giovedì 29 maggio 2008

scegliere tra l'Internazionale e 'Giovinezza'


Sono attratto dai perdenti, da 'ciò che poteva e non fu'.

Mi piacciono le storie possibili e molto meno quelle che sono state già iscritte nella storia.

'Giovinezza' mi fa venire in mente gli stupri dei nostri soldati in Eritrea, la guerra di Spagna e la spaventosa ecatombe di Madrid e Guernica, le adunate stupide di piazza Venezia e un pagliaccio al balcone che chiedeva alla folla 'volete burro o cannoni?' -tanto per dire dove porta l'entusiasmo cieco delle masse inebriate.

'Raddrizzare il legno storto dell'umanità' era operazione più seria, cambiamento epocale, follia che ha portato ai quadri tragici della rivoluzione che si mangia i suoi figli (con Robespierre) e all'esodo dalle città di Pol pot con il seguito di sofferenze e morte.

Tutt'altra valenza tragica -se ci è permesso scegliere tra i quadri delle tragedie.

il taglio del bosco e i semi di futuro


Fa caldo anche in montagna. Per il sollievo dall'afa bisogna arrivare intorno ai duemila. In compenso, si vive il respiro dell'universo e il suo silenzio originario e i clamori dell'Italia malata arrivano solo per chi non sa fare a meno di aprire il televisore.
Il bosco vive il suo momento magico, mi dicono le mie due ospiti: ogni tre anni i tannenbaum, producono i semi che cadranno sul terreno e daranno vita ai nuovi abeti.
Tutto è bilanciato nelle valli segrete del Tirolo meridionale e vive in un equilibrio ammirevole.
Il taglio del bosco si proporziona al suo ritmo biologico e ad ogni ritorno del visitatore il cuore si ri-apre per l'immutabilità di un paesaggio che conferma ciò che abbiamo nel cuore.
Decisamente l'Italia delle contese tra destra e sinistra, delle paure, dell'affanno di vivere delle periferie urbane dove ci si aggredisce e ci si disconosce e ci si rifiuta non è il paese che vogliamo, che riconosciamo come nostro: heimat, la patria, il luogo dei natali e dei riconoscimenti e delle nostalgie. 'Nostos algo' : desiderio di un ritorno.
Ma chi ha voglia di ritornare nella Venezia del troppo di tutto, nell'Italia dei miasmi, delle immondizie che marciscono a cielo aperto, dei conflitti perenni, delle grida e degli insulti?
Forse il mio dna ha geni nordici e montani, forse il silenzio dei boschi mi ha forgiato un sentire di rifiuto del troppo e dell'inutile, tabula rasa di parole in libertà, prive di senso per aver osato di pretendere troppo dal senso attribuito da ognuno.

Scendo a Trento, nel corso del mio ritorno, e ho due ore di tempo, prima della coincidenza, per visitare la città.
E' una città bella e silenziosa, a parte la piazza occupata da una fiera, e, dietro la chiesa, un vecchio suona il violino con certi suoi virtuosismi di dilettante.
Ho difficoltà a riconoscere il motivo, sempre riproposto, ipnotico, ma finalmente lo distinguo.
E' l'Internazionale dei comunisti, appena mascherata dai virtuosismi del vecchio. Un canto arcaico, un sogno infranto. 'Compagni, avanti il gran partito....'
Che tenerezza, quel sogno cattivo di molte generazioni fa. Che sogno di paradisi perduti, di classi sociali incaricate di 'raddrizzare il legno storto dell'umanità'...
Sto incerto un attimo, prima di decidere, poi torno indietro e depongo due euro nel cappello steso a terra. Un sogno infranto, un progetto di quella portata, sia pure naufragato nei flutti della storia, li vale, non credete?

giovedì 22 maggio 2008

prova d'orchestra

Caro Fire(one),



sta realizzandosi la predizione che quel gran genio del mio amico Fellini Federico ha rappresentato così bene nel film 'Prova d'orchestra'.

Un film-metafora sulla tragicissima condizione di una democrazia che, per non essere forte -saldamente basata sui principi formativi del suo essere guida e lume agli uomini che la formano e insieme la obbediscono- si è ridotta a mendicare una sopravvivenza anarchica e carognesca fino al punto di mostrarsi marcia e putrescente nella monnezza napoletana e fin bruciata nei cassonetti e nelle menti obnubilate dei rivoltosi di ogni risma.

Il direttore d'orchestra, nel film-metafora di Fellini, -quando ormai i muri della sala sono crollati e gli orchestrali sono mezzo coperti dagli intonaci sbriciolati- sale sul podio e, come d'incanto, i rivoltosi e anarchici orchestrali tornano a suonare secondo copione e al ritmo e senso voluto dalla bacchetta magica del maestro.

Accade con Berlusconi ed è la peggior cosa che ci possa accadere perchè l'uomo peggiore (moralmente) della storia della nostra repubblica è stato avvolto nella pelliccia d'ermellino e si avvia al suo trionfo quirinalizio a dimostrazione di come la storia ci sia matrigna e beffarda.

Quanto al commissariamento delle regioni, sta certo che se passeremo a un regime di triumviri, ti chiamerò a condividere la responsabilità di governo insieme al buon Eulo, nostro accorto consigliori.

Abbraccione.

martedì 20 maggio 2008

non c'è sordo peggiore....

....di chi non vuol sentire, caro Fire.

Le tue brillanti difese dello Schifani (nome omen) mi ricordano le arringhe dell'avvocato delle barzellette in cui il cliente supplica di farla breve per non perdere la causa.

Ci penseranno gli avvocati di Travaglio a dimostrare (se saranno in grado di farlo) che non vi è stata offesa perchè i fatti citati corrispondono al vero.

A noi cittadini di questa disgraziata repubblica restava il compito di dire nell'urna elettorale che al governo volevamo gente di specchiate virtù, gente proba e onesta e non avvezza a frequentazioni sospette di nessun genere e grado.

Neanche l'ombra del sospetto dovrebbe toccare un uomo dello Stato, neanche l'ombra. Un uomo dello Stato dovrebbe camminare per (metaforiche) strade che mai piede di mafioso e/o supposto tale ha calpestato.

E invece abbondiamo di Andreotti in odore di lingua in bocca con quei dessi e altra genia a seguire cui non schifa di mettere piede nei luoghi dei misfatti e stringere mani che trasudano lo schifo di una sotto-umanità a vocazione criminale.

In uno Stato degno di questo nome, le regioni a preponderante economia mafiosa e camorristica dovrebbero essere commissariate e sospesi i diritti civili fino al momento in cui la lotta contro il crimine di mafia e camorra non lo dica estinto.

Per le ovvie ragioni del clientelismo e del voto di scambio.

E' questo che costituisce una visione radicalmente oppositrice: di valori basici che vengono prima e definiscono e danno forma civile a una democrazia degna di questo nome.

Ti do atto che siamo nel mondo dei sogni.

Mai, però, cambierò il mio sogno con le sozzure che abbiamo sotto gli occhi e con i compromessi costanti della cosidetta 'politica' italiota con il malaffare.

Statt' bbuono.

i mutanti di Gomorra

Date volto di realtà italica al film-culto 'Blade runner' e avrete 'Gomorra'.
E' un film di antropologia culturale che ci propone con fedeltà la lingua e la fisiognomica e i comportamenti del mutante napoletano in odore di camorra.
Dico 'odore' e non è metafora, perché se dal film proiettato nelle sale sprigionassero gli odori sarebbero quelli della miseria sociale e dell'abbruttimento di quell'umanità che un architetto folle e folli amministratori hanno voluto chiudere nelle 'Vele' - gli orrendi casermoni-ghetto che non ci è riuscito di buttar giù al tempo in cui un sano dibattito civile ipotizzava la rinascita urbana e l'abbattimento con dinamite di tutti gli spaventosi ghetti urbani costruiti tra i cinquanta e i settanta del secolo appena scorso.
Qualcuno, di recente, citava le periferie urbane come i luoghi santi della rivolta civile contro i poveri-più-poveri (la guerra tra poveri) giustificata dalle storie di infamia e di lazzaronismo cronico.
Ma, guardando il film, il mio pensiero era che mai, in nessuna condizione di povertà e di bisogno, io avrei potuto condividere quella storia di miseria, parteciparne, essere omologato a quei visi, quelle sonorità orribili, esser uno di loro insomma.
Io, se calato dal caso della mia nascita in quell'ambiente urbano, sarei stato un migrante, sarei fuggito, a qualsiasi prezzo di sofferenza personale, pur di sottrarmi alla sorte di 'mutante', di subumanità vocata al crimine che ha prestato le architetture sociali e i visi tragici degli assassini alle storie narrate in Gomorra e rappresentate nel film.
Fuggire, cercare altre storie, è possibile. Ha un prezzo alto, ma lo si paga perché l'alternativa è partecipare dell'abbruttimento civile e della 'mutazione' della propria storia personale in una città degradata, dove la monnezza e i roghi che la bruciano sono, insieme, realtà e metafora del vivere civile.
Lo hanno fatto i nostri padri emigranti, lo fanno gli odierni migranti sui caicchi e, certo, è sorte e storia in ogni caso migliore -eventuale morte inclusa- di quella che ti riservano le storie terribili rappresentate nel film.

lunedì 19 maggio 2008

la neve sui monti di maggio

Non sono importanti le elezioni perse o vinte, Vandalo. Davvero non ce ne può importar-de-meno della banderuola cangiante secondo direzione dei venti di una volontà popolare costretta nel buio di un'urna afona.

Una volontà popolare che è manipolabile e impotente a esprimere una classe politica degna di rispetto e che manda al governo i Barabba notori.

Ci interessano di più gli eventi terribili che citi: gli immigrati sprangati e uccisi in Sudafrica e le immagini brutali della caccia ai viados da noi -dopo quella ai rom.

E' un fenomeno non nuovo nel gioco caotico dei fatti e delle vite degli uomini, ma che stupisce ogni volta per l'insensatezza che produce i mostri della violenza.

Il diverso ed estraneo si indica come 'untore', capace di ogni gesto avverso al buon vivere civile, 'mostro' da cancellare come gli incubi al risveglio, ma l'illusione di un ordine finalmente restituito durerà fino al nuovo sonno disturbato perchè la malattia è in noi - nel corpo sociale attraversato dal sangue che trasporta i virus delle malattie nuove che lo infiammeranno di lì a breve.

Altri disordini seguiranno e altre violenze e l'illusione vostra di un governo degli accadimenti e di un ordine sociale saldo e vivificante si squaglierà come la neve sui monti ai primi calori del maggio.

domenica 18 maggio 2008

la res extensa della patria



Caro Fire,
     la questione immigrazione lacera e divide le coscienze di ognuno e tutti quasi quanto la questione delle tasse poiché va al cuore del problema: la roba nostra, ciò che ci appartiene, siano i denari che teniamo nel portafoglio o il territorio in cui abitiamo - che tu dici essere la tua casa e vuoi difenderlo come difenderesti lo spazio tra le tue mura dove custodisci i tuoi Lari e rappresenti la tua vita quotidiana.
Non so dire se la 'res extensa' della patria possa ragionevolmente equipararsi allo spazio ristretto delle nostre case, di certo è più difficile da difendere proprio per la sua estensione. Difendere un fortino o una cittadella armati di tutto punto e forniti di abbondante olio bollente da gettare di sotto contro gli assalitori è cosa diversa da quella di armare un esercito e presidiare le frontiere di terra di mare e di cielo di una patria 'tutta costa e cielo' qual'è quella che abitiamo.
Il gruviera di un paese tutto sommato piccolo qual'è l'Italia, inoltre, non ha saputo arginare l'arrembaggio, l'assalto all'arma bianca dei popoli diversi per le evidenti ragioni dell'appartenere 'de iure' a un'altra frontiera, un'altra 'res estensa' che è l'Europa alle cui leggi e norme abbiamo volontariamente aderito.
Un quadro complesso, come vedi, che non consente il respingimento in mare 'manu militari' dei clandestini che arrembano o la loro reclusione sic et simpliciter nei Cpt, colla vana speranza di poterli rispedire al mittente in breve tempo. Molti di quei dessi negano la loro identità, falsano il paese di provenienza, escogitano ogni tranello pur di dichiararsi semplicemente dei 'sans papiers' vogliosi di ricevere le nostre 'papiers': le carte di identità che li riconoscono cittadini e li integrano e li accolgono.
Ciò che ci divide (ma non dovrebbe, date le evidenze) è l'idea che un così grande evento epocale come la globalizzazione - la vendetta dei popoli del sottosviluppo contro il 'sistema' capitalistico che li ha emarginati e condannati alla miseria – possa essere governato, sia malleabile materia capace di prendere le forme che desideriamo, che ci vanno bene, che non ci disturbano e offendono le nostre coscienze e turbano i nostri sonni.
Ci divide l'idea di essere dei semidei (voi della destra) capaci di guerra vincente contro il mondo e il suo caos.
Noi 'di sinistra' più semplicemente ci dichiariamo spettatori di eventi più grandi di noi -governabili (molto poco) solo nel rispetto dei diritti della persona e delle norme comunitarie -che possiamo rivedere e rendere più severe quanto vogliamo ma, ad occhio, mai riusciranno a piegare gli eventi del mondo ai nostri desideri e volontà di aspiranti semidei.
Come per la seconda (e terza e quarta) industrializzazione e le guerre e il crollo degli imperi (ultimo quello dell'Urss) ci limitiamo a subire lo svolgersi degli eventi caotici e ad essi adeguiamo le nostre vite incrociando le dita.
Il tempo dei semidei capaci di governo del caos verrà, ne sono certo, ma non è di questa o delle prossime generazioni, piuttosto di quelle che -come in 2001 odissea nello spazio- navigheranno nel buio siderale capaci di mettere al riparo le veloci astronavi dai cozzi e le abrasioni della polvere stellare ed evitare di essere attratti dagli invisibili buchi neri gravitazionali.
Abbraccione.

sabato 17 maggio 2008

migranti e stanziali

Caro Fabio,

ti tendo una mano, nella speranza che tu non ti prenda il braccio, come spesso ti avviene di fare.

La tua battaglia contro un eccesso di rom nel paese e i disagi e gli allarmi che la loro presenza fuori controllo e fuori integrazione suscita nelle periferie dell'impero può definirsi leggittima se inquadrata nella più generale battaglia europea tesa a stabilire compatibilità e 'modus operandi' versus i nuovi barbari che premono alle frontiere.

'Nuovi barbari', ti rammento, è espressione ironica e dice di una pressione che è covata a lungo nei drammi della cintura di ferro del comunismo e oggi esplode in Europa in assenza di repressioni feroci (com'era quella comunista) e in attesa di un futuro di integrazione continentale i cui termini ultimi ci sfuggono, ma si impongono sopra e al di là di ogni voglia di 'pogrom' e di 'battaglia finale' -intesa come 'facciamola finita coi diversi di ogni etnia e provenienza'.

E' questo che differenzia una destra e una sinistra sul problema.

Ai miei tempi, beata giovinezza, si celebrava il verso poetico di G. Celaya, poeta spagnolo, che diceva 'chiedono legge per ciò che risulta eccessivo' ed era verbo 'di sinistra', allora.

Oggi il mondo è rotto e 'destra' e 'sinistra' si sono spezzate di converso e la Babele delle lingue e degli intendimenti e delle necessità attraversa il vostro e il nostro schieramento.

Va bene una serie di provvedimenti per ciò che risulta eccessivo, rom e altri clandestini inclusi -è un 'redde rationem' che si impone per i numeri e le paure 'percepite' dalla popolazione.

Il limite è la propaganda e la grancassa mediatica della destra oggi al governo. Come sottolineava Ildi-vino, i provvedimenti di Maroni, alla fine, si allineeranno alle direttive europee e di tutta la tua battaglia 'alla Custer' resterà ben poco -perchè l'elemento caotico della questione immigrazione potrà più delle volontà dei governanti e delle paure percepite dalla popolazione.

Come ti sarà chiaro, il discrimine tra destra e sinistra oggi si sta facendo sempre più indistinguibile e i toni e gli accenti fanno la differenza, come nel cinema e nei romanzi.

Finirà che scriveremo un romanzo insieme, noi due, tu da destra e io da sinistra e i lettori giudicheranno alfine che le differenze reali sono davvero poche -essendo l'elemento caotico incontrollabile dei flussi dei popoli il solo, vero 'dominus' della questione.

Stammi bene.

venerdì 16 maggio 2008

il 'bisogno' di un nemico


Ti è sfuggito l'impianto generale della 'lectio' di Umberto, caro Fabio, e non me ne sorprendo, impegnato come sei nella carica di cavalleria contro gli indiani che ti assediano.

Dovresti cambiare l'avatar con quello del generale Custer: con le pistole in mano e una freccia già infissa in una spalla come un San Sebastiano in rivolta e combattente.

Il professor Eco riepilogava la storia umana e la necessità di costruirsi un nemico con l'ironia e il sarcasmo che gli derivano dal suo volare alto e sottolineare come la 'costruzione' di un nemico sia operazione di bassissima lega intellettuale - più prossima alle caverne della preistoria che alla storia dell'umanità dalle magnifiche sorti e progressive.

Tu e altri cavalieri dell'Apocalisse tuoi sodali siete la dimostrazione palese di quella preistoria dell'uomo e del suo durare avvilente per omnia saecula saeculorum.

martedì 13 maggio 2008

il vincitore magnanimo



Il vincitore è magnanimo per definizione. Che altro può fare un condottiero, -poniamo un Attila- che si vede consegnare la chiavi della città dopo averla espugnata, se non sorridere di tanto ridicola piaggieria e vile resa alle armi?
Se alla testa dei tuoi Vandali, rozzi e possenti razziatori, già possiedi l'Impero estenuato da lunghi anni di guerre intestine, quali altri pensieri puoi nutrire se non quelli di erigere nella capitale Arae Maximae e Archi di Trionfo celebrativi della tua presa di possesso?
Così Silvio-il-Minimo inizia la sua irresistibile ascesa del lustro che lo condurrà a divenire lider Maximo riconosciuto dagli italiani tutti per capacità di governo e massima fecondità delle zolle di terra e intensa attività delle industrie di ogni genere e grado, alleluja!
Complici i deboli neuroni della memoria nostra umana -facile ad abbandonare le evidenze negative di ieri e dell'altroieri- diremo Grande colui che prese il potere a colpi di denari e conflitti di interessi mai sanati, che comprò televisioni e giornali e avvocati a man salva e bassa perché gli organizzassero il consenso bulgaro necessario alle sue scorrerie sul terreno delle istituzioni e del Potere di scrivere le leggi secondo sua personale bizzarria e ingegno.
Col senno di poi diciamo che di tanto apparato guerresco non c'era poi un gran bisogno - dal momento che una sostanziale identità unisce il Re ai suoi sudditi ed Egli è campione invitto del Popolo dei Furbi-franza-o-spagna, da sempre refrattari a tasse e regole.
Provate a riparlare sommessamente di conflitto di interessi e leggi sulle telecomunicazioni di respiro europeo e vedrete che i toni ecumenici da novello papa si muteranno inopinatamente in quelli di un Brenno la cui lunga e pesante spada egli sbattè sul piatto della bilancia dove si accumulava l'oro dovuto gridando: 'Vae victis!'
Così, noi vinti, ci avviamo al nostro Calvario, al nostro Esodo, colla inevitabile coda delle contumelie dei vincitori e le grida e le offese – e tocca perfino ringraziare il cielo che la schiavitù è stata abolita da un paio di secoli almeno altrimenti la Fossa dei Leoni sarebbe il nostro incubo e Spartaco il sogno di un'effimera rivolta.
Ci resta il ruolo di testimoni, nell'ora più dura, di inascoltati predicatori di una nuova morale necessaria al vivere civile che non sia quella dei razziatori e predatori di ogni risma, quella dei barbari che oggi impazzano a ondate successive su tutto il territorio dell'Impero scrivendo una storia che, ci auguriamo, sarà detta dai posteri 'l'età oscura', il medioevo di ritorno, l'avvilente storia umana che procede col passo del gambero: un passo avanti e due indietro.

lunedì 12 maggio 2008

il Vandalo reinventato


Se non ci fosse, il Vandalo, bisognerebbe inventarlo. C'è stato un tempo in cui ho creduto che fosse un'invenzione dello Schiaccia per provocare reazioni indignate e procurare al forum un alto numero di risposte di gente incavolatissima. Era il periodo in cui si credeva che girassero soldi diVirgilio che paga(herebbe) i titolari dei forum per la pubblicità immessa nelle pagine.
Poi l'ho conosciuto e la solarità del suo sorriso mi ha fatto capire che anche le brave persone nascondono un dr. Jekill che si nutre dei fiati di un'anima nera che abbiamo dentro e deve trovare un suo spazio di affermazione.
Del Fire non so dire, non l'ho conosciuto di persona, ma è la dimostrazione forumistica che anche gli opposti possono convivere simpaticamente - almeno fino al momento in cui un evento detonatore non ci fa impugnare un machete e correre di casa in casa e per le strade a menar fendenti contro la tribù opposta.
Questa premessa è per dire che faccio fatica a capacitarmi delle logiche con cui il Vandalo conduce le sue argomentazioni. Di Travaglio dice che la televisione pagata dai cittadini non dovrebbe permettersi di dare spazio di parola a uno con le sue convinzioni. Perchè mai, di grazia?
Esiste un pubblico della televisione-pubblica che ha bisogno della verità dei fatti e di conoscere la qualità morale delle persone elette come dell'aria che respira. Perchè negare loro il diritto di ascoltare le parole che accusano -fermo restando il diritto di querela dell'interessato e la sua possibilità di rispondere (subito offerta da un Faziofabio buffamente infracchiato su un piatto d'argento con mille scuse)?
Il nostro Vandalo è perfettamente in linea con quello che pensa Berlusconi-il-bulgaro e, di converso, tutta la sua corte dei miracoli parlamentare, giornalistica e di varia umanità ilare e allegrona. Tanto allegrona da pensare che un tale Barabba, i cui trascorsi e le malefatte tutto il mondo conosce, possa fregiarsi del titolo di capo del governo, con il discredito universale che ce ne deriva.
Sono capaci di passare sopra a una tale enormità con passo agile e viso sereno gli allegri elettori del centro-destra e sopra tutte quelle che seguono: i Mangano stallieri alla corte di Arcore, i Dell'Utri bibliofili esimi e amici di mafiosi nel tempo libero, gli Schifani seconda carica dello Stato con i trascorsi descritti e documentati dal buon giornalismo di inchiesta - il solo che possa e sappia dire a chi si ribella al malaffare del Potere e dei boiardi al potere di che lacrime gronda e di che sangue la cosidetta 'lotta politica' di questo paese.
Poi la chicca, la 'perla' vandalistica: se c'è fumus persecutionis, perchè la magistratura non procede, perchè non li arresta e non li condanna?
Si deve essere perso un centinaio di puntate ultime scorse il nostro Vandalo; quelle dove Berlusconi e i suoi gridavano a pieni polmoni e coi video rai-mediaset schierati e allineati contro i magistrati rossi e matti; quelle dove un tale Castelli, ingegnere padano passato all'ingegneria politica, metteva sotto schiaffo i magistrati con disegni di legge forcaioli e punitivi; quelle dove il potere politico minacciava apertis verbis la magistratura di metterle il bavaglio e intanto diminuiva i poteri di indagine dei p.m. e progettava di metterli al servizio del potere politico come avverrebbe in America; quelle delle leggi ad personam che hanno cavato le castagne dal fuoco giudiziario al Berlusca mandando tutti i processi a prescrizione.
Qualcuno ha le cassette delle puntate perdute da passargli per una sua più puntuale informazione?
Dubito che servirebbero a raddrizzargli le idee, data l'età che non consente più svolte radicali, ma almeno 'metterebbero le cose a posto' sul piano dell'informazione, in attesa dei nuovi editti bulgari e del silenzio degli innocenti in Rai e dintorni.
Vi risulta che quella tale, la Daniela-raimediaset che concordava i palinsesti cogli ex colleghi per dare il massimo di visibilità al Berlusca anche in occasione della morte di Woytila, sia stata eletta al parlamento in quota Pdl, per caso?
Così, giusto per dire un clima da cavalli da tiro di Caligola seduti sugli augusti scranni di Montecitorio.

riferimento: forum Virgilio 'a spasso con la schiaccia'

giovedì 8 maggio 2008

il caso (cuba 7)


Il caso (cuba 7)

E', senza alcun dubbio, un caso però intriga.
Tutte le fotografie che mostrano i protagonisti della leggenda rivoluzionaria cubana in azione nella Sierra, con i contadini, e nel loro ingresso trionfale nella capitale sono di pelle bianca. Perché?
Non conosco la proporzione tra la popolazione 'coloured' e i discendenti degli antichi padroni spagnoli e degli immigrati francesi.
Credo che vi sia una decisa maggioranza di bianchi nelle città e nelle campagne e che la classe dominante nelle professioni e al governo della nazione sia di pelle bianca e tuttavia la presenza dei neri è notevole, forse più di un terzo dell'intera popolazione.
Ai tempi della discesa in campo dei 'barbudos' contro Batista e gli americani che lo sostenevano erano loro, sicuramente, i più sfruttati, soggetti di soprusi e angherie, quindi, potenzialmente 'rivoluzionari'. Ma niente foto di neri in primo piano e prima linea, a parte un meticcio.
E' senza dubbio una contraddizione intrigante della storia della rivoluzione cubana, quantomeno di quell'ultima parte che alfine decide per e si veste di social-comunismo.
Tutte le rivoluzioni degne di questo nome hanno avuto a loro fondamento palese e conclamato l'uguaglianza degli uomini 'di ogni razza e religione'. L'internazionalismo proletario è molto chiaro al proposito.
Ma una maledizione storica relativa alle popolazioni di pelle scura sembra costringerle dentro una condizione di subalternità anche quando la storia esplode e fa esplodere le contraddizioni della società e mette in moto il ribellismo rivoluzionario.
Anche in presenza di condizioni di partecipazione ai moti di rivolta particolarmente favorevoli al riscatto degli ex schiavi non c'è corsa, bensì uno stare alla finestra timorosi dei più, di quasi tutti in verità.
Ho sfogliato a lungo libri e giornali datati 1959/61, guardato cento e cento fotografie in cui la rivoluzione ancora acerba e fragile prendeva corpo e visi e premiava i protagonisti e i martiri, ma niente, nessuna faccia nera in evidenza.
La subalternità storica della razza degli antichi schiavi ha prodotto il mostro di un ghetto civile anche quando la 'fraternità' e 'l'uguaglianza' si offrivano sul piatto d'argento del 'somos todos companeros y cubanos'.
Anche la visita di Trinidad conferma che il centro cittadino e le professioni che ivi si svolgono sono in mano ai 'piel blanca' e la periferia delle vecchie case malandate è fitta, invece di neri.
C'è sempre un sud del mondo e dell'umanità più a sud di quanto riusciamo a credere possibile.

il voto di pancia degli italiani




Caro Lou reed,

durante una cena, mesi fa, mi accadde di manifestare il mio disagio per una società multietnica spinta quale si vede in certe fasce orarie sugli autobus di terraferma. Il settanta e più per cento della gente che vi è stipata non è indigena e non sono turisti in transito verso Venezia, l'isola agognata dalle folle.

Provo disagio per uno 'snaturamento' della società le cui immagini diverse (migliori? difficile da dirsi) sono registrate nelle memorie della mia vita ormai abbastanza lunga.

Disagio per il troppo di tutto che affligge questa città (turisti, studenti, immigrati, piccioni,cani e annesse deiezioni sulle strade mai raccolte e un sindaco-filosofo che guarda alle stelle piuttosto che far rigovernare le stalle).

Da questo quadro potrei essere definito 'di destra' -secondo uno schema mentale che affligge anche mia figlia e mi rimprovera per questi miei pensieri e 'disagi'.

Ma mi capita di 'razionalizzare' e di comprendere per quella via che ciò che avviene ed è avvenuto ha una storia e molte cause, è una catena di eventi che ha segnato la nostra storia collettiva trasformandola irrimediabilmente e metto i miei disagi in secondo piano e considero i problemi della realtà per come si presenta ai nostri occhi.

Se non lo facessi sarei un 'disadattato' -che è termine medico che esprime una patologia- e l'impressione è che una maggioranza di italiani soffrano di questa sindrome, sono dei 'disadattati' perchè si rifiutano di usare la ragione.

La ragione ci informa che i crimini nel nostro paese (ma anche in altri europei, vedi Londra) sono in diminuizione statistica eppure la gente 'percepisce' insicurezza a vota di conseguenza, vive il mio stesso disagio a causa di uno snaturamento al quale non sa rispondere con lume di ragione. Ma il mancato uso della ragione produce i mostri effigiati da Goya nei suoi quadri, come sai.

Ecco perchè definisco il voto di destra un voto irrazionale e non 'intelligente'. Perchè è un voto di pancia, quella pancia buia e maleodorante dalla quale escono fiati incomprensibili, a volte, e sicuramente disdicevoli.

E perchè 'intelligere' significa illuminare con la luce della ragione ciò che è e avviene e ciò che avverrà nella prospettiva del futuro prossimo.

La destra governerà i fenomeni dell'immigrazione clandestina meglio della sinistra? Potrebbe essere, ma bisogna farlo nel quadro dei diritti delle persone e della normativa europea; vedremo il suo agire e giudicheremo.

Resta il fatto che i personaggi mandati al governo della Repubblica sono nomi e volti noti (alcuni suscitano il giusto riso di Geigei) e per molti altri vale il giudizio del lustro precedente, il capo del consiglio dei ministri in testa e quasi per intero la sua corte dei miracoli.

Riusciranno i nostri eroi a con-vincere (vincere insieme a tutti gli italiani)? Ai posteri la dimolto ardua sentenza.

martedì 6 maggio 2008

Trinidad - Passati e Presenti (cuba 6)



Venerdì 17/04/2008

Trinidad - Passati e presenti

Il vostro cronista fa dei sogni orribili. E' un ansioso e i pensieri delle molte cose sbagliate e/o orribili che possono accadere a un viaggiatore si mutano in sonni e sogni disturbati/anti.
Sullo schermo della mente indifesa si mostrano facce mostruose, visi da fantasie medieval-infernali – quadri di un Bosch redivivo che si mettesse a effigiare da par suo gli incubi della post-modernità che ci tormentano da svegli: i Bondi, i Vito, gli Schifani, tanto per fare tre nomi tra i maggiori.
La mia compagna di viaggio mi ha svegliato di soprassalto stanotte, pretendendo di avere udito di sotto alla finestra grida e trambusto e poi un motore d'auto che si accendeva.
'Ci hanno rubato la macchina!' ha gridato, levandosi a sedere. L'ho rassicurata, ma invano.
Il suo sogno deve essere stato di quelli 'più vero del vero'. In ogni caso, se l'avessero rubata davvero, non resta che denunciare la cosa alla polizia locale e gli uffici sono aperti al pubblico non prima delle otto. E' cosa saggia rassegnarsi e tornare a dormire.
Mi tranquillizza il fatto che abbiamo 'stipendiato' un indigeno, un vicino di casa della signora che ci ospita nella sua 'casa particular'. Dorme lungo disteso sul marciapiedi accanto alla macchina.
La cifra della sua sorveglianza è modica e ragionevole -molto al di sotto, in ogni caso, di quanto chiedono per un paio d'ore i parcheggiatori abusivi delle nostre città con la differenza che lui, qui, ci vive una settimana con tutta la famiglia.
Tutto ciò che è ragionevole e opportuno per un buon esito del viaggio va fatto, ma, come insegna il Leopardi, la Natura è matrigna e potrebbe darsi il caso che il sorvegliante si metta d'accordo coi ladri, facilitando loro il compito.
Mi riaddormento a fatica, noverando, nel mezzo sonno, l'intera somma delle cose giuste e ingiuste che affliggono il mondo degli uomini.
Capisco perchè la Chiesa cattolica da un lato e il Partito Comunista cubano dall'altro battono le loro platee così ossessivamente colle prediche di virtù da osservare e praticare e valori positivi da tenere in palmo di mano. Entrambi propongono le figure esemplari dei Santi, da un lato, e dei Capi guerriglieri e Martiri della Rivoluzione dall'altro quali 'exempla' da imitarsi.
Perché la natura degli uomini e delle donne è vocata alla trasgressione e al conseguimento degli scopi egoistici a tal punto da non esitare a levare la mano peccaminosa e staccare dall'albero del Bene e del Male la mela proibita in barba al volere dell'Altissimo.
Truffare il prossimo e gabbarlo con vane promesse è l'attività prevalente di molti nostri concittadini -i sedicenti 'politici' in primis- ma vale anche per questo angolo di mondo in cui il ruolo di 'exempla' è affidato più ai dirigenti di partito che ai Santi nelle chiese.
Col risultato di svalutare la credibilità di entrambi per le opposte ragioni.
Fatta quest'ampia premessa, di Trinidad dico che è una bella cittadina perdavvero.
Città di passati splendori coloniali -le cui vestigia sono ancora visibili e adeguatamente protette colla dicitura nota de 'patrimonio dell'umanità'- e di presenti turbamenti dovuti a un turismo in crescita costante e alle brame di ricchezza che sempre mena con sé.
Aprire al nuovo con cautela, sembra essere il verbo di Raul Castro, dosare con accuratezza omeopatica il capitalismo implicito nella crescita economica a una sola risorsa, il turismo, appunto; provarsi a imitare il modello cinese di un partito unico che sorveglia occhiuto, pronto a intervenire non appena intravista una qualche 'turbativa', una stortura fuori dei canoni del buongoverno della cosa pubblica.
La mattina di sole caldo e la ricca colazione a base di frutta tropicale cancellano i fumi dei sogni cattivi. Dalla terrazza affacciata sui tetti lo sguardo abbraccia l'intera cittadina e il basso campanile giallo e verde e la campagna intorno e i monti della vicina Sierra del Escambray fitta di valli verdissime: un commovente inno mattutino alla bellezza del viaggiare e conoscere luoghi nuovi e storie e persone e culture diverse.
Perfino le notizie che ci arrivano -via sms- sul trionfo della destra passano in secondo piano. Era una sconfitta attesa e già metabolizzata. 'In t'o culu!', ridiamo, rubandolo a Cetto Laqualunque. Un'altra storia italica comincia e i cocci saran loro ed è certo che ce ne saranno a mucchi, dati i tristi personaggi noti e il lustro di s-governo e di leggi ad personam che abbiamo tutti in memoria.
Le case coloniali dagli intonaci chiari e tinte pastello sono a due piani e costruite intorno a un patio secondo l'uso moresco. Belli i tetti a vista e i decori di legno intagliati. La città da impressioni di serenità perfino nella periferia di piazza delle Tre Croci dove giovani neri giocano a baseball con i bastoni delle scope e palle fatte di plastica morbida avvolta intorno a un sasso per darle peso.
Di guantoni, ovviamente, neanche a parlarne, ma anche così si formano i nuovi campioni di uno sport amatissimo a Cuba.
Tre anziani giocano a domino sulla via, all'ombra di un albero, molti i bambini e i cani magri e silenziosi e le donne che sferruzzano affacciate ai balconi muniti di grate dei pianterreni dai quali puoi osservare l'ampio soggiorno ventilato e ombroso e le sedie a dondolo traforate in legno brunito.
Perfino l'osservazione di quella che chiamiamo la 'miseria' di alcuni non si lega a impressioni di sofferenza, come accade in India e altrove. E' semplicemente la storia un mancato sviluppo, una storia rallentata, incerta sulla direzione da prendere per il futuro.
Il cibo non manca, quello essenziale dei corpi asciutti, la salute è garantita, la scuola molto curata e commovente nei suoi rituali a cielo aperto di scolari in divisa seduti al centro della piazza maggiore in dialogo pedagogico colle maestre e poi ordinati, in fila per due, pronti alle visite dei pochi musei e le chiese.
Restauri edilizi accelerati trasformerebbero anche la periferia di questa città e le sue case di retaggio coloniale in una città di apparenza ricca, basta vedere i ristoranti del centro che si sono impadroniti delle belle abitazioni a due piani della borghesia dei commerci e delle professioni 'ante revolucion': proprietari terrieri, avvocati, notai.
Parliamo e scherziamo con vecchie signore curiose e bambini, scambiamo battute e sorrisi e allegria. Non fosse per il troppo turismo dei torpedoni, quello delle 'escursioni in giornata' dai grandi alberghi dei 'cayos', Trinidad potrebbe annoverarsi a pieno titolo tra i luoghi del mondo dove 'vivere è bello'.

domenica 4 maggio 2008

lo sbarco dei 'porci' (cuba5)



Giovedì, 16/042008 Playa larga e Playa Giron

Lo sbarco dei 'porci' (cuba 5)

Arrivare in un qualche luogo periferico di quest'isola è davvero un'impresa. Ad ogni bivio è necessario chiedere e fare molta attenzione a che l'interrogato non sia in attesa di un mezzo di locomozione -qui talmente scarsi da ipotecare l'intera giornata e la fatica dello stare ore e ore sotto il sole.
Una leggenda diffusa tra i viaggiatori vuole che ti salgano a bordo col pretesto di portarti a destino e ti ritrovi, invece, nel paese che l'informatore aveva in animo di raggiungere.
Le leggenda accessoria è che la mancanza di cartelli stradali sia dovuta all'azione vandalica e vendicativa degli abitanti per poter così viaggiare a spese degli ingenui turisti.
Raggiungere playa Giron direttamente da Vinales (poco più di 400 chilometri) prenderà l'intera giornata, dato lo stato delle strade e i frequenti cambi di direzione e chilometri in più dovuti alle direzioni sbagliate.
Il paesaggio è desolantemente piatto e agreste. Contadini piegati nell'atto del raccogliere e tagliare segnano l'orizzonte assolato e davvero pochi in questa zona sono i cartelli inneggianti alla rivoluzione castrista e a quella battaglia leggendaria che ebbe il suo epilogo proprio qui, nella Baia de los Cochinos, la baia dei porci,
Il 16 aprile 1961 aerei americani bombardarono gli aeroporti cubani in concomitanza con lo sbarco di un esercito di ex fuoriusciti cubani che contavano sul sostegno e la sollevazione della popolazione.
La rivoluzione era giovane e fragile, tutto era ancora in formazione, le coscienze smarrite e incerte.
Per uno di quegli eventi caotici e strani che punteggiano la storia e, a volte, ne segnano le svolte casuali, l'appoggio aereo degli americani cessò proprio nel momento cruciale dello sbarco sulla spiaggia Giron. Una tempestosa riunione alla Casa bianca aveva deciso quell'esito e la rivoluzione castrista miracolosamente si salvò.
Del luogo dello sbarco Fidel aveva avuto informazione preventiva; forse dai sovietici, forse dalla sua 'intelligence' di fedeli contadini, forse dalle vedette arrampicate sugli alberi, chissà.
La leggenda vuole che Fidel conducesse un suo carro armato, lo stesso che fa monumentale mostra di sé all'Avana, nella piazza della rivoluzione.
Centinaia i morti, ma più i prigionieri e la gioia di una vittoria insperata, l'esultanza per la rivoluzione che vinceva e continuava la sua corsa.
Un regalo di J. F. Kennedy alla storia convulsa e velenosamente ideologica della seconda metà del secolo.
Il paese di Giron è brutto, polveroso, un agglomerato casuale di vecchie case e pochi condomini di aspetto 'socialista'.
Il mare è blu intenso, le palme reali svettano e misurano la profondità del cielo.
Difficile davvero immaginare i rumori della battaglia che fu su questo sciabordio dell'onda in battigia, le grida, gli spari, le urla di 'porci' gridate all'indirizzo degli sconfitti avviati alle prigioni.

venerdì 2 maggio 2008

via dalla città (cuba 4)



Martedì 14/04/2008

Via dalla città (le colline, i guajiros, le vacche)

Via dalla città. Quattro giorni all'Avana bastano e avanzano per metabolizzarne i suoni, la atmosfere evidenti e segrete, gli eccessi. La città vecchia è preda del turismo di massa e ha i suoi riti avvilenti : ballerini di samba e salsa sui trampoli, vecchie signore in costume e grosso sigaro in bocca sedute in punti strategici, pronte alla foto e relativo obolo.
Il kitsch turistico ha aspetti uguali all over the world, sipario.
La città vera, degli habaneros in perenne ricerca di opportunità e senso da attribuire alle vite di ogni giorno, è città di odori forti e macerie, rumori e musiche ad altissimo volume ad ogni ora del giorno.
Vitale come una Napoli milionaria, depressa come ogni città del 'subdesarollo' tropicale.
L'eccesso di 'colore locale', il vitalismo esasperato, gli esotismi da tollerare con un sorriso ebete sulle labbra non sono più nelle mie corde; li cedo ai viaggiatori delle generazioni nuove che meglio di me sapranno coniugarli e goderseli.

La valle di Vinales (un intreccio di valli) è a ovest di Avana. Ai piedi della Sierra de los Organos, questi luoghi di idillio campestre godono anch'essi della speciale protezione di 'patrimonio dell'umanità'. E' un posto gradevole dove soggiornare, cosparso di basse colline carsiche: un gruviera di grotte scavate da fiumi antichi e segreti e la vegetazione tropicale a vestirle di fuori di un verde più chiaro di quello dei campi coltivati a caffè e tabacco - il migliore dell'isola, si dice.
Nelle pianure ai piedi dei 'mogotes' infittiscono le costruzioni nuove dei contadini che qui convergono per partecipare ai ludi nuovi della ricchezza che verrà, che già si odora. Le grotte maggiori, fitte di stalattiti e stalagmiti dai curiosi decori attirano un discreto numero di viaggiatori e il turismo dei torpedoni delle escursioni di giornata.
Il passa-parola tra gli indigeni è che questa nuova 'industria' turistica paga facile, è il futuro dell'isola. Nascono come funghi nuove 'casas particulares' (pensioni e locande a conduzione familiare) e l'effetto saturazione pare prossimo, in verità. I figli dei contadini più anziani si improvvisano guide per i sentieri nascosti dentro le valli più impervie e meno conosciute a indicare cascatelle e sorgenti e mostrare i panorami al tramonto.
La sera riscalda i colori e lungo il sentiero che mena all'ultima casa del paese ai piedi di un basso 'mogote' parliamo con un vecchio guajiro (contadino) fiero del suo 'secador' fitto di foglie di tabacco appese.
E' stato un buon raccolto, dice, e il governo gli comprerà l'intero raccolto lasciandogli una modica quantità per il suo consumo personale. Uguale destino per il caffè che cresce di un bel colore verde intenso e lucido e circonda la casa -semplice e arredata con l'essenziale per vivere e lavorare.
Il governo decide anche le colture, riducendo i rischi economici, ma non mette al riparo dai cattivi raccolti e la pensione sociale è un sogno negato ai vecchi che lavorano fino a che regge il corpo e la salute.
L'intero paese di Vinales è fitto di scritte che inneggiano a Raul e a Fidel, alla verdad rivoluzionaria, perfino al comitato municipale che si riunisce il tal giorno nel tal luogo -come se da noi si inneggiasse con manifesti e scritte murali alla prossima convocazione del consiglio comunale e/o provinciale. I cartelli di questa pedagogia sociale forzatamente entusiasta sono dappertutto, inchiodati sugli alberi del viali, dentro i rari negozi e le cadecas (case di cambio-moneta), dipinti sulle case e i ristoranti.
Difficile dire quanto di questo entusiasmo rivoluzionario sia condiviso dalle gente non attiva nei comitati e filiazioni locali del partito unico. Voci di aperto dissenso non se ne ascoltano, in verità, e se è vero che 'taci, il nemico ti ascolta', è vero anche che capita di ascoltare lodi esplicite e sincere al sistema sociale che garantisce istruzione e salute e l'annona -agenzia governativa incaricata di distribuire al popolo le merci e i prodotti necessari. Una sicura simbiosi tra governanti e governati si dà, agisce, opera fattivamente e capillarmente. 'Revolucion en cada barrio y pueblo' è lo slogan più letto, ma anche 'la mentira (menzogna) es abiecta' e 'abbi cura del bosco' e 'raccogli la tua immondizia'. Una pedagogia scolastica e civile sposata ai vecchi incitamenti rivoluzionari e ancora la memoria dei martiri e l'onore ai caduti per la patria e l'ideale socialista.
Un nazionalismo vestito di rivoluzione sociale che sempre, ossessivamente, addita la colpa dell'odiato nemico storico, responsabile del 'bloqueo economico' e maledetto fomentatore dei moti contro-rivoluzionari dei fuoriusciti - sempre vittoriosamente respinti con perdite in vite umane e prigionieri.
I Bush padre e figlio, Clinton, ma anche il Kennedy della Baia dei Porci che ritirò all'ultimo momento l'appoggio aereo necessario allo sbarco dei rivoltosi, così creando la leggenda di un Fidel Castro combattente invincibile.
Leggenda che egli alimentò mettendo il carro armato da lui guidato nel corso della battaglia a monumento centrale nella 'piazza della rivoluzione' della capitale.
Ha un sapore vagamente retrò e di trapassato remoto questo insistente inneggiare ad eventi ormai lontani nel tempo - insieme un sintomo di timore che l'oblio si stenda su quelle gesta leggendarie e sui valori che ne sono scaturiti, ma anche un ostinato ripetere: 'attenti, il Grande Fratello vi osserva e sorveglia, comportatevi come si deve'.
Uno slogan – invero rubato a Martì, il martire della prima indipendenza cubana- è perfino commovente e quasi metafisico. Dice che 'l'anima rivoluzionaria è come l'anima visibile'.
In tempi di 'silenzio di Dio' e di anime morte e/o silenti e invisibili ai più, una tale affermazione dovrebbe preoccupare non poco gli ostinati pedagogisti al governo di questa nazione.

imperialismo, malattia senile del comunismo (cuba3)

Giovedì 10 apr 2008

L'imperialismo, malattia senile del 'comunismo'

Alle sette del mattino la brezza è ancora fresca e si incunea nelle avenidas, le lunghe vene della città aperte sul lungomare, ma dura meno di un'ora ed è subito afa.
La gente che lavora passa via in fretta, apre i radi negozi, ma si notano di più i vecchi militanti del partito unico che leggono il' Granma' seduti sul bordo delle grosse zolle divelte dei marciapiedi.
Bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi. Dubito che fare causa alla 'municipalidad' per un eventuale danno fisico subito inciampando abbia buone prospettive di successo.
Il titolo di apertura del 'Granma' dice di Bush, dei milionari gringos e del sottosviluppo che vi è indissolubilmente legato. Se non fosse per la data e l'anno stampigliato potrebbe trattarsi di quell'altro Bush, il padre - la nota ideologica appaia tutto a un solo nemico e i fatti nuovi intervenuti nel frattempo sono solo l'accidente che non cambia la sostanza delle accuse.
Il vecchio cubano magro e allampanato ha l'espressione assorta e cupa dell'assediato che legge delle malefatte e della incomprensibile crudeltà dell'assediante.
Il verbo unico della stampa di regime, pur se alla lunga, produce risultati ed educa al proselitismo, ma, così come non è tutto oro quel che luccica, vale anche il giudizio avverso: che la libera scelta premia le democrazie 'capitalistiche' e una libera stampa forma e consolida le differenti opinioni.
Resta vero il fatto che, da noi, di vera 'libera stampa' non ce n'è molta a disposizione e il partito unico Rai-Mediaset si appresta a tornare al governo e rieditare la stagione 'nuova' del 'non faremo prigionieri' e degli 'editti bulgari'.
Quella del non fare prigionieri era la fissa di un tale di nome Previti, lo ricordate? Lo dicevano ministro dellla Difesa in pectore appena vinte le elezioni e solo un rigurgito di dignità (peraltro nascosta benissimo) evitò al Belpaese l'ennesima onta da repubblica bananiera.
La visita della Habana vieja, la porzione turistica della capitale, riscatta in parte il severo giudizio scaturito dalle prime impressioni di ierisera.
La nomea di 'patrimonio mondiale dell'umanità' relativo a quella porzione di città storica, coloniale, ha dato i suoi frutti quanto a recupero del patrimonio immobiliare, ma ha creato un ghetto dove i fenomeni di un mendicismo diffuso e quello degli 'scrocconi' (jineteros) comincia a infastidire, malgrado la presenza assidua delle forze dell'ordine.
Prima della mia partenza, alcuni amici mi raccontavano di quest'altro aspetto turpe: la prostituzione e la pedofilia (richiamati perfino a bordo dell'aereo da un video ammonitore), ma seguono canali nascosti perché i due fenomeni non saltano agli occhi e alle orecchie, non di chi viaggia in coppia, quantomeno.
Vero è che l'accasarsi con un occidentale dal reddito medio alto è il sogno di molte ragazzine di belle speranze e il viaggiatore solitario potrà osservarne il riflesso inequivoco nei molti sorrisi che gli verranno rivolti.
Un mio conoscente brevilineo e dall'aspetto vagamente 'leopardiano' commise l'errore di portarsene a casa una, alta e formosa, tramite sacro vincolo di matrimonio.
Sei mesi più tardi, la bella godeva di appannaggio giudiziario (assegni familiari a carico dell'ingenuo marito) e si mostrava in giro per la città in tutta la sua bellezza assieme a giovanotti aitanti e spavaldi.