domenica 29 novembre 2009

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MILANO (Reuters) -
Respingendo ancora una volta le accuse di collegamenti con la mafia, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri ha sottolineato oggi la necessità di modificare la legge sui pentiti.


"Si dovrebbe modificare la legge sui pentiti (...) I pentiti vanno regolamentati: sono utili, sono una cosa giusta, ma vanno regolamentati (...). Com'è ammissibile che dopo 15 anni uno si alza e dice: 'Dell'Utri, Berlusconi...', perché quelle cose non le ha dette prima"? ha detto oggi il senatore Pdl intervistato nella trasmissione "In mezzo'ora" su RaiTre, parlando anche di "collegamenti precisi" tra pm di diverse procure che indagano su di lui.

Il nome di Dell'Utri -- già condannato in primo grado a Palermo a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa -- è stato citato dal pentito di mafia Gaspare Spatuzza che davanti ai magistrati di Firenze, in una serie di verbali a partire dall'estate del 2008, ha parlato di contatti fra i suoi capi e la politica.

Ieri il procuratore capo di Firenze ha smentito che il premier Silvio Berlusconi e Dell'Utri -- che oggi ha definito "assolute falsità" le dichiarazioni di Spatuzza -- siano indagati.

Grazie anche alle dichiarazioni del pentito, la procura di Firenze ha riaperto l'indagine, archiviata nel 1998, sulle stragi di mafia del 1993 -- l'attentato agli Uffizi a Firenze, le bombe a Roma e in via Palestro a Milano, il fallito attentato allo stadio Olimpico della capitale.

In particolare, in un verbale del giugno 2009 -- stralci del quale sono stati pubblicati in questi giorni da diversi quotidiani e sono stati confermati a Reuters da fonti giudiziarie -- il pentito racconta di un incontro con il suo capo, il boss condannato all'ergastolo Giuseppe Graviano, in un bar di via Veneto a Roma nel gennaio 1994, nel quale gli venne detto che "tutto è chiuso bene con i politici, abbiamo ottenuto quello che cercavamo" e che la loro controparte era rappresentata da Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri.

Oggi Dell'Utri ha detto anche che è in corso un attacco al patrimonio di Berlusconi affermando: "cercano di farlo ma non credo che ci riusciranno ma è un tentativo che stanno facendo".

A proposito della figura del presidente della Camera, Gianfranco Fini, Dell'Utri ha detto che "se cadesse Berlusconi, sarebbe la fine per tutti. Se cadesse sarebbe la fine anche per Fini. E Fini lo sa bene".

Fonte: http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE5AS07I20091129Aggiornato 12 ore faA Massimo, Ciro, Leo e altri 43 piace questo elemento.
Visualizza tutti i 48 commentiBerlusconi: ai processi vorrei esserci, ma sono “ legittimamente impedito”
Oggi alle 8.37
Berlusconi: ai processi vorrei esserci, ma sono “ legittimamente impedito”

di Mariafrancesca Ricciardulli

MILANO - È stato fissato per il 4 dicembre prossimo il processo nei confronti di Silvio Berlusconi, imputato a Milano per corruzione in atti giudiziari nell'ambito del cosiddetto caso Mills. Lo hanno stabilito questa mattina i giudici della decima Sezione penale del Tribunale di Milano presieduta da Nicoletta Gandus.

Il processo a carico di Berlusconi sarà però condotto da un collegio sempre della decima sezione penale ma diverso da quello che ha già condannato David Mills a quattro anni e sei mesi di carcere e proprio per questo incompatibile a esprimere qualsiasi giudizio sul premier, come previsto dalla procedura.

All'inizio del processo di primo grado Mills era imputato insieme a Berlusconi, il quale secondo l'accusa avrebbe 'comprato' il silenzio dell'avvocato inglese per le sue testimonianze reticenti nei processi milanesi sulle tangenti a GdF e All Iberian. Poi, per effetto dell'entrata in vigore del Lodo Alfano la posizione del premier è stata stralciata e sospesa e si è andati avanti con il solo Mills. Dopo la bocciatura da parte della Consulta della legge che sospendeva i processi per le quattro più alte cariche dello Stato, stamani il collegio che ha giudicato Mills si è dichiarato incompatibile ed è stato fissato un nuovo processo davanti a un nuovo collegio giudicante. Un collegio composto soltanto da giudici donna. Da quel che risulta, il processo, fissato per il prossimo 4 dicembre, verrà celebrato infatti davanti a Francesca Vitale (il presidente), Antonella Lai e Caterina Interlandi.

LEGITTIMO IMPEDIMENTO - Ma le premesse per la ripresa del processo nei confronti del premier fanno gia presagire quale potrà essere il suo corso e soprattutto il suo approdo. L'udienza fissata questa mattina quasi certamente salterà. Il legale del premier e deputato Pdl, Niccolò Ghedini ha infatti già annunciato che quel giorno ''il presidente del Consiglio è legittimamente impedito, perché ha Consiglio dei Ministri''. Il legale poi ha spiegato: ''Ci saremmo aspettati di trovarci già oggi di fronte al nuovo collegio in modo da concordare un minimo di calendario, ma con una procedura irrituale così non è stato. Vedremo in seguito come contemperare le esigenze dell'amministrazione della giustizia e quelle di chi ha il diritto e il dovere di governare. Per il processo Mediaset hanno fissato di li lunedì, qui pare che vogliano usare il venerdì''.
A sentire il suo avvocato tutto fa pensare che Berlusconi voglia fortemente partecipare ai processi che lo riguardano - Mills e diritti tv. Occorre soltanto concordare le udienze per trovare un equilibrio tra le esigenze istituzionali e quelle processuali! ''Nessuna volontà dilatoria'' - aveva d'altronde detto Ghedini il 16 novembre scorso quando il suo assistito non aveva potuto essere presente al processo sui diritti tv 'per colpa' del vertice Fao, facendo slittare il tutto di due mesi. È solo che tra novembre e dicembre ''gli impegni istituzionali non consentono'' al premier di avere alcuna ''giornata libera''.


http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=7706:berlusconi-ai-processi-vorrei-esserci-ma-sono-legittimamente-impedito&catid=93:giustizia&Itemid=292


Aggiornato 13 ore faA Monica, Massimo, Massimo e altri 75 piace questo elemento.
Visualizza tutti i 57 commentiSilvio, rimembri ancora... un po' di poesia
Oggi alle 7.25

Silvio, rimembri ancora quel tempo della tua vita immorale,
quando beltà splendea nei tuoi fondi neri e fuggitivi,
e tu, lieto e poco capelloso, il limitare del Quirinale salivi?
Tu pria che l'erbe ci rinverdisse il tempo
da novella elezion colpito e vinto
cadevi, o tenerello
e non pensavi al fior dei soldi tuoi,
non ti molceva la dolce Veronica,
né gli occhioni di Bondi, né di Fede
gli sguardi innammorati e servili,
né teco i compagnucci festaioli
più ragionavan in Arcòre;
ma rinasceva anche fra poco
la speranza mia dolce,
agli anni miei non negaro i fati la contentezza:
aha aha aha, come passato sei
caro imbroglione dell'età dei media,
mia sghignazzata icona.
Questo è quel mondo?
Questi sono i diletti, i quiz,
le canzon, i format, le opre pubbliche,
gli eventi, le libertà
onde cotanti promettesti allora?
Questa è la sorte di ogni imbonitor:
all'apparir del VERO, tu, misero, cadesti
e con la mano tenti ancora di aggrapparti a qualcosa, invano...

http://oknotizie.virgilio.it/info/619108985b7e1d66/silvio_rimembri_ancora_quel_tempo_della_tua_vita_immorale_quando_belta_splendea_nei_tuoi_fondi_neri_e_fuggitivi_e_tu_lieto_e_poco_capelloso_il_limitare_del_quirinale_salivi_.html

sabato 28 novembre 2009

l'odore dei soldi

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/mafia-10/resa-dei-conti-1/resa-dei-conti-1.html

metastasi

Di metastasi, alla fine del processo invasivo e di crescita patologica, si muore, ma il paese Italia sembra volerci dimostrare che la metastasi si può sostituire al corpo sano e può vivere: deforme, sgangherata, soggetta a mille collassi istituzionali, ma vive e il cancro primo, il cancro-motore sta bene infitto al centro del corpo invaso e ne determina gli sconquassi, i convulsi, ma lo tiene in vita in qualche modo.

E' dell'Italia berlusconiana che sto parlando e vi è facile dare nomi e cognomi alle singole parti della metafora e aggiornarvi al presente stato della crisi del paese.




Il cancro-berlusconi e cellule cancerogene associate si sostituisce al potere terzo, la magistratura e inverte il ciclo di una sana crescita istituzionale. I colpevoli sono i giudici che lo indagano non lui che delinque e, si dice, si mormora, sia colluso con la mafia e c'entri con le stragi - e la cosa non stupisce gli osservatori più avvertiti, dati i trascorsi di un Dell'Utri (già condannato): suo consigliere tra i maggiori e il primo a suggerirgli la 'discesa in campo' e la conquista dell'agone politico - e il Mangano primo stalliere in quel di Arcore.

Però, controbattono i giornalisti di casa-Berlusconi, è un'enormità pensare che abbia avuto ruolo nelle stragi di mafia - perchè lo dicono dei pentiti, gente cattiva e da non ascoltare - e mai difesa pare più efficace alle orecchie degli ipnotizzati televisivi e dei supporters dei fan-clubs 'meno male che Silvio c'è'.

Troppo enorme la cosa e bocche poco credibili quelle dei pentiti che 'cantano' a comando dei magistrati - così scrivono i Feltri e i Belpietri nei loro editoriali su giornali di famiglia.




Già. Sembrava cosa enorme anche il bacio di Andreotti al mafioso di turno ed è bastato gettare discredito sulla figura dei pentiti, dirli inaffidabili, perchè anche i riscontri incrociati e le altre 'prove indiziarie' non reggessero al confronto velenoso dell'aula - perchè i 'principi del foro', gli avvocati di grido sanno fare benissimo il loro mestiere e il fragile teatro della giustizia è un caleidoscopio nelle loro abili mani e coi cavilli riescono a mostrare una faccia tutta diversa e la verità dei fatti resta quasi sempre avvilita e negletta in un canto della storia patria.

Così si torna alla casella di partenza, come nel gioco dell'oca.

Abbiamo una verità troppo 'grossa', enorme, per essere creduta vera: Berlusconi mandante delle stragi di mafia e ci ritroviamo con un'altra area nera della nostra storia patria dove la verità non troverà strada, nessun sentiero di percorrenza, e si legherà coi nodi irresolti di tutti quegli altri spaventosi misteri delle stragi italiane (piazza Fontana, Brescia, Italicus,Itavia).




Chi lo diceva con amara ironia - fin dai tempi dei nostri nonni : 'Se devi delinquere fallo alla grande. Più grande è l'impresa delittuosa che metti in cantiere più avrai possibilità di farla franca e corrompere, comprare gli avvocati giusti e i difensori più abili a girare la frittata sui giornali?'




Sui giornali e sulla scena politica, aggiungiamo oggi. Perchè la metastasi-Berlusconi è arrivata al punto da ipotizzare l'estrema difesa a testuggine.

'Se i magistrati delle inchieste diranno che c'è la mia zampa nei fatti di mafia di cui alle indagini di Palermo vi dimetterete tutti e così obbligheremo Napolitano (il maledetto comunista) a sciogliere le camere.' - e il popolo delle partite iva e degli ipnotizzati televisivi affermerà ad urne aperte, a stragrande maggioranza, che il popolo è sovrano - anche se elegge alle cariche istituzionali fior di malfattori e Barabba notori e palesi.

Eccolo qui il corpo politico dell'Italia pieno di metastasi.

Eppure vive, ad onta del collasso del corpo sano, e sostituisce colle sue cellule malate le cellule di una sana democrazia di pesi e contrappesi e rispetti istituzionali.

Scrive un osservatore che sarà l'Europa a dirsi schifata di questo corpo politico malato e che non potrà darsi una nostra permanenza dignitosa in Europa se le attuali voci e accuse di collusione mafiosa troveranno corposi e credibili riscontri. Ne dubito.

Temo che l'Europa conviverà con la malattia-Italia e, forse, la metastasi dei capitali sporchi di mafia e camorra riciclati dalle banche e dalle grandi imprese europee dilagherà anche in quel suo corpaccione fragile e poco difeso dai governi nazionali con regole severe e una magistratura efficiente e capace di indagare.

Si salvi chi può.

venerdì 27 novembre 2009

lotta duva senza fattuva


Rivendico la primazia. Non è stato Berlusconi il primo a evocare scenari da guerra civile, bensì il sottoscritto e molto tempo fa - praticamente dal tempo della sua elezione a patriarca-satrapo e dominus corruttore della politica italiana a larga base di servi, cani da guardia dal latrato facile e giornalisti-maggiordomi.
Per primo ho evocato lo scenario degli Hutu e dei Tutsi - metafora fino a un certo punto perchè oggi il capo-Hutu Berlusconi lancia 'apertis verbis' l'appello alle sue partite iva e le invita ad armarsi di temperino svizzero e ad uscire dalle case e lo slogan più ripetuto per le strade dalle vetrine luccicanti sarà, verosimilmente, 'lotta duva senza fattuva!', - gridato con urletti da x-factor da giovani imprenditrici elegantissime in completo Armani e/o Valentino e attempati commercialisti in gessato e scarpe di vernice con codazzo di 'ole' di aspiranti veline e commercianti di san marino che intonano l'inno 'meno male che Silvio c'è' allegramente sculettanti.
La lotta di classe ai tempi di Berlusconi - ogni epoca ha la farsa che si merita.

La mia metafora sugli Hutu e i Tutsi - che oggi si invera negli auspici idioti del capo del governo - si basa, in verità, su un assunto rovesciato rispetto a quello che usa il capo-Hutu italiano e cioè che l'eventuale guerra civile avrà il suo fulcro nell'ostinazione tutta italiana a premiare elettoralmente i peggiori Barabba: da Andreotti a Craxi e finalmente a Berlusconi - suo epigono tragico perchè animato da spirito di vendetta e rivalsa sopra la magistratura indicata alle sue truppe d'assalto come 'complottarda' e 'comunista' invece che come potere terzo dello stato con compiti di vigilanza sul rispetto delle leggi e sui crimini che si commettono e i reati.

E la quantità di reati e crimini commessi dal signor Berlusconi Silvio - a giudicare dalle inchieste presto prescritte a colpi di leggi ad personam e di avvocati personali arruolati in parlamento per scrivere i commi e i lemmi anti costituzionali - sono davvero una quantità impressionante: pari alla quantità di ricchezza che il tragico/ridicolo Re di Denari ha accumulato in flagranza di amicizie 'particolari' e corruzioni interpartitiche ai tempi di Tangentopoli e molto prima.
Si veda e si legga (sono molti i libri in proposito in libreria - a cominciare da 'I cavalli di Caligola' e 'L'odore dei soldi') la cronistoria ragionata della sua irresistibile ascesa fin dai tempi di Milano 1/2/3 e degli uffici e assessorati milanesi compiacenti dove sedevano i 'socialisti' craxiani.

Forse non scenderà nessuno per strada con i temperini svizzeri sguainati, forse finirà come con le famigerate 'ronde' che una legge stupida ha istituito ma che non trova adepti serali perchè, scrivono i giornali, gli italiani amano di più starsene a casa e guardare il 'grande fratello' e fare la pizza e cuocere gli spaghetti e lasciano al satrapo, al capo Hutu, il compito di gridare 'al lupo, al lupo' e invocare il cinematografico 'Armiamoci e partite!'.
In piazza, intanto, ci vanno gli operai dell'Alcoa con la fabbrica in chiusura e sarà interessante comparare gli slogans e chissà che i cortei dei 'lotta duva senza fattuva' e dei 'salviamo Silvio dai giudici comunisti' non s'incontrino con quelli delle fabbriche che chiudono con simpatici effetti sinergici e caleidoscopici.
La lotta di classe ai tempi del Berlusconi.

giovedì 26 novembre 2009

giocare col vento


11/102009

Giocare col vento

E' un fine settimana di gran sole e caldo, un'estate che non sa morire e la spiaggia di riempie di gente che cammina col cane, che legge o corre. E' un luogo di giochi e di terapie questo lembo di terra sabbiosa lambita dall'onda e se l'oceano non consente più i bagni ci sono le corse sulla sabbia bagnata ed elastica e si gioca col vento: acquiloni di piccola e media taglia, coloratissimi, e vele che trascinano le tavole dei surfers velocissime poco oltre la linea di battigia.
L'Atlantico si ritira lento al mattino mostrando al sole chiaro la vita subacquea dei molluschi che si possono predare liberamente, in quantità moderata e rimettendo a posto una ad una le pietre che si sollevano, - come invitano a fare i cartelloni gialli affissi dalla municipalità che raccontano tutto di ogni mollusco che ci vive nascosto e della fragilità del generoso ecosistema.
E ci sono anche i corridori su ruote: ragazzi che fanno a gara come sulle bighe tra chi sfrutta meglio il vento e la vela e se la scambiano per mostrare all'altro che è la perizia individuale a fare la differenza. E i bambini gridano eccitati e i cani inseguono i corridori abbaiando: un'allegria di vita che il crepuscolo inghiotte ed è subito notte e il lunedì che segue è nuovamente lo spazio vuoto di sabbia e acqua e solitudini di gabbiani che stridono e aironi silenziosi che studiano i passi lentissimi e affondano il becco.

E lungo le strade interne di questo paese tornato deserto sfilano le villette rosa o bianco-celeste coi nomi teneri e sciocchi: 'Alcyone', 'tante Aline', 'villa Ludmilla' e la 'mairie' in stile 'Renaissance' come il palazzo della posta e il Casinò - tanto perchè sia ricordata la trascorsa 'grandeur' che oggi è rimpiazzata dalla fierezza di essere 'il primo paese agricolo d'Europa' come ricordano i telegiornali che continuano a parlare della crisi latto-casearia e danno la colpa all'euro e alle politiche comunitarie e se la mucca piange il governo non ride e il ministro dell'agricoltura passa da un telegiornale all'altro per tutti rassicurare e tutto promettere.
Il ruolo della politica ridotta a fragile consolazione e bugia e pazienza se i problemi restano e marciscono e le 'fermes' chiudono una ad una e si riduce clamorosamente la quantità degli ettari coltivati.

lunedì 23 novembre 2009

il cu.lo di sacco del Male

La bella voce calda da nonno amorevole e protettivo di Deaglio, stamattina a Prima Pagina, ci racconta che oggi è una giornata da brividi per la somma di Male che impazza sul Pianeta Terra. Caduto un aereo a Pisa, consiglio di guerra negli States per decidere l'invio di nuovi soldati sul fronte di guerra, massacro pre elettorale nelle Filippine, Stefano Cucchi letteralmente massacrato di botte come rivela la seconda autopsia e la prima lo taceva, El Nino che torna a farci provare i brividi per le catastrofi annunciate della meteorologia più una mezza dozzina di altre bazzecole catastrofiche sullo stesso tenore.
La situazione politica non è buona, cari lettori e quella sociale non è da meno; lo cantava Celentano tempo fa e mi venivano i brividi quando aggiungeva che anche quella di sua sorella non è buona perchè era predittivo nei confronti di mia sorella che, in effetti, navigava in cattivissime acque e tuttora non vede vie di uscita per la sua azienda in crisi.
Decisi di non ascoltare più quella canzone e toccarmi di sotto e il conforto è che, se 'tutto va mal madama la marchesa', è vero anche che non andava meglio prima.

La lotta tra Bene e Male connota il pianeta Terra fin dai tempi in cui gli è capitato di infilarsi in quel culo di sacco gravitazionale che ci raccontano i teorici della fisica quantistica e da allora la rotta non si è invertita e nessun Capitano Spaziale ha saputo prendere in mano la barra e portarci fuori dalle acque cosmiche tempestose.
Le religioni la raccontano diversamente: coi loro simboli e dei-mostri delle Origini. Oppure colla storiella buffa del Libero Arbitrio - in virtù del quale ci piace di più e siamo liberi di rotolarci nel lezzo del Male e delle escort nei lettoni di Putin e degli orribili trans colle poppe da femmina e il palo maschile sul davanti per gli usi diversi e trascuriamo di ascendere su per la Scala al Fattore della aerea Virtù avvolti nelle musiche celestiali delle Alte Sfere.
Una lotta titanica, come vedete, che dura fin dalla Preistoria e ci appassiona e ci divide tra destri e sinistri (un tempo i Neanderthal e i Sapiens): soldati diabolici gli uni - con a capo Il Satanasso-ridens che si appresta a 'parlare agli italiani' sui suoi casi giudiziari (e sai lo sconquasso mediatico) e angelici gli altri, ma destinati a soccombere finchè durerà il regno di Satana e della Geenna e le partite iva continueranno ad evadere e pretendere di dettare le loro leggi asfittiche e nefaste al resto degli italiani e degli europei.

Nulla di nuovo sul fronte occidentale, vien da dire, se non fosse che anche quello orientale ci racconta di tregende e tragedie annunciate anche maggiori e la globalizzazione unifica i due fronti in un crescendo di titaniche cose catastrofiche.
Fino al 2012, dicono. Poi saran co(a)zzi astrali diversi, - quali ci raccontano le leggende delle Origini dei popoli Maya.
La situazione politica non è buona, ne convengo. Tocchiamoci insistentemente di sotto, cari lettori, e leviamo gli occhi al Cielo. E' da lì che tutto discende, se non impariamo ad ascendere.

domenica 22 novembre 2009

non lo siamo (stati) un po' tutti?

...zi, intendo. O p.... di m.... . Qualcuno di noi è esente dal peccato? Mai una volta nella vita vi sono uscite di bocca le scatologiche cose che fanno un litigio duro tra coniugi o uno scontro verbale 'forte' tra forumers di opposte idee politiche? Beh, sono sicuro che se il vostro super-io ha saputo tenere ben strette le briglie, i meandri neuronali, invece, lo ripetevano in libertà fino all'estenuazione coinvolgendo perfino gli ascendenti e i discendenti fino alla settima generazione.
E' quello che scrive Sansonetti oggi, recensendo gli sviluppi dell'inedita vicenda 'istituzionale' che ha fatto esplodere nell'agone politico la parola '....zo' come un petardo o, forse, è dire meglio, come una ......gia.
E già era risuonata e aveva avuto eco di valanga quell'altra - rivolta a una platea di svariati milioni di persone '......ni!' : gettata in faccia agli elettori dello schieramento politico avverso dall'ineffabile ed esimio pres. del cons. dei ministri di questa sgangherata repubblica delle banane.
Ultimo aggiunto: il nano Brunetta, epigono ridicolo e compulsivo di una tregenda lessicale da trivio e da baraccone.
Questi destri e postfascisti hanno un coraggio da leoni, non c'è che dire. Osano dove neanche le aquile. E volano alti, altissimi e neanche lo zimbello europeo basta a contenerli, arginare la loro furia, il loro canto libero, l'inno poetico che gli sgorga irresistibile dalle magne anime.
Vedi Sgarbi: il torrente in piena, l'antesignano e il portabandiera di questi avanguardisti del lessico bellico - tanto da meritarsi a suo tempo il posto di ministro della cultura per meriti dimostrati nel latrare contro le toghe rosse per conto del padrone.

Se, però, la satira di sinistra si fa tromba ed eco di queste loro magnifiche cose, apriti cielo! e giù gli interrogativi filosofici su 'cos'è satira' e cosa non lo è e se è lecito 'offendere' il pres. del cons e i suoi ministri e supporters sub veste satirica oppure no e 'cosa ne penseranno all'estero di questa mancanza di rispetto verso gli uomini delle istituzioni e, per riflesso, del paese Italia'.
Interrogativi filosofici destinati al limbo italico perchè altrove, di là delle Alpi e dell'Atlantico, la satira spazia su tutto ed è anagramma di 'risata' e perfino nelle corti dei principi dispotici si ammetteva il nano ridanciano e caustico - salvo mandarlo a morte o appenderlo a naso insù quando l'umore del principe era nero o navigava in cattive acque politiche.

Dice Sansonetti che il Fini ha sdoganato un sostantivo che già gli era aleggiato nel cranio di rendere pubblico e solido a proposito delle dichiarazioni di un tale: una maschera politica da baraccone, da tre palle un soldo, che aveva spernacchiato le sue tragiche frasi a proposito di Stefano Cucchi e delle ragioni della sua orribile morte.
Sarebbe stato ben fatto e, forse, più cogente e giustificato di quest'apparizione anomala nel cielo politico dello '....zo' detto dal Fini e seguito a ruota dalla '.....ata' del Calderoli.
E i nostri 'extracomunitari' si tengono la pancia e in famiglia ne ridono di quest'ennesimo 'reality' offerto dalla politica italica all'Europa tutta.
Il prossimo slogan elettorale sarà 'più ....zi e .....oni per tutti!', forse, chissà.
La politica delle stelle filanti e delle mille mirabilie. 'Cara Italia, amate sponde...'

sabato 21 novembre 2009

leggendari inferni e impalazioni

Non riesco a entrare in sintonia con certe vite e persone e se ascolto le notizie di stamattina che vengono dalla capitale mi viene in mente la Riforma protestante e, secoli prima, la protesta dei monaci 'poverelli', le sette poveristiche che additavano la Bestia immonda nella Curia papale dedita ai lussi e alle lussurie.
E la reazione bestiale e immonda e violentissima che ne seguì: i fuochi delle pire che bruciavano gli eretici, le crociate contro i 'puri', i 'cataroi', la Controriforma alleata ai Principi e ai Re che provava ad annichilire le voci del dissenso e dello sdegno dei veri fedeli contro l'Anticristo seduto sullo scranno di Pietro.
Che c'entra la Chiesa, vi chiederete.

Wilma Montesi, Emanuela Orlandi, la trans Brenda. Di ogni erba un fascio?
Forse si. Forse Roma è la confluenza di immaginifiche perversioni, il luogo della Tenebra e del Peccato, la Caput mundi della miseria morale, forse non è solo 'ladrona', - come la vogliono i leghisti che hanno occupato l'immaginario collettivo con quel loro slogan 'poveristico' e un po' stupido -, ma anche 'sporcacciona', 'immonda', 'corruttrice'.

Perchè queste storie di potere e di sesso immondi sgomentano noi provinciali bigotti e ci immaginiamo le figurazioni dei Savonarola e gli Inferni che raffiguravano dai pulpiti: Diavoli cornuti con corpi femminili e lunghi peni impalatorii affondati nei corpi sofferenti dei peccatori e tutte le spaventose schifezze delle prediche di predicatori che 'venivano da fuori' quando facevamo gli esercizi spirituali in collegio e dicevano le 'cose forti' che i preti nostri non dicevano per tema di esagerare, di provocarci incubi notturni - e ancora non usava il colloquio coi genitori che, per certo, come fanno oggi, avrebbero raccomandato di 'non andarci pesante' con quelle fantasie dell'aldilà della Punizione dei Vizi.

E' tutto questo che mi viene in mente quando ascolto la storia infame dei 'trans' che si vendono agli schifosi del potere e del vizio e muoiono e vengono bruciati e il loro inferno diventa il nostro perchè non sappiamo immaginare un mondo di 'puri', di nuovi 'cataroi' che sanno percorrere le strade della virtù, pellegrini che riempiono le strade che menano a Santiago di Compostela invece che Roma Ladrona e Sporcacciona.

Leggende, certo, e leggendari Inferni che ci fanno riflettere sui presenti inferni che viviamo.

giovedì 19 novembre 2009

strani segni e ammiccamenti (il mondo non è sogno)

Era un mondo complicato quello di fuori. Avevo quattordici anni compiuti da poco ed ero uscito da un collegio lungo tutto i dieci precedenti e notavo che 'fuori' vigevano norme e comportamenti strani e diversi tutti da interpretare.
Passai l'estate tra la bottega di frutta e verdura di mio padre e la casa di mia zia e delle mie cugine. Le seguivo a domeniche alterne su ordine di mio zio e mia zia : dubitosi che i fidanzati non si prendessero troppa libertà e i due pedinati mi pagavano un gelato e mi dicevano di andare a farmi una passeggiata e di tornare dopo un paio d'ore.
'Tutto bene' rispondevo quando mi si interrogava. Un mondo complicato.

L'inverno del mio scontento mi alzavo prestissimo. Il treno era alla 5.50, destinazione Padova, e c'era da aspettare in un baretto costruito su un'ansa di un ponte perchè il primo autobus per Abano passava dopo 40 minuti. I miei compagni prendevano un 'macchiato' e gettonavano i ' Beatles' e si dimenavano al ritmo di quella strana musica e si davano pacche sulle spalle e ammiccavano all'indirizzo dei due banconieri conosciuti come 'i due Charles' dal nome che avevano dato al locale.
Uno era Ray Charles, ci avevano spiegato, e l'altro Charles Heston e cosa avessero in comune lo seppi dai miei compagni - dal momento che uno aveva il suo bel daffare coi dieci comandamenti e col sollevamento delle acque marine l'altro era di pelle nera e cieco e scriveva canzoni gradevoli a udirsi e ben ritmate.
Il trait d'union era che erano due maschi, mi disse Claudio, il mio compagno di banco, e ammiccava e io facevo finta di aver capito.

In realtà i banconieri detti ' i Charles' al plurale si chiamavano Leandro e Renato e quando parlavano di loro i miei compagni fuori dal bar si toccavano il lobo dell'orecchio e ammiccavano a loro volta non visti e ridevano e solo molto più tardi avrei saputo che quel gesto si riferiva a una perversione sessuale di maschi che se la facevano con dei pari sesso e la cosa - per me che uscivo da preti e suore - mi parve un'enormità da celarsi e non presi più il cappuccino in quel bar dicendo che avevo già fatto colazione.
Cosa c'entrasse il lobo dell'orecchio e perchè venissero detti 'recchioni' non osai chiederlo.

Poi c'era un tale che passava sempre a quell'ora del mattino sulle strisce pedonali coi pattini che gli stringevano le suole e a noi che stavamo di fronte dall'altro lato della strada faceva il saluto militare e ci guardava fisso non appena compariva il verde del semoforo.
Sarà 'recchione' anche lui, mi dicevo, ma, forse, era solo un modo di far intendere che lui teneva la destra perchè gli dessimo strada e il problema era che non avevamo segni comuni e noi, in risposta, gli facevamo il gesto del martelletto coll'indice che batteva sulla tempia.
Strani segni e ammiccamenti di un mondo che mi pareva la continuazione dei miei molti sogni interrotti dalla sveglia assassina e anche quella ragazza di Treviso che mi piaceva 'un casino' (così imparai che si diceva) e fumava e un giorno si appaiò a me e a un tal Leandro per una passeggiata (un altro Leandro: si vede che a Padova abbondavano).
Era uno di ben quattro anni più 'vecchio' di noi ed era stato respinto da altre due scuole e andammo tutti e tre insieme in un bar nella pausa pranzo e lei e il Leandro si lanciavano strane occhiate e frasi criptiche e ridevano e parlavano di mutande.
Lei gli diceva di non indossarle e rideva e lo sfidava a guardare di sotto al tavolo e mi venne voglia di farlo io al suo posto, ma capii che non si faceva, che era un gioco di azzardo e i due, qualche giorno dopo già si davano la mano e si erano 'messi insieme', come si diceva e mi dispiacque perchè al suo posto avrei voluto esserci io e verificare quella cosa delle mutande che non le servivano.

La vita non è sogno, ci raccontava la prof di italiano - parlando di letteratura di tutto il mondo e dei principali fatti di cronaca che lei correlava - e il preside, si seppe più tardi, la rimproverava perchè non si atteneva al programma scolastico di base tagliato via con l'accetta e faceva troppi voli pindarici per dei ragazzi/e destinati al mondo del lavoro già nel corso del triennio, ma io la amavo, letteralmente, e non mi perdevo una sua parola e mi lodava per i miei temi (un po' troppo 'sognanti' diceva) ed era sempre vestita elegante e mi piacevano i suoi sorrisi e le sue gambe lunghe inguainate nelle calze di 'nailon' - così dicevamo e ci pareva già di parlare l'inglese... (segue)

isole litoranee e cristi straordinari



Il viaggio novembrino tra Venezia e Chioggia via laguna è un'avventura di piatti paesaggi grigi e linee dell'orizzonte che scompaiono e il viaggiatore le scambia colle isole litoranee o con quei segmenti di pali misti a reti con sopra ognuno un gabbiano che danno vita grafica al paesaggio lagunare in bianco e nero.
E poi ti inghiotte la nebbia assassina e inghiotte perfino le parole di chi ti viaggia allato e solo il vaporetto stracolmo dice di una realtà di vita e relazioni cittadine tra Malamocco, Pellestrina e l'antica Clodia che fatica a disegnarsi sulla linea dell'orizzonte colle sue case veneziane caratteristiche .
Eppur si muovono queste genti isolane, - di isole profonde cento metri e forse meno in certi punti e le misuri a spanne di sguardi lungo i canali che le attraversano sghembi, ma sono lunghe km e km colle loro basse dune di sabbia e il cemento degli argini e la pietra d'Istria delle dighe che hanno eretto gli isolani lungo i secoli a fronteggiare la rare mareggiate catastrofiche.

E' giorno di mercato a Chioggia e ci torno per via di un'impressione forte che ho avuto un pomeriggio dell'anno scorso al seguito di un coro e di un concerto che si tenne nella chiesa di san Domenico.
Entro ('..e ti trovo un pieno di soldati', scriveva il Giusti ai tempi suoi 'come sarebbe boemi e croati / messi qui nella vigna a far da pali...') e c'è, invece, un assoluto silenzio, ma, come mi avvicino all'altare, mi appare allato uno strano essere basso e nero nella sua giacca a vento che lo riscalda e ferma con gesto imperioso la mia tranquilla avanzata verso l'altare.
E' un sequestro di persona, una violenza verbale improvvisa che mi stupisce e mi allarma, ma poi, poco a poco, mi affascina, mi incanta, mi persuade. Lo strano gnomo parla e parla: costruisce il suo teatro ciceroniano con una sapienza di dati e nomi ed eventi storici e leggendari meritevole di un palcoscenico, di un teatro e lui solo sul proscenio illuminato da un occhio di bue che cresce di statura ad ogni frase e ammalia le folle ignoranti e le apostrofa senza tema di offendere la sensibilità dell'interlocutore.
Già, perchè lo gnomo intercala alle sue dotte esposizioni storiche e leggendarie frasi rabbiose, offensive ( e che sembrano dirette a te che lo guardi e ascolti stupito) tipo:
'Vengono qui con la cacca nella testa, pretensiosi e sprezzanti e pretendono di affermare la supremazia di Venezia, ma è l'antica Clodia che venne distrutta tre volte per difendere la Serenissima dai suoi nemici.' e giù un profluvio di dati e citazioni e mi trascina in sacrestia e mi mostra i sacri testi di storia e le dispense delle università che certificano il suo dire impavido e rabbioso.
E poi vescovi clodiensi in ogni dove e viaggiatori e navigatori impavidi della sua città che, primi e misconosciuti, scoprirono le Molucche e anche un'autodifesa dall'accusa di 'campanilismo' che qualcuno gli deve aver rivolto infastidito dalla sua aggressività:
'Perchè la verità della storia non è difesa di un campanile', afferma. Chapeau!

Infine mi trascina sotto al Cristo gotico, leggendario e straordinario, e mi ordina di spostarmi a destra e a sinistra per farmi capire dove sta il miracolo di quella sua espressione dura e misericordiosa, miracolosa, in ogni caso, per chi ha fede.
Un Cristo indicibile, legnoso e umanissimo, pur se appeso sulla croce che lo consacra ' divino' e che ha galleggiato indenne sul mare in tempesta e oggi sta appiccato all'albero della vita e sopra la sua croce/albero della vita incombe un pellicano che, si dice, si racconta, è uccello capace di strapparsi lembi sanguinolenti di carne col becco per darla ai suoi pargoli, se non trova cibo.
Simbologie animali che già l'induismo consegnava in gran copia ai suoi templi e ai fedeli.
Lo seguo docile per ogni dove della chiesa che padroneggia come un signorotto il suo castello: gnomo facondo e aggressivo e, purtuttavia, affascinante per la sua sapienza e il suo 'saper dare nome alle cose' e agli eventi della storia con la precisione di uno storico che ti zittisce e ti convince.
E' perfino eretico quando indica un quadro che sta sul fondo, vicino all'ingresso, e precisa che si tratta della raffigurazione della 'maledetta crociata' che la Chiesa ha 'vergognosamente' lanciato contro i Catari di Albi sterminandoli.
Dire e dare nomi precisi e precisione agli eventi e alle citazioni alla Storia: mille di questi gnomi ci vorrebbero per sacrestani e ciceroni improvvisati.
Mille di queste fascinazioni di una giornata nebbiosa in quel dell'antichissima Clodia.

mercoledì 18 novembre 2009

coazione a ripetere

Coazione a ripetere, si chiama. Quella che, ad ogni giorno nuovo, ci spinge a ri-dire, per l'ennesima volta, le stesse sciocchezze, le stesse parole prive di senso, lo stesso leit motiv frustrante e idiota che si pronuncia sui video televisivi e nei telegiornali e avvilenti dibattiti in rete e sulle televisioni.
'Si va alle elezioni se la maggioranza non è coesa.' Arrida'ie.
E uno che viene da fuori - visto che a pronunciarle è la seconda carica dello Stato - pensa a una fibrillazione politica normale, uguale a quella che capita nel suo e in altri paesi e invece no.

Trattasi di un 'avvertimento', di un 'attacco' che lo Schifani (nomen omen) ha portato lancia in resta contro la 'seconda carica dello Stato' in nome e per conto del suo datore di lavoro perchè la smettesse di dire le sensate cose che il Fini va dicendo ovunque lo intervistano: dall'Annunziata e da Fazio, per dirne due.
E cioè che non si fanno leggi ad personam bensì che valgano per tutti i cittadini (come recita la Costituzione e come gli hanno detto a muso duro i giudici della Consulta) e che chiunque (chiunque!!!) abbia pendenze giudiziarie deve andare nelle aule competenti e sbrogliarsi i suoi casi criminali pregressi e dimostrare ai suoi giudici e ai cittadini tutti che l'accusa è falsa e lui innocente.

Questo in un paese normale. Ma qui da noi, invece, vale il 'chi non è con me è contro di me' e il 'muoia Sansone con tutti i Filistei' - e verrebbe da dire filibustieri perchè 'filibustering' è il genere di azione che viene posta in essere da tutti i vergognosi 'portavoce' e 'reggipalle' e 'stenditappetino' del Padrone di Denari che ha fatto carne di porco dell'idea di una giustizia giusta e di giudici terzi perchè, da quando è sceso nell'agone politico, tutti i giudici che non sono con lui e non lo mandano assolto in primo grado sono comunisti e complottano per sbalzarlo di sella.

Qualcosa di distorto - giunti a questo punto della marcia e putrefatta questione - dovrebbe apparire anche nelle menti e nei cuori di tutti coloro che l'hanno votato perchè è 'l'uomo del fare'.
Fare cosa? Buttare giù le istituzioni della Repubblica perchè deve 'salvarsi il c...' scappando dai processi con le scuse più ridicole ('ho la Fao da presiedere e il mese prossimo ho quell'altro impegno istituzionale e non posso essere in aula')?
E' questo il suo fare principale e 'se non mi mandate assolto per via di legge ad personam e non mi dichiarate impunibile e impunito io butto giù le colonne del tempio e tutti a casa.'

Beh, amati concittadini, se si va ad elezioni nuove e dovessimo ritrovarci ancora con questa marcia questione tra gli zebedei sapete bene dove vi invito ad infilarvela la matita copiativa.
Perchè il popolo sarà anche sovrano, ma un minimo di decenza e qualche nozione di educazione civica su che cos'è vera democrazia e quali i pesi e i contrappesi istituzionali e i poteri terzi dovreste averla mandata a memoria e saper trarne le dovute conclusioni.

martedì 17 novembre 2009

Vandea

07/10/2009 Vandea

Il 'Marais' è una vasto territorio piatto e, naturalmente, agricolo strappato all'Atlantico e si dà il caso, come a Niort, di cittadine che danno nome 'del porto' a una piazza pur se situate a 70 km in linea d'aria dalla costa atlantica e non se ne sente più l'odore di salsedine. Rimembranze storiche di paesaggi che mutano nei secoli.
Vi sono diversi 'marais' secondo la maggiore o minore vicinanza dell'oceano che li ha partoriti.
Il Marais Poitevin è, da secoli, una pianura attraversata da molti canali paludosi ricchi di rane e anguille - che vi servono arroste o fritte nei ristorantini piazzati a ridosso di storiche abbazie delle quali non restano che le mure perimetrali e i portali romanici in gran parte ricostruiti.
Non è un paesaggio di grande 'charme' - come si pubblicizzano gi indigeni - almeno per me che vivo da sempre in un paesaggio lagunare e di piatte barene e canali e la linea dell'orizzonte che unisce cielo e mare e li confonde in certe ore del giorno coi mutevoli colori a specchio.
Un tempo il piatto paesaggio agricolo era fitto di foreste - oggi sono ridotte a macchie sparse di querce e castagni - e tra quelle foreste si combattè una guerra 'di classe' sanguinosissima tra i 'bleues' fedeli agli aristocratici e al basso clero e i 'poignards' arruolati dai 'citoyens' parigini portatori del verbo rivoluzionario.
Una vera guerra, con agguati e battaglie campali, inizialmente vinta dai 'bleues' aristocratici, ma persa, infine, e a cui seguirono mattanze e bagni di sangue e chiese  bruciate e castelli abbattuti e deportazioni e carcere e ghigliottina. E i preti pugnaci e sovversivi trattati alla stregua dei prigionieri comuni o peggio perché erano accusati di infiammare gli animi e ispirare la rivolta dei fedeli contadini.
E tutto ciò faceva seguito alle guerre di religione e alle persecuzioni dei protestanti che si presero le loro vendette e ne conseguì una diaspora di questi e di quelli verso le Americhe e la fondazione delle colonie nel Quebec.
Tempi di 'pietà l'è morta' in cui la religione era motivo di odio reciproco invece che di amore e 'fratellanza' - che viaggiava, invece, sulle insegne dei rivoluzionari vittoriosi insieme a libertà ed eguaglianza.
Resta l'incognita del perché in questa regione di rane e anguille e paludi salmastre le parole d'ordine della rivoluzione non abbiano trovato seguito e consenso di popolo bensì radicale opposizione e perfino esaltata militanza e fede fino al martirio nei confronti degli aristocratici. Stoltezza di fedeli succubi al verbo religioso? Speciali condizioni di vita e di privilegio concesse da aristocratici illuminati ai loro contadini? Difficile crederlo, in tempi di feudalità e tasse inique.
Resta il fatto che è dalle città delle evidenti miserie urbane che è scaturita la scintilla e il fuoco alto della rivolta e del verbo rivoluzionario. Parigi e Pietroburgo: 'morte al re' e 'abbasso lo zar'.
Oh, ca ira! ca ira! ca ira! e la sala della Pallacorda e quella della Convenzione e, due secoli più tardi, la convocazione dei Soviet operai e contadini.

I 'marais' oggi si mostrano vuoti a perdita d'occhio e solo grumi di mucche e qualche cavallo al pascolo li abitano e le casette colorate degli 'ostricari' lungo i canali e uccelli marini e gli aironi bianchi e cinerini. Solitudini e silenzi riempiti dal vento che soffia costante e un'idea di abbandono che stringe il cuore. No davvero, non sono questi i miei paesaggi del cuore.

lunedì 16 novembre 2009

quel gatto soriano del mio sindaco

Ho incrociato il sindaco sotto casa. Stava al telefono, placido, con quella sua aria da gatto soriano annoiato e tutt'intorno alla stretta calle folta di turisti e cittadini si fiondavano i corridori di quest'ennesima idiozia del postmoderno che è la gara internazionale di 'orienteering'.
Se qualcuno ha niente da fare nel mondo lo viene a fare a Venezia, maledizione.
Confesso che il pensiero malandrino mi ha attraversato la mente: 'Bocciatemi il sindaco, vi prego, buttatelo giù come un birillo.', ho pensato. 'Dimostratemi che la Provvidenza esiste.' e invano ho provato a respingere il pensiero negativo, a negargli leggittimità neuronale perchè, lungo il tragitto della mia passeggiata quotidiana, avevo incontrato anziani che raccomandavano ai marcantoni nordici lanciati in folle corsa di stoppare, rallentare, fare attenzione. Macchè.
Vuoi perchè non capiscono la lingua, vuoi perchè devono raggiungere il traguardo entro un certo lasso di tempo quelli correvano come bolidi e neanche un cicalino che annunciasse il loro incombere assassino, un clacson, un 'oheee!' : come quei gondolieri che vanno 'premando' o 'stagando' sui canali, ma almeno si annunciano, perdio!!!

Venezia è città di sperimentazioni estreme. Calli strette, strettissimee una quantità di gente per km/quadro che nessun'altra città si sogna e quei burloni di amministratori cittadini (che ci costano un patrimonio e rendono un nichelino bucato in termini di buona ammnistrazione) ci organizzano una gara di corsa ad altissimo rischio di cozzo e frattura del femore - e forse dovrebbero arruolare anche quei neri sudanesi-venditori di borse taroccate in sempiterna fuga dalle forze dell'ordine che, di quando in quando, mandano al pronto soccorso qualche vecchietto - così che si ottenga la quadratura del cerchio.

E' pur giusto che si dimostri alle greggi turistiche quotidiane che è d'uopo tenere la destra in una città così piena e di calli strettissime e favorire il passaggio dei bolidi in corsa (o dei veneziani che hanno fretta per un loro qualche appuntamento di lavoro o di vita), ma farlo con un gara di orienteering ad alta incidenza statistica di impatto ortopedico violento è pensiero più degno di tecnici di formula uno che di 'normali' amministratori di una città fragile qual'è Venezia.

Voi che ne pensate, cittadini?

sabato 14 novembre 2009

solo a te sola (part two)


....'Una odissea al femminile che dovresti mettere su carta.', le dico mentre mi passano accanto vassoi di gigantesche ostriche aperte e che ancora si muovono - pronte ad essere immolate nel buio degli altari degli stomaci voraci.
Risponde che lo farà, che ci sta pensando e la sfida di scrivere è una delle molte cose che credeva di non saper fare ed ha fatto, invece. Come quella di scolpire e dipingere e ho visto le sue opere e mi hanno stupito le sue pitture e sculture, una in particolare: un nudo di donna accucciata classicissima e di forme eleganti da dietro ma, sollevata e vista da sotto, invece, un insetto: l'informe che restiamo quando gli eventi e i sentimenti e i pensieri non ci sbozzano, non ci danno forma compiuta e restiamo imprigionati nella materia nostra bruta e chiediamo aiuto ma nessuno risponde.

Dunque scriverà della sua vita : per elaborare un lutto, dice e ne ha ben donde e mi trovo a riflettere su questa cosa strana che sono le vite di ognuno e tutti: alcune felici, allegre, solari altre irrimediabilmente tristi e segnate da eventi catastrofici e dall'apparizione di un nemico, di un 'cattivo' che le condanna e per lei è stato il secondo marito e per altri è il padre, la madre, l'amante o l'amico che tradisce e alcuni soccombono in silenzio, si lasciano morire, altri reagiscono, come questa donna incredibile che ha attraversato indenne la solitudine come una salamandra il fuoco e ancora guarda il mondo con occhi di commozione e lo descrive come un mondo abitabile e bello e a guardare il crepuscolo fuori dalle vetrate sembra essere davvero così: l'Atlantico risplende di un turchese che si fa vieppiù cupo e un tocco di rosso del tramonto che non è più sconvolge il piatto nitore ed è subito notte e buio e la prossima angoscia dei sogni cattivi che ci tolgono il respiro e ognora combattiamo colla speranza che si faccia presto mattino.

Solo a te sola.

venerdì 13 novembre 2009

Solo a te sola



05-06/10/2009 Solo a te sola

Chatelalion plage

La locuzione è di D'annunzio, che molto la amava. Per dire quanta fascinazione è contenuta in un incontro a due, atteso o inatteso. Perchè siamo universi sonosciuti e ogni conoscenza è speciale, agli occhi delle menti più aperte - non solo quella riservata agli amanti possibili o conclamati.
Arrivo sul bordo dell'Atlantico che il sole non accenna a tramontare e mancano pochi minuti alle sette. Una sera atlantica calda come quelle che abbiamo alle spalle di un estate che dura oltre le sue colonne d'Ercole.
Chatelalion plage è cittadina di charme oceanico elegante e un po' snob con le sue villette nuove ben allineate lungo la costa e le romantiche casuole di inizio secolo - ciascuna nominata con nome di donna o di vento o di luoghi amati o alberi e fiori.
La mia ospite è alla finestra, al telefono con una amica, forse preoccupata di quest' arrivo misterioso e incerto. L'ultimo avviso del mio arrivare, infatti, era contenuto in una laconica mail di qualche giorno fa e nessun contatto telefonico successivo e di cose ne possono succedere lungo 1400 km in macchina, ma eccomi alfine.
La saluto con un sorriso. Congeda la sua interlocutrice di là del filo e mi dice che le stava giusto confidando che di me non sapeva nulla: chi fossi, che età avessi, nè a a che ora le sarei arrivato in casa. Forse è un larvato rimprovero, non so.
'Me voilà', risolvo, 'le viel ours.' Già perchè era questa l'immagine che si era costruita di me: di un vecchio orso, mi confiderà un'ora più tardi seduti al tavolo di un ristorantino fronte oceano.
Dice che, nel corso del laconico carteggio in cui abbiamo concordato le scambio delle case, io davo risposte secche, tecniche, essenziali, niente di personale, niente foto, nessuna anticipazione o confidenza. Echhè, mica ci dovevamo sposare, le rispondo faceto.
Il fatto è che in questo genere di cose niente è dato come prefissato: nessun galateo, nessuna convenzione o forse è vero che sto virando in 'vecchio orso' in questa mia lenta discesa verso il traguardo finale, che ci posso fare.
D'altronde le prime volte di ogni cosa sono sempre strane e causano disagio.
Ricordo il mio primo colloquio di lavoro: che ci faccio qui, mi chiedevo e la stranezza di ipotizzare una dipendenza da quel tale che mi interrogava a lungo e la mia voglia malcelata di rispondergli: 'Ma chi ti autorizza a chiedermi tutto questo, chi sei?'. Un datore di lavoro, era la risposta e i rapporti di forza erano quelli e toccava sottostare e mettersela via, in mancanza del capitale per intraprendere alcunchè e del genio artigiano o altro talento.
C'è un po' di imbarazzo tra di noi ed è comprensibile. Scambiare una casa di abitazione è quasi come denudarsi per un abbraccio asetticamente concordato, una immaginazione che non corrisponde quasi mai. Chi siamo, cosa vogliamo. Una giornalista lo paragonava allo 'scambismo' dei 'privè' e il paragone è forte, ma azzeccato perchè si fa come quei tali che la prima mezz'ora chiacchierano diffusamente del più e del meno per trovare un agio difficile da identificare.
Per la verità, il luogo che lei mi ha destinato per il lungo soggiorno atlantico è un cottage che affitta d'estate, costruito all'interno del suo ampio giardino e con comodo di colazione e pranzi all'esterno, perdurando l'estate, ma, prima di andarsene, l'indomani, si deciderà a consegnarmi le chiavi della sua casa, per ogni evenienza o in un soprassalto di guadagnata fiducia, non so.
Ci raccontiamo un po' delle nostre vite, e di che altro dovremmo parlare, di Sarkozy e della Carlà? ma poi è una discesa confidenziale e lei mi dirà quasi tutto della sua vita di donna forte, fortissima, malgrado sia piccolina e apparentemente fragile. Solo a te sola.
Funzionano così gli universi umani: veloce conoscenza degli interni meandri neuronali e le pieghe del proprio vivere dove si rannicchia il dolore - e l'amore che è diventato a un tratto nemico e perfino i figli la osteggiavano nel doloroso divorzio. Poi la volontaria segregazione tra le dolci colline del Courège, il restauro di una vecchia 'ferme'e la sua trasformazione in un 'chambre d'hotes' tra le stelle di una campagna infinita, profonda e infine l'approdo sulle sponde dell'Atlantico per sfuggire a una solitudine intollerabile nei mesi del lungo inverno, ma che ci insegue ostinata... (segue)

giovedì 12 novembre 2009

douceur de France


04/10/2009 Douceur de France

Angouleme

La mia ospite sul bordo dell'Atlantico mi aspetta per l'ora di cena ed un peccato doversene andare così presto da questa cittadina che dà corpo a quella che è nota, in tutto il mondo, come 'la douceur de France'.
Una chiesa dalla bellissima facciata di uno strano romanico, piazze e vie dove passeggiare sereni e rilassati - godendo di quello 'spirito borghese' che è stato l'anima della Rivoluzione (e alla sua realizzazione e degli ideali di libertà ed eguaglianza e fratellanza ha dovuto pagare prezzi esorbitanti di violenza e sangue).
Angouleme è uno dei luoghi da segnare nel taccuino di viaggio quale possibile destinazione di un espatrio definitivo. Angouleme-la-douce. Douceur de France.

mercoledì 11 novembre 2009

di Seneca che vitupera i videogiochi

Parlava di Seneca ieri, la mia prof di letteratura latina e diceva della sua fine miseranda e dolorosissima (non gli riusciva di portare a termine il suicidio assistito, data la tempra,) e del trionfo di quel Berlusconi d'antan che si chiamava Nerone - che di certo avrebbe mandato a dire a Fini di suicidarsi se si fosse opposto al suo ennesimo 'lodo' che lo manda assolto di tutte le malefatte commesse nel corso della sua lunga carriera di Barabba.

Finita la sua 'lectio magistralis', la brava prof ha pensato bene di trasformare il monologo in un dialogo, finalmente! e, apriti cielo! nel ristretto uditorio di vecchietti che ascoltavano compunti i precetti di Seneca, si è levata la voce di un contestatore che ha definito (oh scandalo!) 'pedante' il Seneca e noiosi i suggerimenti che elargiva agli allievi e seguaci.
Tutto nasceva da un'osservazione della prof che, ripetutamente, notava e stigmatizzava il riprovevole 'otium' degli adolescenti nostrani e la necessità di 'precetti contentivi' - per i quali ella diceva attuale, attualissimo, l'insegnamento del, pur bravo, Seneca.

Le ho rispettosamente fatto notare che l'apparente otium degli adolescenti contiene una vena creativa. Magari, distesi a far niente, progettano un romanzo, disegnano le vite future o più semplicemente architettano un tiro mancino ai danni di un compagno antipatico - e non è ozio, bensì raffinato esercizio bellico (o bulli-co) e 'gioco di ruoli' in cui un debole si prende la rivincita sul più forte e aggressivo o, viceversa, il forte si afferma come leader e pazienza se, ancora una volta, il Male trionfa sul Bene. Ma non è esattamente questo il cruccio e il rovello che dà anima ai nostri giorni e anni e sforzi di pedagoghi nelle scuole ed educatori in famiglia?

Le ho detto di mia figlia che adorava i 'videogiochi' - e noi adulti li compravamo, ma li guardavamo con sospetto e paura e 'non più di mezz'ora' raccomandavamo - e di come quella 'perizia oziosa' di videogioco si sia trasformata in una perizia futura di navigatrice in Internet: velocissima ed esperta e, quindi, non tutto l'otium vien per nuocere, se consideriamo l'evoluzione dei costumi e delle tecniche e l'offerta ricchissima del nostro presente di postmoderni se comparato col vuoto culturale dell'era romana (relativo al complesso della popolazione e non della sola classe degli aristocratici).

Non credo di averla convinta (la prof) - neanche quando le ho citato 'la fantasia al potere' della mia generazione, in compenso credo di risultare antipatico ai miei compagni di classe vecchietti perchè mi identificano come un inguaribile contestatore - malgrado l'età ormai mi sospinga verso i lidi senechiani 'de senectute'.
Che tristezza, ragazzi!

martedì 10 novembre 2009

la popolarità del terzo millennio


04/10/2009 la 'popolarità' del terzo millennio

Limoges

Affascina e repelle questa nuova 'popolarità' nonchalante e, forse, un po' troppo 'volgare' come si mostra anche qui, nel centro di Limoges. Che 'non è granchè', in effetti, come mi diceva il rude contadino di Chauselles stamane, e tuttavia è cittadina ridente e graziosa e solo un po' troppo 'popolare' - stando alle facce da patibolo (oops!) che girano intorno alla mia macchina parcheggiata appena fuori del centro pedonale. Stanno in attesa e mi guardano con evidente disprezzo perchè riordino meticolosamente l'abitacolo e aspetto che se ne vadano prima di abbandonare la postazione, deciso a cercare un altro parcheggio più sicuro, eventualmente.

Ogni epoca ha le sue popolarità e non vi è dubbio che, se invertissimo la freccia del tempo e viaggiassimo nel passato, saremo spaventati dell'abiezione di vera e irrimediabile miseria che si osservava nelle strade in tempi pre rivoluzionari.
Oggi, invece, i punkabestia (parecchi qui a Limoges) stanno seduti con i loro cani e cuccioli dolcemente addormentati sulle ginocchia (li drogano?) e ti chiedono sfrontati sigarette e soldi e se li scansi e non li curi ti lanciano contro i loro privati anatemi e ti insultano bellamente col tradizionale e consolidato finale in 'me.r.de'.
E' evidente il gravissimo guasto che causò Maria Antonietta con il suggerimento lezioso di 'distribuite loro les brioches'. Questi che osservo devono essere i pro-pro-nipoti di quelli che le prendevano al volo sotto le finestre del palazzo reale (le brioches), - sottraendole ai più deboli e meno aggressivi degli 'aventi diritto' ivi convenuti anche con le minacce.
Alcuni di questi moderni 'barboni ideologici' chiamati 'punkabestia' ti mostrano uno sguardo di sfida, se si accorgono di essere osservati: hanno l'aria di dire 'caxxo vuoi?' e davvero è curiosa questa loro scelta 'dura e pura' di non partecipare alla normale competizione sociale per avere un lavoro, formare una famiglia e via elencando delle 'borghesi cose' che abborriscono e contestano colla loro scelta di vita scandalosa. Alcuni si drogano, è vero, ma altri no - semplicemente ne fanno uno 'stile di vita' e mi incuriosisce molto sapere dove vanno a dormire e come fanno a mettere qualcosa nello stomaco. Ma forse i 'pellegrini' d'antan che viaggiavano verso Santiago de Compostela non vivevano diversamente e anch'essi mendicavano e, certo, da allora qualcosa è cambiato nella comune concezione della carità e dell'umana compassione.

Scopro eleganti scorci di palazzi 'Renaissance', nel corso del mio vagare a casaccio di campanile in campanile e osservo le porcellane nelle vetrine dei negozi chiusi (è domenica), alcune molto belle davvero e all'altezza della fama delle botteghe artigiane che ancora esistono in città e le producono.
Quando torno alla macchina i 'barboni' sono ancora là, ma non hanno toccato nulla. E' stato tutto un sogno, una mia suggestione, una 'percezione di insicurezza' come quella che ha mandato le destre al governo nel mio paese'.

Hanno altro per la testa, qui in Francia. Perfino i barboni e i punkabestia.

lunedì 9 novembre 2009

zombies politici e stalle vuote

Il 'compagno' Fini ha fatto la sua po.r.ca figura, ierisera da Faziofabio. Un vero statista in pectore e con i trascorsi fascisti che si ritrova viene da ridere a pensare alle contorsioni/convulsioni della storia patria e dei suoi leggiadri e ilari abitanti.
Un po' come se ci avessero detto nel 1987 che quel tale: il chansonnier delle mille televisioni commerciali e delle ballerine e dei nani che prestava ai congressi del Psi craxiano sarebbe diventato presidente del consiglio e ci saremmo tenuti la pancia dal gran ridere e gli avremmo risposto:
'Ma va là, buontempone! ma che fantasie ridicole, le tue!!'

Non che ci volesse troppo ardore o lambiccamenti mentali per distinguersi e apparire 'statisti' rispettosi delle istituzioni e della democrazia dei pesi e contrappesi e del rispetto istituzionale a fronte di uno che fa l'appello per iscritto tra i suoi soldati/parlamentari (eletti nelle sue liste o in quelle associate della Lega e dei postfascisti) per vedere chi gli voterà contro sulla prescrizione breve e dirgli automaticamente 'tu, alle prossime elezioni, sei fuori'.

Bastava poco davvero ad apparire 'normali' uomini di stato in quel contesto 'da caserma' (parole testuali del compagno Fini) con Uno che le spara tanto grosse in politica che il Barone di Munchausen era un dilettante allo sbaraglio - e tuttavia ha un seguito di cittadini fedeli e adoranti che gli fanno 'Arf, arf ' tutt'intorno alle scarpe e scodinzolano festanti e gli cantano: 'Meno male che ci sei, oh Salvatore delle partite iva!, lunga vita a te, alleluja, alleluja!!

Però veniva da pensare a tutti questi anni che lui e i suoi (di Fini) hanno votato fedeli e obbedienti come soldati le sue leggi ad personam per salvargli il c... dai 'giudici comunisti' e non un distinguo istituzionale, allora, e solo adesso questo chiamarsi fuori e tenere la schiena dritta in solitario sdegno per gli attacchi personali dei pitbull-Feltri e varia compagnia azzannante.

Si distingue e si chiama fuori, il compagno Fini, giusto quando i buoi sono scappati dalle stalle e i muggiti risuonano per l'intera penisola e i guasti istituzionali sono lì lì per sfociare in un scontro in piazza a colpi di machete tra adoranti supporters da stadio e curva sud e i residui veri democratici a cui si negherà anche la riserva indiana di Rai Tre e i suoi programmi di libero pensiero e libera espressione.

Ma un tantino di maggiore dignità personale qualche tempo prima di regalare l'intero suo partito con in testa i ridi.co.li 'colonnelli' in foia di cadrega alla 'caserma' berlusconiana no, eh!!??

'Andava per lottare ed era morto', scriveva il Poeta di quel suo protagonista che vaneggiava di imprese galattiche prossime venture. Di zombies politici ne abbiamo già uno stuolo a destra e a sinistra e al centro.
Di uno che si rialza dalla polvere delle obbedienze berlusconiane fino all'altro ieri e si dà una sommaria ripulita e si prova a camminare diritto, barcollando vistosamente, non ne sentivamo proprio la mancanza.

domenica 8 novembre 2009

sabato 7 novembre 2009

il popolo dei sanculottes


04/10/2009 Il popolo dei sanculottes

Aubusson Limoges Angouleme

C'è un aspetto caratteristico della Francia 'citoyenne' e dei suoi quartieri più popolari che non notavo a Monaco di Baviera, neanche nelle periferie.
Sono i ritratti, i gesti, le espressioni gergali caratteristiche e sovente buffe del popolo che ha fatto 'la' rivoluzione: quella fondamentale (non la prima e, forse, neanche la più cruenta); quella che uccide un re con pubblica esecuzione e apre all'era moderna, abolisce i privilegi feudali, esalta la libertà abbinandola alla eguaglianza e alla 'fraternità' tra gli eguali e i 'citoyens' e la esporta per virtù di un popolo in armi in Europa e sparge i semi di altre rivolte e rivoluzioni e incredibili evoluzioni del quadro sociale e politico del secolo nuovo.
Non che a Monaco il popolo manchi di una sua espressività e gestualità e gergalità, anzi! forse è una questione di affinità, di 'cuginanza' e qui il pieno possesso della lingua che a Monaco, invece, mi ingessava - perchè quando in una 'Stube' ascolti i dialoghi incomprensibili in quella loro lingua dura e spigolosa ti sembrano tutti conferenzieri anche se parlano di cappelli e trine e merletti o di come si prolunga l'estate ancora calda.

Entro a bere un caffè ad Aubusson - un tempo capitale degli arazzi e della 'tapisserie' artistica - e osservo un gruppo di anziani che scambiano battute, ammiccano, ridono davanti al quartino di un buon rosso e schegge di formaggi stagionati: arguzia contadina, savoir vivre, nonchalance di un popolo che, diresti, si veste quasi per scommessa - giusto perchè andare in giro nudi non si può - e in sfregio alla loro capitale che è detta 'capitale della moda'.
Forse gli avi 'sanculottes' giravano senza mutande per una precisa scelta e coscienza di popolo, piuttosto che per l'estrema povertà che li spinse con le picche levate alla Bastille, chissà.
Nelle vetrine dei negozi di Aubusson osservo capi di vestiario orrendi e la maggioranza delle persone che mi sfilano accanto sono più ineleganti di me che vesto da viaggiatore.
Quando salgo alla cattedrale la trovo piena di popolo e, in fondo alla chiesa, il tavolo imbandito e le bottiglie di un buon brut locale di un ricevimento che si terrà in chiesa dopo la messa. Strano abbinamento: anima e corpo finalmente riuniti in una religione che sempre ha castigato i corpi e premiato le anime capaci di 'staccar l'ombra da terra' lasciandovi il corpo peccatore.
Chiedo a una signora che sorride e saluta chi entra se le chiese qui sono sempre così piene e ride e dice che no, che si tratta di un omaggio a una 'sorella' morta di recente e molto amata in città.

giovedì 5 novembre 2009

di Crocefissi e fedi diverse



Forse vi dovreste chiedere chi sono quegli uomini - deputati/e europei di credi diversi - che non hanno creduto opportuno cedere all'azione di lobbing del Vaticano che questuava il 'riconoscimento delle radici cristiane dell'Europa'.
Forse le 'ragioni degli altri' andrebbero approfondite e rispettate al pari delle vostre di sedicenti 'credenti' ( e un approfondito esamino di coscienza in proposito magari potrebbe illuminarvi sullo stato delle vostre fedi e sul senso di ogni fede).
Idem per quei giudici e per quella sentenza che ha scatenato le vostre reazioni di 'crociati' ante litteram.
Una lettura più approfondita del testo incriminato forse gioverebbe a capire meglio e magari qualcuno di mia conoscenza potrebbe arrivare a credere che non si tratti proprio di gente strana e nemica che scrive quelle sentenze giusto per fare dispetto ai 'veri cristiani' tanto affezionati a quel 'povero Cristo' attaccato lassù - che a vedermeli (i Crocefissi) ad ogni prato successivo e ad ogni giro di sentiero di alta quota in Tirolo o in Austria mi si stringe il cuore e mi verrebbe da mettergli addosso un maglione.
Forse una riflessione in più su quel destino di morte e su quanto di mortifero è contenuto nella nostra religione (e in altre) e su quanto di leggendario e atavico ancora ci costringiamo a difendere - piuttosto che volgere il capo alle stelle e seguire impavidi il nostro destino di semidei - aiuterebbe a distaccarci dalle mene e dalle beghe contro gli 'stramaledetti integralisti islamici' che tirano sù valanghe di moschee sul suolo patrio (e un censimento forse ridurrebbe l'allarme a poca cosa e il confronto con il resto d'Europa ci s-provincialerebbe alquanto) e insidiano il 'primato cristiano' (sic).
Ho visitato la Francia in lungo e in largo e ho visto chiese che voi umani neanche vi sognate e in quei luoghi di culto ho colto (oplà: che bella assonanza!) atmosfere di 'aspirazione dell'uomo verso l'alto' che mi hanno commosso pur essendo agnostico da un bel pezzo - e le opere d'arte vi avevano uno splendido ruolo e quei simboli sono monumenti straordinari e incancellabili del rovello spirituale dell'uomo - così come lo sono le splendide moschee dei suk arabi e di Damasco e Istanbul e Gerusalemme e le grotte di Ellora in India e via elencando dell'immenso patrimonio religioso di ogni fede e religione.
In alto i cuori e le menti, gente! ben in alto! Non sono queste piccole mene e beghe interreligiose il futuro degli uomini.
Uscite, tutti, tutti, usciamo insieme - cantando l'Inno del Grande Destino dell'Uomo-Dio - 'a riveder le stelle' come ci invita il Poeta.
Hasta al futuro siempre: con fede, speranza e coraggio di un nuovo inizio.

Chiarallelluja

martedì 3 novembre 2009

Franca Siberia




04/10/2009 h07.30 Franca Siberia

Il gestore è un contadino rude e di poche parole. Mi serve la colazione con gesti essenziali e se non fossi io a parlargli e chiedere e dire finirebbe con un 'adieu' stitico e amici come mai prima.
Forse è imbarazzante un tete-à-tete, per lui che in questa sala - solo un mese fa - ospitava i piccoli gruppi caciarosi delle 'randonnèes' (escursioni) tanto amate dai francesi tra i boschi e le colline e i villaggi e i 'chateaux'.
Ha silenziato la sua tivù al plasma e le immagini sono quelle che avevo negli occhi una settimana fa: le Alpi bavaresi e del Salisburghese: i masi e i castelli turriti. 'Bello', gli indico. Annuisce. Gli chiedo di Limoges, capitale del Limosino e la liquida con due parole noncuranti . 'Ce n'est pas grande chose.'
Invece, mi racconta (evviva!) di quel villaggio della guerra ormai lontana nel tempo - forse una sua memoria dolorosa e che lo tocca da vicino. Forse ci aveva un parente, in quel villaggio bruciato dai tedeschi in ritirata con tutti gli abitanti chiusi nelle case e nella chiesa - le porte sbarrate dall'esterno e chi si buttava dalle finestre in fiamme lo mitragliavano.
Un martirio, un piccolo olocausto della 'Francia profonda', un suo giorno di maledetta apocalisse e i ruderi anneriti sono ancora lì, com'erano, a memoria e monito delle future generazioni.
Una violenza 'farouche' quella dei soldati tedeschi, ripetuta in tutti i luoghi della rabbiosa ritirata dove trovavano resistenza - così si legge in una lapide apposta dentro al cortile del municipio di La Rochelle.
Gli chiedo dei suoi viaggi ad est - dei quali parlano le molte 'matriosche' esibite dentro a una vetrina e nella mia camera - e dice che sono della moglie siberiana, regione dell'Altai, e nel dirlo ammicca e, per la prima volta, sorride. 'Sapesse come l'ho conosciuta.', azzarda, ma subito si arresta, come se gli fosse sfuggito di bocca, e io non oso chiedergli altro.
Quando scendo a salutare e consegnare le chiavi, mi apre una ragazza di non più di trent'anni, magra e timida, non bella. Mi invita ad entrare e, dov'ero seduto io, sta il marito, il rude contadino. Tiene in braccio un bambino di pochi mesi e lo allatta col biberon e mi guarda severo come se avessi violato un suo segreto.
Contadini franco-siberiani crescono: il futuro ricomincia ad ogni generazione nuova e chissà che mondo uscirà dal presente 'melting pot' nascosto perfino nei borghi più segreti della Francia profonda.
Alla curva della strada che mena alla statale un baio statuario e bello dei suoi giovani muscoli e della criniera chiara e lunga mi osserva fisso. Gli altri suoi compagni non mi curano, invece, e continuano placidamente a brucare. 'Bonjour', gli dico e scendo dalla macchina per carezzarlo e in risposta risuona alto un nitrito minaccioso.
E' così intensamente verde questa Francia agricola e varia di boschi e foreste e le ghiandaie volano a ciuffi fuori dalle ramificazioni fitte delle querce che il gran secco ha già fatto ingiallire.
'Troppo secco quest'estate.' mi confermava ierisera il contadino. 'Niente girolles e chanterelles. I pochi che trova li vendono a 23 euro al mercato. Mai visto prima'.

lunedì 2 novembre 2009

i luoghi e le storie


03/10/2009 I luoghi e le storie - Limousin - Francia

Non si dovrebbe mai correre così e allontanare i paesaggi da sè e alienarseli e lasciarseli alle spalle. I luoghi sono importanti: ciascuno per sè e con le proprie storie. E invece ho macinato 1100 km lungo una notte e un giorno di guida interrotta solo da brevi pause di sonno disturbato e mi è sembrato di sprecare vita e tempo perchè l'attraversare cieco è un continuo morire, una rinuncia a conoscere e ad aprirsi alle storie e alle esperienze di relazione che ogni luogo e persona che vive nei luoghi ci propone.

(Battuta gaglioffa del giorno :
'Vengo, le disse in affanno, 'vengo'. 'Ma da dove vieni, oh caro, e dove vai? Resta, semmai, io sono qui per te.')

Chauselles - h 17.30

.... e bisogna sapersi fermare in tempo perchè la stanchezza del lungo guidare è una brutta bestia e già due volte ho rischiato di sbandare e uscire di strada - in preda a quell'ipnosi improvvisa che chiamiamo 'il colpo di sonno'.
La 'chambre d'hotes' in cui sono capitato girando al primo bivio fuori dalla statale che mena a Limoges è costituita da una serie di costruzioni disordinate e lasciate a se stesse come se chi le possiede avesse in mente altri suoi sogni e progetti.
Chauselles è una frazione di un qualche comune di questo Limosino che attraverso ciecamente e nello sguardo ho solo brandelli e sfilacci di foreste e grumi di bianche, placide mucche ruminanti e strade a picco giù dalle colline di una 'Francia profonda' che ho nel cuore da decenni ormai e mi chiama e, quando posso, le rispondo, ma, forse, dovrei accettarne l'abbraccio senile e coricarmici insieme per il resto delle mie notti e risvegliarmi nei residui mattini dentro il suo caldo grembo agreste.

domenica 1 novembre 2009

del battere colle lance sugli scudi



Da tempo, io e D'Avanzo viviamo in simbiosi. Riporto spesso nel forum e nei miei blogs i suoi articoli-ricostruzione degli eventi perchè mi appaiono magistrali: un giornalismo di inchiesta che non mi appare qualitativamente inferiore o più fazioso (nel senso dell'occultare ciò che ripugna ed esaltare ciò che piace e ci vede in sintonia) ad altri giornalisti che lavorano sulla ri-costruzione dei fatti per via di inchiesta e ricerca di archivio e di cronache.

Che dentro la ri-costruzione dell'evento 'caso Marrazzo' ci sia il nome dell'attuale presidente del consiglio è un fatto e che il Desso agisca esattamente come D'Avanzo riferisce non è constestato o contestabile.
Così come è solare l'evidenza che il suo agire e quello di Signorini e di Marina Berlusconi possono ben inquadrarsi nel reato citato da D'Avanzo di 'ricettazione' - di cui viene riportato, per opportuna conoscenza presso gli ignoranti, il testo del codice penale per esteso.
Resta da discutere l'illazione sull'intenzione malevola del pres.del cons. nel suo prendere il telefono ed avvisare il Marazzo dell'esistenza di quel video. A me quell'intenzione non appare chiara nè benevola e a questo mi limito, ma ho in mente il caso Boffo, il caso Augias e il caso Mauro - eventi uniti da un solo filo: quello dello 'sciacallaggio mediatico' ottimamente gestito dai giornali della famiglia Berlusconi e surroundings.

Tu ritieni Berlusconi un onest'uomo tutto casa-chiesa e governo della repubblica e l'idea che esso governi 'la macchina del fango' italica in questi mesi per lui alquanto duri da sopportare ti ripugna.
Mi incuriosisce questa tua tesi e mi incanta, ma sono più interessato alle vie e i meandri attraverso i quali si è formata e consolidata.
Perchè se capiamo e sappiamo tracciare le mappe e disegnare la geografia del consenso di cui gode Berlusconi nelle teste dei suoi supporters forse una via di salvezza ancora ci resta e una possibilità di dialogo vero e voci intelligibili e pacate e non il continuo battere delle lance sugli scudi prima dell'avvio della battaglia campale e le grida di auto esaltazione dei combattenti drogati pronti a dare la vita per il proprio comandante in capo.
Con sincero affetto.