mercoledì 23 dicembre 2015

Verità vo' cercando ch'è si cara al mio cuore

Verità vo' cercando ch'è si cara al mio cuore

In verità vi dico che nessuno ha vero potere sulle cose e sugli eventi che accadono, però alcuni ci provano – vedi Licio Gelli, ad esempio, e qualcosa gli è riuscito di ficcarlo nell’immonda saccoccia ‘politica’. E di Putin si dice che elimini (faccia eliminare) fisicamente i suoi oppositori, ma Donald Trump se ne stupisce e dice che fatica a crederlo vero perché ne ha stima – e qui si torna alla casella di partenza della verità che nessuno ha in tasca e la possiede (di certo non i nostri giudici di ogni ordine e grado), nemmeno quel grande profeta palestinese che di nome faceva Iesùs o Yehoshùa e i suoi seguaci scrissero che avesse il vezzo di cominciare i suoi discorsi/apologhi con quella formula un filo presuntuosa: ‘In verità vi dico’.
E i molti e litigiosissimi seguaci ‘cristiani’ che parteciparono ai vari Concili nelle diverse città degli Imperi che si sono succeduti e sfasciati – per mettersi d’accordo sulle tesi contrapposte e contrastare le apostasie o le eresie – ripresero quel suo vezzo e gli misero in bocca il detto : ‘Io sono la Via, la Verità, la Vita.’ del catechismo nostro di bambini cattolici per nascita e battesimo in un qualche paese dell’Occidente.
Peccato che la Via di quand’ero bambino sia profondamente diversa da quella percorsa dai vari papi che si sono succeduti sul soglio di Pietro e oggi trionfa la Misericordia di Francesco, l’ultimo regnante che ha grosse difficoltà a gestire la Dottrina e sulla scottante questione dei gay nella Chiesa si è trincerato dietro un pilatesco: ‘Chi sono io per giudicare?’. Che è come dire ‘fate un po’ il caxxo che vi pare’, tanto questo mondo caotico del terzo millennio non lo governa più nessuno figuratevi io che son nessuno. E resta il dubbio che Di Là e nella valle di Giosafatte il Supremo Giudice e i suoi aiutanti saranno altrettanto bonari e comprensivi e assolutori, – chi resusciterà vedrà e saprà e gli inferni e/o paradisi saranno suoi.
E nessuna Via, Verità e Vita catechistica si dà neanche in politica – che è il regno del possibile e anche dell’orribile delle stragi dei terroristi islamici di questo 2015 maledetto che ha cambiato faccia all’Europa, ma già quella che aveva, nelle banlieues del disagio sociale e territorio metropolitano negato ai quotidiani controlli di legalità delle forze dell’ordine parigine, era una brutta faccia, una escrescenza e metastasi del mondo rotto che ha lanciato i rottami delle sue esplosioni e guerre dentro le metropoli europee oggi prede del disordine e del sospetto che il vicino di casa o colui che ti cammina a fianco lungo le corsie dei supermercati di quartiere sia il prossimo assassino che grida improvvisamente ‘allah u akbar’ sparando all’impazzata contro chiunque gli capiti a tiro.
E dio non è affatto grande, come ci racconta il bravo Christopher Hitchens nel suo libro bensì è immagine asfittica del nostro immaginario irreligioso – che non sappiamo dire se veramente siamo ‘credenti’ in qualcosa che non sia questa idea di un futuro gramo che ci aspetta e le ‘magnifiche sorti e progressive’ che illusero gli uomini di fine Ottocento definitivamente morte e sepolte. E i viaggi spaziali ridotti a mito e illuminazione fantastica del solo Jules Verne, dopo il taglio dei fondi alla Nasa e i disastri delle missioni Apollo – e chissà se mai visiteremo quelle stelle e le galassie che studiamo accuratamente coi telescopi sempre più potenti montati sulle sonde spaziali.
Mi manca una visione di prospettiva, è vero, è tipico di chi è entrato nel cono d’ombra dell’età avanzata, ma pare che neanche i sedicenti ‘giovani’ ne abbiano una e la sappiano illustrare e ci convincano, al tempo in cui la Storia va ‘col passo del gambero’.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.

sabato 19 dicembre 2015

Il ratto di Eruopa rivisitato

Il ratto d’Europa è mito lontano nel tempo ma, come gran parte dei miti, ci perseguita e ricorre stravolto nell’immaginario di noi ‘europei’ (lo siamo?) perché non è Giove Pluvio mutato in toro arrapato che ce la rapisce e porta via, bensì, volta a volta, i vari capi di stato dei molti (troppi?) Stati membri che si oppongono alla dittatura dell’Esecutivo e/o dei ‘poteri forti’, – che nessuno sa ben dire chi sono e perché sono così perversi e pervicacemente contrari agli interessi dei diversi popoli ‘europei’ malamente affratellati. (‘Tutti citrulli siamo e questo è quanto / se ci ripenso, quanto è vero il sole / dalla vergogna mi si muove il pianto. / Non credo più nemmeno nelle scuole.’ Così scriveva un avvilito Fucini dei popoli italici malamente affratellati dopo ‘l’Unità d’Italia’.)
Oppure, gli stati membri, si oppongono alla ‘dittatura della Merkel’ – capro espiatorio buono per ogni improperio/invettiva perché ha un nome e un volto e una fama consolidata di ‘uomo forte’ che fa e disfa a piacimento le cose d’Europa malgrado quel suo viso paciocco e la stazza e l’espressione bonaria di una zia amorevole e comprensiva. Che gioca, spesso, al ‘poliziotto buono e quello cattivo’ lasciando a Schauble il ruolo ingrato di menar fendenti e pugni al basso ventre – e lei si ritaglia il ruolo di conciliatrice finale e capo di stato responsabile capace di ricucire ogni strappo di quel tessuto che ha ormai più toppe che trama uniforme e lo chiamiamo ottimisticamente’ Europa’.
E, ieri, ecco Renzi – il nostrano imbonitore che: ‘Venghino, venghino, siore e siori. Più gente entra più bestie si vedono!’ – rubare la scena a una Merkel annoiata e infastidita per l’ennesimo berluschino italico che ‘ci prova’ e la accusa di non essere la donatrice di sangue che pretende di essere, ma senza di lei – è a tutti evidente – i polli del pollaio-Europa starebbero a testa in giù legati insieme per le zampe o a beccarsi chiusi nelle stie stivate sui camions che li portano al mercato per la s-vendita settimanale.
E il nostrano imbonitore ha un bel provarsi a fare il gallo, ma resta il vanitoso pollo delle origini e giova a poco lamentarsi dell’ennesima procedura di infrazione che ci piombata addosso per la nostra inefficienza conclamata nello schedare i migranti e così distinguere il grano dei veri ‘profughi’ dal molto, troppo loglio dei ‘migranti economici’ che ‘ci provano’ a farci fessi e fra essi c’è pure il ‘foreign fighter’ dei prossimi attentati mortali delle ‘allerta quattro’ di questi giorni e prossimi mesi.
E sono stati molti, ieri, nel corso del vertice europeo, a dirlo erede di berlusconi e rodomonte parolaio che spara contro la croce rossa di un Europa in sempiterno affanno solo per distrarre gli psicolabili che ancora ne bevono le vuote verbosità – e il caso Boschi racconta, invece, agli italiani i vecchi vizi e vizietti di una mala politica che doveva tutto rottamare, ma naufraga nella risacca della vecchia politica mai doma il cui ispiratore occulto è morto l’altro ieri di anni 96 e chissà che pacche sulle spalle col nipotino di Belzebù che l’ha preceduto. Parce sepulto.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.

giovedì 17 dicembre 2015

Ciascuno per sé e dio con tutti

Ciascuno per sé e dio con tutti.
La creatura di mr. Zuckenberg è una 'straordinaria cosa' che ha segnato un'epoca – forse più e meglio dell'invenzione della lavatrice e del frigorifero – gli storici dibatteranno e ci diranno le loro conclusioni.
E ha reso ricchissimo il suo inventore e straordinariamente beneficente (c'è chi maligna per comodo di denuncia dei redditi e di 'ritorno di immagine') ed ha consentito a noi tutti di conoscere un sacco di gente oltre la nostra asfittica cerchia tribale di riferimento e di allargare gli orizzonti e costruire ponti perfino trans continentali sulla base dei nostri convincimenti e gli hobbies e le passioni e le compassioni.
E i redattori occulti che amministrano i nostri e gli altrui 'profili' continuano a proporci amicizie delle più improbabili e strane nell'evidente intento di tutti collegare e completare la trama planetaria (pro domo loro?) e farne un tessuto armonico e fittamente dialogante – i terroristi islamici e i loro sodali e amici e parenti a parte, ben s'intende.
Ma (in tutte le umane cose c'è un maledetto 'ma') ecco che il dialogo, a volte, si interrompe e qualche membro della nostra cerchia tribal-territoriale originaria si defila e si nega e 'fa finta de pomi', come si dice dalle mie parti, - e ti ritrovi improvvisamente orfano dei carezzevoli 'mi piace' che tanto ci mandano in solluchero e dei 'come sei bella/o' quando pubblichi un selfie o una foto delle vacanze o una foto di gruppo con trofeo (famose quelle dell'isis e di 'Jiahdi John' buon'anima – che l'inferno lo inghiotta e i diavoloni islamici se lo inforchino ben bene).
Il fatto è che non si può piacere a tutti/e e, nei tempi grami e calamitosi che viviamo di medioevi atroci che ritornano e impongono le loro 'guerre sante' e ci mostrano in azione i loro guerrieri vigliacchi che sparano con i kalashnikov contro civili inermi, è naturale che gli animi siano accesi e i pareri 'politici' divergano su come e cosa fare per contrastare efficacemente l'impero del male islamico che ci affligge e le cattive politiche della sinistra europea che ha consentito al crescere delle 'banlieues' fuori controllo e del 'disagio sociale' e la disoccupazione di coloro che poi si affiliano all'isis - e le carceri sono piene dei nostri ospiti di importazione e a carico del bilancio dello stato e dei cittadini indigeni e residenti in Europa da molte generazioni a questa parte.
E, in conseguenza di tutto ciò, è verosimile che il tessuto connettivo delle relazioni planetarie di Facebook ripieghi su stesso e torni alle origini delle cerchie tribal-territoriali dove si dialoga solo tra consonanti e amici di vecchia data dai quali ci si aspetta che non ti contraddicano e continuino a metterti gli adorati 'mi piace' qualunque cosa tu 'posti': torte o vasi di fiori o ricette della nonna o anniversari e catene di sant'Antonio e giochi infantili e buffi e canzoni.
E vivremo tutti felici e contenti, ciascuno per sé (o per la sua cerchia) e dio con tutti (con la minuscola per non urtare la sensibilità dei nostri ospiti).
Comm

domenica 13 dicembre 2015

Buongiorno, mondo

Dubbi atroci
E sarà per le ore cruciali di quanto avviene in Francia – dove la ‘coalizione degli inetti’ si è stretta a coorte in una alleanza lunare contro Marine Le Pen e il suo Front National e perfino gli anarchici e i ‘centri sociali’ fanno campagna elettorale a favore dei candidati di destra per evitare i pretesi guasti che deriverebbero dalla vittoria del candidato del Front National – sarà per questo clima di ‘aux armes citoyens!’, di tutti, socialisti e destre moderate che latrano in modo indegno e vigliacco nei comizi e menzogne spudorate a vagoni contro quella bionda signora che è decisamente meno ‘estremista’ di quanto lo sono gli anarchici nostrani che hanno inscenato il loro ‘raid’ punitivo a Venezia e hanno imbrattato con gli spray le vetrine di negozi e banche e gli antichi muri della fragile Serenissima e marciavano militareschi e impuniti scandendo quel loro slogan dolcissimo e soave de: ‘Secondino, pezzo di merda.’ ?
Sarà per questo e per il clima di isteria che ha colpito tutti coloro che perderanno la mitica ‘cadrega’ che un filo di simpatia va agli elettori francesi – perfetti interpreti di una democrazia della quale non dovremmo avere paura neanche e sopratutto quando va contro le nostre opinioni e i nostri interessi di bottega – elettori che oggi confermeranno il loro voto alle Le Pen, zia e nipote, il cui programma elettorale è nient’altro che l’applicazione severa di una ‘legalità repubblicana’ di cui gli inetti socialisti e le destre moderate hanno fatto carne di porco e hanno consentito al crescere del disordine sociale nelle tragiche ‘banlieues’ dove la polizia ha paura a mettere piede e solo le teste di cuoio – a mattanza compiuta e i morti in un lago di sangue per le strade e nei teatri e nei ristoranti – compiono i loro blitz tardivi contro i covi alle quattro del mattino per tema che si manifesti una malata solidarietà con i
terroristi? Buongiorno, mondo.
foto di Enaz Ocnarf.


http://www.lefigaro.fr/vox/politique/2015/12/11/31001-20151211ARTFIG00305-regionales-pourquoi-tout-n-est-pas-joue-pour-le-fn.php

domenica 6 dicembre 2015

Storie strampalate

Non è una bella pagina di giornalismo quella che hanno scritto e mandato in onda i giornalisti assatanati di ‘scoop’ ieri a san Bernardino – California. E non solo per aver violato la ‘scena del crimine’ e reso più difficili e laboriose le indagini del Federal Bureau sul caso dei due suonati ‘para islamici’ (per distinguerli dalla ‘comunità islamica moderata’ di nostra mitica aspirazione e spaventato desiderio) che si sono ‘radicalizzati’ sul web e sono corsi, dopo aver amorevolmente lasciato il pargolo alla nonna, a fare la loro bella strage islamico-rituale. Morte ai crociati infedeli.
E chissà che cosa avranno detto alla nonnina velata: ‘Torniamo subito?’, ‘Ci vediamo più tardi?’
Sono stragi a cui dovremo fare il callo, ci dicono i politici, perché un tal genere di ‘terroristi della porta accanto’ radicalizzati sul web non sono prevedibili e prevenibili col lavoro di ‘intelligence’.
Il web maestro di vita e nefando educatore dei cervelli 2.0 – ma non aveva già fatto guasti ad abundantiam la televisione negli ultimi trent’anni!?
Non è una bella pagina di giornalismo, ne convengo, e tuttavia è comprensibile che si scateni la curiosità (e i media, prontissimi, ce la rimbalzino) su come sia possibile che due persone apparentemente normali, due begli ‘immigrati di seconda generazione’, studiosi, laureati, possano generare un figlio e, contemporaneamente studiare notte e giorno a tavolino i modi migliori e più efficaci per dare morte, uccidere persone inermi, seminare il panico nel paese che li ha amorevolmente accolti e li credeva integrati e speranza di un sereno mondo multietnico futuro.
Integrare: che sogno fragile, e oggi incubo, di noi occidentali che nelle università insegniamo il rispetto delle culture e delle religioni diverse e, da Parigi a Copenhagen e da Tunisi a san Bernardino e domani chissà dove altro, siamo costretti a ‘porgere inermi l’altra guancia’ : vittime tutti sacrificali di quella follia omicida malamente ispirata da quel Corano che i giornalisti assatanati mostravano in video e commentavano da par loro.
E la sfida del terzo millennio sarà quella di ricondurre a ragione e sentimento una maggioranza di figli dell’islam che non si ‘radicalizzeranno’ bensì si convinceranno, finalmente, come abbiamo fatto noi in Occidente, che le antiche leggende religiose sono ‘oppio dei popoli’ e veleno propinato via web a masse di poveri cristi e rimbecilliti 2.0 ai quali perfino il Califfato di medioevale ritorno pare mito da rincorrere e sogno fradicio e malato a cui sacrificare la propria vita e quella di civili inermi.
La Storia che va col passo del gambero: uno avanti e due indietro.
E, i nostri preti e vescovi e cardinali e papi avranno il loro bel daffare dai pulpiti a spiegarci come possano darsi seduti su nei Cieli e negli Empirei due dei così diversi e opposti – l’Uno tutto Amore e misericordia, l’altro, invece, u-akbar jiahdista. E due contrapposti paradisi: l’uno per la brava gente che non uccide, non ruba, non è corrotta e non sopraffà il prossimo suo, l’altro per i prodi guerriglieri jiahdisti e stragisti a cui sono riservate le ‘vergini’ del mito.
Che storie! direbbe mia figlia. Già. Che storie strampalate e stupide, ma fitte di morti in battaglia e nelle ‘crociate’ contro le ‘apostasie’ e sui roghi delle maledette inquisizioni. E, oggi, i morti per le strade e nel chiuso dei teatri e nei corridoi degli istituti per handiccapati. Pollice verso e fuori i leoni.

venerdì 4 dicembre 2015

Il Natale del nostro scontento

Il Natale del nostro scontento si arricchisce ogni giorno che passa di notizie che ci fanno allargare le braccia e dire che non vi è davvero nessun rimedio alla confusione sotto al cielo degli uomini – e, a differenza di quanto pensava Ma tse dong in proposito, la situazione non è affatto eccellente.
E sapere che l'autocrate turco Erdogan e suo figlio in particolare trafficano e gesticono miserabili commerci petroliferi con gli uomini dell'Isis (o Daesh) che con il petrolio si comprano gli armamenti più sofisticati e potenti per la loro sporca e folle guerra all'Occidente fa cadere le braccia – e di più le fa cadere l'aver saputo, dagli esiti delle elezioni ultime scorse, che una maggioranza di turchi (che vogliono 'entrare in Europa')ne approva l'operato e si riconosce nelle nefandezze autocratiche contro la libera stampa di quest'uomo che la Nato e l'Europa tiene in palma di mano e lo difende per i miseri interessi di bottega e di contrasto contro l'azione geo strategica della Russia di Putin.
E in tanta confusione sotto al cielo come giudicare l'appalto che l'Europa liberale e accogliente ha dato a Erdogan, - quest'uomo spietato e cinico che non si arresta davanti a nessun scenario nella sua lotta mortale contro i curdi – l'appalto, dicevo, di fare fronte di contenimento/respingimento contro i profughi siriani che ambiscono di diventare cittadini europei, ma qualcuno di loro (ho scritto 'qualcuno', non 'tutti'!) - per chiara, maledetta incidenza statistica dei grandi numeri - partorirà figli e nipoti che si lasceranno incantare dalle bandiere dell'Isis o di qualche altro gruppo estremista e si faranno guerriglieri di una guerra interna alle nostre città spaventate e avvilite a tal punto da prefigurare una contrazione della già fragile crescita economica-zero virgola.
E il mitico Giubileo dell'umana misericordia che non c'è e non ci sarà per lungo tempo, ad onta del battage mediatico/pubblicitario di Francesco, già annuncia il suo flop di presenze prima di cominciare a causa degli annunci e dei timori terroristici.
Perciò, brava e buona (troppo buona?) gente, teniamoci caro il Natale del nostro scontento con tutte le caratteristiche che gli abbiamo dato e sono sedimentate nei secoli e negli anni recenti di bambinelli in cuna e presepi viventi e buoi e asinelli di ceramica e gli alberi - i Tannenbaum della tradizione nordica - addobbati di palle colorate e i panettoni e i canti mielosi, sempre gli stessi che ci hanno stufato negli anni scorsi e ci stuferanno in quelli futuri, ma oggi, in questi giorni e mesi di grande confusione sotto al cielo della violenza che regna sovrana, sono il segno distintivo di un nostro riconoscimento di cittadini che non si chiamano Abdul o Moahmed o Rashid che, se per una qualche ventura dovessero aversene a male, poverini, a scuola o nelle piazze dove si erigono gli alberi con sotto i presepi, seguano serenamente le loro tradizioni: le loro genuflessioni, i loro ramadan e i loro canti del muezzin e non interferiscano in alcun modo con le nostre.
A voi le vostre trombe, cari i nostri cittadini di importazione che siete fuggiti dalla fame e dalle guerre, a noi le nostre campane. E che suonino a distesa. Siamo in Occidente - dove voi avete chiesto ospitalità e l'avete, benevolmente, ottenuta, punto.
Un tempo parteggiavo per la rivoluzione russa, tu vedi il passo del gambero della Storia, e oggi mi tocca parafrasare Eduardo e il suo: 'Te piace 'o presepe!' Si mi piace. E' parte della mia storia e della mia identità e, pur non essendo credente, mi piace includerlo nelle collezioni dei musei dedicati alle tradizioni e andarli a vedere nelle città europee che visito e visiterò nel prossimo futuro. Così come ho visitato e visiterò i musei dedicati alle civiltà dell'Islam – quando ancora tra le due sponde del Mediterraneo si scambiava Arte e Civiltà e non 'barconi' infiltrati dai terroristi in pectore.
E' bene precisarle, queste cose, perché c'è chi, invece, le tradizioni e le culture degli altri, presenti e passate, oggi le abbatte coi picconi e i martelli pneumatici e mina i monumenti antichi col tritolo.
Fa tutta la differenza fra noi e alcuni di loro (troppi?), giova ricordarlo.