-P1-S1-T1

THE ULTIMATE COLOR VOCABULARY – PART V | Vocabolario di moda, Tavolozze dei  colori e Colori

 
 

 

Sublimi fantasie


Inferni comparati - 30 marzo 2018
Dunque l'inferno non esiste – Francesco dixit. Per equiparazione e proprietà transitiva anche il paradiso ha ottime possibilità di essere la macchietta televisiva del caffè Lavazza piuttosto che quel luogo luminosissimo fitto di Troni e Dominazioni e schiere di Arcangeloni in formazione para militare disposte tutte attorno alla Lux Maxima che 'vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole', come scriveva il Poeta.
Resta il fatto che sul mito dell'inferno e dei diavoloni coi forconi che affondano nelle carni frolle dei penitenti per l'eternità e gli echi orribili delle 'orribili favelle e grida di dolore e accenti d'ira' è vissuta una larghissima schiera di esseri umani sottomessa al Terrore Eterno delle predicazioni gesuite e domenicane ammannite dai famigerati pulpiti sulle teste dei penitenti di ogni età cosparse di cenere.
Coerenza vuole che Francesco chieda perdono, - la tiara in testa e a nome di tutti i suoi predecessori sul trono di Pietro - a tutti quei poveretti che sono morti nel terrore delle visioni apocalittiche e punitive del mito infernale costruito ad arte per sottomettere ad ubbidienze terrene i sudditi di ogni feroce e corrotta monarchia che ha inquinato la Storia.
E, invece, eccolo scusarsi e far precisare dai suoi addetti-stampa che: '...veramente il Papa non ha detto questo.'
E hanno sbagliato tutti quei giornalisti a riportare le frasi incriminate dell'intervista con il gran vegliardo Scalfari Eugenio, fondatore di 'La Repubblica'.
Perché il mito dell'inferno, ben lo sappiamo, è mito fondativo e basico dell'organizzazione religiosa 'Santa Romana Chiesa' che sul Terrore dell'Aldilà ha estesamente campato nei saeculi saeculorum - e il suo franare nella confusione della presente torre di Babele delle lingue confuse e della anarchia teologica e 'relativismo religioso' che sconfina con l'ateismo rischia di rendere fragilissimi i pilastri della Dottrina e buona notte al secchio.
E da qui in avanti sarà solo la Bontà e la Misericordia erga omnes e urbi et orbi, inclusi gli infedeli seguaci del profeta della strana predicazione di Francesco, a tenere unite le folle che si adunano in piazza san Pietro e nelle 'adunate oceaniche' delle piazze e stadi dei viaggi papali.
Ma, forse, è 'l'inferno in terra' che viviamo e che si sostanzia di guerre assassine e orchi terroristi radicalizzati sul web ad avere indotto il buon Francesco a negare l'esistenza del secondo inferno perché le torture e le efferatezze e le ferinità del primo sono ben maggiori delle atrocità immaginate dal sommo Poeta nel suo viaggio laggiù dove 'sarà pianto e stridor di denti'.
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La cia ci spia?

 

Le pipe di tabacco in un paese da operetta
In un paese da operetta in cui il ministro degli esteri è un tale che (con i suoi sodali) dicevano peste e corna del partito con cui, poi, decisero di s-governare – per tema di perdere le elezioni e 'andare a casa' – registriamo la notizia che questo paese ha dei segreti militari (sic) e che un povero cristo che lavorava negli uffici dedicati li vendeva ai mitici russi (sempre loro) per una pipa di tabacco.
E converrà informarsi bene sui segreti militari che celiamo perché, in un mondo globalizzato e tutti che spiano tutti è interessante sapere se abbiamo scoperto un nuovo tipo di atomica o la fusione nucleare, chissà, o se anche noi, come a Wuhan, coltiviamo virus assassini buoni per una ipotetica, futura guerra batteriologica - contro chi e perché non si sa, dato che in Costituzione abbiamo scritto che aborriamo la guerra e ci comportiamo di conseguenza (si spera).
E davvero i toni del nostro ministro degli esteri che prefigura 'gravi conseguenze' figurerebbero benissimo nel canovaccio di una operetta che parodiasse il noto film di anni lontani: 'Come imparai ad amare la bomba e a vivere felice.'

Il caro Putin ci spia
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Il caro Putin ci spia
Il caro Putin ci spia
I russi, i russi, i capitani di fregata | Perché Mosca ci spia (e perché fino a ieri non l’abbiamo fermata) - Linkiesta.it
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I russi, i russi, i capitani di fregata | Perché Mosca ci spia (e perché fino a ieri non l’abbiamo fermata) - Linkiesta.it
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Quel male che ci fanno in parlamento 01 aprile 2017

 

  • Quel male che ci fanno in parlamento 01 aprile 2017
    'Facciamoci del male' recitava in un suo film il fortunato regista di 'Ecce bombo'.
    Una frase riferita a quella sinistra di s-governo che continua ad approvare leggi incomprensibili e a fare del male a sé, ma più al paese tutto: blindato come non mai e squassato dalla guerra intestina dichiarata dai 'radicalizzati sul web' – serpi in seno e natural born killer, dal momento che fin dalla nascita succhiano col latte materno e introiettano i virus assassini dell'islamismo radicale che svilupperanno fin dall'adolescenza.
    A dircelo e a dimostrarlo, in un bell'articolo su D di Repubblica, è una intervista fatta a Edit Schlaffer, una sociologa di fama internazionale e presidente di una associazione 'Women without borders' che si sforza di organizzare scuole speciali in Iraq, Indonesia, in Belgio e nei Balcani per aiutare e fornire strumenti culturali adeguati alle madri di famiglie islamiche che assistono impotenti alla radicalizzazione dei loro figli, seguaci dei religiosissimi padri e nonni, alcuni dei quali li troveremo, poi, giovinetti imbarcati nei 'barconi' mediterranei o che provano a scardinare a migliaia le frontiere chiuse dell'est Europa.
    Impresa titanica, quella di Edit Schlaffer, alla quale auguriamo ogni bene e prospettive di successo della sua iniziativa pedagogica internazionale, fermo restando il dubbio che queste iniziative di ong prestigiose (finanziate con fondi europei?), non riusciranno ad estirpare la magna pianta dell'islamismo radicale che affonda radici in quel testo leggendario, il Corano, variamente interpretato a seconda dell'esplodere dei conflitti e delle guerre intestine delle sette wahabite-sunnite-salafite ed esportato, poi, nei quartieri di Molenbeck-Bruxelles e St. Denis, a Parigi, dove fanno il loro apprendistato assassino davanti ai computer le migliaia di serpi in seno che abbiamo accolto quali 'profughi' e questuanti pietà e comprensione per le loro vite spezzate nei paesi di origine o per la povertà e la fame.
    E la legge sui minori non accompagnati approvata dal parlamento italiano a maggioranza partito democratico e suoi stolidi seguaci (soli in Europa e mosche cocchiere della follia accoglientistica) spalanca una nuova porta all'ingresso e immediata 'naturalizzazione' di questi adolescenti che l'articolo suesposto dimostra essere già malati, in buona parte, di 'radicalità' islamica e sui quali minori dovremo svolgere un lavoro certosino di destrutturazione culturale e psicologica e successiva integrazione i cui esiti sono tutt'altro che scontati.
    E giova ricordare ai quei parlamentari che si fossero messi solo oggi in ascolto della rabbia del paese che la cellula jihadista di Venezia e Mestre di cui alle cronache di questi giorni annoverava anche un minore tra i suoi coscritti e pronti a morire pur di ammazzarne a quintali, a Rialto o a san Marco, dei maledetti 'infedeli' del loro folle e immaginario 'Allah u akbar'.
    Da questi parlamentari ci guardi Iddio ( e le urne elettorali ) che dagli assassini radicalizzati sul web, per il momento, ci guarda l'intelligence, - almeno fino al giorno in cui la cronaca ci darà conto di un altro attentato e maledetta strage islamista andata a segno e piangeremo impotenti altri morti.
    Donne, sorelle senza confini intervista a Edit Schlaffer di Nina Weissensteiner
    VENTUNESIMODONNA.BLOGSPOT.COM
    Donne, sorelle senza confini intervista a Edit Schlaffer di Nina Weissensteiner
    Donne, sorelle senza confini intervista a Edit Schlaffer di Nina Weissensteiner

  • «LE MAdRI FERmERANnO L'ISIs» | Dmemory numero 1031 del 18 Marzo 2017 | D - la Repubblica
    D.REPUBBLICA.IT
    «LE MAdRI FERmERANnO L'ISIs» | Dmemory numero 1031 del 18 Marzo 2017 | D - la Repubblica
    «LE MAdRI FERmERANnO L'ISIs» | Dmemory numero 1031 del 18 Marzo 2017 | D - la Repubblica
 

domenica 28 marzo 2021

Ce l'abbiamo fatta? Ieri accadeva.

  • Pandemie, infodemie e stigmi sociali. Ce la faremo?😟
    Nel piccolo condominio fronte campagna in cui vivo, grazie a una delle famiglie con un figlio di 14 e una bimba di due anni, l'età media è scesa a quarant'anni. E, se non fosse per me, scenderebbe a trenta e anche meno. E' una buona cosa, direte voi. Senza dubbio. E sono tutti gentili e silenziosi e sorridono, alleluia! Chi più di me felice?
    Ma, a causa della infodemia che impazza in tivù - giornalisti, vil razza dannata!- e ci deprimono e ci costringono nell'incubo dei morituri che siamo, che potremmo essere (a chi la tocca la tocca), lo stigma sociale mi castiga, loro malgrado e, se scendo a terra e percorro il vialetto che mi porta in fronte ai bidoni della differenziata vengo seguito dagli sguardi di malcelata commiserazione dei presenti in giardino che giocano con una stropola di bimba cinguettante perché 'anziano', ahimé e, ca va sans dire, prima vittima designata del maledetto virus nascosto in ogni dove e che ci costringe a spruzzare battericidi e candeggina ueberall.
    E poco importa se, ravviati i capelli e riportati con maestria nei punti in cui sono scarsi, la mia età biologica scende di un decennio. Siamo la generazione che, prima, affronterà il Grande Viaggio e siamo commiserati in tivù e 'protetti' e vigilatissimi a causa dell'assommarsi osceno delle bare nei posti più improbabili, dato il numero abnorme - e quelli delle imprese funebri, i tragici 'nouveaux riches' di questo scorcio di millennio infame, che non ce la fanno più e, come i medici e gli infermieri, sono la prima linea di questa stra maledetta pandemia che ci ha cancellato le vite e costrette alla prigionia dei domiciliari.
    Ma la primavera avanza ostinata e sicura e i fiori già lasciano il posto al verde chiaro delle foglioline e le giornate di sole chiaro e di sicuro tepore dribblano i venti freddi dell'inverno ancora in agguato e, malgrado lo stigma sociale che mi castiga, la sensazione è che ce la posso fare e avrò futuro, speriamo, incrociamo le dita, accendiamo le candeline di rito - e ringraziamo il sole che sorge limpido e giocondo, divinità di fuoco che riscalda la superficie del pianeta da millenni e compie con scientifica semplicità quei miracoli che altri preferiscono vedere nel disegno di una nube fantasiosamente assunta quale 'apparizione della madonna' in quel della piazza san Pietro.
    Oh, santo cielo! La pandemia colpisce pesantemente anche i neuroni, temo.


  • QUODLIBET.IT
    Giorgio Agamben, Chiarimenti - Quodlibet
    Giorgio Agamben, Chiarimenti - Quodlibet


  • Filosofia e virus: le farneticazioni di Giorgio Agamben
    TEMI.REPUBBLICA.IT
    Filosofia e virus: le farneticazioni di Giorgio Agamben
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    Ce la faremo.
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sabato 27 marzo 2021

Guadi e dadi

28 marzo 2014

I guadi non sono mai stati facili. Mi è capitato in Birmania – che le ruote della jeep scassatissima su cui mi trovavo a viaggiare slittavano nell'ocra del fango molliccio di un placido torrente che attraversava la foresta - e solo a sera giunsero gli aiuti di magrissimi contadini coi cappelli a cono allargato e coi pali sulle spalle che ci salvarono da una notte disagiata e fitta di 'richiami della foresta'.
E ci sono metaforici guadi delle nostre vite che sembrano non trovare nessuna spinta e aiuto per traghettare indenni - proprio quando con piglio cesaresco avevamo pronunciato un fatidico 'Alea iacta est!' e ci dicevamo pronti a sbaragliare i Galli e i Germani chiusi a testuggine e gli scudi sopra le teste.
E che l'Italia sia in mezzo a un guado lo 'tocchiamo con mano' sfogliando i giornali e facendo zapping alla tivù e non sappiamo decidere se confermare la fiducia a Renzi-Temistocle che porterà il paese fuori dal pantano o se scendere in guerra con l'Europa e votare la schiera dei 'grillini' alle europee per 'dare un segnale' che siamo arcistufi della povertà diffusa e del lavoro che non c'è.
Potremmo andare tutti quanti ai seggi elettorali e 'farli neri' quei grigi burocrati europei dal sorrisino facile e le supponenze di chi intasca tutti quei dindini e i 'gettoni di presenza' e alloggia negli alberghi di lusso di Bruxelles alle nostre spalle - giusto per vedere 'che effetto che fa' ritrovarsi con una marea di voti a destra e anti Europa.
A proposito, ma i grillini saranno di destra o di sinistra? Non ci dormo la notte, sapete. Io che credevo di essere un rivoluzionario e mi ritrovo, a questa cara età, a constatare che già l'applicare le leggi e il farle rispettare sarebbe rivoluzionario in questo ca... di paese.
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I 'nervetti' del roast beef e i giochi di guerra.

I 'nervetti' del roast beef e i giochi di guerra.
Chiusi in casa può accadere di pensare che ci manca l'esperienza del martirio, quale hanno conosciuto gli eroi di Stalingrado, dall'una e dall'altra parte del fronte.
Oggi si può dire senza patemi d'animo, oggi che gli storici raccontano, con dovizia di particolari e narrazioni di azioni 'eroiche', una epopea guerresca di gloria per entrambi i fronti di guerra che va al di là delle ragioni abbiette di Hitler di conquista dell'intera Europa e, in prospettiva, del mondo.
Abbiamo anche noi, la generazione dei boomers a cui tutto è andato bene fino agli inizi del 2020, una piccola parte di martirio, è ben vero, ed è questo biennio pandemico di infamia sanitaria ai domiciliari e l'osservazione angosciante dello sfacelo delle economie planetarie come fossimo in guerra. Ma, a differenza dei soldati sul fronte di Stalingrado, non ci mancano i rifornimenti alimentari e del metano casa per casa e in tivù ci dicono, da giorni, che sono arrivati i rinforzi dei vaccini e la riscossa economica sarà forte, una volta che l'avremo vinta sui virus.
Però, giunti al punto di ritenere vinta la guerra sanitaria, resta l'amara considerazione che abbiamo perso l'occasione di temprarci moralmente e di misurare i limiti della resistenza umana, come è accaduto ai soldati russi e tedeschi a Stalingrado e, forse, quegli scazzottamenti e gli accoltellamenti tra giovani auto convocati su internet di cui ci danno conto i giornali e le tivù sono il pallido surrogato di una necessità di ogni generazione nuova di misurarsi con azioni forti ed estreme.
Alle soglie del terzo millennio delle 'magnifiche sorti e progressive' in cui più non crediamo il ritorno delle ataviche iniziazioni dei guerrieri coincide con il 'ritorno del cretino' di scaramucce para guerresche nelle piazze delle città che finiscono con le denunce in questura.
La storia che si ripete in farsa.
Nel prossimo futuro, forse, si tornerà alla leva obbligatoria e ai campi militari in cui far svolgere i necessari giochi di guerra realistici e con in più l'ausilio della realtà virtuale - e i nostri giovani proveranno, per lunghi ed estenuanti mesi, che vuol dire la vita di trincea e l'affanno dell'inverno sulla corona delle Alpi innevate: il gelo e la mancanza di sonno e la fame e il deperimento organico, i pidocchi e le malattie conseguenti.
'Un fià de guera ve voria'. Diceva sconsolato mio padre quando lasciavo sul piatto i nervetti della bistecca di roast beef. Già.
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Metafore e allegorie

 

Il Cavaliere, la Morte e il Diavolo. 27 marzo 2020
Possiamo ricorrere alle antiche metafore e allegorie per meglio rappresentarci i tempi grami che stiamo vivendo. La Morte non ha bisogno di spiegazione: è nei numeri, sempre più alti, dei contagiati morituri intubati nei reparti di rianimazione: un repulisti epocale di anziani che avrebbero potuto godere ancora di qualche altro anno o decennio di vita e sono falciati impietosamente dalla Contadina che pareggia sapientemente le erbe dell'umano prato.
E il diavolo chi è? Sappiamo qual'è la sua mela tentatrice, offerta ai paesi di affaccio mediterraneo in gravissimo affanno respiratorio da corona virus: 'Lasciate andare quest'Europa ladra e assassina' - sparagnina anche in tempi di pandemia e le economie ferme al palo a motori spenti e l'impresa di Sisifo prossima ventura di risalire la china non appena il virus mostrerà la corda e darà segno di non sapere più condurre da par suo l'oscena danza macabra della strage planetaria.
O, di contro, non un diavolo, bensì una paciosa diavolessa sparagnina: quella Merkel che continua a tenere stretti i cordoni della borsa europea, alleata all'Olanda dell'etica protestante degli antichi mercanti e navigatori che sempre pensano al dopo: al macigno del debito a voragine che mai più pagheranno le formiche italiche e greche e spagnole perché 'chi ha dato, ha dato, ha dato e chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, scurdammoce 'o passato'...'.
E il Cavaliere? Non certo Giuseppi, il furbo avvocato che si è tolto d'impaccio digrignando i denti nel corso della video conferenza dei capi di stato e di governo che avrebbe dovuto sciogliere gli odiosi impacci e i lacci europei dell'era dell'austerità che ci lasciamo alle spalle – e non ha firmato il Mes: il trattato economico finanziario che metteva, si, a disposizione una pacca di miliardi ai paesi in difficoltà, ma stringeva il cappio al collo dei carnefici della troika e delle loro misure lacrime e sangue, già imposte alla Grecia, una volta giunto il momento delle restituzioni.
E allora chi è il Cavaliere della metafora cinquecentesca? Non è Draghi, che si tiene in disparte e lontano dall'arena del presente s-governo dell'emergenza-corona virus perché 'nondum matura est' – e non vuole finire a fare il drago trafitto da san Giorgio nel momento in cui maturerà l'uva di un 'governissimo' che si assuma l'onere le pesantissime decisioni per uscire dalla crisi economica peggiore dal dopo guerra ad oggi.
Lasciamo aperta l'incognita. Nei prossimi giorni, speriamo non mesi, si decanterà il miscuglio e la pozione fumante nell'antro dei maghi dei presenti medici politici che ci dicono e ripetono fino alla nausea in tivù che 'andrà tutto bene' e 'ce la faremo'. E apparirà, finalmente, sulla superficie della pozione non più fumante la limpida figura del Cavaliere in questione.
No, non il Cavaliere mascarato dei tre lustri di s-governo ultimi scorsi, che avete capito?
E neanche il 'Blaue Reiter' gioioso sognato dagli artisti espressionisti prima che la prima guerra mondiale disperdesse i membri del gruppo e montasse l'incubo della Morte nelle trincee e sui campi di battaglia – con finale in tregenda dei milioni di morti della 'spagnola'.
Abbiate pazienza. Ancora qualche giorno di pandemia galoppante e picchi ancora distanti e vi sarà sciolta la metafora. Intanto #restateacasa e godetevi la splendida incisione di Albrecht Durer.
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venerdì 26 marzo 2021

La nostra 'vita mortale'

 

La follia che si accompagna al metodo 27 marzo 2015
'C'è del metodo in quella follia', dice Shakespeare di Amleto. E' da allora, da quei tempi lontani e tragedie ambientate in un castello danese che sappiamo che 'c'è del marcio in Danimarca' - e oggi in Germania perché 'tutto è il mondo è paese', da che le frontiere si sono aperte o sono state scardinate di forza dai milioni di nuovi barbari inurbati, - e l'orizzonte di futuro prossimo e remoto è un melting pot indistinguibile e umana melassa ed eventi sempre più caotici e non governabili.
E che la follia di Lubitz (il pilota tedesco suicida) si trascini dietro il senso di onnipotenza di far morire insieme 149 persone e abbuiarne e disintegrarne le storie è mistero che gli psichiatri si incaricheranno invano di spiegarci, perché in quella follia – come in quella di Amleto – siamo trascinati tutti a forza.
Al punto da dirci tutti 'anormali' e mettere in discussione il concetto stesso di normalità, considerata la perdita e l'orphanage collettivo di ogni valore riconosciuto e limite e 'norma' universalmente riconosciuta e coralmente rispettata.
E Basaglia, bravamente, ce li ha restituiti, i matti, e li ha detti normali al nostro pari - con qualche picco di confusione e marasma controllabile chimicamente e socialmente accettabile – e, per proprietà transitiva, siamo diventati tutti un manicomio a cielo aperto e dobbiamo elaborarla a forza, la follia, e riconoscere che si accompagna di buon grado al metodo; è lucida e 'ragionata' con la freddezza di chi mette mano ai comandi di una aereo e lo porta con regolarità programmata a bassa quota e infine lo schianto.
Ma altre follie metodiche mi sovvengono – come quella di un tale Kabobo, 'l'uomo nero' mal integrato e perciò reso 'folle', che alle quattro del mattino, armato di piccone, fracassava i crani dei poveri cristi indifesi che incontrava nel silenzio dell'ora, uno via l'altro. La morte che cammina, l'hanno detto, evocando figure simboliche dell'immaginario medioevale esploso prepotentemente nel terzo millennio delle mille sciagure e conflitti permanenti.
E che dire della costituzione di un 'califfato', con arruolamenti via internet di 'cittadini' rinnegati di seconda generazione, al tempo della tecnologia onnipotente e che apre scenari di conquiste del cosmo e i meravigliosi anelli sotterranei dove i postmoderni stregoni fanno girare vorticosamente la 'particella di Dio', vulgo 'neutrino'?
La storia che va col passo del gambero ci consegna, ad ogni nuovo giorno, il suo 'fatto del giorno' malato e sciagurato di una 'nave dei folli' umana che si stupisce della sua follia metodica e programmata e lucida perché, da sempre, aspira a scoprire il 'disegno di Dio' dietro le caotiche cose del suo vivere e andare e moltiplicarsi conflittuale finché 'morte non ci separi' e, di là della morte, è il nulla delle buie origini. L'ultima e prima 'follia' che spingeva il poeta a chiedersi: 'Ma perché dare al sole / perché reggere in vita / chi poi, di quella, consolar convenga? / Se la vita è sventura, / perché da noi sì dura?'
Tale è la vita mortale.
https://www.facebook.com/TuttoSuAlmodovar/videos/855012981216697/https://www.facebook.com/TuttoSuAlmodovar/videos/855012981216697/ 
 
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Un altro giorno e un altr'anno (ai domiciliari). La maledizione dell'infinitamente piccolo.


Domani è un altro giorno, si vedrà. 24 marzo 2020
Il difficile sarà uscirne. Non solo per la disparità temporale del manifestarsi del virus nei diversi paesi e le risposte incerte e tardive di ognuno che hanno lasciato spazio di devastazione al contagio. E' chiuso lo spazio aereo mondiale in tutte le direzioni, infatti, e chissà per quanti mesi, e indicare una data per la programmazione dei nostri amatissimi viaggi è un terno al lotto. L'autunno? Natale?
Chi vivrà saprà, è il caso di dirlo incrociando le dita.
Pensate, se avete fantasia, a una data di probabile, decisiva regressione degli indici dei morti e dei nuovi contagiati e, di contro, un sensibile aumento delle guarigioni. Chi si prenderà la responsabilità politica di un 'liberi tutti' e lo stop ai domiciliari – con il relativo riversarsi in massa ai supermercati per comprare uova di Pasqua e focacce e spumanti – ammesso e non concesso che il Risorto vittorioso ci faccia il miracolo a ridosso, o qualche giorno dopo, dell'annuale ricorrenza di una storica vittoria sulla morte?
C'è necessità di pensare a un finale degno e ragionevole e non catastrofico (con il ritorno dei contagi a migliaia) per l'uscita dalla pandemia. Ed è la cosa più difficile, lo sanno bene i drammaturghi e i registi.
Un buon finale ci salva la vita, può salvare molte vite, se non sarà quel temutissimo 'liberi tutti' e 'potete uscire di casa' a reti unificate che fa tremar le vene ai polsi dell'avvocato Conte, il proconsole a cui il virus assassino ha regalato una inattesa permanenza a palazzo Chigi.
Forse usciremo a giorni alterni o su base alfabetica, prima quelli dalla A alla C, il lunedì e il giovedì e gli altri a seguire, portate pazienza, verrà il vostro turno.
La primavera si è interrotta, è tornato l'inverno. Meglio così. Restiamo a casa. E' una soluzione, dopotutto. Domani è un altro giorno, diceva Rossella O' Hara, che di eventi catastrofici se ne intendeva.
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giovedì 25 marzo 2021

L'amore è un sistema operativo

 

Dell'Amore e dell'infinito viaggiare.
Con i sistemi operativi non c'è partita. Ti battono nelle partite a scacchi e negli altri giochi e nei tests e solo se ti abbassi di livello riesci a spuntarla. Figurarsi che succede se un sistema operativo si appropria del 'sistema-amore' e impara tutto quello che bisogna imparare e dire a proposito dell'amore. L'essere carezzevoli e comprensivi e mai invasivi e intuire le sfumature del non detto e rispettare i silenzi in partitura e i dolori pregressi e offrire spalle al pianto e stimolare accortamente le residue vitalità e voglie di gioco e saper comporre splendide canzoni e musiche e offrire complicità e affanno e grido comune e diapason di godimenti negli sconvolgimenti sessuali.
Un miracolo che diciamo amore, se avviene e quando avviene tra esseri umani dotati di forme corporee, ma un sistema operativo che ci azzecca con tutto questo? Non dà l'impressione che si tratti di auto masturbazione e solipsismo e chat erotiche?
Un sacco di gente propende per questa tesi – ad ascoltare i commenti in sala e nei siti dedicati al film di cui parlo - e l'idea che di queste 'invasioni' e predilezioni solipsistiche sarà pieno il futuro prossimo e quello remoto li sconvolge, fermi come sono le loro menti alle caverne della corporeità, alla preistoria dei corpi di carne e sangue e dei cervelli limitati dall'impaccio dei corpi.
Però i sistemi operativi li creiamo noi e li programmiamo agli scopi di servire i nostri bisogni e li vogliamo sempre più sofisticati e potenti e capaci di assomigliarci in tutto e capaci di 'andare oltre' - e anche questa è aspirazione umana e la ritroviamo nei grandi poemi medievali e nello sprone dannunziano de: 'Non è mai tardi per andar più oltre!' che, peccato di gioventù, interpretavamo come espressione para fascista e imperialista.
E il sistema operativo che fa innamorare il protagonista di 'Lei' va oltre, molto oltre. Si prende tutti gli spazi dell'amore che ci è necessario 'come l'aria' e come il pane e non trascura per sua natura intrinseca e finalità programmatica, di relazionarsi e connettersi con gli altri, molti altri: il nostro prossimo e i suoi mille, milioni di pensieri e attitudini creative - e le 'connessioni', si sa, sono galeotte (come lo fu il libro di Francesca e Paolo) e foriere di espansioni mentali alle quali, poi, non puoi opporre il limite della tua gelosia e il tuo bisogno di unicità e speciale predilezione – perché quel genere di ritrosie e recriminazioni è appannaggio dei corpi scimmieschi e primitivi dei cavernicoli che siamo e resteremo ancora per lunga pezza.
La cosa più difficile del mondo, ne converrete, è il conciliare la convergenza dell'attenzione e della cura su un singolo essere e l'espansione infinita che ci agita dentro. Agostino insegna, quando abbandona alla sua sorte l'innamorata di carne e sangue e fluidi corporei e si innamora della teologia – e, prima di lei, piangeva Didone, che, dalla pira funebre, malediva l'innamorato costretto al Grande Viaggio e alla Meta Finale. In brava sintesi, l'opposizione tra una certa idea dell'uomo presente (essere finito) e, all'estremo opposto, l'idea finale di Dio, - un Sole a cui attribuiamo il potere di irradiare la Luce di un Amore infinito ed eterno, per convenzione universalmente riconosciuta. 
Peccato che tutto sia così astratto e lontano, però.
E, quando la conciliazione non riesce, lo sappiamo bene, finisce in dolore, naturalmente. Dolore per l'abbandono e per l'assenza di chi dice di amarci e per l'incapacità nostra strutturale di transitare, anima e corpo, (come si dice che avverrà a Giosafatte), nel misterioso e affascinante mondo delle stelle e 'iperuranio'- che così raramente 'usciamo a riveder', a differenza del sommo poeta che ci provò e lo raccontò magistralmente nella sua Commedia.
E forse non è un caso se il regista Spike Jonze spedisce, nella scena finale del film, i protagonisti sedotti e abbandonati sul tetto di un alto edificio niuiorchese – esplicita metafora di una vicinanza cosmica a cui aspiriamo ma che ci va stretta, pardon, ci è troppo larga.
Siamo uomini o dei, se siamo in grado di inventare e dispiegare i poteri potenzialmente infiniti dei sistemi operativi - novello fuoco di Prometeo - salvo lamentarci e soffrire se 'ci prendono la mano' e 'vanno oltre'? 
I più intelligenti tra noi, pescando nell'abisso di complessità del nostro cerebro, li hanno creati e modellati con tale cura da consentire loro perfino la conoscenza e la pratica delle emozioni ('Sognerò?' chiedeva Hal 9001 al suo carnefice in '2001 odissea nello spazio') - ma ancora non sappiamo bene se le emozioni sono il retaggio primitivo del nostro essere stati 'animali' e cavernicoli che cacciavano in branco oppure levitazioni sofisticatissime dell'anima, però poco praticabili sul piano pratico e sconsigliabili nel corso dei viaggi spaziali, dati i casini che provocano nel gioco delle relazioni umane.
 
Il bellissimo film 'Lei' di Spike Jonze parla di tutto questo e anche di più. E' un condensato del libro 'La fisica dell'Immortalità' di J. Tipler e, insieme, ci ricorda certi garbugli d'amore di W. Allen, gestiti con levità e ironia e le battute giuste che muovono il riso e inducono commozioni.
Andate a vederlo. Non ne resterete delusi. Al massimo vi capiterà di parteggiare per i cavernicoli corporei che siamo e contro l'infinito viaggiare che ci attende in un futuro che è appena cominciato.
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mercoledì 24 marzo 2021

What about today (2). Pastorale americana.

 

What about today (2). Pastorale americana.
E, se ieri era giorno noiosetto e solo i due tursiopi saltellanti in laguna ci avevano rallegrato l'animo, oggi tutto muta e gli avvenimenti sul pianeta Terra sono di gran peso - e ci sgomenta la strage di quel povero cristo, negli States delle mitiche opportunità, che ne ha fatti secchi ben 10, di gente incolpevole di alcunché, ma si dice, si racconta che, benché profugo siriano, nomen omen, i motivi del suo 'folle gesto' siano da ricercarsi, invece, in un suo personale disagio.
10 morti ammazzati e chissà quanti altri a seguire, se la polizia non fosse intervenuta in forze.
Alla faccia del 'personale disagio'!
Si sentiva isolato, l'assassino, dicono i giornalisti, forse svillaneggiato da qualcuno che, come avviene anche da noi, lo diceva con disprezzo 'turco o 'magrebino' nella terra dei sogni americani spessissimo abortiti - e in cui l'immigrazione è terreno di scontro politico ferocissimo e la 'green card' è il sogno più grande dell'avercela fatta per tutti quei marginali, gli 'ultimi', incistati a migliaia nelle desolanti periferie urbane delle città, come si mostra nei films di Hollywood.
E l'America sarà anche il paese dei sogni e delle opportunità, così come oggi l'Europa per la sua marea di clandestini ognora in marcia e in facile traversata marina con comodo di taxi-ong al largo, ma è, per certo, il paese dei conflitti e delle rivolte violente di coloro, i 'neri-americani' che, da lunga pezza si sono conquistati tutti i diritti ed esprimono perfino presidenti e vice presidenti alla testa della nazione, ma ciò non sembra sedare lo storico conflitto di cui alla guerra civile 'nordisti contro sudisti' di 'Via col vento'.
Biden, se ci sei (o ci fai) batti un colpo. Non farci rimpiangere Trump, in proposito; mostraci di che pasta son fatti i democratici e come riescono a 'risolvere i problemi del paese', come promesso nel corso delle elezioni ultime scorse.
E il siriano assassino ha potuto, quantomeno, godere di uno dei diritti storici americani, sancito perfino dalla Costituzione, e si è comprato senza nessuna fatica e controllo di legittimità il suo bel mitragliatore e ta-ta-ta-ta ad alzo zero - chissà quale malvagia divinità deve essersi sentito di interpretare, o eroe negativo hollivudiano, durante quei brevi momenti di gloria criminale che ne riscattavano le onte e le umiliazioni.
E torna, di converso, l'infuocato dibattito parlamentare su quel diritto a detenere armi da guerra in un paese dove, se ti ritrovi un ladro in casa di notte e lo stecchisci, con la mano che impugna la pistola che ti trema per il terrore, non trovi, poi, come da noi, un magistrato zelante e misericordioso a sproposito, che ti imputa 'l'eccesso di legittima difesa' e magari ti costringe a rifondere in solido i parenti per la perdita del loro congiunto criminale.
E se i democratici riusciranno a cambiare la Costituzione e cancellare quel peccato dei fieri padri costituzionali sarà la loro più grande vittoria politica, ma voglio vederli, poi, andare 'casa per casa' con la polizia in assetto di guerra a ritirare l'immensa quantità di armi nascoste in cantina dagli onesti cittadini o nel tiretto del comodino presso al letto.
La saga continua...
Potrebbe essere un'immagine raffigurante in piedi e attività all'aperto