domenica 29 ottobre 2017

La caduta degli dei democratici. Ieri accadeva

Un anno fa
Possiamo immaginare il panico che si è diffuso nel quartier generale di Hillary Rodham Clinton ieri sera, quando i media giornalistici hanno diffuso ‘all over the world’ la ferale notizia di una ripresa di indagini sulle famigerate mails fatte scorrere sul suo server privato per chissà quali miserabili ragioni di ‘polvere sotto il tappeto’ e frettolose archiviazioni di atti pubblici concernenti la sua disastrosa politica geo strategica in qualità di segretario di stato dell’amministrazione Obama.
E se considerate la sua quindicinale attività di avvocato al servizio delle grandi corporations dell’industria e del denaro potete avere un’idea di quali gigantesche menzogne Hillary abbia raccontato nei comizi con perfetta faccia di tolla ai suoi probabili elettori sul merito della lotta alla povertà, della pietas dovuta ai ceti popolari e ai meno fortunati, e del maggior riguardo politico per i neri rivoltosi, gli ispanici immigrati e tutto quel mondo di sfigati e poveri cristi che dovrebbero eleggerla al sacro soglio della presidenza degli Stati Uniti d’America – mettendola definitivamente al riparo dalle accuse gravissime che la insidiano dappresso e che Donald Trump ha giurato di farle pagare incriminandola di fronte a un grand jury.
E possiamo divertirci a giocare al vecchio gioco del ‘cui prodest’ e interrogarci quanto vogliamo sul ‘chi è’ e su quale curriculum politico abbia il direttore del F.b.i. che quell’inchiesta ha riaperto a undici giorni dal voto, ma la botta ricevuta da quella perfetta macchina di menzogne politiche che è Hillary Clinton e dalla sua gioiosa macchina da guerra e da soldi elettorale e dal suo staff e dai suoi danarosissimi supporters industrial-finanziari è la botta di un Tir che ti investe di lato e fa deragliare il treno di una campagna elettorale che lei per prima ha voluto sporca e vigliacca – e ha attaccato a testa bassa il suo rivale sullo scivoloso terreno dei suoi rapporti con le donne e trascurato il civile confronto politico sui temi tragici che infiammano il mondo intero : le economie in declino storico e le maledette migrazioni che accentuano il trend economico negativo e disseminano devastante povertà anche nella fortezza Occidente assediata da migliaia di pretesi profughi ogni giorno.
E il discredito che ne viene alla Clinton si estende alla famiglia presidenziale Obama, che pudore istituzionale vorrebbe defilata e meno esposta a fianco di una candidata così opaca e moralmente discutibile e l’abbiamo vista, invece, e ascoltata, marito e moglie baldanzosi, dire al mondo quanto brava presidente sarà quella tale, l’avvocato delle corporations che nasconde le mails pubbliche per chissà che miserabili ragioni di opportunità politica.
Pollice verso e fuori i leoni.
A 8 giorni dal voto spuntano altri messaggi dal computer di Hillary. Lei: “I federali spieghino, vogliamo i dettagli”. Trump: “Più grande scandalo politico…
QUOTIDIANO.NET

venerdì 27 ottobre 2017

Del grattare le travi e radicalizzarsi sul web

Michel de Montaigne, se fosse vissuto al tempo di internet, non avrebbe di certo inciso le travi del suo studio nella famosa torre con le frasi memorabili di Seneca e degli altri suoi amatissimi filosofi che gli riempivano i giorni e le notti. Un gran lavoro anche per il suo segretario/maggiordomo che doveva grattare via dalla trave le frasi ormai obsolete per consentire al suo signore di inciderne altre che occupavano il presente della sua mente vulcanica.
La Rete si sarebbe incaricata per lui di dare risalto ai suoi rovelli e alle sue impellenze filosofiche e sul suo profilo si sarebbero accumulati i ‘mi piace’ e i commenti entusiasti dei suoi followers – e non sarebbero mancati i suoi in risposta, che stigmatizzavano le troppe cose negative di quell’immaginario presente delle nuove macchine virtuali e degli orizzonti inquietanti che aprono (o chiudono?) all’interno degli smartphone di ognuno – i cui sguardi e pensieri non sono più sul vasto mondo dei paesaggi e delle persone vive che incontrano, bensì nel chiuso del tamagochi loro personale che alimentiamo di un tutto/niente che ci incanta e inebetisce.
E poiché Michel de Montaigne é vissuto al tempo delle atroci guerre di religione forse avrebbe dovuto prestare massima attenzione a quel che andava scrivendo su internet al riguardo per non incorrere nelle ire di qualche opposto di fede fanatico che lo avrebbe atteso alla svolta di un angolo di piazza o vicolo di Bordeaux e passato a fil di spada o pugnale. Perché ci si ‘radicalizza sul web’, come ben sappiamo, e forse i calvinisti e gli ugonotti e, di contro, i cattolici ligi alla dottrina papale non erano da meno in quanto a tesi estreme e militanze e desiderio di immolarsi al grido di ‘Dio lo vuole’.
E anche noi abbiamo le nostre guerre di religione di indipendentismi e sovranismi di ritorno ed elezioni e referendum che si tengono ma non vengono tenuti in nessun conto o sono snobbati o denegati e chissà cosa succederà in Catalogna, – se nascerà un terrorismo anti Madrid simile a quello dell’I.r.a. a Dublino o se il pugno di ferro di Rajoy, novello Franco, costringerà gli indipendentisti al silenzio e a una lunga lotta di stampo gandiano che varcherà la metà del presente secolo e sarà superata e detta inutile da eventi imprevedibili per le nostre menti asfitticamente legate alla breve corsa dei giorni e dei mesi del presente che viviamo.
E Michel de Montaigne da buon filosofo scriveva al proposito: ‘…il nostro modo consueto è di andare appresso alle inclinazioni del nostro desiderio, a sinistra e a destra, in alto e in basso, secondo che il vento delle occasioni ci trascina. Noi pensiamo a ciò che vogliamo solo nell’istante in cui lo vogliamo e cambiamo come quell’animale che prende il colore del luogo in cui lo si mette. Ciò che ci siamo or ora proposti noi lo cambiamo ben presto e ben presto torniamo sui nostri passi; non è che ondeggiamento e incostanza.’
Da incidere sulle travi del nostro studio perché, se la affidate al vento dell’oblio virtuale di internet, sarà presto sommersa dai ‘mi piace’ dei troppi vanesi che, il giorno dopo, daranno il loro ‘mi piace’ a un tale che si mostra, invece, roccioso nelle sue opinioni di ‘radicalizzato’ di qualche causa e siamo punto e a capo.
Non se ne va fuori. Un sentito ‘Viva!’ ai vecchi filosofi e pollice verso al presente virtuale delle mille opinioni contrapposte e dei ‘mi piace’ che ci raccontano il disordine cronico e l’incomprensibile del caos nostro quotidiano.
Michel Eyquem de Montaigne (Bordeaux, 28 febbraio 1533 – Saint-Michel-de-Montaigne, 13 settembre 1592) è stato un filosofo, scrittore e politico francese noto anche come aforista.
IT.WIKIPEDIA.ORG

mercoledì 25 ottobre 2017

Squallori da basso impero

Ho sempre sostenuto che i vertici europei sono una inutile e smaccata esibizione di leaders di s-governo quasi tutti meritevoli di vituperio e di improperi, invece, e che le esibite intese e gli accordi sono già scritti e concordati con largo anticipo con le segreterie dei ministri e il seguito delle intendenze a libro paga - e basta, quindi, una semplice (e più risparmiosa) teleconferenza a licenziarli e porli in essere – evitandoci, quindi, il tormentone delle contestazioni violente dei black blok e le 'zone rosse' e tutto il resto delle stupidissime cose della sedicente 'politica'.
Che li facciano, questi vertici inutili, per conquistare un ulteriore spazio di cronaca e disperdere le insidiose nebbie dell'oblio, - inferno politico in cui quasi tutti i cittadini con un minimo di cervello vorrebbero precipitare questi infami (che non lasciano fama)?
Ma che quei vertici fossero anche un luogo di goliardate e occasione per alcuni 'vecchi porci' innominati (per il momento) di 'provarci' con le giovani ministre ambiziose di consolidare la carriera politica ci ha pensato la rassegna stampa di radio 3 ad informarmi.
E stupisce l'ingenuità della ministra denunciante il fattaccio - invitata a 'prendere insieme un drink per parlare delle tue posizioni politiche' e che si è ritrovata con le mani del vecchio porco tra le cosce – perché a me pare che una certa probabilità in questo genere di cose sia predicibile e intuibile e vien voglia di chiedere a una che è arrivata all'ambìto titolo di ministra della repubblica: 'Ma papà ti manda sola?'
E, se è vero che il mai dimenticato berlusca faceva le corna in seconda fila peggio di un ragazzotto imbecille di seconda o terza media - e mandava a dire ai cronisti che la 'culona inchiavabile' era vergine di ogni più recondito desiderio suo olgettinistico - diverso è pensare a un via via di attempati signori della sedicente politica europea a contendersi lo spazio davanti alle porte delle camere o delle suites delle ministre più appetite nei più costosi alberghi delle varie capitali o isole di gran nome – Ischia buona ultima.
E chissà che cosa ci racconterebbero le cameriere ai piani: di lenzuola rivelatrici e asciugamani - cronache avvilenti di democrazie stanche che chiudono il sipario su queste commedie tristi e squallori da basso impero.
Dopo la responsabile agli Esteri Margot Wallström parla Asa Regnér, che guida le Pari opportunità. Entrambe non hanno voluto però
REPUBBLICA.IT

martedì 24 ottobre 2017

Sapevatelo


Bisogna andarci piano, al rientro, evitare gli affollamenti, fare orecchie da mercante relativamente a certi dialoghi da assoluti imbecilli che viaggiano per l'etere di treni, vaporetti, autobus, mercati.
Da evitare come la peste i tiggi e i radiogiornali che danno conto esclusivamente dei treni di Renzi (che ne è stato del suo Air Force One?), degli incessanti barconi della pietà indebita e malintesa e dei drammi sociali relativi all'accoglienza imposta obtorto collo e delle mitiche elezioni che verranno e che riscaldano gli animi al diapason.
Perché, quando si rientra da un viaggio così, da quella Svizzera di cui si diceva: 'Me ne vado in Svizzera' proprio per dire di uno stacco necessario, di un oblio, di un cadere di braccia: di un non farcela più a reggere l'andazzo italico del casino e della sempiterna lite sociale e politica tra comari, - quando si rientra, dicevo, bisogna dosare omeopaticamente tutto quanto sa di italiano e nostrano per non rovinare l'effetto di 'apaisement' che ti è sedimentato dentro nel visitare le città diverse e nell'osservare i moti e i sorrisi di altri volti e di altri comportamenti sociali; e i dialoghi distesi e mai gridati e i silenzi: quei silenzi che non trovi mai nella partitura italica del concerto quotidiano dissonante e sgangherato con grande finale in frastuono elettorale sempiterno.
E la S-fizzera, cari voi, è davvero un gran bel paese di cittadi ottimamente organizzate e valli incantate e cime celestiali e pascoli che fanno aggio e si impongono sull'idea che abbiamo di paradiso, ma già lo sapete – e la metafora degli orologi svizzeri, che sono l'idea platonica dell'Orologio e perfetta misura del Tempo che passa e ci affanna, già vi dice della capacità di quei popoli di governare gli eventi e dominare sapientemente l'Impero del Caos – fiume carsico che sfoga e riemerge impetuoso a sud del Ticino, nelle terre delle 'diverse lingue e orribili favelle, / parole di dolore e accenti d'ira' dell'inferno italico di cui già ci narrava il Poeta secoli orsono.
E gli Svizzeri l'hanno capito da tempo, dai tempi delle guerre di religione della Riforma luterana e calvinista, osteggiata a fil di spada romana e sanguinose notti di san Bartolomeo, che l'isolamento e il chiamarsi fuori dal maledetto caos europeo giovava e giova - e perfino nel presente disordine delle migrazioni selvagge dei 'popoli del mare', s-governate dagli imbelli parlamenti nazionali e dalla superfetazione di quello di Strasburgo, i popoli svizzeri trovano una misura di equilibrio che non esclude bensì include, con lodevole senso della misura e parecchio 'grano salis', le genti varie e diverse. Incluse e 'integrate' solo se troveranno lavoro e casa e si mostreranno rispettose di leggi e divieti e non vagheranno, misere e avvilite, ad elemosinare in permanenza davanti ai supermercati come usa da noi, nel paese dell'accoglienza imposta e dello s-governo permanente delle cose.
Perché, dove il troppo stroppia, ivi è 'pianto stridor di denti' e rivolta sociale e dramma mal recitato e possibile e predicibile finale in tragedia. Sapevatelo.
 

lunedì 23 ottobre 2017

Gli gnomi e l'etica protestante

Chissà se esistono ancora gli 'gnomi' di Zurigo. A giudicare dalla deferenza con cui si è rivolto il farmacista di Munsterplatz a un tale entrato dopo di me - come se io fossi scomparso per incanto dalla sua vista e ha interrotto di brutto il dialogo che intratteneva con me in merito ad un farmaco - direi proprio di si.
Gnomi o giganti della finanza - gente che cade, quando cade, sempre in piedi malgrado la crisi delle banche che ha cancellato storiche istituzioni e mandato sul lastrico gli azionisti; ma loro no - loro hanno lucrato buone uscite milionarie alla facciaccia loro e forse vostra.
Gente che proteggeva i Sindona del vasto mondo e i loro capitali sporchi e ne usciva pulita e omaggiata perchè, da sempre, pecunia non olet - e aver a che fare coi soldi a mucchi e quintali solo gli stupidi o i mistici vanesi e vaneggianti non si costruiscono le belle ville immerse nel parchi coloratissimi che fronteggiano e circondano il museo etnografico di Rietberg.
E di ricchezza apparentemente ben gestita parlano i grandi palazzi del centro intorno a Munsterplatz: quello della Usb banca, quello del Credit suisse e della Banca Nazionale. 
E passano, una via l'altra, una Ferrari verde marcio , una Porsche Carrera rosa confetto guidata da una sosia di Melania Trump e una Corvette gialla - giusto per dire che l'esibizione sfrontata della ricchezza qui non è un problema e, da noi, invece, gliele avrebbero rigate da far pena o peggio.
E chissà se esiste ancora l'etica protestante - quel rigore nell'amministrare gli affari che ha visto un Fugger diventare ricco come dieci nababbi e tuttavia finanziare la costruzione di famose chiese e commissionare pale d'altare a pittori famosissimi in barba al dettato evangelico che vuole un ricco impossibilitato a passare per la cruna di un ago e un cammello entrare in paradiso. Aggiustatemela voi che oggi sunt un pochet dislessico.
L'immagine può contenere: auto e spazio all'aperto
L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto
 

sabato 21 ottobre 2017

Lungo l'Aar

E sarà che la Svizzera è la Svizzera che sappiamo: ordinata e civile come noi ci sognamo da sempre - e abbiamo mandato nelle sale quel bel film 'Pane e cioccolata' con uno strepitoso Manfredi nei panni dell'immigrato che si fa riconoscere e beccare e si merita il foglio di via per aver pisciato in pubblica via. Roba che un nostro immigrato può stuprare, picchiare un agente in flagranza di 'resistenza alla forza pubblica' e, dopo due ore, è a piede libero in attesa di processo e te lo ritrovi a Parigi o a Bruxelles a compiere un attentato contro vittime inermi.
Così, giusto per puntualizzare contro quelli che ci dicono ogni minuto secondo che anche noi siamo stati immigrati. Attualizzare e puntualizzare, sempre, cari i nostri buonisti implacabili e recidivi.
E non mancano anche qua, a Berna, quei suonati da centro sociale che scrivono sui muri di una birreria abbandonata lungo l'Aare le frasi stupide che fanno a pugni con la dolcezza della vegetazione autunnale che dovrebbe ispirare ben altri sentimenti. Scrivono che la ricchezza deve ulteriormente spartirsi - come se già non si pagasse il cinquanta per cento di tasse per chi supera una certa soglia di reddito. E, naturalmente, 'welcome refugees' - come se non ne mantenessimo già a milioni - e ci costano un sacco di soldi e da quelle enclaves di gente refrattaria ad ogni integrazione escono gli assassini seriali dei tir sulle folle, dei van e dei coltelli. Ma si può essere più scemi di così? Vivete in Svizzera mica nell'Italia dei maledetti barconi.
L'immagine può contenere: ponte, cielo, spazio all'aperto e acqua

mercoledì 4 ottobre 2017

Questo è quel mondo

Non c’è niente di nuovo sotto il sole. La battaglia della comunicazione distorta e partigiana si è combattuta nel corso delle due guerre mondiali e della ‘guerra fredda’ del confronto aspro fra mondo socialista e mondo capitalista e oggi si combatte addebitando alla parte politica avversa le presunte e pretese ‘fake news’ relative ai fatti tragici che viviamo ormai quasi quotidianamente.
E della strage di ieri a Las Vegas i sedicenti ‘liberal’ e i nostri sinistri renzian-gentiloniani affermano in coro che la destra, forte su internet e spalleggiata dalle piattaforme di Google, distorce i fatti e accredita il folle assassino in conto agli esagitati anti Trump – e si mostra in rete la foto della sua partecipazione a manifestazioni contro il presidente eletto – e la destra, di contro, afferma che si vuole censurare i fatti e si mette la sordina alle ipotesi di terrorismo, peraltro rivendicate apertamente dall’Isis, al fine di evitare le ricadute negative sul dilagare dell’islam radicale in Occidente e sulla piaga delle immigrazioni di massa fuori controllo e governo che sono il mare in cui nuotano i pesci assassini dei ricorrenti attentati contro vittime inermi.
E viviamo tempi grami davvero della presente guerra di tutti contro tutti di un mondo rotto e sgovernato e di buonisti radicali che spacciano i confusi pensieri della loro cattiva politica immigratoria e ‘no borders’ come un messaggio evangelico – e non manca molto che, per fare la comunione, oltre a non essere separato o divorziato, occorrerà sottoscrivere davanti al prete una dichiarazione di entusiastica accoglienza dei milioni di diseredati in arrivo nei prossimi decenni sulle nostre sponde.
E ci vorrebbe una canzone di successo che raccontasse i fatti presenti della follia collettiva in cui viviamo immersi di morti ammazzati un tanto al chilo per le strade ci dica e canti che, oltre che in un mondo di ladri, viviamo in un mondo di pazzi furiosi e santi presunti e sedicenti che alimentano il caos e il disordine universale e le ‘fake news’ della misericordia spacciata come dottrina e verità di fede in sostituzione della politica.
Amen e mettiamocela via, questo è quel mondo. Oremus fratres.

lunedì 2 ottobre 2017

Le festose accoglienze e gli assassini seriali



La polizia di Marsiglia, si legge nelle cronache, non rintraccia l’assassino delle due ragazze nella lista degli schedati con la lettera ‘s’ – lista che elenca ben dodicimila sospettati di affiliazione e/o forte interesse per i proclami assassini dell’Isis. Avete letto bene: dodicimila. Quanti ne può annoverare un piccolo esercito di una piccola nazione, ma con la marcia in più dell’esaltazione islamico radicale che li dice pronti al martirio e all’azione disperata dei ‘kamikaze’.
I ‘kamikaze’ giapponesi, se ben ricordate, furono una spina nel fianco dell’esercito americano che operava nelle acque del Pacifico e le loro imprese militari una delle ragioni che indussero i vertici politici a sganciare l’atomica su Hiroshima e Nagasaki.
L’Europa, per fortuna nostra di figli del terzo millennio, non ha questa opzione estrema e terrorizzante in calendario perché il nemico ce l’ha in casa, ospitato nelle enclaves delle immense banlieues a maggioranza di immigrati islamici e molti tra gli assassini ‘allah u akbar’ sono naturalizzati e riconosciuti dai paesi che subiscono gli attentati quali ‘cittadini’ (compresi quelli che tornano scornati dalla Siria) per virtù delle stesse loro leggi – compreso lo ius soli – e, tra le ragioni pro o contro la nefasta legge di cittadinanza, non sarebbe male evidenziare il rischio statistico di ‘radicalizzazione sul web’ dei nuovi cittadini e agire e decidere di conseguenza, dato il proliferare in cronaca dei vigliacchi assassini di vittime inermi e la ricorrenza sempre più fitta di morti ammazzati, il Canada compreso, i cui s-governanti si battono il petto e forse ripensano con maggiore lucidità e ponderatezza le loro politiche di festosa accoglienza conclamata.
Un uomo è stato ucciso nella stazione Saint-Charles a Marsiglia dopo aver attaccato alcuni passanti con un coltello. Lo riferisce la stampa francese.…
ILFATTOQUOTIDIANO.IT