martedì 30 novembre 2010

buchi neri e democrazie malate

A costo di apparire ingenuo vi pongo la domanda fatale: 'Perché il male?'



E, certo, qualcuno mi dirà: 'Che palle!' e altri dirà che è questione di lana caprina - dal momento che questo è quel mondo ed è bene (ahi! ci risiamo) farsene una ragione di quel che avviene e provarsi piuttosto a padroneggiare i meccanismi dell'umano male-agire e farne buon uso; e in questo contesto trovano applicazione i 'buoni' consigli che il Machiavelli si ostinava a elargire ai suoi 'principi' immersi nella malvagità dominante ai tempi suoi e costretti a fare buon uso di tutto il 'male necessario' e dei cattivi consiliori che meglio sa(peva)nno rimestare nel torbido e garantire lo status quo con delitti e crimini e menzogne iterate e spacciate per verità a forza di inbonimenti televisivi (oops!).



E' vero che l'elenco recitato da Dario Fo nel corso della trasmissione di Fazio e Saviano ci suona familiare perché aggiornato al terzo millennio de' moderni 'principi' senza sostanziali variazioni che meritino il rilievo o la chiosa e tuttavia mi ostino a pensare che le moderne democrazie avrebbero in sé gli anticorpi sufficienti a non dare udienza e 'audience' ai cattivi principi iscritti alle p2 e ispiratori delle p3 – per dire di quest'altra forma moderna che hanno assunto i 'consiglieri del principe' dei tempi del Machiavelli: i Verdini e i Quagliarelli e tutta l'allegra e spudorata compagnia di cui si è circondato il nostro principe-sultano senza neanche mandare a memoria il Machiavelli perché a lui gli è venuto naturale di fare e imporre le cose di cui ridiamo amaro nell'ascoltare l'elenco letto da Fo .



E per tornare a bomba: 'Perché il male?' Perché votare un Barabba, elettori ed elettrici, invece che un Gesù – ammesso e non concesso che ce ne sia mai stato uno sull'orizzonte delle schede e dei manifesti elettorali?

Perché 'farsi del male' e ritrovarsi ognora fra i piedi questo vecchio arnese della mala politica della prima repubblica, questo imprenditore ex Tangentopoli ed ex prima repubblica corrompibile e corrotto e infaticabile costruttore di scatole cinesi ad usum evasorum nelle Antille o nelle Cayman?



Si, è vero che, a guardare i grafici e le tabelle dei sondaggi ultimi scorsi, lui (il principe del male) e la Lega sua sodale e grande elettrice per le ragioni di un federalismo asfittico sommano un misero 38,7 percentuale e non sono la maggioranza del paese che ci vogliono far credere gridando le opportune menzogne in video e in voce e tuttavia, cari voi, gli avete consegnato le 'chiavi del regno' col vostro confuso e stupido votare barabba notori e hanno congegnato una legge elettorale che loro stessi dicono 'porcellum' che regala un'ampia maggioranza parlamentare proprio a quell'asfittico 38,7 di malnati.



Capito in che buco nero viscido e vischioso stiamo girando e lo chiamiamo 'democrazia' delle mie sacrosantissime palle?

lunedì 29 novembre 2010

le vergogne dei potenti

E' vero che ci attendevamo di più da Wikileaks – data l'enorme attesa. E ci rattrista che il fuoco d'artificio si sia limitato al velenoso gossip dei funzionari d'ambasciata che, tuttavia, hanno fatto il dover loro di 'dare il polso' del paese ospitante e della qualità politica e morale (parliamo di morale pubblica che, per un leader di governo, include la morale privata) dei leaders.

E che il nostro Berlusconi si sia fatto una grassa risata non ci stupisce perché quanto è emerso è solo la conferma del suo ampio e condiviso discredito di cui gode già nel paese che lo ha eletto e il nostro Barabba con la fregola delle minorenni ha fatto del cinismo e dell'immoralità conclamata la sua cifra personale e politica alla pari con gli altri due fradici satrapi e sultani che lo affratellano: Putin e Gheddafi.

Ma ci aspettiamo di più e di meglio da Assange e dal suo sito internet.
Ci aspettiamo – come abbiamo già scritto – quell'impulso decisivo e fondamentale alla 'verità condivisa' tra i cittadini tutti della realtà globalizzata e planetaria perché questo e non altro dovrà essere l'orizzonte di riferimento della 'polis globale' e del dibattere collettivo delle nuove generazioni che si lasceranno alle spalle l'asfittica politica delle vecchie cariatidi della diplomazia coi loro riti bizantini e segreti di pulcinella quali abbiamo letto fin qui.

Sono i 'segreti di stato' che coinvolgono vite umane e i civili sui fronti di guerra le cose che più ci interessano e, in Italia, gli atroci segreti di stato interposti alla faticosa e vana verità giudiziaria a cui hanno diritto le vittime delle stragi impunite ad oltre trent'anni di distanza e tutti noi cittadini che pretendiamo , esigiamo, gridiamo l'esigenza imprescindibile di fondare i nostri giudizi politici sulla 'verità, nient'altro che la verità'.

Per questo 'tifiamo' per Assange e la piena e totale libertà di stampa e di intercettazione e pubblicazione di ogni vergognoso segreto dei vergognosi 'uomini di potere' e di s-governo delle nazioni.

venerdì 26 novembre 2010

viva Wikileaks!

viva Wikileaks

Viva Wikileaks! e le verità scomode che racconta in barba ai segreti sporchi dei servizi segreti, alle pagine di storia deformate e distorte, alle stragi impunite a venti/trent'anni di distanza per le azioni di depistaggio e gli occultamenti ad hoc dei malnati, dei figli di piissima donna che vengono arruolati per fare il 'lavoro sporco' ai fini della 'difesa nazionale' e dell'interesse dello stato (ci sono ancora dei cretini emeriti che lo credono).
E quei segreti influenzano le mancate verità processuali e non si trovano i mandanti e ci sono di mezzo i morti di piazza fontana a Milano e della Loggia a Brescia e i caduti dell'I-tigi dell'Itavia in volo sul Tirreno.

E invece la storia moderna va a tutta forza verso le verità da tutti condivise e giudicate 'in chiaro' e va con la forza di una torpediniera ' macchine avanti tutta' che i siluri dei servizi segreti dagli archivi finalmente violati non riescono a fermare.
La verità dei fatti e degli eventi sarà sempre più divulgata e diffusa e condivisa - e l'effetto sarà esplosivo e dirompente, ma solo per gli scandali del passato, per i maledetti misteri che Andreotti-Belzebù (giusto per citare il maggiore) si porterà nella tomba e, malgrado le sue preci, lo accoglieranno i diavoli di Malebolge e gli artiglieranno le carni e indosserà la cappa di piombo degli ipocriti che lo schiaccerà sotto il peso delle sue colpe politiche.

Per il futuro, invece, sarà semplicemente un modo nuovo e diverso di elaborare la 'cosa pubblica' e ne guadagnerà la consapevolezza universale e la maturità delle genti di ogni nazione.

E' la verità, tutta la verità, il nostro orizzonte di riferimento e nessun ipocrita segreto di stato mai più riuscirà a celarla, bistrattarla, vilipenderla e i governanti non avranno più alibi e tutto della vita pubblica si giocherà alla luce del sole e tutto sarà illuminato e ci diremo l'un l'altro a viso aperto i perché del male necessario che oggi ci sconvolge e ci offende e ci avvilisce e le vittime dei soprusi e i morti delle stragi fasciste e/o dei Georgofili avranno giustizia in terra, finalmente! e non solo nell'illusorio Cielo delle nostre preghiere inutili.

E ancora ci stupiamo che esistano persone che ritengono giustificato il 'segreto di stato' e lo considerino un normale svolgersi delle relazioni tra stati e governi e le istituzioni e i cittadini ( il 'popolo sovrano' del sentire democratico) sono considerati i cretini di riferimento a cui raccontare le balle o le mezze e ambigue verità perché gli 'addetti ai segreti' temono che i loro maledetti piani destabilizzanti non vadano a buon fine e fanno di tutto perché la politica non venga giudicata per i misfatti occulti oltre a quelli palesi che sanzioniamo (dovremmo sanzionare) nel segreto delle urne.

Ipocriti, evasori e gente di malaffare, gente della destra più abbietta e cinica, premiano lo status quo del negare sempre e occultare e depistare affinché si perpetui un potere malvagio e non si sappia la verità sui maneggi criminali di un Dell'Utri (giusto per citare l'ultimo fido malnato del potere sporco di un Barabba di governo) con la mafia e il riciclaggio dei capitali sporchi mafiosi nelle stalle di Arcore.

di gamberi e astronavi al palo

Siamo segnati dal tempo che va e muta pelle e cambiano le pettinature, le fogge del vestire, le tecnologie e perfino le facce – che un tempo non troppo lontano 'chiamavano miseria' e andavamo con le pezze al culo a fare i minatori in Belgio ed esportavamo le nostre malattie sociali – come la mafia – nelle città americane, ma oggi ci piace distinguere, mettere i puntini sulle i di quella umanità tragica che lascia gli orizzonti natii e si sottomette all'incredibile slalom di pratiche meschine e vessatorie per ottenere un permesso di soggiorno o una sanatoria qualchessia.

Guardavo un film su 'rai storia' oggi pomeriggio ed era la tragedia di trecento minatori o giù di lì che in Belgio ci rimisero la vita (136 gli italiani) per estrarre il carbone che ci riscaldava e ci forniva energia in quegli anni e quelli del 'casting' avevano fatto un ottimo lavoro perché le facce erano quelle giuste, quelle che ricordavo da ragazzo dei miei zii e di mio padre e dei miei compagni di emigrazione – il giorno che prendemmo il treno e cambiammo a Milano e, a Aigle, in attesa che si facesse quell'ora e salire sul trenino delle Alpi, entrammo in una caffetteria e sussultammo e rimanemmo imbambolati a guardare le quattro bellissime 'svisserotte' dietro al bancone che ci accolsero con un corale 'Bonjour, messieurs! cantato (una modulazione particolarissima e prossima al canto) al modo tipico della Suisse romande e ci sorridevano e noi, le valigie in mano, sembravamo essere stati sospinti fuori dalle quinte sul palcoscenico di una rappresentazione teatrale che non conoscevamo e non spiaccicammo verbo e, intimiditi, chiedemmo (chiesi, i due miei compagni non parlavano il francese) 'un cafè, s'il vous plait' e ci invitarono a prendere posto (non usava la consumazione al bancone) e ne fummo ben felici perché ci consentiva di uscire di scena e tutti i presenti ci guardavano con sorrisi benevoli e/o di commiserazione.

'Pane e cioccolata' con uno strepitoso Manfredi è il film di riferimento ed era vero che in alcuni locali si leggevano cartelli con su scritto 'entrèe interdite aux chiens et aux italiens', ma sorte migliore non avevano gli jugoslavi e i turchi - che erano pari nostri nella scala sociale o, addirittura un gradino più sotto.

Le facce segnate dal tempo, dicevo, e la mia faccia appartiene a quella storia; facce mediterranee, segnate da cento storiche immigrazioni e colonizzazioni per le guerre perdute e gli imperi scomparsi e i barbari che hanno dilagato lungo la penisola e l'intero bacino mediterraneo va sotto l'egida di 'una faccia, una razza', ma tu faglielo capire alle generazioni nuove che la menzogna della televisione commerciale ha promosso al rango di illusi parvenus della ricchezza – salvo la correzione sconvolgente della crisi economica globale degli ultimi anni che ci ha riconsegnato le pezze al culo, ma viviamo ancora sopra le righe grazie alle pensioni dei padri e dei nonni.

E mi ha commosso il 'come eravamo' di quel film e di quella tragedia lontana di Marcinelle e mi sono sentito coevo e partecipe di quelle ingenue emozioni e storie di letto e di coltello e ho il futuro alle spalle e i modi del mio pensare sono di 'un ritorno al futuro' segnato da una ormai desueta moralità e antico rispetto e gentilezza e umanità che 'lentamente ci dice addio' come gli autunni del Cardarelli e sono impreparato a vivere il nuovo che avanza il cui passo, peraltro, mi sembra più il passo del gambero piuttosto che il ruggito dei motori accesi sulle astronavi.

giovedì 25 novembre 2010

prove tecniche di eversione

Prove generali di Hutu e Tutsi italici? Pare che il Cavaliere abbia aperto la campagna elettorale senza prima dimettersi e proclamare la crisi. E' infatti questo il senso del suo aver convocato comizi in tutte le piazze d'Italia e dato mandato di allestire i gazebo di propaganda in concomitanza con la manifestazione nazionale del partito democratico contro il governo del dis-fare.

Disfare l'unità nazionale e la concordia, disfare e contrapporsi alle istituzioni di garanzia – come avverrà inevitabilmente quando comincerà la sfilata dei partiti al cospetto del capo dello stato e potrà darsi il caso che venga affidato un mandato di esplorazione a Pisanu o Giuliano Amato. Chi vivrà vedrà.

Il 'ribaltone', lo diranno i malnati di lotta e di s-governo della Lega e di quel che è rimasto del pdl, e pomperanno a tutto volume l'accusa nelle piazze per aizzare i loro Hutu e i 'milioni' di cittadini sensibili a questa propaganda sguaiata e/o i 'trecentomila fucili padani' che il Bossi dice pronti a 'marciare su Roma'.

Dunque è questo lo scenario che si apre sul 2011 – anno orribilis prima ancora di cominciare se si apre su queste premesse e si trascina dietro tutte le spaventose cose accumulate in tre lustri di berlusconismo e della conseguente corrutela delle menti e delle anime degli italiani privi dei necessari anticorpi. www.repubblica.it/politica/2010/11/...47/?ref=HRER2-1

E che sarà una campagna elettorale terribile è previsione fin troppo facile – e come non potrebbe costituendosi a delta ed estuario di tutto il marcio e il putrido e il fango che si è letto sulle pagine dei giornali di famiglia, i giornalisti sciacalli, la spaventosa 'macchina del fango', 'l'osceno normalizzato' descritto qui sopra dalla brava Barbara Spinelli, che abbiamo tollerato per decenni e non ci è bastato il fetore della cloaca di Tangentopoli e abbiamo voluto scrivere anche quest'altra pagina mortifera di storia nazionale che andrà sotto il nome di 'berlusconismo': gigantesca illusione dei ceti medi evasori di potersi fare 'classe di s-governo' del paese e buttare a mare la moralità pubblica e privata e farne senza e premiare elettoralmente i peggiori Barabba, le cricche dei Verdini, dei Bertolaso, dei Cosentino perché il marcio e il malaffare 'sia con noi et maneat semper'.

E' in atto uno snaturamento del sentire civico che registravo allibito in un bar di un paese del nostro Cadore, Domegge, - genti piissime che riempivano le chiese fino a qualche anno fa e ascoltavano i sermoni e e si comunicavano ed educavano i figli al buon agire civico e morale - ma oggi votano quell'assessore, una donna spigliata e moderna, una perfetta manager berlusconiana, che diceva a un amico sorseggiando il caffè (era l'epoca delle rivelazioni di villa Certosa e la D'Addario sul lettone di Putin) che 'nelle nostre case, in privato, possiamo fare quel che ci pare'.

E magari basta confessare il giorno dopo i peccati commessi e averne l'assoluzione, aggiungo io, ed è proprio questa nostra appartenenza ai riti più fradici del cattolicesimo perdonista e assolutorio che non abbiamo mai capito il senso del radicalismo protestante, lo 'spirito protestante' della borghesia anseatica in ascesa e non sappiamo che sia 'espiazione' e 'sanzione' e 'pena' da scontare per i crimini che si sono commessi e, invece, nel segreto delle urne, inguaribili pulcinella e arlecchini e pantaloni, premiamo i Barabba ridicoli con uno sberleffo e gli affidiamo la 'cosa pubblica' aggiungendo la giaculatoria stupida 'io speriamo che me la cavo'.

Ma le pagine della nostra storia nazionale sono lì a dirci che le farse, spesso, si rovesciano in tragedie - come è avvenuto per l'Italietta illusa dall'impero fascista – e ci piacerebbe poter essere leggeri e ripeterci 'che serà, serà' e 'domani è un altro giorno', ma ci tornano in mente i versi di Neruda: 'venite a vedere il sangue sulle strade / venite a vedere il sangue sulle strade.' riferiti alla guerra civile della Spagna che poi fu franchista.

La Bangkok delle camicie rosse che buttavano il sangue umano a litri sulle strade è sul nostro orizzonte politico? Chi vivrà vedrà.

martedì 23 novembre 2010

salute e redenzione

Passare per 'la Salute' è un must per ogni veneziano che abbia senso della comunità quale che sia.

'La salute' sta per 'la madonna della salute', ca va sans dire, ed è rito di popolo largo e partecipato tanto quanto 'il redentore' e se mancano i fuochi c'è la festa dell'acqua alta con intere famiglie che esibiscono stivaloni alla coscia, bambini compresi, e si mostrano delusi, nello scendere dal vaporetto, per l'inutile vestizione e il gioco dello 'squash, squash' che consente.



E poi c'è 'la castradina' piatto tipico di origini orientali (visitate www.enogastronomiablog.it della mia amica Elena per averne la ricetta) e mi piacerebbe chiederle (a Elena) 'ma dove la trovi la carne di montone data la concorrenza spietata dei nostri ospiti dell'est e degli islamici, mannaggia alla globalizzazione'!?



E il giorno prima passavo di là e un salto in chiesa è d'obbligo, giusto per chiedersi e ripetersi 'ci credo o non ci credo'? Ma il problema, con le giaculatorie e le preghiere, non è tanto il crederci, bensì quel meccanismo mentale che si inserisce automaticamente quando aspetti l'esito di un esame istologico ed è retaggio infantile, segreta paura del morire, 'tradizione' di una sempre auspicata 'salute' , appunto – per la quale una candela votiva accesa quel tal giorno in quel tal tempio votivo e fitto di ex voto non fa di certo male.



'Entro e ti trovo un pieno di soldati' scriveva il Giusti 'di quei soldati meridionali / come sarebbe Boemi e Croati / messi qui nella vigna a far da pali.' Ma poi parte il sacro coro e l'implorazione canora di quei dessi e la sua antipatia (del Giusti) verso l'impero asburgico passa in secondo piano di fronte a quella manifestazione di fede e pietà che affratella di là di ogni lingua e terrestre confine.



E il prete decano stava parlando di Maria 'che ci ama tutti uno per uno' e mi è venuto da sorridere per l'ingenua espressione che mi richiamava gli scarsi calori della mia infanzia e l'idea di quella palestinese di duemila anni fa che partorì suo figlio in una grotta, -e se le dicevi che ci avrebbe amati tutti quanti siamo sulla terra sarebbe scoppiata in una gioiosa risata incredula-, mi ha intenerito e, così confortato dalla tradizione rinnovata anche quest'anno, sono riuscito a tollerare la bestemmia di un operaio chioggiotto che lavorava in punta alla Salute e gli è uscita di bocca l'atroce espressione rabbiosa, ma sono certo che anche questi nostri orrori piccoli e insensati trovano un loro aggiustamento lassù che ci è misterioso e l'abbiamo momentaneamente risolto con l'ennesimo 'mistero glorioso' dell'Assunzione della Vergine in cielo a cui indirizziamo vagonate di voti e preghiere.



Amen e così sia.

sabato 20 novembre 2010

cronache di poveri (ma non troppo) amanti

Un vertice Nato che subisce ritardo a causa della lunga e appassionata (c'eravamo tanto amati) perorazione del solito noto, il molto tollerato (in casa e fuori) cav. Silvio Berlusconi è evento da non passare sotto silenzio.



Sopratutto se la perorazione del leader alla ex amante (è da sposare, cinguettava anni fa, salvo poi chiedere pubbliche scuse alla moglie indignata) è un mix di preghiera politica (non te ne andare, perdonami, se ho sbagliato mi ravvederò) e di rimprovero sottaciuto alla giovanissima parvenue della politica (non puoi farmi questo, mi devi tutto).



Ma le cose cambiano e forse Mara è cambiata davvero e ci ha preso gusto alla politica e magari è pure convinta di ciò che doveva convincerla molto tempo fa: che il partito della libertà (sic) è fitto di gente marcia e corrotta, di cricche e malaffaristi della peggior specie, come quel Cosentino di cui all'esauriente articolo di D'Avanzo di oggi su 'la Repubblica'. http://www.repubblica.it/politica/2010/11/20/news/premier_ricatto-9303815/?ref=HRER1-1



E in tutta questa storia di amanti che se ne vanno e storie politiche che naufragano (quella del Berlusca) e storie personali che diventano politiche (quella della Mara) c'è -comunque la si voglia vedere- un Bocchino di troppo (l'Italo, che avete capito!?) e la povera Mara è oggetto di reprimende terribili e accuse e perfino sussurri calunniosi e brucianti sulle sue origini politiche e i trascorsi col leader che se la impalmò (nel senso che la teneva in palmo di mano, maliziosi che non siete altro!) ed è in ogni caso clamoroso e specialmente significativo questo divorzio annunciato tra i due perché se neanche delle veline che ti devono tutto (ma proprio tutto, neh!) ci si può fidare allora è vero che siamo agli ultimi giorni di pompei e cadrà il tempio per mano degli empi comunisti di sempre alleati ai traditori futuristi e chi più ne ha più ne metta.



E neanche la possibilità di commissionare un 'trattamento alla Boffo' ai vari Sallustri e Feltri e Belpietro e vario sciacallame televisivo alla Fede perché qui di retroscena piccanti e che coinvolgerebbero il committente ce ne sono davvero troppi e non conviene l'azzardo.



Ve l'immaginate la Carfagna adirata per la macchina del fango che la sommerge che tira fuori 'Le mie memorie' (oppure 'Les memoires d'une parlementaire non plus respectuese) e le fa pubblicare a puntate su Repubblica e il Fatto quotidiano?



Tifiamo per lei, naturalmente e siamo tutti occhi e orecchie. Guardoni impenitenti, dato il genere di letteratura a cui ci ha abituato il Sultano. Forza Carfagna, riscattati!. Non è mai troppo tardi.

giovedì 18 novembre 2010

un pantheon di santi laici

un pantheon di santi laici

Ero a Rangoon nei primi giorni di Aprile del 1996, in veste di viaggiatore - malgrado la mobilitazione delle anime belle all over the world battesse la grancassa dell'astenersi dal visitare il paese per non foraggiare coi cespiti del turismo la stramaledetta giunta militare che deteneva agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi.

Non ci aveva convinto quella campagna di stampa; non ritenevamo valide le argomentazioni dei promotori perché lo 'sciopero dei consumatori' di qualsivoglia genere e tipo funziona poco e solo in contesti sociali particolarmente coesi e omogenei – figurarsi quello internazionale!

La città non è (era) particolarmente bella – come la quasi totalità delle capitali del sud est asiatico - e la sola meraviglia architettonica era il tempio con la gigantesca cupola rivestita di lamine d'oro: stupore delle plebi e inno al vuoto dei pensieri religiosi che surrogano con la monumentalità e lo sfarzo la desolante assenza di segni che ci vengono da un misterioso 'aldilà'.

Attendevamo la concessione di transito per le zone a nord prossime al cosiddetto 'triangolo d'oro', dove vivevano tribù belligeranti ostili al governo, e in quei giorni vuoti programmavamo brevi escursioni nei dintorni e ci aggiravamo per la città privi di particolari stimoli.

Fu così che ci capitò di passare davanti a quella costruzione: una piccola isola, un giardino tropicale che galleggiava al centro di un piccolo lago e di incrociare lo sguardo con quella donna minuta, fragile, elegante nella sua tunica colorata, che curava le sue piante e, al passaggio, ci sorrise. E' la sua forza il sorriso -come lo era per Ghandi. un sorriso di grande dolcezza e mitezza e rassegnazione al destino infame che la costringeva prigioniera.

E' bella Aung San Suu Kyi; lo è ancora oggi ad onta del tempo che ci vuol male e lo era di più quindici anni fa, Un tempo lunghissimo, una mezza vita trascorsa senza colpa in una prigione morbida ma inflessibile, priva delle numerose frequentazioni che danno corpo e anima alla politica: la sua vocazione, la ragione dell'aver accettato e rilanciato a sfida del regime una 'monacazione' di clausura e aver rifiutato ogni compromesso - neanche quando le giunse la dolorosissima notizia della malattia e prossima morte del marito.

Un eroina del nostro tempo infame – e non sappiamo a quale filosofia e sua privata religione risponda quella sua inflessibile logica di sacrificio e oggi che torna a parlare e mostrarsi alla sua gente, che la gioia (forse breve) di agire 'politicamente' la rianima ci chiediamo - noi poveri di spirito – quali e quanti affanni e pene e, forse, assalti di segreti pianti e disperazioni abbia sopportato e respinto in tutti questi anni.

Dovremmo istituire un pantheon dei santi laici e proclamare Aung San Suu Kyi santa subito, alla pari con Ghandi, Martin luther King e pochi altri.


un pantheon di santi laici

Ero a Rangoon nei primi giorni di Aprile del 1996, in veste di viaggiatore - malgrado la mobilitazione delle anime belle all over the world battesse la grancassa dell'astenersi dal visitare il paese per non foraggiare coi cespiti del turismo la stramaledetta giunta militare che deteneva agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi.

Non ci aveva convinto quella campagna di stampa; non ritenevamo valide le argomentazioni dei promotori perché lo 'sciopero dei consumatori' di qualsivoglia genere e tipo funziona poco e solo in contesti sociali particolarmente coesi e omogenei – figurarsi quello internazionale!

La città non è (era) particolarmente bella – come la quasi totalità delle capitali del sud est asiatico - e la sola meraviglia architettonica era il tempio con la gigantesca cupola rivestita di lamine d'oro: stupore delle plebi e inno al vuoto dei pensieri religiosi che surrogano con la monumentalità e lo sfarzo la desolante assenza di segni che ci vengono da un misterioso 'aldilà'.

Attendevamo la concessione di transito per le zone a nord prossime al cosiddetto 'triangolo d'oro', dove vivevano tribù belligeranti ostili al governo, e in quei giorni vuoti programmavamo brevi escursioni nei dintorni e ci aggiravamo per la città privi di particolari stimoli.

Fu così che ci capitò di passare davanti a quella costruzione: una piccola isola, un giardino tropicale che galleggiava al centro di un piccolo lago e di incrociare lo sguardo con quella donna minuta, fragile, elegante nella sua tunica colorata, che curava le sue piante e, al passaggio, ci sorrise. E' la sua forza il sorriso -come lo era per Ghandi. un sorriso di grande dolcezza e mitezza e rassegnazione al destino infame che la costringeva prigioniera.

E' bella Aung San Suu Kyi; lo è ancora oggi ad onta del tempo che ci vuol male e lo era di più quindici anni fa, Un tempo lunghissimo, una mezza vita trascorsa senza colpa in una prigione morbida ma inflessibile, priva delle numerose frequentazioni che danno corpo e anima alla politica: la sua vocazione, la ragione dell'aver accettato e rilanciato a sfida del regime una 'monacazione' di clausura e aver rifiutato ogni compromesso - neanche quando le giunse la dolorosissima notizia della malattia e prossima morte del marito.

Un eroina del nostro tempo infame – e non sappiamo a quale filosofia e sua privata religione risponda quella sua inflessibile logica di sacrificio e oggi che torna a parlare e mostrarsi alla sua gente, che la gioia (forse breve) di agire 'politicamente' la rianima ci chiediamo - noi poveri di spirito – quali e quanti affanni e pene e, forse, assalti di segreti pianti e disperazioni abbia sopportato e respinto in tutti questi anni.

Dovremmo istituire un pantheon dei santi laici e proclamare Aung San Suu Kyi santa subito, alla pari con Ghandi, Martin luther King e pochi altri

mercoledì 17 novembre 2010

documentate accuse su cui riflettere

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/07/16...a-ndrangheta-in...

"Si tratta di Angelo Ciocca. Il politico, non indagato, avrebbe traghettato i voti del Carroccio su un candidato delle cosche. Con il padrino si è incontrato a Pavia
Chi lo conosce lo definisce “furbo”. Il suo motto, riportato sul suo sito, è: “Fare per la nostra gente”. Gente padana naturalmente, perché il consigliere regionale Angelo Ciocca, classe ’75, in politica dal 1996, è leghista da sempre. Eppure le carte dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta in Lombardia raccontano qualcos’altro. Raccontano dei suoi rapporti diretti con l’avvocato Pino Neri, massone dichiarato e soprattutto boss di primissimo piano finito in carcere nel maxi blitz del 13 luglio. I due, nella primavera del 2009, sono stati filmati dai carabinieri mentre si incontravano per discutere di pacchetti di voti da dirottare su un candidato gradito alle cosche.

La Lega nord e la mafia, dunque. Una novità assoluta che imbarazza il Carroccio tanto da spingere la Padania di oggi a polemizzare con La Stampa rea di aver scritto che la ‘ndrangheta ha conquistato anche i Comuni governati della Lega. Sul quotidiano leghista si parla di “allucinazioni” e di “insinuazioni”. Da adesso però il problema non sono più i giornali. Ma le 3000 pagine della richiesta di arresto dei magistrati milanesi in cui si descrivono i rapporti – certi – tra il padrino e Ciocca (ad oggi non indagato) per far confluire i voti leghisti su Francesco Rocco Del Prete, candidato della ‘ndrangheta (poi non eletto) alle comunali 2009 di Pavia.

Un bel pasticcio per l’enfant prodige padano in queste ore a rapporto da Giancarlo Giorgetti, responsabile degli Enti locali del Carroccio, e suo sponsor politico. Una riunione privatissima, che precede l’imminente summit di domani nella sede di via Bellerio, dove, molto probabilmente, al consigliere sarà chiesto ufficialmente di dimettersi. Interpellato da ilfattoquotidiano.it il viceministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli, infatti dice: ” Se qualcuno non è immacolato sarà espulso immediatamente”. E poi, come molti altri funzionari, prende le distanze da Ciocca. “Personalmente non lo conosco. Non l’ho mai sentito”, aggiunge lasciando via Bellerio, dove ha appena incontrato Bossi.

Torniamo allora a quel 2009. All’epoca Ciocca è assessore provinciale pavese alle Attività produttive. Una poltrona che però lascierà presto per migrare verso il Pirellone. Alle ultime elezioni di maggio 18.910 preferenze lo spingono direttamente in Consiglio regionale, primo fra gli eletti. Un bel colpo per un ragazzo di appena 35 anni, originario di San Genesio e Uniti, paesino a due passi da Pavia. Poco più di 3.000 anime e un gran numero di ville in stile hollywoodiano. Un bel posto, insomma, che in appena quattro anni ha sfornato un consigliere regionale e addirittura un senatore della Repubblica. Roberto Giovanni Mura, oltre che primo cittadino di San Genesio, siede, infatti, a palazzo Madama tra i banchi della Lega nord. E proprio gli uffici comunali nei giorni scorsi sono stati visitati dagli uomini della Dia di Milano. Gli investigatori hanno portato via diverse carte tra cui la variante della strada Vigentina che prevede una glosissima speculazione edilizia.

I rapporti tra il consigliere e il padrino della ‘ndrangheta iniziano così nel giugno 2009, quando “Neri – annotano i magistrati – ha assoluta necessità di far eleggere alle consultazioni elettorali di Pavia un proprio uomo, Rocco Del Prete, e a tal fine si rivolge a Ciocca”. E che Del Prete sia persona vicina alla cosca non vi è dubbio. Sarà lui, infatti, a incontrare il deputato azzurro Giancarlo Abelli per proporgli il piano politico della mafia. “Rocco Del Prete – si legge nella richiesta d’arresto – è stato candidato nella lista Rinnovare Pavia facente capo a Ettore Filippi Filippi“. E ancora: “Del Prete era candidato nella piena disponibilità di Pino Neri”

Su quelle comunali c’è, però, un problema. La Lega nord si è messa di traverso e non vuole Del Prete. Questo il motivo per cui il boss Pino Neri intensifica i suoi rapporti con Ciocca, arrivando al punto di promettergli in cambio dell’appoggio elettorale un appartamento nel centro di Pavia a prezzo di favore. Scrivono i magistrati: “Neri si premurava di assicurare al suo interlocutore girando a questo le garanzie a lui date da Ciocca”, mettendo in evidenza “l’incertezza del momento”.

Nei giorni successivi un uomo vicino al boss sente il politico. Del contenuto della conversazione ne parla con lo stesso Neri. “Mi ha detto: non ti preoccupare che adesso noi rompiamo le palle ancora”. Cioé Ciocca farà pressione sui vertici locali del Carroccio per favorire la candidatura di Del Prete. Le parole confortano il boss. “Se Angelo Ciocca vi dice in quel modo io non ho motivo di dubitare che loro romperanno le palle”. Il politico leghista viene sentito anche da Del Prete che poi riferisce al boss: “Ciocca gli avrebbe assicurato che stanno facendo una manovra per farlo rientrare, ma non gliel’ha spiegata anche se ha assicurato che lo avrebbe richiamato per dargli la lieta notizia”.

E del resto il capo della ‘ndrangheta pavese con Angelo Ciocca ha interessi comuni “avendolo coinvolto – scrivono i magistrati – in belle operazioni immobiliari”, tanto da volergli dare “a basso prezzo l’appartamentino di Medigliani”. Si tratta di una casa in piazza Petrarca a Pavia, luogo dove, dopo contatti telefonici tra Neri e Ciocca, avviene l’incontro tra i due. All’appuntamento, però, si presentano anche i carabinieri. I militari filmano i due assieme a un altro uomo. E annotano: “I tre dopo aver conversato dinanzi all’ingresso si allontanavano recandosi tutti all’interno dell’istituto Monte dei Paschi di Siena”. Banche, politica e affari. La ‘ndrangheta è “democratica” e per comandare non fa distinzioni di partito. Ciò che conta è stare con chi è al governo. Forse anche per questo,ieri, il ministro dell’Interno, Bobo Maroni, è sembrato rompere gli indugi e ha detto: “Non guarderemo in faccia a nessuno”."

Dopodiché:

http://www.pdmonza.org/pd-monza/news/1124-...ndrangheta.html

"Pdl e Lega salvano Ponzoni, politico ritenuto 'disponibile' dalla 'Ndrangheta
PD Monza - News
Massimo Ponzoni non si dimetterà dalla carica di consigliere segretario del Consiglio regionale. Non era nelle sue intenzioni e ancor meno lo è dopo che il centrodestra, PDL e Lega, in modo compatto ha respinto martedì scorso in aula la mozione presentata dal Partito Democratico con Sel e Pensionati con cui si chiedeva al Consiglio di invitare il chiacchierato politico brianzolo, già assessore regionale in quota PDL, a fare un passo indietro.

Il titolo della mozione era assai esplicito: "mozione per la salvaguardia dell'integrità del Consiglio regionale e dei suoi organi". Ponzoni, che già nel marzo 2010 era stato iscritto nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta per il fallimento della società Il Pellicano, e che nel maggio 2010 ha ricevuto un avviso di garanzia per corruzione relativamente al cambio di destinazione di un terreno agricolo tra Desio e Seregno, a luglio 2010 compare nell'ordinanza di custodia verso Salvatore Strangio, arrestato in una maxioperazione della Dda di Milano, dove il Gip milanese Giuseppe Gennari scrive che i malavitosi lo ritengono "persona chiaramente disponibile e avvicinabile". Per questi motivi l'opposizione aveva depositato la mozione bocciata in Aula dal centrodestra.

Duro il commento del capogruppo democratico Luca Gaffuri: "Il centrodestra si assume la responsabilità della bocciatura della mozione per le dimissioni di Ponzoni dall'ufficio di Presidenza del Consiglio, una bocciatura che indebolisce il Consiglio e la sua autorevolezza. Avevamo chiesto a lui stesso di fare un passo indietro, come già aveva fatto dal ruolo di segretario provinciale del suo partito, e abbiamo poi chiesto alla maggioranza che lo ha indicato di chiedergli formalmente di rinunciare al ruolo di consigliere segretario. Ponzoni è una persona interessata da provvedimenti giudiziari e il cui nome compare nell'inchiesta sulla 'Ndrangheta del luglio scorso. Quella scritta oggi è una brutta pagina del Consiglio regionale".

Fonte: Newsletter del PD del Consiglio regionale della Lombardia"




E per finire:

Roberto Saviano ha posto un problema serio ed evidente: dov`era la Lega mentre la `ndrangheta, negli ultimi anni, conquistava la Lombardia?

I leghisti, anziché rispondere con i fatti, lo hanno accusato di `aver fatto i soldi`. Ma si è trattato solo di inerzia e sottovalutazione? Le ultime inchieste raccontanto di manager della sanità, assessori, consiglieri regionali e `ndranghetisti. Una nuova borghesia mafiosa, ma orgogliosamente padana.

La volta scorsa, nel dicembre del 2009, l’attuale vice ministro alle infrastrutture del Governo Berlusconi, Roberto Castelli, gli aveva risposto cosi: “Ma va a ciapà i ratt”. Oggi continua e afferma: “ gli antimafia a pagamento sono sempre meno credibili”. Le accuse sono indirizzate sempre allo stesso destinatario, Roberto Saviano, reo di porre, nell’acceso dibattito Nord-Sud, l’attenzione sulla presenza delle mafie nell’operoso e sano territorio del Centro-nord. Questa volta lo ha fatto in un’intervista rilasciata a Vanity Fair nella quale, a seguito delle notizie emerse dall’inchiesta Crimine a carico di alcuni amministratori locali del Carroccio, ha chiamato in causa le responsabilità della Lega nord che da dieci anni governa quei territori.

«Dov’era la Lega mentre la ‘ndrangheta si infiltrava»? Tanto è bastato perché la Lega, nonostante le risultanze investigative, attaccasse lo scrittore campano per queste affermazioni. Il braccio di ferro fra Castelli e Saviano si ripropone con gli stessi toni duri di quando, lo ricordiamo, lo scrittore aveva affermato: «Milano è la più grande città del sud d’Italia. I meridionali nel corso degli anni hanno contribuito a far crescere la produttività». Diverso il contesto nel quale nacquero quelle affermazioni ma identico il botta e risposta. Alle osservazioni di oggi in cui Saviano fa notare che la presenza delle mafie è stata segnalata anche nei comuni governati dalla Lega, Castelli risponde: «Se non sa nulla della storia della Lombardia vada a rileggersela […] noi abbiamo fatto atti amministrativi precisi e fatti concreti. Non ci siamo limitati a scrivere quattro cose e a partecipare a quattro conferenze».

Eppure la cronaca recente non lascia molto spazio alle valutazioni. Dopo anni in cui si susseguono operazioni di carabinieri e forze dell’ordine, in cui l’allarme lanciato anche nella relazione annuale dei Servizi di sicurezza, pone la Lombardia in cima alle regioni in cui maggiore è il rischio di radicamento delle mafie, in cui si susseguono strani omicidi e le operazioni antiracket hanno numeri paragonabili a quelle di molte città del sud, all’alba del 13 luglio scorso la più grande operazione antimafia delle forze dell’ordine coordinata dai Pm delle procure di Reggio Calabria e Milano ha disposto la custodia cautelare per 300 persone, a vario titolo, coinvolte nell’operazione “Crimine” .

Gli addetti ai lavori parlano di questa operazione come “della punta dell’iceberg” del sistema mafioso della ‘ndrangheta in Lombardia. Nell’operoso nord, nella regione feudo del Carroccio, i magistrati hanno contestato il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, fra gli altri, al boss Pasquale Zappia, succeduto a Giuseppe Neri, nel controllo del territorio e degli affari e Carlo Antonio Chiriaco, direttore della ASL di Pavia; dell’assessore comunale di Pavia Pietro Trivi, accusato di corruzione elettorale; di Antonio Oliviero, ex assessore della Provincia di Milano nella giunta di centrosinistra guidata da Filippo Penati e degli imprenditori Francesco Bertucca e Ivano Perego, responsabile della Perego Strade, ricollegabile direttamente al clan Strangio. I soggetti sono ritenuti responsabili di aver fatto parte della `ndrangheta attiva da anni sul territorio di Milano e nelle province limitrofe.

Molti degli arrestati sono anche affiliati a logge massoniche. Nelle 3000 pagine dell’inchiesta si racconta dei rapporti diretti che il consigliere regionale Angelo Ciocca (foto miniatura), leghista da sempre, ebbe con l’avvocato Pino Neri, massone dichiarato e soprattutto boss di primissimo piano finito in carcere in questo maxi blitz. Nella primavera del 2009 i due sono stati filmati dai carabinieri mentre si incontravano per discutere dello scambio di voti da effettuare spostandoli su un candidato gradito alle cosche. Un modello del tutto simile alle dinamiche con cui da decenni la mafia si interfaccia e governa nel centro sud. Il voto di scambio, il cavallo “vincente”, il favore da restituire. Tre semplici passaggi per mettere sotto scacco un intero sistema che di democratico continua ad avere sempre meno. L’inchiesta “Crimine” è fra le prime a raccontare come questo “modello” si ripeta sempre uguale a se stesso anche nei comuni governati dalla Lega, partito che ha fatto del suo impegno in prima linea contro le mafie “terrone”, il fiore all’occhiello della lotta contro quella zavorra sociale ed economica rappresentata dal mezzogiorno.

Nelle carte della richiesta di arresto disposta dai magistrati milanesi si descrivono i rapporti tra il padrino e Ciocca (ad oggi non indagato) per far confluire i voti leghisti su ;Francesco Rocco Del Prete, candidato della ‘ndrangheta (poi non eletto) alle comunali 2009 di Pavia. I rapporti tra il consigliere e il padrino della ‘ndrangheta iniziano nel giugno 2009, quando “Neri – scrivono i magistrati – ha assoluta necessità di far eleggere alle consultazioni elettorali di Pavia un proprio uomo, Rocco Del Prete, e a tal fine si rivolge a Ciocca”. La Lega preferisce un altro candidato, ma poi un gioco di “favori e promesse” rimette tutto in campo. Le infiltrazioni arrivano così.

Nell’intervista rilasciata a Vanity Flair, lo scrittore Roberto Saviano, a partire anche da questi ultimissimi fatti di cronaca, a porre una questione politica. Dov’era la Lega mentre in questi ultimi dieci anni in cui ha governato in quelle aree tutto questo accadeva? «Il Sud è la ferita aperta di questo fenomeno, attraverso cui tutto si fa passare. Il tessuto sano è sano perché lì le mafie investono , ma non sparano». Tanto basta per aprire la strada agli ennesimi attacchi indirizzati nei confronti dello scrittore campano. Attacchi subito rispediti al mittente proprio nella stessa Casal di Principe dove da stamani, su quelle stesse mura su cui per anni campeggiavano scritte a favore del boss di turno, compaiono invece frasi in sostegno dell’autore: «Dieci, cento, mille, diecimila Roberto Saviano per i casalesi del clan». Un inno d’apprezzamento per lo scrittore e per il suo impegno contro la camorra, vergato sui muri dello stadio di Casal di Principe.

Dal canto loro i ministri leghisti, rispondendo a quelle che giudicano come “accuse” e spesso sono solo la cronaca dei fatti, raccontano delle battaglie fatte proprio contro il confino obbligatorio dei boss nelle città del nord, dell’impegno antimafia e dei successi ottenuti con la guida di Maroni al Ministero dell’Interno. Rimane comunque acceso il dibattito ma si dirama troppo spesso in dure vicoli ciechi: c’è chi nega la presenza delle mafie nelle terre della Lega e chi la riconosce ma fa risalire e circoscrive il fenomeno alla presenza dei “meridionali” al nord. Il problema è come sempre più complesso e le semplificazioni non aiutano.

A tal proposito solo qualche mese fa il giornalista Antonello Mangano sul portale “terrelibere.org” in un articolo dal suggestivo titolo “Mentre vietate il kebab la ‘ndrangheta si sta mangiando la Padania” scriveva:« le mafie che in Padania ormai sono entrate negli appalti e nelle forniture pubbliche e che hanno preso residenza nei comuni attorno a Milano, Varese, Brescia. Che spesso impongono il pizzo ai negozianti, senza che siano nate associazioni antiracket. Anzi, si risponde che la mafia non esiste al Nord. Il problema mafioso non è entrato nella campagna elettorale delle elezioni regionali. E’ chiaro che al Sud il problema è gigantesco, ma non bisogna sottovalutare le candidature e la pulizia delle liste in nessuna parte d’Italia. A Legnano, roccaforte della Lega Nord, nel 2008 è stato ucciso con un colpo alla nuca e abbandonato nelle campagne Cataldo Aloiso, genero di Giuseppe Farao della cosca Farao-Marincola di Cirò Marina, in Calabria. Il 25 aprile del 2007 viene ucciso a Tagliuno (Bergamo) Leone Signorelli, raffinatore di cocaina colombiana che rivendeva alla ‘ndrangheta. Cinque mesi dopo i killer aspettano davanti casa Giuseppe Realini, artigiano del legno bergamasco. Si ammazzano tra loro?».

Norma Ferrara – www.liberainformazione.it

07/08/2010 – Antimafia

nel caso ve lo foste perso

martedì 16 novembre 2010

sono di destra o di sinistra?

Sono un ircocervo politico. Sono d'accordo con la destra dei valori declinati da Fini (ieri sera da Fazio) e con la sinistra dei valori declinati da Bersani prima di lui.
Che faccio? Voto Bersani al maggioritario e Fini al proporzionale senza premio di maggioranza e con scorporo alla francese e doppio turno annesso?

Scherzi a parte. Gli elenchi dei valori di una parte politica e di quella opposta letti ieri dai due leaders politici sono in larga parte condivisibili perché 'astratti'; enunciazioni che alla prova dei fatti sovente hanno bisogno di 'distinguo', 'un momento: precisiamo', 'si, però'. Che sono il sale di ogni dibattito e confronto di tesi.

E allora: va bene 'è bello riconoscersi italiani', e 'abbiamo il patrimonio culturale più ricco', ma di quali italiani andiamo cianciando se 150 anni di Unità hanno prodotto i guasti nelle coscienze e gli sconquassi economici e comportamentali che stanno alla base del gridare rauco e stupido de 'bruciamo il tricolore' di secessionisti per convenienza di portafogli e presunzione di evasioni/elusioni garantite dai padani col loro federalismo immaginario?

E, sull'altra sponda: va bene 'stiamo tutti bene se anche gli altri stanno un po' meglio', ma perché la sinistra, in tanti anni di governo, si è fatta soffiare dalle mani la bandiera della legalità e del controllo del territorio regalando agli avversari una cattiva immagine di 'buonismo' lassista e incapace di regolare i flussi di ingresso dei clandestini sul patrio suolo? Quanti ce ne possiamo permettere prima che le popolazioni dei singoli comuni si sollevino e lamentino l'invivibilità e l'impossibile convivenza?

Andate a leggervi il bel reportage dalle terre di Teano e Castel Volturno di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo (Corriere della sera del 13/11) prima di rispondere e capirete che il sogno di una integrazione facile e indolore si trasforma in un incubo, al risveglio, se non si accompagna ad adeguate risorse e buone politiche di amministrazioni efficienti.

Abbiamo in testa, ognuno ha il suo, un intero parlamento -con schiere di neuroni di destra, di sinistra e di centro che litigano tra di loro e ci costringono a governare in qualche modo la dolorosa entropia mentale che si incrementa ad ogni piè sospinto.
E' il lavoro duro e sporco della 'democrazia', del 'confronto', anche aspro, tra diverse visioni della cosa pubblica.

La sola cosa che non possiamo (potevamo) fare è di consegnare questo nostro lavoro (e paese tormentato) nelle mani di un maledetto populista sceso in politica per salvarsi il deretano da giudici e processi.
Ha polarizzato la vita pubblica e tutto il faticoso agire democratico sulle sue esigenze di eccezione personale di Barabba conclamato e impunità pretesa e su una cosa sono d'accordo, senza distinguo, di quel che ho visto e ascoltato ieri 'da Fazio'.

E' una battuta del magistrale 'signor Rossi' – che tanta intelligenza teatrale sprigiona da decenni:
'Per il povero: una volta fatta la legge, urge trovare l'inganno. Per il ricco (il nostro stramaledetto 're di denari'): una volta lanciato l'inganno urge fare una legge'.
Ad personam

domenica 14 novembre 2010

l'autunno del patriarca

Ora che l'autunno del patriarca è in pieno sviluppo e cadono le foglie del berlusconismo di lotta e di s-governo e perfino Giampaolo Pansa-il-rinnegato concorda con le mie predizioni di un finale di partita tutto ruandese (hutu contro tutsi) per la nostra patria avvilita e rancorosa - e paventa la riedizione di piazzale loreto col Berlusconi a testa in giù (ma al suo fianco, mi chiedo, ci sarà la Ruby, la Noemi-papi o il Lele Mora in rappresentanza di tutte le veline trascorse nei suoi letti?) - giova riandare colla memoria agli inizi della epopea berlusconiana di restaurazione dei nefasti della prima repubblica naufragata nelle fogne di Tangentopoli.

Giova ricordare e inserire nei programmi scolastici a monito delle future generazioni che la sua irresistibile ascesa è dovuta al plauso entusiasta e alle ole degli orfani del psi di Craxi e De Michelis - per citare solo due tra i maggiori furfanti matricolati presi con le mani nel sacco e processati per le note vicende di corruzione- e agli orfani della Dc, la 'balena bianca' dei mille scandali e le mille corrutele pentapartitiche.

Tutti confluiti in quella creatura di plastica creata negli studi Mediaset e Finivest e battezzata canagliescamente 'Forza Italia' – furbata da marketing politico tesa a rubare l'unica espressione di unità (solo calcistica, ahinoi) che avevamo a disposizione.

Giova ricordare con precisione di macabri dettagli ('scendo in campo, 'mi sono fatto da solo', 'sono l'unto del signore') quel buco nero della nostra vita democratica in cui tutto il marcio della prima repubblica si è malamente riciclato per dire che la Storia è sempre incinta di mostri e mostricciatoli e non è escluso che ne partorirà un altro di uguale e peggiore nelle urne elettorali che stanno per riaprirsi se il porcellum elettorale non sarà modificato consentendo nuove alleanze e arie meno mefitiche di quelle attuali col pdl alleato alla lega.

E giova evidenziare la tragedia umana -diventata politica nel segreto delle urne- di quei poveretti che hanno creduto che un furfante matricolato (degno figlioccio dei succitati), un Barabba conclamato e proclamato da un'immensa letteratura accusatoria potesse avviare le riforme necessarie al paese - e l'hanno votato perché 'imprenditore' : come se quella qualifica contenesse un che di salvifico e l'imprenditoria italica risplendesse di virtù civiche invece di corruzioni, dumping internazionale (le costanti svalutazioni della 'liretta' che avevamo prima dell'euro), e le maledette, enormi, evasioni fiscali e contributive concentrate in massima parte in quell'area grigia sociale fatta di piccoli imprenditori, artigiani e commercianti secessionisti per convenienza dei portafogli gonfi di furto sociale.

Ne usciremo? O quell'impasto tragico e nefasto di cattiva coscienza sociale e cattiva politica conseguente produrrà ancora – a legge elettorale immodificata e urne aperte – uno sconquasso istituzionale e i prodromi di una 'guerra civile' che si paventa da più parti e lo stesso Barabba di s-governo evoca per galvanizzare le sue avvilenti truppe e meschine e condurle in battaglia?

sabato 13 novembre 2010

lettera aperta a piero ostellino

Egregio signor Ostellino,

il suo editoriale di oggi sul Corriere mi ha intrigato parecchio. Parla male di qualcuno che, a suo dire, si prende troppe licenze e 'manganella' impunemente.
Non è chiaro nel suo scrivere chi manganella chi e perchè dal momento che lei non da nomi ed ho pensato a Feltri che manganellava Boffo al modo che tutti sappiamo e per la qual carognata ha pagato pena di interdizione di firma per tre mesi e a Sallustri, Belpietro e varia compagnia di galantuomini che hanno manganellato il presidente Fini per 'la casa di Montecarlo' e si struggevano, forse, per il fatto che altro di vergognoso l'onorevole Fini, maledizione! non offrisse ai loro canini e alle loro calunniose pagine di stampa.

Ma, dati i titoli dei giornali di oggi – e il primo in evidenza sui giornali riguarda l'invito di Fazio agli onorevoli Fini e Bersani di partecipare alla sua trasmissione- mi è balenato il dubbio che lei indicasse il mite Fazio o, invece, il roccioso e indomito Santoro o la Gabanelli e i pochissimi altri che fieramente resistono in video e in voce all'assalto alla diligenza-rai da parte delle truppe cammellate berlusconiane.

Ma è stato solo un baleno perchè la parola 'manganellare' mi pareva davvero fuori proposito se riferita a giornalisti in trincea che ad ogni trasmissione paventano la chiusura del programma e il 'tutti a casa' e le voci più significative dell'opposizione tacitate con grande gioia del popolo della libertà (sic) e dei suoi capi.

E' un articolo forte il suo, signor Piero, con paralleli storici di grandisssimo peso ed evoca il fascismo che è stato per dire che le pare piccola cosa (doppio sic) di fronte a ciò che farebbero, oggi, i suoi 'manganellatori' pretesi e, se fosse vera la mia intuizione che lei volesse accusare il giornalismo libero e/o 'di sinistra', mi pare accusa così enorme e ridicolo il parallelo da distruggere per intero una lunga e onorata carriera di giornalismo moderato e acuto e intelligente quale è stato il suo.

Per tutto ciò esposto le chiedo, signor Ostellino, le spiacerebbe rivelarci con nomi e cognomi chi sono i 'manganellatori' impuniti di cui al suo editoriale di oggi?

Anticipatamente ringrazio per la cortesia che mi vorrà usare.

giovedì 11 novembre 2010

un commento in prima

Zarcoweb il 10/11/10 alle 23:27 via WEB
Ma se davvero si teme questo pericolo, come si fa a non vedere quanto enormemente più pericolosa delle arlecchinate leghiste, quanto concretamente e seriamente catastrofica per l'unità identità ed esistenza stessa dell'Italia sia l'invasione straniera in atto? Ma come si fa a non constatare una colossale ottusità, ipocrisia, VOLONTA' DI NON VEDERE (forse incontrollabile perchè dettata da un imperativo inconscio) in tutto ciò ??? Si guarda la pagliuzza e NON SI VUOL VEDERE la trave! E poi, siamo obiettivi, Roma (ed io sono romano!) ed il sud hanno DEPREDATO enormi ricchezze prodotte dal nord, in corruttele, mafie e clientele varie. Perchè non riconoscere ciò che è reale. E' un punto di partenza fondamentale per poi procedere in ogni analisi.
Rispondi


fedechiara il 11/11/10 alle 08:51 via WEB
'Come si fa a non vedere'. Già. Il mistero della formazione delle opinioni e dei convincimenti opposti. E come si fa a non vedere, mio caro Zarco, che il 'rimedio' leghista è stato peggiore del male e che al caos degli eventi che hanno prodotto la presente 'disunità' del paese si oppone, oggi, una cattivissima coscienza di popolo padano e secessionista che potrebbe sfociare in un confronto durissimo ed esiti catastrofici? Forse serviva più senso della misura quando si fecero partire gli slogans leghisti de' bruciamo il tricolore' e de 'trecentomila fucili padani', ma quella prudenza non c'è stata e il piatto di lenticchie di un federalismo di cui conosciamo pochissimo e che sicuramente ci deluderà -e avremo di che recriminare per i costi e per una classe politica regionale non meno avida e ladrona della presente 'romana'- valeva lo sdoganamento di uno spaventoso Barabba plurinquisito e puttaniere al governo del paese? 'Nel primo mistero doloroso si contempla, recitava la vecchia canzone, ma qui i misteri dolorosi del nostro essere popolo e nazione disunita e vociante sono davvero troppi e di grandissimo peso.

mercoledì 10 novembre 2010

l'unità delle patrie e il caos delle origini

'Ce l'ho con Garibaldi', pare abbia detto un tale, un 'padano' forse, sconfortato per tutto quanto di caotico e terribile sta avvenendo sotto i nostri relativamente alla 'solidarietà'.

E citiamo, buona ultima, la mano degli alluvionati veneti tesa verso 'roma ladrona' ad elemosinare gli aiuti che sempre si questuano in caso di calamità naturali. Le vendette della storia sotto forma di beffarda nemesi. Ieri catastrofe all'Aquila, oggi nel Veneto - poco o nulla solidale e stupidamente 'leghista'.

Ma vien anche da pensare – tanto per dare proporzione alle cose che accadono sul pianeta Terra- alle alluvioni da diluvio universale che subiscono ogni anno i contadini nullatenenti in India, nel Bengala e altrove, e forse anche da quelle parti risuona il detto stupido e inane 'new delhi ladrona' - chissà, tutto il mondo è paese per certe amenità.

E della storia d'Italia -della disunità della quale ci apprestiamo a 'festeggiare' il centocinquantesimo anniversario- occorre sottolineare il dato caotico e avventuroso della sua formazione.
Andate a vedervi il bel film di Martone 'Noi ci credevamo' e capirete quanti e quali elementi di caos ideale e politico girassero all'epoca e come tutto si risolse nel peggiore e tuttavia unico modo possibile per quei tempi: il paese in mano a una dinastia reale di scarso valore e 'i piemontesi' che reprimevano il banditismo insieme ai moti legittimi dei contadini e che facevano rimpiangere i Borboni.

Ma 'cosa fatta capo ha' e rimpiangere il Granducato di Toscana o la Serenissima repubblica o l'impero absburgico è coglionata da osteria o da forum ed è vero, invece, che questa nostra caotica e confusa identità di popolo è stata cementata col sangue di centinaia di migliaia di morti nelle trincee del Carso e sull'Altipiano ed è passata sotto la mannaia del fascismo e della guerra civile che ne conseguì - e in nome di quei morti, di quei 'caduti per la patria', dovremmo sforzarci tutti di trovare un senso a quanto è accaduto ai progenitori e ci accade oggi, pena il nostro trasformarci nel 'paese delle mille colline' con gli Hutu che andavano a stanare i Tutsi per le case.

E se questa prospettiva è paventata oggi persino da un moderato storico qual'è Piero Ostellino (editoriale sul Corsera) forse non è solo una mia privata ossessione.





lunedì 8 novembre 2010

ogni cosa a suo tempo

Muor giovane colui che al cielo è caro? Non so.
Bisognerebbe avere dimestichezza col cielo e le eteree creature onnipotenti che amano chiamare a sé i 'giovani'. Per chissà quali turpi ragioni.
Qui in terra 'le giovani' (donne) sono care a un tale che chiamiamo il Sultano che paga qualsiasi cifra per averle a sé, ma pare che costui non abiterà il cielo e il suo destino è segnato dal bell'apologo evangelico: 'E' più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, che un ricco entri in paradiso.'
Ma forse dovremmo convenire che quel verso è puramente consolatorio – come dovrebbero essere tutti i versi di tutte le belle poesie perché, spiegava un valente psichiatra-poeta: 'Se la poesia non è consolazione, è un totale fallimento'.

Eppoi vorrei sindacare il concetto di 'giovane'. Al punto della vita in cui mi trovo fatico a dirmi 'vecchio'.
Sono relativamente agile e atletico, ho curiosità intellettuale che basta, amo le donne (ooops!); insomma: mi sento giovane e attrezzato per ben proseguire il cammino.

Però di essere 'assunto in cielo' per far piacere a coloro di lassù che amano 'i giovani' e li convocano d'imperio per loro diletto, consentitemi il gesto dell'ombrello.
Ogni cosa a suo tempo.

domenica 7 novembre 2010

Saturno che si mangia il futuro

Nei primi giorni dell'anno nuovo, quando si faranno i bilanci dell'anno che va a chiudersi e registra l'allegro autunno del sultano (allegria di naufragi), forse si eleggerà a 'uomo dell'anno' Gianfranco Fini 'l'uomo che sfidò le fauci del Caimano e ne uscì ferito e molto provato, ma vittorioso.

Le grandi cicatrici dei morsi della bestia maledetta si vedono ancora sul suo torso e quelli degli sciacalli e le iene ridens che lo hanno inseguito e provato a sbranarlo per un semestre, ma pare che otterrà rimborsi miliardari dalle querele che ha intentato contro Feltri, Sallusti, Belpietro e compagnia azzannante - e la foto del suo gesto sotto al palco del Caimano col dito levato e la domanda irridente; 'Che fai, mi cacci?' verrà pubblicata in chiusura d'anno da tutti i giornali del mondo.

E toccherà sostenerlo elettoralmente, forse, chiudersi il naso a pinza e votarlo perché è lui la leva prodigiosa che scalzerà le radici ancora vive del tronco malato di quell'umanità italica che ha dato l'assalto al cielo e nei suoi sogni fradici e vergognosi ha sognato di vedersi riconosciuta come classe di governo - ad onta delle mille evasioni e le corruzioni e la coscienza sporca di gente che 'chi va al mulino si infarina'.

Toccherà accettare 'Fini for president' e macchiarci la coscienza di quel sofferto spostamento a destra che ormai è sulla bocca di tutti perché la bandiera della legalità è stata impugnata a due mani da lui, il Delfino dileggiato e deriso e con il manico di quella -novello Spartaco affrancato dalla schiavitù- mena fendenti da paura tra le fila dei berluscones e lo abbatte (il manico) sulla faccia sporca di merda servilista dei suoi ex colonnelli passati al nemico per un piatto di lenticchie.

E' vero che dobbiamo rimproverargli tutti i trascorsi 'di servizio' in qualità di Delfino e il voto sulle leggi ad personam per l'impunità permanente del Satrapo. Tutto vero e bagaglio suo pesantissimo da menare seco e che sempre gli sarà rimproverato, ma se la sinistra non ha gli uomini e gli slogans e i numeri per vincere la battaglia contro le truppe odiose dei berluscones tocca aggregarsi a questi parvenues della legalità ritrovata, accettare le infami alleanze necessarie per poter vincere e mettere in fuga i ratti-soldato appesantiti nel corpo e nello spirito da decenni di potere e cricche e malaffare di s-governo.

A la guerre comme a la guerre.
Turandosi il naso e/o con le mascherine in viso dei Puri (i nuovi Catari) che siamo per marcare le differenze e costruire il futuro e tuttavia, oggi, alleati al Topino (come lo definiscono gli infami destri per dileggio) per realizzare il primo degli obbiettivi e imperativo categorico : 'uccidere il padre' (metafora freudiana), sbalzare di sella il re crudele che si mangia il futuro positivo dei figli e dei nipoti come l'orrido Saturno delle origini, chiudere definitivamente l'era di massima infelicità collettiva del berlusconismo delle televisioni commerciali che hanno cancellato la moralità nei rapporti tra cittadini e l'hanno sostituita colla palude merdosa in cui continuiamo ad affondare gli stivali alti fino alla coscia sognando ad ogni passo di 'uscire a riveder le stelle'.

venerdì 5 novembre 2010

è mai possibile, oh porco di un cane...

E' mai possibile, oh porco d'un cane / che le avventure in codesto reame / debban risolversi tutte fra grandi puttane? Era il 1965 e la parola 'puttana' era parola proibita da pronunciarsi in pubblico e questo verso di una divertente canzone di Fabrizio De Andre' lo ascoltavamo ridendo come matti in aula (qualcuno aveva portato il pick up portatile) ed entrò di sorpresa la professoressa di italiano, una giovane padovana, e tememmo una sua reprimenda, ma ci chiese, invece, che disco era e l'autore e dove poteva procurarselo e lo ascoltammo insieme all'inizio della lezione e ne discutemmo i contenuti con lei e ne fummo conquistati e la eleggemmo a 'una di noi'.

In quella nostra classe non c'erano grandi bellezze. Ma una piacente trevigiana era nota per essere 'una troia' e io ero presente a un suo gioco di seduzione 'alla Sharon Stone' nei confronti del decano della classe e nei fui turbato e me la sognai quella notte e fu la mia prima polluzione notturna, ricordo, ed ero preoccupato che fosse una malattia, ma allora non usava il medico di base anche se avevi male a un'unghia e non ne parlai con nessuno.

Tutto ciò per dire che forse ha ragione Lele Mora, il lascivo ('pervertito' avremmo detto qualche decennio fa) 'agente' di cani e porci che intendono sfondare in tivù a dire che i tempi sono questi e che la tivù commerciale di Berlusconi ha fatto carne di porco di ogni 'valore' condiviso e che i giovani che si rivolgono a lui sono già belle e pronti ' a darla/o facile' a chiunque pur di 'arrivare'.

L'offerta che supera la domanda, - come la merda della vecchissima vignetta di Altan che suggeriva di 'riporla nel frigo' in attesa di tempi che mai sono venuti perchè la merda del nostro vivere civile è diventata un'onda alta, assassina e basta che un qualsiasi re Mida veronese dai capelli unti la scodelli o la schizzi in un pubblico forum, com'è suo costume e natura da decenni, che i suoi ditteri pupuvori verdi di bile vi si buttano a centinaia, affamatissimi e incredibilmente voraci e mai post di pubblico dileggio e 'attacco personale' è stato più gettonato e commentato, - molti nemici molto onore, diceva un tale, ma che onore può venire da quelle anime morte piene di fiati intestinali e dalla trasformazione di un forum di cittadini in un maleodorante vespasiano e latrina mai pulita?

Mio Dio, come siamo caduti in basso. E' proprio vero che scaviamo perfino sul fondo e abbiamo spalatori di merda di professione i cui nasi sono ormai avvezzi alle puzze più insopportabili come i monatti della peste incuranti dei miasmi dei corpi in putrefazione che menavano alle fosse comuni.

mercoledì 3 novembre 2010

tristi palcoscenici

Una mia amica mi indica gli 'uomini che amano le donne' e si prova a dirmi che vuol dire una tale frase, per quali segni è distinguibile un uomo che ama le donne da un altro a cui le donne sono indifferenti o, addirittura si mostra misogino.

So per certo che questa mia amica non indicherebbe Berlusconi tra gli uomini che amano le donne. Lui le donne le usa come contorno, addobbo e pietanze da offrire ai suoi commensali nel corso delle sue feste da postmoderno sultano ridicolo - col grande finale a mucchi nel lettone di Putin e il vecchio arnese da bauscia meneghino ancora in tiro grazie alle meravigliose pilloline blu alle quali siamo tutti tanto grati perché ci tolgono d'impaccio, sciolgono le ansie da prestazione e via elencando di quel fragilissimo meccanismo di inturgidimento e ardua erezione che costituisce il buffo modo che abbiamo noi uomini e donne per comunicarci il piacere, gioire, godere insieme, in alcuni casi (sempre più rari) amarci.

Io non amo le donne. Non amo la categoria, amo alcune speciali conformazioni e personificazioni di una certa idea di donna. Amo la relazione speciale che riesco a stabilire con alcune (poche) di loro e, di solito, le amo una alla volta. Amo la loro (sempre più rara) dolcezza, che riesco a carpire anche perforando le maschere che alcune di loro indossano. Maschere di dolore, di fede tradita, di violenza subita, a volte.

Noto che, in generale, per la scelta degli abiti, i modi del deambulare, il modo di parlare e ridere e la scelta delle parole e dei toni, le donne del terzo millennio si stanno mascolinizzando e una tal cosa mi disturba, in alcune mi ripugna e respinge. In ogni caso, aborro e mi schifa il commercio dei corpi, di qualsivoglia genere, la mercificazioni di un atto di comunicazione così intimo e intenso e profondo qual'è il sesso e l'amore che -per qualche sua segreta via- nell'atto sessuale si manifesta.

Non conosco l'amore omosessuale. E' un mistero dell'animo umano che mi turba e stupisce, ma, come per tutti i misteri nostri di uomini, anche i più tragici come quello del male quotidiano che ci affligge, sospendo il giudizio.

Però mi ripugna tutta la sguaiataggine e la volgarità che si è spesa sulla questione 'uomini che amano le donne' per come è scaturita dal viso da pagliaccio-ridens del nostro avvilente pres. del consiglio e dovremmo porci piuttosto la segreta domanda su che cosa vuol dire 'amare.

Una domanda che tutti ci coinvolge e sconvolge e ha riempito i tomi della letteratura universale e spesso, nelle sue più belle storie, ci ha commosso e ci ha fatto pensare di essere migliori di quei buffi personaggi da trivio che agitano i palcoscenici squallidi della nostra commedia nazionale.

lunedì 1 novembre 2010

predizioni e saponette

Che fosse il ridicolo l'abisso in cui finirà per cadere il berlusconismo di lotta e di s-governo era una predizione credibile - data la gran mole di stupidaggini e sbruffonate e false promesse che ha collezionato fin dalle origini ('scendo in campo', 'mi sono fatto da me' 'sono l'unto del signore', 'meno tasse per tutti' e poi le corna ai vertici del g8 e tutto il cocuzzaro sguaiato ormai diventato storia della barzelletta vivente che è il nostro preteso 'statista').
Fino alle clamorose rivelazioni dei festini di villa certosa con capi di stato ospiti colti dagli obiettivi fotografici in flagranza di erezione e totale nudità tra le disponibilissime vergini dell'harem del sultano. Ma durava, continuava a durare al governo, malgrado il suo profilo istituzionale fosse annichilito dal ridicolo e supportato solo dalla identità piena e totale col suo popolo delle libertà (di fare quel che ci pare).
Ma la saponetta finale sulla quale volerà a gambe per aria lo Sbruffone di lotta e di s-governo pare sarà, invece, una 'rubacuori' minorenne e con pedigree di clandestinità pregressa e questo nessuno davvero poteva predirlo.
Già, perché pare che siano il Bossi e le sue truppe padane, oggi, le più indignate per l'intervento del satrapo sulla questura e la violazione di regole e norme sottese alla questione di una minorenne capace di far dimenticare i nefasti napoletani della Noemi Letizia.

Strana gente questi 'padani'. Capaci di tenere bordone al premier sulle peggiori elaborazioni legislative finalizzate a salvare il premier dai processi, ma pronti a defilarsi se l'ultimo scandalo e vergogna istituzionale ha a suo soggetto una marocchina non in regola e tacciata, per sovrappiù, di essere un ladra. Un clichè dei più vieti, ma che ha il pregio di poter far deflagrare la situazione politica nei prossimi giorni.