lunedì 31 maggio 2021

Voce del verbo 'mostrare'.

Andare per mostre (2) 30 maggio 2016
...ed è come un excursus storico di grande respiro e 'preso alla lontana'. Come se, per dare un senso alle architetture post moderne dovessimo sempre rapportarci alle origini. Da dove veniamo per capire dove andiamo, - se davvero andiamo da qualche parte e un qualche 'progresso' connota il nostro andare a tentoni nella Storia.
E c'è chi ci rappresenta l'informe concretezza del caos come una nuvola rappresa che l'uomo domina da par suo ed esplora le sue caverne e interne concrezioni e gruviera speleologici e chi ci ricorda l'opera e l'ingegno di ricercatrice di Maria Reiche – la cui suggestiva foto di schiena in piedi su una scala di alluminio e di fronte l'arido deserto delle 'linee di Nazca' campeggia nel manifesto della Mostra.
Foto emblematica che ci dice che ogni opera geniale e meritevole di attenzione nasce dalle piccole cose: la sua scala di alluminio di ricercatrice così come i paletti e le corde degli architetti della civiltà Nazca che servirono a disegnare quelle enormi figure che dovevano essere viste dal Cielo, secondo alcuni ricercatori, e segna(la)re una comune 'via delle stelle' (da dove veniamo e dove andiamo), ma, secondo altri, servivano piuttosto a un progetto di irrigazione, - buffa ipotesi per un deserto così arido e privo di vento che ci ha conservato i meravigliosi disegni aero-terrestri per secoli.




Il paradiso può attendere 30 maggio 2019
E il ritorno a palazzo Lezze, sede espositiva del padiglione dell'Azerbaigian, che più centrale non si può, (campo santo Stefano, Venezia) ci mostra che 'qualcosa è cambiato' in quel paese – e ci ricordiamo che, due anni prima, gli artisti e i loro sponsor politici e gli addetti culturali e i curatori ci parlavano di e magnificavano un paese privo di conflitti, paradiso in terra di convivenze possibili.
E oggi, invece, altri artisti di quel paese ci raccontano di un conflitto intestino, un ripiegamento, un incartarsi delle coscienze individuali nell'uso distorto di tecnologie che dovrebbero essere sempre liberatorie e diventano, all'opposto, schiavitù e teste dentro la sabbia del preteso Oltremondo della Rete, dove non tutto funziona come dovrebbe e niente va ben, madama la marchesa, - ad ascoltare quei tali, gente sinistra, che gridano alle 'fake news' e agli 'haters' e ai maledetti 'leoni della tastiera' (hic sunt leones) forse nostalgici dei tempi in cui esistevano solo loro e i loro autorevoli 'verba' : i maitre à penser e i professori, circondati da laudatores peripatetici e folle di discenti silenziosi e succubi.
E i manichini ciechi e sordi delle istallazioni hanno gigantesche molle che collegano i crani – e si suppone che vi transitino delle informazioni, sperabilmente importanti e significative, ma gli occhi dei comunicanti sono spenti e non vi è emozione, il solo condimento che dà sapore ai dialoghi e vivacizza i rapporti tra le persone e si costituisce a 'senso' e condivisione di 'umanità.
Il paradiso può attendere. Da vedere.

 

 

 

domenica 30 maggio 2021

Artisti buonisti.

 

28 maggio 2016

L'architettura, come l'Arte, salverà il mondo? E' lecito dubitarne, dal momento che il mondo è stato distrutto da due guerre mondiali e un intero paese, la Siria, è affondato nel suo Medioevo islamico di guerre e sette religiose e tribali - e perfino le meravigliose rovine dell'antico (Palmira e altri siti archeologici) sono incorse nelle distruzioni a botte di esplosivo da parte di fanatici islamisti provenienti perfino dalle famigerate 'banlieues' islamiche delle maggiori metropoli europee.
Il mondo non verrà salvato dall'Architettura e dagli architetti (che solo l'altro ieri erano detti, in un famoso libro, 'maledetti'), però ci ri-provano a incantarci coi loro progetti spesso un tantino astratti e cervellotici, ma suggestivi e affascinanti.
E pazienza se molti padiglioni, la Germania in testa, hanno dedicato l'intero spazio e le tesi e gli elaborati al dramma degli immigrati che ci assediano e che il nostro mondo, ahinoi, lo stanno cambiando davvero - e non in meglio, ad ascoltare le cronache dai quartieri dove la polizia teme di mettere piede e solo i clamorosi attentati e le centinaia di morti innocenti la obbligano a fare i 'blitz' delle teste di cuoio per scovare i terroristi-serpi in seno ivi annidati e che trovano solidarietà e protezione nelle 'enclaves' immigratorie a maggioranza islamica.
E, scorrendo lungo e dentro i padiglioni uno via l'altro, ho conferma che i nostri ospiti immigrati si affollano nelle metropoli e snobbano i piccoli centri, per le ovvie ragioni delle opportunità che vi si offrono e gli apparentamenti familiari e i riconoscimenti dei valori religiosi di provenienza – che è quanto dire che di integrazione quale panacea del presente malessere europeo in crisi immigratoria esplosiva è ridicolo parlare e la tendenza del melting pot globale è quella del proliferare tribale in ambito urbano e metropolitano e del covare degli atavici conflitti sotto la cenere, estote parati.



 

 

L'Arte alle prese col buonismo 27 maggio 2015
 
E c'è un palazzo, qui in città, occupato manu militari e per intero da una quantità incredibile di artisti - e fino al sottotetto, magistralmente organizzato dai curatori con le travi secolari che sembrano più 'artistiche' delle opere esposte e interposte e miracolosamente sospese.
E si son messi insieme artisti delle Seychelles, delle Filippine, della Mongolia insieme a tedeschi e statunitensi, e chi più ne sa più ne elenchi, nel dar vita a una kermesse artistica visitatissima e apprezzatissima – non come in altri palazzi parecchio deserti che ti fanno venire in mente come nell'arte contemporanea talvolta l'offerta superi la domanda e molti artisti non ce la fanno più a 'stupire i borghesi' con messaggi forti, troppo forti da strappare a un visitatore, a mezza bocca, un 'disgusting' che gli saliva dallo stomaco.
E quel desso ne aveva ben donde, trattandosi di una serie di fotografie e un video di un artista tedesco che raccontano una performance di donne ignude distese su croci e cosparse di sangue e folpetti neri e grigi dazu a completare l'immangiabile e incomprensibile menù.
E il sangue attrae un sacco i pensieri dolenti di molti artisti – se perfino la Marangoni, al Pesaro, ci mostra un lungo filo al neon rosso-sangue che parte da una struttura circolare sospesa sull'acqua e sale, sale – e le fotografie all'interno della sua sala ci parlano e denunciano l'intolleranza che dilaga nel nostro mondo di cinici e indifferenti; e quanto dovremmo essere buoni e generosi, invece e il Mondo trasudare amore universale e farsi carico di povertà e angosce, amen e così sia.
E, tornando a palazzo Mora (Strada Nuova) e ai suoi molti e diversi artisti che ne riempiono le sale con i linguaggi e le invenzioni le più varie, ci è venuto di soffermarci su un nastro trasportatore color del mare che trasportava due barconi pieni di gatti dorati migranti – e naturalmente era chiara la metafora e la denuncia di quell'artista tedesco dei tragici eventi quotidiani che hanno fatto del Mediterraneo una tomba liquida – andasse a dire ai suoi governanti, la Merkel in testa, che 'facciano di più' e 'non ci lascino soli', noi italiani, nel fare fronte all'arrembaggio di un intero continente in guerra e affamato e boko aram, che non sappiamo più dove stiparli, e, se qualcuno tra loro simpatizza con l'Isis, lo vedremo presto in azione rifocillato, col telefonino satellitare e con passaporto europeo in viaggio tra Siria e Gran Bretagna.
E c'è un tale che, invece, torna tranquillamente al figurativo e ci mostra dei moderni barboni alle prese coi molti oggetti di recupero della loro vita grama e, di fronte, un emulo di Caravaggio illumina volti e corpi con quella luce specialissima che fu del Nostro. E, qualche sala più avanti, un altro artista ci da resoconto fotografico di un suo specialissimo 'Dejeneur sur l'herbe' e speciale riflessione sulla Natura che abbiamo dimenticato e vilipeso - e mi veniva in mente la Susanna coi vecchioni, ma qui le Susanne sono due e molto ben disposte a vellicare il vegliardo che le accompagna a spasso nella foresta.
Andateci e divertitevi. In fondo l'Arte contemporanea mira anche a questo: a farvi pensare, si, ma col segreto proposito di sapervi segretamente felici (seppure esteriormente dolenti) nella vostra condizione di privilegiati e cinici. E che i 'barconi' mediterranei coi loro gatti dorati arrembino, che possiamo farci. Questi sono i tempi che ci sono dati da vivere.





 

La libertà non è gratis.

 

La libertà non è gratis. Goldoni che non seppe descrivere i tempi nuovi.
Carlo Goldoni va a vivere e lavorare a Parigi. Un invito a corte che non si può rifiutare, malgrado la Comèdie italienne in loco non se la passasse affatto bene? O un dispetto a Venezia che non apprezzava troppo la sua rivoluzione teatrale di personaggi veri e 'di strada', opposti alle stanche moine delle maschere della Commedia antica medievale?
Fatto sta che Goldoni a Parigi non 'sfonda', come diremmo oggi e viene confinato nel ruolo di insegnante di italiano per le figlie del re e trascina la sua vita di esule in suol straniero (vivrai Venezia nel mio pensiero) confidando nella generosità del re che gli elargisce una modesta pensione. E la rivoluzione francese lo coglie impreparato e nei suoi 'Memoirs' non compare uno scritto e un pensiero che sia uno relativo a quel grande sommovimento sociale, a quel terremoto politico che confinava i suoi personaggi nel ruolo di macchiette di un tempo che stingeva nell'odiato Ancien Regime.
Gli storici si affanneranno a dirci che quel suo stupefacente silenzio era dovuto al debito di riconoscenza che lo legava alla corte di Luigi XVIsimo, ma è una falla di scrittura talmente macroscopica da risultare incredibile.
Come dire che io, che pure godo di una pensione graziosamente elargitami dal presente regime, rinunciassi nei miei scritti a descrivere e chiosare da par mio i nefasti della presente scena politica e i pesantissimi limiti di un vincolo costituzionale che ingessa l'espressione del consenso popolare nei ripetuti minuetti quirinalizi che ci hanno mostrato gli immangiabili sformati di s-governo di Conte, prima, e del Draghi pigliatutto poi.
E Goldoni chiude la sua vita da esule in Francia e gli venne risparmiato il dolore di vedere la sua amatissima patria veneziana occupata dall'esercito sparviero dell'ingombrante Coso imperiale che, secondo gli illusi patrioti italiani, regalava gratis la libertà ai paesi che conquistava, - ma si limitò, invece, a piantarne gli alberi (della Libertà) privi di robuste radici e che non attecchirono e il resto lo sapete o andate su Wikipedia per un veloce ripasso in vista degli esami di maturità prossimi venturi.

Potrebbe essere un'illustrazione raffigurante in piedi

 

venerdì 28 maggio 2021

Ritorno in città.




Buenos Aires - 01 aprile 2019
E il ritorno in città, dopo tanto spettacolo e teatro delle meraviglie della luce e dei colori della pachamama, è all'insegna della costrizione – e sarebbe stato meglio migrare nel deserto di Atacama, una volta arrivato nella zona dei 'salares' e ampliare il viaggio verso il Cile o la Bolivia, ma tant'è.
E mi rifugio nelle librerie e nei teatri – che è un altro modo di viaggiare e traslare della mente.
E mi capita di incontrare ad ogni scaffale il vate nazionale, Jorge Luis Borges, perfino in un ristorante, assai fornito, in verità, di cose buone e gli hanno fatto un monumento, a lui e al suo amico Bioy Casares che qui si ritrovavano.
Ed è un peccato davvero che la moda dei 'caffè letterari' si sia spenta, ma oggi sarebbero pieni di curiosi e turisti da un tanto al chilo, come quelli che si ritrovano al caffè Tortoni e fanno la fila per entrarvi e lì la letteratura di riferimento è il tango delle origini, anche quello un mito da ri-evocare (il museo relativo a lato del caffè, però, va diserto) perché l'oggi è 'di massa', con tutto ciò di negativo che questo termine comporta - e si sprecano i ristoranti che ospitano gli spettacoli di tango e ti ci portano coi pulmini delle agenzie a frotte e sciami – da 'tagliarsi le vene per lungo' dalla tristezza.
E, se per Ernesto Sabato è 'un pensiero triste che si balla' – bella definizione, ma che vale solo per le lentezze e le lamentosità di alcuni tanghi - per Borges il tango è un'allegria di altri tempi e uomini e la Buenos Aires allora era una piccola città di vecchie case e baracche circondata da paludi, come ci rammenta qui sotto la sua testimonianza orale registrata in due audio cassette.
Ma dovremmo smetterla di cercare di mettere troppi cappelli letterari sopra questa danza ormai divenuta 'patrimonio dell'umanità' ed esondata di là dell'Atlantico e del Pacifico e portarci sugli altri suoi orizzonti (di Borges) – aperti, apertissimi - e sui suoi cento libri – inclusa la 'Historia universal de la infamia' e di lui mi è cara la luce cristallina dell'anima che compensava il buio delle pupille.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone e persone che sorridono

lunedì 24 maggio 2021

Macellazioni tribali.

 

  • Dell'uso dei coltelli tribali e della macellazione di un innocente 23 maggio 2013
    Bisogna sforzarsi di usare tutta la pacatezza possibile nel dire l'orrore che ci provoca la macellazione del soldato britannico reduce dall'Afghanistan da parte di due neri immigrati a cui avanza perfino di pronunciare davanti a un telefonino il 'j'accuse' ideologico contro il giovane povero cristo che giace a terra sbudellato come un maiale.
    Bisogna evitare di alimentare la logica malvagia della tribalità, del 'noi' e 'loro', della 'guerra di civiltà' - per quanto non ci riesca davvero, per quanti sforzi facciamo, di rintracciare un barlume di pregressa 'civiltà' nel gesto folle e spaventoso dei due neri che si pretendono 'soldati in guerra' e ammazzano a freddo e macellano e sbudellano coi coltelli e l'ascia dell'atavica tribalità delle origini un indifeso figlio della nazione il cui lavoro era di 'fare il soldato' secondo le direttive dell'Onu e le regole di ingaggio stabilite dal governo britannico.
    Ma come si può invocare di avere compiuto una 'azione di guerra' traslata e a freddo, ospiti irriconoscenti di una nazione in pace, la Gran Bretagna, e che opera all'estero secondo le modalità proclamate di imporre la pace in territori di Jiahd dichiarata e tane dei più noti terroristi internazionali? E possiamo fare tutti i distinguo ideologici e schierarci anche, ciecamente, dalla parte dei talibani e degli jiahdisti, ma dovremmo essere pienamente informati di cosa e come avvengono le azioni di contrasto contro la guerriglia indigena e quali sono i problemi pratici che quei militari in missione di pace si trovano a dover affrontare prima di dare aria alla bocca.
    E come si può concepire una 'azione di guerra' (in realtà una orrenda macellazione di una persona indifesa) senza averla prima pubblicamente dichiarata - e avvisato il preteso nemico perché possa difendersi e sappia di dover operare in 'territorio nemico' pur se in casa propria?
    Niente di quello che abbiamo veduto in video e ascoltato dalla voce roca di quel macellaio nero di pelle che si pretende 'soldato' merita una considerazione di menomo rispetto quale si deve a un nemico a cui riconosciamo le ragioni di diversa civiltà che ci oppongono.
    E' un atto di pura malvagità, il gesto di un orco, che dobbiamo respingere al mittente col vigore di stati occidentali eredi di una civiltà che non riesce a concepire gesti di tanto violenta tribalità applicata a degli innocenti e vittime ignare.
    E sarà difficile -difficile davvero- nei prossimi giorni e mesi guardare con occhi sereni e innocenti e disposti a un dialogo di integrazione quegli immigrati che, ospiti del nostro paese, nulla fanno per integrarsi davvero e lentamente disfarsi del loro ingombrante fardello di diversità assassina – se è vero, come è vero, che l'undici settembre 2001 si sono ascoltate, fuori dalle finestre delle loro abitazioni, voci di giubilo e di osanna al prode Osama bin Laden per aver colpito duro i simboli dell'odiato Occidente.

 

Rane e lampioni.

 


Il Lampione e la rana a testa in giù 25 maggio 2013
La nostra mente è un sistema fragile e complesso che ha bisogno di continue rassicurazioni e conferme per non 'andare in tilt'.
E ci alziamo dal letto la mattina, - dopo aver lasciato andare il cervello per gli sconosciuti sentieri del sonno e dei sogni e ancora in preda alle sottili angosce che da quel disordine notturno ci derivano – cercando con gli occhi gli oggetti di sempre e le persone di sempre e i dialoghi, forse noiosi, ma rassicuranti che ci confermano che il mondo ha ancora una sua riconoscibilità e praticabilità pur nelle mille quotidiane mutazioni.
E ieri ci è stato restituito lo storico Lampione di Punta della Dogana, nostra fioca luce nelle nebbie lagunari e nei crepuscoli che ci rassicurava, magrittianamente, che una luce sempre si accende prima della notte ed è barlume che ci rassicura che ancora, noi esseri umani, dominiamo gli eventi di natura e nessuna notte mai scenderà sui nostri occhi, come l'Ultima che ci impaura - e contro le sue angosce abbiamo inventato le leggende della Luce delle Anime nel Tempo che sempre ritorna circolare.
E non ne potevamo più di quel biancore arrogante del ragazzo troppo cresciuto che ci beffava colla sua rana tenuta per la zampa a testa in giù - ed era attrazione turistica che ci confermava che tutto ormai, a Venezia, si fa per 'stupire i borghesi'; e ci inventiamo i tristi Carnevali fitti di 'eventi' triti e ritriti pur di riempire oltremisura questo piccolo arcipelago tenuto insieme da ponti fragili e animato da chiese che si riempiono di 'fedeli' solo in occasione di un funerale.
Città di fantasmi e ammuffiti gabbiani, Venezia è una sfida alla storia e alla storia dell'arte. Cambia tutto perché nulla cambi e tutto il suo vecchio di palazzi e campanili e chiese è teatro biennale del nuovo delle menti degli artisti che sono vecchi e 'classici', già alla prova della Biennale che verrà.
Però quel Lampione storico lo abbiamo fortemente voluto al suo posto, dopo lo scippo degli arroganti sindaco e assessori 'novatori', ed è, forse, la sola 'cosa nuova' che ha fatto questo sindaco e la sua amministrazione in tanto vecchio andare di tempi grami e visioni indecorose di una città che, anno dopo anno, diciamo sempre meno nostra.
Di residui e afasici cittadini, intendo.

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domenica 23 maggio 2021

Omolesbotransfobia e fenomeni correlati.

 

  • Vi racconto di uno spot governativo sul 'politicamente corretto' dei tempi presenti che confligge con il rispetto che si deve al nuovo venuto, l'immigrato islamico, solitamente scuro di pelle, solitamente barbuto o mal rasato – come ci racconta l'iconografia dello spot in questione.
    Si vedono due ragazze su una panchina nei sotterranei della metro di una qualunque città che si baciano graziosamente, oh Cielo!
    E, a lato delle due peccatrici, un personaggio dal viso uguale a quello che ho descritto qui sopra che si alza di scatto e guarda schifato e rabbioso le due graziose e si allontana – e la scritta pedagogica in sovrimpressione invita tutti coloro che provano le stesse emozioni negative del malcapitato a cambiare registro e pensieri.
    Come si fa, si chiede un ingenuo? Come si cambia un sistema di pensiero se la tua religione, ad esempio, ti dice che la donna deve portare il velo e comportarsi con discrezione e pudore massimi e guai a chi sgarra - e questi tali effigiati nello spot pedagogico del ministero preposto sono i padri-padroni di mogli e figlie rispettosissime del Verbo paterno e delle sue tendenze autoritarie?
    Il poveretto dello spot in questione non incorrerà nei rigori carcerari del controverso ddl Zan, dal momento che non profferisce verbo schifato e/o aperto insulto verso le due graziose, e tuttavia qualche giudice più realista del re potrebbe ravvisare nella scena gli estremi del reato di omofobia e diramare alle questure le foto del reprobo dai pensieri vetusti e poco elastici.
    Ed è una lotta all'ultimo barcone di immigrati accolti e mal integrati e la demografia, per la verità, rema contro all'intento ministeriale contenuto nello spot pedagogico perché se una futura, prossima maggioranza di islamisti divenuti cittadini italiani chiederà, con la forza politica espressa da un partito islamista al 10/15 per cento dei consensi, di leggittimare la 'sharia', alleandosi a qualche sgangherato partito italico in vena di maggioranza di governo, apriti cielo!
    Porgiamo rispettosamente la riflessione al bravo Letta, per l'eventuale proposta di ius soli o 'ius culturae' che vorrà presentare al parlamento della repubblica.

    ILFATTOQUOTIDIANO.IT
    "Non rimanere bloccato nei tuoi pregiudizi": l'educativo spot della presidenza del Consiglio per la giornata contro l'omobitransfobia
    "Non rimanere bloccato nei tuoi pregiudizi": l'educativo spot della presidenza del Consiglio per la giornata contro l'omobitransfobia
 

sabato 22 maggio 2021

Che la festa cominci.

 

19 maggio 2018

“World history is not the ground of happiness. The periods of happiness are empty pages in her.[5] (La storia del mondo non ha una base di felicità. In essa le pagine di felicità sono pagine vuote.)
— Georg Wilhelm Friedrich Hegel

Sembra che i dirigenti della Biennale abbiano battezzato un nuovo tempo verbale: l'auspicativo.
May you live in interisting times, infatti, può essere tradotta come: 'Possiate vivere in tempi interessanti', oppure, come sopra riportato, essere la notazione ironica, risalente a tempi lontani, in cui si chiosava che :
'E' meglio essere cani in tempi di pace piuttosto che uomini in tempi caotici.'
E non vi è dubbio che i tempi nostri, di noi post moderni abitatori del pianeta Terra, sono tempi interessanti e densi di eventi caotici i cui sviluppi ancora fatichiamo a comprendere.
E stiamo tenendo a battesimo l'Intelligenza Artificiale, nientemeno – che un poco ci inquieta perché non ci piace l'idea che delle macchine figlie nostre possano 'animarsi' ed entrare in gioco di umanità relativa e competizione virtuosa con noi e magari sostituirci, in amore e in guerra, le due cose che meglio ci riescono.
E ci intuiamo, in questi nostri tempi interessanti, parecchio fragili, con addosso questo involucro tenerello di carne ed ossa e nervi e tendini soggetti ad usura dopo solo settant'anni di vita e chissà di cosa saranno capaci le macchine che costruiranno altre, più sofisticate, macchine - e Blade Runner è l'orizzonte di riferimento, ma saremo noi a dire, sopraffatti dalle macchine figlie nostre, la famosa frase delle 'navi da combattimento in fiamme sui bastioni di Orione' e 'ho visto cose che voi mutanti neanche immaginate'.
E abbiamo fatto un lungo tratto di strada prima di ipotizzare la nostra estinzione di 'umani' e consegnare l'idea di 'eterno' alle macchine figlie nostre che, di certo, ne faranno buon uso – e chissà se anch'esse/i sapranno produrre, prima o poi, un Rinascimento come quello che abbiamo alle spalle e se nascerà tra loro un Leonardo e/o un Michelangelo che ne uguagli i fasti e la bellezza delle opere.
Ma, per l'intanto, ci accontentiamo di affrontare, piuttosto affannosamente in verità, il globalismo imperfetto dei dazi usati come clave tra nazioni tornate nemiche e le migrazioni massive che producono conflitti quotidiani e vittime innocenti e, di conseguenza i 'sovranismi'.
Sovranismi e populismi che tanto dispiacciono ai sedicenti anti fascisti e ai buonisti anime belle che chissà che idea di mondo futuro hanno in testa e, per il momento, si limitano a cantare 'Bella Ciao' al passaggio di Salvini - fermi come sono a quegli altri tempi, certo più interessanti, della seconda guerra mondiale dei milioni di morti ammazzati e di una Resistenza tardiva e controversa che non ci risparmiò l'onta della firma di Alcide De Gasperi su di un trattato che ci privava degli storici territori.
Di tutto questo non parlano, è vero, gli artisti invitati alla Biennale, ma troverete, in giro per i vari padiglioni, frequenti accenni ai 'barconi', da parte di artisti tanto sensibili e buoni, forse per l'omaggio dovuto al barcone esibito all'Arsenale del naufragio di 700 vittime degli scafisti e del criminale commercio di vite umane incentivato dal pd di s-governo fino a un anno fa e oggi, finalmente messo sotto stretto controllo e ostacolato dal nostro ministro dell'Interno, - che le urne del 26 maggio ce lo premino (auspicativo presente) e gli consentano di meglio operare contro quegli infami assassini.
Tempi interessanti, i nostri, sicuramente, ma ne verranno di migliori, se i sovranismi prenderanno piede e potranno mostrare 'di che pasta son fatti'. Ad maiora.


 

 

mercoledì 19 maggio 2021

Benedetti architetti

 

  • Benedetti architetti.
    'Come vivremo insieme?', ci chiede il direttore della Biennale Architettura che riapre i battenti quale alfiere del ritorno ai musei e alle mostre, pass vaccinale e/o 'green' permettendo.
    E gli risponderemo come faceva B. Brecht in un sua poesia icastica: 'Nei tempi bui si canterà? / Si canterà dei tempi bui.'
    Perché ciò che sottende la domanda retorica del direttore della Biennale di quest'anno è che la pandemia ha lasciato il segno, ahinoi, e il rischio è che, per lunga fiata a venire, ci si 'chiuda da notte' anche architettonicamente e i muri prendano il sopravvento sui ponti – come non è avvenuto, però, alle frontiere di mare e di terra del sud dell'Europa, colabrodo da sempre di un immigrazione massiva e incontrollata e dai numeri altissimi di cui i paesi di primo ingresso devono farsi carico pieno e affannoso.
    E sarà tutto da vedere il come gli architetti e gli artisti elaboreranno il tema, se pedissequamente, proponendo pietose pezze buoniste ispirate al vacuo e peloso 'volemose bene' e 'restiamo umani' e dividiamo il poco che ci resta post pandemico coi poveri profughi e clandestini affluenti a centinaia di migliaia che si rinchiudono inevitabilmente nei ghetti urbani e nelle enclaves islamiche nemiche delle grandi città europee in barba agli auspici e ai miraggi di vera integrazione.
    O se un guizzo di genio gli è rimasto in testa ai profeti di future prigionie e/o liberazioni architettoniche e se ri-fioriranno i giardini e i parchi e molto verde intorno alle case e ai maledetti condominii-alveari che ancora oggi ci mostrano la ributtante bruttezza dei sogni/incubi dell'architettura ad ispirazione socialista del dopoguerra – e ben poche sono state le necessarie distruzioni (vedi le Vele di Napoli) e le necessarie ricostruzioni e i decentramenti della fauna tragica da 'Gomorra' che vi si era incistata.
    Prenotiamo le visite, magari gli artisti invitati ci sorprendono e la narrazione dei tempi bui post pandemici si trasformerà in un incanto di passeggiata in un giardino rinascimentale rivisitato, chissà, esprimiamo gli auguri e gli auspici.
    .How Will We Live Together? Hashim Sarkis svela il tema della Biennale di Architettura 2020domusweb.it
    Timmy Thomas - Why can't we live together
    YOUTUBE.COM
    Timmy Thomas - Why can't we live together
    Timmy Thomas - Why can't we live together

Le fake news e il sogno di Utopia


Le fake news e il sogno di Utopia 20 maggio 2017
Il mondo felice è il sogno di Utopia. Un luogo che non esiste, come ben sapete, ma anche un luogo buono e bello quale solo nei sogni riusciamo a immaginare. E nell'isola di Utopia esiste anche una stampa e una televisione vocate a dire il vero e a perseguire i giusti obbiettivi di corretta informazione e conoscenza che dovrebbero essere il 'giuramento di Ippocrate' dei liberi giornalisti di una libera stampa all over the world.
Così non è, ahinoi, e il giornalismo - nostrano ed estero – è, invece, schieramento di fazioni l'una contro l'altra armata di 'fake news' sparate in prima pagina per ottenere i cattivi scopi di ogni fazione politico-giornalistica incurante del verbo e delle pratiche democratiche.
E la campagna di stampa contro il presidente eletto Donald Trump da parte della fazione 'democrats' che ha perso le elezioni e non riesce a farsene una ragione e ad elaborare il lutto e passar oltre conosce oggi il suo diapason di notizie farlocche e 'rumors' ridicoli e battute da bar sport rubate alla campagna elettorale più avvelenata della storia americana per le quali – a sentire i giornalisti del Washington Post e i loro confratelli miserabili e diffamatori da un tanto al chilo - si sente aria di 'impeachment'.
E la sola e vera buona notizia di queste campagne diffamatorie dei democrats di ogni risma e veleno e rigurgito esofageo è che – a forza di rifilarci le notizie farlocche e i 'rumors' ridicoli e le battute da bar del senatore repubblicano in vena di facezie, usato sui loro fogli quale 'utile idiota' – ci stanno educando a riconoscere 'a naso' le cretinerie giornalistiche di coloro che imbastiscono campagne di stampa a fini anti democratici e per rovesciare l'esito delle elezioni ultime scorse, così che spegniamo radio e televisioni embedded e insopportabilmente faziose e passiamo oltre - e issiamo le vele della nave Speranza verso l'isola di Utopia di una buona ed equilibrata stampa futura capace di guarire dagli acidi rigurgiti di fazione e di mostrarci gli articoli di quel buon giornalismo che, sempre più di rado, emerge dalle nebbie del mare di questo nostro tempo infelicissimo e bugiardo.

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domenica 16 maggio 2021

Statue di sale.

 

  • Statue di sale.
    E' curioso che la furia iconoclasta dei nuovi evangelizzatori del terzo millennio che buttano giù o imbrattano le statue dei colonizzatori e/o dei vecchi fascisti (ultima quella del Vate nostro nazionale) e denunciano con alti lai ai giornalisti dei tiggi amici tutto quanto non è riconducibile alla loro personale visione del 'politicamente corretto' e invocano le severissime sanzioni del 'ddl Zan' contro chi si azzarderà in futuro a profferir verbo contrario, è curioso, dicevo, che non abbiano denunciato con altrettanta e maggior furia quel testo omofobo che è la Bibbia.
    Sarà perché vi è ancora una larga fetta di popolazione che lo considera un testo sacro - e una battaglia di opinione contro i biblisti e i molti fedeli di quel Verbo sarebbe persa in partenza? Guai a mobilitare il popolo dei 'fedeli'. Non ci sarebbe partita tra i queruli seguaci della moderna Sodoma e i sostenitori delle vetuste dottrine religiose che conseguono a quel testo – tuttora il più letto nel mondo.
    Che perfino gli eroi cinematografici di Tarantino citano i versetti biblici prima di ammazzare a man bassa con tanto sangue in evidenza splatter e pulp.
    Fatto sta che la storia di Lot e la di lui moglie, curiosa del fuoco che ardeva alto e bruciava per intero la città del peccato (e perciò mutata in una statua di sale), è davvero straordinaria e la dice lunga sulle usanze barbare di quel popolo orientale scomparso nel rogo purificatore.
    Dice che a Lot apparvero due angeli in veste umana e che subito uno stuolo di peccatori bussarono alla porta di Lot e gli intimarono di consegnarli alle loro brame di peccato. E il povero Lot, non sapendo che pesci pigliare, offrì in cambio il sacrificio delle figlie, rispettoso, si dice, si racconta, dell'obbligo di salvaguardare gli ospiti in un tempo in cui l'ospitalità era sacra.
    Che, a una rilettura post moderna di quel testo, ci sembra davvero una bestemmia il sacrificio sessuale delle poverette a favore dei due angeli che, per certo, avrebbero saputo cavarsela da par loro e punire adeguatamente i peccatori per le loro maledette brame.
    Ma tant'è. Sodoma è oggi popolare e impone al post moderno legislatore il suo verbo permissivo - e perfino il custode massimo di un Verbo biblico lontano nel tempo ha abdicato e si è chiesto pubblicamente: 'Chi sono io per giudicare?'
    Perciò non ci resta altro che aggregarci nella fuga con Lot e famiglia – e non ci volteremo indietro a guardare che succede nelle moderne metropoli peccaminose e quale sorte verrà loro riservata da Chi di dovere.
    Perché proprio non ci va giù di venir mutati a nostra volta in statue di sale, mannaggia.

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La ripartenza, sai, è come il vento.

Vasti programmi. (La ripartenza, sai, è come il vento.) 17 maggio 2020
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, scriveva Pavese e non riuscivo (allora, io diciottenne) a capire di chi fossero quegli occhi che ti fissa(va)no con insistenza poetica, d'accordo, e tuttavia inquietante e da toccarsi di sotto.
Ed oggi (io settantenne) capisco che, prossimi all'ennesima 'ripartenza', la morte è una pandemia 20-20 che, miracolosamente, ti risparmia e 'sarà per un'altra volta', ti dici, fissando quegli occhi un po' meno poetici e mostrandole il dito medio in erezione. E il solo fastidio che provo per quegli appuntamenti in cui sora nostra morte corporale 'mi ha dato buca' è il non aver ancora risolto la storica querelle sull'aldilà che somiglia (o non somiglia affatto) all'aldiqua.
Perché di tutte le leggende religiose che hanno ipotizzato le risorgenze corporali e/o gli incontri di qua e di là del Lete non una mi convince di avere le carte in regola per una verosimiglianza consolatoria. No, neanche la reincarnazione, amici buddisti - sarà per questo che mi infastidisce la mascherina?
E tocca guardare quegli occhi della mia gioventù ormai lontana con il fastidio e il cruccio per l'ennesimo appuntamento poetico mancato, sia pure di poco, e non sarebbe male se la smettessimo di darceli e iterarli, questi vani e stupidi appuntamenti (Samarcanda docet) – e, quando si deciderà finalmente a venire, sarà alle spalle, snobbata, e non avrò più 'gli occhi per piangere' e 'chi s'è visto s'è visto' e l'unica certezza è quella dei proverbi fatali che: 'chi muore tace e chi vive si dà pace'. Que reste-t-il de nos amours / que reste- t- il de ces beaux jours...'
Amen e così sia. Buona ripartenza a tutti. Tenete memoria di questi nostri 'ultimi giorni' 20-20 perché il rischio di dimenticarli e tornare a quelli che eravamo prima è alto e c'è chi dice (su Facebook) che non è un bene e che dovremo guardare la morte (scampata) negli occhi e attuare una rivoluzione nelle nostre anime. Vaste programme. La rivoluzione può attendere (come il paradiso del film). Ripartiamo come possiamo un po' 'alla Brancaleone', con l'inevitabile confusione e le polemiche.
Poi ce la racconteremo, l'importante è esserci, ancora per un poco, e testimoniare quel che ci accade. La vita è testimonianza. Come il matrimonio - dice Susan Sarandon all'investigatore in 'Shall we dance?'.
A proposito: quando ripartiamo con le milonghe?
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