sabato 31 dicembre 2022

La letteratura nel pallone.

La letteratura nel pallone.

 Ci siamo ubriacati, in questa chiusura d'anno fatale, di palle rotolanti e prestanti giovanotti che la inseguono con maggiore o minore perizia nei palleggi e nei passaggi (che sono, più spesso, decisivi nel risultato finale del confronto). E sappiamo che una palla che rotola e rimbalza e viene rilanciata e va a segno ha vasta letteratura - perfino archeologica: di quando i giocatori, ai tempi dei Maya e degli Aztechi, offrivano la testa al fine di essere equiparati alle divinità.

E sappiamo anche, e un po' ci indigna, che i giovanotti prestanti di oggi hanno compensi milionari (oggi Ronaldo ha sfiorato il miliardo, notizia di stamane) ed è, certo, un forte stimolo a dare il meglio di sé in campo - anche se il paragone con i Maya e l'entrata dei loro campioni nel mondo delle divinità tramite testa mozzata a fine partita ci dice che l'unica divinità nostra di contemporanei è il denaro, ahinoi, la deprecatissima 'farina del diavolo'.

E la morte di Pelè a ridosso del Mondiale vinto dagli Argentini ha raddoppiato le dosi dei peana e degli osanna, e il defunto carioca è sugli altari e già assunto in vita nel paradiso degli atleti per le prodezze e acrobazie e fantasie e fraseggi di dribbling ripetuti, ma ieri sera mi è capitato di ascoltare, su Rai scuola, un uguale osanna di un nostro campione dimenticato e scrittore tra i massimi del Novecento, quel Gadda (Carlo Emilio) la cui scrittura sbalordisce come e più dei rimbalzi di testa e delle rovesciate acrobatiche di O' Rey – e mi corre l'obbligo di notare che la fisicità e il culto del corpo atletico hanno largamente la meglio, in questo nostro tempo, sulle prodezze della mente, sia essa vocata alla matematica, alla scienza o alla letteratura.

Leggetevi questo passaggio – uno dei suoi tantissimi mirabili e che fanno gridare: 'Olè! - e ditemi se non vale la mitica rovesciata o un acrobatico colpo di testa di Pelé.

(…) Così le vette del Vauro, obnubilate di alte nuvole, quasi pensieri. Il meccanismo segreto del mondo e di tutte le sue tecniche si celava dietro a quelle persone-enigmi affiorando in esse come in altrettanti simboli, o nel decoro di copertura di una benemerenza retrostante. Erano dunque, o parvero a Claudio, dei numi in atto di sorseggiare le loro limonate: spiriti assolutamente superiori al tintinnio effimero dei cucchiaini, se pure in preda, lì per lì, a un vasto rinfresco. (…) 'Claudio disimpara a vivere' – L'Adalgisa.

E i due campioni, quello della pedata e il Nostro, ingegnere delle parole e frasi e chiose mirabili, hanno in comune il tristo cono d'ombra della senescenza e della malattia prima della morte – che 'pareggia tutte l'erbe del prato'.
Di Pelè sappiamo tutto, per virtù di post moderni campioni a confronto che ne disputano la fama.
Di Carlo Emilio si racconta, in ambiti protetti e nascosti ai più, che smise di scrivere per lunghi anni dopo i trionfi e si ridusse a larva rinsecchita, rinchiusa in un suo volontario bozzolo-prigione – e solo pochi amici andavano a trovarlo e gli leggevano le pagine dei 'Promessi Sposi'.
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venerdì 30 dicembre 2022

Mondi ultraterreni, istruzioni per l'uso.

 

Mondi ultra terreni e visioni new age - 30 dicembre 2016

C'era un impressionante silenzio nella chiesuola del collegio confinata sull'angolo estremo dell'edificio dove iniziava il grande orto coltivato da Sante, il rude ortolano dalla faccia lunga e scavata. Credo che iniziò lì dentro il mio preteso 'ateismo': da quel silenzio assoluto che lasciava vagare nel vuoto della navata le preghiere che recitavo con grande pathos; e nessuno le raccoglieva, però, e nessuna risposta veniva da quel Dio misterioso e aereo circondato da santi e beati incessantemente salmodianti - e ancora nessuno, dopo tanti anni di vita vissuta, ha saputo spiegarmi in modo credibile come esitano le sue/loro di preghiere e quali echi ne hanno avuto e come facciano a ritenere quel vuoto e quel silenzio una risposta soddisfacente e capace di giustificare la loro 'fede'.
E il secondo riscontro dubbioso e scettico lo ebbi ascoltando un coro delle voci bianche, molti anni più tardi e già quasi fuori della soglia dell'adolescenza, e osservavo quelle bocche fanciulle modellarsi sulle vocali e battere ripetutamente sul 'son' finale del 'kyrie eleison' e sull'erta salita sonora del 'gloria' e mi chiedevo che specie di Dio fosse Colui che ascoltava quei canti ripetuti che si levavano da ogni chiesa e sala di concerto e se ne beava senza mai annoiarsi del repertorio.
E, ieri, disteso sul lettino del massaggiatore che tentava di sbloccarmi la maledetta schiena dolorante, quel valido para medico mi chiedeva come si fa a 'non dirsi cristiani' - e io cercavo di spiegargli che era più facile dirsi atei, invece, in un mondo dilaniato da verità di fedi contrapposte e assassine, e di fedeli che sono detti 'infedeli' da degli idioti 'radicalizzati sul web' che pretendono il loro dio grande (u akbar) ed è, invece, la rappresentazione asfittica e meschina e stupida della loro mente malata di assassini seriali.
E anche il bel film di Eastwood: 'Hereafter', che è passato su Iris l'altro ieri, parlava di quelle nostre strane e inverosimili credenze post mortuarie: di un tunnel che si attraversa e di una luce e di strane presenze e di mancanza di senso della gravità ed ecco i nuovi 'fedeli' new age sbracciarsi su numerosi libri e dirci e provare a convincerci che 'qualcosa c'è', ma dai! Tutto un mondo di sopravvissuti radunati chissà dove e chissà come in una nuova e diversa Giosafatte a fare chissà che. Qualche ulteriore delucidazione un filo più credibile e condivisibile sarebbe oltremodo gradita.
E chissà che cosa raccontavano i sopravvissuti in era medioevale (molto meno numerosi, data la scarsa scienza rianimatoria dell'epoca) intrisi com'erano delle terrorizzanti narrazioni che venivano dai pulpiti savonaroliani e da quella geniale narrazione cinematografica della Commedia, poi detta 'divina', che mostrava gli ignavi e gli iracondi e quegli altri immersi nella palude Stigia - e davvero non era un bel sognare e desiderare di entrarvi e soggiornarvi in quegli scenari ultra terreni da urlo e 'orribili favelle e grida di dolore e accenti d'ira', ma il convento altro non passava e bisognava farsene una ragione e transitare da una sponda all'altra dell'umana vita dubbiosi e avviliti e sconvolti.

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Satyagraha, Sati e lotta armata.


Ricordate la 'lotta armata' dei rivoluzionari nostrani degli orribili Settanta? Un pugno di 'marxisti immaginari' sacrificò la loro vita per un ideale di riscossa proletaria che non ci fu, non poteva esserci perché, nella seconda metà di quel secolo a noi prossimo, i mitici 'proletari' della agognata rivoluzione avevano ben più da perdere che le loro catene.
E, invece, per gli eventi commoventi che ci vengono raccontati oggi dell'Iran dei pretoni islamici - che brandiscono una repressione assassina contro manifestanti inermi - a me viene in mente la 'Satyagraha' (https://it.wikipedia.org/wiki/Satyagraha) – la resistenza passiva quale venne insegnata dal Mahatma Ghandi ai tempi della sue battaglie politiche contro l'Impero britannico occupante.
Ma, di fronte all'arrogante diktat para religioso dei pretoni islamici al potere – il velo delle donne come simbolo di una dominanza maschile spacciata come atavico e insopprimibile dettame religioso – la Satyagraha dei manifestanti iraniani, in gran parte giovani donne, rischia di consegnarci una mattanza, invece, una 'Sati' (http://www.indianepalviaggi.it/la-pratica-della-sati-le.../) post moderna con l'evidenza dei cadaveri in gran copia di giovani donne che si immolano sulla pira funebre (speriamo, formuliamo gli auguri) di un regime di s-governo islamico mille volte maledetto e che ha al suo attivo il terrorismo internazionale delle 'fatwe' assassine contro Salman Rushdie e contro la libertà di espressione che vige in Occidente - eseguite, in tutto o in parte, da immigrati islamici male o per nulla 'integrati' nei paesi di nuova accoglienza.
E l'augurio è che quella lotta impari risulti vincente, prima o poi, ma l'evidenza di oggi è quella di un suicidio di massa, e se nessun altro ceto sociale decisivo (gli operai, l'esercito) si accosterà e si legherà al movimento di protesta 'Donne,vita,libertà', quel movimento entrerà presto nel cono d'ombra mortifero di un regime apparentemente invincibile.
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Il paradiso può attendere.

 

Dunque se n'è andato. O' Rey, come lo chiamavano, è morto. E' morto il re viva il re, si diceva in altri tempi e si passava oltre. The show must go on e le dinastie erano piene di gente in attesa – vedi Carlo, figlio di Elisabetta, che ormai non ci sperava più.
Eleggeremo Messi quale reggente o presidente, in attesa di altro campione che lo superi in perizia pallonistica - e ce ne saranno, credetemi, magari dei robots capaci di rovesciate sull'angolino in alto negate alla nostra fragile ortopedia umana.
Però O' Rey ha il pregio di avermi mostrato come si invecchia dignitosamente. Invecchiano anche gli dei e i semidei, malgrado la loro fama universale, e la senescenza è un po' come la morte: che pareggia tutte le erbe del prato.
Quindi me ne andrò anch'io, prima o poi, senza troppo tediarvi e senza il fastidioso contorno di telegiornali queruli e giornalisti osannanti oltre misura.
Al massimo un coccodrillo su facebook di qualche mio affezionato lettore e cuoricini e faccine lacrimose dazu, come usa.
E Pelé ci illustra, per proprietà transitiva degli umani sogni, che anche in Paradiso si giocherà a calcio – i giornalisti del ramo citano Maradona che pare lo abbia detto – e l'idea che si giochi a calcio anche nel Regno Celeste è buffa, ma non peregrina.
Il Paradiso che sognano gli uomini e le donne (e tutto il resto della combriccola lgbtqrst) è un luogo dove potremo fare letteralmente tutto ciò che ci pare e che ci ha divertito e commosso quaggiù.
Forse faremo anche all'amore, ma è dubbio che ci sorregga il vecchio apparato dei corpi umani, bocche ed altro. Si tratterà, credo, di una unione tutt'affatto speciale, più simile a quelle virtuali e senza il correlato di gelosie clamorose e le annesse scenate e i bronci e il malanimo.
Mi piace di più immaginarlo pieno di colori caldi e vivaci, come quello raffigurato in un film con l'amatissimo Robin Williams, che già lo abita. Quello dei cattolici, mediato dalle raffigurazioni dei grandi pittori del Rinascimento, un po' mi disturba e mi annoia: con quel coro soavissimo di canto gregoriano degli angeloni impalati dalle ali ripiegate in quattro e i santi e le suore e i preti e tutta la compagnia cantante della Curia di quaggiù, inclusi i papi (con qualche sorpresa clamorosa).
Riposi in pace, O' Rey, e torni a saltellare Lassù e a inseguire il pallone dei suoi sogni e dei suoi trionfi, mentre qui ci arrabattiamo con guerre di zona prossimamente termonucleari e con bollette stellari dovute alle cattive politiche dei filo Nato e filo Biden, lo Stranamore un po' svanito d'Oltre-atlantico. Il Paradiso può attendere.
P.s. In un bel documentario su Raiscuola che raccontava dei clamorosi e violentissimi sommovimenti tettonici del nostro pianeta il narratore ci diceva che dopo i dinosauri siamo venuti noi mammiferi, ma che la nostra esistenza e regno precario non era affatto data per sicura e bastava un niente delle condizioni al contorno per premiare un'altra specie meglio dotata. Che sia ateo?

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giovedì 29 dicembre 2022

L'essenziale. Istruzioni per l'uso.

 

Frizioncine agli agrumi e sinfonie per un anno diverso. - 29 dicembre 2021

L'anno che verrà è già venuto. Speranze e immaginazioni sono già state consumate e un filo rosso di quieta follia ci contagia tutti in questi giorni di trapasso che 'credevan di lottare ed eran morti', come diceva Cervantes. Perché pare che passeremo le feste chiusi in casa in una sorta di volontario 'lockdown' e/o quarantena – e su facebook rimbalzano gli 'outing' di coloro che hanno fatto silenziosamente il covid e non se sono accorti, ma solo perché il congiunto/i ha avuto 'due linee di febbre' hanno deciso per il tampone rapido o molecolare e ne è scaturita la sorpresina.
Tutti ammalati nessun ammalato.
In una società pandemizzata e un filo rinco......ta sarà questo l'annuncio finale, il prossimo 'liberi tutti': perché 'non ci capiamo più niente' e 'non sappiamo più che pesci pigliare?
E per strada è tutto un rincorrersi di 'Hai fatto il tampone tu?' 'No ma corro a farlo, Carlo è a casa in quarantena': una coazione a ripetere che dà i numeri, letteralmente, di contagiati a mille ogni giorno che Dio manda in Terra – e Orlando in tivù a dirci, tetragono: 'Ci vogliono provvedimenti più severi'.
Ah, beh, si beh. Povero re. E povero anche il cavallo.
Uno stadio di follia terminale ci coinvolge tutti e omicron è la malattia senile dell'emergenza vaccinale, il rivolo inquinatissimo che esce dalla discarica infodemica di due anni di impazzimento televisivo e della stampa embedded ai decreti di s-governo – finito a tarallucci e vino coi tele virologi di grido che ci cantavano la canzoncina scema. Se no i ze mati no li volemo.
Fate come me. Fatevi una bella doccia, una frizioncina sul cranio agli agrumi, un po' di ginnastica distesi sul tappetino per lo yoga e ascoltate la sinfonia numero 40 di Mozart.
Funziona. E' tutto un altro mondo e un anno diverso.
Dimenticavo: chiudete la tivù.
'L'essenziale è invisibile ai rapidi'
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mercoledì 28 dicembre 2022

Gli anni del nostro scontento.

 

L'anno che verrà. (Ils sont fous ces Renziens) - 29 dicembre 2016

E' stato l'anno del G.I.R. il Grande Imbonimento Renziano – finito nelle discariche della storia seppellito da una valanga di 'no'. E chissà a cosa brinderanno gli orfani di Renzi e del suo pd di s-governo che si erano riempiti i pensieri degli slogans ex berlusconiani: 'L'Italia è una grande paese' con varianti zuccherose, - il paese dei vouchers e della disoccupazione a due cifre – e dell'avvilente lotta titanica e donchisciottesca contro l'Europa del nostro scontento e dell'austerità permanente che alimenta il mostro del lavoro-zero.
E lo slogan renziano più atroce è stato quello del : 'Salviamo vite' che si è tradotto in cinquemila affogati e il terribile messaggio sedicente buonista lanciato urbi et orbi in Africa e nel Medio Oriente de : 'Venite, partecipate in massa alla Lotteria della Traversata Mediterranea.' Lotteria di naufragi organizzati dai criminali scafisti assassini. Più gente entra più morti si contano.
E contiamo, in parallelo, il conseguente numero dei clandestini che non hanno titolo di profughi e che girano per l'Europa di Schengen come schegge impazzite e alcuni di loro si 'radicalizzano sul web' o sono già radicalizzati in partenza e salgono sui Tir di Nizza e di Berlino e fanno le stragi che abbiamo visto e ascoltato in cronaca.
E chi non arriva a tanta disperazione radicale vivacchia tra mendicismo e piccola criminalità sull'orizzonte di disoccupazione cronica e permanente di un paese che fatica a dar lavoro ai suoi e finanzia l'operazione 'mare nostrum' dei salvataggi in mare con i continui tagli alla Sanità e al residuo welfare.
Sono pazzi, pazzi davvero questi renziani. Prima li seppelliremo a fondo nella discarica della Storia prima potremo concentrarci sulla difficile e faticosa guarigione delle purulente piaghe sociali aperte da questa genia di folli di s-governo.
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martedì 27 dicembre 2022

E' (post)moderna. Votatevela.

 

E' (post)moderna. Votatevela.

Siamo tornati all'elogio del 'moderno' – succursale borghese del 'futurismo' d'antan che i borghesi di allora consideravano come uno sfregio avanguardistico, una provocazione intollerabile di fregnacce para artistiche - e tiravano le verdure in faccia ai coraggiosi attori delle performance futuristiche nei teatri. Ma il futuro ha avuto il sopravvento, ahinoi, sia pure a botte di due guerre mondiali 'sola igiene del mondo' e la terza in agguato dietro l'angolo quale geniale repulisti termonucleare planetario.
E dovremmo tirare anche noi qualche pomodoro maturo in faccia a Franceschini, l'osannato ministro della Kultura sinistra oggi nella polvere che dice della Schlein che 'è più moderna' e perciò preferibile per l'incarico fatale di segretario del 'nuovo pd' (sic).
E qui tocca sceverare cosa sia il 'moderno' di oggi rispetto a ieri: se l'osanna quotidiano ai barconi che arrembano sulle nostre coste incontrastati e il parallelo verbo di Francesco che ce li raccomanda, complice il Natale, quali 'fratelli in cristo' benché mussulmani - un 'moderno' verbo di accoglienza no limits e no borders.
E sarà 'moderno' il reddito di cittadinanza+ius soli+bonus Kultura (sperando che non finisca in videogiochi e videoclip, complici i commercianti) e, un po' meno, il bonus-facciate e lo sconto-in-fattura? Si apra il dibattito.
Ma già sappiamo che è sicuramente moderno il suo sbandierare (della Schlein) il vessillo lgbtqrst e avremo in video, prossimamente, se eletta al sacro soglio piddino, una nuova pasionaria che, emula di Giorgia ci griderà: 'Sono Ely, sono una donna+tutto il resto delle varianti post moderne, sono cristiana (lo sono ?) e fermamente globalista. Votatemi, votatemi, votatemi.!'
Votiamola (votatevela), la cosa potrebbe essere interessante.

lunedì 26 dicembre 2022

Modi diversi di dirsi europei.

 

Modi diversi per dirsi europei - 26 dicembre 2014

Chissà cosa pensano quelli di 'Nessuno tocchi Caino!' del ritorno della pena di morte in Pakistan che fa seguito all'orrendo massacro di bambini/e e delle loro maestre/i ospiti di una scuola militare.
Regressione medioevale, di certo, a sentire quei puri di cuore che il Male lo assolvono e lo ascrivono alla categoria filosofica di ' Male necessario' connaturato alla nostra sventurata umanità e colla loro militanza, a volte degna di miglior causa, sempre ci ricordano il magnifico Beccaria de 'Dei delitti e delle pene'.
E ci sono anche i nostri radicali che vanno peregrinando di carcere in carcere e praticano la 'satyagraha' per protesta – una 'insistenza sulla verità' dello stato delle nostre carceri che, per la verità, ci ha già rimproverato l'Europa e fatto pagare sanzioni notevolissime per non aver provveduto a migliorare le condizioni dei detenuti.
E si dovrebbe pacatamente notare, invece, che è la pressione della delinquenza quotidiana italica che riempie quelle carceri oltre misura, il nostrano 'troppo che stroppia': che perfino l'accoglienza pietosa che riserviamo ai migranti dei barconi va a incidere pesantemente sul numero di carcerati che ospitiamo 'obtorto collo' nelle patrie prigioni nei mesi a venire - ed è pesante costo aggiuntivo che il nostro bilancio statale non si può permettere e non sappiamo ancora con quali fondi aggiuntivi (o sottrattivi per altri 'capitoli di spesa') finanzieremo i costi della nuova disoccupazione contenuta nel 'job act', - la 'legge sul lavoro', per gli amanti della lingua italiana .
E se è vero che in Scandinavia hanno posti vacanti nelle loro modernissime ed umanissime strutture carcerarie magari potremmo stipulare accordi bilaterali onerosi, invece di pagare le multe europee, e spedirgliene la quantità che abbiamo in eccesso, così che i radicali possano tornare a nutrirsi, poverini, sotto le Feste e si facciano anche una fetta di panettone.
Uno dei possibili modi per 'entrare in Europa' e dirci finalmente europei, mannaggia.

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I giorni delle Feste.


I giorni delle feste - 26 dicembre 2015

Sono i giorni migliori, a ben vedere. Nebbia di fuori che 'da l'idea' del freddo – ma troppo freddo non è perché i radiogiornali ci informano che la causa di tanto inquinamento e delle micidiali 'polveri sottili' è 'l'inverno troppo caldo'.
E ne conseguono le severe delibere adottate dai Comuni sul riscaldamento domestico che non deve superare i 18 gradi, ma con la tolleranza del +2 – tu vedi la stupidità degli annunci ad effetto e la nessuna vera efficacia delle norme sull'inquinamento out door se, poi, di controlli e sanzioni non se ne parla.
E c'è pochissima gente per le strade, in effetti, nemmeno i proprietari di cani abbaiosi , perchè Fido 'se la tiene' e nicchia sulla porta di casa a causa di quella nebbia assassina che ti penetra nelle ossa - e te la scodellerà, più tardi, in un canto della cucina, affettando indifferenza e scodinzolando la sua muta richiesta di comprensione.
E se c'è poca gente per strada i terroristi assassini emuli del 13 novembre parigino si rodono perché sprecare una carica esplosiva sotto il giubbotto o sotto il tonacone delle donne velate in nero loro compagne è un vero peccato - e i due miseri morti che passavano di là per caso perché 'di turno' e 'a chiamata' anche a santo Stefano non avrebbero lo stesso effetto esplosivo in cronaca di una quarantina assembrati davanti a un bar con gli spritz in mano o chini davanti ai banchetti delle chincaglierie natalizie dei 'mercatini'. Scenari di una qualche maledetta probabilità e incidenza statistica, come ben sappiamo.
E perfino il papa sconta (50.000 a piazza san Pietro ieri, dicono le fonti vaticane ma erano 5.000 per la Questura e le telecamere amiche si sforzavano inutilmente di nascondere i clamorosi vuoti) il papa sconta, dicevo, il clima moscio del suo famoso Giubileo – che pochi se lo filano, in verità, malgrado l'immenso battage pubblicitario dei nostri giornalisti televisivi e della carta stampata che, 'più realisti del re', si fanno grancassa di questo amatissimo 'capo religioso' e ce lo propinano a pranzo, cena e colazione, pillola omeopatica di tutti i mali del mondo che continuano imperterriti a manifestarsi e impazzare incuranti del suo verbo lamentoso e strascicato che tutto impetra e benedice.
E continueremo, perciò, a 'farci gli auguri' di un anno nuovo diverso e migliore, pur consci dell'esorcismo che, nel presente anno maledetto, fu smentito già nel primi giorni di gennaio con la strage di Charlie Hebdo. Ma è 'più forte di noi' proiettare la speranza e il sogno di un mondo migliore malgrado tutte le evidenze negative e i morti incolpevoli lasciati per le strade poco più di un mese fa, perciò cantiamo in coro 'feliz navidad' e 'prospero anno y felicidad' chiudendo gli occhi e ruotando sul nostro asse come i dervisci.
Magari li riapriremo in un universo parallelo dove il male degli uomini e delle donne è definitivamente scomparso e non c'è più bisogno di misericordia – questa omeopatica panacea di tutti i mali che così poco ci convince.
Terrorismo, euro e migranti: le tre crisi dell'Europa Il 2015 è stato l'anno del terrore. Il terrorismo di matric

 

venerdì 23 dicembre 2022

Buone cose.

 

Buone cose (dal mondo).

Sono disorientato. Non è proprio una 'sindrome della pagina bianca' (la persecuzione degli scrittori che provoca un catastrofico senso di inadeguatezza), bensì una segreta irrequietezza per come si svolgono gli eventi planetari: la guerra di Ucraina che non si conclude, bensì si 'arribatta' con le prossime forniture di missili Patriot americani che impediranno ai Russi di fare carne di porco di centrali elettriche e lasciare al buio i valorosi combattenti per la libertà (sic).
E che dire della chirurgia plastica applicata al viso di Illary (ex Totti) - molto criticata in rete e sui mitici 'socials'? A me quel suo mento bislungo non piace affatto, ma riconosco che è in atto una omologazione del canone della bellezza muliebre che ci prefigura il futuro delle visite degli alieni e la loro commistione con il genere umano.
Prossimi marzianini tutti zampette e cornetti suboculari occuperanno le culle semivuote dei nostri reparti ospedalieri dedicati alla natalità. D'altronde la commistione global-planetaria è già in atto nelle liquide frontiere sud e attraverso la rotta balcanica, facciamocene una ragione.
E della manovra economica del presente (s)governo che vi devo dire?
La mia pensione, negli ultimi due mesi, ha avuto un pallido incremento ('A whiter shade of pale') e pare che crescerà anche a Gennaio di una più bianca ombra di pallido, ma aspetto una bolletta stellare per i primi metri cubi di gas che ho consumato (50 metri cubi fino ad oggi, malgrado io abbia tarato il termostato su gradi 17 per risparmiare).
La flat tax, dite? Qui di ''flat' c'è solo l'appiattimento dei consumi delle famiglie – con l'inflazione a due cifre sui panettoni e a tre cifre se vi sfiziano quelli farciti con la crema al pistacchio o al cioccolato fondente.
Aspettiamo la fine delle Feste per giudicare, brava gente. Può esser che 'sarà tre volte Natale' (e anche i preti potranno sposarsi – con Francesco sul sacro soglio tutto è possibile).
Auguri, cari, buone cose. Che il Natale sia con voi.

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giovedì 22 dicembre 2022

Prima o poi arriva.

 

Prima o poi arriva. (Meglio poi.) -  22 dicembre 2012

Vabbè. Non è venuta. La fine del mondo, intendo. Era una soluzione, dopotutto. Perché, sappiatelo, attizzare una speranza, suscitare un'emozione, illudere di un evento clamoroso e risolutivo è una crudeltà, se, dopo, tutto torna come prima e peggio di prima.
E ci aspettavamo di avere una risposta a tutto l'ambaradan delle nostre vite confuse e caotiche e di sapere dov'era e com'era il Grande Raduno di Giosafatte -con tutta quella gente incredibile riunita che si osserva, stupita di esserci per davvero e risorti dalle antiche tombe e dalla polvere e i vermi.
Contadini dell'anno Mille vestiti dei loro stracci, buffoni e saltimbanchi, monaci e abati sdegnosi e cavalieri e conti e baroni europei mescolati con soldati della dinastia Ming: che paiono quelli delle tombe ipogee della Grande Muraglia messi come spaventapasseri a dissuadere i nemici dall'attaccare - e chissà chi l'ha avuta quell'idea geniale, ché bastava una freccia che scalfisse la pietra e la notizia dei soldati-fantocci messi sugli spalti per sopperire alla carenza sarebbe subito dilagata per tutta la pianura mongolica e 'apriti cielo!' le invasioni.
E pensate alla gente di Pompei, che si scrolla di dosso tutta la cenere e i lapilli e si abbracciano e si salutant, -morituri redivivi di quella po' po' di tragedia- e si chiedono stupiti 'che ci facciamo qui', noi che del Cristianesimo non abbiamo condiviso i miti e i riti – e tu guarda quegli indiani, induisti di vocazione, che non ne vogliono sapere di obbedire ai diktat degli Angeli dell'Apocalisse che ordinano, le spade fiammeggianti in mano: 'Gli Indiani tutti di qua e i Cinesi di là. Ferrara! spostati di là che ci dobbiamo mettere i Cinesi.'
E, a parte 'sta storia di Giosafatte che ci ha sempre lasciato perplessi ogni volta che ce la raccontavano - come quell'altro raduno incredibile degli animali tutti stipati nell'Arca del Diluvio Universale – resta il fatto che alzare gli occhi al cielo stamattina, che doveva essere oscurato dalle polveri di una colossale eruzione o dal botto di un asteroide, ci lascia vuoti dentro perché, in fondo, aveva ragione Majakovski quando scriveva, un filino depresso per via della Rivoluzione Tradita, che: 'In questo mondo non è difficile morire. Vivere è, di gran lunga, più difficile.'
Alla prossima fine del mondo, gente. Tirare su le maniche e lavorare. Mi sa che ne avremo ancora per qualche millennio.
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mercoledì 21 dicembre 2022

La Reggia e il tristo esilio.


La Gloria maggior dopo il periglio. 22 dicembre 2020
E sarà per il cesarismo incauto dei coniugi Zara/Pasin, intestatari della villa che ho nei pressi di casa, che hanno finalmente installato il cancello dell'ingresso laterale dopo lunghi anni di incuria e sopra vi hanno apposto la corona dorata dell'Impero e il serto napoleonico, di quando la villa era sede dello stato maggiore nel corso della campagna d'Italia – che mi decido a dire perché considero un filo pazzo quell'Uomo che, in morte, si meritò i noti versi manzoniani:
'Ei fui, siccome immobile / dato il mortal sospiro / stette la spoglia immemore / orba di tanto spiro. Così, percossa, attonita / la Terra al Nunzio sta / muta…'?
La Storia vista dalle radici ha prospettiva fortemente schiacciata, come il Cristo morto del Mantegna coi piedoni in primo piano, ed è per questo che, col senno di poi, mi appare pura follia quel cesarismo del Bonaparte che si fece imperatore dei francesi calcandosi d'imperio in testa l'antica corona degli avi conquistatori e lasciando a muso duro il papa da un canto, chiamato a presenziare obtorto collo alla cerimonia - testimone passivo di un evento per lui altamente indigesto.
Come poteva quell'uomo, pur vincitore di molte battaglie campali nelle frammentate terre di Europa, non avere il senso della caducità degli umani eventi, il suo compreso, e non pensare che la sua statua imperiale che seppelliva la Rivoluzione con ignominia, aveva i piedi d'argilla – come tutti i neo regni satelliti fragilmente dominati dai suoi fratelli e sorelle e dal vario parentado imperiale?
E che dire di quella sua ricerca ossessiva di un erede che lo spinse a ripudiare l'amatissima Josephine e a prendere in moglie dinastica Maria Luisa d'Austria – la figlia di un altro imperatore sconfitto in battaglia- che mai amò il suo obbligato parto francese e lasciò il figlio, il preteso 're di Roma' napoleonico, solo e depresso a Vienna, nell'ostica corte del nonno severo, a considerare tristemente uno zero tondo quei soli ventuno anni di vita concessigli da un destino 'cinico e baro'?
Tutto quell'amabaradan di trionfi - e i quadri di pittori famosi e la colonna celebrativa di place Vendome e i poemi a lui dedicati di poeti servili - tutto confluì, nel breve volgere di un decennio fastoso e inebriante, nella discarica dell'esilio dell'Elba e nella cocente illusione di un ritorno ai fasti imperiali conclusa sul campo di Waterloo fitto di morti e feriti - e quell'espressione scatologica di disappunto di Cambronne, il generale giunto in ritardo all'appuntamento con la Storia.
Ma, forse, la grandezza di quel condottiero che rese definitiva la cesura storica della Rivoluzione che lo aveva lanciato nell'agone della Grande Storia è tutta contenuta proprio nello sfidare impavido che fece la brevità dei decenni, in barba al senso del ridicolo che proviamo noi che lo osserviamo dall'alto degli anni duemila e venti e siamo testimoni della sua riduzione a cenere e polvere e dei guasti che ne seguirono.
E, con Manzoni, riflettiamo sulla caducità da lui bravamente sfidata con la stessa follia che animava Alessandro Magno, Cesare e Annibale Barca il Cartaginese – capace di sconfiggere a morte l'impero di Roma, ma finito, poi, esule in Oriente dopo la definitiva sconfitta di Zama.

Tutto ei provò: la gloria
Maggior dopo il periglio,
La fuga e la vittoria,
La reggia e il tristo esiglio:
Due volte nella polvere,
Due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli,
L’un contro l’altro armato,
Sommessi a lui si volsero,
Come aspettando il fato;
Ei fe’ silenzio, ed arbitro
S’assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell’ozio
Chiuse in sì breve sponda,
Segno d’immensa invidia
E di pietà profonda,
D’inestinguibil odio
E d’indomato amor.
(...)
Fu vera gloria? Ai posteri
L’ardua sentenza: nui
Chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
Del creator suo spirito
Più vasta orma stampar.

Sono strane davvero le orme del Massimo Fattore.
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Le briciole di Epulone e l'oppio dei popoli.

 

Le briciole di Epulone e l'oppio dei popoli.

Chi ha visitato Buenos Aires - oggi luogo di osanna calcistico e di follie di massa che hanno causato due morti (prime stime) e feriti e dispersi – sa che, superate le prime file di 'quadras', di là dell'avenida 9 de julio, si estende la 'grande Buenos Aires' della clamorosa sfilata di miserie che si può osservare dal taxi che vi mena agli alberghi del centro.
E' verosimile che i due milioni e più stimati di esaltati che si sono intruppati clamanti e danzanti lungo i 45 km del percorso celebrativo dei campioni della pedata reduci dal Qatar provengano, nella stragrande maggioranza, dai quei quartieri di miseria cronica e irredimibile – a conferma che 'panem et circenses' valeva ieri e vale oggi, anche di più, stolido compagno dell'oppio del popolo delle religioni denunciato dai padri fondatori del socialismo.
E, rimedio peggiore del male, ecco i trionfanti campioni vittoriosi, farsi largo nel corteo dei peones urlanti con il loro pullman - a rischio di assalti fatali ed incidenti gravi – e raggiungere un eliporto e salire sugli elicotteri per spargere le loro benedizioni dall'alto.
Chi sta in alto e chi sta in basso – è denuncia poetica di Bertolt Brecht che ci insegna che tutti i milioni del mondiale di calcio, sottratti d'imperio ai campioni e agli sceicchi, non basterebbero a coprire un decimo delle briciole che un ricco Epulone, folgorato sulla via di Damasco,volesse distribuire ai poveri di quella tragica metropoli per oltrepassare la fatale cruna dell'ago di un improbabile ingresso in Paradiso.