lunedì 29 dicembre 2008

le cose degli uomini - incipit

Le cose degli uomini

'Diceva sempre che il tavolo della sala da pranzo gli sarebbe sopravissuto e sarebbe sopravissuto a me a ai miei figli, che le cose hanno un'emivita superiore a quella degli uomini, che uomini e cose fanno il tempo e le vite, ma che gli sarebbe piaciuto vivere in altri impasti di uomini e cose, altre vite, un'eternità di vite possibili... '
La giovane donna non finì la frase, come se la fonte interiore che la nutriva si fosse d'un tratto disseccata. Guardò in faccia la persona che le stava davanti come se la vedesse per la prima volta e le gettò le braccia al collo scoppiando in un pianto dirotto.
'Grazie zia; grazie per essere venuta.' le mormorò nell'orecchio.
La zia non si aspettava quell'abbraccio e per un breve momento restò interdetta, incerta se ricambiarlo, poi giunse le mani dietro la schiena della nipote che mai aveva conosciuto prima e l'attirò a sè, dondolandosi piano da un lato e dall'altro come a voler cullare il dolore così intenso della nipote - apparentemente incapace di trovar più largo argine e sponde dove espandersi e rallentare.
'Dobbiamo seppellire tuo padre.' disse a un certo punto, staccandosi piano dall'abbraccio della nipote. 'E' morto da due giorni e il caldo non tarderà a produrre i suoi effetti. Vieni con me.'
Si avviò verso l'uscita seguita dalla nipote, scese le scale e si diresse verso la capanna degli attrezzi. Insieme, con vanga e piccone, le due donne scavarono una fossa dietro la casa, dove la montagna insorgeva d'imperio con lente pendici boscose.
'E' questo il paesaggio che ha avuto sempre negli occhi negli ultimi mesi.' disse la ragazza alla zia, mostrandole dove affacciava la stanza della malattia e della morte del padre.
'L'ho trovato accasciato sul davanzale. Ha voluto morire con dentro gli occhi il bosco, la montagna, forse desiderava andarsene su per il bosco per non essere più ritrovato, lo ripeteva spesso, ma le forze non gli sono bastate'.
Insieme, zia e nipote, decisero che il morto doveva diventare quel paesaggio, esserne compreso fisicamente come un albero, una roccia, e decisero di non coprirlo con un sudario e di non evidenziare la fossa rinchiusa. Solo loro due avrebbero serbato il ricordo di quella sepoltura.
La ragazza e la zia raccolsero dei fiori tutt'intorno e li buttarono sopra al morto poi, con lente palate, lo ricoprirono e sopra alla terra smossa distribuirono foglie e rami e la segatura umida degli spilli secchi degli abeti....

domenica 28 dicembre 2008

Il buffo è che ci credono. Tutti quei poveretti/e che si iscrivono e/o rispondono alle chat con finalità di conoscenza e 'sincera amicizia' o 'vero amore' devono crederci davvero perchè son disposti perfino a pagare il servizio dei vari portali che li mettono in contatto - così consentendo che il fluido caldo delle comunicazioni interpersonali fluisca come il torrente ematico nei suoi interni alvei che ci dà ossigeno e vita.
Sarebbe rassicurante e consolatorio, se non fosse più complicato di quel che vogliono far apparire coloro che ci lucrano -come i maghi che ci predicono un futuro oscuro per definizione e non bastano le Sibille Cumane e gli Oracoli divini di Delfi a insegnare ai postmoderni ingenui che dal futuro caviamo solo il famigerato ragno perchè è un buco che riempiamo della sabbia del presente. Il Magno Alessandro prese la Pizia di Delfi per i capelli e la malmenò fino a farle uscire di bocca quel che voleva sentire: che Lui era il più Grande e neanche gli dei gli avrebbero potuto fargli impaccio nel delirio delle sue conquiste belliche.
Dovremmo imitare il Magno e prendere per i capelli maghi e ruffiani e pronubi internettiani e sbatterli contro il muro di casa fino a che ci diranno quel che già dovremmo sapere: che niente ci è regalato e i rapporti con il nostro prossimo li mediamo meglio 'de visu', - ben vedendo chi è chi e come parla e che voce ha e se puzza o si lava e sa cantare o suonare uno strumento e se ha lavoro o è precario a vita.

Una mia amica ha fatto da cavia, su mia insistenza, e si è prestata al gioco degli incontri e degli inviti e ne ha scritto un libro in attesa di pubblicazione e me ne è grata.
Naturalmente niente nomi come per i preti in confessionale, solo la narrazione delle attese vane ai tavoli di un noto bar della tal piazza nella tal città e le speranze avvilite e le calvizie precoci e le basse stature e le voci stridule e fesse, ma anche i rari, rarissimi casi di incontri fortunati che sfociano in un rapporto bello e solare (di cui è titolare quella mia amica, ad esempio, dopo aver sfogliato i petali delle molte margherite).
Come per i guaritori filippini o brasiliani che operano le cateratte con coltelli arrugginiti, l'importante è crederci. Se guarisci, quelli ne avranno una doppia fila in lista di attesa per il passaparola della magia; se crepi di tetano, alè, c'est la vie, quello era il tuo Destino.

Niente ti è regalato, dice il Vecchio di Chio, e tutto promana dagli occhi tuoi chiari che guardano il giorno nuovo e interagiscono col presente al meglio dei tuoi talenti. E se talento non c'è, beh, non facciamone un dramma. Anche l'essere spettatori di un bel film o lettori di un buon libro ha il suo bel giovamento e questo che osserviamo è il migliore dei mondi possibili finchè non si aprirà la visione su altri mondi.
Abbiatevi la mia benedizione, cari lettori, il futuro ricomincia ognora.
Fra qualche giorno è un anno nuovo che andrà dritto per la sua strada caotica di conflitti annunciati e ci ri-tormenterà con le notizie cattive e che ci spaventano, ma voi andate in pace come il Vecchio di Chio o fate come il Magno Alessandro. Vedi mai che funzioni.

sabato 27 dicembre 2008

il respiro quieto delle piccole cose

Il respiro quieto delle piccole cose si sospende quando un avvenimento speciale irrompe in una valle soleggiata e fa uscire gli uomini dalla chiesa dove si cantano i sacri salmi e la parola' guerra' li eccita e li fa fremere di uno strano 'patriottismo' come nelle danze tribali dei progenitori.
E' la guerra l'antefatto del bel film trasmesso ieri su raidue: 'Ritorno a cold mountain'; una guerra feroce, (in)civile, dove la difesa dei privilegi dell'economia schiavista dei sudisti veniva spacciata per tradizione degli avi - quasi elemento del paesaggio: coltivazioni di cotone e tabacco e le schiave nere che portavano in grembo i bastardi del padrone.

Una guerra sbagliata che ha spopolato la valli e le città fitte di vedove e di orfani, riempiendole poi di mutilati avviliti e rancorosi.
Anche questa è una pagina (poco conosciuta nei suoi dettagli, in verità, e più nelle atmosfere ed 'epopee' granghignolesche che ci vengono dai films hollywoodiani) dura da digerire del divenire collettivo e faticoso 'farsi' della nostra umanità.

Le guerre contengono orrori inenarrabili, crudeltà inimmaginabili e per fortuna che la letteratura e il cinema ce li ricordano perchè la tendenza di noi figli e nipoti dei sopravissuti ai macelli e agli stermini e ai pogroms e ai campi di concentramento e ai lagers è all'oblio - e una crisetta da niente che adombra i nostri giorni futuri la diciamo 'crisi di sistema' o 'del '29' perchè abbiamo bisogno di fantasmi paurosi per dire le nostre angosce e paure odierne e non sappiamo più cosa fossero le economie di guerra e le lettere dal fronte e le attese straziate delle vedove che si vedevano recapitare con mesi di ritardo la missiva fatale dalla segreteria dello Stato Maggiore dell'Esercito patrio.
Caduto per l'onore patrio, eroe di guerra: una lapide e una croce a futura memoria, ma la vita da tirare coi denti per chi restava e aveva la sventura di aver partorito un figlio.

Ma 'Ritorno a Cold mountain' è anche una stupenda storia d'amore.
Di quell'amore che si nutre dei fiati dell'attesa e della speranza: che scavalca i mesi e gli anni e le vite che mutano irrimediabilmente e i sentimenti che sono come il muschio dei boschi: cambia colore e dissecca perchè è transitoria la storia nostra di uomini e donne e il Destino ci sovrasta e ognora attizza il dolore.
Eppure l'amore resta saldo nell'anima come una roccia che, dilavata della polvere e del limo delle stagioni del vivere, si mostra ancora lucida col pianto pluviale degli elementi celesti e il ritorno dell'eroe stanco di guerra - e che finalmente conosce l'amore e il piacere che sale dal ventre della sua donna e tutto l'avvolge - ci trascina nel vortice di un pianto segreto che dilava anche noi di dentro e ci dice fragili e feriti per l'amore che ci è stato negato o abbiamo a nostra volta negato.

Che maledetta storia di uomini e donne abbiamo scritto nei secoli! Storie di guerre sbagliate combattute con ferocia malgrado le cause scatenanti fossero palesemente ingiuste, sbagliate, stupide.
Storie di ferocia e orrori e belluinità di stupri - e vecchi, donne, bambini coinvolti nell'orrore dei fronti di guerra lontani. Un vento di passioni ci annichila e travolge e accomuna in un pianto universale e gli umori suoi gonfi di morte e sangue mi riportano alla mente il morire necessario e il prossimo soffrire che incombe nella mia vita e le altrui e 'lentamente ci dice addio'.

mercoledì 24 dicembre 2008

natale cruciale,fatale

Natale fa male


Natale cruciale, fatale, ferale:
giorno presago di morte: croce, lancia
costato, grido, notte, tomba e ascesa
al cielo promessa. Natale fa male
pel sogno ad occhi aperti d'esser vivi,
sogno di re e pastori, sogno d'albori
fragili d'oriente su cui misuriamo
l'esistere e le stelle. Natale che vale
il silenzio, la pena, la ferita e il sale.

martedì 23 dicembre 2008

le sincopi e i black out della democrazia

E' così Vandalo. Nessun riconoscimento di leggittimità a governare all'intera tua parte politica perchè si è messa al servizio di un Tale che è sceso in politica per le note ragioni della salvezza delle sue televisioni e sua personale nel momento in cui ai suoi mandava a dire spaventato: 'questi ci mettono sotto'. Questi erano i magistrati che avevano in mano le inchieste che lo riguardavano.

Con tali premesse di paura della legalità repubblicana ha dato vita al partito di plastica Forza Italia - nato da una costola di Publitalia con dell'Utri e assortita compagnia aziendale a far da specchio di democrazia interna al partito.

Che leggittimità vuoi riconoscere a un organismo di tal fatta? O ai partiti satelliti che si sono messi nell'orbita della stella nascente per pura compulsione verso il potere e la cadrega da ottenersi in parlamento e al governo?

Tutti come un sol uomo a ripetere per anni le giaculatorie vigliacche e fantasiose contro la 'giustizia a orologeria' e i 'giudici comunisti'. Tutti a ripetere - senza provare vergogna per il miserabile asservimento politico e personale - gli slogans suggestivi e bugiardi confezionati dai 'creativi' di Publitalia che hanno fatto breccia nelle coscienze degli elettori creduloni e/o bendisposti per censo e interessi di portafoglio a tributare l'omaggio al nuovo Barabba di lotta e di governo che offriva loro copertura 'democratica'.

Non c'è vera democrazia senza regole fondative che la mettono al riparo dai black out e dalle sincopi, caro Vandalo, e Berlusconi è stato la sincope di una democrazia zoppa per lo spaventoso intreccio di corrutele incrociate e non aveva una legge sul conflitto di interessi a sbarrargli la strada e non aveva leggi che impedissero a plurindagati che si rifiutavano di difendersi 'nel processo' e agli altri già condannati nelle aule di giustizia di presentarsi candidati alle elezioni.

Restava la speranza che il popolo - che non è santo per definizione - si rifiutasse di avallare lo scempio di una democrazia già monca e zoppa, ma così non è stato e al mulino-Italia dove ci si infarina allegramente senza pagar dazio sono corsi in milioni per le ragioni più strane e davvero avvilenti.

La genesi di Forza Italia e l'uso spudoratamente personale di 'arma letale' contro le leggi allora vigenti e contro l'indipendenza dei magistrati che lo indagavano non può essere cancellata dalle vagonate di voti che voi allegri elettori di centro-destra gli avete tributato felici e contenti - perfetti eredi cinici della Balena bianca spiaggiata sulle coste di Tangentopoli e indifferenti alla questione morale grande come tutta la catena dell'Himalaya.

Per questo continuo a non riconoscere leggittimità politica e di governo alla tua parte e i distinguo che pretendi non li trovo coerenti. Perchè non è cambiato davvero nulla del 'servizio al padrone di denari' delle vostre origini e anche la Lega oggi cavalca spudoratamente le diverse questioni sul tappeto pur di avere la biada di un federalismo qualchessia da sventolare davanti ai beoti che la votano. Che l'Italia ne abbia i vantaggi sperati da quel federalismo, poi, è tutto da dimostrare e le classi di governo locale, a mio avviso non sono meno avide di denaro e corrompibili di quelle di Roma-ladrona.

Questo è il quadro d'insieme, caro e non spero di averne condivisione più - data la deriva di senso che da troppi mesi ormai ti connota e caratterizza.

E' tempo perso il cercare di convincerti, ma c'è un forum che ci legge e a loro una coerenza di argomenti e di dibattito civile va riconosciuto. E' solo per questo tipo di obbligo morale che mi accodo e continuo a spiegare, riassumere, ricordarti, confutare.

Vatti a mangiare una bella fetta di panettone, va, che è più produttivo per le tue sinapsi.

lunedì 22 dicembre 2008

anniversari

quoi? l'eternité

...a forza trattengo la notte
con mani ghiacciate di pena.
Irrimediabilmente siamo morti
un'altra volta. Sarà - mi dicono -
definitivo. Che suonino a festa
le campane sul trionfo dell'effimero!
Le stagioni, sai, non muteranno
il loro corso, nè accenneranno
i visi a mutamenti di espressione.
Anche le parole scorrono
fuori di bocca in perfetta
sequela d'idiotismi: adesso
e dopo; il vento, la folla, i santi
il nero, il nudo, il sangue;
canzoni intonate col cuore in tumulto.
Avrà questi occhi la morte?
Solo questo mi è residuo senso.

sabato 20 dicembre 2008

s'ode a destra uno squillo di tromba, a sinistra risponde un lamento

Per chiunque ami leggere i giornali con attenzione gli elementi di valutazione dell'odierno dramma della vita politica italiana sono dati come le carte al poker - e ognuno può valutare se andare al bluff o rilassarsi e inibire il sorriso perchè ha in mano una scala reale o un poker d'assi.

A sinistra abbiamo un partito di nuovo conio che implode, collassa e fioriscono le metafore astrali come quella di chi auspica un nuovo big bang.
A destra una partito solido, di plastica dura, inscalfibile, con satelliti non proprio piacevoli a vedersi e udirsi, ma nei complicati universi in formazione della politica tocca tenere aggrappato gravitazionalmente quel che passa il convento e Colui-che-tutto-può è stato abile nell'aggregare e dimostrare che senza la sua gravità assassina non si andava al governo del Sistema - e pazienza per i trascorsi giudiziari ingombranti e il mastodontico conflitto di interessi che lo ingobbisce.

S'odono a destra gli squilli di tromba, a sinistra risponde un lamento, d'ambo i lati calpesto rimbomba di cavalli e di fanti il terren. La battaglia di Anghiari al confronto è picciola cosa, se andate a leggere quel che scrivono i cittadini indignati e avviliti sui vari forum.
Meglio la metafora degli Hutu e dei Tutsi: è più vicina nel tempo e dice meglio l'odio tribale e la ferocia con cui si userebbero i machete contro gli opposti di clan - se una qualche parola d'ordine segreta desse il via alla mattanza annunciata.

Ma il girone infernale dei m****si, è l'orizzonte di riferimento e il guazzo quotidiano di tutto il quadro politico, ahinoi. La differenza è che la destra del Barabba pluriprescritto a botte di grandi avvocati è fuori dalla grancassa mediatica perchè ci ha abituati (e sono lustri ormai) alle geremiadi vergognose contro i 'giudici comunisti' e il complotto fantasioso (ma che ripetuto milioni di volte in tivù e sui giornali di famiglia fa crollare le coscienze dei più deboli e psicolabili) del 'partito dei giudici'.
A quelle geremiadi si sono appesi -come sul dito che indica la luna- i supporters e gli elettori in avvelenata crisi di astinenza per poterlo votare senza fare i conti con i rimorsi biblici che li perseguiteranno fino nell'Oltretomba. Dicono di essersi turati il naso nel farlo, ma il puzzo era tale che avvelenava perfino i pori della pelle e nell'odierna discarica-italia a cielo aperto i fetori avvolgono tutto e tutti per la maledetta regola democratica dei cinque-anni-cinque.
'Tutti colpevoli nessun colpevole' è il loro motto-salvacoscienza e si danno di gomito e gongolano alle notizie di cronaca e si passano i commenti soddisfatti come i tifosi delle curve sud e c'è chi dà fuori di matto, letteralmente, e ripete compulsivamente le sue annose, rivoltanti, idee fisse e i suoi insulti alla parte avversa per convincersi che lui/loro sono migliori e che hanno votato il giusto e quel che vota il popolo è santo, alleluia brava gente.

Evvabbè! Nel pieno di una crisi globale di sistema tutto questo avvilente teatrino viene derubricato a varietà dei peggiori teatri di periferia e il Belpaese già occupa le basse classifiche dei virtuosi dell'Europa e del mondo, ma in qualche modo ne usciremo.
Il futuro ha lavacri capaci di sorprenderci e se non saranno dei big bang saranno dei nuovi inizi più modesti e meno catatrofici.
Stringiamoci a coorte e aspettiamo. Il meno che si possa dire è che lo spettacolo è assicurato e, per nostra fortuna continuerà. Abbiamo bisogno di circenses come di pane e pazienza se gli attori sono men che mediocri, - basta che se le diano di santa ragione e ci strappino un sorriso, di quando in quando.

venerdì 19 dicembre 2008

la colpa di tutto è dei sofisti

La colpa di tutto è dei sofisti, sostiene il mio professore di filosofia greca. E' da lì che viene il marasma del relativismo odierno, il trionfo della parola umana sui valori e gli Enti e gli Esseri che obbligavano l'uomo al retto agire e al rispetto delle Leggi.
Da quel tempo lontano e quel popolo di semidei audaci che esploravano inesausti le vie della scienza e della sapienza sofistica nascono quasi tutti gli obbrobri del presente.

In uno: non si dà nessuna Verità, bensì la capacità di suggestionare, convincere -nel migliore dei casi; vince e trionfa chi è più bravo a menarla e a menare per il naso l'uditorio qualchessia: giuria popolare o elettorato.
L'odierna repubblica degli avvocati origina da lì, dai maledetti sofismi dei sofisti. La verità negletta e offesa nei tribunali e l'onta riservata alle vittime di un sopruso o di un crimine non aveva più leggittimità e riconoscimento già ai tempi di Protagora e di Gorgia.

Quindi: mettersela via e accettare lo status quo della postmodernità dove i cialtroni emeriti e i pifferai di bassa risma vanno al governo con i loro avvocati e fanno le leggi che più aggradano a loro e il Bene Pubblico vagheggiato da Platone colle sue Idee immutabili è oggi la variabile dipendente dagli umori biliosi del capo-in-testa degli impuniti - che ognora sbraita contro i maledetti giudici comunisti e arriva a realizzare il suo capolavoro di una 'riforma della giustizia' subita a testa bassa dagli avversari politici smerdati dalle recenti imputazioni per corruzione.

Un bel mondo, non c'è che dire. E neanche la soddisfazione di sibilare tra i denti 'Ah, ma se c'è una Giustizia!' perchè quella divina è tutta da dimostrare e forse la sola a cui possiamo ambire è quella che ci facciamo da noi, con un rasoio affilatissimo celato nella tasca e un passamontagna calato in testa, nascosti nell'ombra in attesa di chi ci ha fatto torto - se mai arriviamo a indentificarlo e inchiodarlo ai suoi maledetti crimini.

Pensi a come sarebbe diversa la storia del mondo se potessimo scriverla su base di verità dimostrata, ho obbiettato: le stragi degli anni ottanta tutte in giudicato con colpevoli certi e puniti con giusta pena; le verità oscure de 'il Divo' Andreotti dimostrate all'universo mondo per il tramite dei moderni (e pressochè infallibili) sistemi di identificazione di chi mente che la scienza ci mette a disposizione.
Niente trionfi effimeri di avvocati valenti e costosissimi che invalidano le carte processuali per un cavillo o negano le imputazioni diffamando i pentiti dell'accusa o la tirano per le lunghissime fino a prescrizione delle imputazioni.
Niente più trionfo della parola suggestiva e menzognera.

Sarebbe tutta un'altra storia davvero. Ma il professore scuoteva la testa e mi guardava perplesso.
La filosofia e i sogni vani degli uomini hanno percorsi diversi, ha sentenziato.

giovedì 18 dicembre 2008

finchè morte non ci separi (1)

(...) la società contemporanea sembra avere smarrito del tutto il senso del valore della morte, del legame indissolubile tra il vivere e il morire (.....)T.Browne, medico inglese del 17mo secolo, affermava: 'noi siamo più felici con la morte di quel che saremmo stati senza di essa'.

Paradossalmente, è la morte che ci fa il dono del passare del tempo. In sua assenza saremmo smarriti in una accozzaglia di eternità e non avremmo nessuna ragione di agire o meglio di vivere.

(...)senza la morte, il tempo, la crescita, il cambiamento non esistono.

(...) la brevità della vita non deve paralizzarci, ma spronarci a vivere in modo fluido e intenso. Il compito della morte è di costringere l'uomo alla essenzialità (C.Ricks)

- tratto da 'modi di morire' di Iona Heath - Bollati Boringhieri

non svegliateci, per favore

La legge del contrappasso dantesca prevede pene in analogia coi peccati commessi e non sarebbe male il commissionare al Lupo, a cui la fantasia diabolica non manca, una sfilza di pene da appaiare agli odierni peccati della politica.
Tangentopoli due, si dice e scrive, la revenge. E vendetta sia. E nella me*** del noto girone infernale dantesco ci finiscano tutti quelli che meritano di finirci e va benissimo tornare ai fasti della legge del taglione, ma, ne converrete, ostano i tre gradi di giudizio, quelli attraverso i quali alcuni imputati eccellenti si sono salvati e redenti lottando dentro il processo mentre altri hanno preso altre vie - seguendo l'ispirazione del momento grave e l'impetuosità del carattere.
Così sappiamo che Berlusconi Silvio 'scese in campo' e conquistò il governo della Repubblica e oggi mira soddisfatto e appagato la 'grande confusione che c'è sotto al cielo' - rivoluzionario al rovescio, satrapo del paese del mulino che più bianco non si può perchè da noi la farina cade dal cielo come la neve e tutti ci imbianca - anche i sepolcri del noto condottiero Stilicone e seguaci che si rivoltano nelle rumorose tombe sognando i patiboli appena chiusi e le forche con su appesi i Veltroni, i D'Alema e assortita compagnia azzoppata.

Beh, che si fa adesso? Alla via così : muoia l'opposizione e viva, viva l'eccelso esempio di buona condotta morale e di governo di san Berlusconi da sanmignottone con la sua schiera di santi/e, angeli e beati/e?
Dite che tutto è risolto? voi brave partite iva risanerete il Belpaese e lo consegnerete a una storia nuova di virtù civiche esemplari, pari opportunità e cliniche intimidite se intendono dar morte pietosa a una povera crista che pena vita vegetale coi denti da più di diciassette anni contro la sua volontà?
La prospettiva è allettante. Tutti questi bravi uomini e donne di specchiate virtù ci governeranno come meglio non si può e le prossime elezioni costeranno molto di meno perchè si voterà per acclamazione sulle pubbliche piazze e 'chi non salta veltroni è!'. Okkei. D'accordo.
Noi sinistri sinistrati nelle anime e nei corpi ci ritiriamo in un cantuccio in buon ordine e accendiamo una sigaretta aspirando lunghe volute di fumo e guardiamo al mondo nuovo con altri occhi e ci lasciamo cullare dal rumore di fondo che tutto avvolge di questo paesaggio natalizio. Babbo Berlusconi ci porta i ricchi doni civici, i bambini dormono e noi sognamo, sognamo beati.
Viviamo nel migliore dei mondi possibili, non svegliateci, per favore. Era da tanto di quel tempo che non godevamo di un sonno così tranquillo.

mercoledì 17 dicembre 2008

gogna mediatica e questione morale

Vandalo, sei impagabile. La tua ingenua impulsività bisognerebbe incorniciarla e appenderla ai muri del forum a futura memoria perchè anche i pargoli possano leggerla e additarti a cattivo maestro.
Quel che ti rode dentro non è che la questione morale esploda come un bubbone e mostri come gli uomini deboli e i corrompibili (fino a inchiesta conclusa e ai tre gradi di giudizio passati in giudicato non si può dire 'corrotti' o non sei più garantista visto che stavolta gli imputati sono 'di sinistra'?) stiano in quasi tutti i partiti, bensì che nei forum dei cittadini si accusino i tuoi destri campioni delle notorie nefandezze e immoralità per le quali sono 'scesi in campo' e hanno comprato la politica e reso vile e serva l'informazione (con poche, lodevoli eccezioni).
Noi tutti cittadini di questa polis dovremmo alzare la bandiera della pubblica virtù e gridare insieme e a pieni polmoni : 'via i ladri e i corrotti dalla vita pubblica e dal parlamento' e manifestare concordi nelle pubbliche piazze e fare come in Thailandia, se necessario, ma questo temo non ti interessi più di tanto.
A te dà gioia livida e profonda il gridare e l'additare 'sono tutti colpevoli, quindi nessuno è colpevole' e poter dimostrare, giornali alla mano, che anche gli odiati 'sinistrati' sono alla gogna mediatica e giudiziaria finalmente.
Per te, come per altri vale l'assunto di sempre, quello che rende la questione morale irrisolvibile anche per il futuro, al di là delle odierne denunce: 'chi va al mulino si infarina'.
Non è lo spirito di Robespierre-il-virtuoso che ti infiamma, bensì quello del mugnaio che accoglie tutti, siano destri o sinistri, nella sua trista spelonca e tutti li imbianca della sua velenosa farina.
Velenosa perchè avvelena la vita pubblica perchè ci avvelena gli animi e ci schiera in battaglia l'un contro l'altro armati, ma - se ci fosse buonafede - potremmo gettare le stupide spade e gli scudi a terra e affratellarci sotto l'unica insegna dei bravi e buoni valori d'antan che ci insegnano che solo gli uomini di specchiata onestà possono ambire a concorrere al servizio della polis, a calcare le scene della politica.
Si può dire questo della tua parte politica - che approva i lodi Alfano per mandare pre-assolti i marrani e che prescrizione intanto prepari l'oblio degli scandali e rivergini le oscene baldracche?
A me avviliscono le notizie di reato che imputano di corruzione quei tali del partito democratico, ma uguale avvilimento non ho mai letto nei tuoi posts e in quelli di altri destri, bensì il pervicace, pugnace rivendicare il diritto di eleggere al governo 'chi più ci piace e vogliamo' il vostro campione di denari, appunto, e su questa soglia scivolosa per le troppe deiezioni combattete una battaglia indegna e vergognosa.
Se aveste un minimo di coerenza dovreste offrire i servigi degli avvocati del premier che siedono in parlamento ai nuovi imputati e difenderli 'garantisticamente' dalle accuse dei maledetti giudici comunisti che li imputano, ma lo spettacolo della gogna finalmente rivolta a sinistra vi è troppo caro, - al punto da ipotizzare di piegare le resistenze del partito democratico per quella via e portarli incatenati e resi umili a Canossa, a firmare insieme una 'riforma della giustizia' che metta infine la mordacchia a tutti i giudici e la politica e tutti i politici  da basso impero -gli odierni e i futuri- al riparo da future denunce e persecuzioni.
Questo è quel che si legge nei tuoi scritti e nei tuoi freschi e ingenui osanna e alleluia, Vandalo.
Davvero se non ci fossi bisognerebbe inventarti, tanto sei limpido e ingenuo nel tuo dire e mostrare in pubblico forum cosa ti fa ribollire il sangue e te lo manda fin su agli occhi.

lunedì 15 dicembre 2008

prescriveamur igitur....

La riforma della giustizia c'è già...

...una prescrizione ogni tredici minuti a Napoli, notizia da 'Prima pagina'. Che altro vulite, guaglio'?
La più grande riforma della giustizia in un solo paese è già stata attuata. Prescriveamur igitur. Orate fratres.

Qui si manda assolto perfino il presidente del consiglio dei ministri con un carico di imputazioni tale da renderlo l'exemplum vivente dello stato delle giudiziose cose. Che volete riformare ancora? Una schiera di valenti avvocati del premier vigila e legifera alla bisogna e gli effetti a cascata sul paese tutto si vedono e si leggono.

La prossima riforma, più sensata e comprensibile all'universo mondo, è la cancellazione dell'ordine giudiziario tout court. I poliziotti si sentiranno un po' orfani, ma passerà, si rifaranno una vita, troveranno un senso al nuovo che avanza e diletta gli italiani a maggioranza di suffragi.

Risparmio assicurato per le casse dello stato e fondi per la cassa integrazione quanti se ne vuole.

Alla via così, simpatica gens berlusconiana. Godetevi le maggioranze bulgare e le vittorie a cascata.

E' la vostra età dell'olio.

venerdì 12 dicembre 2008

la città gonfia

La città gonfia

La città è gonfia di vento, di pioggia sospesa tra le nuvole basse e il mare che mugghia e si avventa a ondate contro le banchine. La prospettiva dell'isola di fronte che chiude l'orizzonte è confusa, sfumata, per l'effetto di diffrazione delle migliaia di particelle d'acqua sospese che, secondo l'ispessirsi o l'assottigliarsi dello strato di nuvole in transito, si illuminano o si spengono in una nebbia famelica che si mangia le case, i palazzi, le chiese.
Io vivo qui, in questa città di mare e laguna solitamente luminosa, calma, perché le sue acque interne sono protette dall'azione dei venti furiosi da un lungo litorale che apre strette bocche poco profonde alle maree, una città antica e fragile che fu potente in una sua storia lontana.
Penso a questo mentre cammino lungo la riva diretto alla scuola dove insegno, penso alla mia lezione di oggi, figlia di quella di ieri, perché quel che non mi è riuscito di dire ai ragazzi ieri proverò a dirlo oggi in modo diverso, migliore, spero.
Insegno italiano e storia in un liceo e oggi è una giornata speciale perché, derogando dai programmi scolastici, parlerò ai ragazzi della storia della nostra città. A dire il vero, ogni mia lezione -al di la dell'argomento che propongo loro- a me appare speciale, e ciò malgrado il fatto che non mi riesce di farne convinto il mio composito uditorio, la stragrande maggioranza dei miei allievi.
Dei pochi che si applicano e dan mostra di essere davvero interessati alle cose che vado loro dicendo, che andiamo dicendo noi tutti professori nella scuola dove insegnamo, mi vien fatto di dire che lo fanno più per una coazione a ripetere che per reale interesse alle cose della storia e della letteratura e la domanda che mi pongo, ricorrente e che costituisce un cruccio, la segreta frustrazione relativa alla professione che svolgo, è se questo è un mio, un nostro deficit professionale oppure una tendenza generale alla perdita di senso delle cose, ogni cosa che sia stata presentata e si presenti come un valore, id est l'educazione al gusto del bello, la sapienza in generale e i moniti che ci vengono dai fatti storici comparati cogli eventi della cronaca e via elencando delle pallose cose che ci rimproverano i ragazzi di insegnare loro.
Che me ne viene, mi ha chiesto una volta un mio allievo particolarmente refrattario ai saperi, a che ci serve tutto quello che tu ci insegni: le poesie di quel tale che si dispera in versi perchè la vita è male e il rievocare la disfida di Ettore Fieramosca a Barletta?
E' stata la cosa più colta che ho ascoltato uscire dalla sua bocca in quattro anni di convivenza quotidiana e, guarda caso, gli è uscita per dire di un rifiuto da molti altri segretamente condiviso.

E' con questi occhi e pensieri che guardo stamattina questa città di mare con residui abitanti, città di liquidi fascini e luminescenze affatto particolari, di grandi lune arancio sospese sul lago dell'acque e riverberi elettrici, la sera, che specchiano il suo architettonico incanto in barbagli nervosi sull'onda. Città capoluogo che ospita le sedi istituzionali: i palazzi della Provincia e della Regione, i tribunali, come questo che è opitato in un vecchio, grande convento che guarda la riva, sopravissuto ai cento che sono stati eretti, abitati e distrutti nel corso della sua storia millenaria in città o sulle isole chiare che le fan contorno.
Anche questo genere di storie mi piacerebbe raccontare ai ragazzi nel corso delle mie lezioni. Evocare la vita dei conventi: frati salmodianti, dotte diatribe teologiche, inquisizioni, feste di popolo e folle lacere in processione: litanie e canti sacri che esorcizzavano le catastrofi annunciate o le pestilenze.
Vorrei che i loro occhi sapessero leggere nella grandiosità delle architetture delle chiese votive il miracolo fragile delle opere dello spirito, faticosamente erette dagli abitanti di città prostrate dalla peste nera o bubbonica, ridotti a meno della metà dei viventi, fermi i commerci, i viaggi, gli scambi a causa della cintura sanitaria che sempre si stringe intorno ai luoghi dove impazzano le epidemie.
Già. La mia condanna è di raccontare il passato, la storia, gli uomini e le donne che sono stati, hanno amato, vissuto, combattuto guerre, pregato nell'ora della loro morte, sperando di reincarnarsi un giorno e tornare a vivere.
E invece la posterità, i bis bis nipoti li ignorano, non li curano, non regalano loro neanche la briciola di un ricordo. Ma perchè dobbiamo pensare a loro, mi obbiettano, perchè sprecare i pensieri su una storia diversa dalla nostra, perchè mettersi sulle tracce di vite lontane, lontanissime nel tempo, vite ormai morte e sepolte, infeconde?
Qualcuno di loro arriverà a dire che quegli uomini non pensavano a noi, non eravamo nell'orizzonte dei loro pensieri, neanche i più azzardati, fantasiosi, non eravamo il loro futuro, non potevamo esserlo. E' vero. Per i nostri avi, oltre l'anno Mille c'era il buio del mondo, il vuoto delle stelle dove avvenivano epici combattimenti tra creature immaginarie, la valle di Giosafatte e il Giudizio Universale, il Paradiso e l'Inferno popolati di angeli fedeli e ribelli.
La Peste nera, le migliaia di morti delle malattie epidemiche che stremavano la città erano per loro l'annuncio della fine della vita e del regno terrestre.
Loro non pensavano a noi, agli uomini che avrebbero valicato il secondo millennio, ma noi pensiamo a loro, ricostruiamo le loro vite, gli ambienti del passato che li hanno visti agire, amare, combattere, soffrire. Li pensiamo perchè siamo la loro eternità, siamo la loro progenie, i figli dei figli dei figli.
Così è per noi, progrediti nipoti dallo sguardo da poco aperto al futuro. Forse dovrei parlare loro col linguaggio dei films che più li hanno affascinati, Blade Runner, ad esempio: '(...) ho visto cose che voi umani neanche sapete immaginare: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione...'
Il nostro pensiero di futuro è incomparabilmente più ricco e articolato di quello dei nostri avi prossimi e lontanissimi. Le nostre fantasie non s'impaurano nel varcare la soglia dei millenni e raffigurare bisnipoti bionici o virtuali, forse capaci di dialogare con noi figli del passato, in qualche modo redivivi.
Più del Giudizio Universale e delle sue improbabili raffigurazioni, noi uomini del secondo millennio, siamo spaventati da una fine del mondo causata dall'impatto casuale del nostro pianeta con un grosso meteorite, dal momento che la scienza ancora non ci consegna le armi nucleari capaci di disintegrare i corpi celesti in rotta di collisione a distanza di sicurezza.
E ci spaventano le invasioni di alieni intelligenti intenzionati ad usarci come cavie per i loro esperimenti.
Nei nostri giochi di computer o nei films, immaginiamo e raffiguriamo grandissime astronavi solcanti gli spazi siderali, mondi lontanissimi colonizzati dai nostri bis bis nipoti o dai robots a cui delegheremo il compito di colonizzare l'universo.
La nostra idea di eternità è più concreta di quella dei nostri avi; è legata alle raffigurazioni della scienza che ci avvicinano al pensiero di un Dio Creatore per il tramite di masse cosmiche oscure, universi caldi o freddi e particelle infinitesimali vaganti chissà dove di qua e di là di suggenti buchi neri.
L'omaggio al Dio sconosciuto lo diamo coll'esercizio della nostra intelligenza proiettata nel buio del cosmo piuttosto che colla astratta preghiera rivolta a immagini sacre o idoletti figliati delle fantasie degli avi...

giovedì 11 dicembre 2008

pesantezze di lotta e di governo

'Pesante', commentava la Caterina alla radio stamattina con la sua inquietante voce da trans, ' molto pesante'.
Si riferiva agli articoli di Mieli su 'Il Corriere' e, orrore, orrore! all'editoriale di Ezio Mauro su 'la Repubblica' - due voci fuori dal coro della 'libera stampa' (per differenziarla dagli organi di partito e 'di famiglia').
Se ve li andate a leggere credo la maggioranza di voi condividerà in tutto o in parte le argomentazioni dei due bravi direttori (certo non degli estremisti da centro sociale) relativamente al fare le riforme costituzionali in accordo con l'opposizione, evitando il 'casus belli' del mettere la magistratura sotto controllo della politica (e che politica! e che politici! fior di inquisiti che si provano a consumare le loro vendette personali alla facciaccia delle istituzioni della Repubblica).

Ebbene, la Caterina de 'il Giornale' continuava a sottolineare con l'aggettivo 'pesante' le pacate osservazioni del Mieli e le preoccupate chiose di Mauro, - come se il metter mano unilateralmente alla Costituzione della Repubblica da parte del Caudillo di lotta e di governo, id est Berlusconi Silvio tessera Pidue n. (andatevelo a cercare su Wikipedia) fosse, invece, una coserellina da niente, un atto amministrativo qualsiasi, dovuto, ordinaria amministrazione.

Si tratta, invece, del clou dell'attività di questo governo, che passa perfino prima del federalismo voluto della Lega perchè così vuole il Capo - ossessionato dai suoi guai giudiziari e dei suoi trascorsi di plurinquisito per fatti di corruzione gravissimi e purtuttavia mandato al governo della Repubblica da milioni di strani cittadini che della questione morale non gliene importa un fico, ma se il Capo la addebita alla sinistra sono tutti lì a reggergli le maestose palle e portarle in trionfo come il sangue di san Gennaro.

E' con questo genere di persone che andiamo a modifiche costituzionali rilevantissime pel futuro della polis italica, decisive per l'assetto istituzionale e - se andranno in porto - ci allineeranno ai desiderata di quel tal Gelli di cui alle cronache del passato recente che vi invito caldamente a rileggere. Va bene anche la chiosa tecnica di Wikipedia, tanto per dare un'idea delle enormità che predicava quel tale ai suoi affiliati e oggi trovano piena attuazione.

mercoledì 10 dicembre 2008

condividere il dolore

La scrittura, affermava uno scrittore, è il modo che abbiamo per condividere il dolore di vivere col nostro prossimo. Mi ha molto colpito la narrazione che ha fatto un membro di questo forum della sua vita sofferta, dell'espiazione di una colpa, della vita da recluso e della solidarietà che si stabilisce tra reclusi.
La gabbia in cui ti costringe la società dopo un discusso iter processuale è la finis mundi, paragonabile al guardare l'erba dalla parte delle radici del morituro e solo il narrare, il miracolo della scrittura ha reso possibile quest'altro miracolo: quello di una riappacificazione e, forse, di un assoluzione per un intero periodo storico quello degli anni di piombo.

Bisognerebbe fare lo stesso per quell'altro periodo che ne è seguito quello degli anni di *****: la Milano da bere, i templi arcaici dell'architetto Panseca come scenografia al congresso dei socialisti ambrosiani e il semidio di allora che incedeva fiero e leggero tra gli applausi scroscianti. Cuius regio eius religio.
Oggi sappiamo che quelle mani che battevano gli applausi celebravano un trionfo effimero e le inchieste di Mani pulite, di lì a poco, ci raccontarono di denaro che grondava dai cappelli offerti dagli imprenditori di ogni risma, soldi che traboccavano dai materassi, nascosti nei divani, soldi-soldi-soldi che venivano dagli amici degli amici della prima e della seconda ora -compreso un tale che con quei fetenziali proventi si comprò più tardi l'intera vita politica nazionale e la mutò in una discarica a cielo aperto appestante ogni cosa e avvilente i pensieri politici di noi cittadini tutti.

Perchè si dia assoluzione è necessario il filtro dell'espiazione, ma espiazione non ci fu per quegli anni fetenziali di fogne a cielo aperto - a parte la morte che vollero darsi in cella i pochi imputati che non tollerarono il disonore e l'onta. Se avessero avuto la forza di aspettare sarebbero stati assolti per prescrizione dei termini e per i cavilli che i bravi avvocati profumatamente pagati riescono sempre a trovare. Se hanno assolto un dell'Utri di recente, tutto il pregresso giudiziario di quegli anni va azzerato per proprietà transitiva: ci siamo sognato tutto, Mani pulite era un cattivo incubo, il malaffare generalizzato è una maledetta calunnia e tutti i magistrati sono da buttare perchè casta di maledetti comunisti o filo-Pd che se possono azzoppare un imprenditore di quelli che vanno al mulino e si infarinano ci vanno a nozze.

La repubblica degli avvocati seguì a quella dei giudici e aprì il sipario sulle odierne comiche sbracate del Barabba di lotta e di governo e del suo buongoverno preteso. Lo votano milioni di cittadini e allora? Al varietà gli applausi sulle gags più riuscite si sprecano e la simpatia del nostro premier che fa le corna ai g8 e bausettete alla Merkel indubbiamente convince le casalinghe e gli operai che adorano l'isola dei famosi più del travaglio di un centrosinistra che non riesce a trovare la giuste parole d'ordine. Viviamo in un tempo in cui mostrare le chiappe e le tette o mostrare le ricette in tivù fa premio sulla narrazione della sofferenza di vivere.

Se non indigna il mandare in parlamento i propri avvocati coll'intento palese di assolvere l'imputato extra moenia giudiziarie o le puellae-veline come premio del loro aver ben operato nei luoghi deputati, beh, allora tutto è perduto, anche l'onore politico. Inutile ogni dialogo con chi non vuol vedere, sentire, ascoltare, inutile ogni narrazione e di espiazione neanche a parlarne perchè costoro non si sentono colpevoli di alcunchè, anzi! si dicono vessati, perseguitati e sono incazzati perchè non si offre loro riconoscimento politico di normalità democratica.

Ma non vi può essere riconoscimento basato sulla presunzione di innocenza di chi si è sottratto ai suoi giudici colla latitanza prima e colle prescrizioni poi, passando attraverso la manipolazione della vita pubblica che ha consentito di approdare al parlamento e al governo della repubblica per farsi le leggi necessarie a un'assoluzione pretesa con spaventosa arroganza - di certo non concessa per le evidenze di innocenza.
Questo è il punto. E i naufragi della storia dovrebbero essere elaborati come si elaborano i lutti.
E se il partito socialista è naufragato sulle spiagge ******* di Tangentopoli bisognerebbe farsene una ragione, elaborare quel lutto con dignità e in silenzio e chi non ha condiviso quella stagione si provi a cicatrizzare la ferita e tra i suoi privati Lari ci metta un Nenni o chi vuole, ma Craxi no, non è possibile perchè è l'icona dei furbi onnipotenti che hanno usato del loro potere e delle loro amicizie (col capo del governo tunisino) per garantirsi un tramonto sereno in flagranza di colpevolezza accertata e non ho dubbi che lo stesso farebbe Berlusconi con l'amico Putin - se una qualche vendetta della storia lo inchiodasse alle sue malefatte giudiziarie.
Una faccia una razza e non è un caso che il Berlusca continui a dirsi amicissimo di Bettino e onori tutti gli anniversari della sua morte in contumacia.

Miei cari, l'espiazione è un passaggio necessario, il solo onorevole per chi pretende la restituzione di un lontano 'onore politico', ma la iattanza con la quale mandate assolto il pupillo di Craxi, i vostri osanna continui e spudorati al barabba che avete votato turandovi il naso (dicono i migliori fra voi) mi dicono che, davvero, qui siamo all'antropologia più elementare: una faccia, una razza.
E quando si parla di tribalità, di appartenenze tribali, il linguaggio dei contendenti non è quasi mai lo stesso ed è più facile che meglio si intenda la critica delle armi piuttosto che le armi della critica.

lunedì 8 dicembre 2008

la funzione crea l'organo

E' vero che la funzione crea l'organo. Me ne rendo conto tutte le mattine ascoltando 'prima pagina': il bel programma radiofonico di lettura degli articoli più interessanti scritti sui diversi giornali.
Se mi avviene di accendere la radio a programma già iniziato mi perdo il nome del giornalista-lettore e la sua scuderia politica, ma la recupero facile nel corso della lettura attraverso le piccole chiose intercalate, le pause sapienti, la predilezione in lunghezza di un articolo piuttosto di un altro.
Sospetto perfino che tra giornalisti incaricati si scambino i favori in lettura, - la 'questione morale'(sic), lo sapete, è l'odierno tormentone e pazienza se a cavalcarla con ribalderia pari alla gaglioffaggine sono i servi ridicoli del Barabba di lotta e di governo, il beneamato leader.

Che c'entra l'incipit evoluzionistico di quest'articolo, mi chiederete. Ma si. A forza di ascoltare il destro e il sinistro o il mediano di turno (la funzione), l'organo (il discernimento) si forma piano piano, ma poi ingrossa e si installa nel cervello come giudice dirimente le controverse questioni della aggrovigliata 'polis' di casa nostra.
Ecco allora che chi, evocando Mani pulite, lo presenta come un terremoto salutare pencola pericolosamente a sinistra - chi, invece, come una iattura è un destro sputato che prova a scrollarsi di dosso ogni maledetto pubblico ministero, così come i più temuti cani da fiuto dell'Amministrazione fiscale in storico deficit di cassa.

A dare a questo mio articolo un ulteriore imprinting evoluzionistico stamattina ci si è messa anche la voce strana del lettore. Fino all'ultima parola detta, avrei giurato che fosse un maschio piuttosto effeminato (scherzi di natura), invece era una tal Caterina - una signora a stipendio di quel bellissimo organo di informazione superpartes che si fregia del titolo augusto de 'il Giornale' (rubato a quell'Indro Montanelli che fu illuminato sulla via del tramonto sulla natura ribalda e ria del suo editore).
Chicca finale: la Caterina, in chiusura e per rendere meno amare le pillole dell'informazione quotidiana, racconta del tramonto del maschio in natura (solita ricerca di sedicenti ricercatori). Pesticidi e altre fetenzie chimiche della vita moderna, pare, si dice, si mormora, hanno ridotto la lunghezza dei peni maschili e la generosità nell'inseminare le femmine.
Pochi gli spermatozoi a disposizione, molta impotenza diffusa e maschietti sempre più in crisi di identità.
In compenso (mi è avvenuto di pensare) ci sono sempre più femmine con voci maschili e andature da bulletti con fianchi stretti e sigaretta pencolante sul labbro. Ditemi voi se non siamo giustificati se proviamo un brivido guardando di nascosto il viso femminilizzato della Luxuria (quel nome Vladimir, poi! non è un insulto 'rivoluzionario'? non vi ricorda il valente Ilic?).

Non ci sono più le femmine di una volta, cari voi; le abbiamo perse insieme alle mezze stagioni e ai valori d'antan da nessuno praticati (nemmeno in pubblica polis) e adesso eccoti anche la mazzata tra capo e collo del maschio povero in donazione genitale.
Ma quand'è che si tocca il fondo, (che almeno sappiamo che non si può che risalire)?

domenica 7 dicembre 2008

da qualche parte del mondo c'è il sole

L'altra sera ero a cena da mia sorella che ha il satellite e mi è capitato di vedere le BBCnews dal mondo. Gesù, che respiro di aria salmastra veniva dalle coste dell'India e dai templi di Kancipuram, che vento gonfio di fragranze dall'entroterra colle liane e le orchidee selvatiche e le bacche e le radici di cui si nutrono le tribù nascoste della giungla che residua!
Avevo il mondo sulle dita: caotico e bello del suo divenire tumultuoso, ma il mondo, vivaddio! coi milioni di persone diverse, le metropolitane affollate, i monumenti nelle piazze, la porta di Brandenburgo e il Muro dei graffiti fatti dopo la sua Caduta.
E news a cascata dall'Indonesia dei recenti disastri: incendi spaventosi e tsunami, ma ancora invitta e nazione tra le maggiori in quell'area di mondo con indici di sviluppo che ci sognamo.
Poi un click di mia sorella (che non capisce l'inglese) sul telecomando mi ha riportato al teatrino delle piccole cose di casa nostra: gente che s'incatena alle poltrone rai e davanti alle sedi dei giornali, boia della giustizia che pretendono di moraleggiare e minacciano di riformarla per adeguarla ai bisogni della categoria (dei boia), che asfissia! aria! ho fame d'aria, aprite le finestre, da qualche parte del mondo c'è il sole, luce! fate luce!

sabato 6 dicembre 2008

del mondo che verrà


Il mondo che verrà sarà sicuramente migliore.
Molte persone tutt'affatto sgradevoli e sgradite, giunte alla svolta dei biblici settanta, toglieranno il disturbo, prima o poi; Madre Natura è provvida e imparziale, gott sei dank.
Il Signore dà, il Signore toglie, sia lode al Signore.
Lo scriveva anche Lucio Dalla, anni fa, in una sua bella canzone:
'(...) e senza un grande distuuurbo qualcuno spariràaa / saranno forse i troppo furbi e i cretini di ogni età.' D'altronde, lo sappiamo, i cimiteri sono pieni di gente indispensabile.
Quel tal volatile notturno che svolazza pigro di ramo in ramo e di patibolo in patibolo non me ne voglia, ma alle leggi di Natura non si può opporre molto e la jella c'entra in questo genere di cose come i cavoli a merenda.

D'altronde della morte si possono dire molte cose e i buddisti la vedono nera, si, ma consolatoria: il Nulla che ci annichila ci mette al riparo anche dal doloroso vortice dei desideri e in questo Natale triste che avanza indicibile (e lentamente ci dice addio) dire addio ai troppi desideri dell'altr'anno che sorreggevano le stronz**e di un'economia gonfia di pattume finanziario è d'uopo.
La crisi avanza inarrestabile, chiudono le fabbriche e io, per scaramanzia, ho fatto scorta di fagiuoli secchi e lenticchie: un piatto di minestra ai gentili forumers che dovessero trovarsi in difficoltà sarà sempre offerto e, in caso, di difficoltà, andremo insieme alle mense della Caritas fitte di buontemponi ed homeless che, a giudicare dalla panza di alcuni, sanno bene come fare a sopravvivere anche in tempi di crisi. Vi troverete perfino quelli che fumano come mantici e, col costo che hanno le sigarette, viene il sospetto che qualcuno ci campi e ci prenda per il culo e, se crisi ha da essere, anche un po' di respiro per il clima è gradito: meno fumatori in giro e meno macchine sulle strade sono un buon indice dello sviluppo alternativo di domani.
Perchè un domani ci sarà, statene certi, di che qualità lo dirà il Futuro (mio zio alla lontana).

Insomma, miei cari, non tutto il male vien per nuocere e chissà che anche le vie dei forum si ripuliscano in qualche modo: meno gente rabbiosa e rancorosa in giro non guasterebbe e di gente che guarda alle pagliuzze nell'occhio dell'oppositore politico ne abbiamo piene le ***** perchè di guardare alle proprie travi dell'aver votato un maledetto Barabba al governo della repubblica non gliene importa una ****, ma hanno gran gusto nel notare -e intingere veleno- che un povero cristo (non lo siamo un po' tutti?) si sia pentito in punto di morte e, spaventato (a morte), si sia convertito malgrado i suoi 'quaderni dal carcere' così lucidi e istruttivi.

Ah, dimenticavo! nelle previsioni dell'anno che verrà migliore ci metto anche la netta diminuzione della quantità di iene e sciacalli per le sempre più diserte praterie dei forum. Gira un virus maledetto che nessuno sa trovargli il giusto vaccino, cazzarola!!

Sono previsioni, non certezze, beninteso. Mio cugino Nostradamus e la Pizia ai tempi loro non facevano di meglio, ma gli àuguri, quelli si, si possono fare, di un mondo migliore che sarà, malgrado l'incredibile quantità di ****** che gira per i sentieri virtuali.
Che sarà-sarà, chissà chi lo sa, eccoci quà, trullalà.

Chiaraotelma

se smettiamo i ricordi

Quelli del Mit (Massachusset Institute of Tecnology) hanno deciso di conservare a futura memoria di studio il cervello di un tale che non ricordava più gli eventi del giorno prima.
Dev'essere entusiasmante potersi rinnovare ogni giorno senza il peso delle cattive cose che ci appesantiscono il cuore e la mente.
Ogni giorno un nuovo giorno: guardi il sole e decidi di andargli incontro come fosse il primo sole, la prima stella calda e infuocata che riscalda il sangue e consente la vita.
Guardi tua moglie e decidi di farle la corte perchè ti piace come la prima volta che hai goduto del suo sorriso. Gesù! si scoprirebbe il segreto della felicità, ma, si sa, non è quello il destino nostro di uomini e donne.
Infatti ci sono gli effetti secondari: non ricorderesti più le cose buone che ti hanno convinto e di cui hai goduto e molta parte dell'amore che nutriamo verso il nostro prossimo, lo sappiamo, è basato sui riconoscimenti dello ieri e sulle emozioni che abbiamo scambiato: una serata riuscita, la mani che abbiamo stretto, il primo bacio.
Ricominciare tutto da capo puà essere stimolante, ma, insieme, stancante, avvilente. 'Ma come! non ricordi? Oddio!'
Perchè può essere che il giorno dopo non si abbia più lo stesso stato di grazia del giorno prima di una nostra conquista e il ricordo degli ieri meravigliosi e vincenti assolve, può assolvere per la colpa di oggi e consentire che ci venga offerta una seconda occasione e una terza.
Insomma: non è tutto oro quel che luccica e un rinnovamento neuronico continuo non è garanzia di migliori risultati e felicità venturi.
Però, chissà, i viaggi nel cosmo potrebbero aver bisogno di un meccanismo di cancellazione e sostituzione degli eventi che abbiamo in memoria. Il futuro dovrà cancellare molta parte delle efferatezze e stupidità del passato e dei tragici presenti che viviamo - se vorrà darsi una chance di 'futuro migliore' - e fanno bene gli scienziati del Mit a mettere sotto studio un tale prodigioso encefalo.
Pensate un po' la pacchia: non ricordare più le ragioni per cui abbiamo provato bile contro qualcuno o qualcosa il giorno prima e, miracolo! ascoltare il telegiornale (avvilendosi e stupendosi per la serie di eventi stupidi e crudeli) e poter chiedersi sgranocchiando un biscotto : Berlusconi, chi era costui ?

giovedì 4 dicembre 2008

l'oppio dei popoli, mio caro....

Davvero buffa questa tua visione della 'classe operaia' (la classe non c'è più da mo').

Come se le singole persone, giusto perchè 'operai' fossero alieni dal male di vivere in questo paese, id est lasciarsi conquistare (e rincretinire) dalla cornucopia di programmi scemi che fanno meno triste la loro vita.

Di oppio c'è sempre stato bisogno, caro Emi, e quando la religione non ce la fa più perchè il suo (oppio) è di vecchia data e una parte è ammuffita si grattano i muri televisivi per vedere se, per un qualche caso, non siano stati impastati con mescalina.

Di questo non dovresti far colpa a nessuno, Emilio, nè agli operai che sono caduti così in basso, nè ai conduttori televisivi e/o ai politici di sinistra che non si battono il petto e non cambiano politica malgrado l'evidenza della scomparsa della valorosa 'classe' operaia.

Noi stanchi forumers di sinistra si guarda disincantati alle cose che accadono (si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie) e a quelle che si dicono in tivù e se cadono le braccia, pazienza: verranno tempi migliori e forse i figli saranno migliori dei padri, chissà.

Lo iato tra la formulazione 'alta' della politica e la sua applicazione 'bassa', poi, è di vecchia data e il detto 'nemo propheta in patria' è sempre valido -quand'anche accadesse di pentirsi in punto di morte (e fortuna che l'assoluzione da concedere all'illustre moribondo non era prerogativa degli uomini e donne pii che scrivono 'di là', sennò il poveretto sarebbe all'inferno giusto perchè 'comunista').

E se la smettessimo di dare sempre addosso a 'quelli della sinistra' a prescindere dai tempi cupi e grami e dai cervelli malati (alti e bassi) che ci ritroviamo e ammettessimo che il travaglio della 'Cosa' nuova di sinistra è faticoso e soffertissimo perchè il parto è podalico, non ne guadagneremmo in chiarezza e -vivaddio!, in maggiore serenità di dialogo?

Vedi tu, vedete un po' voi se farci la grazia e il piacere.

rifer. 'virgilio community - attualità - forum 'invece forum'

mercoledì 3 dicembre 2008

di censure e 'gabbamenti' possibili

Vi è una giusta sollevazione tra i forumers più rubizzi e avvezzi al linguaggio maschio e virile che tanto ha contribuito al successo dei forum 'liberi' in questi anni.
Non si può più dire *****, nè ***** e la sindrome da orphanage dilaga e l'impazzimento prossimo venturo di alcuni forumers tra i maggiori che conosciamo - che ci hanno dilettato delle loro doviziose espressioni scatologiche fino a ieri - è alle porte e occorre trovare rimedio a una tale tragedia incombente e concreto rischio di suicidi a catena.
Il mio consiglio per questi simpatici reduci da lupanare e vespasiani d'antan è di compulsare il vocabolario per aggirare gli ostacoli frapposti da Virgilio.
Ad esempio, per l'espressione classica 'testa di *****', si potrà ricorrere a una variante semantica del tipo 'macroglande cefalico' e per il più usato 'pezzo di *****' è a disposizione il più elegante, ma ugualmente significativo, 'tu, quantità indeterminata di materia fecale ed escrementizia!' che ha il vantaggio -per il suo scorrere in lunghezza maggiore- di dare opportuno sfogo alle pulsioni omicide che animano chi lancia l'invettiva scatologica.
Se venisse a mancare la fantasia, è a disposizione uno speciale ufficio forum con, a turno, esperti della lingua italiana che possono offrire i loro servigi a prezzi calmierati per tutto il durare della crisi economica in atto.
Buon postaggio a tutti.

riferimento : virgilio forum 'il caos del mondo - noi hutu e tutsi

martedì 2 dicembre 2008

acque alte e bestemmie


Le sirene hanno suonato stamattina, ma solo per breve tempo e numero di avvisi sonori, quindi non si raggiungerà il limite storico di ieri -il quarto di tutti i tempi da che si è cominciato a tener conto statistico del fenomeno.
C'è un corollario alle catastrofi dei diversi luoghi del pianeta ed è lo stupore -per alcuni compiaciuto- di 'essere dentro la storia', in qualche modo co-protagonisti.
Così era ierimattina per alcuni turisti che sguazzavano nel mezzo metro d'acqua e oltre di calli e campielli e fondamenta con stivali ascellari (dove diavolo se li erano procurati?) e macchina fotografica puntata a cogliere gli aspetti più suggestivi di una città d'acqua abbracciata voluttuosamente (più di una piovra) dal suo elemento liquido che -di solito- se ne sta buono dentro gli alvei che gli abbiamo scavato nei secoli.
Sono sceso anch'io a immergermi colla mia compatta in tasca -ai fini giornalistici del corredo fotografico ai miei articoli- e ho camminato lentamente fin dove mi consentiva l'altezza dei miei stivali (appena sotto al ginocchio).

Venezia aveva un'atmosfera da Ofelia distesa accanto alle sue alghe e accarezzata dal pelo dell'acqua (vedi il mio avatar): soavissima morta suicida per non saper sopportare oltre la violenza di un mondo avverso e il quieto perturbarsi dell'onda annunciava alla svolta cieca delle calli l'arrivo delle torpediniere umane di chi aveva fretta e non curava il fatto che le sue onde entravano oltre il limite dei miei stivali e li allagavano.
'Sa morti a chi fa onde' è un'espressione tipica dei monelli veneziani e dei loro padri che monelli lo furono e sospetto che nasca da qui -dal fastidio per chi non rispetta neanche l'evidenza di mezzo metro d'acqua sporca e salmastra che affoga una città e la consegna per breve corso di ore all'immagine di una sua possibile morte futura.
E' pieno il mondo di questi imbecilli che degli altri non hanno rispetto e, a volte, mi viene il sospetto che le espressioni 'essere fratelli in Cristo' e 'fatti a somiglianza del Padre' siano le eretiche proposizioni di bizzarri personaggi eredi di coloro che entravano a spade sguainate dentro le aule dei Concilii ed imponevano manu militari le loro lambiccate 'verita rivelate'.
Alcuni volti e voci attingono il divino, (Laura, Beatrice, san Francesco) altre, invece, il diabolico, l'osceno, lo stupido, il repellente.
Dovremmo andarci piano coi nostri approcci filosofici e aspirazioni al divino per non rischiare la bestemmia.

Ecco: Venezia allagata - al di là delle volgari recriminazioni di bottegai e commercianti imprevidenti che non sollevano le loro merci nei magazzini nei tempi canonici e prevedibili delle 'acque alte'- suggerisce di questi pensieri a chi la visita ciabattando cogli stivali lungo le calli acquee e le fondamenta che, se non fosse per le barche attraccate, ti nascondono il bordo dei canali.
Buona giornata a tutti, cari, ma proprio a tutti.

lunedì 1 dicembre 2008

vergine luna, tale / è la vita mortale


Si favoleggia di scrittori di straordinari romanzi che hanno iniziato a descrivere sulla pagina bianca la curva di un braccio posato su un tavolo perchè non avevano altro in mente e, alla fine di quell'avventura di scrittura e immaginazione, ci capita di leggere l'Idiota di Dovstoiesky, nientemeno.
E' vero che l'incipit di un libro sovente è basato su un particolare privo di quadro generale e partitura - tessera di mosaico isolata e incerta se troverà un posto nel disegno grande e bello del romanzo finalmente compiuto -, tuttavia vi è del 'romanzato' in questo enfatizzare una particella sganciata dal suo 'tutto' finale.
Perchè il 'tutto' è costituito dall'insieme dei pensieri e delle riflessioni e osservazioni che l'autore elabora incessantemente lungo l'intero l'arco della sua vita.

L'infanzia/adolescenza e le sue emozioni materne e prime illusioni/disillusioni e caparbietà e rabbie daranno vita ai 'romanzi di formazione'; l'età matura, invece, porterà con sè le riflessioni sui destini ultimi degli uomini e delle donne, le storie d'amore struggenti ed esaltanti, la politica, la crudeltà e l'efferatezza di alcuni esseri immondi che saranno i 'cattivi' maledettamente memorabili di certi romanzi che ci affascinano perchè incentrati sul mistero metafisico del 'male necessario'.

Diverso è per le poesie: fumo di emozioni - dove il particolare di un gesto, un'immagine metaforica possono associarsi liberamente o con sinapsi appena intuite, come le volute dei fumi mattutini d'estate che dalle valli calde salgono e si sciolgono tutt'attorno alle vette. E tuttavia non rinuncia (il poeta, la poesia) all'invettiva contro il male di vivere, all'interrogazione stringente e sofferta sul senso delle vite nostre:

'(...) Vecchierel bianco e infermo / mezzo vestito e scalzo / con gravissimo fascio in su le spalle / per montagna e per valle / per sassi acuti ed alta rena e fratte / al vento, alla tempesta, e quando avvampa / l'ora e quando poi gela / corre via, corre, anela / varca torrenti e stagni, / cade, risorge, e più e più s'affretta, / senza posa o ristoro, / lacero, sanguinoso; infin ch'arriva / colà dove la via / e dove il tanto affaticar fu volto: / abisso orrido, immenso, / ov'ei precipitando, il tutto oblia. / Vergine luna, tale è la vita mortale.'
(G.Leopardi - Canto notturno di un pastore errante dell'Asia)