domenica 27 novembre 2016

Andate al cinema o rileggetevi il Faust

Sarà un caso che il film ‘Snowden’ di Oliver Stone sia uscito nelle sale solo dopo la conclusione della ferocissima campagna elettorale che ha premiato Donald Trump e condannato all’infamia la campionessa di tutto e di nulla Hillary Clinton – da troppi americani (si, anche gli arrabbiati sostenitori di Bernie Sanders) percepita come una ‘fintona’, una donna di colla e cadreghe, interna e complice delle schifezze segrete dell’apparato amministrativo e governativo, da troppo tempo in mano ai cinici professionisti della politica e agli spioni della Nsa e della Cia che condannano Snowden all’esilio di Mosca?
Nel film, durante i titoli di coda, si ascoltano le imbarazzate e/o sdegnate dichiarazioni degli apparatniki sedicenti ‘democratici’ – la Clinton e quella scialba figura del presidente Obama in primis – che condannano senza ombra di vergogna l’operato di Edward Snowden, ex agente Cia di primo livello, di aver tutto rivelato delle attività di spionaggio a tutto campo e senza distinzione di parte politica di ogni e qualsivoglia espressione di dissenso politico operate dalla Nsa e dalla Cia e dalle organizzazioni satelliti.
E l’elezione di Trump, su questo versante, confermerà tutti i programmi di spionaggio governativo e dirà l’America ‘un grande paese’ macchiato, tuttavia, dall’onta secolare di infrangere sistematicamente quelle stesse leggi e regole di piena democrazia e rispetto delle libertà individuali che la dicono retoricamente ‘grande’ ma, in realtà, schiava delle sue ossessioni di voler tutto controllare e tutto dominare al suo interno e nelle aree del pianeta di sua influenza geo strategica.
E nel film si mostra, con dovizia di particolari tratti dalle cronache recenti, tutto l’incessante (e costosissimo) lavorio degli esperti informatici e degli hacker che piratano hacker rivali di quel mondo virtuale che è la realtà agghiacciante dei penosi e infami decenni che viviamo/vremo perché chi dominerà le reti di informazione nel prossimo futuro sarà (ma già è) il Grande Fratello che legge queste mie righe e le vostre, richiamandone le parole-chiave di ricerca e, se siete pericolosi per gli interessi geo strategici dell’America aspettatevi che uno sconosciuto vi chieda, appena fuori casa: ‘Lei è il signor tal dei tali?’ e vi inietti nel collo un liquido letale come si mostra nei migliori film sull’America malata degli spioni di stato, a partire dal mitico : ‘ I tre giorni del Condor’, che tanto influenzò il nostro sentire politico da giovinetti e fummo subito, per un rimbalzo di sdegno estremistico, ‘maoisti’ e ‘cubani’, que siempre viva Fidel.
E lo ricordate, vero, quello sguardo sgomento del bravo Redford-il Condor, nel film, che si chiedeva e chiedeva alla sua prigioniera innamorata perché avessero sterminato tutti i suoi compagni di lavoro in quella sede distaccata dove svolgeva innocue ricerche da topo di biblioteca e vi si classificavano le notizie apparentemente varie e neutre di giornali e riviste di ogni genere e appartenenza – e la causa della morte di quegli innocenti impiegati era il maledetto ‘petrolio’ della voracissima fame di energia delle industrie americane che armavano il loro governo di tutti gli strumenti di dominio diretto e indiretto sui ‘paesi del golfo’, soggetti a improvvisi golpe e cambi di regime per l’azione combinata degli aiuti e/o del traffico di armi diretto ai ‘ribelli’ – come è avvenuto nella Siria in cui si voleva pretestuosamente introdurre la democrazia e la si è consegnata, invece, al caos sanguinoso del Califfato islamico e della guerra di tutti contro tutti .
Tu vedi l’intelligenza acutissima delle azioni mirate della Cia – e segretario di Stato allora era la Clinton che ha recentemente concorso per la presidenza degli Stati Uniti d’America. Una ‘grande democrazia’ zoppa e vistosamente claudicante e un Grande Fratello orbo e stupido che non sa, mai ha saputo fermare ‘quegli spiriti malefici che esso stesso ha suscitato’ coi suoi alambicchi e i sofisticatissimi programmi di spionaggio a tutto campo di Snowden.
Andate al cinema o rileggetevi il Faust di Goethe.

venerdì 25 novembre 2016

Dio ci scampi


S.p.q.r. Sono pencolanti sui picciuoli questi renziani
Il 4 di dicembre non ci giocheremo i destini dell’umanità bensì di un pugno di parvenus della politica – imbonitori da tre palle un soldo che hanno illuso una discreta fetta di italiani di tutto cambiare per non cambiar nulla. E davvero, rivedendo nei trailers dei telegiornali degli ultimi due anni quelle facce da leopoldini allo sbaraglio che recitavano le veline renziane con l’aria dei secchioni d’antan che mandavano a memoria le poesie della vispa Teresa ci vien da sorridere al pensiero di quanto poco basti agli esseri umani per nutrire le illusioni del ‘nuovo che avanza’ e oggi già ‘lungamente ci dice addio’ – come le foglie ormai gialle che il vento distacca una a una e ci racconta della prossima primavera che chiuderà l’inverno del nostro scontento.
E un’altra stagione delle nostre vite avrà inizio e, forse, ci chiederemo fra qualche anno, inseguendo un pensiero marginale: ‘Ma quel Renzi fiorentino e la sua amica Leopolda chissà dove sono andati a finire.’
O forse no. Forse toccherà armarci della stessa pazienza che abbiamo coltivato nei tre lustri del fescennino berlusconiano e magari ‘morire renziani’. Dio ci scampi.
Nessun testo alternativo automatico disponibile.
Arroganti sulla linea del fuoco. Domani accadrà.
Sbaglia Berlusconi a dire che se vincesse il “No” Renzi dovrebbe continuare, visto che dispone della maggioranza parlamentare per farlo. Oltretutto così facendo il Cavaliere sbaglia due volte, la p…
OPINIONE.IT

martedì 22 novembre 2016

Torniamo umani (S.p.q.r. Sono pericolosamente orwelliani questi renziani)

E basterebbe prendere a prestito le metafore e le similitudini de ‘La fattoria degli animali’ di Orwell per capire che giriamo sempre intorno alla stessa questione del potere e di chi lo gestisce (male) e chi vi si oppone con scarsi risultati perché il potere sempre si perpetua e ha percorsi circolari ad ogni cambiar di stagione e di uomini (o maiali, per restare nella simpatica metafora orwelliana).
E che Renzi, – in questa straordinaria narrazione del 4 di dicembre p.v. che dovrebbe dare forma e viso nuovi all’Italia (tragica e melting pot) che ha in mente – venga definito una ‘scrofa ferita’ in corso di campagna è parte coerente dell’antica metafora del libro in questione e del dramma che si scatena quando qualcuno prende il potere con un ‘colpo di palazzo’ (‘Enrico stai sereno’) e pretende di fare una sua rivoluzione rizzandosi sulle gambe posteriori come i maiali di Orwell e dicendo buona anche la schifezza della riforma bicameralista che sostituisce gli eletti ai nominati e cambia tutto per non cambiar niente – com’è nella tradizione delle tagliatelle Barilla ‘più corpose’.
Alla via così e disfiamoci del porco orwelliano bramoso di potere e del suo costosissimo ‘Air force-Renzi’ (sic) col voto.
No alla fattoria dei maiali e delle scrofe. Torniamo umani.
L'immagine può contenere: sMS e una o più persone

Tardive resipiscenze e clamori mediatici

C’è da dire, a scanso di equivoci, che io ero misericordioso ben prima della nouvelle vague mediatica di Bergoglio e del suo giubileo – che tanto somiglia alla storica ‘vendita delle indulgenze’ ferocemente avversata da Lutero e da tutti gli altri rigoristi della Riforma.
Ed ero ragazzo quando Fabrizio cantava la canzone dei suicidi – quella ‘Preghiera in Gennaio’ che faceva venire i brividi, tanto bene descriveva la condizione umana della sofferenza spinta verso il suo limite estremo di sopportazione del dolore e della perdita. E mi commuoveva il pensare a quel gesto magnifico e umanissimo di un Dio che tutti li baciava in fronte, quegli addolorati e sconfitti dal dolore di vivere che avevano guardato in faccia la morte e le erano corsi incontro perché liberava l’orizzonte loro personale da uno stato di vita indegna di esser vissuta a quel modo e con quel diapason di sofferenza.
E la chiesa di allora, la Chiesa delle scomuniche e dell’avversione cieca e feroce verso ogni autogestione del rapporto personalissimo che tutti noi intratteniamo con la vita e con la malattia e la morte, mandava, invece, quel corteo di addolorati e vinti, in ‘terra sconsacrata’. Reietti e maledetti dalla comunità dei pretesi e arroganti ‘credenti’ – come se i cimiteri fossero regno loro, dei preti che celebrano i funerali, e solo la loro benedizione possa aprire le porte di un supposto aldilà della consolazione e del riscatto.
E abbiamo ancora in memoria le fragorose battaglie mediatiche dei cari vescovi e cardinali contro tutti noi che indicavamo alcuni casi di eutanasia come pietosi e misericordiosi e ragionevoli, a fronte del dolore estremo della loro malattia – e loro, invece, ferocemente schierati a favore di accanimenti terapeutici davvero degni di miglior causa; e si facevano forti della loro insensata ‘verità rivelata’ e del monopolio della ‘parola di Dio’ da chissà chi e perché consegnato nelle loro mani.
E prima di me e dei resipiscenti e tardivi preti e vescovi e papi che finalmente predicano la misericordia quale ‘via di salvezza’ altre religioni e altri monaci e sacerdoti e filosofi dei templi buddisti e induisti hanno considerato la via della compassione universale la ‘via maestra’ di un ‘Risveglio’ ad una condizione di migliore e più saggia vita – e migliore condizione di relazione con il nostro prossimo.
E il confronto tra quelle religioni antichissime e la nostra sembra indicare che nessuna verità esclusiva si possa consegnare ad alcuno – meno che meno a coloro che hanno combattuto crociate e/o jihad per affermare la sola e unica ‘Via, Verità e Vita’ e hanno seminato terrore e morte in quella loro folle predicazione lungo i secoli.
Non sarebbe male se, alla luce di tutto ciò esposto, si chiudesse il sipario mediatico e la piaggeria dei mezzi di comunicazione di massa verso il Vaticano e i loro esponenti. Davvero non hanno molto da insegnarci, a parte l’indicarci le loro molte stoltezze storiche e le tardive resipiscenze.

Bodhisattva (devanāgarī बोधिसत्त्व) è un sostantivo maschile sanscrito che significa “Essere (sattva) ‘illuminazione’ (bodhi)”. È un termine proprio del Buddhismo.
IT.WIKIPEDIA.ORG

domenica 20 novembre 2016

Del governo futuro delle cose

Mettiamoci il cuore e i pensieri in pace: le cose non vanno - quasi mai - nel senso da noi desiderato. Che siate di sinistra, destra o centro avete buoni e diversi motivi per essere insoddisfatti del corso del mondo in questi anni di conflitti annunciati o già deflagrati – vedi la guerra intestina che ci hanno dichiarato le 'serpi in seno' e i morti per le strade di quel terrorismo islamico dei 'radicalizzati sul web', figli e nipoti dei troppi immigrati mai integrati che abbiamo stipato nelle periferie urbane in decenni di s-governo delle sinistre europee.
E i pervicaci soloni del giornalismo 'embedded' di sinistra/centro che non ne hanno azzeccato uno dei sondaggi cruciali della 'brexit' e dell'elezione di Trump oggi si sono riciclati in Cassandre e menagrami e paventano sfracelli anche maggiori di quelli del biennio orribile 2015/16 con Trump alla presidenza - e gli si è bloccata la digestione, poverini, e girano con il Maalox e la Biochetasi in tasca e si consolano con le vignette rancide di Ellekappa e di Vauro, ma non si vive di sola satira, cari, bensì di sogni che si inverano e/o di incubi che abbuiano il nostro orizzonte di futuro ed è il vostro turno, fatevene una ragione.
Perché il redde rationem della Storia è sempre dietro l'angolo e i Greci lo chiamavano Nemesi e ne avevano fatto una divinità terribile del destino cattivo che fa seguito alle nostre male azioni e ai pensieri sbagliati che abbiamo permesso ci intridessero i neuroni malati di buonismo: una clamorosa, sinistra abdicazione al governo delle cose e della nazione e un pessimo modo di gestire la realtà e di governarla ai fini ragionevoli di una vita vivibile e di un progresso che sarebbe stato possibile anche in tempi di crisi globale, se non ci avessimo buttato dentro il caos dei barconi alla deriva nel Mare Nostrum e l'immigrazione selvaggia a sei cifre.
E speriamo che la 'brexit 3' del referendum voluto dall'imbonitore fiorentino mandi finalmente a casa tutti gli alfieri dello s-governo immigratorio e cominci un vero governo degli eventi rispettoso delle leggi e delle frontiere e dei fragili equilibri delle economie europee ancora in rotta e con cifre da zero virgola. Dipende da voi, cari e-lettori. Votate assennatamente e liberatevi/ci degli imbonitori che così tanti conflitti presenti e futuri hanno stipato in questo povero paese.

martedì 15 novembre 2016

Tempo di traslochi

Sarà perché sto mentalmente preparando un trasloco che il governo delle cose e ‘ogni cosa al suo posto’ mi stanno così a cuore? E quando mi prende il panico per l’immane quantità di lavoro che un trasloco comporta mi tornano a mente i vecchi adagi tipo ‘una cosa alla volta’ – che è sempre buona regola e percorso obbligato per sbrogliare le matasse della nostra vita quotidiana e riordinare il troppo di tutto che abbiamo stipato nelle nostre case lungo i decenni delle nostre vite.
E dal micro al macro: gran fermento sta provocando il ridisegno del mondo che ha in mente Donald-l’intruso, secondo i manifestanti della fazione sconfitta che ‘non se la mettono via’ e pretendono di ‘mandarlo a casa’ prima ancora che si insedi nello studio ovale.
Ma già si fanno i nomi dei prossimi governanti e dei segretari di stato e dei consiglieri più autorevoli che decideranno la politica americana dei prossimi quattro anni ed è bene che questo genere di cose vadano per la ‘diritta via’ e non conoscano impacci e conflitti troppo accesi perché i desideri folli degli sconfitti causerebbero lo sconquasso della fragile democrazia americana più di quanto faranno le reboanti dichiarazioni di Trump di restituire al mittente milioni di clandestini e ‘sin papeles’ che vivono di espedienti nelle avvilenti periferie urbane delle metropoli americane.
C’è un gran bisogno di governo in questo mondo rotto e milioni di schegge impazzite schizzate per ogni dove che le sinistre europee hanno portato al collasso – in primis per non aver saputo gestire e governare la catastrofe umanitaria dell’immigrazione clandestina a sei cifre e le conseguenti ‘giungle di Calais’ e di Ventimiglia e i bivacchi dei pretesi profughi nelle stazioni delle principali città europee e i disordini e le molestie di Capodanno alle donne di Colonia, Zurigo, Helsinki quali ci hanno consegnato le cronache 2015/16: anni orribili di morti per le strade e nei ristoranti e teatri e aeroporti per mano dei ‘radicalizzati sul web’ assassini prodotti dalla disoccupazione e dalla mancata integrazione degli immigrati che abbiamo stipato a milioni nelle orribili ‘banlieues’ dove la polizia non si azzarda a mettere piede. Enclaves di miseria e di un rancore sordo contro l’Occidente incapace di vera accoglienza e di integrazione e polveriere dei futuri conflitti annunciati.
E tutto il discutere che si fa di ‘populismo’ e tutto il fracasso che è conseguito all’evidenza della rabbia degli elettori che hanno votato per la brexit e per Trump e, forse, speriamo, contro Renzi e le sue ridicole ‘riforme costituzionali’ finalmente approda a tardivi ‘mea culpa’ e angosciate domande su ‘dove abbiamo sbagliato’.
Avete sbagliato a spacciare facile misericordia benedicente e l’avvilente retorica dell’accoglienza buonista quando i sindaci vi dicevano, uno via l’altro, che i loro cittadini non ci stavano a trasformare le loro città e paesi in bivacchi di nuovi poveri e nullafacenti e mendichi.
Avete sbagliato nel non voler considerare che il troppo dell’immigrazione a sei cifre mal si concilia con un paese che non conosce crescita economica da oltre dieci anni.
Avete sbagliato nel cercare di imporre all’Europa le ‘quote’ che nessuno ragionevolmente vuole al di là delle Alpi perché le elezioni li castigano e se gli elettori vi castigano vuol dire che vedono le cose sbagliate nelle strade e nei parchi cittadini che voi vi ostinate a non vedere e/o a dirle governabili ad onta delle mille evidenze contrarie – vedi, oggi, il sindaco Sala, buonista per partito preso (il disastrato PD di Renzi) che chiama l’esercito a sedare la guerra per bande delle sue periferie fitte di immigrati che non trovano lavoro e si dedicano al suo surrogato criminale dello spaccio e dello sfruttamento della prostituzione.
Davvero c’è bisogno di vero governo e di un radicale cambio di politiche nell’Europa sconvolta dalla brexit e dell’elezione di Trump.
Buongiorno, cari e-lettori, è tempo di traslochi. Il futuro è incominciato.

sabato 12 novembre 2016

God bless America 2


Ci vorrà del tempo prima che si possa vedere un primo scenario di nuovo governo del caos globale che Trump eredita dalla pessima amministrazione Obama, ma già sul fronte caldissimo della Siria l’aver abbandonato alla loro sorte quel confuso fronte di non meglio precisati ‘ribelli’ che fronteggiano con nessuna speranza di vittoria Assad e la Russia sua alleata fa ben sperare che si possa tornare a un fronte comune decisivo per la vittoria contro il mostro dell’Isis.
Ed è il ‘fronte interno’, invece, quello che preoccupa di più: quella guerra insensata di piazza che gli hanno dichiarato i suoi oppositori e rischia di travolgere la fragile democrazia americana con scontri e violenze e arresti in crescita esponenziale – e magari, prossimamente, delle contro manifestazioni a favore di Trump, Dio ce ne scampi, che prefigurerebbero scenari sud americani.
God bless America.

God bless America





God bless America

E l’analisi del voto americano ci dice che tutta la retorica nero-ispanica-femminile sparsa a piene mani da una Clinton indiavolata e sicura del suo trionfo nei suoi comizi è mezza fuffa e, invece, ha trionfato quella ‘minoranza silenziosa’ dei ‘voti elettorali’ nei diversi States, l’America profonda, che chiedeva ‘law and order’ e che è trasversale agli opposti schieramenti e coinvolge perfino quegli immigrati da più generazioni oggi cittadini americani a tutti gli effetti.
E speriamo che gli indignati e gli sconfitti e perdenti del voto che manifestano da giorni nelle diverse città contro l’elezione di Trump si fermino a un passo dal baratro perché se la loro protesta di piazza dovesse tracimare e diventare incontenibile e violenta si dispiegherebbe il dramma di una sedizione e ‘prova di forza’ che prova ad imporre coi moti di piazza la cancellazione dei risultati di libere elezioni, – un ‘golpe’ inaccettabile e che vedrebbe schierato l’esercito e la guardia repubblicana a sostegno della polizia e questo scenario trasformerebbe la commedia americana in tragedia massimamente violenta di cui davvero non vogliamo parlare e predire perché crollerebbe la fragilissima diga della democrazia e ‘apriti cielo’ e diamoci tutti una regolata perché il governo del disordine mondiale non può che cominciare dall’America di Trump, che Dio benedica l’America.


giovedì 10 novembre 2016

Quell'aria da commedia americana

Con un’aria da commedia americana / va chiudendo anche questa settimana. / Ma l’America è lontana / dall’altra parte della luna….
(L. Dalla buon’anima)
‘Anche sulla vicenda Trump, larga parte del giornalismo pensoso ha dimostrato di essere completamente scollegata dal reale, reputando “impossibile” ciò che per loro era moralmente inconcepibile: ovvero la vittoria di un buzzurro come Trump. La sua elezione è un’altra mazzata per le vedove inconsolabili del menopeggismo. Più si arrabbiano perché a “sinistra” non si fanno bastare gli improponibili Renzi e le Clinton, e più gli elettori danno loro torto. Non ne beccano una. A tal proposito, una cosa buona nella vittoria di Trump c’è: la reazione di Zucconi. E’ davvero una sagoma in queste ore. Idolo Vittorio: mille di questi giorni. ‘
Andrea Scanzi – Il Fatto Quotidiano


Le premesse dei sondaggi sbagliati e dello schieramento delle truppe giornalistiche mondiali a difesa della Clinton, generale fellone.
Larga parte del giornalismo ha un’unica funzione: dirvi che morirete tutti, per giunta tra mille tormenti, se perderanno quelli per cui loro tifano. Cameron, Renzi, Clinton. E’ successo con la Brexit, sta accadendo con Trump. Figuriamoci. Le vostre e nostre vite scorreranno come prima, né più né meno. Vale, per la cronaca, anche per il referendum del 4 dicembre. Questo clima da “o noi o l’apocalisse” ha davvero frantumato le palle. Andrea Scanzi (da ‘il Fatto quotidiano’)


A buoi scappati dalle stalle si battono il petto, i cialtroni della pretesa intellighenzia mondiale. http://www.ilfattoquotidiano.it/…/donald-trump…/3180861/

mercoledì 9 novembre 2016

Gli dei che accecano chi vuol perdere

Bisogna rileggere tutto quanto è stato scritto dai maggiori giornali d’opinione e di partito e detto in tivù dagli opinionisti di grido per capire il senso della metafora degli dei che accecano chi vuol perdere. Perché non esiste nessun dio, ca va sans dire, ma solo la cecità e l’imbecillità che si imbelletta di intelligenza e si mostra vanesia e stupida in pubblico come Hillary Clinton nei suoi comizi e i concerti e le ovazioni della sua parte politica assistita dai pretesi intellettuali chiaroveggenti – che adesso si stracciano le vesti e ‘il re è nudo’ e tutto è illuminato della disastrosa scena politica e sociale americana e si battono il petto e gridano ‘aiuto!’ ma il loro destino è quello degli sconfitti di ogni guerra e pietà l’è morta.
E non mi è di nessun conforto il ricordarvi che ‘Ve l’avevamo detto’ e ripetuto che il disagio dell’America profonda, della white America stanca di globalizzazione e disoccupazione e melting pot conflittuale e violento sarebbe esploso, prima o poi, (e ci stupisce il prima e la civiltà dell’averlo detto democraticamente col voto); ve l’avevamo detto e ripetuto che avreste pagato caro il culto del disordine sociale e globale spacciato per buonismo – e la retorica infingarda della vostra impresentabile candidata del ‘costruire ponti’ invece che muri quando l’evidenza del disordine globale invocava argine e contenimento e governo del disordine globale che ci affligge, di qua e di là dell’Atlantico.
E adesso, povera donna candidata, poveri giornalisti embedded che stridete come aquile ferite e cieche nel cielo plumbeo della vostra insipienza e incapacità sopra un’America che vi ha detti incapaci di governo e capaci, invece, di errori geo strategici spaventosi – come quello che ha scatenato la guerra civile siriana e liberato il mostro assassino del Califfato e dell’Isis e dei ‘radicalizzati sul web’ che seminano terrore e morte?
Dubito che siate capaci di analisi chiare e intelligenti e dei conseguenti mea culpa perciò continuate a leccarvi le ferite e a meditare nelle galere della Storia la vostra cocente sconfitta.
Ve la siete cercata con accanimento e arroganza degna di miglior causa e questo gli dei, i metaforici dei, davvero non lo perdonano.
E adesso l’Europa. E il 4 di dicembre l’Italia. Brexit 3 la vendetta. Contro l’arroganza degli stupidi globalisti e buonisti che fanno di tutto per perdere e imporci il disordine sociale del melting pot malamente mascherato da infingarda misericordia e pretesa accoglienza.

venerdì 4 novembre 2016

Appuntamento su questi schermi



Il detonatore che è stato innescato dalla decisione dei giudici britannici di togliere ogni valore determinativo alla ‘brexit’ e al referendum che l’ha decisa e di affidarlo, invece, al parlamento è foriero di prossimi conflitti e disgrazie politiche e sociali e i giornali popolari, in effetti, sono pieni di toni accesissimi e belligeranti e accusano quei giudici e i loro mandanti di essere contro il popolo.
Una crisi istituzionale che va dritta al cuore del problema e del presente dibattere sul ‘populismo’: se la sovranità appartenga al popolo e se le sue determinazioni devono essere rispettate lungo tutta la via gerarchica della democrazia rappresentativa o se: ‘Voi non contate un c….’ e tutto il potere è nelle mani dei maledetti parlamentari che, passata la festa dell’elezione, gabbano il popolo santo che i latini coglionavano dicendolo ‘vox dei’.
E bene ha fatto la signora Teresa May – brava e sbrigativa massaia di governo – di rimandare all’Alta Corte tanta questione di sciabola e fioretto politico-istituzionale e di ventilare le dimissioni del governo e il ricorso alle urne per mettere finalmente spalle al muro tutti quei deputati che pensano di potersi burlare del popolo che li elegge e di non tenere in nessun conto i suoi deliberati referendari. E chi pensasse di accusarmi di ‘populismo’ sappia che metterò mano alla pistola o alla spada e appuntamento alle quattro del mattino dietro al convento delle orsoline fuori le mura.
E ci sarà da ridere, fra qualche giorno, nel leggere e ascoltare le forti reazioni dell’una o dell’altra parte politica della ‘battaglia delle Midway’ presidenziale – con The Donald e/o l’ipocrita Clinton delle mille menzogne e mails dirottate sui server privati che si rimprovereranno reciprocamente di brogli clamorosi e di furto di democrazia. E mi sbellicherò dalle risate se a farlo sarà l’avvocato Hillary – che, lungo tutto la campagna elettorale, ha accusato con toni forti il rivale di scarso senso democratico, ma voglio vedere se striderà come un’aquila ferita e griderà al riconteggio immediato delle schede se dovesse perdere per uno zero virgola o per l’uno per cento in Florida o chissà in quale altro stato ballerino.
Chi di populismo ferisce di populismo perisce? Chi vivrà vedrà, appuntamento su questi schermi.

mercoledì 2 novembre 2016

Del 'restare umani'

‘Stay human’, si leggeva sulle t-shirt dell’estate e c’è da chiedersi che significa, di questi tempi, ‘restare umani’. I ‘buonisti’ di ogni ordine e grado ci propongono, da decenni, una loro ricetta pietosa, ma gli effetti collaterali di quei loro farmaci misericordiosi e densi di ‘accoglienze’ universali fanno rizzare i capelli in testa e fanno andare i pensieri agli attentati di Nizza e Parigi e Bruxelles e alle integrazioni impossibili delle città europee in affanno immigratorio e alle rivolte urbane dei neri americani che catalizzano la protesta della ‘white America’ e, forse, ci consegneranno la sorpresa dell’elezione del ‘nazista dell’Illinois’ alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Chi vivrà vedrà.
La realtà degli uomini e delle donne, in verità, è talmente sfaccettata e contraddittoria che alcuni le preferiscono lo ‘stay animal’ – e, di conseguenza, fioriscono i siti animalisti sui vari ‘social’ e le foto di animali dolci e coccolosi e carezzevoli e ‘pelouche’ straripano su facebook e si sostituiscono a quelli delle persone. E oggi i cani domestici vengono chiamati ‘Renzo’ e ‘Luisa’ e ‘Jerry’ e passa i suoi guai sui ‘social’ chi denuncia il troppo che stroppia e il pesante impatto igienico e ambientale che ha il loro aumento esponenziale nelle nostre città di pietra e asfalto lavate solo dalle piogge d’autunno.
E ieri guardavo e ascoltavo con grande attenzione il docu-film ‘Human’ di Yann Arthus Bertrand: sintesi di un lavoro immenso di 2000 e passa interviste all over the world a persone le più varie e diverse e quasi tutte male in arnese e sofferenti e poveri in canna e condannati a morte nelle prigioni americane e mi veniva naturale, di riflesso, provare il mio pensiero in una faticosissima sintesi su cosa è umano e cosa no – e umano, a quanto si mostra nel film, è sia il male che commettono i criminali che poi si ravvedono una volta imprigionati e in attesa di esecuzione, sia la follia dei dettati religiosi quale si mostra nel film: con le immagini delle folle oceaniche della festa del ‘kumbh mela’ in India e le prostrazioni di massa e l’ipnotico fluire dei fedeli islamici intorno alla ‘kaaba’ a La Mecca. Maledetto oppio dei popoli e incubatrice di conflitti spaventosi quali quelli che hanno portato alla nascita dello stato islamico e ai ‘radicalizzati sul web’ che tanti morti hanno lasciato sulle nostre strade e piazze.
E il regista si dice profondamente rispettoso di quelle follie oceaniche e delle ipnosi della varia e diversa religiosità che affligge come una malattia incurabile la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, ma tace sulle migliaia di morti che quei raduni insensati hanno provocato nei secoli e non prende in nessuna considerazione il possibile governo di quel caos che pure dovrebbe essere preoccupazione massima degli amministratori della cosa pubblica cittadina e nazionale.
Una naturale propensione a tutti assolvere e perdonare, quella di Arthus Bertrand, che fa a pugni con il ritorno dei despoti e dei tiranni e dei pretesi ‘fascisti’ sulla scena mondiale e con la richiesta che viene dalla ‘pancia’ degli elettori di moltissimi paesi di sicurezza e ordine.
E da tutta la lacrimosa e dolorosa ritrattistica umana di quel film si evince che nessun governo del caos è possibile e auspicabile con pugno di ferro, bensì che dobbiamo accettare il medioevo di ritorno che affligge i paesi dell’Occidente sotto arrembaggio e invasione dei nuovi poveri delle economie globalizzate e dei conflitti che ne nascono.
Restare umani, di fronte a questo orizzonte di futuro di invivibilità e di necessarie frontiere blindate e difesa della nostra residua ricchezza di figli dell’Occidente evoluto è davvero molto difficile.
L'immagine può contenere: 6 persone , spazio all'aperto
Folle e follie
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