sabato 29 novembre 2008

my Mumbai

La mia Mumbai non è quella delle immagini di cui all'azione temeraria e spietata dei terroristi islamici. L'ultima volta risale a quattro anni fa.
Mumbai è una tappa obbligata per i viaggiatori che finiscono il loro faticoso viaggiare a Goa -un tempo spiaggia d'incanto lunga decine di chilometri e punteggiata di villaggi di pescatori che ti offrivano una conchiglia di gamberetti al vapore per una piccola moneta e ti facevano un monumento se lasciavi un t-shirt o un biro per la figlioletta che iniziava la scuola.
Tutto cambiato, da oltre un decennio a questa parte, e anche Mumbai, suppongo, in questi quattro anni si è rifatta il look.

Vista dall'alto dell'aereo che plana, Mumbai è una crosta bianchiccia di cemento che si estende per chilometri dal mare all'interno. Ci vivono milioni e milioni di persone -la grandissima parte poveri e poverissimi che brulicano nel ventre dell'immenso slum metropolitano in cui nessun turista mette piede e forse neanche si sono accorti degli spari che echeggiavano sul lungomare - vietato a molti di loro che vivono mendicando, ma non osano valicare il confine con 'l'altromondo': quello della beata ricchezza che luccica ai polsi e sulle dita dei turisti e dà sfacciata mostra di sè negli alti casermoni eleganti che rispondono al nome di 'Oberoi' e 'Taj Mahal'.

Ricordo una scena da Dickens: un 'procuratore' mendico -arrivato chissà come fin quasi sotto agli ingressi dei grandi alberghi sul lungomare, scatenava le sue piccole belve contro i più pietosi che allungavano la monetina nelle avide manine. Prendeva di mira chi dava, il malnato, e ri-lanciava i suoi bambini cenciosi che ti si appiccicano addosso come mosche e ti tirano un lembo della camicia o dei pantaloni e se gli sorridi e gli ricordi che hai appena dato, tirano ancora più insistentemente perchè sono sotto osservazione della belva major che da poco lontano li osserva e molto probabilemente li picchia se tornano a mani vuote.

A me non sarebbe capitato di restare ostaggio dei terroristi che hanno dato l'assalto al cielo.
A Mumbai, alloggio in un alberghetto per niente lussuoso, ma pulito, due chilometri più a nord dell'area dei grandi alberghi turistici e fa la differenza perchè tutti coloro che hanno qualcosa da dire clamorosamente (i fondamentalisti islamici tra questi) si muovono su schemi consolidati e i simboli grandiosi della ricchezza esibita e sfacciata sono tra questi.

Non c'è molto da aggiungere alle cronache della violenza, si commentano da sole: questo è quel mondo e prendiamo nota che anche il viaggiare in certe plaghe del pianeta rientra fra i 'fattori di rischio' e che morire di morte violenta è uno dei destini possibili per ognuno di noi.
Ci consola il fatto che nei secoli scorsi questo genere di destino incideva molto di più nella casistica delle vite: metteteci la chiamata alle armi degli stati che entravano in guerra e pensate ai padri e ai nonni - perciò non facciamola troppo lunga e contentiamoci di ciò che passa il convento della postmodernità e se il viaggiare dei prossimi anni sarà un rischio, notiamolo in agenda e teniamo gli occhi bene aperti e incrociamo le dita.
Dice Nostradamus che il caos degli eventi continuerà ancora a lungo in questa nostra valle di lacrime e dagli effetti della poderosa crisi economica ci guardi iddio che dai terroristi islamici che assaltano i grandi alberghi lussuosi mi guardo io.

giovedì 27 novembre 2008

di nuove povertà e crisi di sistema

Ti riconosco coerenza, Fire, e realismo.

Siate realisti: chiedete il cielo, diceva il poeta.

A te, più prosaicamente, basta chiedere lo staffile e avviare i maledetti finti-proletari sotto la canicola a costruire la Grande Piramide che ospiterà le spoglie del vostro Faraone di denari (speriamo non troppo in là) e lo dirà Grande e Illuminato e capace di fare il surf sulle onde della Grande Crisi di Sistema del Terzo millennio.

E hai ragione da vendere. Le tue provocazioni paradossali poggiano su uno strato di terra solida: quella delle piccole ricchezze diffuse che connotano la società dei consumi postbellica in cui anche gli assistenzialismi diffusi (sottolineati dal nick Ihhh) hanno una loro parte.

Parte frenante a mettere in atto rivoluzioni simili a quelle di inizio secolo perchè qui non sono più in gioco catene da perdere, ma piccole rendite da posizione da utilizzare nella nicchia di appartenenza.

Finchè dura, naturalmente e il prosieguo della crisi ci dirà quali elementi sistemici scricchioleranno fino a spezzarsi con grande fragore. (Basta dimenticare un tubo di ghisa nel controsoffitto, d'altronde, e lasciar passare un congruo lasso di tempo).

Non so che dirti. Da un lato sento la necessità di una svolta decisa: di uno iato col marcio di Sistema che si riproduce da oltre cinquant'anni senza soluzione di continuità, dall'altro constato che le truppe dell'esercito rivoluzionario hanno piantato le tende e non rispondono agli appelli ad insorgere e combattere il nemico e tirar sù le ghigliottine necessarie.

Finirà che mi venderò al migliore offerente.

Non è che abbiate bisogno di un capostaffile molto crudele per finire al più presto la Grande Piramide? Faccio più di dieci battute al secondo di gatto a nove code e costo poco perchè non dovete più pagarmi i contributi.

E vi faccio uno sconto sugli straordinari, se necessario.

Sai, con i tempi che corrono....

riferimento: virgilio community 'invece forum'

mercoledì 26 novembre 2008

teste tagliate e carrozzine giù dalle gradinate

Ogni rivoluzione ha le sue caratteristiche storiche. Questa che attraversiamo è curiosa: niente piazze in rivolta sanguinosa e picche e bastiglie e teste tagliate e corazzate sul fiume e carrozzelle che cadono giù dalle gradinate.
Niente. Solo uno sciopero dei consumi, - neanche proclamato come parola d'ordine, bensì attuato in proprio, nella solitudine del proprio stato sociale e di famiglia che si fa i conti in tasca e decide di tagliare qua e là, dove si può.

Un calo della domanda, lo chiamano gli economisti e li spaventa più di una piazza in rivolta, più di una ghigliottina eretta sotto ai palazzi del potere. Che buffo.
Falliscono le banche che truffavano i risparmiatori coi titoli-spazzatura, vanno diserte le aste giudiziarie -pur convenientissime- dove si vendono le case rubate a chi il mutuo non riusciva più a pagarlo e fabbriche non più produttive mandano a spasso i lavoratori dipendenti: una rivoluzione atipica, oggettiva.
Per quella soggettiva -che organizza i soggetti e gli dà volti e parole d'ordine e li guida all'assalto dei palazzi d'inverno- sembra non ci sia più 'luogo a procedere', salvo che in Thailandia dove il puzzone di cui si contesta il malaffare assomiglia tanto un Tale di nostra conoscenza molto amato dai suoi tristi elettori per le sue gags e giocosità e carinerie e ministre di governo esemplari per le 'pari opportunità' che additano alle generazioni future.

Davvero viviamo in tempi nuovi e diversi e non è la fame vera e propria (quella delle siccità africane e degli stenti) a muovere l'esercito dei diseredati in guerra verso le trincee della ricchezza, bensì l'inquieto tarlo nascosto in un benessere diffuso e globale che si teme di perdere per gli eventi incontrollabili di un'economia caotica.
Sono le rivoluzioni del terzo millennio -che magari finiranno in un bicchier d'acqua dopo un anno di sù e giù delle borse e qualche fabbrica chiusa, ma presto riaperta per l'improvviso stormir delle foglie di una vigorosa ripresa economica.

Confesso che un po' di nostalgia per le sane, robuste, rivoluzioni d'antan ce l'ho: così chiare nei loro momenti di partenza e straordinarie in quelli di arrivo: i diritti dell'uomo e del cittadino e le ardite proclamazioni di paradisi 'comunistici' - pazienza se utopici e di difficile raggiungimento.

Erano luoghi storici (quelle rivoluzioni) che confortavano la mente perchè assomigliavano e si equiparavano in qualche modo a quello che esclamavano spesso i nostri vecchi: 'Eh, ma se c'è una Giustizia...!'
I nostri vecchi la pensavano in Cielo, metaforica Giustizia che si invoca quando quella terrestre è pensata irraggiungibile.
La nostra giustizia di postmoderni, invece -quella che metterà in gioco il futuro di paesi del terzo e del quarto mondo e milioni di diseredati- pare non essere ancora alle porte di questa crisi economica che ci spaventa perchè -partita dal malaffare finanziario dell'Occidente scoppiato in una gigantesca bolla speculativa- davvero non sappiamo quando, dove e come andrà a finire.

martedì 25 novembre 2008

ci spaventa a morte, il malnato!

Marrano, malnato, ci spaventi.
Ci spaventa, il malnato, il Tremonti (non gliene bastava uno, tre ne ha voluti), coi suoi toni di evocazione di disgrazie bibliche e l'appello agli uomini di buona volontà in queste ore (e giorni e mesi, forse anni) gravidi di annunci terribili e nefasti.
Serriamoci a coorte, italiani e italiane, dice il malnato, l'ora è grave.
Ma allora, quell'altro suo mandante, sua maestà soavissima e fanciullesca, perchè diavolo gioca a rimpiattino colla Angela in un'ora 'si grave, - bonariamente rampognato come un monello un po' coglione (si sa, l'Europa è come una classe di scuola media: coi suoi bulli e i coglioncelli scherzosi).
Non ce la raccontate giusta, voi ministri di pari opportunità e sottosegretari sempre osannanti alla valentia pinocchiesca del Capo.
Non c'è nessuna crisi, confessatelo, ve la siete inventata di sana pianta. E', invece, il 'bausettete' berlusconiano fatto agli italiani tutti e al mondo intero per poi dire 'ma si faceva per scherzare, ovvvia! ma come siete permalosi!'.
E gli son fatti 'osì, e gli son fatti, questi malnati di destri gio'osi. E il paese di Bengodi e la Fata Turchina oh non son tutti domiciliati in Tos'ana, maremma maiala!?
Eddai! edichecaxxo di crisi andate parlando con 'codesti toni!?!
Ci avete spaventato, marrani.
Uno spavento e una strizza che per poco non ci restavamo, ovvoi malnati! E gli son scherzi da fare e gli sono!?

lunedì 24 novembre 2008

l'amore che inebria (e fa soffrire)


'Che l'amore ci inebria e ci fa soffrire è tutto quello che sappiamo dell'amore.'

E' una citazione che ho rubato chissà dove - di una tale solare evidenza da stupire.
Mi è venuta in mente stamattina, seguendo il corso di una musica incongruamente allegra e ho ricordato il sogno fatto stanotte: una stanza ben arredata, poco mobilio di pregio, qualche foto, un pianoforte e il silenzio mattutino che invogliava a indovinare le vite e i silenzi e i pensieri segreti di chi la abitava.
Di fuori, una natura spettacolare avvolgeva la casa di un languore suo malgrado malato: assenze e nostalgie - ciò che ci manca ha un peso maggiore di ciò che abbiamo e gestiamo nella quotidianità.

Era la casa di due belle persone -belle davvero e intelligenti e solari ciascuna per sè- le cui vite avevano cominciato a divaricare piano negli anni: figli ormai grandi e quei languori segreti dei giorni nuovi che ci imbrogliano gli occhi e ci fanno osservare le creature più giovani che abitano la terra come oggetti del desiderio.
Comincia sempre così e non possiamo farci niente: questo è quel mondo e i desideri nostri sono caotici e sregolati di(a) Natura madre e matrigna - follia di Eros che accende le vite e le fa vibrare, ma altre ne adombra di una luce gialla che ammala.

Il sogno faceva seguito alla notizia di un dolore così forte da non poterlo tollerare e ricordi terribili hanno agitato la mia mente e uguali moti dell'animo nostro e passioni (già lontane) e angosce che mi facevano scrivere:
5/03/01
Tu, amore infinito,
finito sugli scogli
dell'insufficienza,
mi batti sulle tempie,
pulsi come un alfabeto
morse e forse mors
è la parola trasmessa,
da nessuno intesa,
lasciata
al suo etereo nulla
perchè niente muore
del tutto e basta
un'altra parola
uno sguardo insistito per dire
che ancora siamo tutti in questa luce
senz'ombra, in questo mare
di occhi accesi a cogliere scintille
di vita nel chiuso limbo dei ricordi..

sabato 22 novembre 2008

i duellanti


C'è un film negli archivi, bellissimo, 'I duellanti', di Ridley Scott, se non erro, che racconta l'eterno duello che i due protagonisti sono costretti a riproporre nei tempi diversi della loro vita finchè morte non li separi.
E onore ai morti perchè finalmente morti. Capita al bravo Curzi, chissà, forse capiterebbe anche a Berlusconi, se un qualche accidente ne spezzasse il filo della Parca (so che qualcuno di là, leggendo ciò, tiene ben strette entrambe le mani sugli attributi per scaramanzia; senza il Berlusca gli viene meno il 'sogno italiano' -che è altro da quello americano- e ne seguirebbero suicidi a catena e i forum su internet andrebbero diserti in un colpo solo).

Una lapide che restauri i ritratti malandrini della vita trascorsa pare non si neghi a nessuno: 'marito fedele', 'padre esemplare', 'imprenditore inesausto' - e pazienza se il suo bell'imprendere passò per le amicizie sospette di corruzione coi socialisti ambrosiani prima e gli emeriti presidenti del consiglio dei ministri pentapartiti poi, bastonati da Mani Pulite e dagli odiati 'manettari'.

Per tornare ai duellanti: è chiaro che ci siamo necessari, che siamo costretti a sguainare le spade ogni volta - perfino se immemori del motivo del contendere. E' un fattore esistenziale, una coazione a ripetere, un ruolo pre-assegnato come nei film i ruoli di buono e di cattivo.
Come potrei esistere io, che mi identifico col protagonista di 'Ritorno al futuro', senza il mio deuteroagonista 'cane pazzo' che finisce ruzzoloni nelle vasche del letame ad ogni nuovo episodio?
E il Vandalo: che risalto avrebbe nelle sue ardite contese verbali senza la sferza creativa di Castro(casteldi) o il fraseggio asciutto-asciutto -quasi colpi di pistola- di Creaxxx, questo suo sconosciuto, icastico rivale?

Dunque duelliamo e, nel farlo, proviamo a metterci qualche colpo ardito e nuovo, qualche eleganza di passo e volteggio e fraseggio che piaccia a chi ci guarda o ci legge perchè, cari i miei duellanti, 'noblesse obblige' e forse questi nostri duelli resteranno negli archivi virtuali per l'eternità e abbiamo quindi un obbligo verso i posteri di un bel dire/duellare: con arte, con maestria ed eleganza, senza sbracare, senza ricorrere a colpi bassi e mancini - che non sarebbero compresi e giustificati dai bis-bisnipoti.
Contegno, soprattutto, contegno e, una volta sguainate le spade, mettercela tutta e non dimenticare l'inchino nel finale (se ancora in vita) -come si conviene a duellanti di una certa finezza e accorto sentire e bello.

venerdì 21 novembre 2008

farmacisti e veleni

Chi maneggia i veleni dovrebbe saperlo che -senza adeguata protezione- può scottarsi le dita - e se, inavvertitamente, le porta alla bocca muore.
Ma gli apprendisti stregoni del partito delle libertà (triplo sic) sono animati da una tale frenesia di potere assoluto da cadere nelle fosse delle loro stesse trappole.
Così è stato per l'elezione dell'ennesimo furbetto del quartierino, tale Villari: democristian-mastelliano di formazione - per dire che, se gli avviene di mordere la polpa per un qualche insperato regalo del partito di Sua Maestà Piffero Primo, la robusta mascella di predatore notturno di savana non gliela schiodi più.

E adesso che faranno i valentuomini reggipalle di Sua Maestà? Con una crisi economica che incarognisce ogni giorno di più, una parvenza di 'dialogo' con l'opposizione era necessaria, ma i Giuda, si sa, sono tali versus destra e versus sinistra. Gente senza morale come i loro mandanti.
Perciò, il Villari mastelliano, - fototipo dell'imbroglione italico che si beffa degli imbroglioni che lo hanno eletto -, si arrocca sulla torre e butta di sotto l'olio bollente anche sui soldati di Sua Maestà che gli gridano di arrendersi e aprire i pesanti portoni della Vigilanza rai.

Bisogna dire che li sanno scegliere bene i Giuda da prezzolare, i reggiborsa di Sua Maestà, ma forse non hanno calcolato bene il prezzo da elargire. Forse non basteranno altri milioni di euro e promesse di un posto da futuro sottosegretario per far scendere dalla cadrega il malnato.
Il Villari calcola che il governo duri e che la vista che si gode da quella torre alta sia impagabile.

Un altro passo in avanti verso quella guerra all'arma bianca tra eserciti schierati a battaglia campale che si preannuncia con grande fragore di trombe.

giovedì 20 novembre 2008

crisi e pestilenze

Le grandi catastrofi mi affascinano. Da sopra le alte vette mi piace osservare le cime delle montagne e immagino i cataclismi che le hanno generate: i cozzi spaventosi delle zolle tettoniche, il fondo dei mari che emerge dalle acque e si fa vetta aguzza a toccare il cielo, i terremoti, le eruzioni vulcaniche sanguinose di lapilli e ceneri arroventate.
Così potete immaginare quanto mi affascini la presente e viva crisi del capitalismo globale colle eruzioni già avvenute e quelle annunciate, le miserie incombenti, le merci invendute, la fabbriche che rallentano la produzione o la smettono del tutto, le famiglie che a Natale si regaleranno focacce di pincia (pane vecchio intriso di latte) con le uvette (o forse senza uvette: troppo care).

Insomma è un cataclisma bello e buono quello che abbiamo sotto gli occhi e se ancora non andiamo mendichi di valle in valle e lungo le strade di città oscurate (perchè non ci sono soldi per illuminarle) è perchè ci avanza ancora qualche risparmio (sotto i cuscini, non più nei conti correnti bancari) e le materie prime, vivaddio, sono calate di prezzo (a parte la pasta) e non tutto il male vien per nuocere - se pensiamo che l'ambiente tutto ringrazia per l'insperata diminuzione delle polluzioni relative alle fabbriche iperattive, ci sono meno macchine per le strade e i cervelli di tutti sono impegnati a scrutare il futuro e a ridisegnarlo secondo scienza e coscienza.

Già perchè non tutto il male vien per nuocere e le fabbriche si disfano di manovalanza inoperosa e si rilanciano chissà che investimenti di nuove tecnologie future e già si ascoltano artigiani e piccoli imprenditori esigere che si rivedano gli studi di settore - che, lo ricordiamo per chi si fosse messo solo ora in ascolto, fanno si che i bravi imprenditori paghino sovente meno dei pensionati al minimo.
Insomma, ce n'è da osservare di roba interessante in quest'autunno che incede e annuncia un inverno di stenti e tormenti ( e forse armenti di gente che tornerà al paese nel loro sud di origine e si occuperà di pastorizia).

Ma la crisi mondiale non ci fa paura. La attendiamo a piè fermo e coscienze tranquille di aver tutti operato per il meglio e se non sappiamo come fermarla e governarla è perchè ancora non abbiamo dimestichezza colle magiche bacchette da apprendisti maghetti e semidei ordinatori.
Ma in fondo, via! abbiamo visto guerre interminabili e attraversato pestilenze che dimezzavano le popolazioni. Questo provvisorio ritorno alle origini del disordine sociale non ci deve spaventare.
Ne usciremo rinvigoriti e pronti a un altro cinquantennio di magnifiche sorti e progressive.
Tutto sta tener duro e il timone sempre fisso sulla stella polare.
Le terre nuove di noi baldi esploratori del futuro ci aspettano e qualche continente nuovo, chissà, forse non è ancora stato scoperto, in barba agli occhiuti satelliti.
Buona crisi a tutti.

mercoledì 19 novembre 2008

la civiltà di dialogo, mio caro...

No, Vandalo, non è una domanda la tua, tu non fai domande e non ti poni interrogativi se non retorici e che si smentiscono da soli.

Accusi chi ti è contro -per il complesso delle sue idee e la passione che ci mette ad esprimerle- di non aver a caro il 'confronto delle idee' e trascuri di dire che la virulenza delle nostre risposte nasce dal tuo dirci 'sinistrati', 'salottieri', 'fuori dalla realtà' e via elencando dei tuoi lessici familiari ben noti a tutti noi del forum.

E Veltroni, il capo dell'opposizione, per te e i tuoi sodali patibolari, il pistolero in testa, è un''ameba', uno 'sbruffoncello', uno che dovrebbe ritirarsi dalla politica, giusto perchè è il capo dell'opposizione.

E Di Pietro è un 'manettaro' -giusto perchè sottilinea una cosa che è chiara a chiunque abbia seguito l'irresistibile ascesa di Berlusconi in politica: che il vostro campione si è comprato la politica e 'compra' coi denari di Giuda i senatori dell'opposizione che gli servono a far cadere i governi e si vota da solo il presidente della vigilanza rai che va bene a lui perchè lo vuole morbido e soffice (con sospetto di preventivo accordo sottobanco), ecc. ecc.

Così è per i sindacati che piacciono a lui, ricevuti a casa in cena privata -come ha precisato in tivù. Da sbellicarsi dalle risa.

Ti (vi) basta?

Ti sembrano, quelle suesposte, premesse di un dialogo civile, di una tregua delle armi possibile e praticabile in questo paese di infami (che non lasciano fama)?

O non siamo, piuttosto, seguendo questa china fatale, alla vigilia di una nuova 'critica delle armi' perchè le 'armi della critica' sono spuntate di fronte a tanta arroganza di potere e di governo?

Dopo il naufragio di Mani Pulite e la nobile illusione che in politica ci va solo chi ha la fedina penale pulita ed è animato da civismo e desiderio di fare il bene della nazione restava l'ultima spiaggia che il 'popolo del disincanto' che si era radunato qui nel forum -con Eulogos quale suo padre nobile e capointesta- avesse convinto tutti, anche a destra, a non votare i puzzoni al parlamento della repubblica, ma così non è stato.

Elezioni blindate e senza preferenze e gli avvocati del premier sempre in prima fila a votare le leggi ad personam e soubrettes graziose fatte ministre di 'pari opportunità'. Hai letto bene? 'Pari opportunità'. Non è abbastanza beffarda la definizione per quella valente 'signorina' in carriera?

Tutto ciò ti pare premessa di un dialogo più civile, secondo i tuoi di intendimenti, caro il mio Stilicone?

Niente Veltroni e niente Di Pietro perchè con quelli non si ragiona e non sono l'opposizione che piace a sua maestà. Va bene così? L'opposizione ve la scegliete voi -dopo esservi comprata la politica e aver piazzato i vostri servi sciocchi in tutti i centri nevralgici? Ma ci faccia il piacere!!!

E -grande finale!- ti pare premessa di dialogo civile l'aver scelto come nickname 'il Vandalo', nomen omen?

martedì 18 novembre 2008

luce, fate luce


L'oste ha preparato la tavola in modo che io guardassi il vuoto della stanza e la decina di avventori che mi sta alle spalle colle loro conversazioni interrotte da scoppi di risa mi ricordano gli schwitcherdutch.
Una mia amica direbbe che lo fanno apposta per separare, far valere la differenza, l'apartheid cogli italiani occupanti -che, peraltro, gli hanno garantito condizioni di autonomia e federalismo-in-un-solo-paese che l'Austria non si sarebbe sognata di concedere al suo Sudtirol.
Ascolto le voci buffe, le parole deformi di questo dialetto valligiano e mi sorprendo a pensare che mancano i toni bassi nelle voci degli uomini, le voci profonde che le donne amano tanto, chissà perchè. Forse sono le corde vocali tarate sugli jodel, forse loro alle donne, nel chiuso dei loro masi alpini, hanno ben altro da offrire che quella coglionata latina della voce corrosa da mille sigarette.

In camera tengo la finestra aperta, impossibile dormire altrimenti con quei piumini da sauna mattutina. Di fuori viene il fragore del torrente, un affluente del Rienza, e macina, trita, trasporta, leviga le pietre delle montagne possenti già ricoperte della prima panna stagionale.
Leviga anche i pensieri questo fragore continuo, li distacca come fragili alghe dalle pareti interne della mente e per la prima volta in vita mia ho il nulla in testa, un vuoto di pensieri e solo il fragore dei milioni di molecole rotolanti una sull'altra, caoticamente, che giganteggia fino a spaventarmi.
Chiudo la finestra e torna il silenzio perfetto della stanza, io torno in me, cento pensieri vecchi e improduttivi tornano ad abitare le neuroniche stanze.
Il nulla in testa non fa per me, la meditazione dei buddisti che staccano la spina dai desideri che farebbero male mi è aliena, soffro di horror vacui, meglio il fragore insulso dei telegiornali nazionali e le non-notizie che vengono irradiate nell'etere miasmatico della mala-Italia per la gioia fanciullesca dei berluscones malati, ma -sorpresa!- niente ricezione nazionale solo Orf1 e Orf2 e Rtl tedesca. Sono prigioniero! devo pensare nella loro lingua, godere dei visi delle loro donne in tivù, entrare nelle teste che producono quei programmi e scrivono quei dialoghi ostici o ridevoli, ma tutti nella lingua di Goethe con varianti postmoderne in soap opera e pubblicità.
Finirà che sognerò di essere intruppato in una pattuglia di Schuetzen in servizio di pattugliamento nel bosco contro i vandali italiani che insozzano i boschi e pisciano contro gli alberi lungo i sentieri.

Quando mi sveglio la mattina ed esco nell'aria limpida e frizzante del gelo mattutino, il paesaggio dei monti ricoperti di densa panna mi allarga il cuore. Vorrei mutarmi in paesaggio, essere fiato di vento e volo di uccello che saltella di ramo in ramo. Gli odori del fumo hanno i retro-profumi degli abeti che bruciano nelle stube e capisco che voglia dire Heimat: i luoghi della nascita, la patria che ci persuade i cuori e le menti e più non si dimentica e alimenta le nostalgie di chi è lontano.
Io non ho Heimat e l'idea di tornare a immergermi nel marasma italico, qualche centinaio di chilometri più sotto, mi affanna. Urge pensare un rimedio trovare un'uscita di sicurezza.
Il merdaio italico dei berluscones asfittici e appiattiti sulle gags del clown tragico dei loro sogni di infami davvero non lo sopporto più.
'Luce, fate luce'.

venerdì 14 novembre 2008

beata se' tu, sorella nostra morte corporale

L'approccio ai casi 'scottanti' dovrebbe essere sempre cauto e meditato, proprio per non scottarsi.
Invece leggiamo e ascoltiamo le grida stupide e belluine di chi si straccia le vesti e grida 'assassini' per il caso di Eluana Englaro e la sua prossima morte.
La madre dei..... è sempre incinta, ahinoi, giova ricordarlo.
'Beata si' tu, sorella nostra morte corporale...' scriveva san Francesco e non dubito che, nel suo essere stato 'eretico' ai tempi suoi e a rischio di emarginazione e chirurgica esclusione dal corpaccione malato e corrotto della 'santa' romana ecclesia, di Eluana avrebbe detto frasi più dolci e intrise di vera pietas e comprensive della somma delle complicate cose che stanno intorno a questo caso umano che ci affanna.

Eluana Englaro ci ricorda i fondamentali della vita nostra di uomini e donne: 'da dove veniamo' e 'dove andiamo'. Veniamo dall'età della pietra dove la vita media non superava, grasso che cola, i trent'anni di media - escluse le siccità, le invasioni barbariche e le epidemie.
Andiamo verso un'età buia (il futuro è imperscrutabile e buio) -ad onta dei sogni nostri di 'magnifiche sorti e progressive'- dove il confine tra vita e morte è più oscuro di quando gli uomini si ammazzavano con le spade e gli archi e le agonie erano lunghissime e spaventosamente dolorose a vedersi e udirsi.

Dai cerusici ai tempi nostri, - passando per i parrucconi vestiti di nero che odoravano le feci e praticavano i salassi - la progressione positiva c'è stata: è palese e lo sperimentiamo di persona e la vita media di noi uomini va baldanzosamente verso gli ottanta e passa, evviva!
Ma non è tutto oro quel che luccica e quando un coma è irreversibile e dura da vent'anni, porsi il problema del senso che hanno quelle 'vite' a diagramma neuronale piatto è leggittimo e dare una risposta legata alla volontà del soggetto e al suo 'testamento biologico' è pietoso e rispettoso del senso che ognuno dà alla sua di vita.
E non c'è barba di Dio, preteso e interpretato da buffi personaggi sedicenti preti e vescovi e cardinali, che possa mettere naso in questa decisione del soggetto - dal momento che perfino nella 'teologia' dei preti e dei vescovi si riconosce il libero arbitrio e la libera scelta del bene e del male.
E ci mancherebbe altro!
E nel caso di Eluana Englaro il testamento biologico è stato affidato, oralmente, al padre: fido, fidatissimo testimone, per l'amore che lo nutre verso la figlia adorata prima e dopo - a tal punto da farsi carico dell'atroce dolore di combattere quella battaglia estenuante, assurda, sul diritto della figlia a non vegetare in quello stato.

Dire di lui le vergognose cose che ha scritto l'editorialista dell'Avvenire è da sciacalli, lo ribadisco; maledetti sciacalli che calpestano l'onore di un padre pur di affermare l'astratta volontà di un Dio preteso sulle vite di noi uomini.
E lo fosse la volontà di Dio! Sarebbe certo più intelligente e pietosa di quell'esercito di rintronati che si sono costruiti nei secoli seculorum le loro asfittiche e complicate 'dottrine' e hanno mandato in battaglia gli eserciti per affermare questa 'verità' su quell'altra e hanno torturato e ucciso chi dissentiva o semplicemente venisse calunniato come 'strega', 'eretico' o solo poco rispettoso dei comportamenti devoti.
Veniamo da lì, - da quei tempi di malattia e miseria morale e di nessuna pietà di coloro che oggi pretendono di essere i detentori di una sola pietà: la loro - e a quei tempi bui non abbiamo nessuna intenzione di tornarci.
Vivaddio, viviamo in uno stato di diritto, come ha sottolineato il padre di Eluana, e i giudici chiamati a giudicare hanno deciso in ben quattro gradi di giudizio e non sono degli stupidi e ci fa specie -e ci fa correre la mano alla fondina- che a gridare compulsivamente 'assassini' verso i medici che smetteranno l'accanimento terapeutico siano dei fascisti notori e professi che qualche tempo fa scrivevano in pubblico forum che le migliaia di morti ammazzati da Pinochet erano cosa ben fatta e lezione propedeutica per il nostro futuro di uomini e donne.
Carogne di sempre e sciacalli.

mercoledì 12 novembre 2008

sciacalli

Che per affermare le proprie ragioni si arrivasse a una tale, rivoltante, manifestazione di sciacallismo giornalistico, giuro, non lo credevo possibile.
Dovete leggervelo tutto il pezzo di un tale su 'l'Avvenire', il giornale dei vescovi italiani, relativo alla sentenza che dichiara inamissibile il ricorso dell Procura di Milano avverso alla sentenza che consentiva al padre di porre fine alla sofferenza di Eluana Englaro.
E' un pezzo di integralismo cattolico e di finta pietà malamente nascosta tra le pieghe di argomenti che rovesciano la logica dei fatti fra i più sconvolgenti che siano mai stati scritti da mano 'umana'.

Oltre ad accusare il padre di aver preso la sua decisione perchè stanco di una vita di sofferenze quotidiane protratte per decenni, lo sciacallo sedicente giornalista arriva a suggerire che la risoluzione per via tutta e solo medica di una emorragia interna della povera Eluana sia la prova provata di una sua voglia di vivere che solo loro, gli spaventosi cattolici integralisti nostrani, saprebbero interpretare - col di più del 'Dio lo vuole' che fa rivoltare lo stomaco e le coscienze dei più.
E' lo stesso 'Dio lo vuole' delle Verità rivelate in nome e per conto delle quali si torturavano le supposte 'streghe' e si mandavano a morire e/o a dare la morte per un pugno di indulgenze i contadini del Medioevo arruolati nelle varie Crociate.

Trasportato negli albori del terzo millennio, quel convincimento insensato, di fede e fedeli ormai fuori dalla storia evolutiva dell'umanità, risulta essere la trasposizione sciacallesca e stupida dello stop imposto a Galileo de' Galilei di osservare i moti degli astri in relazione tra loro e di affermarne l'evidenza delle giuste posizioni.
Che si tratti di ricerca sulle staminali e sul benessere che ne verrà alla vita degli uomini e delle donne futuri o di trovare un'intesa sui 'modi di morire' (leggetevi il bel libro omonimo di Iona Heath, una medico inglese) con dignità e il minimo delle sofferenze possibili per chi è vittima di una tragedia, le posizioni della gerarchia cattolica riescono sempre nel 'miracolo' di mostrare la loro incredibile e stupida crudeltà ammantata di falsa pietas.

E' già partita l'ultima Crociata di papa Ratzinger, quella che infiammerà le cronache prossime venture che ci verranno dall'America di Obama (che sappiamo avversa alle leggi ispirate dagli integralisti di ogni risma e setta col famigerato W.J.Bush, il loro capo, alla Casa Bianca) e Eluana Englaro e la sua sofferenza sono le 'armi' che questa gente miserabile usa contro la vera pietà e misericordia versus le sofferenze di sempre degli uomini e delle donne che i palliativi della scienza prolungano inutilmente.
Sono gli sciacalli di sempre che affondano i denti e levano alti i crocefissi della loro pretesa vergognosa di interpretare la volontà di un supposto iddio.

martedì 11 novembre 2008

apologo del primo mattino

Narrano gli storici che la civiltà umana cominciò nell'urbe, nelle prime città e villaggi. La vicinanza coatta in uno spazio ristretto di famiglie diverse e diverse tribù imponeva l'elaborazione di leggi e controlli e di un corpo di guardie asservite a un Signore riconosciuto - eletto a rotazione o a vita dalla maggioranza dei capitribù.
Gia nel primo Neolitico si rintracciano segni di questa organizzazione 'in fieri' da figure dipinte sui vasi trovati nelle tombe.

Fuori dalle città erano le foreste e le savane e i deserti dove Natura imponeva le sue di leggi: le leggi dei predatori più forti e dei briganti assassini - magari solo poveri cristi sopravissuti a una siccità o a loro volta aggrediti, ma chi veniva dalla città portava con sè il fuoco sacro della Legge e del suo obbligato rispetto; era un 'cittadino', un membro di una comunità che avrebbe tracciato un cammino abbastanza diritto lungo i secoli e riconoscibile nelle sue diverse trame come 'civiltà', appunto.

Passarono i secoli e i millenni e gli uomini scoprirono altri luoghi di percorrenza e coabitazione: non-luoghi, in verità, spazi virtuali: divertentissimi, ricchi di vegetazione e costellati di infiniti piccoli villaggi detti 'siti' e da città (virtuali) in costruzione dove, peraltro, le leggi nuove necessarie a evitare/diminuire le aggressioni faticavano ad essere applicate e a trovare riconoscimento.

Non dubito che la Legge della civile convivenza vi si affermerà, prima o poi, in questi luoghi nuovi e affascinanti, ma intanto assistiamo a scannamenti virtuali plurimi: uccisioni rituali colla vittima bruciata da crudeli sacerdoti sugli altari delle orrende nuove divinità internettiane,
Siamo al Cretaceo virtuale, bisogna capirlo, e non girano ancora le Lucy dei ritrovamenti archeologici della Tanzania, i primati arboricoli dalle lunghe braccia e ancora non è il tempo degli Abilis e dei Neanderthal e i Sapiens sono solo nei sogni dei progenitori che verranno, ma 'la Storia siamo noi', scriverà un cantautore qualche millennio più avanti, 'siamo noi questo campo di grano' degli agricoltori che faranno corona alle nuove città dove vigono le Leggi e dove si possono chiamare le guardie che le fanno rispettare.

lunedì 10 novembre 2008

sacre verità,cazzotti e spade


Che fresca simpatia mi ha suscitato lo scazzottamento furibondo dei monaci armeni versus gli ortodossi a Gerusalemme!
Divertente e appassionante più e meglio degli incontri professionistici della boxe e della lotta greco-romana perchè le motivazioni degli scontri erano ben altre dello squallido e misero confronto a due tra la forza bruta e l'abilità schermidoria del tirar di pugni.
A Gerusalemme (ombelico della Fede Universale) erano in ballo i Sacri Valori e le Sacre Intepretazioni, nientemeno, - cose per cui dare la vita e che spinsero i Fedeli primi ad avviarsi al martirio levando i canti dell'interna felicità ad abbandonare questa valle di lacrime ed entrare, finalmente! nel novero dei Santi e dei Beati.
Se 'chi per la Patria muor vissuto è assai', figurarsi il morire per la Fede, - la spada in pugno e gli eserciti urlanti dietro agli Sceicchi e/o ai condottieri Crociati che assediavano le città turrite della Terra Santa.
E' un po' come rivisitare gli album di famiglia: la notte di san Bartolomeo e la strage orribilissima degli Ugonotti e le urla delle donne ammazzate e dei bambini e dei vecchi dentro alle case e, più indietro nei secoli, i cardinali che entravano con la spada in pugno dentro la sala del Concilio (Costantinopoli?) per imporre che fosse scritta nei sacri testi della Fede la loro interpretazione della Verità futura.

Insomma la Verità delle divine cose si impone con la spada e i cazzotti più efficacemente che con la maieutica e la Dottrina e questo 'ritorno alle origini' delle sane discussioni dottrinali con contorno di cazzotti e spintoni e tirar delle barbe e strappar delle vesti ci ricorda quell'altro sistema di 'convincimento' dei pagani e delle streghe e stregoni riottosi a piegarsi ai riti nuovi della Fede Trionfante: i tribunali delle 'sante' Inquisizioni, il tirare le braccia e le gambe ai sospetti/e di stregoneria finchè confessavano le più sordide concupiscenze carnali col Maligno, i Roghi e il Crocefisso levato davanti alle fiamme purificatrici.
Ragazzi, che storia sublime è la storia della Fede! Che exempla magistrali e suadenti si leggono nelle antiche pagine!
Fuoco e fiamme per convincere che c'è un Dio d'Amore che tutti ci perdona e accoglie nel suo seno.
Exultate, iubilate che ieri siano stati solo cazzotti, perchè nelle ingiallite foto di famiglia e negli incunaboli si vede e si legge ben altro!

Quanto sarebbe carino che i Fedeli alla Dottrina (tutti, tutti, di ogni setta e scisma ed eresia!) tornassero alle disposizioni d'animo dei martiri che sia avviavano alle graticole e alle croci rovesciate biascicando le orazioni pie - invece del dover ricordare quell'imperatore bizantino neoconverso che andava di antica città in antica città a distruggere -con pervicacia e immane fatica di Distruttori degna di miglior causa- le bellezze architettoniche dei Greci e i templi degli dei pagani.

sabato 8 novembre 2008

finis terrae

E' quando l'onda è passata che merita venirci in questo luogo di finis terrae e fine delle storie.
E' un'isola, come deve essere ogni luogo da cui non si parte più e solo si arriva.
Meglio venirci prima di dicembre perchè c'è sempre qualche cretino che ci mette i cicalini appesi con ginglebell-ginglebell e i lumini lampeggianti - come se significassero qualcosa oltre all'insensatezza di ogni cicalino, cellulari compresi.
Finirà che li interreranno anche con i cellulari - quando si farà quell'ora per le generazioni che l'hanno amato peggio di un tamagochi a cui dover insufflare la vita ad ogni minuto secondo e gli amici e i parenti in visita proveranno a formulare il numero ancora in agenda nella speranza che il morto risponda di sotto. Roba da film dell'orrore o da orrende risate, fate voi.

In trent'anni ci sono venuto tre o quattro volte a trovarlo.
Le bare, le lapidi e i luoghi che le contengono sono feticci.
Conta ciò che ti resta nella mente: dolore, amore, odio, disprezzo, rabbia o quell'indefinibile tormento che non ha remissione e ti fa vivere una vita non tua ed è come se tu avessi addosso occhiali che non puoi togliere e ti distorcono la visione del paesaggio e dei visi delle persone.
Come nasci e come vivi l'infanzia ti cambia la vita ed è vero che girano certi zombies per le strade, me compreso, che sognano un vita diversa, un diverso modo di amare e di relazionarsi agli altri, una felicità possibile che non so che sia, come si costruisca e cosa si provi.

E' morto giovane, di anni 52, una brutta malattia, si dice. Non ci siamo parlati molto in vita; il resto è stato un mio monologo rabbioso che dura tuttora.
L'ho accompagnato nel viaggio dell'ultima speranza dai guaritori filippini -bravissimi prestidigitatori- e al ritorno, nella saletta dell'aeroporto riservata a chi viaggia in barella, mi ha chiesto di aiutarlo a morire, di alleviargli l'intollerabile dolore di vivere.
Rimasi paralizzato dall'angoscia e gli risposi bruscamente.
Solo chi ha un minimo di 'confidenza' e di intimità familiare può concepire il pensiero di quell'aiuto estremo e portarne poi le conseguenze con tutto l'amore di cui il gesto abbisogna.
Per me fu come se me lo avesse chiesto un estraneo.
In tutto, abbiamo convissuto sotto lo stesso tetto un tre anni - mese più, mese meno- e mi chiudevo a chiave in camera per evitare la durezza di confronti che sfociavano in reciproche minacce o nei miei silenzi rabbiosi.

Da trent'anni è steso immobile accanto a una sconosciuta, una tedesca dal nome tremendo come la notte cui si riferisce: Walpurga. Chissà che si dicono stesi vicini nell'umida terra - se un qualche dialogo si dà tra coloro che son morti.
Era mio padre, veniva a trovarmi in collegio raramente, attraccando la barca da lavoro al molo e mi sorrideva allegro e chiedeva il permesso alle suore di portarmi a spasso in barca nello spazio vuoto della laguna davanti all'isola delle Grazie. Ne ero brevemente felice, suppongo.
Non ho molti altri ricordi chiari di lui, oltre alla fase ultima della malattia che ci ha riunito brevemente e non gliel'ho mai perdonato.
Mai perdonato di non farsi ricordare, di non avermi regalato un ricordo per il quale piangere finalmente e finirla di tenermi tutta questa rabbia dentro e guardare il mondo con questi maledetti occhiali che non mi riesce di togliere.

venerdì 7 novembre 2008

caro Incisore...


... quanto a vaffa e rotture di cazzo non ho che da prendere esempio dalla tua ampia produzione letteraria dei mesi e anni scorsi qui nel forum.

E' un genere letterario, te lo riconosco, e prima di te lo diceva l'ineffabile Sgarbi -apposta fatto ministro della cultura della repubblica- (ricordiamo di lui i deliziosi 'zoccola' puttana' 'testa di cazzo' ecc. ecc. dei suoi adorabili interventi televisivi').

Ribadisco che una sano vaffa non fa male a nessuno, e se preso una volta al giorno toglie il Castro (medico) di torno.

Naturalmente va detto nel contesto giusto e indirizzato alla giusta persona che ciurla nel manico di un clima sociale magnificamente gestito dalla vostra simpatica canaglia -che a fanculo ci ha mandato un giornalista che lo contestava (prima di me quindi che ne ho seguito l'autorevole esempio) e distribuisce con straordinaria facondia e simpatia 'imbecilli' e 'coglioni' e 'kapo' a raffica, a dozzine, cornucopia di inenarrabili e doviziose meraviglie lessicali e di pensiero alle quali molti voi si accodano festanti e ilari.

Pifferai e fanciullini festanti al seguito, come nella fiaba.

Risparmiami il tuo essere stato di sinistra, te ne prego a mani giunte. Non so per quali arditi percorsi di pensiero ci sei arrivato in gioventù sulle amate sponde, ma dell'oggi leggiamo davvero tutta un'altra storia. E ci ha davvero rotto il cazzo quell'inutile battere sulle nefandezze dell'odierna sinistra e dei suoi uomini perchè al fondo ci vediamo e leggiamo solo la miserabile rabbia e frustrazione di chi non ama le tasse e i Visco-vampiri che si provano a farle pagare alle note categorie a rischio.

Perdona la franchezza, caro, ma i tempi son calamitosi ed è meglio non indulgere troppo sulle sfumature.

ti conosco, mascherina...


Della fisiognomica non condividevo le formulazioni più estreme, le teorizzazioni criminogene e 'da pazzi' del suo teorizzatore, ma l'assunto di fondo che lo ha spinto ai ponderosi studi sull'argomento, beh, quello è difficile da respingere e negare.
Da 'gli occhi sono lo specchio dell'anima' a 'ce l'hai scritto in faccia', il senso comune ci conferma che certe facce ve le raccomando, cari i miei, e che Emilio Fede (nomen omen) ce l'abbia scritto in faccia il suo mestiere di pronubo paraninfo e l'avvilimento mentale che promana dalla sua attività di incantatore di destri serpenti non ha bisogno di dimostrazioni.
Retequattro sul satellite non durerebbe (capisco le resistenze suicide della squadra di governo): i marziani o altre intelligenze aliene non tollererebbero che tanta sgomentante schifezza uscisse dal pantano italo-terrestre per avvicinarsi alle stelle.
Se si comincia a inquinare il cosmo con veleni così mortiferi (il fosgene in confronto gli fa un baffo) si comprometterebbe per sempre l'epopea dell'umana conquista futura.
Perfino di certi nostri compagni di strada dei forum, allorquando li ho visti in faccia sul Mincio, ho indovinato chi fossero dietro le maschere buffe dei nick - salvo poi dirsi le solite cose che fanno piacere: 'Tu sei! Ma va! Mai avrei immaginato che...'
Di uno, poi, sguardo indagatore e nervosa mascella volitiva, ho faticato a trattenermi dal dirgli subito in faccia 'Ti conosco, mascherina!'. Ne paventavo la pronta, focosa reazione e, all'epoca, tenevo meglio a freno i sintomi della sindrome di Tourette di cui soffro.

Questa ampia premessa per dire che guardare la faccia ilare e serena di Dabliu-uilliam nel bel documentario Fahrenheit 9/11 -quando racconta la favoletta in una scuola e mentre aspetta che inizi la ripresa tivù- farebbe tornare in auge la scienza fisiognomica e suoi assunti più arditi, tutti, anche quelli sul bernoccolo della follia e il sopracciglio truce che rivela senza ombra di dubbio il futuro pazzo criminale e la qualità del suo crimine.
Crimini, al plurale. Oggi siamo in grado di attestarlo, col senno di poi: contando i morti, civili e militari, in Iran e Afganistan e i feriti e i dispersi della crisi economica globale che ne è promanata e dispiega le sua larghe ali sopra di noi.
Bel lavoro, George! Ben fatto! A futura memoria.
Nella speranza che anche i tonti della destra americana più conservatrice (e compresi i nostri forumers più amati ed osannanti e il Premier abbronzato, suo grande amico fino all'ultimo) imparino dalla fisiognomica di base a riconoscere i pazzi e i barabba prima di votarli e di consegnarci una storia del mondo quale quella che abbiamo sotto gli occhi.
Amen e così sia.

p.s. Io ci credo ancora che la storia ci sia magistra, - per favore, non smentitemi anche in questo, ne morrei.

mercoledì 5 novembre 2008

invece Obama


Non c'era nulla di scontato. Poteva darsi anche la follia di una scelta opposta che premiasse quel brav'uomo di Mccain: un ometto dall'eloquio improbabile e noioso, che ricalcava i luoghi comuni dell'America wasp - comunità in declino da molti anni che sfilaccia il suo sogno imperiale ormai prossimo all'amaro risveglio.
Invece si è accesa la luce dell'intelligenza all'altro capo del mondo, si è accesa la spia del funzionamento di un motore che ansimava e perdeva colpi e si fermava per strada, lasciando nella disperazione milioni di persone che hanno perso la casa, hanno visto volatilizzarsi i sudati risparmi e premiati i ladri di sempre: i brokers e i managers sornioni che rifilavano ai clienti delle banche pattume finanziario e coi proventi di quei furti 'legali'si costruivano le ville (e tuttora si godono la vita alla facciaccia degli imbecilli che gli hanno creduto e che concedono ingenuamente la fiducia ai Barabba di ogni risma e ideologia e latitudine).

Ha vinto il bello e il buono di un America nascosta, spaventata, ma che ha rispolverato il suo vecchio, asmatico Sogno, quello di Luther King, ma anche dei poveri cristi senza ideologia - se non quella che invoca regole e controlli di legalità e che vuole puniti i responsabili del crack economico partito da lì i cui effetti nefasti ancora allargano le loro immense e spaventose ali sopra gli altri continenti e nazioni.
Il lavoro che attende Obama il Messia è da spavento e immagino le notti insonni del senatore color caffellatte al pensiero di non farcela, di non saper/poter rispondere ai mille desiderata di un popolo che si attende miracoli e avrà solo piccole, parzialissime risposte, volta a volta, alle domande ansiose di chi lo ha eletto.
Riuscirà l'America a risalire la china, a ritrovare lo smalto di potenza planetaria, a ridare fiducia all over the world nel futuro di un paese che ha tollerato l'ubriacatura di un W.J.Bush per ben otto anni -avvolgendosi nel groviglio delle miserabili contraddizioni della guerra, delle bugie continue, spudorate, avvilenti, delle stupidaggini parareligiose degli antiabortisti e 'creazionisti' che fornivano il backstage ridicolo al petroliere ebete che ha fatto collassare l'economia superba di un grande popolo?
Un popolo che ha scritto nella sua Costituzione il diritto alla felicità, ma che ora si accontenterebbe di tornare a sperare in un funzionamento 'normale' dello stato e nel ritorno ai fondamentali principi di legalità, uguaglianza di tutti di fronte alle leggi e fucile (metaforico) puntato contro i responsabili dell'economia e delle grandi aziende e delle banche.
'Come sbagli sei morto', dovrà essere l'avviso per quelli che uno scrittore di gran successo ha definito 'i padroni dell'universo' e ci hanno consegnato la cronaca tragica di una recessione 'tecnica' a rischio di Grande Depressione internazionale.
Auguri a Obama il Messia, disincantati ed esorcistici.
Colla speranza che la sua elezione al gran soglio dell'America sia un avviso di tendenza per tutti i furbi in politica e i Barabba maledetti che vorremmo veder sepolti sotto una frana dalle vendette della storia e dal riaffiorare timido, timidamente speranzoso, del bello e del buono dello spirito dei popoli.
Amen e così sia.

domenica 2 novembre 2008

Vandalo mio che mi stai in cagnesco...

Vandalo, è dai tempi della democrazia cristiana di Fanfani Andreotti e Tanassi che mi stupisco della 'bovinità' e del beotismo di quella che i sociologi chiamano la maggioranza silenziosa.

Non così silente, direi, dal momento che ha premiato col gioco caotico 'democratico' partiti che si sono impantanati nelle fogne di Tangentopoli e si ostina a votare il caudillo Berlusconi che non ha niente da imparare dai puzzoni della prima repubblica ed era appaiato ad essi colla tessera pidue numero...(non me lo ricordo).

Il mio parlare di umanità futura è relativo alle ere, non agli anni.

Ho in mente 2001 odissea nello spazio e gli scienziati russi e gli americani che si stringono la mano dentro l'astronave e parlano sommessamente dei casini che hanno lasciato nella Terra che forse non ritroveranno più (la guerra fredda trasformata in calore atomico), ricordi?

Mi nutre la speranza che da tutto il bailamme di interessi particolari che fanno le nostre differenze di forumers/cittadini e da tutte le differenze di razza,lingua e religione esca finalmente l'Uomo Nuovo che saprà costruire le giuste macchine per solcare gli spazi siderali e conquistare il cosmo e fondare una civiltà che non si agiti più per le Jiahd islamiche, nè per gli interessi privati dei petrolieri e dei proprietari di televisioni di bassa risma.

Solo chi guarda lontano si ritrova, scriveva un tale di cui non ricordo il nome. Ma sono d'accordo che, se cominciassimo fin d'ora a cercare i fondamenti morali di quell'Uomo Nuovo che verrà, accellereremmo di un bel po' il corso della storia e risparmieremmo grosse porzioni di fegato e un gran numero di morti ammazzati di tutte le fazioni in guerra tra loro per i più diversi motivi.

anniversari


Che cosa resta incrostato
nel cavo della memoria
nel favo delle molte parole
fluite dalle bocche al sogno
d'essere stati, al bisogno
di dirci amanti una volta
e mille perché pare miracolo
labile dei giorni: il primo
bacio, il vuoto d'amore
che ti ho confessato tremante
per il quale il lume del tuo sguardo
fu accensione improvvisa
fiamma alta di un fuoco inestinto,
le molte lacrime di una gioia-pena
che mirava il suo oggetto
e tra le mani incerte lo avvertiva
fragile uccello pronto a spiccar volo?
O questo mio commuovermi
ognora per il dono di te, vita
che muta se stessa, sogna
di trasvolare e farsi altra,
cieli più azzurri, nuove risa
paesaggi e volti sempre seduttivi?
Vivi, mio bell'amore di miracoli,
vivi la mia/tua vita e i miei giorni
sogna i miei sogni, foggia
i miei bisogni, plasma la mente
che ti rimira ammirata
delle tue forme, i tuoi occhi
d'ambra e le dita intrecciate
alle mie, vivi le mille occasioni
che ti vedono bella, desiderata,
amata dai molti, ma ad un solo
sogno davvero appartenuta.

sabato 1 novembre 2008

e del vandal fatal le folle a schiera...

E del Vandal fatal le folle a schiera
dicean che fusse tanto orribile a vedersi
ma a udirsi più, chè -giunto in su la sera-
gli improperi più ignobili e gli aspersi
in magna Rete diffondea colla tastiera

ardente tanto che gli ribollian i tasti
ad ogni tocco e niun che fosse appena al mondo noto
scampava alla di lui furia iconoclasta ed i nefasti
di ognun notea che di peso gli fosser sullo scroto.
Walter, il nemico di lui del campo avverso

dice informe sempre, amebico ed immerso
nella parte di mondo rovesciata a cono:
Inferno di malvagi, giron di popoli dannati
dove mosche a migliaia lo pungono prono
il cul offeso dal Malnato re dei depravati

che le tasse allo stato sottraggon con destrezza
e sempre mostran che son gli altri i dessi:
fannulloni,capziosi,comunisti e fessi
e invidiosi perfin della Bellezza
fatta ministra di governo - a che sia chiaro

che solo chi la darà cum salis grano
ed esporrà le sode chiappe e i seni
avrà futuro ed opportunità col Nano.