sabato 31 luglio 2010

cucendo e stirando

Cucendo e stirando puoi osservare
il gioco degli intrecci e delle pieghe
l'una sull'altra e le ripiani e quelle
ostinate riappaiono come ordinate
pieghe celesti obbedienti allo schema
e i fili si raggrumano come nebulose
e non sai dove ha inizio e fine la trama
e dove sta il bandolo che districa la matassa.

Creatore confuso cuci e spingi il filo
dentro ai buchi neri e gli sfilacci sono
comete fredde dei loro cosmici detriti
che raggelano i tuoi bollenti spiriti creatori,
ma se apprendi le interne simmetrie
e gli incroci appropriati dei punti ecco
apparire chiara Aldebaran sull'orizzonte
del vuoto
e la costellazione di Orione prende forma
sugli spalti di un navigare tranquillo
e il cosmo sul tuo filo si ordina
coll'ordito e hai ragione dell'entropica
maledizione e la impastoi sulle tue fantasie
creatrici e sai gli orizzonti e i confini
dei paesaggi costruiti dalle dita.

i piedi d'argilla della statua

Forse non mette più conto di parlarne, ma la memoria torna a quei dibattiti infuocati e rabbiosi che vedevano i maledetti destri all'arrembaggio contro 'la peggior sinistra' e i suoi esponenti di basso profilo massacrati uno via l'altro – e veniva il dubbio che ci avessero avuto a che fare in qualche modo, ci fossero appartenuti e poi delusi per criticarla così dal di dentro e così ferocemente.

E invece era per via di Visco-il Vampiro e il suo compare Padoa Schioppa che gli 'mettevano le mani in tasca' per via della lotta all'evasione.

Guardavano il fuscello di una 'sinistra inesistente' e confusa e inconcludente, incapace di grandi giri di orizzonte e pontificavano di valanghe di suoi elettori che erano andati a destra – come se fosse un transito naturale passare da sinistra a destra; come se non ci fossero in gioco valori assolutamente opposti e, semmai, il passaggio della lunga e reiterata delusione porta sulle sponde dell'astensione o della scheda bianca, mai e poi mai dentro la risacca schiumosa del berlusconismo più vieto e orribile e vedersi e udirsi: populista, cricca di malfattori, leggi ad personam per il capo degli inquisiti di ogni risma - e via elencando della immensa trave che sporge fuori dai loro destri occhi, e ogni volta che si girano di 45 gradi ne travolgono a decine.

Tronfi e arroganti, questi miserabili evasori da tre palle un soldo ci osteggiavano ad ogni critica legittima e motivata affermando, consoni al loro squallido campione di denari : 'non si ribalta la volontà della maggioranza degli elettori!' E in ballo, invece, c'era una, e dieci inchieste che mostravano il malaffare e la corruzione fatta governo – peggio delle disseccate fogne di Tangentopoli.

E, a voler ben rifare i conti e mettendoci dentro il trenta e più per cento degli astenuti e schifati si constatava facilmente che vera maggioranza di popolo non sono se non per quei vuoti conteggi di chi nell'urna c'è andato a sfogare i più bassi istinti del portafoglio e ha votato il peggior Barabba notorio della storia patria, rivendicando come un 'diritto' quello di eleggere un tale figuro tristo e becero e ridicolo alle più alte cariche dello stato - e di 'democratico' e 'civile' quei dessi non hanno proprio nulla perché le 'regole fondative' e le 'istituzioni di garanzia' e i 'pesi e contrappesi' che danno nervi e cartilagini e ossa a un democrazia degna di questo nome gli fanno venire l'orticaria.

Che dicono oggi quei cialtroni infami dell'odierno, fragoroso, sfregolarsi dei piedi d'argilla della loro statua barabbiana mille volte osannata e del prossimo vedere i sorci verdi della coalizione malavitosa Forza Italia-Lega: tutta tesa a garantire il 'processo breve' per il premier e i suoi mille indagati di lotta e di governo in cambio di un piatto di lenticchie 'federalista'?

In quale puteolente meandro della loro mente asfittica correranno a rispolverare una dignità personale largamente spesa nelle suggestioni populistiche e dittatoriali delle leggi-bavaglio e la difesa a oltranza di un pluri inquisito da prima repubblica che si è comprato la loro scarsa coscienza di cattivi cittadini per sfuggire ai suoi giudici e ai processi?

venerdì 30 luglio 2010

entropia, neuroni,sinapsi

Non potremmo essere più diversi. L'entropia della materia che siamo e delle particelle che ci compongono ha figurazioni di straordinaria e infinita varietà e, nel suo manifestarsi più 'alto' (si fa per dire), nel gioco impazzito di neuroni e sinapsi, trova il suo diapason, l'insostenibile nota altissima del canto nostro corale.

Ma, ad ascoltare il concerto di notizie mattutine e a girare tra i forums del civile dibattere, l'impressione è che sia, invece, uno s-concerto: una somma di dissonanze e vere e proprie stonature e davvero il mistero di come si creano e si assestano nelle craniche scatole e logiche le opinioni di ognuno è miracolo di senso e dis-senso.

Leggo l'articolo di Mauro, su Repubblica, e lo trovo ben argomentato, ricco di riflessioni e predizioni condivisibili e sottolineature giustamente polemiche sull'operato del nostro satrapo nazionale finalmente giunto al capolinea (la speranza è alta e l'invocazione alla Provvidenza di agire e decidere finalmente della sua sorte finale non da meno), ma in un altro forum qualcuno trova lo stesso articolo 'incommentabile' – per dire di un totale dissenso e di un altro pianeta mentale dove le albe sono tramonti e le notti giorni. E, forse, se ci capitasse di mangiare insieme un piatto di patate al forno, quel tale se ne uscirebbe con 'che saporiti questi fagioli!' e si capisce che abitiamo pianeti diversi e usiamo lingue e figurazioni mentali da alieni in visita.

Hutu e Tutsi, era la mia metafora di un tempo non lontano, ma la battaglia finale a colpi di machete pare che non si combatterà e forse gli elettori e le elettrici daranno prova di saggezza e decreteranno un cambio di passo e il prossimo passaggio dalla satrapia a una democrazia guerreggiata, ma democrazia, finalmente! comunemente intesa come insieme di regole fondative e istituzioni di garanzia da rispettare e tenere più care della vita perché proiettate nel futuro dei figli e dei nipoti.

Buon agosto in panciolle, cari lettori/rici, ma ricordatevi di sbirciare, ogni tanto, e leggere pigramente sui giornali 'veri' , qualche buon commento di 'politica': quella alta, del buon giornalismo e dei giornalisti dalla schiena dritta – dopo tre lustri di marciume e servilismo dei 'giornali di famiglia' che diffamano e gettano fango sulle vite di chiunque dissenta dai voleri e diktat del miserabile satrapo che ci s-governa (ancora per poco, speriamo).

mercoledì 28 luglio 2010

serpi e veleni

Tutto Bene? Passa gente in calle e, nel silenzio della prima mattina, ascolti questa domanda fuggevole che non vuol dire niente ma lo dice bene e da un'impressione di attenzione da parte di chi la riceve.
Tutto bene? Tutto bene, rispondi, e ti verrebbe da aggiungere 'madama la marchesa' perché niente va bene, in effetti, e tutto, nel mondo, funziona in modi orribili e sinistri e atroci e merdosissimi.

Per dire: è appena finita la rassegna stampa e la notizia-bomba è che anche i bloggers verranno costretti al silenzio attraverso quel meccanismo-capestro che è l'obbligo di rettifica con multe salatissime comminate ai gestori.
Come dire: consegneremo (con l'approvazione del decreto-intercettazioni che tale norma contiene) la libertà di espressione in Internet, l'ultima ridotta di libertà, al gioco asfittico e avvilente delle ingiunzioni in carta bollata degli avvocati – la categoria di persone che meglio incarna l'avvilimento delle cose della nostra vita che si accartocciano su se stesse, sulla menzogna pattuita e palese, sciacalli che addentano, ringhiando, le carogne quotidiane del nostro essere incapaci di verità e vera giustizia.

Tutto bene? No, niente va bene.

Perché, invece, ci sarà piena libertà da parte di un Sallusti (vice direttore de 'Il giornale' – la minuscola è d'obbligo) di affermare che le mene e le trame dei 'quattro personaggi sfigati' della p3' sono normale espressione della 'politica', normali patteggiamenti di una politica che si fa negli studi e nelle abitazioni di chi si scambia favori e appalti e cerca l'appoggio di giudici compiacenti per favorire l'amico degli amici.

Scrive il Sallusti, penna intinta d'onore, fior di schiena dritta, che la vera 'casta' da additare al disprezzo della pubblica opinione è, invece, la magistratura, che non è un 'ordinamento della repubblica' con compiti e obblighi di fare applicare le leggi, bensì una casta vergognosa che si accanisce contro quei '4 pensionati sfigati' e gli altri onest'uomini al servizio del 'presidentissimo', del novello 'Cesare'.

E troverete, nei forums e nei blogs che visiterete, fior di galantuomini/donne i cui malati meccanismi mentali coincidono con quelli di un Sallusti o di un Feltri – gente che inneggia ai manganelli contro chi si oppone e la pensa diversamente, gente sinistra che il fascismo ce l'ha nel sangue e nel cuore, gente nera di antica bile rappresa e non capisci come faccia a restare in vita o che genere di vita sia - con tutto quel nero che gli attraversa il cuore e gli alveoli polmonari.

Gente che il nuovo fascismo di questo maledetto ducetto che ci governa lo sente come un solluchero, una gioia da anime morte, perché avvelenata dal silenzio degli innocenti che produce.

Sono serpi immonde che affondano i denti velenosi su tutto quanto si muove ed ha aspetto di libertà di opinioni-contro ed emana il profumo lieve di un sereno sentire democratico.

martedì 27 luglio 2010

fratelli coltelli e senso delle cose

Torna il 'senso', l'ossessiva ricerca di un senso delle cose e delle storie. Perché ci capita questa o quella cosa che aborriamo eppure ci invischia, perché ci comportiamo in quel modo con chi ci è caro e con chi ci trascorre accanto.

Ho finalmente capito perché mi ostino a leggere (finire di leggere) 'Ho qualcosa da dirti' di Hanif Kureishi – un 'paki' londinese di genio che ci ha regalato racconti bellissimi e sceneggiature straordinarie.

E' perché tutti i personaggi del romanzo sono alla ricerca di un senso delle cose che hanno fatto, - dei matrimoni naufragati, dei grandi amori finiti, del figlio che si comporta come uno zombie adolescente (non lo siamo stati un po' tutti?) e che assume quel linguaggio idiota figliato dal rap e dalla multietnicità complessa e brutta e caotica che lo ha partorito.

Tutti, tutti, senza eccezione cercano un senso delle cose e delle vite, a partire dal protagonista che, addirittura, commette un delitto, ma poi si fa analista e 'ascolta' il rumore di fondo delle anime malate e si prova a spiegare e a 'dare un senso' consolatorio ( e solo perciò terapeutico) alle tragiche cose e sghimbesce che ci accadono e dicono le nostre storie storie di dolore e di normale follia quotidiana.

Ecco perché continuo a leggere questo romanzo che mi disturba nella sua enumerazione e descrizione particolareggiata di gente stramba e malata (praticamente l'intera città, ciascuno a suo modo) : perché si intreccia colla mia storia che di senso ne ha avuto poco ed oggi ne ha ancora meno; oggi che i nodi lontani di malate 'costellazioni familiari' vengono al pettine e descrivono la mia vita nella malattia degli addii e degli abbandoni - fino al finale che la chiuderà senza troppi rimpianti.

Cerchiamo di dare un senso alle cose perché siamo 'sensibili' e tutto quanto abbiamo sotto gli occhi ci appare insensato - a partire dalla politica e dai rapporti che intratteniamo con gente stramba e malata, id est i cittadini 'berlusconiani' che hanno voluto scrivere le pagine avvilenti e odiose di un lustro di storia italica; storia di straordinario malaffare e corruzione rivendicata come 'il migliore dei sistemi' di s-governo e malgoverno della repubblica.

Un senso alle cose, che è quanto dire, emuli di Goethe che esalava il suo ultimo respiro, 'luce, fate luce'. Fateci capire perché tutto ciò che è accaduto è avvenuto in quel modo e non in un altro e i perché.

Non cesseremo di chiederc(v)elo e lo ripeteremo in coro anche nella valle di Giosafatte – quando, (se è vero che un Dio esiste ed è provvedente e 'giusto'), ci sarà s-velato il senso del 'male necessario' che ha intessuto le nostre vite incrociate di presunti 'fratelli' in Cristo.

domenica 25 luglio 2010

certe musiche che smuovono i ricordi

Certe musiche ti smuovono i sedimenti della memoria e, se alla radio passano una canzone dai ritmi cretini di autori ed esecutori tailandesi, mi viene in mente il brutto hotel color melanzana di quel paese di confine con la Malesia (come diavolo si chiamava) dove una ragazzina dal 'sorriso tailandese' - per dire di uno stereotipo, ma anche di un etno-tipo e di quella forma mentis delle indulgenze turistiche che le giovani tailandesi vuole tutte massaggiatrici di un genere speciale)- si agitava e batteva i piedi e sembrava divertirsi con quelle sue nenie antiche con pretesa di 'rock' nazionale.

Fuggivamo da un viaggio-incubo in Malesia, io e mia moglie, e la stanchezza del fuggire era tale che non sindacammo l'aspetto dello stabile, né ci curammo della fauna maschile che lo riempiva - e la sera era un via-vai di prostitute giovanissime e quella musica stupida sul palco in testa al ristorante: ritmi cretini e agitare di braccia e spalle dei musicanti e della cantante da latte alle ginocchia, ma a chi importava?

Ecco come ti riduco un paese in una Sodoma 'turistica' internazionale: di isola in isola, sulle spiagge, era un'offerta continua, fastidiosa, di quei massaggi rudi che a provarne uno ti rialzi a pezzi e a Bangkok, nei quartieri della prostituzione, vedevi certe facce da trivio di idraulici tedeschi e ragionieri e geometri e commessi italiani ridere e scambiare battute sceme con ragazzine di dodici anni e mi veniva in mente la lingua di fuori di Fracchia-la-belva umana - e bastava aprire il portafoglio e tutta 'l'umanità' di quei rapporti trovava rapida e reciprocamente appagante risoluzione.

E a quei rappresentanti massimi dello squallore umano e 'turistico' che tutto riducono a escorts e 'massaggiatrici' gli avanza di dare dei 'giacobini' ( e invocare perfino 'il rispetto della privacy') a chi li indica quale immonda 'feccia della terra' – e dirli letame ambulante è offendere la funzione di concimazione che il letame svolge in natura ed è davvero un peccato che non usi più distruggere col fuoco le varie e diverse Sodome del mondo colla vana speranza di cancellare tutto il male e l'abiezione di cui certi parti di buonadonna sono capaci.

Ma dove sono andati a finire certi Dei vendicativi e giustamente feroci col genere 'umano'?

giovedì 15 luglio 2010

le ragioni di un eterno castigo

Vi sono passaggi della realtà squadernata sotto il 'naso' (è il caso di sottolinearlo) di chi legge che ci raccontano lo schifo, il vero e proprio 'schifo', e l'abiezione mentale in cui siamo precipitati e ci mostra l'Inferno in cui viviamo e che spacciamo per 'normalità' di un 'vivere civile', - vivere associati e dirci cittadini di una repubblica che definire 'di infami' non è più sufficiente a designare l'abisso di senso e il vero e proprio orrore del vivere assiepati in questo modo di un castigo che è proprio delle fantasie medievali di un girone infernale dantesco.

Mi riferisco al 'civile dibattere' - in un forum di cittadini – intorno alla frase estrapolata da un libro di Oliviero Beha, in cui si dà conto di quel che avvenne 'nel lettone di Putin' - e il 'naso' e il puzzo in questione è richiamato dalla frase che venne pronunciata da un 'capo di governo' di una nazione di infami: 'pisciami addosso': detta dal ributtante individuo in questione alla sua escort di turno.

E il coro dei destri sostenitori del puttaniere-satanico, commenta da par suo il fatto evocato e si affanna a sostenere che 'si è violata la privacy' - così schierandosi, come un sol uomo e più realisti del re, a favore della vergognosa legge-bavaglio – che perfino l'Onu stigmatizza e indica a vituperio e vergogna europea.

E se gli fanno notare che, intorno a Clinton e alla sua ninfetta inginocchiata sotto alla scrivania si è svolto un dibattito civile di proporzioni spaventose e sedute pubbliche al Senato della Repubblica in quella che è sempre citata come 'la democrazia di riferimento', quei dessi/e sollevano eccezioni e sostengono che in camera da letto si può far ciò che si vuole – e poco importa che su questo e su altri eventi di ordinario schifo morale (individuale e pubblico) si sia levata la voce dolente della legittima consorte, la schifata e avvilita Veronica, a denunciare 'il sultano' e la volgarità e l'orrore del suo comportamento pubblico e privato che designa i suoi cavalli-avvocati a 'parlamentari' (a far da cavalli da tiro per le sue leggi ad personam) e le sue ninfette atroci a ministri o sottosegretari della Repubblica.

Tutto ciò rammento e sottolineo per dire da quale fetido merdaio civile si levano le voci di un certo 'civile dibattere' e quale schifosa melma merdosa fa ormai da strame nelle menti di coloro che giustificano – ancora adesso! che, uno a uno, i malfattori della cricca del suo governo cadono uno dopo l'altro su questioni di furti, di appalti truccati, di favori e ruberie - e la mente allibita va ai tempi in cui Andreotti andava a messa tutti i santi giorni e Alcide De Gasperi si mostrava più laico di un Rutelli ai tempi del Giubileo e davvero 'il peggio non è mai morto' e quei vergognosi figuri/e di un 'civile dibattere' sono peggiori di quelle anime dannate che si levavano dalla infernale melma merdosa per raccontare al viaggiatore dell'Oltretomba le ragioni del loro eterno castigo.

l'evidenza della malafede

"Tempo fa un borghese Piccolo Piccolo che fu addirittura sceneggiatore del Caimano di Moretti ha severamente ammonito sull’Unità il popolo della sinistra a diffidare di chi non è di sinistra, in particolare del sottoscritto: io avrei l’“ossessione professionale dei processi, in particolare quelli di Berlusconi”, e per giunta oso talvolta “deriderlo” chiamandolo financo “Al Tappone” e impedisco così alla sinistra di combatterlo e sconfiggerlo “politicamente”. Alla larga, dunque. Se fosse un caso isolato, transeat. Ma sono sedici anni che plotoni di teste fini della sinistra raccomandano di lasciar perdere il Berlusconi imputato (“giustizialismo e antiberlusconismo fanno il gioco di Berlusconi”) per concentrarsi sul B. politico, magari “di destra”. Evidentemente sono convinti che esista un B. politico, e – le risate – che B. sia di destra. Montanelli, che conosceva bene B. e soprattutto conosceva bene la destra, disse un giorno che “Berlusconi non ha idee: ha solo interessi”. Interessi giudiziari e finanziari, appunto, che poi sono le ragioni sociali della sua “discesa in campo” e della sua permanenza in politica. Ora che sta crollando tutto proprio per i processi a B. e ai suoi cari (non certo per l’opposizione inesistente del centrosinistra inesistente al B. politico inesistente), sarei curioso di conoscere l’illuminato parere di questo trust di cervelli che da sedici anni finge di non vedere il movente giudiziario, anzi antigiudiziario, della carriera politica di B. Purtroppo è una curiosità vana, perché lorsignori ora tacciono, per non dover ammettere di aver preso (e fatto prendere a un sacco di gente) una leggendaria cantonata.

Fa eccezione Polito El Drito che, alla nomina di Brancher a ministro di Nonsisachè per sottrarlo al processo, è caduto dal pero e s’è domandato sul Riformatorio “dove ho sbagliato?”, confessando di “aver passato buona parte dell’età adulta a sostenere che il berlusconismo non è un fenomeno criminale ma politico” e “non va demonizzato”. Meglio tardi che mai. Per il resto, è avvincente lo spettacolo di questi professionisti dell’abbaglio che continuano a spaccare il capello in quattro pur di non ammettere di non aver capito una mazza. In questi giorni sono scatenati nel chiedere, dopo quelle di Scajola e Brancher, le dimissioni di Verdini e – i più coraggiosi – di Dell’Utri (e solo dopo che le han chieste i terribili finiani). Come se, mondato da quelle presenze ingombranti, l’entourage di B. diventasse il coro dell’Antoniano. Come se, asportando qualche cucchiaino di sterco, la Cloaca delle Libertà diventasse un campo di gigli profumati. Forza ragazzi, ancora uno sforzo. Provate a rispondere a qualche domandina semplice semplice. Chi stava nella P2 assieme a Carboni? Chi ha comprato la villa in Sardegna di Carboni? Chi era socio di Carboni nella mega-speculazione di Olbia2? Chi è stato gomito a gomito per 40 anni con Dell’Utri, appena giudicato mafioso dalla Corte d’Appello di Palermo? Per conto di chi pagava le tangenti Brancher? Per conto di chi Previti comprava giudici e sentenze a Roma?


Chi ha imposto Verdini coordinatore del Pdl? Chi ha nominato sottosegretario Cosentino e chi l’ha difeso finora, nonostante il mandato di cattura per camorra, anzi proprio per questo? Qual è l’imputato eccellente milanese che aveva interesse alla nomina di un giudice amico della P3 a presidente della Corte d’Appello di Milano? Per conto di chi la P3 dei Carboni, Verdini e Dell’Utri tentava di pilotare la sentenza della Consulta sul lodo Al Fano e una causa fiscale della Mondadori? Chi è l’utilizzatore finale di minorenni che fu coperto da un altro membro della P3, quel Martino che l’estate scorsa giurò di aver assistito all’incontro fra il papi e il padre di Noemi davanti a Craxi all’hotel Raphael? Vi do un aiutino, anzi due. Le risposte non riguardano mai vicende politiche, ma giudiziarie. E ricominciano tutte per B. e finiscono tutte in “oni”. E fanno tutte rima – parlando con pardon – con dimissioni.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 14 luglio, in edicola "

martedì 13 luglio 2010

le maschere dell'eterno dolore

le maschere dell'eterno dolore


Un po' mi mancano. I giudizi dei destri, intendo.

Chissà che pensano di questa 'deriva giustizialista' – come la chiama il loro campione di denari sceso in politica per fermarla ed è, invece, travolto dalle inchieste sulla cricca di governo un giorno si e l'altro pure.

Al punto da indurlo a un gesto estremo, a un'apparizione televisiva, chissà, sullo stile del 'caudillo' che si rivolge al suo 'popolo' di partite iva ed evasori notori per chiamarli a raccolta -ancora una volta!- e denunciare i 'giudici comunisti' : quelli che Il Carbone, il Verdini e gli altri non hanno saputo/potuto corrompere e piegare a più ragionevoli 'compromessi' di potere e poltrone.



Eppure ha fatto di tutto, il Cavaliere, per distogliere l'attenzione dei cittadini attenti e onesti dalla sua compagine di malaffaristi e piduisti e semplici ladri di polli sotto veste di costruttori edili appaltanti e appaltatori di G8 e grandi opere.

Tutto sembra franare sotto il sedere di pietra di questo ducetto piduista che grida contro la Corte Costituzionale che gli affosserà i lodi Alfano sotto qualunque veste e contro il presidente della repubblica che gli rimanderà in parlamento la legge sulle intercettazione che anche l'Onu ci boccia.



E tuttavia il mistero di cosa avviene nelle celle neuronali di queste strane 'persone' che chiamiamo 'i destri' non cessa di stupire e possiamo star certi che, interrogati, invece di rispondere a tono e con argomenti cogenti, faranno rapidissima inversione a 'u' rispondendo: 'e D'Alema con la sua barca, allora?' 'e Fassino che si chiedeva se abbiamo una banca?'

E, naturalmente cadono le braccia e anche qualcosa di sotto perché quella è gente che vive di ritorsioni mentali e ritrazioni e, se gli dici, che : 'ci avete rifilato un Barabba notorio, il peggiore, al governo della repubblica', si trincerano dietro il dito medio del 'meglio lui di Visco e coloro che ci tassavano e lottavano contro l'evasione'.



E se gli ricordi che la pressione fiscale è salita ancora sotto il governo Berlusconi e, in aggiunta, godiamo di molto minori servizi sociali grazie ai tagli alla spesa pubblica fanno spallucce.

'Me ne frego' era lo slogans del regime fascista. E non molto diverso è il loro atteggiamento mentale.



Si sa: la 'politica' alta, quella dei cittadini che vogliono istituzioni di garanzia forti e libertà di stampa per denunciare il malaffare di governo non è il loro forte e la coerenza e la capacità di argomentare e 'stare sul topic' ancora meno.



Beh, dito medio per dito medio, alziamo tutti in coro il nostro e incoraggiamoli di gran cuore: 'affanculo, carissimi elettori berlusconiani delle nostre esauste beole'. Che l'inferno vi inghiotta e non restituisca che le vostre maschere di eterno dolore.

lunedì 12 luglio 2010

di chi calma i bollenti spiriti

Uscivo da un palazzo veneziano, ieri sera, una calda ma bella milonga sotto le stelle e nel salone avevano allestito il classico schermo gigante per la finalissima del mondiale di calcio. Erano le 23 e 45 circa e nel giro delle calli era silenzio e solo l'urlo festante di tre ragazzine con indosso la maglietta della formazione spagnola si levava fastidioso nel silenzio.
'Soy espagnola!' gridavano ritmando in canto la loro fiera dichiarazione - incuranti delle secchiate d'acqua che possono scendere improvvise dalle finestre aperte e le notti insonni per la grande afa.

Una rivendicazione nazionalistica, la loro, buffa e curiosa perché legata all'effimero di 11 baldi giovini che corrono a perdifiato coll'intento di mettere in rete una palla che si contendono aspramente con la formazione avversaria.
I Maya erano più seri nei loro giochi con la palla e la leggenda vuole che il capitano della squadra che perdeva (o l'intera squadra) venisse sacrificato agli dei crudeli che esigevano il sangue umano perché la terra fosse feconda e scendessero le piogge a irrorarla.

Che vuol dire : 'Sono spagnolo!' (o italiano, danese, olandese, belga)? Un'evidenza di popolo con una lingua, una cultura condivisa, un territorio, un governo, una politica comuni?
Però quei popoli sono divisi in destra e sinistra e centro e in certune occasioni storiche si combattono ferocemente, com' è successo nel secolo appena scorso in Spagna - e i morti della guerra civile furono centinaia di migliaia e i fascismi e i nazionalismi in quella terra martoriata fecero le loro prove generali prima di scatenare i fulmini della nube nerissima della seconda guerra mondiale.

Basta davvero così poco per riconoscersi in un dato 'di popolo' e nazione? E' sufficiente la vittoria in un campionato di calcio, di rugby, di pallacanestro o un'oro alle olimpiadi nell'atletica o nella scherma?

E altrettanto poco basta per dimenticarsi le ragioni dell'unione, dell'agire tutti assieme per il bene comune, dell'essere cittadini attenti e onesti e che eleggono gente onesta e i migliori tra loro al governo della repubblica. E non tirano a fregare, non votano secondo gli interessi del portafoglio, o della garanzia dell'impunità di evasori cronici e recidivi e non si esaltano come bambini scemi per un ducetto ridicolo al ritmo idiota dello slogan 'meno male che Silvio c'è'.

Tutto questo inteso e sottoscritto potremmo anche tollerare che un'Italia tornata campione al prossimo mondiale vedesse per le strade le folle festanti a gridare 'Sono italiano!' - e la cosa avrebbe un senso, pur permanendo il fastidio per l'eccesso di caciara che, noi popolo italiano, scateniamo ad ogni buona occasione (e mi farei, ad ogni buon conto, parte in causa nel preparare le bacinelle piene d'acqua del risciacquo dei piatti sul davanzale e attenderei con calma che transitasse il coro dei tifosi festanti per calmare i bollenti spiriti).

sabato 10 luglio 2010

dell'uso proprio e improprio del manganello

C'è una combriccola di giovialoni, da qualche parte del vasto mondo del web, che inneggia all'uso pedagogico del manganello e sostiene che una manganellata ben assestata sulle zucche delle 'teste dure' degli oppositori di questo governo non può che far bene.
Non sfugge, a costoro, credo, il fatto che quello strumento pedagogico non gode di buona stampa dai tempi non sospetti di scarsa e nulla democrazia, dappoichè 'olio e manganello' costituivano l'armamentario rusticano delle camicie nere e sospetto che, per li rami, se andassimo a far le pulci alla genealogia di quei dessi, faremmo l'inquietante scoperta che il padre o la madre o qualche zio degenere o l'amante della madre fossero tutti dotati di quell'aggiunta viril-pedagogica e si mostrassero con gioia in orbace alle sfilate in cui altro non si ripeteva, e ossessivamente, che 'duce!duce!' - quasi che altra parola o concetto non trovasse via libera lungo i filamenti neuronali di quelle nefaste e avvilenti generazioni.
Non so di che materia sia fatto il manganello attualmente in uso alle forze dell'ordine. Certo non di 'legno di sandalo', quale ci narra Mo Yan, grande narratore, nel suo romanzo di torture cinesi 'Il supplizio del legno di sandalo'. Però, però, qualunque sia la materia base, ritengo che, opportunamente lubrificato, possa essere usato quale succedaneo del legno di sandalo lungo le segrete vie che stimolano i neuroni della combriccola di giovialoni di cui all'incipit.
Il suggerimento è che, una volta introdotto, si respingano le repentine recriminazioni pedagogiche dovute alla durezza dello strumento in questione. Infilare e spingere, senza troppo pietire, è il mio disinteressato suggerimento. Può essere che la mente di quei dessi ne trovi giovamento, chissà, in mancanza di altre più appropriate stimolazioni. A provare non ci si perde nulla e chissà che nelle caserme di certi reparti 'cileni' non sappiano fornire migliori delucidazioni. 'Il riposo dei guerrieri' lo chiamano. Buona introduzione.

giovedì 8 luglio 2010

il futuro che si dipana dal presente

Forse non è questione di legittimità a manifestare le proprie opinioni e il dissenso verso chi o cosa. Forse non c'entra nulla la questione che pone il direttore di Libero: se tra i cinquemila aquilani ci fossero dei cittadini che si ritrovano nei cosiddetti 'centri sociali' (figli di un dio minore?) e, perciò stesso, 'professionisti dello scontro' e vocazione ad aizzare e a 'cercare lo scontro'.

Forse c'entra una maggiore professionalità nel gestire l'ordine pubblico da parte del questore e degli altri responsabili della formazione degli agenti 'antisommossa', ma conta ancor più l'animus di coloro che si fronteggiano - sapendo che un gioco di ruoli fisso e immutabile e le inconfessate opposizioni politiche costringono chi è in divisa a considerare il manifestante l'uomo da battere, l'avversario, il nemico, forse.

E sarebbe interessante che tutti i cittadini sapessero quali ordini sono stati impartiti dai 'superiori' e che qualche 'intercettazione' ad hoc resa nota ai giornali ci rendesse edotti, a noi cittadini di destra sinistra e centro, su chi sono quei 'superiori' e se non girano ed echeggiano ancora slogans fascisti tra i reparti antisommossa – come ci è stato rivelato a Genova, nel corso degli orrendi episodi di gestione 'cilena' dell'ordine pubblico.

E sarebbe interessante sapere che razza di poltiglia fetida e malata hanno al posto del cervello coloro che, nei forum e sui blogs, vanno affermando che quegli aquilani di cui alla manifestazione di Roma sono 'irriconoscenti', e che tutto è stato fatto 'presto e bene' in quel dell'Aquila, ma, chissà perché, la città è ancora, in tutta evidenza, un immenso cumulo di rovine e non filtra dalla stampa e dalle televisioni del premier nessuna informazione che ci parli di un 'piano di rinascita civile' della città in questione: costi e tempi di ricostruzione previsti.

Ed è proprio per questo che quegli aquilani 'irriconoscenti' (a detta dei poltigliosi e fetidi) erano a Roma e hanno provato a farlo sapere col giusto e necessario clamore fin sotto ai palazzi del governo e a palazzo Grazioli - che la stampa di famiglia si ostina a chiamare 'la casa privata del premier' ma vi si tengono riunioni politiche e incontri di stato, oltre ai ben noti 'festini'.

C'è una concezione della democrazia alla base del dibattere sui fatti di Roma e le manganellate e le botte e il ruolo degli agenti e il 'chi è chi' degli aquilani che hanno manifestato.
Una concezione che, per i poltigliosi e fetidi, prevede che il dissenso sia sempre e comunque bastonato a sangue e si fotta chiunque dice male di questo governo e, di contro, per chi chiede l'avvio di un piano di rinascita della città, prevede ed esige che si possa andare a Roma in corteo fin sotto i palazzi di un governo che 'non fa le cose giuste da fare' a gridare la rabbia di cittadini esasperati.

Fate voi la tara, cari lettori, e ditemi se sono tempi di normalità democratica e sereno dibattere civile questi che viviamo e quale futuro si dipana da un tale presente.

domenica 4 luglio 2010

dovrei dirvi perchè....

Dovrei dirvi perché tra due personaggi romanzeschi, - l'uno immerso nel disordine della sua vita, donna violenta, catalizzatrice di tutto l'orribile del 'farsi del male' che appartiene alla realtà oscena di questi nostri anni, l'altro rigoroso, rivoluzionario, dedito alla resurrezione dei dannati della terra – io scelgo di schierarmi con il secondo.

Dovrei dirvelo, ma non so il perché, in verità, ma solo sottolineare quel verso di Montale che ha dipinto come nessun altro le incertezze e le mancate identità della mia generazione : '...ciò che non siamo, ciò che non vogliamo'.

Dovrei dirvi che vi so spiegare per filo e per segno i perché nella storia sono emersi e hanno avuto un ruolo di primo piano, nel caos degli eventi che vorticavano intorno a loro, i Danton, i Marat, i Robespierre e perché hanno polarizzato tanto odio e opposizioni da uscirne sconfitti e uccisi e la cattiva società che volevano riformare, invece, vincitrice, ancora una volta! e tutto il male sociale, l'homo homini lupus, eccolo di bel nuovo rimestato nel calderone orribile dell'evoluzione umana – se mai può usarsi un tale termine per definire l'attorcolarsi del 'legno storto dell'umanità' intorno alle sue sconfitte e al suo inguaribile dolore di vivere.

Non so dirvi perché provo vero e proprio odio per l'ingiustizia e la sopraffazione e lo schifoso verminare di furbi e arraffoni e privilegiati e dinastici e satrapi e dittatori e omicidi e pedofili e vorrei passare anch'io la mia 'Una settimana da Dio' (vedi l'omonimo film) - cacciando con gesto elegante, imperioso e definitivo ab eterno, dentro ai vari gironi del mio fantasiosissimo Inferno tutti i grandissimi figli di buona donna che la fanno da padroni sulla scena del mondo e schiacciano il loro tallone di ricchi felloni e di furbi 'parvenus' sulla testa degli illusi elettori e degli ingenui e i rassegnati di ogni risma.

Forse tutto quanto suesposto ha a che fare con questa semplice frase che ho trovato nel libro di Kureishi 'Ho qualcosa da dirti' – una intuizione semplice e profonda e sconsolata :

'...la gran parte della gente si comporta fin troppo bene (è obbediente, rispettosa delle leggi e delle convenzioni sociali n.d.r.) e vanno nella tomba chiedendosi se non avrebbero dovuto causare più dolore agli altri, sapendo che avrebbero dovuto farlo.'

giovedì 1 luglio 2010

il silenzio colpevole

Sulla musica di Habanera dei Cafe del Mar mi appresto a comunicarvi, udite, udite, che la legge bavaglio avrà vita travagliata e si troverà a dover saltare a piè pari gli ostacoli della valutazione di legittimità costituzionale del Capo dello Stato e, in seguida, della stessa Corte costituzionale - per gli interventi che verranno richiesti dai giudici e dagli altri cittadini consapevoli del rischio di deragliamento democratico.
Tutto bene, quindi, tutto risolto? No, certo che no.

Perché è il silenzio colpevole delle assemblee di artigiani e commercianti e Confindustria che va additato al pubblico ludibrio: luoghi dove il satrapo malefico ha levato le sua voce orribile di tardo epigono mussoliniano per dire la sua ennesima bugia : che la legge interessa una larga parte di cittadini e gli intercettati sarebbero milioni.
E non una voce fuori dal coro che si sia levata per dargli pubblicamente del bugiardo e invitarlo a smetterla con quei comizi stupidi – che sarebbero ridicoli se non si fosse innestata la baionetta del conflitto tra poteri dello stato per difendere gli interessi malati della sua cricca di imprenditori amici degli amici di cui all'inchiesta di Perugia e dintorni.

E' questo silenzio assordante e colpevole di cui si deve parlare e della enormità della bugia berlusconiana che fa carte false pur di attenuare l'evidenza del malaffare a cui si è voluto affidare il governo della repubblica da parte un popolo di infami elettori ( fama di lor il mondo esser non lassa, / misericordia e giustizia li sdegna / non ti curar di lor, ma guarda e passa) - e non meno colpevole e vigliacco è l'atteggiamento di chi, per il piatto di lenticchie di un federalismo che nasce asfittico, afferma 'che bisogna pur concedere qualcosa a Berlusconi'.

Vil razza dannata, è questa la vostra concezione di una decente vita democratica: uno scambio malaffaristico che getta a mare la libertà di espressione e di stampa e mette le pastoie ai giudici e ai poliziotti che saranno incaricati di indagini sui vostri affari sporchi?
Che l'inferno vi inghiotta, se ce ne è uno!!

scarnificazioni e introduzioni

Mi manca l'incipit di questa intuizione. Il pensiero è confuso e, come ogni volta che ti capita di considerare che qualcosa è cambiato – troppe cose sono cambiate – giri intorno alla 'cosa' osservandola dai diversi lati e non sai come definirla.

Credo che c'entri il sesso, - il sesso c'entra quasi sempre, di riffa o di raffa – e il fastidio che ho provato leggendo 'Ho qualcosa da dirti' di H. Kureishi. Nel libro si parla di desiderio e di 'innamoramenti' (le parentesi sono d'obbligo data la nebulosità della cosa) e i protagonisti – chissà perché – finiscono a fornicare in quei postriboli postmoderni che chiamano i 'privè.

Roba da romanzieri, ho pensato con fastidio, che nei romanzi introducono certi argomenti perché pruriginosi, - aspetti del vivere associato piuttosto marginali e 'cochons' e a tutt'oggi ci stupiamo e scandalizziamo e ne facciamo oggetto di chiacchiericcio ironico e/o aperta riprovazione.
Però intriga perché sembra che una tal cosa dia le risposte che, altrimenti, non sappiamo darci.
Tipo: perchè il desiderio sessuale dura così poco a lungo nelle coppie e poi ossida e arrugginisce, dannazione?

E, invece, mia figlia, - che è una finestra aperta sulle generazioni che seguono - mi dice che la cosa è parecchio diffusa, che ci sono lunghe file di gente più che disposta a questa scarnificazione e semplificazione dell'atto sessuale e la voglia di introdursi di dritto e di sghimbescio nel corpo di uno sconosciuto/a è così forte da far aggio su tutte le paure sanitarie che conseguono alla pratica del sesso promiscuo.

E io mi stupisco e prendo nota che molto è cambiato intorno a me e il 'ragionar d'amore' e gli struggimenti e le romanticherie delle canzoni e delle poesie e delle lettere d'amore sono nuvolette stupide che stanno a mezza altezza di cieli incerti sul colore da assumere e, di sotto, a Sodoma e a Gomorra ne fanno di cotte e di crude e nessun fuoco sterminatore scende dal cielo a punire i peccatori e nessun inferno li accoglierà - e per loro il Paradiso è costituito da quei gemiti e ansimi che conseguono allo sfregamento insistito di mucose inumidite e il venir meno del piacere che scioglie l'ossessionante groppo del desiderio.

Come si sentono 'dopo' quei dessi: il professore universitario e l'idraulico che si sono scopati, dopo brevi convenevoli, la commessa e la dentista o la bibliotecaria? Dentro, intendo, nella testa, - nell'anima è troppo dire perché è espressione angelicata e gli angeli, è noto, non hanno sesso e non lo scambiano. Si sentiranno bene o piangeranno lacrime di coccodrillo su quella loro vergognosa reductio ad unum, ripromettendosi di smettere il vizio assurdo quanto prima?

Dovrò documentarmi perché pare che esistano libri-inchiesta sull'argomento e gli psicoanalisti fanno affari d'oro nell'analizzare queste pulsioni animali profonde che interagiscono e confliggono coi neuroni preposti alle funzioni 'alte' - e quei dottoroni si provano a curare i sensi di colpa eventuali e le nevrosi che le muovono e rendono irresistibile la ricerca del postmoderno bordello dove annegare una/due volte a settimana senza inutili parole da scambiare e sciocche complicazioni 'amorose'.

Occorre aggiornarsi. Oppure regredire a quel distico di una vecchia canzone della mia giovinezza che giurava su alte e drammatiche note : 'non parlerò d'amore, non ne parlerò mai più!!' e chissà che gli era capitato al poveretto che quel distico ululava – dal momento che di privé, all'epoca, neanche l'ombra e le scarnificazioni del sesso e le introduzioni rapide e sbrigative erano obbrobri da non confessarsi a nessuno per non passare per 'pervertiti' che si erano venduti l'anima (quel che ne restava) al diavolo.