sabato 29 ottobre 2022

I baobab e la memoria.

 I baobab e la memoria - 29 ottobre 2014

Periodicamente, un'assistente sociale specializzata in gerontologia, viene a far visita agli anziani del centro che ospita mia madre e ne sottopone alcuni ai tests che dimostrano l'avvilente avanzata (raramente la regressione) della demenza senile che svuota gli sguardi e le espressioni e trasforma i volti di quegli anziani in desolate 'maschere del Nulla' – l'antichissimo teatro che tutto e tutti ci dissolve nelle sue nebbie o forse solo 'ci trasforma', come recita quella formula della fisica che: 'nulla si crea, nulla si distrugge...'.
E, naturalmente, è lo stato della memoria il test principe di quell'esame periodico dai tristi esiti e scontati. Tristi tropici di una vegetazione mnemonica che fu lussureggiante di piante di alto fusto e vigorosi arbusti del sottobosco e oggi è come la piana desertica del Madagascar in cui si erigono i baobab, sopravvissuti al massacro pel loro essere 'sacri' nell'immaginario degli indigeni.
Ed è vero che è la nostra capacità di veritiera ricostruzione del passato che ci ha coinvolti e che dovremmo saper testimoniare e raccontare che ci salva dal marasma della 'demenza senile' - e provate voi a fare uno dei tests proposti a mia madre del ricordare la sequenza precisa degli ultimi otto presidenti della repubblica succedutisi al Quirinale, invece di giocare a: 'Chi sei stato nella tua vita precedente' e 'Che colore sei' con lo sconfortante esito del 'Nero'.
Così, ieri, è andato in onda uno di quei tests al Quirinale, appunto, in cui dei magistrati e degli avvocati di noti imputati mafiosi hanno giocato a ricostruire, davanti a un quasi novantenne presidente della repubblica, il chi e come eravamo negli anni delle stragi mafiose e delle bombe nelle chiese e della 'presunta' trattativa tra lo Stato e la mafia per farle cessare.
E non me ne vorrà 're Giorgio' se scrivo che l'impressione che ne ho avuto, dai resoconti di stampa e telegiornali, è quella di altri mitici, deserti mnemonici italici: 'Non so, non ricordo, se c'ero dormivo' o mi occupavo d'altro.
Perché il Tempo fa il suo corso, maledizione! e la memoria umana, a differenza di quella degli elefanti, è labile, - anche e sopratutto quella collettiva: che tutto perdona e cancella - e le troppe diplomazie e i pelosi 'rispetti istituzionali' che hanno consentito quell'esame quirinalizio per nulla 'ricostruttivo' e 'chiarificatore' hanno prodotto, invece, l'ennesima nebbia di altre stragi dimenticate e vanamente commemorate ogni anno, e quest'altra impressione: che una 'demenza senile' ci riguardi e condizioni i nostri comportamenti 'civili' - di tutti quanti noi cittadini di questa repubblica, nessuno escluso.
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venerdì 28 ottobre 2022

La peste è finita.


La peste è finita, andiamo in pace.

Che fosse tutta questione di 'narrative' contrapposte lo sapevamo. La realtà è un'altra cosa, di difficile definizione e manipolazione, come il fascismo e l'antifascismo. E oggi il governo Meloni ci pone di fronte alla contro narrativa di una pandemia che viene rappresentata come 'in deciso calo' e forse è rientrata nel cono d'ombra dei 'malanni di stagione' che gestiamo bravamente con aspirine e gli altri anti infiammatori - con l'aggiunta di altra chimica farmaceutica che ci libera il naso.
Chi vivrà vedrà.
E addio a tutto il bailamme di alti lai e allarmi al diapason e le 'grida' di Conte governatore spagnolo che, con i suoi spaventosi d.p.c.m. a cadenza trimestrale, ci imprigionava ai domiciliari. Più che una pandemia una maledetta 'infodemia'.
Ma, oggi, addio alle armi e a quel clima di irreggimentazione e coscrizione obbligatoria di tutti, dai sei anni in su fino ai cent'anni dei mitici 'fragili' (fragile a chi?!) e alle quarte, quinte, seste dosi che ci raccontano di vaccini incapaci di andar oltre la soglia dei sei mesi di scudo sanitario e che, però, - dicono i virologi ancora in servizio permanente in tivù, seppure ridotti al rango di menagrami e i video chiusi in faccia - 'ci salvano dagli effetti più gravi'.
Pia giaculatoria che ci ricorda tanto le cure da cavallo somministrate a chi già tirava l'anima coi denti dei 'salassi' dei 'valenti medici e sapienti' dei secoli bui. La scienza come nuova religione e fede e dottrina somministrata in tivù sei volte al dì prima e dopo i pasti.
Ma la narrativa è cambiata – e il Mattarella, ri-messo lì nella vigna a far da palo, ha un bel ricordarci 'da dove veniamo' e che il virus ancora trama nell'ombra e può tornare il tempo delle atroci sirene televisive e dei rifugi anti atomici nel chiuso delle case e niente passeggiate all'aperto oltre i duecento metri dal domicilio.
Trionfa il sole ancora estivo, Gott sei dank, e, per noi 'che abbiamo visto Genova' e le altre belle città italiche 'il nemico è passato, è vinto, è battuto'. Si levino i canti.
E sopra la collina ci sono solo gli aghi di pino e silenzio e funghi e 'abbiamo già dato' ad abundantiam, cari. Accontentatevi di un bollettino settimanale in tivù dei contagi e degli ospedali, che già è grasso che cola.
Il gregge è immune e ci siamo smascherati (perfino sui treni), finalmente.
La peste è finita, andate in pace.
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Autunni, inverni, primavere.

 Autunni, inverni, primavere. - 27 ottobre 2016

E sarà perché gli autunni 'lungamente ci dicono addio', come scriveva il poeta, che vorresti che certe immagini dell'oro vivo e antico - estremo saluto vegetale e silenzioso inno al colore della vita che muta aspetto - ti si stampassero in mente e vi restassero e non fossero sostituite da tutto il bailamme della cronaca tragica che inevitabilmente ti travolge al ritorno tra le brume e le incessanti torme lagunari.
E la natura sarà anche 'matrigna' come scrive e riafferma con foga il 'giovane favoloso' in questi giorni al cinema, ma se sai sceglierti un canto e un lembo e un luogo deputato come tua Heimat del cuore il cuore e la mente ti ringraziano e non sarà così male neanche l'avvento del colore bianco degli inverni che prelude al verde chiaro e commovente della prossima primavera.
Che certo verrà e per alcuni no, ma è poco male perché in questo nostro avvicendarci affannoso (e a volte felice) sulla crosta del pianeta sta tutto il senso e la Storia e le ere geologiche e il futuro delle 'magnifiche sorti e progressive' che ancora crediamo possibili, ad onta del'Ebola, dell'Isis colle teste mozzate e di Renzi, che il lavoro fisso vuole che, anch'esso, 'lungamente ci dica addio'.
Contiamo che l'inverno se l'inghiotta (politicamente) e la primavera rimescoli tutto il panorama politico come fa per la vegetazione nuova che rinasce dai suoi colori autunnali.

giovedì 27 ottobre 2022

Distanze fatali.

 Quanta distanza c'è tra Buenos Aires e la morte?  - 27 ottobre 2018


Giunto alle soglie dei biblici settanta, il mio cervello, di notte, si dà alle pazze storie e ne inventa di tutti i colori e trame strampalate. E, stanotte, conoscendo la mia intenzione di recarmi a visitare il paese del grande vecchio, Borges, il nume tutelare degli scrittori latino americani, mi ha proiettato in video e in voce una confusa trama di bohème argentina - con scrittori commisti a tangheri e belle donne che pazziavano in un locale malfamato (ma perché non si può dare buona letteratura e bohème anche nei bei locali eleganti? Il nostro Magris, ad esempio, ha scritto 'Danubio' e altri saggi magistrali seduto al tavolo di un bellissimo caffè storico di Trieste).
E se questo buffo sogno, uno dei mille che percorrono regolarmente le mie sinapsi in libertà, mi ha colpito e l'ho ricordato al risveglio è perché il mio cervello, fattosi menagramo, come ogni tanto gli capita, metteva in bocca ad uno scrittore riunito in quel locale di gente varia il titolo di un suo romanzo in gestazione: 'Quanta distanza c'è tra Buenos Aires e la morte?'.
Da toccarsi di sotto e munirsi di cornetti di plastica e il 13 in cornice metallica.
E, in verità, ciò che mi spaventa della morte (e un po' mi irrita. Possibile che non esista una eccezione che sia una a questo strano fenomeno di partenze e commiati misteriosi? Ci sono eccezioni per tutto, mannaggia!), ciò che mi spaventa, dicevo, è la mancanza di orizzonti predicibili, come si fa per ogni viaggio – con le guide della Lonely Planet che ci raccontano di città caotiche e intriganti e bei musei strapieni di opere d'arte e di grandi ghiacciai che franano direttamente in mare e di laghi salati e alberghi fatti di sale dove la notte le temperature scendono a -25.
Ecco il Grande Viaggio, invece, non ha narrazioni credibili, non ha luce e orizzonti di cielo e soli e lune - per contrasto con quanto le leggende religiose ci hanno raccontato di Empirei e paradisi fitti di angeloni e di santi (Oh, when the Saints...) e il ditone del Padreterno svolazzante che incontra quello del progenitore come nelle magistrali pitture nella Sistina di Michelangelo.
E, poi, mi secca alquanto constatare di essere prossimo a una dipartita (ogni giorno in più è un magnifico regalo) giusto quando il mondo degli uomini sta per esplodere fragorosamente tra marce di honduregni in fuga dalla miseria a migliaia (questo è lo 'storytelling', la narrazione compiaciuta delle sinistre di s-governo, ma pare che dietro ci sia l'organizzazione del solito Soros), bombe nelle case dei cicaleggianti democratici americani dei cachinni anti Trump, e il nostro Salvini che mena terribili fendenti pre elettorali all'indirizzo di Juncker e Moskovici, che il diavolo se li porti, insieme a Macron.
Che è come se ti spegnessero il televisore durante una partita di volley femminile tra l'Italia e la Serbia, e non sai se l'ultima schiacciata della Paola era dentro la linea, mannaggia,
'Fermate il mondo voglio scendere', diceva un noto adagio. Per me, invece, è importante sapere quanta distanza c'è tra Buenos Aires e la morte. Ho troppe cose ancora da vedere e raccontarvi.
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Fregnacce di ieri.

 Chiedo per un amico. 26 ottobre 2020


Chiedo per un amico. - 26 ottobre 2020

Piccolo ripasso. Arriva l'estate, calano i contagi. Niente più mascherine ma solo al chiuso. Cessato allarme. In un clima sociale siffatto si torna alla vita, alla movida serale, si va al cinema e a teatro (pochi, in verità). E si balla senza mascherina al chiuso tra 'congiunti': categoria 'in fieri' e in perenne divenire.
I /in fì·e·ri/
locuzione
1. In via di formazione o di attuazione.
Destinato a rimanere a lungo incompiuto.
E finalmente ci togliamo di torno i fanatici della mascherina anche di notte e sotto la doccia o sulla tazza - che se tutti l'avessimo usata come si deve, dicevano (e tornano a dire, pervicaci), non saremmo a questo punto.
Ma l'estate trascorre con inquietanti contrappunti e movide scatenate e vacanze 'come se non ci fosse un domani' ed ecco in cronaca, inquietanti, i 'casi isolati' di un 'ritorno del virus' e gli allarmi sull'autunno del nostro scontento che, come da tradizione, 'sarà caldo'.
Tutto prevedibile e previsto.
E siamo all'oggi del 'lockdown' che si impone sulla 'seconda ondata' - e tornano i Savonarola della mascherina-a-tutto-naso con l'aggiunta tremenda e minacciosissima de: 'Io ve l'avevo detto. E' tutta colpa vostra.' Pentenziagite. Vabbeh, penitenziagiamo e ci cospargiamo il capo di cenere (sanificata).
Ma sarà vero? Possiamo ragionevolmente affermare che una società militarizzata e teutonicamente obbediente alle sanificazioni+mascherina+distanziamento sarebbe scampata al ritorno del covid19/20? E i tedeschi, allora? Che sembravano essere stati i migliori della classe, ma oggi sono inglobati nel gregge-immuni europeo che piange i suoi morti/feriti/dispersi pandemici e torna a chiudere tutto?
Ci restano pur sempre i cinesi, da prendere ad esempio sublime. La Sublime Porta pandemica.
Perché, dopo aver contagiato il mondo intero (si dice, si racconta) pare che il virus sia stabilmente debellato colà (sarà vero?) e chi s'è visto s'è visto, chiudiamoci da notte a addio alla società globale dei liberi scambi. Niente più cinesi all over the world e i naturalizzati indigeni in ombra e con profilo basso per non infierire.
E il premio 'mascherina d'oro' + distanziamento a chi lo daremo quest'altr'anno - che pare voglia somigliare in tutto e per tutto al presente delle disgrazie massime (e si attende con ansia malcelata il suo 'grande finale')? Chiedo per un mio (ex) amico calzolaro.

Greggi e belati.

 

Greggi e belati. - 26 ottobre 2013

Okkei, okkei, l'aquila qui sotto è davvero impressionante - così come il gregge che fa ordinatamente il gregge e bela il suo scontento, ma va dove lo portano i cani del padrone. Però dovrebbe cambiare radicalmente qualcosa, se non si vuole che 'tutto resti come prima' e gli spioni mantengano il loro strapotere sul gregge - e in realtà non sembra così semplice 'uscire dal gregge' e ribellarsi (e, spesso, perire) o vivere per mesi chiusi in un aeroporto in attesa di poter essere accolti da un paese che non offre facile estradizione verso gli States.
E per uno Snowden o quell'altro della vicenda 'wikileaks', Assange, che rischiano in proprio e somigliano tanto al 'Condor' del mitico film di cui si narra c'è una quantità di persone che se ne impippano e si fanno i fatti loro e di essere nel gregge dove ognuno sospinge e viene sospinto non gliene importa un fico - tanto la vita sulla Terra continua, nel Bene e nel Male, e se non hai la sfortuna di entrare nel mirino di qualche fucile di precisione che ti punta vivrai i tuoi ottant'anni d'incanto e fragranti colazioni al mattino e amorazzi sparsi e chi s'è visto s'è visto e 'après moi le deluge' avanti un altro.
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lunedì 24 ottobre 2022

Sospensioni temporali.

Sospensioni temporali.

Sospensione è la parola-chiave. Il nuovo s-governo sta sospeso nella sua configurazione nuova e sperimentale.
Nuovo è il ruolo di Berlusconi Silvio, ridotto a stanco nume tutelare di una destra al potere non più gestita e garantita da lui – e conveniamo che sia meglio la pulzella della Garbatella, maledetto atlantismo e guerra de noantri a parte, di quel vecchio arnese di stanche politiche ad personam e le olgettine a libro paga che riempivano le infelicissime cronache del tempo.
E il Salvini è stato infrastrutturato e messo in condizione di non nuocere nella dorata prigione della vice presidenza del consiglio - che lo obbliga a comparsate più contenute e rispettose del ruolo sotto lo sguardo vigile della regina di bastoni che non gli ha concesso gli amatissimi 'Interni' dove tornare a far danni.
Perché è dai porti chiusi e le o.n.g. pietose a sproposito che Salvini si proponeva di tornare a rubare voti agli alleati di s-governo e risalire la china dei sondaggi – e vi è da credere che il Piantedosi prefetto, messo lì nella vigna a far da palo, non pianterà grane, non subito, e concederà ai taxi del mare il loro quotidiano pane del 'porto sicuro' (sempre e solo in Italia) e che il centro di raccolta migranti di Lampedusa scoppierà come sempre per l'eccesso degli umani stipamenti a cui abbiamo fatto il callo.
Da tutto ciò esposto vi è chiaro che la 'sospensione' di questo nuovo s-governo potrebbe durare ad infinitum e qualche crepa si aprirà nel consenso straordinario che ha portato la Meloni a giurare in gran velocità e mettere a tacere i consiglieri del Mattarella - che suggerivano di fare le pulci in pubblico confronto ed eccepire su questo o quel ministero, ma han dovuto incassare il colpo e mettersela via.
Ma urgono i provvedimenti 'identitari' di questa destra che si pretende nuova – e il primo banco di prova saranno proprio i migranti e il famoso 'blocco navale' propagandato in campagna elettorale.
Gli elettori non sono tutti minchioni e staranno con occhi ben aperti e orecchie sintonizzate sui tiggi per ascoltare ciò che si fa e si fa bene (e saranno alti lai di Letta e compagnia lamentosa) o che non si fa e comincerà sgretolarsi lo scoglio su cui si è eretto il faro che monitora gli arrivi e le partenze.
Perché anche le partenze conteranno: di tutti quei malnati che riempiono le patrie galere (e sono troppi davvero) dopo aver pietosamente chiesto accoglienza.
La mitica 'accoglienza' del pd di s-governo i cui nefasti leggiamo nelle cronache di nera di Milano e altrove: di 'richiedenti asilo che stanno in agguato nell'ombra e stuprano le poliziotte fuori servizio incuranti delle telecamere in funzione.
Quousque tandem, cittadini?
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Sperdimenti e vecchi imperi.

 

Sperdimenti e vecchi imperi - 22 ottobre 2015

E da palazzo Malipiero, luogo pulito e un filo asettico e inespressivo, il padiglione dell'Iran si è trasferito in calle san Giovanni, - in uno dei luoghi desolati dell'abbandono delle attività industriali e artigianali di Venezia che bene esprime e rappresenta l'idea di conflitto e macerie e di guerra permanente che abbiamo, noi lettori dei giornali, di quelle zone dell'Asia unificate, nei secoli lontani, nell'Impero Persiano delle mitiche guerre all'Occidente e alle democrazie delle città-stato elladiche.
E, di stanza in stanza e di artista in artista, si mostra, mal filtrato dal linguaggio dell'Arte, il senso di sperdimento e di sgomento che agita le menti e i cuori dei figli (molti di loro vivono e lavorano in Occidente) di quelle terre disgraziate.
E, se all'ingresso vi accoglie un giocoso (apparentemente) cammello che 'ha fatto le valigie' e si consegna tutto intero a un suo immaginario viaggio e stralunato addio all'esotico deserto delle origini, in altra stanza è una carta geografica che disegna un subcontinente col filo spinato delle sue mille contraddizioni sociali e i conflitti di tutti contro tutti: islamici pachistani versus induisti, sunniti contro sciiti e gli alawiti e wahabiti contro chissà chi e perché e tutti confusamente contro il 'Great game' dei maledetti occidentali di turno e le loro ambizioni geo strategiche e decisioni quasi sempre folli e sbagliate nell'area mediorientale che sono continuo stimolo a disastrose guerre stupide e massacri spaventosi e gli esodi biblici conseguenti.
E chissà se quel capitello mostrato in sezione con gli eleganti caratteri arabi che si mostrano all'interno allude alle distruzioni di Palmira da parte di quei suonati integrali dell'Isis o è gioco artistico concluso nella sua bravura. O se quella foto di gruppo in un deserto di genti tutte chiuse in luttuosi abiti neri esprime un rabbioso: 'Che ci facciamo qui?'- poveri noi, esseri umani che la sorte ha castigato per nascita e condannato alle nequizie delle arabe tradizioni e culture islamiche del conflitto permanente e delle recriminazioni perpetue e inacidite contro l'odiato Occidente che ci ha rifilato Israele.
E l'unica, solare opera d'arte che unisce gioco artistico e ironia e allusioni precise e irridenti col linguaggio delle antiche stampe della tradizione islamo-indiana è un video che incanta e ti incolla davanti per tutta la sua durata e oltre e narra da par suo le trasformazioni del mito dell'araba fenice e lo sfilare degli animali della giungla d'antan coi maragià seduti in coppa agli elefanti che trasfigurano nell'attualità delle guerre dei generali e dei fucili e missili e gli f16 e le bombe 'di precisione'.
Chapeau all'artista e 'Bonjour tristesse'. Com'era bello l'Oriente del mito e dei viaggi esotici di noi viaggiatori che più non viaggiamo in quelle fornaci d'odio e di orrore terroristico.

domenica 23 ottobre 2022

Vite seconde.

 

Second lifes. 24 ottobre 2020

Ho una seconda vita. No, non la movida notturna, che avete capito, bensì sogni, molti e diversi e realistici nei quali risveglio persone del mio passato e le agito di una 'vita nova', ma dove non vale quasi mai il credo diffuso che 'i sogni son desideri' della nota canzone.
Più spesso sono rimproveri per 'ciò che poteva e non fu' e mestizie da capogiro per la mia inadeguatezza lunga una vita. Chi non ne ha da rimproverarsi scagli la prima pietra.
E alcuni sono 'sogni ad occhi aperti' e 'più veri del vero', per certi aspetti.
Quello di stanotte era un sogno di viaggio. Un viaggio estremo verso est da dove il sole sorge e verso quella Cina dei nostri tormenti, malefico virus compreso, ma anche terra misteriosa da sempre, dal tempo del viaggio a piedi dei Polo, mercanti di Venezia che ci narrarono della loro 'via della seta' e superarono mille difficoltà e conobbero popoli dalle curiosi abitudini e furono ospiti del 'kahn' delle loro fortune, e le molte ricchezze riportate miracolosamente in patria, in barba ai briganti sempre in agguato.
Ma il primo balzo di quel mio 'viaggio a piedi', al modo di B. Chatwin, lo facevo in aereo e dialogavo con una hostess e il co-pilota in pausa, confidando loro i miei dubbi sul senso che ha un viaggio a piedi, di questi tempi e alla mia età, non più fresca. E dicevo loro che non sapevo una parola di cinese e mi ero fatto scrivere da uno studente dell'università su un foglietto gli ideogrammi corrispondenti alle parole 'camera', letto, mangiare', le cose essenziali per chi viaggia e il suo tetto è 'un cielo di stelle'.
E, poiché questi sogni di viaggio ricorrono – e potrebbero essere il residuo notturno di un libro di Rumiz che sto leggendo: 'La leggenda dei monti naviganti' – mi sorge il dubbio che possano nascondere ed elucubrare il timore di un 'estremo viaggio' tipo 'partire è un po' morire' e chi si é visto si é visto, tocchiamoci di sotto.
E anche in questo caso ritorna l'influsso del maledetto virus e la lacrimosa, fastidiosissima proclamazione dei telegiornalisti dell'appartenere, noi della 'gioventù accumulata', ad una fascia di esserini fragili e rinsecchiti e da proteggere costi quel che costa : 'i nostri vecchi'.
Vecchi siete voi, vecchi dentro, non rompete.
E l'idea di un viaggio a piedi alla ricerca della fonte sempre nascosta e che mai si raggiunge della luce del sole è un po' il richiamo di un 'ritorno alle origini', ne converrete, un mitico andare a 'riveder la stella' fissa che ci illumina i giorni ma, insieme, l'abbandono di 'ogni usata, amante compagnia', del poeta sommo che chiede, invano, alla Luna: '(…) che sia questo morir questo supremo scolorar del sembiante e perir della Terra '.
Beh, un finale degno non c'è. Il mio viaggio si interrompe 'alle soglie dell'alba' con la maledizione di una realtà diurna di 'lockdown' annunciati e conclamati che, a Napoli, vedono già i primi scontri per le strade, segno di una insofferenza estrema di clausure e argini al dilagare della vita piena.
Arriveremo a scontrarci coi bastoni tra i guelfi mascherinati di tutto punto e armati dei micidiali d.p.c.m. terra-aria e i 'no masks' ghibellini disarmati, ma che si fan fuggiaschi e viaggiatori nei sogni, per il momento? Chi vivrà vedrà.
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mercoledì 19 ottobre 2022

Che la Commedia abbia inizio!

 

Che sia tutta una questione di 'narrative' contrapposte ce lo dice il 'qui lo dico qui lo nego' di Silvio Berlusconi: l'attore ruba-scena che fa le sue comparsate audio-video dietro le telecamere come quei tali che vedete apparire, di quando in quando, alle spalle del telecronista dei tiggi e invano il cameraman restringe l'inquadratura per escluderli.
E Berlusconi dice quel che una maggioranza di italiani pensa sulla maledetta guerra di Ucraina - che l'Europa dei malnati Stranamore filo Nato ci spaccia oltraggiosamente quale eroica democrazia europea in guerra contro l'autocrate russo.
Dice peste e corna di Zelensky: del suo non aver mai rispettato gli 'accordi di Minsk' e della sua politica di aggressione nei confronti delle repubbliche secessioniste e russofone duranti gli otto anni di guerra 'del Donbass'. E l'ipocrisia dei giornalisti embedded alla narrativa contraria dei filo Nato atlantisti lo oltraggia e lo contrasta perché 'o si è atlantisti bellicisti o si muore' politicamente in questo paese di folli e dementi a nugoli e stormi che calpestano la scena pubblica ed hanno approvato le sanzioni che ci impoveriscono e fatto schizzare in alto l'inflazione a due cifre e le bollette dell'energia che non sappiamo come pagarle.
E il Berlusconi a ruota libera e cuore aperto è come quei matti che un tempo venivano detti 'la voce di Dio' perché solo in quanto matti potevano dire ad alta voce le verità scomode che si negano pubblicamente ad oltranza per convenienza politica e dello s-governo che va a nascere.
E se lo s-governo della Meloni non nascerà – dicono i maledetti giornalisti embedded alla narrativa atlantista – è per colpa del Berlusconi 'putiniano' delle 'lettere dolcissime' scambiate insieme alle bottiglie di vodka e lambrusco – che ci confermano il sempiterno 'tarallucci e vino (e vodka)' delle cose nostre italiche e le contraddizioni della destra di s-governo una e trina, che pure si presenterà unita di fronte al Mattarella per chiederne l'investitura politica.
E Mattarella la concederà con solo qualche distinguo sui ministri, che vi credete? Mica può negarla e rimandare Draghi alle Camere senza un buon motivo; avremmo materia per un impeachment.
Beh, 'ne vedremo delle belle', raga, e le contraddizioni, lo sapete, sono da sempre 'in seno al popolo' e il Berlusconi ci ha abituato a questo suo teatro naif di tenerezze esibite: ieri con le olgettine un filo costose e questuanti appartamenti e gioielli ed abiti griffati, oggi con la romantica compagna fissa fatta eleggere a Marsala senza neanche uno straccio di comizio.
Avremo lo s-governo e il teatro delle contraddizioni politiche recitato con veemenza sul proscenio come prologo (e Letta, come Amleto, in un angolo col teschio in mano); che altro chiedere di più e di meglio? Che la la Commedia abbia inizio!
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