lunedì 28 febbraio 2011

Tripoli, bel suol d'amore

Coll'amore non si scherza. E' uno scherzare col fuoco – come tutti sappiamo per essere stati oggetti e soggetti d'amore variamente felice o sofferto in un qualche periodo della nostra vita.

E se c'è un luogo del nostro vivere in cui non si deve mai parlare di 'amore' quello è la politica.
Mai innamorarsi di un politico, mai parlare di amore in politica, assolutamente mai.
Chi lo fa è un idiota o un irresponsabile -o una pazzo populista che surroga le note e convenute virtù e qualità umane e amministrative e di governo di un uomo politico coll'uso distorto e folle della parola 'amore'.

Sta parlando di Berlusconi, penseranno i soliti suonati di destra che mi osteggiano a prescindere -ma più perché, loro, delle parole 'amore' e 'odio' in politica hanno usato ed abusato, succubi del Pifferaio magico e Re di Denari che li manipola e convince con i facili slogans suggestivi messi a punto negli uffici-studi della Fininvest.

No, non sto parlando di Berlusconi, cari; sto parlando dell'intervista che un giornalista del Washington Post è riuscito a strappare al Gheddafi chiuso nel suo bunker di estrema resistenza e possibile, prossima, sua morte eroica.
'Ha mai pensato di lasciare?' ha chiesto il giornalista. ' Perché dovrei lasciare? Il popolo, la gente mi ama.' ha risposto il Pazzo Beduino, sinceramente sorpreso della domanda che il giornalista gli rivolgeva.

I dittatori di ogni risma e sotto ogni latitudine hanno usato e abusato e distorto il senso della parola 'amore' e, nel momento estremo del loro dover lasciare, soffrono della sindrome abbandonica che li porta a sproloquiare di sentimenti che la politica -una politica sana, di matura e consolidata democrazia occidentale- deve respingere al mittente perchè impropri e inadeguati a descrivere il contesto e le azioni degli uomini che si misurano colla 'polis'.

Non si ama un leader di partito e di governo. Lo si stima, se del caso, e lo si giudica positivamente per i pensieri adeguati ed efficaci gentilmente offerti a coloro che nel suo partito si riconoscono. Pensieri che concernono l'azione di governo (o dell'opposizione al cattivo governo in carica) e la vita e i bisogni dei cittadini tutti -quel che si definisce 'il programma del nostro partito', insomma.
E se ne stimano le coerenze personali, la morale pubblica e privata, il decoro – quale si conviene debba appartenere a chi assurge alle più alte cariche dello stato.

E chi parla e ha parlato di amore e odio in politica finisce per assomigliare a Hitler nel suo bunker e a Gheddafi nel suo e mai parola ci è apparsa così destituita di fondamento e di senso quando si applica a eventi dove il sangue scorre a fiumi sulle strade e il mondo intorno precipita in un cupio dissolvi, come è avvenuto a Berlino nel 1945 e avviene oggi a Tripoli – dove una meravigliosa rivoluzione di popolo ristagna e si prepara il bagno di sangue finale.

sabato 26 febbraio 2011

le pere tirolesi e l'unità delle patrie

Hanno tolto l'impalcatura intorno all'edificio che delimita il 'ramo' in cui abito e lo spazio del 'campo' prospiciente appare incredibilmente vasto -eppure è lo stesso spazio di prima del restauro, identica metratura e apertura prospettica.
E' una questione di 'spazio percepito' (ricordate la 'sicurezza percepita' che convinse molti italiani a votare questo governo?) una sottrazione di orizzonti lontani e, infatti, dietro la linea delle case di fronte, è riapparsa la cupola della chiesa di san Geremia col respiro liquido del Canal Grando su cui affaccia e l'architettura degli spazi si è ricomposta e rassicura e riequilibra l'interna percezione.

Ma ieri era la visione della corona alta dei monti rocciosi a chiudere la valle ad anfiteatro e mi chiedevo se quella prigionia tra i torrioni dolomitici non forgi i caratteri fondamentali e le coscienze di popolo e guidi i passi tra i sentieri boschivi e abitui alle solitudini dei valligiani.
Perchè io faticherei ad accettare una vita da montanaro e dovrei capire i meccanismi che presiedono alla sua accettazione e fa dire 'Heimat' (patria, culla, luogo natale) ai suoi abitanti come fosse parola analoga alla 'madre' e all'interno sentire che provoca. Madre-patria, si dice, e qui ci credono, eccome! ed è vangelo, -non come da noi che, bene che vada, è matrigna e per alcuni anche in odore di costante meretricio di origine caratteriale.

I tirolesi non 'scendono in piazza' perchè le piazze dei paesi del Tirolo sono lo spazio minuscolo antistante la chiesa e rari sono i momenti dei loro raduni ( per i quali si preferiscono i prati, i 'Wiese') e l'ultimo che si ricordi di una certa importanza risale a quando Andreas Hofer capeggiò i moti indipendentisti e ancora ne parlano le vie e le piazze e i monumenti come di un punto altissimo di civismo e 'risorgimento' tirolese mai più toccato in seguito -visitate i musei locali per credere.

E gli attuali tirolesi che non festeggiano l'unità d'Italia -perchè al massimo la considerano una annessione giustamente pagata a caro prezzo ('l'Italia paga per avere il confine al Brennero', si lasciò scappare in pubblico il Durnwalder, presidente di regione pagato quanto un capo di stato, qualche anno fa); gli attuali tirolesi, dicevo, si ritrovano per una birra o un grappino al bar, la sera: una mezz'ora scarsa davanti al bancone a scambiare qualche frase sulla loro giornata passata come maestri sulle piste da sci o alla base degli impianti che per un giornaliero devi stipulare un mutuo (però le piste sono tenute 'da dio') -e non capisci una mazza di quella loro lingua dalle sonorità così simili a quelle dello 'schwitzerdutsc', ma l'altra sera mi è capitato di captare la parola 'berlusconi' pronunciata da un giovane autista del 'soccorso alpino'.

Che ci faceva berlusconi in bocca a un tirolese – come dire il diavolo e l'acquasanta, i cavoli a merenda, Garibaldi redivivo che presenzia a una riunione della Lega mentre benedice il 'dio-Po' (variante postmoderna delle antiche bestemmie)? Non so.

So, che, subito dopo, la cameriera mi ha presentato il grappino Williams colla fetta di pera cotta infilata da uno stecchino su cui fiammeggiava la bandiera italiana.
Secondo voi, voleva dirmi che siamo dei perecottari berlusconiani o intendeva festeggiare l'unità d'Italia a suo modo?

mercoledì 23 febbraio 2011

maschere grottesche e facili predizioni

Vi è un tratto comune tra il discorso delirante di Gheddafi, -che urla in tivù la sua voglia di martirio per 'la Rivoluzione', (così lui chiama i suoi decenni di potere assoluto e la corruzione familiare e di clan e l'immensa ricchezza dovuta al petrolio e agli idrocarburi che non è riuscita a sanare il fatto che moltissimi suoi sudditi vivono con poco più di dieci dollari al mese)- e il piglio ducesco e le parole in libertà e folli che usa Berlusconi quando sbraita la sua rabbia impotente contro i giudici e gli oppositori che gli remano contro.

Un tratto comune appaia la maschera grottesca di un leader allo sbando che massacra il suo popolo ribelle e la maschera da miliardario-ridens del nostro Berlusconi -che si fa beffe di chiunque gli si opponga comprando a man bassa i Giuda e gli uomini di piccolissima dignità e nessuna vergogna che gli servono per tenere in piedi la sua maggioranza di s-governo.



E se è una fortuna che non scorra il sangue per le nostre strade e tutto si riduce alla miseria della politica comprata dai soldi e al 'tengo famiglia' degli uomini di merda del nostro parlamento che si mettono sul mercato come ortaggi, non è detto che il futuro italico non contenga anche quell'altro evento che appaierà Roma a Tripoli nella memoria di coloro che verranno -perchè ogni miserabile dittatura, in ogni tempo e luogo e sotto ogni latitudine si cementa col sangue che sarà necessario per scalzare il tiranno.

martedì 22 febbraio 2011

Il mondo nuovo

Sappiamo da gran tempo che la storia non è maestra di vita e che Pinocchio, con ostinazione degna di miglior causa, non ascoltava i suggerimenti del grillo parlante e dell'amorosa sua fatina ed è una maledetta iattura della nostra storia evolutiva, un correre lungo la Storia degli uomini e delle donne col freno tirato e il fiato sospeso e, se noi italiani avessimo il famoso grano salis in zucca, quanto avviene in Libia ed è avvenuto in Egitto e Tunisia e (forse, chissà, in Algeria e altrove nel Medio Oriente) dovrebbe insegnarci che l'incamminarci che facciamo lungo la via consolare di una dittatura strisciante avrà gli esiti che oggi scrivono col loro sangue i popoli libici, egiziani, tunisini.



Perchè la democrazia non è uno scherzo o una palla che, consegnata nelle mani di un pivot di grande prestanza, ci fa andare a canestro mille volte -e ogni volta è una ola di massa al campione di denari che, a botte di milioni di euro, tiene unita la sua squadra di s-governo e dribla, con allegra baldanza e sberleffi e insulti eterodiretti, l'affannata e lenta giustizia che lo persegue, giustamente, per i suoi cento reati diversi e tutti gravissimi.



La democrazia è un faticoso, laborioso, difficile, compiersi e scomporsi e ricomporsi di accordi e disaccordi all'interno di un concerto di voci e strumenti, è una 'prova d'orchestra' -che sottomette le singole, anche eccelse, capacità individuali a una coralità cercandone l'armonia complessiva che, alla fine, ci fa esultare e applaudire per la bella esecuzione sinfonica.



E se, oggi, la stampa estera continua a mostrarci, a ludibrio del paese nostro, il Berlusconi-aspirante dittatore che stringe appassionatamente le mani dell'adorato Gheddafi col codazzo di amazzoni e infermiere e cavalli berberi e ci ricorda i suoi accordi privilegiati e intese e feeling personali col Putin e Lukaschenko e Mubarak, una campana a martello dovrebbe costringerci a tapparci le orecchie e allarmarci sul destino nostro prossimo venturo di fragile democrazia mediterranea avviata verso gli orizzonti sanguinosi delle rivolte libiche, tunisine, egiziane.



Ma così non sarà e quei destri ciechi e sordi e stupidi che ancora oggi si stringono 'a coorte' intorno al Barabba di denari e impugnano le verbali spade a sua difesa lo diranno piuttosto baluardo contro la spaventosa invasione di extracomunitari che paventano e non spenderanno un briciolo del loro asfittico gioco neuronico a considerare che quanto sta avvenendo in questi giorni e mesi è paragonabile al Quarantotto dell'Ottocento e all'Ottobre del 1917 : rivolgimenti di popoli e nazioni che segneranno un'era della Storia e apriranno porte e finestre del nostro vecchio edificio di comunità europea arroccata sulle sue pigrizie e lentezze e decadenze.



Assistiamo stupiti e paurosi ai 'trenta giorni che sconvolsero il mondo' -che liberano dalle pastoie delle dittature paesi che credevamo di rigida osservanza islamica e li affacciano su orizzonti di democrazia possibile, sulla quale dobbiamo e possiamo dire la nostra e confrontarci e, forse, insegnare; e l'ultimo dei nostri pensieri dovrebbe essere quello degli 'accordi economici' che vacillano e del gas algerino e e libico che ci verrà a mancare.



Ma il pensiero di destra, è noto, viaggia tutto accosto al portafoglio e se un vento africano di democrazia li investe non pensa, per qualità di eventi storici, alla caduta del muro di Berlino, bensì allo 'scontro di civiltà' che, chissà perchè, dovrebbe vederci soccombenti e non, invece, entusiasti e attivi protagonisti nel disegno di un mondo nuovo e di uomini affratellati da un comune destino evolutivo.

sabato 19 febbraio 2011

Amleto e il bunga bunga con Ofelia

Le storie sono sempre singolari e irreversibili, una volta varcata la soglia del presente e intrapreso il cammino del qui e ora. E, a volte, piuttosto raramente, lasciano tracce e vengono narrate e riprendono consistenza e avversano la loro volatilità di storie effimere per le quali costantemente ci interroghiamo se la vita non è sogno o se 'essere o non essere', - e quasi sempre non è questo il problema perché la maggior parte delle cose che facciamo e diciamo evapora nel non essere e festa finita e stamattina già mi interrogo se quella che ho vissuto ieri era la mia storia e che senso ha e via elencando delle inutili cose che inanelliamo nel rosario buffo e/o drammatico o tragico delle nostre vite e storie.



E Internet ci mette del suo in questo bailamme di sogni che sono vite e vite che sono sogno e tutto si apre e si chiude con un clic e, se lo avesse saputo, Amleto, chissà che altra e più complessa tragedia avrebbe scritto e che sapidissimi dialoghi e, forse, avrebbe noncurato i suggerimenti delittuosi del padre morto e si sarebbe applicato a un videogioco in rete, chissà, o al bunga bunga ostinato e ridanciano con Ofelia.



Però, ci sono cosmologi e scienziati della fisica quantistica che, nelle loro teorie sulle 'cose ultime' del mondo che viviamo ci infilano l'ipotesi che le nostre storie, in altri e meravigliosi universi paralleli, si sviluppano diversamente e, chissà, forse, vedi mai, che in quelle altre storie amiamo donne meravigliose e balliamo tanghi appassionati e la parola 'berlusconi' è sconosciuta perchè si è evaporata nel 94 colla notiziola in cronaca, sesta pagina, in alto a sinistra: 'arrestato imprenditore milanese per corruzione di assessore all'urbanistica al comune di Milano' – e non c'è verso di saperne di più perchè di lui si sono perse le tracce e c'è chi giura di averlo riconosciuto nel salone delle feste di una mega nave da crociera mentre cantava con voce vagamente nasale un'edizione rimasterizzata della nota canzone: 'S'io fossi foco arderei il mondo/ s'io fossi acqua il annegherei...'



Buona domenica, cari, dovunque voi siate e crediate di vivere.



-Scritto per la serie: I mondi possibili e migliori

giovedì 17 febbraio 2011

ordinarie cronache dalla mala Italia

E' accaduto martedì in via Padova
Anziano cerca sesso con due minorenni marocchine: rapinato e denunciato

Le 17enni hanno attirato l'uomo in un hotel e l'hanno aggredito. Sono state arrestate

MILANO - Cerchi sesso con una minorenne marocchina? Guai in vista. Non stiamo parlando, in questo caso, dei problemi giudiziari del Presidente del Consiglio, bensì della brutta avventura capitata martedì pomeriggio a Milano a un 60enne imprenditore edile bergamasco. L'uomo è stato adescato, in via Padova, da due 17enni che hanno contrattato con lui una prestazione sessuale in un albergo. Dove però hanno tentato di rapinarlo. È finita con l'arresto delle due diciassettenni per rapina e la denuncia dell'imprenditore per induzione alla prostituzione minorile.

LA TRAPPOLA - Intorno alle 18 di martedì, l'uomo stata percorrendo via Padova a bordo della sua auto quando ha notato sul marciapiede le due ragazzine che, ammiccando, lo hanno invitato a fermarsi. L'imprenditore ha dunque accostato e ha concordato con loro una prestazione sessuale per 150 euro a testa, da consumarsi in un hotel. Una delle due ha richiamato l'uomo poco dopo da un alberghetto in piazza Aspromonte, dove l'uomo le ha raggiunte. Il 60enne ha preso una stanza, poi si è recato in quella a fianco, dove lo aspettavano le ragazze che lo hanno invitato a spogliarsi. Appena rimasto in mutande, l'uomo è stato aggredito dalle 17enni, che lo hanno colpito al naso con un posacenere e lo hanno derubato di una busta con 7mila euro, busta che hanno provvisoriamente nascosto sotto il tappetino del bagno.

L'ARRESTO - Sanguinante, l'imprenditore si è messo a gridare; a quel punto anche le due ragazze hanno cominciato a urlare chiamandolo «maniaco». Nella stanza è intervenuto il proprietario dell'hotel, che nel frattempo aveva già avvertito il 112. Ai carabinieri l'uomo ha dichiarato di essere stato aggredito e di non sapere che le due fossero minorenni. I militari hanno poi ritrovato la busta con i soldi nascosta in bagno. Le due ragazze, nate in Marocco, residenti nel Veronese e incensurate, sono state arrestate per tentata rapina in concorso e portate nell'istituto minorile Cesare Beccaria di Milano, mentre l'imprenditore è stato denunciato a piede libero per induzione alla prostituzione minorile. Proprio come il suo illustre predecessore.

Redazione online
16 febbraio 2011

Niente bunga bunga per lui

mercoledì 16 febbraio 2011

la solitudine dell'imputato e la corte dei servi impauriti

Sembrava avere le orecchie abbassate il vice direttore de 'Il Tempo', stamattina, a 'Primapagina – come certi cagnoni sgridati dal padrone che se ne stanno buoni acquattati a terra e scrutano il va e vieni delle persone di casa col solo movimento degli occhi e un lieve muovere della coda quale invito a ricominciare come se nulla fosse stato.

E, a differenza dei due giorni precedenti in cui aveva letto con sofferta equità (per essere un giornalista della destra più smaccata e illeggibile e codina bisogna riconoscergliela) i titoli di prima pagina e gli editoriali di tutte le testate, stamattina insisteva con i giornali e gli editoriali di scuderia e squadra di famiglia quasi a cercare rassicurazione per il difficile momento che vive il padrone ferito a morte e, per proprietà transitiva, vivono tutti i partecipanti alla sua 'struttura Delta' : mallevadori, spin-doctors mutandari e portavoce e scherani che gli hanno tenuto bordone e lo hanno servito fedelmente fin qui, ben oltre la soglia della decenza e della dignità personale e della morale pubblica quale si addice e conviene alla civiltà di un paese di sicura e consolidata democrazia.

E tutta la squadra di iene e sciacalli giornalistici che fino a ieri si esercitavano al tiro al bersaglio contro ogni avversario politico e giudiziario oggi si affannano a ricordarci che la soluzione al problema Berlusconi deve essere tutta e solo politica – vecchio refrain di cui ci siamo stufati e, forse, chissà, si sono stufati gli italiani tutti.

Perché l'evento giudiziario è, per sua natura, un redde rationem individuale e l'imputato è chiamato in solitudine di persona a dirsi colpevole o innocente -o di avvalersi della facoltà di non rispondere- e le ragioni che adduce o adducono i suoi avvocati per lui devono essere convincenti e non c'è più un parlamento di servi sciocchi e di alleati accecati dal miraggio di un federalismo qualchessia e da ottenersi 'ad ogni costo' a votargli la fiducia – anche a costo di rifilarci il più tragico campione del malaffare della prima repubblica allo s-governo della seconda (mai nata), colla sua cricca di Verdini e Bertolaso a farsi gli appalti propri coi soldi dei contribuenti e le leggi ad personam per sfuggire ai suoi giudici.

Guardiamo con fiducia e serenità al dibattimento che si apre il 6 di Aprile e che fungerà da cartina di tornasole della capacità della nostra democrazia di risorgere dalle sue ceneri -e ci auguriamo di non assistere ai colpi di coda di un caimano impazzito di rabbia che trascina sul fondo del pantano il paese intero, dopo averlo ammaliato col suo piffero stonato di Pifferaio-populista della peggiore specie.

martedì 15 febbraio 2011

del rigirare le frittate

del rigirare le frittate


Ieri è passato in video 'Gli ultimi giorni di Hitler' , su rai tre, e forse era la risposta giusta che si doveva ai funzionari filo berlusconiani in rai -che avevano cambiato il palinsesto in fretta e furia su input del loro Barabba di lotta e di s-governo e avevano mandato in onda il bellissimo film 'Le vite degli altri' per dire e lasciar intendere che la procura di Milano era inquisitoria al modo dei comunisti della Ddr.



Da ridere per non piangere - e l'avvilimento è grande per come oggi si usa la cultura come fosse un manganello mediatico e le parole dense e profonde e le denunce storicamente circoscritte perdono di senso e l'originario significato quando sono filtrate dai cervelli comprati-venduti dei berlusconiani piazzati nei posti di comando: giornali o tivù che siano.



E vien da ridere (per non piangere) a ripensare al prestidigitatore Ferrara rispolverato in fretta e furia a fare da spin-doctor del Barabba -che tira fuori dal suo archivio di scemenze-mediatiche e butta lì a 'épater les pauvres idiots' la coglionata del 'dispotismo etico' quando in questione è solo lo squallore atrocissimo di un puttaniere e del suo puttanaio di veline fatte ministre, e le televisioni commerciali che hanno corrotto la vita pubblica da oltre un ventennio e l'hanno appiattita sui 'grandi fratelli' e le 'soap-operas' ipnotiche e rimbecillenti la platea televisiva.



E mi piace ricordare il 'dispotismo etico' che il prestidigtatore ha usato come un randello giornalistico nei confronti del 'caso Eluana Englaro' – per dire delle frittate rigirate e delle coerenze di pensiero di questi spin-doctors da un tanto al chilo. Ooops! Da tre palle un soldo. (E, solo per stavolta, le tre palle ve le offro gratis – a chiunque gliele voglia tirare sul suo brutto muso di rigira-frittate professionale).

sabato 12 febbraio 2011

il sud di ogni nord

Saremo travolti? Pare di si, secondo il parere di un mio conoscente, uomo tutto d'un pezzo e con una segreta vocazione profetica.
Eravamo a tavola e si conversava del più e del meno e di link in link (mentali) si era arrivati ai neri che, qui a Venezia, vendono borse taroccate ai turisti lungo la riva degli Schiavoni - e il mio giudizio severo sull'operato delle forze dell'ordine incaricate di disciplinare le presenze vedeva irrigidirsi i tratti del volto del mio interlocutore fino al punto dell'anatema biblico sibilato fuori dalla chiostra dei denti: 'Verrete travolti'.
'Verrete chi?' , mi venne fatto di pensare 'e da chi poi?'
E, alle nostre spalle, il televisore a volume basso trasmetteva le notizie sulla rivolta di popolo nella piazza del Cairo.
Verremo travolti da egiziani, tunisini, algerini, che già ci mostrano gli sbarchi a Lampedusa e il Maroni in affanno che invoca l'aiuto della U.e.? Forse si, chissà.
Una nuova 'crociata' degli arabi è alle porte agli inizi del terzo millennio e riempirà la città europee di tappetini e fazzoletti in terra e giovani uomini barbuti inginocchiati in direzione della Mecca -come ho visto fare ieri pomeriggio a un turista e la moglie accanto col velo e mi veniva da dirgli che il sud era esattamente all'opposto della sua fronte poggiata sul fazzoletto?

C'è sempre un sud di ogni nord e viceversa. E c'è sempre un sinistro estremo con vocazione profetica che ti taccia di 'protoleghista' se solo ti azzardi a fargli notare che la via delle città del mondo a più alta densità di occupanti per metro quadro in estate e durante il Carnevale è la riva degli Schiavoni a Venezia e consentire che se ne occupi la metà colle lenzuola stese e sopra le borse taroccate è, quantomeno, un azzardo viario. Nel senso che si batte il passo sotto il sole estivo (o col gelo di febbraio) e neanche a spintoni e implorando 'Permesso! Permesso!' si riesce a transitare.

'Protoleghista a me?' pensai senza osare di ribattere. Offesa atroce. 'Ma come si permette!!?' - avrebbe detto Totò redivivo in tempi di Bossi-Fini inefficace e vanamente applicata.

Però la facile profezia di quel desso pare si stia per avverare e i numeri degli sbarchi recenti sono lì a dirci che il problema esiste e la domanda va posta. Come riusciremo a far fronte a quest'ennesima emergenza-emigrazione, con quali strumenti, con quali stati d'animo di cittadini e politiche adeguate? Si accettano pareri e proposte.

venerdì 11 febbraio 2011

preghiera laica

Chissà se, alla fine di tutto, -alla fine di questo spaventoso percorso di guerra che si sta profilando per mandare a casa ed eliminare definitivamente dalla scena politica il puzzone di lotta e di s-governo- gli elettori di centrodestra avranno tardiva coscienza dei terribili guasti e della vera e propria orgia di follia e di onnipotenza che hanno inflitto al paese col gesto apparentemente semplice di votare un Barabba notorio e pluri inquisito (e pluri prescritto, grazie alla devastante azione di leggi ad personam elaborate dai suoi avvocati) consegnandogli il governo del paese - un corrotto 'ghe pensi mi' che ha in spregio ogni dettato istituzionale e si è provato a comprare coi vergognosi e sporchi soldi della sua carriera di imprenditore tangentaro e furbo la democrazia italiana, riducendola al rango di una repubblica bananiera.

Oggi, che assistiamo sgomenti agli spasmi pre agonici dell'Italia fracassona e urlata e belluina e feroce quale si vede radunarsi davanti alla Procura di Milano e si è letta quotidianamente sulle gazzette della famiglia Berlusconi trasformate in un poligono di tiro e plotone di esecuzione contro chiunque dissentiva dall'obbedienza cieca e totale, oggi formuliamo la muta preghiera che quest'agonia oscena presto finisca, che muoia presto e senza strascichi di violenza sociale questo berlusconismo puttaniere che ha contagiato le coscienze e causato emorragie di decenza e dignità peggio dell'Ebola e, come per miracolo, ci si alzi un bel mattino e la cronaca e la lettura dei giornali sia quella pacata e sonnacchiosa di un paese normale – un paese che torna a parlare i toni sommessi e rispettosi di una politica anche noiosa, anche piena di pecche e magagne, ma che patteggia e contratta i provvedimenti necessari all'economia e alla società nel rispetto dei pesi e contrappesi istituzionali che connotano le democrazie degne di questo nome.

Una democrazia che si dà, finalmente, una legge sul conflitto di interessi di stampo europeo e sancisce che nessun imputato di processo in corso possa concorrere alle elezioni, né, ovviamente, nessuno che abbia sentenze di condanna passate in giudicato per qualsivoglia fattispecie di reato.

Forse appartiene al sogno tutto quanto espresso e auspicato, ma già smettere di sognare il presente incubo berlusconiano sarebbe sufficiente a farci credere di essere sulla via della guarigione.

Amen e così sia.

giovedì 10 febbraio 2011

le avanguardie rivoluzionarie

A chiunque abbia letto un testo di storia concernente una qualsiasi rivoluzione degna di questo nome vien da ridere al pensare che un magistrato o 'i magistrati' siano o possano costituirsi ad 'avanguardie rivoluzionarie' di chissà che rivolgimento sociale e politico.
Ma questo non ha impedito a quelli del pdl e dei 'circoli (o promotori) delle libertà' -adoranti stimolatori del riso dei polli- di dirli tali: 'avanguardie rivoluzionarie'. Promossi d'emblé a capipopolo e capifazione per diretta volontà e rabbiosa esortazione del beneamato Leader -che aspira all'impunità piena e totale e di dirsi al di sopra delle leggi e delle pene per gli eventuali reati commessi.
Domanda che sorge spontanea: Ma si può essere più teste-di-cazzo-di-così?

Per le ovvie ragioni e definizioni del loro ufficio i magistrati sono dei 'conservatori' – i conservatori per antonomasia del dettato legislativo e delle sue applicazioni e concrete attuazioni e obbedienze.

Per questo si astengono dall'entrare a gamba tesa nella temperie politica e mediatica – per quanto il puzzone di lotta e di s-governo si provi a trascinarceli con le note dichiarazioni belliche e dichiarazioni eversive e truculente che, altrove nel mondo, laddove esiste il reato di 'offesa alla magistratura', lo vedrebbero incarcerato da un bel pezzo e gettate le chiavi della cella ai pesci.

E' vero che i magistrati hanno le loro opinioni politiche – e vorrei ben vedere che fosse loro impedita la libertà di pensiero e parola – ma le loro opinioni di cittadini hanno un solo ambito di applicazione: la cabina elettorale.
Il resto dell'azione di un magistrato, di tutti i magistrati, riguarda gli atti dell'inchiesta che è chiamato a svolgere e dibattere in un pubblico procedimento.

Così è nella presente democrazia rappresentativa in cui viviamo immersi che contempla la separazione dei poteri e l'indipendenza dei giudici per le ovvie ragioni del loro ufficio e così è in tutte le altre democrazie europee di quell'Europa che abbiamo contribuito a fondare e che sindaca molte delle nostre scelte nazionali e stigmatizza i cattivi comportamenti dei governi.

Ma la scelta dell'ufficio-studi della fininvest -che prepara gli slogans suggestivi e bugiardi per i portavoce e i fedelissimi, da ripetere all'infinito in video e in voce e sui forum e nei blogs- ha osato sfidare il ridicolo palese perchè, dicendoli 'avanguardie rivoluzionarie', intende affermare il principio che chi osa sfidare l'impunità del premier è un pericoloso sovversivo e il principio di impunità è strettamente connesso a questa maggioranza di infami di s-governo e qualsiasi potere dello stato si metta di traverso è un 'comunista sovversivo'.

E se non arrivano a dirlo apertis verbis del presidente della repubblica è solo perchè ne temono la popolarità e la base di consenso che ispira la sua azione pacata e meditata -e capace di dribblare i mille icebergs che questa accozzaglia e genia di populisti d'accatto eletti allo s-governo della repubblica continua a far emergere al fine di far affondare lo Stato dei cittadini rispettosi delle leggi uguali per tutti e delle istituzioni che lo garantiscono.

martedì 8 febbraio 2011

non si poteva dir meglio

Dedico questo post ai cari destri, confidando in un loro soprassalto di decenza e residua intelligenza sulle cose e gli eventi. A volte si risorge. Molto raramente, lo so. Ma non siete voi che credete ai miracoli? Cominciamo da uno piccolo, piccolo: sbarazzarsi di un puzzone prima che le fogne intasate tracimino.

IL COMMENTO

Il papi padrinodi BARBARA SPINELLI

CARI elettori berlusconiani, vi sarà giunta voce, immagino, che gli italiani sono divenuti un enigma per le democrazie alleate. Il mistero non è più Berlusconi, che da anni detiene un potere non normale: controllando tv, intimidendo giornali e magistrati. Dopo tante elezioni, siamo noi, singoli cittadini, a essere il vero rebus.

Quel che ripetutamente ci chiedono è: "Perché continuate a volerlo? Perché insistete anche ora, che viene sospettato di corruzione di minorenni e concussione?". Nessun capo di governo potrebbe durare più di qualche giorno, fuori Italia: la stampa, la televisione, i suoi pari lo allontanerebbero, costringendolo a presentarsi ai giudici. Di questo le democrazie non si capacitano: se non ora, quando vi libererete?

A queste domande ciascuno deve saper rispondere: chi lo vota e chi non l'ha mai votato, giudicando non solo ineguale la battaglia fra schieramenti (per disparità di mezzi d'influenza) ma profondamente atipica. Tutti siamo contaminati, dal modo in cui quest'uomo entrò in politica e dalla natura del suo potere, che costantemente mescola il suo privato col nostro pubblico. Tutti viviamo in una sorta di show, dominato dal sesso e dai processi al premier.

La cosa peggiore a mio parere è quando inveiamo contro le sue passioni senili. Come se a far problema fosse l'età; come se bastasse che a Arcore ci fosse un trentenne, perché le cose cambiassero. È la trappola in cui spesso cadono gli oppositori. Vale la pena leggere quel che ha scritto lo scrittore Boris Izaguirre, a proposito del consenso tuttora vantato dal premier. Le sue debolezze sono in realtà forze nascoste: "La corruzione, quando si espone, crea meraviglia. La capacità di scansare ogni controllo e di schivare la giustizia affascina". Affascina anche l'epifania finale dell'anziano concupiscente. Nella "rivoluzione del gusto" che questi impersona, l'epifania è "l'unica opzione per l'uomo maturo moderno, e ineluttabilmente attrae un elettorato che condivide sogni di eterna gioventù" (El Paìs, 7-2-11). Il nostro, lo sappiamo, è un paese di vecchi: l'offensiva che accoppia età e reati del premier è qualcosa che turba sia voi sia me. Fa cadere ambedue in una rete che imprigiona, che impedisce di far politica normalmente, di reinventare quel che sono, in democrazia, destra e sinistra.

La rete in cui cadiamo è un film che non minaccia davvero il leader: è il suo film, noi e voi siamo comparse di una sua sceneggiatura, impastata di sesso, cattiveria, abuso di potere. Sono anni che abitiamo un mondo-fantasma lontano dalla realtà, imperniato sulla vita privata del capo. È lecito quel che fa? Osceno? I benpensanti sono convinti che di questo si occuperanno i magistrati, che politici e stampa debbano invece cercare una tregua. Ma tregua con chi? Si può patteggiare con un burattinaio che ci tramuta in pupazzi o spettatori di pupazzi? Se non si fa luce sulle notti di Arcore, è inevitabile che i film sulle papi-girl sfocino nel ridanciano. Ogni cittadino, berlusconiano o no, già ci scherza sopra, probabilmente, come gli spettatori ridono increduli negli ultimi giorni dell'uomo descritti da Kierkegaard, quando irrompe il buffone e dice che il teatro brucia. Nel momento in cui inizia la risata lo show sommerge il reale. Anche voi elettori Pdl lo intuite: le novità che attendete da anni rischiano di esaurirsi in un teatro in fiamme, con noi imbambolati a fissare il buffone.

C'è da domandarsi se non sia precisamente questa, la forza del Cavaliere: distruttiva, ma pur sempre forza. Come Napoleone quando parlava dei propri soldati, egli sembra dire: "I miei piani, li faccio coi sogni degli italiani addormentati". Imbullonati nello spettacolo senza vederne le insidie, ammaliati da veline e spazi azzurri che usurpano lo spazio della Cosa Pubblica, continueremo a esser pedine di un suo gioco. Sarà lui a decidere quando termina lo show di cui è protagonista. Lui occupa entrambi gli spazi, il fantasmatico e il reale, secondo le convenienze. È la sua doppia natura a confondere le menti: il suo essere Jekyll e Hyde. Chiamato a presentarsi in tribunale si rifugerà nell'inviolabile privato, esibendo la sguaiataggine di Hyde. Quando lo show tracimerà, ridiverrà l'impeccabile Dr Jekyll e dirà tutto stupito: "Propongo un patto di crescita economica, e l'armistizio sul resto". A Galli della Loggia, che è storico dell'Italia, vorrei chiedere: con questa doppia personalità urge far tregue?

È il motivo per cui nessun politico dovrebbe, oggi, invitare gli italiani a sognare un paese diverso. L'Italia ha già troppo sognato. Nel caldo delle illusioni ha disimparato lo sguardo freddo, snebbiato. Non di sogni c'è bisogno, ma di risvegli. L'altra Italia da raccontare fuori casa non è quella "che va a letto presto", come dice la Marcegaglia. È quella che veglia, che osa di nuovo sapere, informarsi (Umberto Eco ha ben risposto, nella manifestazione di Libertà e Giustizia: "Io vado a letto tardi, signora, ma è perché leggo Kant"). Come i prestiti subprime, l'Italia è chiusa in una bolla, fabbricata da chi si pretende garante della sua stabilità. Ma le bolle scoppiano e voi lo sapete, elettori Pdl: quel giorno i pescecani si salveranno, e il vostro grande sballo finirà.
Finché resta la bolla, è evidente che il premier conserverà influenza. Vi invito a leggere un articolo scritto nel 2002 sul Paìs da Javier Marìas (è riprodotto nel blog mirumir. blogspot. com). Lo scrittore enumera gli ingredienti della seduzione berlusconiana: la sua disinvoltura sempre "sottolineata in rosso", il "sorriso falso perché costante", il passato di cantante come allenamento per staccarsi dai domestici e mischiarsi ai potenti, la mentalità di vecchio portinaio franchista ossequioso coi potenti e sdegnoso coi domestici, il risentimento dietro una bontà caricaturale, il terrore d'essere escluso dalle cerchie dei grandi, l'assenza d'ogni "vergogna narrativa". Egli seduce i declassati identificandosi con loro, e tanto più li sprezza. La sua morale: sei un perdente, se non infrangi come me leggi, diritti, costituzione.

Dicono che vi piace l'antipolitica. Credo piuttosto che vi aspettiate troppo, dalla politica. Avete sognato un re-taumaturgo onnipotente e permissivo al tempo stesso, non un democratico. È inutile proseguire l'omertoso patto che vi lega a lui nell'illegalità: i risultati attesi non verranno. Questo è infatti Berlusconi: un potere fortissimo, ma impotente. Non è il fascismo, ma i primordi del fascismo - quando era pura "dottrina dell'azione" - ripetuti come un disco rotto. Le masse cullate nell'illusione: tali sono i primordi. Poi la dottrina divenne politica, guerra, e fu rovina. Ma fu un agire. Non così Berlusconi. Da anni l'immagine è fissa sui preamboli fascisti del mago che seduce le folle umiliando l'uomo, come il Cavalier Cipolla che ipnotizza le vittime nel racconto Mario e il Mago di Thomas Mann.

L'era Berlusconi è costellata di questi torbidi patti: patti con la mafia per proteggere impresa e famiglia; patti con giudici corrotti; patti con ragazze alla ricerca di soldi e visibilità. Si può indovinare quel che hanno pensato i loro genitori: "Meglio vergini offerte al drago, che precarie in un call-center". Erano pagate per le prestazioni, e poi perché tacessero. Per questo possono divenire, da ricattate, ricattatrici del papi-padrino.
Ma la storia italiana è anche storia di decenza, di morti caduti difendendo lo Stato, contro le mafie. Anche voi ammirate questa storia: avete ammirato i tre ultimi capi di Stato, e prima Pertini. Senza di voi tuttavia il Quirinale può poco e l'Europa ancor meno. Ambedue ci risparmiano per ora il baratro, e forse l'Europa solo economico-monetaria è un po' la nostra sciagura: i pericoli, ci toccherà intuirli dietro tanti veli. Ma li intuiremo. Se l'Egitto ha avuto la rivoluzione della Dignità, perché l'Italia non può avere una rivolta della decenza? La decenza ricomincia sempre con la riscoperta di leggi superiori a chi governa, del diritto eguale per tutti, della libera parola.

(09 febbraio 2011)

invettive e riconoscimenti

Le invettive dantesche, i fantasiosi castighi e l'intera, straordinaria e geniale, rappresentazione infernale che il sommo Poeta fa nella 'Commedia' sono una vendetta che egli opera 'a freddo' sui personaggi e le fazioni che lo esiliarono da Firenze e lo costrinsero a una vita da esule e al gusto di sale de 'lo scendere e il salir per l'altrui scale' a cui si costrinse per non pagar pegno di espiazione ai nemici vittoriosi.
E a lui dobbiamo il riconoscimento che l'invettiva è un genere letterario di cui oggi si abusa – e il minimo che si può dire è che, oggi, non è sviluppata con l'eleganza di metafore e similitudini e metafisiche, alte rappresentazioni.

Però l'invettiva ci è necessaria e vi ricorriamo frequentemente perché è sfogo di un mancato 'riconoscimento' di onore -che riteniamo ci spetti in quanto ci diciamo portabandiera di valori che vorremmo condivisi e valorosi soldati di un campione politico che ci rappresenta.

E nulla ci 'manda in bestia' quanto l'essere sviliti e sbertucciati dall'avversario politico che non riconosce le nostre oneste ragioni e, se potesse, ci esilierebbe e i nostri beni espropriati o ci condannerebbe a morte – come è avvenuto all'Alighieri 'ghibellin fuggiasco'.

Perciò rassegnamoci ad ascoltare le invettive dei campioni di una parte politica e di quella avversa senza speranza di 'venirne fuori', di affermare una verità condivisa piuttosto di un'altra -e le appartenenze a questa fazione o a quell'altra sono un vero e proprio mistero di sinapsi neuroniche che si intrecciano nelle scatole craniche di ognuno e tutti in modi, a volte, davvero buffi ed esilaranti.

Come nel caso dei presenti e vivi 'berlusconiani', -dei quali davvero non si intendono i 'valori' di cui si dicono portabandiera, persi come sono nel bailamme di bunga-bunga e orge e l'immenso puttanaio di veline fatte ministre e/o consigliere comunali (o provinciali o regionali) che ha sostituito la sua pretesa azione di governo -ammesso e non concesso che ce ne sia stato una di diversa dall'attacco alle toghe che lo inquisiscono mascherato da 'riforma della giustizia'.

lunedì 7 febbraio 2011

fascisti di sinistra

fascisti di sinistra

'Fascisti di sinistra' è ossimoro azzardato quant'altri mai e il fatto che a dirlo ieri sia stato un tale che di cognome fa Capezzone -e il suo attributo più cogente e bonario e compassionevole è 'grantestadicazzo' e sia destinato a rendere invivibile il girone dantesco in cui si ritroverà in foltissima e fetidissima compagnia col Berluskaz in testa e grossi pali infitti dai diavoli in quel posto avvolti di filo spinato- certifica che l'espressione è stata coniata da quell'ufficio studi della fininvest dove i portavoce di Sua Prescrizione passano settimanalmente a ricevere la lista degli slogans più suggestivi e idioti da recitare in video e in voce nel corso dei telegiornali ad usum gonzorum.

Lasciamo perdere il fatto che la definizione di 'fascisti' nasce dai 'fasci di combattimento' ed è espressione storicamente irreversibile e mirata e datata quant'altre mai -e che sia una coglionata degna delle gran teste di legno dei forum di destra sposarla a sinistra sentendosi perfino intelligenti e arguti (Sic! Argh! Aiut! Voglio scendere!).

Il fatto è che il Capezza la indirizzava quale invettiva stroncante ai molti partecipanti al convegno di Milano dove Eco e Saviano dicevano la loro sull'attuale momento politico e sulla tragedia assoluta che vive il paese-italia affetto da stitichezza grave e che non riesce a espellere il suo enorme fardello intestinale.

E nessuna purga pare in grado di aiutarci in quel cruciale compito politico-scatologico e perfino quel malnato di Indro Montanelli (che oggi passa per essere uno di sinistra per i conflitti che ebbe col suo editore ultimo) la indovinò: dicendo Berlusconi una malattia dalla quale l'Italia sarebbe guarita subito dopo averlo provato quale vaccino già la prima volta che lo mandarono al governo.

E questi elettori-marziani, incapaci di cogliere la gravità del momento politico che viviamo sarebbero capaci di 'fare come in Thailandia' le camicie rosse che si barricarono nella piazza di Bangkok e sparsero trecento litri di sangue per le strade per affermare che il loro tycoon esiliato per corruzione e incompatibile con la democrazia doveva tornare a furor di popolo.

E il popolo e 'i numeri' che si invocano -Pdl più Lega- sono sotto il 40% nei sondaggi e solo una 'legge-porcata' garantisce ai marrani di lotta e di s-governo una maggioranza in parlamento, ma, tant'è, che ve lo dico a fare? Teste di cazzo siete e teste di cazzo rimarrete. Nel presente inferno del paese-Italia e nell'aldilà infernale cui siete destinati.

venerdì 4 febbraio 2011

anime morte e castighi

E' giusto e positivo quel che sta accadendo nel dibattito giornalistico e nel paese: che l'atto d'accusa contro un volgare puttaniere e 'ghe pensi mi' mentitore fino alla caricatura si trasferisca e investa la platea dei supporters, dei miserabili grandi elettori (e i piccoli) del Barabba – oggi aggrappato alla cadrega peggio di una cozza per il timore di non riuscire ad affossare fino all'ultimo dei processi che gli è riuscito di farsi prescrivere fino a qui e ora.

Perché è vero che in una democrazia rappresentativa mandare al governo un tale figuro sporco è stato atto di infamia politica mai sufficientemente stigmatizzato e ricoperto di giuste contumelie - e significativo e rappresentativo di un ceto sociale volgare, spudorato, compagnone al modo delle caserme dove 'parlare di gnocca' è verbo maggiore e ci si da di gomito e ci si fa l'occhiolino complice e ci si spalleggia tra 'vecchi' nel vessare e commettere le peggiori angherie sulle 'burbe' spaventate dello strapotere e dalle complicità coi vergognosi ufficiali di compagnia e reparto.

Così, tutto il dibattere che oggi si fa su puttane e giuda venduti per i famigerati trenta denari è a specchio di un paese che ha introiettato il messaggio del suo re di denari ed è persino più realista del suo re - e la via breve dell'aprire le cosce e fingere orgasmi e baciare e abbracciare un vecchio satiro dal culo flaccido e intriso di viagra al fine di averne candidature politiche e/o televisive e appartamenti e buste piene dei soldi sporchi del meretricio è diventata la sola via percorribile per i giovanotti palestrati che fanno ressa ai provini del 'grande fratello' e le aspiranti veline che riempiono le discoteche di tendenza.

E in televisione si grida al massacro mediatico, ma i botoli ringhiosi del re di denari -ripagati con posti di comando e potere nelle soprintendenze (Sgarbi, tanto per non fare nomi, ma solo i cognomi)- tacciono il loro mercimonio politico, le vergognose ragioni del loro appartenere (nel vero senso del verbo) al padrone di cui hanno assunto la latrante difesa già da tre lustri - e ancora lo ricordiamo sui video di canale cinque, subito dopo il telegiornale e prima di Beautiful, a latrare come un molosso, un velenoso, infernale minosse contro i 'giudici comunisti' e ci piace, in tanto inferno sociale e politico, impersonare la figura di un Virgilio che il latrare di Minosse non cura e passa oltre recitando gli alati versi: 'Non impedir lo suo fatale andare (…) Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole e più non dimandare'

E l'andare nostro metaforico di uomini e donne onesti/e incaricati da un misterioso disegno divino che permette il pieno dispiegarsi del Male di visitare e descrivere il presente inferno berlusconiano è quello di coloro che hanno la ferrea convinzione (senza la quale vi è la cieca disperazione e l'angoscia) che il Bene alfine sempre trionfa e Berlusconi e l'odiato berlusconismo del meretricio e della compravendita delle anime morte presto finiranno e comincerà il purgatorio per il popolo bue e ingenuo e illuso e la necessaria penitenza ed espiazione, ma almeno saremo 'usciti a riveder le stelle' dopo la penosissima visione delle pene e dei castighi mediatici inferti nelle presenti Malebolge alle anime comprate e vendute.

giovedì 3 febbraio 2011

beniamini, puttanieri, classe politica

L' AMACA
21 gennaio 2011 — pagina 40 sezione: COMMENTI

È una sensazione strana. È come se si dovessero capire daccapo, spiegare daccapo, cose che parevano assodate, condivise, perfino ovvie. Che, per esempio, prostituirsi per fare carriera è una cosa che accade, ma non è una cosa nobile, e non fa parte della libertà: fa parte delle antiche servitù dei poveri ("Le disgraziate si son vendute - per una cena, per un grembial", Canto degli sfruttati, fine Ottocento). Che doversi inchinare ai potenti capita, ma vantarsene con le amiche, e addirittura con i genitori, non è usanza, tra le umane e gli umani. Che un padre o una madre che incitano la figlia a sgomitare per raggiungere prima delle altre il letto del padrone non sono un buon padre e una buona madre, in nessuna epoca, a nessuna latitudine. Che l' amore gratuito ha più valore, più bellezza e infinitamente più potenza dell' amore a pagamento. Che esiste una differenza sostanziale, e percepibile anche dai semplici e dagli incolti, tra i gesti dignitosi e i gesti umilianti. Che il maschio anziano che compra la ragazza giovane merita pietà, ma mai ammirazione. Ecco, di queste e altre cose, nel paese Italia, in questo scorcio di tempo, sembra perduta ogni certezza. Non lo dico con rabbia o sconforto. Ne prendo atto, questo sì. E dunque: ripetiamo daccapo, tutti insieme, a partire dal rigo due: prostituirsi per fare carriera (eccetera eccetera). - MICHELE SERRA

martedì 1 febbraio 2011

accettare l'inaccettabile

31
gen
2011Accettare l’inaccettabile

Uno degli aspetti peggiori del berlusconismo è di aver abbassato la soglia morale per la vita pubblica al punto che azioni che avrebbero distrutto la carriera di qualsiasi politico in un altro contesto passano come se nulla fosse nell’Italia di oggi. Pensiamo al caso di Nicole Minetti, l’iginesta dentale/ex soubrette/consigliere regionale, che è una figura chiave dello scandalo Rubygate. La Minetti è indagata per il suo ruolo nella gestione dell’harem personale del primo ministro ed è accusata di aver procurato prostitute per Berlusconi e in particolare di induzione alla prostituzione minorile nel caso di Ruby, che aveva diciassette anni al momento del suo arresto. Ma passa quasi senza commento – se non qualche sorriso ironico – il fatto che Berlusconi abbia dato un seggio nel Consiglio Regionale della Lombardia – un posto che vale circa 120.000 euro all’anno – a una ragazza di 25 anni senza alcun’esperienza politica solo perché ha partecipato ai festini bunga bunga del premier e perché si occupava delle altre ragazze della vita notturna di Berlusconi. La giustizia italiana deciderà se si trattasse di prostituzione o no, ma il ruolo della Minetti nella vita di Berlusconi è molto chiaro. È lei che Berlusconi chiama con urgenza la notte dell’arresto di Ruby chiedendole di sottrarre la giovane marocchina dalle mani della giustizia italiana. (Altro particolare sconvolgente: Berlusconi viene informato dell’arresto durante una visita di Stato in Francia da una prostituta brasiliana. In un altro Paese, il fatto che una prostituta abbia il numero di telefono riservato del primo ministro l’avrebbe costretto alle dimissioni, ma in Italia è solo un dettaglio gustoso in un racconto più grande e lurido). Si sa dalle varie intercettazioni che la Minetti era presente ai festini del presidente: parla perfino del suo “culo flaccido”che evidentmente avrà visto e secondo vari testimoni fa lo spogliarello per il divertimento dell’imperatore. Ma non è grave, gravissimo, che una persona, per questi servizi, venga pagata non con i soldi dell’uomo più potente del paese ma con i soldi del contribuente? Stranamente, l’unica persona che sembra rendersi conto dell’importanza del fatto è un altro membro dell’harem, Barbara Faggioli, la quale al telefono con la Minetti, dice: “A lui gli fa comodo mettere te e me in Parlamento perché dice, bene me le sono levate dai coglioni, lo stipendio lo paga lo Stato”. La Minetti risponde: “Sì brava! Brava! Sì sì».
Dunque Berlusconi usa i soldi dei cittadini per pagarsi le ragazze, facendosi beffe di istituzioni apparentemente democratiche come il Consiglio Regionale della Lombardia e il Parlamento italiano. Ma rispetto all’induzione alla prostituzione minorile, questo sembra un fatto minore. Si rende accettabile l’inaccettabile.
In un altro paese, è impensabile che l’avvocato personale del primo ministro, che lo difende nei suoi processi penali, sia anche un membro del Parlamento che disegna leggi che potrebbero beneficiare il suo cliente più importante. Sarebbe ritenuto scandaloso che questo signore prenda tutti i mesi uno stipendio molto lauto dai contribuenti italiani ma in Parlamento rappresenti soprattutto gli interessi del suo cliente privato da cui il suo studio legale riceve molto, ma molto di più. Ma nell’universo berlusconiano – dove si comprano sentenze e si viene condannati per collusione con la mafia – questo sembra un fatto quasi irrelevante anche se, in realtà, è un esempio della distorsione totale della democrazia.

il blog di alexander stille