giovedì 31 maggio 2012

poveri noi, dove andremo a finire

Ha un bel sostenere, quel tale, che non sono delinquenti bensì 'contribuenti di reddito modesto' di cui occorre considerare le specificità e le particolari condizioni di vita, poverini. E che poi li si veda sfilare col suv ultimo grido sottocasa e parcheggiarlo in bella mostra e vestano vestiti eleganti e la signora Lidia, la portinaia, ci racconta pettegola che sono tornati da poco 'dagli States' o appena scesi da una crociera nei Caraibi è mistero 'sconosciuto al Fisco' e che la Guardia di Finanza non si è mai presa la briga di indagare, chissà perché. E ci risulta che abbiano intestato un appartamento alla figlia, dei tre che posseggono (e lo fanno sapere ai conoscenti, noi compresi).

Pecco di 'delazione', nel raccontarvi queste cose, cari concittadini? Vivremo mica in uno 'stato di polizia fiscale' (berlusconi dixit) col 'grande fratello Befera' che ci spia tutti: messi in riga fiscale nel suo mega-computer e classificati per professione e, per alcuni, (i soliti noti di sempre che ci fanno una gran rabbia), un asterisco 'ad alto rischio di evasione' segnato allato?

E per fortuna che, ogni anno di questi tempi, intervengono le 'liste di proscrizione fiscali' a fare giustizia e dire pubblicamente che il paese dei soliti furbi è a rischio default per causa loro: dei poveretti che 'se non evadono qualcosa non ce la fanno a intraprendere e commerciare e menare il taxi su e giù per la città trafficata' -come scrivono certi baggiani in un certo forum.

E noi, poveri idioti, siamo invece conosciuti, conosciutissimi e tartassati alla fonte e non abbiamo suv parcheggiati in nessun luogo e mai avremmo creduto di essere più ricchi dei nostri vicini di casa; e, nascostamente, rifacciamo i conti di casa e facciamo le pulci alle 'spese voluttuarie' per capire dove abbiamo sbagliato per ritrovarci con quel tenore di vita modesto che abbiamo in confronto al signor Rossi-orefice e al Bianchi-pasticciere che denuncia introiti annui inferiori alla nostra pensione medio-bassa ed erosa ogni mese vieppiù nel suo 'potere d'acquisto'.

E ci verrebbe voglia di prestare volontariato presso la locale Guardia di Finanza e andar su e giù per la città ad annotare i campanelli dove è scritto, in piccolo, 'b&b' -o scovarli su Internet, i furbi del default annunciato, e beccarli in flagranza di stanze affittate ai turisti e mai denunciate nel 730 o l'affitto dell'appartamento dei genitori che 'ce lo facciamo pagare mezzo in nero perché che senso ha denunciare tutto a questo Stato fitto di comunisti che ci vogliono togliere la roba e sommergerci di tasse, poveri noi, dove andremo a finire?'

mercoledì 30 maggio 2012

vox populi vox dei

La 'combine' è un maledetto tentativo di 'cambiar le carte in tavola' -e a chi partecipa a un gioco o a una gara d'appalto la cosa non va giù e partono le denunce e segue il processo.

E, l'altrieri, seguivo con interesse in tivù il bel documentario 'I mercanti di Venezia' trasmesso su rai3 ('Off the report' dalla redazione della Gabanelli) che dava conto dell'ipotesi -suffragata da ampi e pesanti indizi di colpevolezza- di una 'combine' relativa alla 'grande opera' detta de 'Il Mose'.

Che non ha nulla a che fare col giudaico profeta delle origini, bensì colle storiche 'acque alte' e colla profezia facile-facile che: 'Dove xe vose xe nose' (dove ci son voci, ci son noci).
O, se preferite, quell'altro buon vecchio adagio (sostenuto da decenni di malapolitica e malasocietà che l'ha espressa): 'E' tutto un magna-magna!'.
La 'cricca degli appalti', insomma, che 'colpisce ancora', a destra come a sinistra, e i cittadini -quelli del 'sano civismo' delle maestre elementari- indignados permanenti e sempre più imbufaliti.

E che 'la cricca' colpisca anche a Venezia non dovrebbe stupire nessuno perché, per un tal genere di maledetta tendenza italica, Venezia non è 'città franca', ma, chissà come e perché, la giunta e amministrazione Cacciari -che ha tenuto a battesimo il 'pasticciaccio brutto' del palazzo del Cinema al Lido e la s-vendita del meraviglioso complesso ospedaliero dell' 'Ospedale al mare' - l'ha svangata, e nessuna inchiesta della magistratura ci ha rivelato le 'segrete cose' e il supposto malaffare di s-governo -solo e sempre supposto, per carità! E fino al 'terzo grado del giudizio' e/o 'revisione del processo' (sic) o 'sopraggiunta prescrizione'.

Ed era esilarante osservare i primi piani dei volti delle persone intervistate, alcune palesemente con 'la mosca la naso' per quell'impertinenza intollerabile della giovane giornalista di scuola gabanelliana di 'avanzare dubbi e sospetti' con le canoniche 'domande scomode', altre imperturbabili e sicure che nulla possa scuotere i vergognosi equilibri del potere veneziano che garantiscono i profitti delle ditte scelte fuori dal meccanismo delle gare -tutto lecito e 'alla luce del sole' perché 'la legge lo consente', ahinoi.

E chissà se è la legge che consente anche di rimuovere un magistrato-alle-acque perplesso sull'attribuzione a una certa ditta delle cerniere delle paratie del Mose e desideroso di indire una gara che 'confrontasse le tecnologie disponibili' e certificasse la bontà della scelta fatta oppure l'esistenza di una scelta più sicura e avere garanzia di 'esente corrosione'.
La 'combine' delle grandi opere del Mose deve avere agganci governativi sicuri e di gran peso nella pubblica amministrazione per potersi permettere la vigliaccata di una rimozione con segreta minaccia di spedire quel tal magistrato a Palermo. E mi aspettavo che succedesse una bufera in città, il giorno dopo la messa in onda di quella trasmissione, e, invece, tutti zitti e buoni e 'muro di gomma' -e la faccia da schiaffi dell'Orsoni-sindaco che, ancora, a due anni e passa dal suo insediamento, risponde serafico alla giornalista come se niente sia mai dipeso e dipenda da lui e 'les jeux sont faits, mes chers citoyens, et rien ne va plus'.

E se l'ipotesi delle cerniere del Mose che non sono 'esenti corrosione' si rivelasse fondata ci sarà da ridere al collaudo della 'grande opera' di levatura tecnologica internazionale e avranno ragione quei due tipacci del 'metadone party' che, birra in mano, dicevano l'uno all'altro a voce alta:
'Ti gà sentio del Mose?' 'No, cossa?'. 'Che i gà speso un saco de schei e, scolta queo che te digo, ti vedarà che no funzionarà un casso.'

Vox populi vox dei?

domenica 27 maggio 2012

il senso del mettersi in gioco

L'espressione 'mettersi in gioco' è curiosa. E presuppone che 'si giochi', che si partecipi, cioè, a un'applicazione, un'invenzione di ruolo e comportamento dove si è attori o si è agìti da chi ne sa più di noi e può trattarci da pedine per un suo gioco e tornaconto personale.



E c'è chi dice che anche il ballare sia un 'mettersi in gioco' -e l'espressione 'il tango si balla in due' lo ribadisce e conferma la responsabilità dell'agire reciproco, del mettere in comune passi e movimenti più o meno aggraziati e 'mirabili' ('e mira ed è mirata e in cuor s'allegra' – G.Leopardi – Il passero solitario) per un fine che, da sempre, mi sfugge ed è questa la ragione per la quale ho cominciato a ballare dopo i cinquant'anni e l'ho fatto per una segreta disperazione e una volontà di punirmi, mostrando a me stesso la mia iniziale imperizia e la legnosità: un 'gioco' al massacro, il mio, un voler 'farsi del male'.



E ancora mi chiedo, -giunto ormai al decimo anno di partecipazione al gioco e acquisita una discreta perizia- perché mai tutta quella gente che partecipa alle milonghe si metta in gioco: perché le signore si vestano in quel loro modo strano, con quelle calze a rete che, teatralmente, si troncano poco sopra la caviglia e quei guanti di merletto nero che lasciano libere le dita e i fiocchi o la rosa tra i capelli. Un armamentario da teatro di rivista che espone quelle attrici improvvisate, quelle tanghére, alle critiche feroci di coloro che, nelle milonghe, si ritagliano il ruolo tristo di 'taglia tabarri' e stanno nelle retrovie e non si espongono e non partecipano al 'gioco degli incontri e degli inviti' che è croce e delizia di ogni milonga.



E chissà che cosa cercano e trovano, i ballerini, in quell'abbraccio stretto e quell'andare con passi sincopati e giri e agganci e voleos, chissà che sentimento segreto, che 'gioco di seduzione' svolgono che li unisce o respinge – perché il tentativo di 'portare a sé' (seducere) può avere anche l'esito infausto di un'improvvisa freddezza, un sorriso gelido, un diniego; una frustata, per me, per evitare la quale molto raramente rivolgo l'invito a una tanghèra sconosciuta.



E, invece, è proprio quell'azzardo crudele che dà un senso profondo al gioco degli incontri e degli inviti e conforta e consola le solitudini interiori. E se, come raramente càpita, il ballo con una sconosciuta si fa inno alla gioia e consonanza di interne melodie e passi eleganti e vibranti di emozione ecco l'involarsi silenzioso delle anime e la restituzione di un senso dell'esserci e partecipare che tutto riscatta e il 'pensiero triste che si balla' si muta in una rotazione mistica di dervisci, un'ebbrezza memorabile che riscalda il cuore.

venerdì 25 maggio 2012

all'ombra de' cipressi e dentro l'urne

Era un sacco di tempo che non ci capitavo. E il pretesto era stato di accompagnare un'amica che doveva annaffiare una piantina e, quando ci sei, ti rendi conto che è un bel posto dove stare (oops!) e non è un caso che ci capitino un sacco di turisti, forse di più che al Père Lachaise, a Parigi -dove mi capitò di incocciare in una faccia nota sopra una tomba laica piena di gioiosi ammennicoli e foto e bigliettini di quel tale che, in gioventù, ci propinò le sospirose rappresentazioni audio dei suoi coiti: '(…) je vais et je viens / entre tes reins...' cantava -e io faticavo a capire che c'entrassero le reni in un tal genere di cose e qualcuno mi spiego che era una metafora. Ah, beh, si, beh.

Beh, per chi non ci è mai stato, c'è da dire che ci sono molte cappelle monumentali di differenti stili: dall'antico tempio greco al liberty e potete far visita a Diaghilev, che fa buona compagnia a Stravinsky nel reparto riservato agli ortodossi – e il loro è un giardino dove il frusciare del vento è più soave e i cipressi più profumati, chissà perché. E, nel reparto degli evangelici, riposa Josip Brodsky -che, se avete qualche dubbio sul significato dei suoi versi, potete chiedergli spiegazioni, tempo ne ha.
E, vicino alla chiesa di san Michele in Isola, riposa perfino un tal Doppler -e suppongo che siano le spoglie mortali di quel medico di cui ci ricordiamo quando il sistema venoso non è a posto e occorre ricorrere alla sua invenzione diagnostica per vedere che cosa c'è che non va. E del conte Volpi di Misurata non importa niente a nessuno, anzi, suppongo che ci sia qualcuno che ha meditato di 'cracher sur son tombeau' -dal momento che vendette i terreni e l'area di Porto Marghera agli industriali folli che vi costruirono il Petrolchimico e tutte le altre fabbriche pestilenziali e mortifere che hanno segnato la storia dell'inquinamento lagunare nei decenni successivi.

E ho scoperto che era stato scavata la porzione di 'campo' dove riposava il mi babbo ed ho chiesto all'ufficio informazioni dove erano state riposizionate le sue ossa e ho scoperto che l'hanno trasferito da ovest a est, in un ossario in alto, arioso e felice della prima luce del mattino e, mentre su terra gli faceva compagnia una tipaccia tedesca dal nome minaccioso e viso rincagnato e severo, adesso sta vicino a una bellina-bellina che di cognome fa Libera e di nome fa Italia, vedi l'epoca storica come ti beffa! E se lo viene a sapere il Berlusconi le ruba nome e cognome e ci aggiunge 'dalle tasse!' e ne fa un programma politico da consegnare a Luca Cordero di Montezemolo.

Che poi, di nomi risonanti e storicamente aristocratici, nei pressi dell'ossario ce n'è a bizzeffe – e c'è la cappella monumentale dei Widmann Foscari Rezzonico, che somma due dogi e un industriale tedesco in una sola famiglia, vedete un po' voi che storia e che fasti nobiliari abbiamo che tracimano dai secoli e nemmeno la morte riesce a 'pareggiare le erbe del prato' perché c'è chi si accontenta di un posticino risicato in un ossario e mi sorride triste per la triste ventura che lo ha portato in questo luogo e ci sono i pomposi fasti architettonici delle cappelle monumentali -che belle a vedersi son belle, per carità, ma ti chiedi che senso ha, in limine mortis, tornare a rivestirsi dei panni da vivi e rivendicare le maledette differenze di censo se la sostanza è che 'sei terra e a terra ritornerai'.

'A egregie cose i forti animi accendono....' Che sia vero?

Ma dove son le frasi familiari,

Le anime, gli ingegni personali?

La larva fila dove furon pianti.



I gridi delle donne accarezzate,

Gli occhi, i denti, le palpebre bagnate,

II vago seno che scherza col fuoco,

II sangue acceso in labbra che s’arrendono,

Le dita, i doni estremi che difendono,

Tutto va sottoterra e torna in gioco!



E tu, grand’anima, in un sogno speri

Senza più quei colori menzogneri,

Che fanno qui, a questi occhi, l’onda e l’oro?

Canterai quando sarai vaporosa?

Breve è il dì! La presenza mia è porosa,

E la santa impazienza, anch’essa muore!


.......P. Valéry

giovedì 24 maggio 2012

una sensazione di leggera follia

Una sensazione di leggera follia aleggia sull'Europa tutta -spaccata sulla Grecia che se ne va e sugli eurobond che 'non s'han da fare' -come il matrimonio di Lucia Mondella e Renzo Tramaglino.

E tutto sembra sciogliersi di quel castello di illusioni che ha generato l'Europa unita -voluta dai padri nobili fondatori subito dopo la spaventosa guerra mondiale e i milioni di morti di nazionalismi folli ed egemonie nefaste: Francia versus Germania (prima guerra mondiale e trattato di Versailles) e la Germania che, due decenni dopo, si prende la rivincita e occupa la Francia e la umilia e la vessa obbligandola a pagare milioni di franchi di pretesi indennizzi di guerra.

E oggi la guerra che si fanno quei due grandi paesi è economica e la Germania è trincerata dietro il suo vallo di 'conti in ordine' e rigore e conseguente denaro a fiumi che le viene da ogni parte del mondo malgrado i suoi bot e btp paghino uno zero-virgola agli investitori.
Ma la sicurezza di un investimento 'non c'è chi la paga', come si usa dire, e l'economia di quel paese vola e 'chi s'è visto s'è visto' dei paesi mediterranei affogati dai 'mercati' uno dopo l'altro e chissà quando toccherà a noi (il 'se' non è in predicato, salvo miracoli dell'ultim'ora).

Una sensazione di leggera follia, dicevo, perché, mentre la nave affonda, da noi ancora si discute sul 'rigore si-rigore-no' e un vero comico in politica dice chiaro e tondo che 'bisogna uscire dall'Europa e svalutare' e tremano le vene ai polsi nel rappresentare che si fa dello scenario di un'economia a rotoli, una ripresa che non verrà neanche dalle mitiche esportazioni-con-dumping-della-liretta-rediviva e milioni di veri poveri sulle strade a gridare i loro diritti e dare 'fuoco alle polveri'.

Chissà se, giunti a quel punto, si userà ancora la movida notturna dei nostri insonni giovani precari a vita, -sigaretta e aperitivo in mano a togliere il sonno agli esasperati abitanti nelle case coi loro scoppi di risate e le conversazioni a voce alta come se fosse giorno. Leggera follia?

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/05/23/se-europa-ricordasse-keynes.html

martedì 22 maggio 2012

batracomiomachie

Siamo un popolo di fantasiosi e l'enfasi che è seguita alla batracomiomachia elettorale lo dimostra.
S'ode a destra uno squillo di tromba / (era una tromba? pareva piuttosto un debole fiato intestinale) a sinistra risponde uno squillo / d'ambo i lati calpesto rimbomba / di cavalli e di fanti il terren...

Parma paragonata a Stalingrado (nientemeno!), la 'roccaforte' di Mira (Ve) 'espugnata', Grillo che 'dà l'assalto' a Bersani -e l'unico sensato ci appare quest'ultimo che lo invita a 'stare sereno', a darsi una calmata, insomma, perché scalmanato è scalmanato e, ultimamente, pare prendersi un po' troppo sul serio, che è sempre l'inizio della fine. E se è vero che 'la tua fine è il mio inizio' qui pare che siamo un po' tutti, elettori ed eletti, alla frutta o al grappino e 'scambiamo fischi per fiaschi' e 'buonanotte al secchio'.

Ed è vero che sulle batracomiomachie elettorali i giornalisti ci intingono le penne al veleno e ci godono di metterli l'uno contro l'altro e chiamare i presunti soldati alla riscossa, ma, davvero, non è successo nulla di eclatante, niente di che. Solo che un sindaco è succeduto a un altro sindaco e ora dovranno mostrare 'di che pasta son fatti' e se hanno filo da tessere e l'unica cosa buona che abbiamo ascoltato è di quel tale, quello di Stalingrado (sic), che ha giustamente rivendicato la sua autonomia di giudizio e sottolineato la partecipazione dei cittadini.

Il che rimanda al centro la palla e 'ne vedremo delle belle' perché 'ogni giorno ha la sua pena' – e la pena di ogni giorno è quella di accordarci tutti sulle cose da fare e quali fare per prime. La politica, insomma, la polis.
Ed è una gran fatica l'accordare le genti di destra con quelle di sinistra -e se quelli di destra hanno inteso fare un dispetto a Bersani col votare il grillino, beh, mal gliene incoglierà perché potrebbero vedersi tassati vieppiù con le tasse di scopo finalizzate a garantire i servizi.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso e non ci vengano a rompere i coglioni in futuro colle rinnovate geremiadi su Equitalia e le troppe tasse che li opprimono.

lunedì 21 maggio 2012

quel tragico dna di popolo e nazione

Sta avvenendo quel che più temevo. Passate le fatidiche ventiquattro ore dal misfatto -che, come bene sanno gli inquirenti di ogni paese sono decisive per il buon sviluppo delle indagini e la speranza di acciuffare e rivelare i colpevoli e i mandanti- l'inchiesta sulla 'blowing a columbine brindisina' si sta impantanando e si avvia a diventare l'ennesima strage impunita di un paese di cento ombre criminali e fantasmi orrendi della sua maledetta storia di vittime che perdono la vita e il sonno e carnefici-orchi che ancora si aggirano tra noi.

Forse non sapremo nulla di più di quanto già sappiamo della morte di Melissa e le altre compagne gravemente ferite tre giorni fa a scuola. E continueremo per mesi e anni nelle nostre geremiadi e recriminazioni contro uno Stato imbelle e i suoi funzionari incapaci e tesseremo le mille fantasie di 'complotti' e 'stragi di stato' che hanno segnato le nostre vite di tragici cittadini di una repubblica infame.

E ci sarà sempre qualche suonato che imputerà il misfatto alle demoplutocrazie delle banche e dei 'potentati europei' non meglio specificati e nominati per affogare lo sdegno e la rabbia impotenti per l'ennesima vittima incolpevole, l'ennesima Ifigenia sacrificata sull'altare della follia italica capace di metabolizzare gli incubi di cento maledette stragi e incorporarli nel suo tragico dna di popolo e nazione.

Blowing a columbine brindisina

E' avvilente. Che la verità delle cose che sono appena accadute si celi, quasi sempre, e non ci consente di dire con chiarezza e senza tema di smentite le civili cose che ci urgono entro, -di dare un senso e intelligibilità all'urlo di rabbia che preme quando si legge di una strage di adolescenti evitata per un soffio, ma anche solo quella singola vita di ragazza, Melissa, novella Ifigenia sacrificata sull'altare dell'odio celato nella mente di 'un folle' ed esploso nel primo mattino a quel modo.

Melissa è, senza verità e senza colpevoli certi e chiari moventi, un 'morto inutile' che si aggiunge alla follia collettiva e al lutto che faticosamente elaboriamo del nostro esser cittadini del 'paese delle stragi impunite' delle verità mai accertate, dei colpevoli che solo all'inferno sconteranno il fio della loro colpa orrenda.

E sembra comodo per molti, -inquirenti, politici, primi cittadini- seppellire al più presto la salma di Melissa sotto lo sfarinamento sociale di questa nostrana 'blowing a columbine brindisina' che, dopo quella bergamasca e prima di chissà quale altra orribile azione criminale che verrà, assomma brigatisti redivivi e in pectore a imbecilli totali che si armano di un fucile a pompa e vanno a 'prendere in ostaggio' i poveri cristi incolpevoli che fanno un mestiere ingrato -e chissà quali e quante altre odiose azioni criminali novereremo da qui in avanti di una società dove il grido ribellistico e il cachinno (vedi quelli del Grillo, novello Masaniello) che lo accompagna si levano alti e sempre sorretti e ben illustrati dai media televisivi e giornalistici e 'il diritto' di ognuno e tutti è sbandierato come intangibile sempre, ma il dovere no; il dovere è come la notte della famosa canzone che si canta a bordo delle navi da crociera.

E leggevo, ieri, la lettera di una tale a 'Repubblica' che illustrava le malefatte e la 'cartella pazza' (a suo dire) speditagli da Equitalia e si trattava di una multa del 2008 per divieto di sosta e, negli anni, era lievitata fino alle cifre che sappiamo. E la risposta del curatore della rubrica era comprensiva e consolatoria, ma a me sarebbe venuto da chiedergli bruscamente: 'Ma perché mai non l'hai pagata quando te l'hanno intimato la prima volta, nel lontano 2008, caro?'

Misteri eleusini del radicato ribellismo italico.

venerdì 18 maggio 2012

mi scrive Zarco...

Scrive Zarco...

Se il "tutto" è la politica che abbiamo visto sinora, allora sono fiero di far parte del "nulla" grillino, strapieno di idee da nulla contenuti da nulla programmi da nulla pensieri da nulla conoscenze da nulla battaglie da nulla passione sociale da nulla e carica ideale da nulla. Tutte robe "da nulla" che quegli altri non hanno, perchè loro hanno il tutto. In questo mondo alla rovescia noi siamo il nulla e loro sono il tutto, e ne sono orgoglioso. Il Mercato è ciò che ci sta uccidendo. Dobbiamo uscire fuori dai mercati dai tassi di mercato e da qualsiasi cosa che sia di mercato e non continuare a volerci restare dentro a questo mercato libertino liberticida e libero di fare un po' il cazzo che gli pare. Le nuove entrate si otterrebbero dal 4 punto del programma 5 stelle. Tetto massimo ai cosiddetti "guadagni" di chiunque; per qualsiasi motivo al mondo nessuno può guadagnare più di una certa cifra. Tutto il più è rubato, anche se protetto dalla legge. Basta Mercato. Quale altra dimostrazione mai ancora deve darci per dimostrare al mondo di essere un mostro???

Caro Zarco,



sfondi porte aperte nel tuo affondare la critica contro i partiti che ci hanno proposto fin qui la loro politica malata, asfittica, ladrona. Però, vedi, anche la Lega di s-governo nasceva da premesse anti romane, anti tasse, anti Europa-delle-banche e oggi muore, da nessuno rimpianta (a parte qualche 'secessionista' suonato evasore cronico e recidivo) -e la sua malattia è la stessa contro la quale era insorta cogli elmi celtici e i ridicoli spadoni dell'Alberto da Giussano e l'ampolla del dio Po (aiuto!!).



I 'grillini' riusciranno, invece, nella buona politica delle buone idee, del buon senso civico che predicavano le maestre d'antan, dello 'spirito di servizio' ai cittadini? E' talmente tanto il desiderio che esista ancora l'onestà in politica e gli onesti nel paese -che si presentano alle elezioni e vincono e si comportano da onesti anche dopo essere stati eletti- da farmi venire un groppo in gola e mi si muovono le lacrime. Permettimi di continuare nel mio motivatissimo pessimismo ancora per un po'; fino a quando non avremo i dati sul comportamento in politica di questi nuovi arrivati che tu sponsorizzi con tanta lodevole passione.



Quanto all'uscire dal 'mercato' la cosa si fa difficile e ardua perché l'orizzonte di riferimento di una economia non di mercato era, millenni fa, il Comunismo (che dio l'abbia in gloria) -e il 'Muro' è caduto e la sfida dell'economia sociale non di mercato è stata persa dall'Urss con ludibrio di negozi vuoti e miseria diffusa e oggi abbiamo il Putin a dirci che su quelle macerie rinascono gli Zar -e il popolo beota che pensava di punire i grigi burocrati del Comitato Centrale e inneggiava alle riforme di un Gorbaciov e osannava l'ubriaco Eltsin oggi si ritrova con le meste bandiere rosse in piazza e cantano le tristi canzoni comuniste de 'si stava meglio quando si stava peggio'.



Sfidare 'i mercati' si fa se si ha una limpida visione di 'come ti riorganizzo la società' non velleitaria e condivisibile e convincente -e quella di Grillo sembra più la predicazione di un Savonarola punitivo che minaccia sfracelli divini che quella di un pacato professore di economia che ci spiega per filo e per segno 'come si fa' a uscire dall'economia di mercato e dal loro stramaledetto spread e triple A che diventano triple C.



Capisco che un pacato professore di quella fatta non vincerebbe le elezioni con l'eloquio pacato e ragionevole che lo contraddistingue e proprio questo mi fa cadere le braccia: che il popolo dei beoti abbia bisogno di grida e proclami e promesse e anatemi gridati per decidere un cambiamento piccolo piccolo. Che abbia bisogno dei Masaniello e dei Savonarola piuttosto che di pacati professori di economia che ci spiegano pacatamente 'come si fa' e ci prendono per mano e ci avviano sul sentiero stretto e in salita della 'crescita' possibile e, certo, non di domani o dopodomani.

Abbraccione.

la Storia che va col passo del gambero

Confesso che, per quanto mi sforzi, non riesco a venirne a capo della possibile predizione di come finirà questa 'crisi globale'. L'Europa naufragherà sugli scogli greci o la/ci salveremo in extremis e ringrazieremo gli dei per la bonaccia che farà seguito all'approvazione degli Eurobond finalizzati ad 'investimenti per la crescita e lo sviluppo'?
E se devo immaginare come li spenderanno questi Eurobond gli amici greci risanati, fatico a pensare a qualcosa di diverso dal turismo che già li premiava prima -e non mi pare che offrirà maggiori chance di 'venirne fuori' domani con nuovi posti di lavoro e con chissà che 'industrie' diverse da quelle dello yogurt e del fetha -e il 'rigore' dei conti dello stato e i tagli feroci alla spesa pubblica saranno in ogni caso 'l'orizzonte di riferimento' di una Grecia che voglia far da appendice malaticcia all'Europa futura.

E l'impressione è che questa crisi globale somigli al muoversi caotico e impredicibile della particelle della meccanica quantistica, che non si può mai dire dove sono di preciso e come si combinino energeticamente tra di loro e così è per gli Stati europei che affacciano sul Mediterraneo (Francia esclusa?) e 'speriamo che noi ce la caviamo', ma, ieri notte, leggevo queste righe da 'il Secolo breve' di Hobsbawm e faticavo a pensare che 'la Storia non si ripete' e certi incubi del passato non si ripresenteranno. Scrive Hobsbawn:

'I movimenti non tradizionali della destra radicale (fascismi e nazionalsocialismi n.d.r.) si presentarono in molti paesi europei alla fine dell'Ottocento sia in reazione al liberalismo (cioè alla accelerata trasformazione della società da parte del capitalismo), sia contro la crescita dei movimenti socialisti della classe operaia e, più in generale, contro l'ondata di stranieri che si era abbattuta sul mondo nella più grande emigrazione di massa che la Storia avesse conosciuto fino a quel momento (....) Anticipando quanto sta accadendo alla fine del secolo nostro, gli ultimi anni del secolo scorso aprirono la strada alla xenofobia di massa, di cui il razzismo -la protezione della purezza del patrimonio nativo contro la contaminazione e lo sconvolgimento radicale prodotti dall'invasione di orde subumane – divenne l'espressione più comune. La sua forza può essere misurata non solo dalla paura per l'immigrazione polacca che spinse il grande sociologo liberale Max Weber ad appoggiare temporaneamente la Lega pangermanica, ma anche dalla campagna sempre più febbrile contro l'immigrazione di massa condotta negli Usa, che, durante e dopo la prima guerra mondiale, condusse il paese della Statua della Libertà a chiudere le frontiere a coloro per i quali la statua era stata eretta.'

La Storia va col passo del gambero? Meditate, gente, meditate.

mercoledì 16 maggio 2012

pubblicare gli Annales della vergogna

Chissà dove li ha presi Renzo Bossi, detto 'il Trota', i soldi per questa sua ultima vacanza marocchina. Che poi, uno come lui tra 'i marocchini' in veste da turista proprio non ce lo vedo -e semmai, tappeto sulle spalle e borsone a tracolla, vedrei piuttosto un rovesciamento di ruoli: con lui in veste di 'vu comprà' della politica familistica e del 'tengo famiglia' che avrebbe molto da insegnare della via italiana al 'magna-magna' universale e del 'come ti illudo i beoti padani' e li faccio insorgere e 'Secessione!' e 'Il tricolore nel cesso'.
Terrà probabilmente una 'lectio magistralis' in proposito a Marrakesh – e la laurea albanese è altrettanto significativa del come abbia imparato tutti i trucchi del mestiere di imbonitore e venditore di fumo e specchietti a est e nel sud del mondo, alla facciaccia dei suoi sodali che si riempiono la bocca di 'tel chi il terùn!'.

E narrano le cronache che il 'padre nobile' (tre 'sic' e un 'bleaahh!) Bossi Umberto da Giussano sta chiuso in solitudine nella villetta di Macondo (pardon, Gemonio) e vive il suo 'autunno del patriarca' abbandonato perfino dai familiari -e la moglie gli tiene il broncio per non aver saputo portare a buon fine l'arraffa-arraffa familistico e garantirsi l'impunità come ha saputo ben fare, invece, il suo compare di merende Berlusconi Silvio con le leggi ad personam e gli avvocati di famiglia e di impresa chiusi nel fortino del parlamento a contrarre i termini della prescrizione e cancellare il falso in bilancio.

E resta da dire che è di ben poca soddisfazione il pensiero de 'io l'avevo previsto', in tempi non sospetti e molto lontani, che 'Roma ladrona' sarebbe sfociata in 'Ladroni in casa nostra'.

Resta, invece, intatto lo stupore di come tanti suonati abbiano voluto spendere le loro poche energie intellettuali in laudi alla 'Lega di buongoverno locale' senza notare la contraddizione stridentissima e significativa e predittiva con i pubblici rutti e il dito levato e il becerume storico di quei 'padani' da tre palle un soldo che ci hanno regalato una 'stagione all'inferno' di avvilimento civile -e bisognerebbe incaricare un editore di raccogliere una silloge satirica dai forum su internet che mostri il ridicolo e l'atroce di certo dibattere e la pochezza intellettuale di quei tali che 'Bossi e Berlusconi grandi statisti'. Fanculo.

blowing a columbine bergamasca

La conclusione di M. Moore, del suo pluripremiato documentario 'Blowing a columbine' è che l'arma non è colpevole in sè, bensì la paura del crimine - 'l'insicurezza percepita' si diceva da noi al tempo del successo elettorale del Berlusconi.
Un'arma (il berlusconi) che i suoi elettori hanno usato eccome! versus i loro avversari politici nei lunghi anni di s-governo e di fracasso istituzionale che abbiamo attraversato come un deserto civile.

Però a me un paio di dubbi sono venuti, mentre vedevo/ascoltavo le interviste agli americani possessori di armi: uno dei quali era relativo a quel tale che, di recente, ha dato l'assalto all'Agenzia delle Entrate -e non era molto diversa la sua esaltazione, il suo delirio di potenza armato col fucile a pompa, da quella dei maledetti suonati che hanno buttato giù un grattacielo a Oklahoma city per chissà che abominevoli e folli ragioni o dei due studenti che hanno sparato come in un videogame contro i loro compagni di scuola e si sono dati la morte in 'game over'.

E chissà che succederebbe in questo paese se la follia della libera commercializzazione delle armi più sofisticate e potenti prendesse piede e quanti morti lasceremmo per le strade e nelle case prese di mira dai rapinatori -e quelli di Equitalia e dell'Agenzia delle Entrate pretenderebbero tutti la scorta e tutte le filiali attrezzate a fortino con tanto di feritoie per le mitragliatrici.

lunedì 14 maggio 2012

il grillo parlante e gli esasperati

Stiamo assistendo a un'epica battaglia fra democrazia e mercati? Si, nell'immaginario di alcuni le cui teste sono piene di vento e follia -come gli incauti marinai di Ulisse che aprirono l'otre di Eolo. Venti furiosi di 'riscossa', di 'popoli che si riprendono il potere' democratico e via naufragando nel dolce mare del nulla e delle fole e parolone vuote di senso con cui costoro riempiono i loro vacui pensieri.

E, curiosamente, in quel loro naufragare nel dolce mare della follia, si affratellano gli odiati nemici di un tempo: i centri sociali e tutto il vario 'popolo di sinistra' e 'contro' e gli storici evasori berlusconiani -oggi trascinati dalla corrente della crisi globale verso i lidi poco ospitali del 'grillismo' e forse oltre (se c'è un oltre al nulla).

Perché il Grillo Urlante non fa mistero del suo voler tornare alla 'liretta' delle cento svalutazioni -e sganciarsi dall'Europa colla speranza di sottrarsi al giudizio dei mercati. Ma il novello Masaniello dovrebbe passare prima per qualche aula universitaria dove si discute 'tecnicamente' di economia e finanza e saprebbe e capirebbe che dai 'mercati' non ci si sgancia impunemente e che ogni ipotesi di 'rilanciare l'economia' passa per la spesa pubblica finalizzata agli investimenti e quindi per 'il debito' di un paese.
Debito che si finanzia sui mercati a tassi di mercato (e torna il maledetto spread) o con 'nuove entrate' che sarebbe interessante sapere dove il Grillo reperirebbe, dato che il fondo del barile sembra già tutto grattato e dal paese esasperato di leva l'urlo della rivolta fiscale generalizzata -dai sindaci che disdicono i contratti in essere con Equitalia all'ultimo imprenditore folle che ha dato l'assalto agli uffici dell'Agenzia con fucile a pompa e pistole perchè 'esasperato', poverino

domenica 13 maggio 2012

lo stato di eccezione fiscale

Lo stato di eccezione fiscale che viene invocato da più parti e che crea strane alleanze mediatiche tra 'centri sociali' e gli imprenditori-lemmings suicidi per debiti e altro che riempiono le cronache e smuovono (spesso indebitamente) la pietas popolare mi fa riflettere sul 'lazzaronismo' storico di questo strano paese di santi-navigatori-poeti e, insieme, banditi, demagoghi e varia plebe di furbi che fa loro corona.

Tutti uniti, questi ultimi, contro Equitalia che riscuote per conto dello Stato i crediti inevasi.

E bisognerebbe ascoltare tutte le storie per avere un quadro chiaro della situazione e poter emettere una ponderata sentenza di condanna o di assoluzione, ma la tendenza, in tivù e sui giornali, è quella di dare grande risalto all'accusa dei 'lazzaroni' e nessuna 'parola alla difesa' agli esattori che conoscono le singole cartelle e le storie individuali che vi sono sottese. E che oggi sono additati quali 'untori' della nuova peste (in realtà la stessa vecchia peste di sempre) del 'pagare le tasse dovute' e pagarle tutti secondo reddito realmente prodotto.

E la differenza tra il vecchio e il nuovo la fa il 'modo brusco' operandi degli esattori della s.p.a Equitalia ai quali si riconosce per legge il potere di mettere le ganasce alle macchine e pignorare le case dei debitori. Ma, al di là delle Alpi e dell'Atlantico, ci risulta che metodi non troppo dissimili (manette agli evasori) siano in vigore per 'convincere' i reprobi e i furbi di sempre a fare il loro dovere di contribuenti senza eccezioni di sorta che fanno gridare all'inequità e al furbismo impunito coloro che le tasse le hanno sempre pagate fino all'ultima virgola e da sempre – e oggi osservano schifati lo scolo putrido di una pietà degna di miglior causa verso quel vario mondo di furbetti della cartella esattoriale giustamente messi di fronte alle loro responsabilità pregresse e al dovere civico di onorarle.

Ed è giusto conoscere ogni storia diversa e condannare gli errori degli esattori e gli eventuali eccessi di Equitalia, ma altrettanto giusto è conoscere tutto il cammino pregresso di quelle cartelle che oggi sollevano scandalo, ma contengono la storia delle 'furbizie impunite' di evasori incalliti oggi costretti al 'redde rationem dalla crisi globale che non fa sconti a nessuno.

venerdì 11 maggio 2012

cittadino di questa repubblica

Sono un 'uomo delle istituzioni' con un forte 'senso dello Stato'.
Si, lo so che, detto così, in un forum di internet fa impressione. Perché la Rete, si dice, è il luogo della libertà (spesso malintesa), dove si danno convegno e vi scrivono quelli che sono 'contro'.
Anche quelli che si firmavano 'paperino', 'paperoga', 'qui quo qua' e oggi sono indagati per l'attentato ad Adinolfi e si sono costituiti a 'banda armata'.
Un luogo di libertà eccessive, forse, la Rete; fitto di gente che 'si prende troppe libertà' e sconfina nella licenza. Licenza di uccidere, in questo tragico caso.
Ecco perché mi dico 'uomo dello Stato'.
Perché quando l'arma della critica si fa 'critica delle armi' io mi schiero dalla parte di coloro che le armi (e le divise) ce le hanno e le usano perché gliele hanno consegnate i cittadini di questa repubblica.
E se ieri, a Napoli, hanno usato i manganelli per sedare la rivolta di coloro che pretendevano che la sede locale di Equitalia chiudesse 'per lutto' io ero poliziotto tra i poliziotti e li avrei menati come è giusto e santo fare. Perché il 'lazzaronismo' di quelli dei centri sociali non lo condivido e non è condivisibile con quelle motivazioni e 'parole d'ordine' che abbiamo ascoltato dalle loro vive voci.

E finché, per le vie di legge, non si trova un diverso 'modus operandi' da affidare a una nuova Equitalia o ad una Equitalia riformata che garantisca che le tasse siano tutte riscosse e ogni cittadino di questa repubblica faccia il proprio dovere fiscale di contribuente, fino a quel momento ogni protesta violenta -da qualunque parte politica provenga- andrà perseguita e sanzionata con la necessaria durezza. Dura lex sed lex, ricordate? Come si legge nelle aule dei tribunali dove si sentenzia 'in nome del popolo italiano'.
E, se non vogliamo che quella solida frase latina sia proclama stolido e inapplicato o applicato male, tocca a noi, a tutti noi, collaborare e agire perché le leggi dello Stato trovino giusta e piena applicazione -e le eventuali proteste restino nel sacro alveo del rispetto delle leggi dello Stato che disciplinano i modi e i tempi e i luoghi delle manifestazioni.

la sostanza dei sogni

I sogni son desideri? E' appena l'alba e mi sveglio con la testa piena di colori.
Quadri sono stati dipinti per tutta la notte, o forse no. L'estensione temporale dei sogni è strana: si sfilacciano, si dilatano, assumono immagini apparentemente disordinate e le intrecciano in volute prive di senso in cui rintraccio figli di strani genitori inizialmente orfani che dipingono, dipingono.

Dipingono i genitori che non ci sono più e nelle diverse stanze ci sono quadri di diversa elaborazione e capacità figurativa: ritratti ottocenteschi in una stanza, poi elaborazioni moderne degli stessi genitori in divenire: cambiano le loro pettinature e i volti si disfano si fanno diafani e osservabili e intelligibili solo a distanza .
E gli orfani crescono e le pitture di quei volti dilagano in altre stanze sempre diversi e di diverso colore e pienezza di materia che cola sulla tela e la crescita dei figli incrocia la pubertà e l'adolescenza e i volti dei genitori scompaiono e le pitture sono ora vaste distese di puro colore: campi di erba a perdita d'occhio, masse liquide in movimento dipinte in un unico quadro che si estende per tutte le stanze e si sovrappone alle altre pitture.

Infine, a dipingere è il genitore redivivo o forse mai veramente morto e riprende le tele di puro colore dei figli e cerca di capire che senso avevano quei volti ossessivamente dipinti dagli orfani e copia i loro dipinti e li elabora ridipingendoli, aggiungendo particolari; poi passano strani cani biancoazzurri dalle code lunghissime sullo sfondo di cieli grigioazzurro e divengono anch'essi quadri e volute di nubi e i cani diventano un branco e corrono verso una collina eterea e sono silenziosi e intrecciano le code e si morsicano tra di loro furiosamente per liberarsi e tutto il colore si disfa in grumi di colori sempre più sfumati e ampie volute di cieli turneriani e, al risveglio, sento l'impellenza di trascriverlo per cercare un senso, ma non c'è senso ai sogni, al caotico intrecciare di storie che fa il cervello privo di governo razionale e abbandono la notte e il letto e comincia il giorno.
Siamo della stessa sostanza di cui son fatti i sogni?

giovedì 10 maggio 2012

qual'è la destra e quale la sinistra

Qual'è la destra e quale la sinistra? In questa città di annoiati fantasmi e ammuffiti gabbiani è difficile dare una risposta netta e condivisibile.
Il sindaco non è di sinistra, per quanto si regga su una coalizione che si fregia di appartenere alla categoria politica -e ha una placida faccia da schiaffi quando reagisce piccato alle giustissime critiche che gli sono venute dal console francese che lamenta la mancata ordinaria amministrazione -e le zone di Rialto e santa Margherita ridotte a suk notturni dove impazza la gozzoviglia alcolica degli studenti universitari -e i residenti esasperati vendono casa perché insonni da anni e avviliti per le inutili battaglie legali combattute contro il degrado e gli schiamazzi notturni.

E Venezia è davvero 'terra di nessuno', città franca dove l'esercizio della libertà individuale e della 'licenza' è incomparabile con qualsiasi altro centro europeo di là delle Alpi -e la sua fama universale non le giova ad essere considerata città di speciale decoro e buone regole civiche.

Si dà il caso, ad esempio, in queste ore e minuti, di un pubblico concerto di un tale Zanarella Paolo -che, chissà come, ha trasportato il suo bel pianoforte a coda dietro l'Archivio Storico e ha piazzato un delizioso cartello ricamato in scrittura gotica in cui avvisa di essere 'il pianista fuoriposto' che vende i suoi cd probabilmente senza rilasciare ricevuta fiscale -ed è delizia a vedersi e udirsi, quella sua musica, e cosa oltremodo poetica -così come quel tale che, allato della chiesa dei Frari dà convegno pubblico ai suoi uditori e suona non male le sue canzoni 70/90 e le canta con una chitarra acustica suonata con perizia -e non un vigile che gli contesti di non avere i permessi necessari, e provate voi a farlo due volte di seguito a Monaco di Baviera e/o a Berlino e sappiatemi dire come finisce.

E hanno multato, invece, i genitori aderenti ad una associazione gentile -che vuole insegnare l'agricoltura biologica alle fresche generazioni e hanno piantato fiori e melanzane e insalate in un aiuola pubblica in campo san Giacomo dell'Orio mentre i neripercaso che vendono i borsoni taroccati non vengono più perseguiti nè la merce sequestrata come da severissima ordinanza perchè il gioco a 'guardie e ladri' comporta il servizio di troppe pattuglie -o forse perché 'facciadaschiaffi Orsoni' è personcina caritatevole e legata alla caritatevole Curia marciana, chissà.

Qual'è la destra in questo quadro e quale la sinistra?

Venezia è città malata, gravemente malata e avrebbe bisogno di medici non pietosi e sganciati dal consenso democratico per poter assumere le decisioni forti di cui abbisogna senza la palla al piede delle lobbies storiche e delle categorie economiche forti che condizionano e fermano ogni decisione coraggiosa -ma pare che la cosa non goda del necessario consenso e si torna alla casella d'inizio nel gioco dell'oca venezianissimo denominato: 'qual'è la destra e quale la sinistra?'

martedì 8 maggio 2012

elettori cari, sovrani immaginari

Elettori miei cari, sovrani immaginari,

che botta che scossa, che 'rivoluzione' avete rappresentato chiusi dentro alle vostre cabine elettorali, re per un giorno e per un gesto piccolo piccolo: la matita copiativa agitata come scettro di tanti 're travicello' soddisfatti della loro investitura e del grandissimo potere!

E chi si illudeva che un'ondata di 'antipolitica' ci avrebbe travolti eccoli smentiti da quel 59 e passa per cento di bravi cittadini che 'fanno il loro dovere di elettori' come si raccomandava nelle scuole, durante l'ora di 'educazione civica' – ma ancora non ci era stato rivelato quali onorevoli ladroni e concussori e satrapi puttanieri e 'ladroni in casa nostra' si sarebbero presentati sui manifesti elettorali promettendo mari e monti (beh, almeno la seconda l'hanno realizzata, obtorto collo) e 'meno tosse per tu(o)tti' e via rimbecillendo il popolo dei sudditi beoti.

E allora: siamo 'sudditi' o sovrani? 'Tutti citrulli siamo. E questo è quanto / Se ci ripenso, quanto è vero il sole / dalla vergogna mi si muove il pianto / non credo più nemmeno nelle scuole.' scriveva il Fucini e se avesse saputo che quegli italiani improbabili già allora avrebbero gridato 'Secessione! Secessione!' per poi rifluire bizzarramente su Grillo come mosche impazzite dalla scarsa luce che sbattono sui vetri per uscire sarebbe emigrato all'estero e si sarebbe detto francese e avrebbe guidato un battaglione di transalpini a conquistare il 'paese che non c'è' e annetterlo alla Francia sotto l'egida nobile de 'Libertè! Egalité! Fraternitè!'

E adesso, brava gente? Tutto bene dopo la grande scossa? O tutto cambia perchè nulla muti? Coraggio! Il futuro ricomincia sempre e 'ogni giorno ha la sua pena'.
E gli antichi adagi sono sempre cogenti e presenti, ahinoi, a ricordarci la vanità dei nostri gesti e azioni e propositi di ben operare e meglio, salvo imprevisti.
Fatelo sapere a Grillo che, tra i suoi 'eletti dal popolo', potrebbe nascondersi un novello Scilipuoti o un Razzo. Chi vivrà vedrà.

lunedì 7 maggio 2012

vibrioni vibranti

'Siamo figli delle stelle' era il refrain di una nota canzone dei miei freschi anni. E oggi la coniugo diversamente: 'Siamo figli delle particelle.' Che, certo, non è poetica come il suo spunto iniziale però indica molto meglio e meglio descrive il caos delle continue vibrazioni delle nostre interne 'stringhe' (vedi su w.pedia: la teoria delle stringhe).

Ci pensavo l'altra sera, all'una e mezza di notte, seduto in notturno silenzio e la testa che ciondolava pel sonno dietro a un tale, un serbo, forse, o croato: uno di quelli che il Giusti designava quali soldati 'messi lì nella vigna a far da pali'. E quel tale, orribile a vedersi e udirsi, parlava, parlava dentro il suo cellulare, aggressivo e rabbioso, chissà con chi a quell'ora che gli prestava indebita attenzione: entrambi particelle ondulari dell'universo della chiacchiera universale che ci perseguita di questi tempi, complici le basse tariffe della telefonia internazionale.

E stamattina, alle otto, ancora ciondolante pel sonno arretrato, notavo l'insensato aspirare a larghe boccate il fumo della sua ultima sigaretta di una giovane fanciulla in fiore, neanche fosse l'aria necessaria per respirare -e i polmoni annerivano, annerivano e la pelle avvizziva di quel virgulto auto condannato a un rapido decadimento come le sue interne particelle, appunto, sempre meno vibranti a causa dell'asfissia indotta dal fumo che avidamente inalava prima di entrare di corsa in classe, redarguita, giustamente, dalla maestra.

Ed è vero che siamo nati da particelle impazzite e vibranti di vita, però dentro un culo di sacco gravitazionale dalla meccanica quantistica che ci condanna a elaborare tutto il caos e il 'male necessario' delle nostre vite in faticoso e doloroso divenire -e non ne andiamo fuori da quella spinta spaventosa che dal big bang ci spinge verso il 'grande freddo' e intanto vibriamo, vibriamo: vibrioni colerici dell'evoluzione della vita sulla terra capaci di distruggere l'ambiente naturale da cui siamo insorti e che dominiamo superbi e stupidi perchè l'abbiamo voluto sempre più deserto di biodiversità, sempre più preda delle nostre mortali angosce di dominio che la crisi economica globale frustra e ci dice stregoni incapaci di 'dominare quelli stessi spiriti che essi stessi hanno evocato'.

domenica 6 maggio 2012

quel popolo poco sovrano

Non si capisce bene che cosa ha voluto dire il 'popolo sovrano' europeo ai suoi governanti e che cosa avessero da festeggiare le migliaia di sostenitori di F. Hollande alla Bastille (un luogo, un programma politico?).
Il minimo che si può dire è che questo strano sovrano che è il popolo si esprime a vocalizzi monchi, a mezze frasi, a scoppi di voce, ma non se ne tira un discorso intelligibile, una predizione di quel che accadrà da quel semplice segno in cabina elettorale, da quella 'reale' matita che, il giorno dopo, cede il passo alla burocrazia governativa e agli sherpa del nouveau prèsident -impegnato in Europa a patteggiare l'impossibile 'deficit spending' di cui ha bisogno 'la crescita', ma i 'conti in ordine' ridurranno a poca cosa la rivoluzione socialista francese che ha liquidato Sarkozy.

E in Grecia è un 'pianto greco' -col partito comunista greco che vuol fare 'la rivoluzione'; e gli estremisti di s-governo votati dai 'giovani' e indignati dovranno ora dimostrare di che pasta son fatti e se le parole di rivolta possono e sanno partorire qualcosa di più apprezzabile delle manifestazioni di piazza e dello 'spacchiamo tutto' -e se l'Europa è ancora l'orizzonte di riferimento o se si farà come in Islanda, mutatis mutandi.

Sempre più abbiamo coscienza che la cabina elettorale è un luogo di compensazione e di decantazione di tensioni sociali che devono essere interpretate e canalizzate (chissà dove, chissà dove) e i delegati dal popolo si muoveranno in territorio nemico e allestiranno il loro campo militare in luoghi facilmente attaccabili dai barbari dei 'mercati' -e non c'è più destra né sinistra che contino e abbiano e mantengano un senso originario nelle loro politiche future perché tutto è mutato nelle dinamiche delle classi sociali e nell'orizzonte della crisi globale e saranno L'India e la Cina a dettare l'agenda del nostro futuro sviluppo o della stagnazione e nuove proteste fioriranno e altre cabine elettorali diranno ben poco 'sovrano' il popolo europeo.

venerdì 4 maggio 2012

pagare e morire si fa sempre in tempo

L'impressione che aveva il giornalista che leggeva i giornali a 'Prima Pagina' stamattina era che si levasse un 'urlo' dal paese. E va da sé che 'L'Urlo' di Munch ci fa la sua ennesima porca figura di artistico emblema del secolo presente, in questo tragico clima sociale percepito di morti suicidi e ostaggi trattenuti a forza nell'Agenzia delle entrate, -e forse proprio per questo è stato battuto l'altro ieri all'asta a quelle cifre 'dell'altro mondo'.

Però è vero che di urla belluine ne abbiamo avute a iosa e bizzeffe anche prima che il Monti mettesse mano alla cassa del paese e constatasse che i conti erano in perdita e urgeva 'battere casa' dovunque si scovasse un copeco disponibile -fossero 'tagli alla spesa' o nuove entrate da garantire con la lotta all'evasione e l'aumento della pressione fiscale.

Si è urlato che basta (e osannato a sproposito e inchini e peana al satrapo priapeo) prima che ci si rendesse conto che 'la politica' non ce la faceva a reggere la corsa con il default annunciato - e non passava giorno che i 'menomalechesilvioc'è' non ci dessero addosso per la semplice evidenza che mostravamo che l'evasione di casa nostra ha cifre spaventose, se comparate con i paesi europei coi quali misuriamo il trend del nostro sviluppo economico e civile.

E provo stupore per tutto questo disprezzo per la vita di casa imprenditoriale e artigiana, coi suicidi sbattuti in faccia alla gente quale 'dimostrazione' di un diritto all'eccezione fiscale - come se l'idea di un 'nuovo inizio', di una povertà che incombe, (ma dalla quale possiamo supporre umilmente di uscire e risolverla guardandoci intorno ogni nuovo giorno che dio manda in terra) fosse intollerabile e non valesse la pena di vivere ad onta dei debiti e dei crediti non riscossi dallo Stato debitore.

E il detto 'pagare e morire si fa sempre in tempo' potrebbe soccorrerci quale atavica saggezza di riporto e forse una vita da barboni ha in serbo poetiche contemplazioni ed emozioni residue, che so, e l'exemplum di san Francesco -che lasciava le vesti paterne in piazza e andava nudo a predicare la buona novella e il Cantico delle creature- potrebbe segnalare l'inizio di un medioevo di ritorno vivibilissimo, purché se ne accettino i canoni e il fatto che la Storia procede con il passo del gambero.

mercoledì 2 maggio 2012

fate i bravi!

Cari lettori,

non avete un Munch, che so, un Picasso, un Pollock da vendere? Ne hanno battuto uno all'asta, ieri, per 140 e fischia milioni di euro.
Beh, se non l'avete, rassegnatevi a pagare le tasse dovute per intero perché il Monti non farà sconti (graziosa la rima, neh?) e vi manda a dire di non azzardarvi a fare i furbi sull'Imu e di non raccogliere gli inviti eversivi dei 'ladroni in casa nostra' a non pagare perchè i babau di Equitalia, il giorno dopo, busseranno alla vostra porta, fucili puntati, e, in men che non si dica, vi ritroverete pignorata la casa, sequestrato il suv e sigillata la piscina.
E alla mensa dei frati la fila è lunghissima e fanno a cazzotti per un posto a tavola, vedete un po' voi se vi conviene.
Ciò premesso, 'pagare le tasse è bello' perché ci fa sentire compartecipi della civiltà di un paese, del suo sviluppo possibile e regolato in tempi di crisi globale, del buon funzionamento della sanità e dei trasporti e della scuola pubblica.
Insomma: 'Se tutti pagano le tasse, le tasse ripagano tutti. Con più servizi'.

Perciò mi sento di raccomandarvi: 'Fate i bravi!' e non omettete alcunchè nella prossima dichiarazione dei redditi e all'Agenzia dell'Entrate fate come nel confessionale, sicuri della penitenza e dell'assoluzione se vi direte pentiti e col proposito di non più peccare.
Ego ve absolvo, per il momento, stando così le cose, ma ricordate che l'inferno di Equitalia ha porte ben aperte ed è capace voragine per peccatori incalliti e Befera orribilmente ringhia: 'Lasciate ogne speranza o voi ch'entrate!'

Chiarapanettonebalocco

http://www.repubblica.it/economia/2012/05/...548/?ref=HREA-1

dinosauri del welfare

Una mia amica sostiene che la morte sia un 'culmine' - una maturazione, uno stato dell'essere affatto particolare e interessantissimo, proprio come tutti i 'culmini': dai quali osservi la vita trascorsa dall'alto in basso e 'ogni cosa è illuminata'.

Sembra confortante, ma le 'prove generali' che ti toccano - me n'è toccata una l'altra sera e pensavo 'Caramba, ma proprio il primo di maggio mi doveva toccare!'- danno informazioni diverse e, mentre barcollavo di stanza in stanza alla ricerca di una sedia e il mondo s'abbuiava e una nebbia mi avvolgeva e i muri intorno ruotavano, ruotavano, che neanche la Luna nella sua orbita terrestre, mi venivano in mente i pensieri sconfortanti di tutte le cose che 'sarebbero potute accadere se..', e di come la Natura sia largamente eccedentaria e per niente egualitaria e 'giusta' nel suo distribuire talenti, occasioni amorose e soddisfazioni assortite, tipo 'donne, caviale e champagne'.

E, passato il momentaccio e la rotazione orbitale e i sudori freddi nunzi del 'culmine', mi sono vestito in fretta e sono uscito nella notte veneziana umida e calda diretto al pronto soccorso -e la città era straordinariamente bella nella sua assoluta solitudine e non c'era un anima, né un cane, ma solo rapide apparizioni di gatti notturni come nella poesia di Baudelaire: semidei provenienti dalla notte dei tempi degli antichi Faraoni e ho trattenuto il passo, già lento di suo, per godere di quell'ultimo spettacolo di una città di antichi fantasmi e luci lattiginose e imponenti facciate di chiese e palazzi e statue che si inchinavano al passaggio come a dire che, giunti al fatal culmine, tutto è possibile nel mondo degli universi paralleli.

Ma il cardiologo che mi ha visitato mi ha fatto ridiscendere in fretta da quelle altezze fatali tutto spoetizzando con una pasticca e una punturina sulla pancia e mi ha rassicurato che, per certo, a meno di non cadere per le scale rovinosamente, vedrò altri culmini e cime e paesaggi -e, forse, spunterò ancora qualche anno di pensione, alla facciaccia di chi non mi vuole bene ed è invidioso di questo nostro 'privilegio' generazionale di noi dinosauri del 'welfare'.

martedì 1 maggio 2012

nonsolotango

Quelle donne bruciate per emulazione in Argentina

30 aprile 2012SI IMITANO. Si esaltano, si sentono dannati e onnipotenti. Dispongono della vita e della morte, accendono il fuoco e appiccano il rogo: bruciano le donne. Ragazzine, adolescenti incinte, giovani madri. Fanno come ha fatto il loro eroe, il cantante maledetto del gruppo rock di successo. Anche loro, come lui. Ti do fuoco, ti guardo bruciare. Succede a Buenos Aires, e nessuno ne parla perché non fanno notizia storie così. Delitti domestici, roba ordinaria. Questaè una storia lontana, una storia argentina. Ma è una storia esemplare. Perché mentre di nuovo, in Italia, come un fiume carsico riemerge l'allarme per quello che si chiama femminicidio ed è il frutto del malamore, la trappola assurda e mortalea cui le donne si sottomettono scambiando la violenza e il senso del possesso per amore, laggiù lontano oltre l'oceano una sequenza di roghi ci dice qualcos'altro. Che si può uccidere per somigliare a un eroe della musica dannata, che se nessuno ferma la spirale e la chiama per nome, la nomina per quello che è, diventa quasi un gioco. Un videogame, una sfida. Sono almeno quindici, forse di più, le donne bruciate a Buenos Aires. «Sì è vero. Da noi le donne le bruciano», conferma Fernando Iglesias, deputato e scrittore. «È diventata una moda.

Da quando il batterista dei Callejeros, quel gruppo rock famosissimo anche per la tragedia dell'incendio in discoteca, insomma da quando Eduardo Vazquez ha bruciato la sua donna, un paio d'anni fa, è scattata l'emulazione».

HANNO cominciato subito dopo di lui, i ragazzini, a dar fuoco alle fidanzate. Non hanno più smesso.

Le bruciano in cucina, di solito». Come in cucina, ma che dici? «In cucina, sì. E di mattina. È appena uscita una statistica: più spesso di mercoledì, più spesso di mattina dopo le 11. In casa, in città, qui a Buenos Aires. In prevalenza ragazze fra i 15 e i 25 anni. Però non ne parla nessuno, lì da voi nel Primo Mondo: seguo le rassegne ma non ho visto niente. Eppure è un contagio spaventoso. Il fuoco, poi: primordiale. Troppi casi analoghi, stesse modalità, torce umane, l'ultimo delitto un paio di mesi fa. Il processo è in corso adesso. Danno la colpa a lei, alla morta».

La colpa di cosa? «Di essersi bruciata da sola. Ci puoi credere?».

No, non ci posso credere. Non ci posso credere e le voglio ascoltare con le mie orecchie, vedere coi miei occhi le testimonianze di chi, al processo, dice che Maria Aldana Torchielli, 17 anni - diciassette, un'adolescente pallida - il 15 febbraio di quest'anno, durante una lite, siè cosparsa da sola di alcol. Quello per disinfettare le ferite e per pulire i pavimenti, l'alcol rosa nei bottiglioni di plastica.

Che se lo è rovesciato sui genitali, in testa, sui piedi e sul seno e che - da sola, da sola - ha annunciato al suo irascibile ragazzo, Juan Gabriel Franco, 23 anni: mi do fuoco. Che lo ha fatto perché era «instabile e gelosa», testimoniano in aula i conoscenti per la soddisfazione della famiglia di lui. Troppo gelosa. Lui ha cercato di salvarla, aggiungono, infatti ha le mani e le braccia ustionate. Ma lei voleva morire: è stata lei ad uccidersi. Anche i due poliziotti che sono intervenuti per primi nell'appartamento, due misere stanze, hanno detto sotto giuramento che prima di perdere conoscenza Aldana ha sussurrato loro: sono stata io. Sono gli unici due testimoni, i poliziotti. A parte Juan Gabriel, naturalmente, che però è anche accusato dell'omicidio per cui diciamo che è di parte. Aldana è arrivata in ospedale in coma, non ha mai ripreso conoscenza. Aveva ferite gravissime al volto, al collo, al torace, all'addome, i genitali erano carbonizzati, le mani e i piedi disciolti. La famiglia del ragazzo è presente in aula. Lei lo provocava, dicono, era gelosissima. Lo minacciava. Però lui è qui, lei è morta, risponde Myriam la madre di Aldana: era mia figlia, ripete come un'ossessione. Era mia figlia. Lui è qui e lei è morta. «La famiglia di quell'uomo mi ride in faccia, mi guarda negli occhi e ride. Ma io non mi arrendo, non mi lascio intimidire. Io so che l'ha ammazzata, lei aveva paura. Devo essere forte perché Aldana ha molte sorelle. Wanda Taddei è con me». Ecco, Wanda Taddei. La giovane donna uccisa dal batterista dei Callejeros, Eduardo Vazquez. Un idolo, lui: amato dai giovani e circondato da un'aura di dannazione. Adorato perché dannato.

Una storia che ricorda da vicino quella di Bertrand Cantat, il leader dei Noir Desir assassino di Marie Trintignant, figlia del grande attore. Questa però, la storia di Eduardo Vazquez, nonè solo una storia di violenza: è una storia nera di fuoco. Il fuoco omicida e purificatore, dicono i siti deliranti a cui gli adolescenti si ispirano per bruciare le loro ragazzine. Conviene riassumerla nella sua tragica insensatezza.

I Callejeros sono il gruppo rock sulla cresta dell'onda che deve esibirsi il 30 dicembre 2004 nella grande discoteca Cromagnon, in calle Bartolomeo Mitre, Buenos Aires. Arrivanoa migliaia. Poco prima del concerto qualcuno lancia un petardo.

Prende fuoco un telone, poi un altro, poi tutto. Le porte sono chiuse dall'esterno.

Nel rogo, in pieno centro città, muoiono 194 persone. Sono quasi tutti ragazzi fra 17 e 23 anni. 1432 sono i feriti gravi e gravissimi. Alla vigilia di Capodanno sparisce una generazione. La tragedia di Cromagnon dà via a un processo infinito, nessuno sembra responsabile. La strada, calle Mitre, viene chiusa e diventa un mausoleoa cielo aperto.I Callejeros- alcuni di loro hanno perso nell'incendio i genitori e gli amici - sono considerati i responsabili per così dire morali. Diventano il simbolo della distruzione e della morte nel fuoco. Ci sarà un referendum popolare, anni dopo, per decidere se possano tornare ad esibirsi. Non accadrà.

Non suoneranno, da quel giorno, mai più. Nessuno li vuole. I componenti della band si disperdono, si perdono. Nascono siti e gruppi che ne adorano l'assenza e la maledizione. Sei anni dopo il batterista ritrova la sua fiamma di gioventù, Wanda Taddei, e la porta a vivere con sé. La ragazza aveva 15 anni quando si erano incontrati la prima volta, ma la famiglia di lei li aveva divisi: lui è un violento, ubriaco, drogato. Non fa per te, te lo vieto: le disse allora il padre. Questa volta però lei è una donna. Ha un matrimonio alle spalle e due figli maschi. Vuole Eduardo, il suo amato aguzzino: va a vivere con lui. Il 10 febbraio 2010 lui la brucia, durante una lite: la cosparge di alcole le dà fuoco.I bambini, Juan Manuel e Facundo, sono rintanati in uno sgabuzzino. «Ci sentivamo sempre più sicuri nello sgabuzzino», dirà Facundo al processo. «Eduardo picchiava sempre la mamma». Siamo a febbraio, da allora è un rosario di delitti.

Fatima Guadalupe Catan, 24 anni, incinta, bruciata viva in casa dal fidanzato. Poi Dora Coronel, 26 anni. A dicembre Alejandra Rodriguez. Madre di una bimba di 4 anni, bruciata in cucina con l'alcol.

Subito dopo Norma Rivas, 22 anni, tre figli: con la nafta, questa volta. A gennaio del 2011 Ivana Correa, 23 anni. A marzo muore Mayra Ascona, 30, incinta. Bruciata in casa dal marito. Tutti casi isolati, nessun allarme, nessuno che metta in fila la sequenza. Fino a febbraio di quest'anno, quando la madre di Aldana, la diciassettenne morta dopo dieci giorni di coma, va in tv e dice nello strazio: sarò forte per le sue sorelle, le sorelle di Aldana mia figlia e di Wanda Taddei.

C'è una superstite, si chiama Corina Fernandez. Dice: «Cadi in una rete di paurae non ce la fai ad andartene. Quando dici me ne vado è allora che ti ammazzano».

Il femminicidio col fuoco è oggi in Argentina al quarto posto nelle classifiche di morte, che dicono così: 1) proiettili. 2) pugnale e coltello. 3) botte. 4) fuoco. Una ragazza su dieci muore bruciata. Seguono: strangolata, sgozzata, asfissiata, uccisa col martello, bastonata, affogata. Di solito per mano del convivente o dell'ex. Di solito in casa. Elena Highton de Nolasco, giudice della Corte Suprema, afferma avvilita che «non possiamo mettere un poliziotto accanto ad ogni donna che denuncia». Corina, che si è salvata per caso, aveva denunciato il compagno 80 volte.

Ottanta. «Ora lo hanno condannato a sei anni, e io ho i giorni contati. Quando esce di sicuro mi ammazza». Mi brucia, dicono ormai le donne argentine. È diventato sinonimo. Quando esce mi brucia.

- CONCITA DE GREGORIO