domenica 27 febbraio 2022

Il Grande Ritorno


  • Il Grande Ritorno.
    Avremo anche per l'Ucraina la formazione di 'brigate internazionali' che andranno ad onorare la 'democrazia tradita', e le mitiche 'libertà' occidentali calpestate? E si porteranno dietro il tascapane Nato che comprende un coltellino svizzero e la cioccolata fondente ultra energetica - e saranno muniti dei fucili d'assalto di ultima generazione e di una macchina fotografica per i selfie con gli indigeni e che documenterà le nefandezze dei cattivissimi russi invasori?
    E un qualche Capa redivivo o suo emulo post moderno mostrerà ai posteri il miliziano filo Nato colpito che cade all'indietro e il corpo che sembra sollevarsi da terra per la forza del colpo che lo uccide?
    Non vi sembri cinismo di bassa lega, bensì il portato, un filo sarcastico comme il faut, di tutto l'entusiasmo a bandiere spiegate che passa nei tiggi per gli eroismi degli ucraini resistenti che sempre si accompagna ai reports su quanti soldati russi (malvagi per partito preso) sono morti perché l'Ucraina resiste, vogliamo che si sappia, combatte valorosamente – ma non è dato controllare le fonti embedded su questo bagno di sangue che penalizzerebbe l'esercito invasore e ci sono prove, invece, di taroccamenti giornalistici a iosa e aggiustamenti a spanna delle notizie.
    E morire per l'Ucraina non sembra eccessivo per i nostri valorosi reporters di guerra che si mostrano una cinquantina di chilometri sempre dietro la linea del fronte con il casco in testa e la scritta Press che dovrebbe salvarli dalle pallottole vaganti e/o schegge di granata - e non vedono l'ora di informare i telespettatori (si sente, si percepisce) che presto 'arrivano i nostri' a cavallo di un caval e tutto il tristo reportage ucraino si ribalterà come d'incanto e i russi 'discenderanno in disordine quelle valli che hanno percorso con baldanza e miserabile sicurezza'.
    Dato in Kiev, addì 27 febbraio 2022 (che non è neanche un anno bisesto, mannaggia).
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Caldaie, termostati, armamenti.

 

E, mentre premo il pulsante di accensione della caldaia, perché il termostato segna 17.1, mi tormenta il pensiero che potrebbe essere uno degli ultimi giorni di riscaldamento del condominio, vista la determinazione suicida del nostro paese di schierarsi 'a coorte' (siam pronti alla morte?) con la consorteria dei paesi Nato che sanzionano la Russia fino a darsi forti martellate sugli zebedei e chiudono lo 'swift' che consente i pagamenti internazionali, inclusi quelli del gas russo.
E i pensieri che vi rotolano dietro sulla triste china della guerra che si farà, s'ha da fare, Dio lo vuole (la Libertà, il Progresso, la Solidarietà – la Trimurti fake dell'Occidente), come lasciano intendere i maggiorenti Nato intervistati compulsivamente dalle televisioni embedded e dai giornalisti con in testa l'eroico elmetto Press, i pensieri sono come onde in battigia, figlie impaurite della tempesta scoppiata al largo ieri e stanotte. Ce la faremo ad evitare il conflitto mondiale e l'olocausto atomico che ne consegue?
Non sarà che tutte queste dichiarazioni di rincalzo e di armamenti tardivi all'Ucraina, di 'leaders' occidentali e segretari di partito che si sono fatti di adrenalina o di altro, siano secchiate di benzina gettate da insensati sul fuoco russo e ucraino dei prossimi scannamenti casa per casa? E quell'eroe comico che si erge a fiero condottiero di ultima istanza, il Zelensky assunto a santo martire dai paesi Nato che spinge il suo popolo all'inevitabile massacro, (andate avanti voi...) non gli accade, nei sonni tormentati, di pensare che una sua resa immediata potrebbe porre fine al massacro?
E non sarebbe più sensato chiamare i pompieri, di qua del fronte di guerra, e intervistare in tivù quei pochi rimasti che parlano di trattative possibili e di quali offerte di pace e ragionevoli compromessi si potrebbero offrire a una Russia che si oppone manu militari allo stringersi della cintura d'assedio della Nato tutto intorno ai suoi confini?
Pensieri molesti ma che non hanno/avranno risposta perché quando si scende una china ripida è la gravità assassina a portati giù di corsa e, se fai tanto di puntare i talloni, lo sfarinamento dei sassi rischia di farti cadere rovinosamente e sbattere la schiena a terra.
Si sta, come d'autunno, sugli alberi le foglie. Eppure è primavera, la terza primavera del nostro scontento, del cupio disolvi di un triennio pandemico che si chiude col botto della guerra, forse mondiale, lo predice Biden l'insensato, imbeccato dai suoi stolti consiglieri militari, ben decisi a testare le ultime, formidabili armi in dotazione.
Stranamore è tornato, nella veste di un vecchio presidente che risale i sondaggi col garrire delle bandiere di una guerra segretamente auspicata per punire e mettere definitivamente alle corde lo storico nemico russo.
Godetevi i trailers in tivù mentre i missili fischiano sopra le vostre case e il fall out atomico si allarga e vi comprende - e sui teleschermi appannati appare la scritta tremolante de: 'fine delle trasmissioni'.

sabato 26 febbraio 2022

Oltremondi, suggestioni, patrie di ieri e di oggi.

 

Oltremondi, suggestioni, patrie di ieri e di oggi.

...che, poi, se ci capitasse di poter rivisitare il passato e mi arrivasse la cartolina-precetto a casa di presentarmi in caserma per una leva militare di estrema ratio tipo: i 'ragazzi del 99', al fine di combattere il nemico austriaco nelle trincee e sul Piave io mi darei alla macchia e mi direi disertore dell'idea di una patria siffatta basata sulla 'ossessione dei confini' (Alessandro Baricco 'The Game') perché convinto assertore di una patria europea quale già si configurava in nuce all'epoca di Francesco Giuseppe nell'Austria Felix. Stati federati sotto una illuminata reggenza e buona amministrazione.
E mi piace tanto la 'marcia di Radestky' in musica, da ballare a fine d'anno come un tango-milonga in quel globalismo ante litteram di suggestioni artistiche commiste che solo il gioco della Storia consente di ipotizzare – e sbeffeggiare così le presenti diatribe e i conflitti asprissimi e le fake news della stampa mainstream sul nazionalismo ucraino filo Nato che sarebbe da premiare.
E condannare, di contro, il cattivone Putin, mostro mediatico orribile a vedersi e udirsi, che chiedeva, ragionevolmente, un ritorno alle sfere di influenza per sottrarsi all'assedio della Nato nei paesi ex satelliti fattisi vieppiù aggressivi verso lo storico nemico russo man mano che gli arrivavano gli armamenti più sofisticati e i missili nato schierati verso est.
Ma niente. Stoltenberg (nomen omen), tetragono, ha fatto orecchie da mercante fino alla presente guerra in Ucraina e la risoluzione del conflitto si risolverà con il metodo von Clausewitz: la guerra quale mezzo politico di ultima istanza.
E nel presente Oltremondo del web che tanto ci illude (oh Ermione) potremmo ipotizzare un referendum virtuale-globale (tipo piattaforma Rousseau) su chi vince e chi perde – e se, sotto-quesito, è ragionevole ipotizzare un ritorno alle storiche 'sfere di influenza' (tipo quella degli Usa che foraggiarono il colpo di stato in Cile) o se tutto può essere brillantemente risolto offrendo alla Russia di Putin una cittadinanza onoraria in seno alla Nato con qualche stock options in più da usarsi in caso di crisi grave futura.
Creatività, gente, creatività. E' la parola-chiave del terzo millennio. Votate, votate, votate.

Nottetempo casa per casa.

 Nottetempo casa per casa.

Nottetempo casa per casa. I nazionalismi assassini del Novecento che si stiracchia dentro al terzo millennio.

Mi ha colpito il racconto che si è fatto ieri dell'aver distribuito armi alla popolazione di Kiev.
Che, se fosse toccato a me, avrei ringraziato i combattenti, grato dell'ingombrante acquisto, ma l'avrei messo (il kalashnikov) in un canto dietro la porta, nell'evenienza ultima di un feroce 'casa per casa' - e giusto in caso di disperazione, se i 'cattivi' russi si azzardassero a fucilare i civili su due piedi tanto per far cassa.
Narrazioni improbabili, ma vedi mai che la cosa incanaglisca nei prossimi giorni e mesi per l'entrata in scena dei nazistoni ucraini delle varie brigate di cui si son viste le foto nel corso della lunga guerra del Donbass che oggi si spacciano per patrioti.
Scherzi a parte. Che il nazionalismo ucraino sia oggi spacciato quale 'cosa buona' e da difendere ad oltranza perché novello 'stato sovrano' riconosciuto e foraggiato militarmente dall'Occidente mi accende un lume nel cerebro e mi sovviene che i nazionalismi del Novecento, secolo corto e maledetto di devastanti conflitti mondiali, furono quasi tutti assassini ferocissimi e causa di morte di soldati e partigiani e civili inermi a centinaia di migliaia.
E l'avere accolto l'Ucraina nazionalista a braccia aperte in Occidente e averla inserita nella cintura militare d'assedio della Nato allo storico nemico russo, col senno di poi si è rivelata mossa incauta degli stati europei ed americani che oggi si paga col sangue delle storiche rivalse e degli ammonimenti manu militari.
E meglio sarebbe per tutti se la narrativa ufficiale embedded alla Nato e al filo americanismo da un tanto al chilo la smettesse di additare Putin quale mostro dittatore sanguinario, bensì quale capo di uno stato stanco e assai provato per le croniche inimicizie e le stragi (Donbass e dintorni) e che avanza le sue ragioni di difesa territoriale con il solo strumento, la guerra, che ha costretto l'Occidente arrogante e stolto ad una riflessione approfondita sugli errori commessi negli ultimi trent'anni.
E Putin, ne sono certo, si aspetta una soluzione diplomatica onorevole ad un tavolo di trattativa che segni una cesura netta con quel passato di storiche, infinite contrapposizioni – e la si faccia finita finalmente con l'idea di 'nemico' nel terzo millennio degli Oltremondi virtuali che avrebbero dovuto cancellare infino l'idea di una guerra ancora possibile tra stati muniti di arsenali atomici spaventosissimi e capaci di annichilire la vita sul pianeta Terra.
  • Ieri accadeva. Piloti cileni addestrati dagli Usa bombardano la Casa Rosada.
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venerdì 25 febbraio 2022

Olocausti nucleari e dintorni.

 

Conviene tenere gli occhi ben fissi sulle esplosioni ucraine di oggi e dei giorni a venire e continuare a sviluppare le complicate sinapsi che ne conseguono se vogliamo capire il nuovo della Storia.
Che sembra ripetersi, ma è come i virus che sviluppano le loro micidiali varianti per sopravvivere.
Se quello che ci spaventa dell'aggressione militare dei russi è il ricordo ancora vivo del caporale Hitler che invadeva la Polonia con la passiva condiscendenza e gli errori politici dei paesi a lui intorno – e il seguito dell'espansione militare tedesca fino all'Olocausto finale - è una buona sinapsi, ma trascura le varianti virali della complessità della vita sul pianeta Terra.
Di Hitler ce n'è uno solo nella Storia, tutti gli altri sono suoi pallidi imitatori – pur se a capo di una nazione ben più vasta e solida della nazione tedesca di allora e dotati delle mille diavolerie missilistiche a testata atomica che ci fanno tremar le vene ai polsi per l'ampiezza dell'area distruttiva che comportano e include le nostre case e quelle dei parenti e degli amici.
Ed ecco la prima variante. L'equilibrio del terrore atomico ancora tiene e terrà per qualche settimana e relega nella fantapolitica i vaneggiamenti del dottor Stranamore (il bel film di Kubrik, andate su internet a vedervelo, è istruttivo). Quindi niente truppe Nato ingaggiate sul terreno e sullo spazio aereo ucraino.
Ma i brividi che provammo all'epoca dell'uscita del film nelle sale – di un missile (o un bombardiere della classe Stealth) che sfugge ai radar russi e punta veloce, troppo veloce su Mosca, e i due presidenti che si fronteggiano telefonicamente e patteggiano la punizione del reciproco sacrificio atomico di alcune città americane quale giusta rivalsa – quei brividi, dicevo, sono di oggi perché basta una frase di troppo (delle troppe e sciocche di pretesi leaders quali ci riferiscono i tiggi embedded) e un qualche capo di stato dell'alleanza Nato che ama mostrare i muscoli e spinge per una punizione severa che vada oltre le inefficaci, mitiche 'sanzioni' (Biden?) e la china discendente dei pulsanti rossi militari e dei codici che avviano l'olocausto nucleare verrà scandito in diretta dai giornalisti nel corso dei loro abborracciati tiggi di guerra.
Dieci, nove, otto, sette, sei – come quando stiamo con le bottiglie di spumante in mano in esaltata attesa dell'anno nuovo, che mai è veramente nuovo e diverso.
Noi speriamo che ce la caviamo. Ripetiamolo in coro facendo gli scongiuri di rito, perché se davvero i toni e gli stupidi fronteggiamenti verbali del Baiden, presidente inadeguato, non si attenueranno e qualche saggio consigliere non lo convincerà che Putin non è il 'nemico' da annientare, bensì il leader politico con il quale venire a patti e disegnare insieme il futuro delle sfere di influenza e l'arretramento della cintura militare della Nato dalle attuali posizioni allora è il tempo delle preghiere.
Che Dio ci aiuti, come si dice e si dirà mentre il mondo si fa evanescente nelle sue nebbie belliche e l'odore delle polveri atomiche ci brucia i polmoni.
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Il caos delle stelle danzanti.

 

Il caos delle stelle danzanti. Cronache dalla nuova peste. Part four. 20 febbraio 2020
Se è vera la formidabile intuizione del filosofo tedesco - poi ripresa in una bella canzone - che '...bisogna avere molto caos dentro di sé per poter vedere una stella danzante' ebbene, in questi giorni di corona virus scatenato e trionfante, dovremmo vederne intere costellazioni: impegnate in un samba infernale per sfuggire all'attrazione gravitazionale di un gigantesco buco nero economico.
Dalla clausura in cui mi aggiro meditabondo e 'solo e pensoso i più diserti calli' calpestando di una campagna struggentemente bella nelle sue ataviche solitudini trovo drammatica conferma di quei miei pensieri d'antan che dicono la società in cui viviamo una 'cage aux fous', - una 'cheba de mati', dove basta gridare 'allah u akbar' in un pubblico convegno per scatenare il fuggi-fuggi in cui si calpestano impietosamente i caduti, e dire 'corona virus' due volte per vedere formarsi file lunghissime davanti ai super mercati e gli scaffali d'un subito vuoti e le merci chissà quando e se nuovamente sui camions degli approvvigionamenti.
E la lettura delle puntuali descrizioni di Albert Camus della peste che dilaga in tutti i quartieri della sua Orano di fantasia prigioniera del contagio e dei fenomeni di impazzimento collettivo che ne conseguono forse avrebbe aiutato i governatori delle regioni al centro del nostro dramma nazionale e Conte, il deus ex machina dei provvedimenti emergenziali (invero macchinosi e pochissimo divini), a dire parole più assennate e impedire che il virus di una influenza di ceppo nuovo e mutato potesse fare più danni (economici) della peste veneziana di cui alla famosa basilica a cui rivolgiamo collettivamente le preci.
Ed ecco a voi il dispiegarsi della follia piena del 'si salvi chi può', gridato da tutti contro tutti: non tanto per l'espansione del contagio dai numeri, tutto sommato, gestibili – che se non si fosse fatto nessun tampone quei contagiati sarebbero iscritti nel novero delle normali influenze stagionali (e il tasso di mortalità é parecchio bassino e limitato alla fascia dei 70/80enni male in arnese), bensì per le conseguenze del panico che ha esaurito in pochi minuti le mascherine nelle farmacie e l'amuchina sugli scaffali dei supermercati, neanche respirassimo l'aria fetida di un lazzaretto stracolmo di morituri senza poter uscire '...a riveder le stelle'.
A' dda passà 'a nuttata. Ne avremo per un mesetto di sofferenza estrema, ma lo scoppiare della primavera dovrebbe aiutarci – e il primo che si azzarda a cantare le str...... di stelle danzanti per via del suo allegro caos interiore è meglio che cambi strada, se per caso mi incontra lungo i viottoli della campagna. Fanc...
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giovedì 24 febbraio 2022

Invasioni e stufe a pellets.

 

Le ragioni dei generali si analizzano a posteriori, quando si pubblicheranno i libri e le note enciclopediche che leggiamo sulle 'grandi guerre': strategie, armamenti dei fronti opposti, distruzioni di città, battaglie navali, ecc.
E azzardo che l'ampiezza dell'intervento bellico russo sia strategia studiata da mesi di una 'guerra-lampo' mirata ad abbattere in pochi giorni od ore ogni menoma resistenza dell'esercito ucraino che – proprio in questo minuto – giornalisti embedded e amanti del rischio di subitanee smentite dicono 'ben armato e deciso a difendere la 'patria' dal recente sentire filo occidentale e filo Nato con le unghie e con i denti' (sic).
E magari, fra pochi giorni, schierati i militari russi nei luoghi strategici di ogni canonica occupazione, si troverà un qualche Petain ucraino disposto a fare un governo filo russo e comincerà una nuova era e un diverso sviluppo economico di quel paese a guida russo-cinese. Stay tuned.
E le sanzioni severissime dei paesi europei e degli americani si stempereranno dolcemente nel correre del tempo e degli eventi nuovi - e saranno pagate in primis dai cittadini europei succubi con le bollette stratosferiche già infilate nelle cassette delle lettere e chiuderemo le costosissime caldaie del gas e faremo i buchi nel muro del salotto per le stufe a pellets che correremo in massa a comprare.
Diamoci tutti una calmata, brava gente. E' solo l'ennesima guerra, delle molte che l'umanità ha partorito e partorirà tutto lungo i secoli Duemila – comprese le guerre stellari, forse, chissà.
E l'Oltremondo del web dovrà fare i conti con queste riviviscenze barbariche e preistoriche e il futuro ricomincia sempre, magari con il passo del gambero: uno avanti e due indietro.
Mettetevi su un buon caffè o mangiatevi una pastina. E' solo il 24 febbraio 2022, anno post pandemico che annovererà qualche altra decina di catastrofi, da qui alla fine.
Ma ci abbiamo fatto il callo, isn't it?
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Cronache dalla nuova peste.

 


Cronache dalla nuova peste. - Part one. 20 febbraio 2020
Le prime amplificazioni della notizia maledetta del virus che dilaga mi costringe a chiedere alloggio per la notte perché neanch'io 'sono fatto di ferro' e lo spettro dei 'pazienti zero' vaganti per le strade e nei luoghi chiusi - e sui treni e sugli autobus del ritorno a casa mi spaventa - e 'meglio evitare' e 'farci il callo' psicologico, stando l'infimo livello igienico delle nostre carrozze che nessuno si prenderà la briga di irrorare di efficaci antivirali (come fanno in Cina) se non dopo il centesimo o millesimo morto ammazzato.
E le mie cronache di paura e avvilimento per quest'altra catastrofe del 20-20 che ci è capitata tra capo e collo e ci tocca testimoniare e rappresentare 'finché morte non ci separi' cominciano con la frequentazione virtuale di un 'social' del profondo web dove un professore emerito fa la ramanzina da par suo nei confronti dei 'fascio-leghisti' che chiedono a gran voce di chiudere i confini e di adottare le misure sanitario-militari che hanno adottato i cinesi (che fortuna che quel popolo non sia stato guidato da una molle e imbelle democrazia europea in un frangente di tanta tragedia e ci abbia mostrato come si fa -ospedali costruiti in dieci giorni!!- se si vuole evitare il decimillesimo morto per pandemia).
E quel tal professore dalla ramanzina facile sostiene che sia intollerabile corbelleria il confine chiuso e i relativi provvedimenti sanitari correlati perché 'ubi maior minor cessat' e tocca tenerci il mondo globalizzato e le relative pandemie e i barconi sostenuti dai taxi del mare o.n.g., e le periferie urbane delle città europee sotto efficace controllo della genia islamo-radicale che chiede a gran voce la 'sharia' e i loro figli e i nipoti cittadini europei rinnegati radicalizzati nelle carceri che vanno a sparare nelle piazze e nei teatri e nelle redazioni della libera stampa perché 'vuolsi così colà dove si puote e più non obbiettare'.
Insomma non c'è rimedio: tocca morire globalizzati e 'a chi la tocca la tocca', come ci propina l'illustre professore.
E forse gli parrà offesa fascio-leghista anche l'obbiettargli che, magari, qualche chiusura di tipo emergenziale al mondo rotto globale non è così lunare, bensì è nelle cose - e che anch'io mi sono confinato a casa per giorni 9 causa normale influenza ed eviterò le milonghe fino a cessato allarme – e si sono chiusi di brutto i confini sanitari nei ghetti e lazzaretti degli ospedali Spallanzani e Sacco ad allarme lanciato ed avviata la conta dei morti, e si chiudono le scuole e si raccomanda via tivù e internet di 'stare a casa' ed evitare teatri e altri convegni.
Ecco: parrà offesa grave al globalismo imperante nei pensieri dei professori e scrittori sinistri pontificanti a sproposito dire e sostenere che il confine si chiude a fisarmonica alla bisogna e magari si riapre ad emergenza cessata cum grano salis?
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Cronache dalla nuova peste. Part three.
Clausura. 23 febbraio 2020
Questa mi mancava. L'esperienza della clausura, intendo. O dei 'domiciliari', se meglio vi esprime quel vagare di stanza in stanza e di letto in divano, cambiando libro o telefilm - e una capatina in terrazza, di quando in quando, per vedere se il mio condominietto di campagna si decide a mostrare un silenzioso passaggio di umani ad una qualche ora del giorno:
'Buongiorno.' 'Buonasera'. 'Come va?'. 'Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie.'
Quest'ultima meglio non dirla perché mette una tristezza che lèvati, ma racconta magistralmente, sia pure in poesia, la precarietà delle nostre vite prigioniere di una indicibile/invisibile calamità naturale.
Che, poi, le suore di clausura ci hanno fatto il callo a quella loro condizione di vita e sono bene organizzate – con quei loro tragitti svelti, le mani nelle ampie maniche, ad ore precise, tra il chiostro, la chiesa e gli orti da coltivare e le cucine e la biblioteca. E sospetto che una qualche paroletta galeotta se la dicano, le sorelle più indisciplinate, ad onta della maiolica azzurrina soprastante che intima loro 'Silentium' lungo i transiti del chiostro e nelle sale di riunione. E poi cantano il gregoriano con quelle loro voci dolcissime, che figata!
E che dire di quella storia che ci raccontano gli etologi di grido in televisione, nelle infinite trasmissioni dedicate allo stramaledettto 'corona virus' delle mie beole: che si tratta di un organismo vivente vecchio di miliardi di anni (l'anzianità fa grado?) che 'si replica' a nostro danno, secondo l'antico adagio 'mors tua vita mea' dei tanti documentari di natura che abbiamo visti in tivù.
Interessa a qualche animalista mistico-religioso (di quelli delle mascherine permanenti sul viso per non ingoiare gli insetti trasvolanti e distratti) la vita residua e la replicazione di uno stronzissimo virus 'corona'?
Abbiamo sterminato e quasi estinto tigri, leoni, rinoceronti ed elefanti, non ci fermeremo davanti ad uno stupissimo virus del c.... che si replica dentro di noi approfittando delle nebulizzazioni di uno starnuto o di uno che ti sputacchia parlando a pochi decimetri dalla tua bocca (ma che schifo!).
Parola del giorno – da ficcargliela in quel posto ai dotti etologi pontificanti – 'replicazione'.
E per fortuna che, in tanta noia di clausura, c'è da fare la lista di quel che ti manca e che prevedi di consumare con razioni precise e predeterminate da qui all'eternità del tempo che ci manca per estinguere, via vaccino, il virus caxxone. Qualche chilo di pasta, olio di oliva, patate. Nella speranza che quella quantità di idioti che vediamo in televisione allontanarsi dal supermercato con un camion-carrello di roba da coprirci due anni di carestia e gli scaffali vuoti e i magazzini non più riempiti dai blocchi dei militari sulle strade non ti costringano fra qualche giorno alla fame.
Ecco, forse la quarta parte di questa cronaca sarà intitolata alla 'fame', quella di Ugolino che: '...e che conviene ancor ch'altrui si chiuda'.
Statemi bene e dimagrite cum grano salis, auto carcerati responsabili.
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mercoledì 23 febbraio 2022

La guerra direttamente in bolletta.

 

Dunque abbiamo un finale allineamento tra le sanzioni che subiamo, noi storici 'leoni da tastiera', su facebook da parte di strani giudici monocratici nominati da Zuckenberg e celati negli interstizi dei tasti che premiamo e le sanzioni decise unilateralmente dal Baiden contro Putin-il-bullo - e imposte obtorto collo ai succubi partners europei, ma più a noi cittadini direttamente in bolletta.
E ascoltiamo in tivù i discorsi reboanti e detti con perfette facce di tolla dai ministri degli esteri (il nostro in primis, apprendista stregone diligente e faccetta televisiva da primo della classe) e dai grandi leaders europei e granbritannici che ci prefigurano l'ennesimo crollo delle economie mondiali dopo quello del biennio pandemico.
Della serie: 'Il peggio non è mai morto.' e 'Andate avanti voi che a me mi vien da ridere.'
E non è tanto una questione di territori irredenti e che si sono resi indipendenti con tanto di referendum confermativo perché quella è questione antica, vecchia di anni e di costanti combattimenti tra ucraini e russofoni del Donbass (e gli oltre tredicimila morti tra le opposte fazioni), bensì di un ritorno alle più temibili 'sfere di influenza' che l'Occidente a guida americana non vuole ad est, ma alzerebbe altissimi i lai e le minacce atomiche di rivalsa se a Cuba la Russia tornasse a piazzare i suoi missili e le basi aeree di supporto – come fa la Nato in Ucraina e Lettonia e in Romania, stringendo d'assedio la fortezza Russia, storico nemico a prescindere.
E a pagare il prezzo di tanta mondiale infamia e idiozia di fronteggiamenti bellici pretestuosi è il solito pantalone europeo – vaso di coccio tra vasi di ferro – che finanzia in bolletta energetica il cambio di passo tra i gasdotti russi a buon mercato che si chiudono e le navi gasiere dell'America tonitruante che li sostituiscono.
A spese nostre, cittadini, a spese nostre. Facciamolo presente ai nostrani politici di ogni risma e fazione di imbelli e di succubi.
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martedì 22 febbraio 2022

Stay tuned. Il futuro è appena cominciato.

Una battuta da gran comico l'ha fatta, Zelensky, finalmente: 'Non abbiamo paura della Russia.' ha detto, ma in sala nessuno è scoppiato a ridere, ahilui. Perché, in realtà, se l'erano fatta sotto quasi tutti in sala (un odore malsano lo rivelava ai pochi giornalisti presenti) quando Putin è apparso in tivù a reti mondiali unificate ed ha annunciato il riconoscimento del Donbass.
Leggete il labiale 'riconoscimento diplomatico' – e, se qualche carro armato privo di insegne è entrato in quel territorio, rivendicato dall'Ucraina ad onta di un referendum sull'indipendenza vinto dalla fazione russofona, è poca cosa e necessaria a garantire che gli ucraini non attuino orribili rappresaglie e vendette manu militari contro gli indipendentisti e i civili residenti.
La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, ricordate?
E ha ragione da vendere, Putin quando ricorda di essere sempre stato trattato da nemico, uno storico nemico a prescindere dalle politiche della Russia post muro di Berlino, da parte di un Occidente che ha foraggiato l'Ucraina, stato fantoccio, in funzione anti russa con tutti i mezzi e le risorse militari necessarie a dirla parte della cintura militare d'assedio alla Russia denominata Nato.
E il film del dottor Stranamore che – 'come imparammo ad amare le bombe e a vivere felici' e impuniti - in barba alle altrui preoccupazioni (della Russia) e alle necessarie difese degli slavi assediati, finisce con quella trasmissione a reti mondiali unificate.
E bisognerà che gli assedianti della Nato decidano qualcosa in proposito, che so, una contro conferenza del Biden – seguita da una del Macron e di Boris Johnson che minacceranno sfracelli economici (chi se ne frega, ha detto Putin, lo avreste fatto lo stesso, fan....) ; il Scholz e il Draghi no, hanno troppo bisogno del gas russo e tema di lasciare i loro cittadini al freddo e con bollettte stratosferiche per lasciarsi andare ad insulsi improperi e a pronunciare le schifezze politiche dei loro partners Nato truculenti.
Dunque tutto si risolverà con toni alti e tonitruanti dalle trincee della Nato e dagli spalti del castello assediato? Forse, chissà.
Noi speriamo che ce la caviamo e che la cosa finisca con un broncio semestrale degli europei per il Donbass e per l'altra repubblica russofona che passa di mano - e la stizza del Baiden manifesta in tivù con i suoi passetti sempre più piccoli da maldischiena cronicizzato, ma temo che nel consiglio di guerra al Pentagono vi sia ancora chi ripete per filo e per segno il copione del film succitato e forse partirà qualche missile intercontinentale verso Mosca seguito da una gragnuola di altri missili in risposta, come vi si narra. Stay tuned. Il futuro è appena cominciato.

lunedì 21 febbraio 2022

Nuvole e Vespe della presente commedia di guerra.

 

Quel che manca nel canovaccio della guerra prossima ventura che si sta scrivendo è la battuta fatale, la chiosa comica che punge e ammonisce, la frase tagliente e fulminante che solo un comico di vaglia saprebbe e potrebbe pronunciare. Una risata li seppellirà, ricordate? E Zelensky, il leader ucraino, è un comico, lo sapevate?
Un comico prestato alla politica, ma che non cessa di covare nell'anima il fuoco greco del vedere la propria vita e gli eventi correlati con la luce dell'intelletto che è propria di un comico.
Provatevi a immaginare Aristofane redivivo, pungente fustigatore dei costumi politici ateniesi, e la riscrittura delle sue 'Vespe' - e la scena della commedia finale 'La Pace' con Trigeo, il contadino protagonista, trasvolante sopra uno scarabeo, che vola a disseppellirla.
Ecco è questo che ci si aspetta da un comico asceso sul palcoscenico della politica. Che fustighi chi se lo merita e ci sorprenda e ci ammali con le battute che lo hanno reso famoso sui teleschermi e che lo hanno premiato in politica fino alla leadership. Invece niente.
Qualche convocazione e obbligata presenza qua e là nel buffo canovaccio dei leader europei che corrono a turno a buscare il gettone di presenza nelle inutili e affannose trattative pre belliche e la sua attesa (di Zelensky) rassegnata di una guerra già persa e che riscriverà le sfere di influenza tra la Russia e il prepotente Occidente ammucchiato nella alleanza bellica della Nato.
E le severissime sanzioni minacciate dalla Von der Leyen sono l'altro elemento comico di questo canovaccio di guerra che si scrive a dieci mani. Sanzioni che puniranno i cittadini europei con le bollette stratosferiche di gas ed elettricità e che faranno un baffo a tortiglione alla Russia in guerra.
E quanto conti l'Europa in questo canovaccio comico-tragico lo ha mostrato la scenetta, di avvilente comicità, della Von der Leyen in parata protocollare con tanto di blusa rossa (quindi visibilissima) bellamente bypassata da quel tal ministro africano che corre a stringere la mano di Macron e dell'altro maschio alfa presente in scena – e solo il richiamo di Macron lo convince a un mezzo inchino riparatore (ma non troppo).
Beh godetevi la presente commedia degli equivoci. Se le battute sono mosce e i personaggi bolsi e tristi non è per mia colpa. Urgerebbe un altro, post moderno Aristofane a riscriverla, ma havvi a fare senza. Ognuno ha i tempi della storia che si merita.
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Aristofane, figlio di Filippo del demo di Cidateneo (in greco antico: Ἀριστοφάνης Aristophánēs, pronuncia: [aristoˈpʰanɛːs]; Atene, 450 a.C. circa – 385 a.C. circa), è stato un commediografo greco antico, uno dei principali esponenti della Commedia antica (l'Archaia) insieme a C...