mercoledì 29 aprile 2009

se tutto resta in famiglia

Se la moralità della vita pubblica è affidata a una moglie avvilita e offesa dal comportamento del sultano televisivo che impazza colle sue gags sgangherate e le espressioni ridevoli sulle tivù nostrane ed estere allora davvero tutto è perduto, onore compreso.
Compreso l'onore di quel popolo che fin qui si è voluto innocente, tradito dalla politica e dai suoi miserabili riti e false promesse e invece, a leggerlo nei blog e nei forum, è 'più realista del re' più berlusconiano di Berlusconi stesso, più cialtrone nel profondo dell'anima del Barabba che ha promosso al governo della repubblica con perfetta coscienza e informazione dei fatti e dei misfatti che lo riguardano e per i quali è stato cento volte imputato e sempre prescritto per lode di costosi avvocati e leggi ad personam.

Dobbiamo farcene una ragione se il consenso attorno alla sua persona sfiora l'ottanta per cento perchè viene letto come uomo del fare e del decidere; dobbiamo accettare che i suoi elettori e i supporters non badano alle quisquilie dell'odore dei soldi -come sono stati fatti, chi si è unto per ottenere le frequenze televisive, chi si è corrotto per ottenere le varianti ai piani regolatori ai tempi degli immensi quartieri di Milano-uno-due e tre, chi si è comprato e assoldato per dare vita al partito di plastica e aziendale detto 'forza italia', che da vent'anni appesta la vita pubblica colle suo obbedienze al re e alle leggi di difesa personale (difesa contro i reati imputatigli) che ha imposto e ottenuto coram populi tra gli applausi degli impuniti di sempre: gli evasori cronici e recidivi.

Tutto è inutile, la guerra è persa : la moralità della vita pubblica non abita più qui, il paese-Italia va per le spicce: 'chi va al mulino si infarina', evadere le tasse non è reato, anzi! e chi concorre in magistratura come sua futura carriera e lavoro non ha le rotelle tutte a posto. Quando si sarà attuata la riforma della giustizia voluta dal premier e dai suoi accoliti allora, forse, quello del magistrato diventerà un lavoro come gli altri, una pura e inutile burocrazia e la 'dura lex sed lex' sarà stata sganciata finalmente dall'accertamento della verità - stupida pretesa storica della sinistra e degli ingenui -vittime o parenti delle vittime- che ci hanno creduto.

Questo è quel mondo e se la signora Lario in Berlusconi puntava a un soprassalto di moralità puntando il dito versus il marito fedifrago e spudoratamente dedito al culto delle puellae televisive avvenenti quant'altre mai ha fatto un buco nell'acqua, coltiva la pia illusione e sinistra che esistano comportamenti migliori e più dignitosi, uomini e donne migliori e muniti di personale dignità nell'affrontare i compiti quotidiani e quelli della politica - che nelle scuole di una volta, nell'ora di educazione civica si volevano 'alti', al servizio disinteressato della collettività.

Per fortuna a sinistra si è scelto di parlar d'altro, di non mettere il dito nella piaga e tra moglie e marito - per quanto la moglie di Cesare abbia riconoscimento di levatura imperiale e ci informi delle segrete pene di quella Dinasty nostrana.
Mancava solo che avessero nominato Veronica Lario leader dell'opposizione e ci saremmo ritrovati colla perfetta quadratura del cerchio: colle cose della vita pubblica e dell'avvilità moralità nostra che 'restano in famiglia': panni sporchi da sciacquare in villa ad Arcore.
Fermate il mondo, voglio scendere.

besame mucho

Sono dappertutto. Stanno davanti ai ristoranti di questa città finto-allegra, - in realtà condannata dalla sua struttura di 'città del passato' a un sempiterno fondo di tristezza: 'Com'è triste Venezia'.

Sono di provenienza balcanica e hanno capito che la tristezza paga, è la colonna sonora di queste pietre vecchie nell'anima - perchè in realtà i troppi restauri le hanno rinnovate più e più volte e niente è più quel è stato e anche il 'vecchio' delle case e dei palazzi è una quinta teatrale, un teatro dell'antico dove va in scena la maschera e la commedia dell'arte e tutte le banalità e le stupidaggini che vi si accompagnano.

Suonano 'Besamo mucho' con solo lo strazio della fisarmonica e ancora quell'altro tango, - che ti uccide per la tristezza che induce nell'animo: 'Es la historia de un amor que no abia otro igual....todo el bien, todo el mal.'

Vien voglia di andargli vicino e pagarli perchè la smettano di suonare, ma cambierebbero zona e te li ritroveresti davanti mezz'ora più in là.

Venezia è una condanna a vita, una tristezza che uccide e se piove e tira vento vorresti essere altrove e sentire voci diverse, aliene magari, voci di una diversa vita da questa che ti è stata data in sorte...

lunedì 27 aprile 2009

un articolo strepitoso e pacato

RISPETTARE LA RESISTENZA
Repubblica — 25 aprile 2009 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA

CHI gridò con tutto il fiato dei suoi giovani polmoni «La Resistenza è rossa! Non è democristiana!» oggi sorride di se stesso e della Storia (scriviamolo maiuscolo, è permalosa). Sorride ascoltando la canzonetta affabile e invitante: «Prego, la Resistenza non è rossa! Può essere anche berlusconiana». Partita chiusa, dunque. Anche per gli ex-neo-fascisti, che possono decidere, chi per vera comprensione, chi perché noblesse oblige, di unirsi alla festa per così dire dall' alto e in vettura ministeriale. Partita chiusa. Ma allora perché questa inquietudine? Il 25 aprile è la più bella data del nostro calendario civile, e proprio per questo ogni volta viene da dire che "quest' anno" il 25 aprile ha un significato speciale. Dunque, quest' anno il 25 aprile ha un sapore speciale. Il fatto è che ci si ricorda insieme di una conclusione e di un inizio. La Liberazione fu la fine di una guerra spaventosa e la promessa di un ricominciamento del mondo. Ma anche perché nella bella entrata gioiosa nelle città liberate si riscattava il momento in cui tanti ragazzi si erano trovati di fronte alla decisione di impegnarsi per qualcosa di più grande della loro vita. La paura e la nostalgia di quel momento hanno accompagnato a lungo la storia della Repubblica, e hanno spinto anche a errori gravi, come nella parabola di nobiltà e miseria dell' antifascismo militante. Oggi quella spina di nostalgia e paura si fa sentire più pungente. C' è una mutazione della nostra democrazia, e bisogna trovarle un nome. La via più facile è quella di dare alla cosa nuova nomi vecchi: regime, fascismo, sono lì per questo. Vecchi nomi, vecchi simboli. I radicali, che pure sanno di avere a che fare con qualcosa di inedito, esibiscono nella loro solitaria campagna una stella gialla. Non evocano la Shoah, ma il futuro - ancora in gran parte impregiudicato - che la stella gialla annunciava negli anni ' 30 della Germania hitleriana. Hanno scelto il parallelo con un periodo in cui il cielo si gonfiava prima della tempesta, e il simbolo più "scandaloso" e allarmante fra tutti. Non è nemmeno alla disinvoltura berlusconista sulla legalità, e al suo grembo inesplorato, che si oppongono, ma a un' intera storia di legalità mancata dell' Italia repubblicana. Pannella è arrivato a questo perché pensa che le sue aspirazioni, come al tempo del divorzio e dell' aborto, e ancora del finanziamento dei partiti o della responsabilità civile dei magistrati, coincidano con quelle della maggioranza del popolo italiano, e che questo sentire comune sia tradito dall' ostracismo riservato ai radicali. Credo che sbagli, perché "gli italiani" pensano cose diverse e volubili, e soprattutto perché non votano per quelle cose (il testamento biologico, la stessa eutanasia, cui riservano nei sondaggi un netto favore) ma magari "nonostanti" quelle cose. Votano Berlusconi, proprio lui - magari nonostante quello che dice. Non voterebbero Pannella molto di più, non abbastanza comunque, anche se andasse una sera sì e una no, Dio non voglia, a Porta a porta. Il mago in carica, l' illusionista di richiamo, è Berlusconi, il cui numero è largamente indipendente dal contenuto. Berlusconi a questo punto potrebbe farsi scrivere il discorso pressoché da chiunque, da Pannella o da suor Teresa,e non cambierebbe molto. È questa la chiave, diversissima dal fascismo, anche dalla sua variazione caricaturale, del berlusconismo: l' indifferenza al contenuto, limitata "solo" (non è poco) dalla protezione propria e dei proprii interessi. Per il resto, è una macchina a gettone, o nemmeno. Alla fondazione del Pdl, occasione "storica", ha tenuto relazione di apertura e orazione conclusiva e non ha detto niente. Era superfluo. Ha detto bensì ai giornalisti, nell' intervallo, che era d' accordo con Fini, il quale invece al contenuto aveva dovuto badare. Ed è probabile che lo fosse davvero, col piccolo incidente che era d' accordo anche - così è sempre per lui - coi luogotenenti, quelli che Fini l' avrebbero fischiato secco. Il berlusconismo si arresta davanti a questo unico limite: che è d' accordo con tutti, ma tutti sono in disaccordo fra loro. Ora Pannella - da un po' , perché il tempo passa, e si va verso la fine - è esasperato dal mancato riconoscimento. Rischia perfino di dimenticare che la nostra patria si distingue per il ripudio dei proprii padri - e madri, e che quel ripudio è il più lusinghiero dei laticlavii. Le stelle gialle sono l' ennesimo rincaro dei bravi radicali. Per giustificarle, bisogna che non il mondo d' oggi, ma l' Italia d' oggi somigli alla Germania del 1938. Ma la suggestione non ha senso, neanche in un gioco di caricature. Berlusconi vuole essere il più votato - all' unanimità, eventualmente - non nelle elezioni, ma nel Grande Reality. Ci sono in Italia persone il cui impegno civile, e lo stesso svolgimento ordinario di un lavoro, costa già la vita, dove spadroneggiano le mafie. La caricatura cede già al dramma vero per gli zingari, i romeni, gli annegati dalla sponda africana. Ma anche questo non è ancora, e forse non arriverà a essere, paragonabile all' antisemitismo. Zingari e romeni e africani possono gonfiare un mercato di riserva di capri espiatori, ma non diventare i Grandi Colpevoli, i Grandi Cospiratori: per quello gli ebrei sono insostituibili - devono somigliarci fino a passare inosservati e insieme soverchiarci diabolicamente per cultura, intelligenza, denaro. Altra storia. Non è un caso che servano ancora al vecchio scopo sulla scala di un mondo che non ne ha mai visto uno. Al capo opposto dell' intelligenza radicale, simboli tratti dallo stesso sacro magazzino vengono evocati alla leggera. Mi parve che il "Bella ciao" canticchiato da Santoro fosse fuori posto. Sempre per la differenza fra i momenti in cui qualcosa reclama di valere più della nostra stessa vita, e i momenti in cui si difende la propria personale dignità al costo tutt' al più di un avanzamento di carriera. C' è stata la censura contro Vauro: odiosa e stupida, poi presto tramutata in farsa (una settimana di sospensione e una lavata di capo, torni accompagnato...). Io sono dalla parte di Vauro, perché sì, perché abbiamo appreso che guadagna 1.000 euro lordi (!), perché va in Afghanistan e si affeziona ai bambini afgani. Ma anche perché confido che Vauro non dimentichi nemmeno per un minuto la differenza fra quell' Afghanistan e questa Italia, fra le donne e le bambine cancellate e violate e lapidate e le veline candidate al Parlamento europeo. Ora, nella vasta ribellione alla censura contro Vauro, ho letto mille volte la famosa frase di Voltaire. Quella che suona più o meno così: «Non sono d' accordo con quello che dici, ma mi batterò fino alla morte perché tu abbia il diritto di dirlo». Più o meno, non perché ci sia un problema di traduzione, ma perché - mi dispiace di deludere la moltitudine di persone che hanno scoperto quelle parole - Voltaire non le ha mai scritte né pronunciate. Furono coniate forse da una studiosa inglese all' inizio del Novecento, come un compendio del pensiero volterriano, sicché nelle loro versioni francesi sono una traduzione dall' inglese... Filologia a parte, quando leggo le mille ripetizioni di quella frase - per esempio sulla rete, termometro sensibilissimo dei nostri umori - mi chiedo se mai almeno uno dei suoi ripetitori si sia fermato a interrogarsi sull' impegno che la lettera di quel motto pretende: «Mi batterò fino alla morte». È naturale che sia così, ci sono parole che devono restare esonerate da un ricatto letterale. Devo poter dire che questo gelato al limone è buono da morire, senza che mi rinfacciate di non esserne morto. Però appunto: vengono momenti in cui le parole presentano il conto. Per non sembrarvi capzioso, vi farò un meraviglioso esempio opposto, ancora caldo. Alla fine dell' epocale congresso del Pdl, Berlusconi ha cantato con le sue pupe e i suoi vice l' inno nazionale, e quando è arrivato al verso: «Siamo pronti alla morte...», ha ammiccato al pubblico (cioè: al popolo) e ha fatto così con la manina per dire: «Pronti, be' fino a un certo punto. Si fa per dire, no?». Il pubblico, cioè il popolo, deve aver trovato senz' altro simpatico il gesto. Italiani, brava gente, spiritosa. Tutt' al più con un inno anacronistico, l' elmo di Scipio, stringiamci a coorte. Gli italiani l' hanno già corretto a proposito, senza nemmeno volere: Stringiamoci a corte. Ecco fatto. Quanto a quelli che si pongono il problema, deve pur esserci una via dignitosa fra la retorica pseudovolterriana e la manina cattivante di Berlusconi. Anche perché abbiamo imparato del regime fascista, quella invenzione di italiani tipici, è che vengono, "scherzando e ridendo", momenti tragici in cui il fiore di un' intera comunità deve decidere che cosa fare della propria vita. E soprattutto che nella ventina d' anni precedenti, benché si sia stati educati molto più rigidamente al libro Cuore e ai precetti sull' onore, è successo che, neanche per salvare la pelle, ma appena per andare a occupare la cattedra lasciata improvvisamente vacante da un predecessore di razza giudaica, siamo stati capacissimi di dimenticare che eravamo così pronti alla morte. Può sempre risuccedere. - ADRIANO SOFRI

domenica 26 aprile 2009

professore chiarissimo

Professore chiarissimo,

faccio outing, mi dichiaro: 'Cacadoubts' c'est moi. E' la mia parte oscura, il mio mr. Hide che esce di notte vendicativo e vibra le sue 're' avvelenate contro coloro che - a suo insindacabile avviso - le sparano grosse, - talmente grosse da meritare l'apparizione di quel mio fantasma orribile.
D'altronde non è chi non avesse veduto - lo rivelava una semplice analisi sintattica e i miei lemmi abituali e gli incisi e i riferimenti - che Cacadoubts era la mia umbratile ombra.
Ma chi non ce l'ha una sua parte notturna?
Anche lei, se non sbaglio, svolazza di notte con grossi occhioni aperti giallastri e becco adunco e lancia le sue adorabili 'ielle' di qua e di là dei confini forumistici, - simpatica mascotte di quella parte infantile che sempre coltiviamo in noi e ci delizia e ci confonde.
Ma ora è la mia parte 'chiara' che si assume l'onere ( e l'onore) di risponderle in vece di 'cacadoubts' - che stitico non è: lo rivela il fatto che caca ognora i suoi dubbi con grande franchezza e fresca verve polemica, pronto a rintuzzare, se del caso, - se non ostano le bannature preventive approntate alla bisogna in quel di Canossa e dintorni.

Ecco, è la sua frase relativa a un Almirante - giustificato in qualche suo contorto modo nel suo firmare i bandi che invitavano a fucilare i partigiani (perchè la 'guerra civile è guerra sporca' come dice lei) - a spingermi a scendere di buon trotto dal mio Aventino.
Non mi convince, caro professore.
A me appare chiara, invece,una guerra civile, e pulita: rivelatoria di quelle molte e diverse opposizioni che erano obbligate a tacere per lo strapotere del fascismo imperante e finalmente hanno modo di 'andare in montagna' e impugnare i fucili e fucilare i fascisti che la popolazione additava come vessatori e assassini e 'longa mano' di quel regime asfittico e folle che l'otto settembre mostrò la sua ridicola fragilità e le crepe e i segni della necrosi che, di lì a poco, si sarebbe tradotta in disfatta e ignominia e furore di chi gli si opponeva, finalmente!
E credo che Almirante, nella sua funzione politica di allora, avesse chiarissima questa svolta della Storia: sapesse perfettamente che tutto stava per finire, che l'onore era perduto (se mai c'era stato), ma, con pervicacia degna di capestro, firmò i bandi, si assunse la responsabilità politica di quelle impiccagioni e fucilazioni di partigiani che, qualche decennio più tardi, negò, ostinatamente, stupidamente, fino all'onta della smentita giudiziaria, perchè così esigevano i tempi nuovi e la necessità di ri-accreditare il fascismo sotto veste nuova: l'M.S.I. del fuoco fatuo che campeggiava nel suo simbolo.
La Storia vi condanna senza 'se' e senza 'ma', egregio professore (voi ambigui nostalgici di quei nefasti), e l'augurio è che la gestione delle sue due cattedre sia all'insegna di questa chiarezza: di condanna aperta e netta degli orrori e degli obbrobri della nostra storia patria recente e non c'è odio nelle mie parole, ma nitore dei fatti e degli eventi e ,se il negazionismo non vi appartiene, il riconoscimento di quella stagione marcia e morta è d'obbligo - specie per chi è incaricato di formare le coscienze delle nuove generazioni.
Si veda il bel film dei Taviani, in proposito: 'La notte di San Lorenzo'.
Quando lo vidi, molti decenni fa, confesso di aver provato disagio per il mio aver 'giustificato', nell'animo emozionato, l'esecuzione del figlio adolescente di un fascista maledetto dalla gente e colpevole di crimini efferati.
La guerra civile non fu 'sporca', bensì fu un salutare 'redde rationem' di cui è bene e giusto coltivare il ricordo: nitido, preciso. E indicare a dito i 'fucilatori di partigiani' quali 'fucilatori di partigiani' perchè la memoria sia chiara e condivisa - se possibile (ma se non lo è poco male).
Con i miei più vivi ossequi. Mi stia bene.

Chiarafede

sabato 25 aprile 2009

i veterani e la storia

E' vero che siamo dei veterani e che i veterani hanno difficoltà a elaborare il futuro. Lo dice con fresca prosopopea di parvenu la 'ministra' Meloni - una delle giovinette rampanti di questo governo e di questa 'classe politica' - e lo dice su un foglio tra i più luminosi del panorama politico odierno: il Giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi.
Il fatto è , cara ministra, che gli eventi del passato segnano e condizionano le menti, le 'formano', diciamo, e le attrezzano per affrontare i problemi e le malattie dell'esistere e del male che ci circonda.
Sono degli anticorpi, in un certo senso, ed è per questo che reagiscono male se a gestire e 'celebrare' la Resistenza al nazifascismo sono dei postfascisti al potere e il loro sdoganatore: sua magnificenza il Re di Denari - che non è andato troppo per il sottile quando ha 'deciso' di raccattare tutto il raccattabile a destra pur di vincere le elezioni e ha messo insieme reduci di Salò ed evasori secessionisti, ben sapendo che il collante del potere e del denaro facile sarebbe stato più forte delle idealità del contendere politico.
Perciò non ce ne voglia se della sua carriera politica non ce ne può fregare di meno, nè delle posizioni della sua associata che si sente di difendere in quanto donna, la bella ministra Carfagna, perchè noi veterani osserviamo e consideriamo con attenzione ciò che è politica, le posizioni politiche; delle altre: di quelle 'posizioni' legate ad altre più rapide e storiche vie per fare carriera preferiamo sorvolare e rimandare ad altri libri, altre biografie, altre belligeranze che faranno sorridere i posteri - dopo aver fatto sbellicare i presenti e vivi.
La Resistenza, come avrà ben imparato a scuola, fu guerra e rivolta di popolo che ha disseminato di morti impiccati la penisola e ha insegnato a molti - non a tutti - che chi semina venti di nazionalismo fascista e imperiale raccoglie tempeste di furore e odio, inevitabilmente.
E chi ha giochicchiato coi gagliardetti e coi teschi e coi ritratti del Dux nelle sezioni del Movimento Sociale per lunghi anni e decenni prima di darsi una frettolosa lavata al muso in quel di Fiuggi non può oggi pretendere il rispetto di chi ancora ricorda, ancora ha memoria dei fatti della Storia e ha gli anticorpi ancora formicolanti nel sangue e dice politica degna di rispetto quella che, in primis, si inchina a quei morti impiccati e tace ed espia le colpe dei padri in camicia nera 'senza 'se' e senza 'ma'.
Dopo, solo dopo aver metabolizzato quell'espiazione necessaria (ed è processo lungo e sospettoso, lei lo capisce) potremo parlare di nuove generazioni e di una Resistenza che appartiene a tutti.
Mi stia bene.

giovedì 23 aprile 2009

oremus fratres

Democrazia e demagogia hanno lo stesso etimo, ci fa notare Polito su 'il Riformista': entrambe hanno radice nel 'demo', nel popolo che le ossigena e le fa vivere - per quanto dell'una sentiamo un bisogno radicale e oggi perfino affannoso e della seconda ci piacerebbe di poterne fare a meno.
Dice ancora Polito che il beneamato leader nostro, mr Onni (onnipresente, onnipotente, onnitrionfante malgrado la sfiga che lo segue da sempre come un ombra ma è da lui dominata e accortamente usata: vedi l'Aquila e il terremoto e il G8 lì convocato alla bisogna ad usum mediatico) accarezza il popolo, gli è vicino, lo sorregge nel momento del bisogno, lo conforta, lo rassicura e, ahinoi, non ha tutti i torti. E' proprio questo che fa e lo fa bene e si premura di avere sempre dietro i fidi cameramen e i truccatori.

Un popolo che sulla 'televisione del dolore', sull'esibizione del dolore, sul pianto in tivù e le lacrime in primissimo piano e gli abbracci tra i singhiozzi ha elaborato le schifezze dei suoi attuali costumi sociali, di un clamoroso ritorno al passato delle piagnone che si assoldavano ai funerali non può non fare un gigantesco monumento mediatico ed elettorale al beneamato leader e tirar su statue crisoelefantine in ogni piazza e campo di ogni città e paese italici - più grandi di quelle che si eressero a Josip Stalin, a Ceausescu, e a Kim il Sung nel nord Corea.
Si stacchino le ramificazioni dalle palme e le si agitino al Suo passaggio: osanna, osanna! Egli è l'Unto e il Provvidente, e il padre della patria nostra colpita da cento tragedie : osanna, osanna!

Lunga vita all'uomo che sa coniugare democrazia e demagogia in modo esemplare e straordinario ed è insieme mamma e papà e amico fraterno e vate e giusto-tra-i-giusti che premia colla sua presenza magnifica e salvifica i suoi fedeli ai convegni di Forza Italia e per le strade dei paesi terremotati - dove giornalisti più realisti del re ficcano in gola i microfoni ai malcapitati e gli chiedono premurosi :
'Soffre molto?' 'Si, si, quanto soffro, oh quanto!' 'Quanta paura ha provato?'
Ci dica ci dica, lo faccia sapere ai telespettatori che ci guardano di là dello schermo piluccando le patatine o il pop corn.
Questo è quel mondo e il convento che ci passa le schifezze mediatiche più turpi - condendo insieme tette e culi danzanti sugli schermi e i singhiozzi e i tremiti per il freddo nelle tende.
Così Egli vuole sulle sue televisioni e su quelle acquisite per meriti di governo 'demo'cratico e conseguente spoil system.
Vien da pensare a quanto si stava meglio quando si stava peggio e i canali della televisione erano solo due e a mezzanotte calava la reticella giù dai cieli televisivi e ci addormentavamo sereni sui cuscini sognando la California.
Ritorno al futuro. Oremus fratres.

allegorie che illuminano le vite

Allegorie e metafore ci illuminano la vita. E 'Il deserto dei tartari' di Buzzati (di cui ho ri-visto ieri la bellissima riduzione cinematografica con la regia di V. Zurlini) è una delle belle e potenti allegorie del nostro vivere.
Al pari di 'Aspettando Godot' è allegoria di attese vane e senso delle vite nostre che ci sfugge, ma, a differenza della pièce di Beckett, non ci immerge nella disperazione per tutto quanto di assurdo ci sommerge, non è una stanza chiusa dove ci aggiriamo impotenti e prigionieri come belve in gabbia, bensì è magnificenza di paesaggi aperti e orizzonti lontani dai quali ci aspettiamo che verranno, prima o poi, le orde barbariche che daranno senso alle nostre azioni e giustificheranno gli assetti sociali e politici e militari degli imperi e quelli segreti e nascosti delle anime nostre.

La bellezza del film e dell'allegoria a cui dà forma sta nell'elegante mostrare che ad ogni ordine sociale o personale che abbiamo costruito corrisponde un disordine latente e potenziale che saremo costretti a contrastare. Estote parati.
Tutti sappiamo - fin dall'infanzia e dall'adolescenza in cui facciamo le scelte della vita adulta - che esiste un Nemico potenziale contro il quale opponiamo la forza e la granitica certezza di una vittoria militare per le virtù di un potente apparato e di rituali antichi che tengono vive le coscienze del come siamo e perchè siamo a quel modo e in cosa crediamo che valga la pena di una battaglia e di una guerra che affronteremo e vinceremo.
Abbiamo una Disciplina e un Regolamento a cui dobbiamo attenerci e Ordini che vengono dallo Stato Maggiore ai quali dobbiamo obbedienza. Perchè tutto si tiene: l'alto e il basso, l'Imperatore e il Comandante militare, gli ufficiali e i soldati e il maneggiare la spada e l'oliare i cannoni e i fucili per mantenerli in efficienza e lo strigliare i cavalli e tenere in ordine le divise perchè all'Ordine necessario e che dà un senso alle vite appartiene anche l'Eleganza di una forma.
E la vita e la morte di ognuno - ufficiale o soldato che sia - segue quegli antichi binari rassicuranti dai quali non si può uscire pena il deragliamento, il collasso delle menti e di un ordine sociale che è fragile e ha bisogno di rituali che si perpetuano nel tempo tramite nostro e di norme sicure a cui obbediremo.
Il Nemico è sempre alle porte e ci si mostra per vaghe luci lontane e ombre inquietanti e presagi e simboli (il cavallo bianco) dei quali dobbiamo tenere giusto conto. Ma dobbiamo anche temere i vaneggiamenti, le interpretazioni sbagliate. Un solitario cavallo bianco che trascorre sotto i nostri occhi allibiti non equivale l'avvistamento di una colonna in marcia lungo l'orizzonte.
Bisogna saper interpretare i segni e i simboli, non si può lanciare allarmi ingiustificati e mobilitare l'intero battaglione su una nostra idea sbagliata, un vaneggiamento, una segreta speranza.
E Occidente e Oriente, Nord e Sud non sono solo coordinate geografiche buone per l'orientamento e il saper rintracciare la via di casa, bensì Frontiere Culturali lungo le quali ci giochiamo l'identità sociale e il senso dell'esistere al modo degli avi e del presente nostro di eredi.

La fortezza di Bastiano dove è stato comandato il sotto tenente Drogo alla sua prima nomina è un monastero e i soldati sono monaci silenziosi ma non meno mistici e gli ufficiali sono gentiluomini che rispondono con precisione e fede ai rituali dell'eleganza del vestire e dell' 'officiare' i riti consolidati di quella vita di volontaria segregazione.
Nel vuoto dell'attesa di un nemico fantasmatico, di un Godot terrestre, si dànno purtuttavia le azioni forti e significative della vita militar-monastica: si va e torna dal presidio avanzato, si tira di spada tra ufficiali, ci si fronteggia e ci si scontra sull'interpretazione più o meno rigida del Regolamento da cui dipendono le vite di ognuno e chi sgarra e assume iniziative personali muore perchè siamo nel Branco fin dalle lontane origini e il Branco si fece Urbe e l'Urbe organizzò i manipoli militari per la sua difesa e poi gli eserciti che conquistarono gli Imperi e oggi ne difendono i confini.

Ma di vane attese si può morire e si muore e la malattia misteriosa e allegorica che colpisce alcuni ufficiali e stroncherà il protagonista è malattia dell'anima prima dei corpi. Malattia è il contemplare la propria vita che non si traduce in azione, bensì resta attesa irresolta e quando finalmente il Nemico si rivela e richiede la nostra presenza sugli spalti e tutta la bella sapienza militare che abbiamo imparato e perfezionato è troppo tardi e chiudiamo gli occhi sul Nulla che ci ha torturato e annichilito.

Già lo scriveva Kavafis in una sua magistrale poesia: 'Aspettando i barbari': dopo tanto vano aspettare, la notizia che i barbari non arriveranno più ci affloscia ed uccide.
Quei barbari erano una soluzione, dopotutto, e senza più un Nemico da fronteggiare ci spegniamo a poco a poco e gli occhi fissano il vuoto perchè abbiamo il vuoto dentro.

lunedì 20 aprile 2009

la risposta è la storia

Chiedetevi perchè quel tale che vi sfila sotto gli occhi va in giro a quel modo e muove il braccio sinistro in quel suo particolarissimo modo buffo. La risposta è la storia.
Dovremmo farci più spesso le domande che aprono la mente alle storie non tanto perchè così ci illudiamo di poter/saper scrivere le storie, le infinite storie nostre e del nostro prossimo, quanto perchè ci appariranno plausibili, riconducibili a un 'ordine', una 'logica' - se ancora riteniamo che ci serva una logica per capire il mondo.
Perchè ci sono scrittori che prediligono una narrazione caotica, in linea collo svolgersi dei fatti e degli eventi della cronaca e non si preoccupano di ordinarli perchè l'ordine è succube del caos e ognora trionfa - ad onta e beffa di coloro che hanno un'interno bisogno di sapere che un'Entità suprema esiste ed è ordinatrice delle vite e della morte, di là della quale tutto tornerà Luce e paradisiaca Armonia.

A questi ultimi sconsiglio di andarsi a vedere 'Questioni di cuore' - il bellissimo film di Francesca Archibugi ancora per pochi giorni nelle sale - perchè il caso descritto in quelle vite che si rappresentano li disturberà e spaventerà.
Ma, se si facessero violenza, potrebbero vedere e ascoltare uno strepitoso Antonio Albanese che interpreta uno sceneggiatore stralunato e in crisi - che prima o poi tornerà a scrivere perchè uno che si fa continuamente domande non può non ri-provarsi a scrivere, prima o poi.
E vedrebbero un Kim Rossi Stuart allampanato, magrissimo e dolente che interpreta magistralmente un moderno Cristo condannato a una sua moderna croce: a una prossima perdita e definitiva di tutto quanto ha amato e guarda con occhi ormai distaccati la moglie e i figli che gli piacerebbe consegnare all'amico di sventura - lo sceneggiatore stralunato - perchè li ami e ne abbia cura in sua vece.

Si piange, guardando quel film, e si ride perchè pianto e riso e vita e morte si tengono per mano e sono il ballo sciocco del nostro esistere, ma il senso delle cose non ci sfugge, a noi spettatori partecipi, e il dolore della perdita ci scava nell'anima una sua trincea e vi si annida e punta una micidiale mitragliatrice contro tutto ciò che lo aggredisce perchè anche il dolore - come un cancro - è cosa viva e pretende di vivere, di affermarsi vivo e durare in vita il più a lungo possibile.

E vi farà innamorare il viso bellissimo e dolente della moglie (Micaela Ramazzotti)del carrozziere semplice e ingenuo perfino nel suo dirsi 'evasore' (e incappa in un controllo della Finanza, - caso strano e meritorio della patente di un nuovo 'realismo' cinematografico in tempi berlusconiani); vi farà ridere e piangere il suo straziante picchiare il marito già vocato alla morte e minacciarlo di 'farti un culo così se mi lasci sola'.

E vi innamorerete dei tocchi di sapienza registica della Archibugi, dei continui cambiamenti di fronte della sua storia sapientemente sceneggiata e se il finale è 'aperto' e ancora ci indica la costanza del dolore di vivere poco male.
Non lo sono, forse, anche le nostre vite?

gente da forum (tre)

Ma quanti bei forum, madama Dorè! A Ginevra va in scena il Durban-due - famoso il primo perchè qualcuno dei presenti di allora mandò a dire alla stampa tutta e alle televisioni che 'Israele è razzista'. Magari anche un po' schiavista, chissà.
Spararle grosse è la specialità della nostra epoca e del tempo presente, ma, per nostra fortuna, la maggior parte dei botti è a salve e non c'è un principe in visita a Sarajevo che viene assassinato e un sovrano a Vienna che prende spunto da quel lutto per scatenare una guerra (la Prima) cui seguì la Seconda di lì a pochi anni.
E' vero che a volte la parole sono pietre, ma è anche vero che a volte scoppiano come petardi prima di arrivare a destino e diventano 'esorcistiche' di mali peggiori. Perciò, cari miei, ditevene di cotte e di crude; tanto la realtà delle cose non cambierà di un palmo.
Vale anche per le vostre piccole liti quotidiane nei forum su internet e tra parenti e 'amici' e 'fratelli' (grandi) che tanto seguito hanno in televisione di stupidità irrancidita e urla e sceneggiate delle più turpi.

Molti anni fa, in visita in Marocco, un indigeno mi ronzò attorno per un bel po' e invano cercai di togliermelo di dosso. Lo blandii, gli dissi che non avevo bisogno di nessuna guida e nessuna informazione. Niente, peggio delle mosche. Alla fine mi stufai e lo mandai a quel paese e minacciai di denunciare la cosa alla polizia turistica e ne ebbi in cambio la frustata verbale di un 'raciste'.
Gli risposi con un irato 'imbecile' e la cosa si chiuse lì - per dire come, a volte, si confonda il razzismo con l'imbecillità di chi lo legge nei posti e nelle situazioni più varie e diverse.

E', piuttosto, una questione di 'stare al proprio posto': cosa quanto mai difficile e poco partecipata - di questi tempi di barconi stracolmi di gente che al proprio posto non vuole proprio stare e naviga con ogni tempo in mezzo ai marosi alla ricerca di coste nuove. Piccoli Enea ognora crescono e vanno per mare a fondare nuove colonie e mille Virgilio postmoderni sui giornali ci raccontano le loro peripezie in tempo reale.

Vero è che non possiamo farci carico di tutto il disordine che si manifesta attorno a noi.
Le ferree leggi dell'entropia ci perseguitano e tentiamo invano di 'mettere ordine'.
Perfino a casa nostra vi sono angoli 'entropici' che da anni ci proponiamo di bonificare e perfino nel nostro animo migliaia di particelle quantistiche vagano impazzite e si appiccicano ai neuroni e ci condizionano i sogni e i risvegli.
Rassegnamoci.
Ci sarà sempre qualcuno che ci sibilerà contro un 'razzisti' - per quanto neanche lui sappia bene che vuol dire esattamente e se esista un rimedio o un esempio positivo nella storia trascorsa utilizzabile anche nella presente e viva.
Tuttavia si parla e si discute e mille forum fioriscono di ogni ordine e grado.
Parlatene, gente, discutetene. Qualchecosa cambierà, prima o poi.

sabato 18 aprile 2009

a che punto è la notte

Capita di alzarsi in piena notte e chiedersi assonnati 'che ore sono?' perchè la notte è dura da digerire quando certi sogni malati ti allagano i meandri neuronali e non trovi vie di scampo da quei fantasmi insorti nel buio.
Cerchi l'orologio a tentoni e ti chiedi 'a che punto è la notte': metafora della presente notte di cose che ci accadono che non si aprono sull'alba luminosa che vorremmo vedere aprendo le finestre.

Forse sono umori di primavere dimenticate questi quadri onirici inquietanti che si riaprono dietro agli occhi chiusi nel vano tentativo di riaddomentarsi, forse azzardi di predizioni - che abbiamo cercato da sempre, dai tempi delle pizie a Delfi e tutti gli oracoli che l'hanno preceduta e seguita - perchè predire significa poter preparare l'animo pauroso dell'inadeguatezza a ciò che ci accadrà.

Non c'è inquietudine maggiore del non sapere come finirà questa storia o quell'altra che tangono le nostre vite e le condizionano o le sovrastano - lo sanno bene i maghi e i cartomanti che campano truffaldini sulle speranze e le attese dei loro clienti.
C'è anche chi si affida al Mago supremo - con atto di fede che considero strano e buffo per l'astrazione su cui si è costruita nei millenni una figura leggendaria collocata in un improbabile Cielo delle nostre vite e se vai in chiesa e preghi davanti a un Crocefisso la preghiera ti ritorna indietro come le lettere che spediamo di cui non si trova il destinatario.
'Alice non abita più qui.' era il titolo di un romanzo e di una canzone. Già.
E neanche quel fuoco che si fece corna di luce sulla fronte di un Mosè illuminato dal Verbo del Sinai abita più da nessuna parte e questa nostra assordante solitudine rende più cocente il dolore di vivere e giustifica i fantasmi della notte e li stabilizza nella mente e ci costringiamo a guardarli perchè a generarli sono le nostre vite e storie.

Provi a girarti sul cuscino, ma ognora ti domandi 'a che punto è la notte?' e spii le fessure degli oscuri nell'attesa che una luce di fuori le illumini e annunci il giorno nuovo.

giovedì 16 aprile 2009

il colore del sangue e i format

Un signore di Padova stamattina alla radio faceva notare che l'intolleranza contro Santoro e le cose che si dicono nelle sue trasmissioni sono 'a prescindere'. A prescindere dalla critica ultima (che, en passant, si sottolinea leggittima - bontà loro) evidenziata da alcuni cittadini che all'osanna-osanna al beneamato leader e al suo fido Bertolaso tributato dalla gran parte dei media televisivi e giornalistici ritengono giusto aggiungere e/o sostituire una puntuale esposizione di ciò è mancato e non è stato fatto.
Dà fastidio, evidentemente, che esista un luogo, una 'piazza' televisiva dove si è ragionevolmente 'contro' e non a favore. Dove anche il residuo venti (?) per cento degli oppositori di questo governo possa dire apertis verbis che così non va, questo non è stato fatto, quello andava fatto meglio, siano perseguiti i responsabili delle mancate disposizioni di legge che avrebbero limitato i danni e il numero dei morti.
C'era più democrazia e riconoscimento del diritto a dire il proprio diverso parere ai tempi del 'sacco di Roma' : documentato da 'l'Espresso' in formato lenzuolo con puntigliosa precisione ed elencazione di misfatti e collusioni tra politici e palazzinari e tangenti.

Agli incensatori dell'attuale primo ministro questo dato, questo fatto del criticare ed essere criticati non piace: sono allergici alle critiche e le vogliono conformi ai loro credo e al 'rispetto' che, dicono, si debba al loro grande statista da prima repubblica.
Questa è la sostanza ultima del tanto gridare che connota ormai la nostra vita di cittadini: dai talk show televisivi dove addestratissimi guerriglieri del 'dibattere' politico (pare che in Mediaset vi siano studi e 'specialisti' attrezzati per sviluppare al meglio questa attitudine di contrasto duro, di vera e propria lotta greco-romana verbale) impediscono all'avversario di portare a termine il suo intervento e lo denigrano e sbeffeggiano e avviliscono e lo costringono a tacere o ad andarsene.
Al 'Grande fratello' o alla 'Fattoria' o all' 'Isola' oppure ad 'Amici' non è diverso: il gridare e il darsi addosso e l'offendere rabbioso sono ormai veri e propri 'format' : specchi orribili del nostro vivere associati e della foiba civile dove stiamo precipitando a mucchi noi residui oppositori.

Sarebbe interessante specchiarci, invece, in ciò che accade in Thailandia, dove un tycoon - che suppongo molto amico del nostro Berlusconi per le inquietanti somiglianze del suo agire ed essere ricco per le note azioni pregresse (del come si fanno i soldi e si diventa ricchi coll'ungere le cigolanti ruote) e i monumentali conflitti di interesse - soffia sul fuoco della guerra civile e trova argine, per fortuna, nell'esercito e nel monarca.
Non è detto, però, che quelle storiche istituzioni di garanzia non saranno costrette a 'patteggiare' col puzzone perchè coi soldi, lo sapete, si compra tutto, anche le coscienze, anche i 'militanti' in camicia rossa pronti a fare le barricate e a morire per una causa infame.
Nota buffa: la storia che va al passo del gambero ci racconta che i descamisados peronisti argentini hanno trovato degli emuli nel glorioso paese dei Thai.
L'ironia è, appunto, che i sostenitori del corrotto premier che ha trovato riparo all'estero vestono 'camicie rosse'.
Sarà, forse, perchè anche laggiù gli specialisti dei format televisivi gli devono avere detto che il rosso viene bene in televisione ed è fortemente simbolico perchè è il colore del sangue.
Che tempi!

mercoledì 15 aprile 2009

sotto il sole della mia/vostra vita

Si dice che la politica sia l'arte del possibile, ma, per la verità, a me pare l'arte di arrangiarsi. Arte italianissima nel suo peculiare mettere in riga ai nastri di partenza i peggiori arrivisti e i maneggioni con reati passati in giudicato che abbiano, però, la capacità di illudere il popolo bove o di comprarne il voto in qualche modo e lusinga.
Detto così può sembrare 'antipolitica' della peggior specie, ma detto in altro modo, più positivo e costruttivo, si passa per gonzi senza attenuanti.
Se vi dicessero che quei tali, le cui facce sorridono in modi improbabili e fin comici dai manifesti elettorali, vanno a Strasburgo e nei consigli comunali/provinciali/regionali a rendere un 'servizio civile al paese', lo sottoscrivereste?
E credereste a chi vi dicesse 'li abbiamo selezionati per voi fra i migliori e i più capaci tra i nostri concittadini'?
Purtuttavia ve ne andate bravini e diligenti ai seggi elettorali a compiere il dovere civico di sempre ed è 'gabbato lu santo' già il giorno dopo e per tutti i cinque anni a seguire.
Se errare è umano perseverare è diabolico, miei cari, e l'inferno delle cronache della mala politica che leggiamo tutti i giorni che Dio manda in terra davvero ce lo siamo voluto e lo vogliamo - o, quantomeno, lo vogliono quei nostri concittadini che 'premiano' con percentuali altissime l'avvilente rito elettorale dell'inganno e dell'illusione.
Per tacere della quantità stratosferica di denaro pubblico che intascano quei dessi muniti di portaborse e di rimborsi spese (e la furbizia, spesso denunciata, di incassare il costo di un aereo e rientrare, invece, in treno).
Vi sembra giustificato quel monte-stipendi a cifre iperboliche per fare un lavoro che un ragioniere o un laureato tratto dalle liste del collocamento farebbe molto meglio per un decimo scarso del totale? E non venitemi a dire che quei giovani mancherebbero del 'know how' necessario, perchè, posti di fronte alla prospettiva di sedere nel massimo seggio europeo, studierebbero notte e giorno atti e documenti meglio di quanto hanno fatto nei giorni precedenti alla laurea.
Meglio e di più di quanto non abbia fatto da noi un tale che era, insieme, sindaco della città e parlamentare europeo, più altre cariche accessorie nei consigli di amministrazione. Un 'pigliatutto', insomma, che delegava ai fidi assistenti il lavoro nero e tratteneva per sè il fior fiore del monte quattrini.
Come vedete, la democrazia non è solo il meno peggio dei modi di governo conosciuti nella storia dell'uomo, è anche il più farraginoso e imperfetto e la sua 'criticabilità' e la possibilità di votare un altro partito dopo cinque anni di rodimenti e rabbie sono ben scarsa soddisfazione rispetto ai risultati che ci attendiamo e che è giusto avere.
Proposte? Disertiamo le urne, in massa. Diamo un segnale fortissimo di rabbia e scontento per l'esproprio di credibilità che subiamo ogni giorno della nostra vita di cittadini. Morto il tempo delle rivoluzioni possibili ci resta solo questa 'picca' con la quale seppellire tutto il marcio che denunciamo ogni giorno nei forum e nelle mail che mandiamo ai giornali e che scambiamo con gli amici e i parenti.
Ma perchè, scrivendo tutto ciò, ho la netta sensazione di coltivare una illusione pia e niente cambierà sotto il sole della mia/vostra vita?

martedì 14 aprile 2009

l'empireo dei pazzi e dei giovialoni

Mi trovavo in Slovenia nei giorni di Pasqua per uno stage di tango annesso ai vapori e alle pigrizie delle terme. Era un bell'osservare il contrasto fra i comportamenti degli indigeni e quelli dei miei compatrioti e riflettere sulle differenze tra i popoli e le culture - la loro genesi e lo sviluppo.
Perchè, se è vero che molte sono le cose che ci affratellano e ci dicono uomini e donne uguali al di là dei confini di lingua e di terra, è altrettanto vero che tante altre sono quelle che ci dividono e ci dicono altri e diversi.
Lo sloveno è silenzioso, in genere, e l'italiano, invece, caciaroso e gioviale e allegro e 'spensierato', talvolta nel senso più deteriore dell'essere senza pensieri: condizione dell'essere sublime, empireo anticamente riservato ai pazzi e agli dei che li premiavano - così si credeva in antico presso le popolazioni pagane.
Eppure sloveni e italiani interagirono qualche decennio fa in modo assai serio e problematico e chi ha voglia di andarsi a ri-leggere le pagine di storia relative alla dominazione dei giovialoni in stivali e camicia nera e dei loro sottoposti sloveni e croati capirà, forse, perchè ancora oggi qualche vecchio sloveno alzi l'arcigno sopracciglio con sguardo non proprio benevolo al passaggio di una comitiva di italici gitanti davanti alla porta di casa.
Non ci abbiamo fatto una splendida figura da quelle parti, noi annessi ai tedeschi della Luftwaffe e delle S.S., ma il turismo che porta i soldi nasconde la cenere degli antichi rancori sotto ai tappeti e oggi c'è l'Europa e la moneta comune e chissà che davvero il passato delle foibe incrociate e dei partigiani impiccati ai lampioni rimanga tale per secoli e cominci un futuro degno di questo nome.

Però c'è un tale, uno che scrive sui forum, che fatica a dimenticare quel passato nostro di infamia e si è detto per lungo tempo fascista e stimava Almirante fucilatore di partigiani e nella sua famiglia si è masticata e poi ruminata a lungo, troppo a lungo? la proposopea dell'Impero romano-fascisto e suoi fasti ridicoli e poi i nefasti della guerra e dell'ignominia e dell'infamia di essere stati servi dei nazisti e condannati a soggiornare per sempre nel buco del culo della Storia e oggi che gli eredi si dicono post fascisti passa per essere uno buono, persona degna di rispetto, un professore che a scuola è incaricato d'ufficio di trasmettere i sacri e buoni valori di sempre ai suoi discepoli - i nostri figli e i nipoti.
Che strana persona, mi sono sempre detto, che riesce a conciliare i nefasti del passato coi nefasti del presente berlusconiano e non gli riesce di intendere - tu vedi il dna che ci condanna alla ripetizione infernale degli errori/orrori - che il populismo ridanciano di Berlusconi è filiazione (ripulita solo del marciume vetero) di quel senso di onnipotenza che fu di quel tale che al balcone di palazzo Venezia gonfiava il petto e chiedeva ai suoi delle piazze stracolme se preferissero il burro ai cannoni.
Con Berlusconi al suo posto su quel balcone fatale forse dalla piazza risponderebbero 'il burro' e seguirebbe una barzelletta, ma è solo perchè la storia, quando si ripete, solitamente si ripete in farsa.

mercoledì 8 aprile 2009

il futuro è nostro

E' un assedio. Se perfino Tony Blair, dall'alto del suo clamoroso essersi 'convertito' al cattolicesimo, si permette di consigliare al biancopastore di cambiare posizione sull'omosessualità e gli omosessuali, allora tutto è finito e neanche l'onore resta - che rivendicava quel re francese prima di avviarsi alla ghigliottina.
Le 'verità rivelate' si sgretolano come neve al sole se si comincia ad ammettere che la Rivelazione fa acqua da tutte le parti ed è piuttosto una 'elaborazione' di teorie le più varie e diverse avvenuta nel corso dei secoli e dei turbolenti concilii - alcuni dei quali finiti a spade sguainate di una fazione contro l'altra e l'intervento dell'Imperatore di turno costretto a imporre l'ordine.
La Storia, come si vede, rivela più cose di quante ne pretendano i custodi delle 'verità rivelate' e, tutto sommato e serenamente valutato, basterebbe raccogliere il suggerimento di Benigni che in tivù ci leggeva la bellissima lettera scritta al 'caro ragazzo' oggetto del suo amore da Oscar Wilde - incarcerato per reato di omosessualità .
Intendiamoci.
Non adoro la categoria e mi piacerebbe che alcuni di loro fossero più contenuti nei toni e negli accenti e trovo sbracate le manifestazioni di giubilo e contento che dimostrano al 'gay pride' dei vari luoghi del mondo dove lo organizzano, ma, forse, l'accettazione del mistero dell'esistenza (che comprende il mistero dell'amare in una forma piuttosto che in un altra e l'amare al femminile o al maschile volta a volta secondo pulsione e coscienza) farebbe del bene ai nostri monsignori e vario popolo associato.
Li direbbe un po' meno 'invasivi' - com'è della gastroscopia che fra qualche giorno dovrò andarmi a fare - e un po' più umani - soggetti, quindi, di contraddizioni e in-certezze che connotano il nostro essere ed esistere da qualche millennio a questa parte.
Ma se preferiscono tirar dritto e continuare con le menate delle 'verità rivelate' che influenzano i nostri senatori e deputati a scrivere leggi-porcata, va benissimo.
La Storia è 'galantuoma' e dirà, prima o poi, a chiare lettere le cose sensate e le insensate e faremo finalmente quel passo avanti collettivo che si fece con Galileo ai tempi del pendolo e dell'eliocentrismo e dell'Inquisizione - per le quali nefandezze la Chiesa dovette 'chiedere scusa' ripetutamente con l'infamia che ne è conseguita.
Lui (Galileo), all'epoca, di passi dovette farne due indietro come il gambero e l'umanità tutta con lui, ma i tempi sono cambiati, per nostra fortuna, e siamo più smagati ed accorti e più laici e meno intronati.
Il futuro è nostro (dell'umanità tutta e varia), se Dio vuole (oops!).

domenica 5 aprile 2009

del cliccare distrattamente

Mi capita di cliccare un po' troppo e distrattamente, a volte. E, d'un botto, il piccolo manifesto dei titoli dei giornali che mi aggiorna sulle ultime notizie sul lato destro del video ha sciorinato titoli da El pais, Terra Espana, e agenzie giornalistiche dei cugini nostri mediterranei.
Va bene così. So leggere lo spagnolo, come la maggior parte di voi, ma sopratutto: niente più teatrino della politica nostrana: batti e ribatti tra Franceschini e Berlusconi e tra i portavoce di questo o quel partitino italico che fanno la croce e, raramente, la delizia delle nostre cronache.
E' una commedia tutta italiana questa delle dichiarazioni incrociate delle quali non gliene potrebbe fregar niente a nessuno, ma solo ci fanno notare quali facce di tolla di sedicenti 'politici' hanno la spudoratezza di presentarsi in video e in voce a dire le vere e proprie cavolate delle quali ci nutrono le reti Raiset in miserevole sintonia di toni ed accenti.
Finirò per chiedere la cittadinanza europea e cercherò casa in Francia. La semplificazione radicale, a volte, rinnova lo spirito e, chissà, forse anche i corpi, di riflesso.
Bonjour, les amis, tout va bien? Wow! Suona bene.

sabato 4 aprile 2009

i poveri che nascono senza il c...

Perchè è così importante per i Grandi del G20 lanciare un segnale di moralità pubblica versus le finanziarie che producono i titoli tossici e i figli di buonadonna che dirottano i profitti maledetti-e subito alle Cayman o nel Lussemburgo? Temono le piazze in rivolta?
Non sembra che quelle piazze contengano rabbia sufficiente a sbarellare i governi e far tremare le democrazie -come è accaduto a De gaulle nel 68.
Allora perchè? Perchè le litanie esorcistiche servono a tener buoni i rivoltosi, i riottosi di quest'altra generazione di disoccupati e nuovi poveri che contendono agli extracomunitari la palma di 'ultimi della terra'? Forse potrebbe valere per un Obama, ma per un Berlusconi?
Il nostro Zelig nazionale non se li fila proprio questi quattro gatti che rumoreggiano ai G8 o ai G20. Lui sa bene come sopravvivere cogli inni solari e adorabilmente naifs: 'meno male che Silvio c'è' gli cantano gli intronati ai congressi del partito di plastica oggi innervato di postfascisti.
Forte del consenso del 78 e più per cento degli italiani si può permettere di fare e disfare, promettere e frustare, tirar dritto per la sua strada e chi viene meco bene, gli altri sono tutti comunisti e coglioni: cicca-cicca-cicca. La macchietta ridevole e ridanciana è lo sketch più amato dagli italiani delle maggioranze silenziose e Silvio li accontenta, ne è il foto-tipo più riuscito: animatore da croceristi e da club-med che convince perfino la regina d'Inghilterra ad assolverlo con un buffetto consolatorio ex post.
Ma torniamo alla moralità pubblica.

Girano le solite cifre taroccate sull'evasione degli italiani in patria e sono anni che le geremiadi si snocciolano sui giornali e sui blog e sui forum e conosco un tale, uno che di mestiere fa il commercialista, che si sbraccia da anni ad affermare che l'evasione è interclassista ed è mooolto minore di quel che appare sui giornali e sulle tivù. Peccato per lui che l'evasione si mostri spavalda e impunita colle tantissime case di lusso e le seconde case (che ora amplieranno del 20/30%) e i suv e gli altri lussi che i nostri amati vicini di casa e parenti esibiscono, ma, cribbio! dichiarano meno di me che sono pensionato di livello medio-basso.
Ho un fratello che fa il motoscafista - professione lucrosissima dalle mie parti e a tutti nota per essere coloro degli ottimi 'buon partito' per chi ha figlie da sposare- e sulla base dei famigerati 'studi di settore' paga meno della metà di quello che pago io.
Ma i commercialisti sono uomini d'onore e dicono che lui e gli altri evasori notori 'spalmano' il reddito sugli altri componenti della famiglia. Si dà il caso che, a forza di 'spalmare' lui e i suoi figli e la moglie facciano viaggi da sogno, si sono comprati una palestra che frutta del buon denaro, abitano in una villa fuori città, ha sistemato i figli all'interno della stessa categoria lavorativa di appartenenza e via elencando dei criteri di indagine della Guardia di Finanza che pochi ne pizzica e gli altri li avvisa(va) prima di avviare i controlli.
Ma i commercialisti e i generali della Gdf sono uomini d'onore e a uno di loro parecchio Speciale è toccato perfino il posto in parlamento per i meriti dimostrati al suo capo-in-testa che di evasione se ne intende eccome e sono rimasti famosi gli elicotteri che usava nei week end per andare a fare pic nic sui prati dell'Alto Adige.
Ho anche una sorella che è ammin. delegata di un'azienda della pedemontana e tira la vita coi denti e il suo commercialista le suggerisce di aprire un mutuo con una terza banca per pagare i debiti che ha contratto colla seconda e la prima. Teme il fallimento un giorno sì e l'altro pure e ha alle spalle una bancarotta che ha interdetto il marito dall'assumere ruoli dirigenti in altra azienda rifondata.
Tuttavia vivono discretamente lei, il marito e i figli, alla facciaccia dell'economia che gira con noi, delle banche aiutate dai governi che dovrebbero garantire il credito alle aziende decotte e via trastullandoci di quanto ci snocciolano giornali e tivù tutti i santi giorni.
E' il miracolo italiano che fa il pari col sogno americano: l'uno e l'altro legati collo spago dei furbismi degli evasori da noi e dei managers taroccati e gli edge funds e bond.spazzatura nell'America che tuttavia tornerà a fiorire - grazie alle potenti iniezioni di denaro pubblico.
Altro che rivoluzioni annunciate!!
'Se la merda acquisterà valore i poveri nasceranno senza culo' diceva un tale in un noto film in bianco e nero. Mutatis mutandi.

venerdì 3 aprile 2009

se l'amore è amore

Se l'amore è amore, ripete il ritornello di questa vecchia canzone - mentre la macchina va, rulla nel paesaggio in bianco e nero della neve ancora altissima ai bordi della strada e le buche aperte dal gelo dell'inverno scorso.
Già. Se l'amore è amore muove le parole antiche, le emozioni ammuffite di quando eravamo giovani e capaci di dirle senza provare il disagio per quanto di effimero e buffo è contenuto nel gioco amoroso, nel corteggiamento, nelle insensatezze - che pure trovano risposte di senso e occhi lucidi nelle ragazze felici di quei nostri desideri che le dicevano regine.
'Claudia non tremare', dice ancora la canzone, non chiudere le tue cosce tese, lisce come le chiese...
Cantavamo così, a gola spiegata: 'lisce come le chiese' e non ci pareva dissacrante, beata gioventù, perchè 'l'amore è amore' e a me viene a mente un'altra Claudia che quella canzone celebra come la sua canzone e che è sposata da oltre trent'anni e ha avuto una figlia ed è una professionista affermata e nelle rughe dolcissime dei suoi occhi leggi la Storia che è andata, che ha segnato i mesi e gli anni, ma più la mente e la coscienza e l'ha riempita di segreto dolore e molte lacrime mai dette - se non in una sera di luglio, mezzo ubriaca, che si è lasciata andare e mi ha detto tutto della sua vita e mi ha abbracciato e continuava a singhiozzare come se la sua vita finisse lì e io non sapevo più che dirle e le ripetevo 'piangi, sì, piangi' - perchè se ti svuoti del dolore antico è come svuotare lo stomaco che troppo hai riempito e te l'ha gonfiato: stai malissimo, ma poi ti assopisci e il dolore è sedato e tornano i sogni.
Se l'amore è amore.
Passo davanti al cimitero della Grande Guerra. L'ultima volta le tombe e i sacrari erano coperti dalla neve al punto da aver cancellato tutto e ci potevi sciare sopra e fare slalom tra le punte delle croci che emergevano come i paletti di una gara. Anche per questi morti dimenticati l'amore era amore e lo scrivevano nelle lettere dal fronte e ne riempivano i sogni di soldati raggomitolati nel fango delle trincee e gli bastava il sogno di un ritorno ai fienili e all'odore delle stalle e la fidanzata che li aspettava, - ma li aspettava?
E una pallottola vagante e l'esplosione di uno shrapnel spezzò quei sogni e quelle trame effimere e quelle storie e un telegramma e una croce di guerra li disse eroi, ma a noi non dice il senso di ciò che è avvenuto e perchè.
Perchè, se l'amore è amore, abbiamo dimenticato e svilito questi morti inutili, sciocchi, delle tombe solitarie e dei sacrari? Perchè al governo della repubblica abbiamo ministri di un partito che si è detto a lungo 'secessionista' e ancora, nei sussulti di idiozia che lo caratterizzano, parla di fucili da tirar fuori - se questi morti inutili dei sacrari ci dicono, invece, di una Patria che si è bevuta il loro sangue e non sappiamo il senso delle loro brevi storie suggellate da queste inutili croci : storie di giovani vite negate e il profumo dei fienili e delle stalle nei brevi sogni d'amore che li consolavano nel fango freddo delle trincee?
Rulla la macchina sulla strada ancora ingombra di neve e ripete il ritornello stolido e lo ripeto anch'io con voce bassa, così da averne consolazione: 'se l'amore è amore, se l'amore è amoreee...' Già.

giovedì 2 aprile 2009

il (non più) piatto paese della Riforma

Le plat pays. Lo ricordate il piatto paese degli orrori di Marcinelle? Il Belgio: un intero paese prostrato per la scoperta degli abusi sulle ragazzine rapite violate e uccise da un 'mostro'?
Ebbene, il Belgio non è più il paese appiattito sulle sue cronache di orrore e impasse politica tra un governo di valloni e uno di fiamminghi che ne hanno piene le scatole di convivere.
Dal Belgio ci arriva la notizia che il parlamento di una repubblica europea (e che ospita il Parlamento Europeo) sanziona a stragrande maggioranza le imp(r)udenti dichiarazioni di 'sua santità' (le minuscole sono d'obbligo) lanciate in Africa in un continente 'dimenticato da Dio' e dagli uomini e beffato atrocemente dalle parole inconsulte di un messaggero alato le cui ali non hanno più la forza di tentare alcun volo, se mai l'hanno mai avuta.

Finalmente pane al pane e buonsenso e senso comune e maledetta evidenza di tragiche cose che trionfano sopra le pretese di dire le 'verità rivelate' che caratterizzano da sempre i monsignori di Oltretevere.
Rivelate da chi? E perchè proprio a loro - se a milioni nel mondo si inchinano davanti ai Garuda e ai Ganesha e agli Shiva o ai giganteschi Buddha dagli occhi beatamente chiusi o girano intorno alla Kaaba, la Pietra Nera della Mecca o coltivano tranquilli la religione degli Avi, degli Antenati, senza sentire il bisogno di esportarla cogli zelanti missionari invasati o imporla colle Crociate o le Jihad, le guerre sante degli antichi Arabi.
Rivelate da chi, buondio! e perchè proprio a loro - che ne fanno la bandiera stolida di una predicazione insensata che solo da noi, nel paese del 'partito delle libertà' (triplo sic!) diventano leggi dello stato - salvo incorrere, dopo un tempo infinito e molte sofferenze di donne aspiranti madri e molti soldi spesi, nel ludibrio delle sentenze della Corte Costituzionale che dice l'evidenza di ciò che sapevamo da subito: che la legge 40 era un obbrobrio civile e quella sul testamento biologico pure, ma tant'è : 'noblesse obblige' e l'avere sgradito ospite in casa un santopastore fa si che i senatori di una 'libera' repubblica ascoltino in 'religioso' silenzio le parole di monsignor Bagnasco (così Silvio Berlusconi volle) prima di correre a votare obbedientissimi quella ridicola legge.

Viva il piatto paese, il Belgio, le antiche e nobili Fiandre della Riforma protestante! che vota apertamente contro l'insensatezza di 'parole sante' ripetute nei secoli seculorum stolidamente, persecutoriamente, al fine di affermare le fantasie metafisiche e le litanie insensate di un preteso iddio che imporrebbe (a sentir loro, i monsignori) le sue astruse e astratte regole morali sopra e contro i legittimi e pratici bisogni degli uomini e delle donne.

mi mancano le buone e belle rivoluzioni di una volta

Mi mancano. Davvero. Ne sento la mancanza. Le belle e buone rivoluzioni di una volta, ricordate? Folle strabocchevoli nelle piazze che conta(va)no: grida di rivolta e rabbia repressa da generazioni, e la regina dentro il palazzo, stupita di quel gridare, che chiede lumi e gli dicono che il popolo chiede pane, manca di pane. 'Dategli le brioches!' dice ineffabile e soave la bella e dolce regina - che con le sue 'dame di carità' andava regolarmente a far visita ai bisognosi e agli infermi nei dintorni di Versailles (purchè non troppo vistosamente infermi).

A Londra, invece, i managers dei bonus miliardari - chiusi nei lussuosi uffici - gettano manciate di sterline alla folla che ruggisce di sotto e si spaventano per gli sguardi dell'odio che salgono e le voci che li insultano. Ohibo! O dolci e fresche mammolette, anime belle del privilegio antico, come vi somigliate attraverso le generazioni!
Brioches e manciate di sterline al popolo puzzolente e rabbioso che pretende 'giustizia'!!?
Che inaudito sostantivo è mai questo: giustizia?! Che vorrà mai dire?
Perchè mai si dovrebbero diminuire bonus e stipendi a quei bravi ragazzi che gonfiavano le quotazioni col semplice gioco di un click del computer e i loro cugini e fratelli nelle banche, il giorno dopo, subito pronti dopo a telefonare ai risparmiatori e ai clienti fedeli (e un po' bovi) e suggerire loro di comprare obbligazioni tarocche e bond-spazzatura, ma che luccicavano di quotazioni auree in cima alla classifica delle borse mondiali?
Che hanno fatto di male quelle anime belle, quei bravi ragazzi del coro capitalistico per meritarsi improperi e ingiurie e qualche ammaccatura alle lussuose macchine parcheggiate in strada e la prigionia dentro gli uffici - subito risolta dai bravi poliziotti presto intervenuti?
No, no, c'è qualcosa che non quadra, c'è qualcuno di malandrino che soffia sotto, qualche 'comunista' mai redento e pentito che si prova ognora a ribaltare la frittata e mostrare che è interno al sistema il meccanismo malvagio, la bolla speculativa che ognora si gonfia e i profitti sporchi-maledetti-e subito dritti filati alle Cayman o nel Lussemburgo del segreto bancario.
E se perfino la Svizzera bancaria si sta convertendo alle ragioni dei controlli di qualità e del riciclaggio del denaro sporco, udite, udite! qui siamo al quarantotto, alla rivoluzione globale, al comunismo che ritorna e ci opprime - a noi che sapevamo bene come far girare l'ingranaggio!

Glissate, suggeriscono in segreto le aziende ai managers spaventati, nascondetevi sotto ai cappucci delle felpe, calzate jeans e scarpe da ginnastica, fate orecchie da mercante e chiudetevi in casa o chiedete ospitalità a un amico della piccola borghesia urbana, un evasore storico, magari - purchè non sia di quelli che hanno visto dimezzato il loro capitale investito in bond spazzatura.

La nottata passerà, la ghigliottina è ancora nei musei di pertinenza, non drammatizziamo, facciamo come in Italia che - a reti unificate- continuano a ripetere che la crisi è solo una questione psicologica, il portato di quei maledetti 'comunisti' della sinistra di Franceschini che remano contro e, invece di tacere, notano e fanno notare quanti sono i posti di lavoro che si sono perduti, le famiglie sul lastrico e la fiducia dei risparmiatori/consumatori sotto ai tacchi.