domenica 29 marzo 2009

vivere è di gran lunga più difficile

Bella gente. Un sacco di bella gente in uno spazio espositivo di poco più di quindici metri quadrati e la pioggia di marzo che va, che batte insistente, che allaga, ma è più forte il richiamo dell'arte e delle persone amiche che all'artista decidono di rinnovare la stima, la considerazione, i complimenti per quel talento straordinario che è il dire per immagini, figure, decorativismi che a interrogarli in silenzio non dicono, non parlano e hai bisogno dello stregone-critico d'arte per aggirare l'ostacolo e cominciare a capire.
Batte la pioggia di primavera cha assomiglia sempre più ai monsoni e il critico-sacerdote offizia il rito, dice delle sfumature che l'artista sa intendere in un mondo che invece procede per opposizioni: bianco e nero, luce e buio, figura astratta o realismo.
Lo ascoltiamo attenti e a me piacerebbe interloquire, interromperlo, chiedere lumi su quella frase piuttosto che sulla successiva, ma non si può fare, creeresti imbarazzi, non è una lezione, è una celebrazione; tuttavia la curiosità di sapere da cosa nasce cosa è forte e quando si avviano le mascelle e si piluccano i salatini e si sorseggia il prosecco e si addenta la porchetta azzardo la domanda fatale all'autrice:
'Ma come ti nasce il gesto creativo dopo il caffè della mattina, quali pensieri lo sorreggono, quali segni prediligi che si consolideranno sulla tela e interagiscono col foglio dell'oro e coll'arancio della crosta di pittura ad olio e col rosso mattone e tutti insieme daranno vita a quella figura e non a un'altra?'
La domanda la sorprende, la imbarazza, forse: non sempre e non in tutti le parole corrispondono alla capacità di dire, rappresentare, dare forma. Non per tutti sono le parole il tramite di una comunicazione. C'è una comunicazione non verbale alla quale io sono muto, che mi stupisce e mi affascina, ma che non saprei fare mia, non è un mio talento e per questo mi sforzo di intenderlo, penetrarlo, illuminarlo di una luce che, invece, so usare: la scrittura, il verbo.
In principio era il Verbo? Forse no. Forse in principio era la Figura. Dio crea la Figura umana prima di alitare e dire il Verbo che proibisce e sanziona il Male e lo oppone al Bene. E il serpente del Male era una figura allegorica così come la mela che offriva alla svenevole Eva della leggenda delle origini.
Però siamo flessibili e abili noi esseri umani, i più flessibili e i più abili sulla crosta del pianeta: lo dice l'abilità che abbiamo di dare (dire la) forma (del) al mondo.
Siamo capaci di infiorare/infiocchettare le cose che ci accadono e che creiamo e siamo capaci di mentire e tuttavia di raccapezzarci. Il mondo mentale mente monumentalmente, scriveva Prèvert e tuttavia scriveva e usava della sua mente e ci si raccapezzava e le sue poesie illudono e affascinano così come questi quadri accattivanti per i colori e le forme che ci arrivano per le vie traverse dei millenni dalle magie dei progenitori preistorici che esorcizzavano le loro angosce non dette sulle pareti delle caverne alla luce delle torce e del fuoco dei bivacchi.
C'è la vita e c'è la morte nel linguaggio dell'arte e c'è la quotidianità delle cose che ci affannano ed opprimono e forse non è un caso che, avviandomi verso casa, la persona che mi accompagna mi parli della morte che dà segnali di prossimità.
I telegiornali ne sono pieni, di morte, e così le nostre paure per un indagine medica prossima ventura, per il testamento biologico che faremo o non faremo perchè preferiamo incrociare le dita e lasciar correre.
' In questa vita non è difficile morire; ', scriveva Majakovsky, ' vivere è, di gran lunga, più difficile.'
Di certo il poeta russo non sapeva che qualche decennio più tardi sarebbe morto il comunismo e al suo posto sarebbe arrivato l'accanimento terapeutico e le flebo della nutrizione/idratazione assistita e le altre spaventose 'meraviglie' della scienza e della tecnica di cui si sarebbe impadronita una religione a corto di 'verità rivelate' e di dei provvidenti.

il lampo di uno sguardo

Di tutti i particolari del suo corpo quello era il più particolare. Sappiamo bene come di una persona cogliamo lo sguardo, ma quale sguardo? Lo sguardo di stupore, quello dell'ira che vorrebbe incenerire, quello della dolcezza che persuade, del desiderio lasciato trasparire, della gioia incontenibile e del dolore segreto, inutilmente nascosto e negletto?
E lo sguardo non si sostanzia di cento movimenti diversi, di molti muscoletti che alzano le sopracciglia, le sollevano appena, le aggrottano, inducendo lampi interni alle pupille? E gli zigomi che supportano le guancie e i loro volumi sempre mutevoli nei visi capaci di dire le emozioni, - ma quale viso è così inespressivo al punto dell'immobilità e del mutismo e dell'incomunicabilità?

Ebbene, di lei il particolare che più mi attraeva era quella doppia riga a lato di un solo occhio, il destro, che le allargava lo sguardo, lo lanciava oltre il viso stesso allargando l'orizzonte a ciò che le stava intorno: lei centro e motore di tutto, deus ex machina capace di far ruotare la scena intorno al suo sorriso o al preoccupante incupirsi dello sguardo perchè cupo si faceva lo sfondo del pari e più oscura la luce delle altre persone che l'accompagnavano e le erano strascico.

La incontravo ogni mattina per le ragioni della mia professione e ci salutavamo, col rispetto dovuto al collega anziano lei, io catturato fin dalla sua prima apparizione da quel viso straordinariamente luminoso, da quella carezza dello sguardo che, ahimè, non mi apparteneva, non ero solo io a cogliere a quel modo, ma ogni uomo che transitasse nei paraggi e girava il viso - alcuni ostentamente, volgarmente, subito freddati dal lampo del suo sguardo gelido.

Non credo di averle mai detto parola alcuna, sorrisi appena accennati, forse, che mi uscivano da un luogo segreto della mente violando la consegna del mutismo espressivo che mi connota, la severità degli atteggiamenti e del viso per cui andavo famoso. 'Cerbero' mi dicevano e fu lo sola volta che carpii il segreto degli appellativi e dei soprannomi aziendali passando accanto alla mia segretaria non visto mentre chiacchierava con un collega - e le si gelarono le parole in bocca quando la oltrepassai.

Presi l'abitudine di fermarmi in portineria il tempo necessario pe vederla passare: elegante sempre, un'eleganza senza tempo qual'è quella delle donne in bianco e nero dei films degli anni cinquanta aggiornata ai tempi nostri.

Un breve saluto, un sorriso ed era tutto; il resto erano filamenti di pensiero lungo la giornata, strane sensazioni fastidiose che scacciavo dalla mente concentrandomi sulle mie attività di sempre. Non sono mai stato uomo avvezzo a coltivare i pensieri molesti delle attrazioni e delle fatue apparenze.
Era il particolare dello sguardo, mi ripetevo, erano quelle due piccole rughe che il sorriso evidenziava che mi attraevano, un po' come di un quadro, un ritratto di donna, noti la particolare forma delle labbra che accennano a un sorriso e gli occhi, magari, fermi a negarlo, annegati in un'orizzonte lontano, in una nebbia interiore che sospende il mondo in quell'incertezza, in quella dubbia interpretazione di senso- com'è della Gioconda di Leonardo.

Fino a quella mattina che, rispondendo al saluto, mi girai a guardarla come folgorato. Che c'era di nuovo e diverso nel suo viso? Mi fissava stupita del mio stupore attonito, interrogativa. 'Mi scusi.' le dissi in fretta, turbato, girandomi e camminando confuso verso le scale.
Che c'era di nuovo in quel viso? continuavo a chiedermi, martellando i passi piano dopo piano.
Le rughe!! Erano scomparsi quei due segni allato dell'occhio destro che avevamo impercettibilmente cambiato le mie abitudini e influenzato il corso di molti miei pensieri.
Non c'erano più, ne ero certo. Come poteva darsi? Come può una persona cancellare un segno del tempo sul viso come si cancella un tratto di matita su un foglio? Ma la domanda che usciva da una mia segreta rabbia era: 'Perchè?' Perchè l'aveva fatto?
Era come se un pezzo della mia vita recente si fosse d'un botto afflosciato, come si afflosciano certe nostre segrete speranze, d'un tratto, che diciamo vane e la vita si abbuia. Perchè? Due segni su un viso possono dire il mondo, possono contenerlo.
Tutta la luce del mondo sta in un occhio.

sabato 28 marzo 2009

episodi poco significativi

Pochi episodi, certo non significativi di una tendenza. Il direttore di una fabbrica sequestrato in ufficio per protesta contro i licenziamenti. Dimostrazioni davanti alle case notorie dei ricchi managers e/o banchieri per dire loro la vergogna che gli manca e rimproverare 'more revolutio' la nessuna considerazione per le ragioni sacrosante delle vittime dei mutui subprime o dei bond e altri titoli tossici che si sono mangiati il risparmio delle famiglie.
Poca cosa per dirla una tendenza, una presa di coscienza pre-rivoluzionaria e la crisi che dà segnali di remissione spegnerà sul nascere queste manifestazioni di 'moralità pubblica' che affiora insicura di sè, delle sue buonissime ragioni.
Peccato. Che le cose abbiano in sè i loro correttivi è cosa che sappiamo da sempre e i correttivi della cattiva politica sono le elezioni che bocciano i governi e i correttivi delle crisi di sistema e delle loro spaventose abberrazioni dovrebbero essere i moti rivoluzionari, le piazze in rivolta e se non le picche e i capestri almeno gli arresti domiciliari in attesa di processo per i cialtroni e i figli di buonissima donna che si sono riempiti le tasche di bonus e stipendi assassini e hanno lasciato le aziende in bancarotta, le banche vuote di denaro e di fiducia dei correntisti/risparmiatori truffati e beffati.
Tant'è. Così va il mondo da sempre.
Chi sta in alto non è come chi sta in basso, non ha uguale destino, non segue uguali traiettorie.
Le stelle, nel senso di stars della finanza malata e ladra, stanno sempre a guardare e, forse, a ridere della processione dei neo miserabili in basso per le strade.
Sono vincenti da sempre, le stars, e, per un breve momento di penitenza subita da qualcuno di loro, seguirà presto una rinnovata ascesa.
L'uguaglianza e la fraternità non abitano i loro universi.
Quelle due cose antiche e antistoriche stanno in basso: hanno basso commercio tra gli umani che tirano a campare ( e, presto, in Italia, dovranno perfino 'tirare a morire' al modo che i 'pietosi' membri del ku klax klan vaticano hanno deciso che sia legge dello stato per interposto 'partito delle libertà' - tu vedi il sarcasmo del nome).

venerdì 27 marzo 2009

la vita che non è nostra

Conforta il sapere che la tua vita non è la vita tua. Che quando ti alzi la mattina e fai le semplici cose della giornata qualcun altro le fa al tuo posto e se ti sogni di redigere un testamento biologico in questo paese non ti filerà nessuno e i buoni e bravi padri putativi in camice bianco con su stampato l'occhio di dio ti alimenteranno sogni malati e prigionie mediche nelle quali annegherai senza rimedio come i condannati nelle segrete medievali della torre di Londra.

Questo è il contorno dei nostri giorni di cittadini di questa repubblica, l'orizzonte di riferimento delle nostre vite nella loro fase terminale e l'augurio è che non tocchi a te o a chi ti è caro di vivere il calvario che è stato di Beppino Englaro e di sua figlia Eluana perchè un'altra volta ti stronca. Stronca le coscienze laiche il sapere che la tua vita la devi decidere di soppiatto, andare all'estero, così sottraendoti alle 'pietose' cure dell'assistenza forzata, dell'alimentazione coatta: tubi e sonde ficcate in gola e infisse nel braccio le flebo a onore e gloria di un oscuro Iddio regalatoci dai nostri pietosissimi 'fratelli in Cristo' - che fino all'altro ieri neanche sapevano che si potesse 'tirare a morire' in questo modo vigliacco e impietoso perchè la medicina non ci era arrivata a quello stadio di empietà e avvitamento tecnologico intorno alle sue avvilenti scoperte e applicazioni da apprendisti stregoni.

Non sono le torture dell'Inquisizione, è vero, ma chi può dire quale tormento sia quella sospensione di vita, quell'aggirarsi nelle nebbie di una sopravvivenza vegetale che dice il buio della morte ambìto riposo: giusto, necessario e liberatorio sogno di un altrove privo delle miserie delle 'verità rivelate' dai monsignori?

L'augurio è che il Fato ci sia pietoso e ci sottragga a questa rete tesa sotto alle nostre vite e che ci farà galleggiare come pesci sospesi in una non-vita-non-morte come quelli chiusi negli allevamenti a pochi metri da riva che sono alimentati da chili e chili di antibiotici ed è, invece, il mare aperto il loro/nostro sogno, l'orizzonte di riferimento: il luogo che abbiamo amato ed amiamo - con tutti i rischi connessi che diciamo 'vita' e la vogliamo degna di essere vissuta.

lunedì 23 marzo 2009

chiuso per ferie

I'll be back soon. Don't cry.

dovrebbe fare ridere

Dovrebbe fare ridere. I banchieri con cifre mensili a cinque zeri che protestano per la tassa che verrà, che toglierà loro il novanta per cento dei cosidetti bonus (solo in America). Dicono che così si ammazza la finanza e forse non sarebbe un male che la finanza - quella che hanno gestito loro fino ad oggi ed ha causato il crack finanziario mondiale - finisse davvero: la finanza dei bond spazzatura, degli interessi nulli e dei capitali dei risparmiatori che si dimezzano mentre lo loro tasche sono sempre più piene, le loro maserati sempre più odiosamente esibite e gli appartamenti e le ville doppie e triple mentre vanno all'asta le case ipotecate dei poveri cristi che non ce la fanno a reggere i mutui impazziti.
Davvero viviamo tempi strani nei quali i cialtroni manifesti, i ladri di fiducia hanno eco sulla stampa e stanno ai vertici delle istituzioni bancarie e di governo e arraffano quanto più possono e noi tutti nelle nostre case e strade e piazze ad ascoltare con serenità democratica che lorsignori 'protestano' e hanno la faccia tosta di ritenere che la loro scomparsa farebbe più danni di quanti ne hanno già fatti le loro scelte di ladri di pubblica fiducia fin qui.
Ma i capestri, le ghigliottine, le picche dei proletari e dei contadini che aprivano le porte della Bastiglia non hanno avuto una funzione storica salutare, vivicatrice nei secoli a venire?
Basterebbe che almeno fosse tolto il microfono dalle bocche fetide di quei figli di buonadonna, che ci fosse la decenza di stendere un velo pietoso sul malaffare di coloro che si pretendono insostitubili e la loro finanza sempre uguale: sempre capace di arraffare soldi e fiducia agli illusi dal denaro facile di sempre: gli allocchi che seguono i pifferai colle loro stolide melodie e si ritrovano colle tasche vuote di fronte al futuro.

domenica 22 marzo 2009

l'ambasciator che porta pena

La forza della sessualità che tutto illumina e tutto oscura del nostro vivere e delle emozioni che la riscaldano è travolgente. E' una luce che abbuia, un buio accecante e se rotoliamo verso il futuro senza freni e limiti è grazie ad essa e al comandamento che la segue come un'ombra e un'antica condanna: 'Andate e moltiplicatevi'.
Andare dove. Moltiplicarsi perchè.

Poi c'è la miseria del mondo che acceca e le copule dei miseri sono straordinariamente prolifiche e per quanti ne muoiono di malattie e di ataviche fami, milioni ne rinascono e afferrano il testimone dell'umanità fragile e corrono la loro brevissima corsa con un entusiasmo che alcuni pensatori dicono 'degno di miglior causa'. L'India degli slums, gli assolati villaggi africani pieni di mosche e silenzio e madri avvilite sono fantasie metafisiche di una vita che sempre 'rinasce dalle sue ceneri' e non è araba e non è fenice e non sa involarsi verso le stelle alle quali la diciamo vocata.

E' il caso dell'Africa del colonialismo assassino - che vi ha esportato guerre e schiavismi e pretese superiorità di razze e credi religiosi - e oggi questo bianco-pastore che se ne va correndo nel suo trono semovente per le strade dell'Africa ci fa venire in mente altre corse, altre razzie dell'Occidente e l'eredità assassina della povertà endemica e le prediche inutili sulla moralità che dovrebbe informare il comportamento di tutti quegli uomini neri e la loro sessualità travolgente che nessun preservativo imbriglierebbe e men che meno i messaggi di una castità del corpo che si vuole 'tempio dello spirito santo' come ci predicavano da piccoli.

Hanno ragione gli infettivologi a dire che le parole al vento di un astratto spirito dette da 'sua santità' sono parole vane e fanno male perchè non hanno il potere di incidere su quelle vite, non risuonano dentro le capanne dove si consumano gli ansimi delle copule e nascono i cuccioli neri destinati alla fame e alla malattia.
L'Africa brucia nel suo caos di miseria e di nessuna assistenza sanitaria degli stati che non se la possono permettere perchè troppo impegnati in guerre intestine e colpi di stato e corruzione endemica. Che senso ha parlare di spiritualità e prevenzione delle malattie in un tale contesto, che senso ha pensare di ordinare il caos di quelle vite che rotolano verso il futuro come una lava ardente che scivola verso valle tutto annichilendo al suo passaggio?
L'Occidente ha esportato i demoni del suo caos in quel continente selvatico e oggi tenta invano di ordinarlo e i suoi sacri ambasciatori portano pena, fanno letteralmente pena per le insensatezze che riescono a pronunciare, per le teologie asfittiche e non provvidenti che si ostinano a esportare.

sabato 21 marzo 2009

don't lose it !!

CASA Se passa la nuova legge nel paese del fai da te
Repubblica — 17 marzo 2009 pagina 40 sezione: ALTRO

Le leggi, i decreti legge, in un paesea regime populista come il nostro sono una fedele immagine dell' idea che i governanti hanno dei cittadini, ma anche, purtroppo, dell' idea che i cittadini hanno di sé stessi. La promessa legge sulla casa racconta un' Italia di abitanti del sotterfugio, un paesaggio di verandine e cantinette, di superfetazioni e solai sempre pronti a trasformarsi nella cameretta per i figlioli con lo stiracalzoni reguitti e la collezione di lattine di birra vuote. È una popolazione in perenne competizione con gli odiati vicini alla cui faccia si può aprire una finestra abusiva, sopraelevare un terrazzo, rubare aria, vista e metri cubi. Infatti la cosa più singolare della legge in cantiere è che solleverà una marea di contenziosi tra vicini, perché il fatidico 30% di cubatura in più sarà sì certificato dal geometra o dal giovane architetto disoccupato, ma non certo dal dirimpettaio. È una legge fatta per incrementare il lavoro degli avvocati. Non per dare una spinta al settore edilizio. L' Italia si trova ad avere una enorme quantità di edifici mal costruiti da dopo la guerra ad oggi con materiali scadenti, una totale disconoscenza dell' economia energetica, una disastrosa collocazione: le periferie nate come una escrescenza mostruosa di un' idea della vita e della città mutuata dalla divisione tra sonno, lavoro, consumo ed una condanna della meravigliosa realtà dei nostri centri storici. Il nord soprattutto ha scelto la strada della metropoli diffusa senza nessuna qualità urbana e senza nessuna coscienza di quanto si può guadagnare e risparmiare se si costruisce meglio e con una idea di comunità. Lo scandalo di questa legge non consiste solo nella promessa di cementificazione, ma nel fatto che è una occasione perduta per dare lavoro e respiro all' unico vero settore che "tira" in Italia, le trentamila piccole imprese che si sono lanciate sulla strada della efficienza energetica grazie ad un decreto Bersani che qualche anno fa diede agevolazioni fino al 55% a chi si riconvertiva nell' immobiliare ad alta efficienza climatica. Oggi in Italia c' è bisogno di demolire molto e di ricostruire con materiali e tecniche innovative. La provincia di Bolzano lo ha capito e offre un "premio" di 3, 5 di cubatura % in più (non trenta!) a chi si fa una casa che rientri nelle alte graduatorie di efficienza energetica. Oggi il consumo energetico del nostro patrimonio immobiliare incide per il 40% dell' energia consumata in un anno nel paese. Perfino la nuclearista Francia a cui facciamo il favore di comprare una tecnologia datata, oggi ha provveduto ad avere il 23% dell' energia prodotta da vento, sole, fotovoltaico. Noi arriviamo appena sopra le decine. Obama ha investito 70 miliardi di dollari per la formazione di tecnici che controllino l' efficienza energetica delle nuove costruzioni. Da noi nemmeno una vaga idea nella formazione dei progettisti della importanza di questa competenza. I nostri architetti che si strappano le vesti contro questa legge qualche mese fa - su questo giornale - sostenevano che ci vogliono 3 milioni di nuovi vani per dare respiro all' edilizia. Da noi l' idea è che l' Italietta è fatta di scappatoie costruite da imprese più o meno legalie di fondo tutto l' immobiliare puzza di inciucio, laddove in altri paesi come la Spagna non si fanno progetti se non in una stretta trasparente collaborazione tra pubblico e privato, tra comuni, banche e real estate, i famosi project financing che qui sono solo serviti alle mangiatoie autostradali e lì hanno creato un sistema di "paradores", una fruizione del patrimonio monumentale e dell' ospitalità turistica correlata con soldi privati e controllo pubblico che ha dato frutti economici magnifici. Il problema è che il nostro paese è all' avanguardia solo nell' idea di cortile e di interesse privato e preferisce distruggere la propria ricchezza urbana e paesaggistica in nome di una logica di agenzia immobiliare: pochi, maledetti e subito. Nessuna proiezione nemmeno in avanti di cinque, dieci anni. È l' arraffa bavoso di chi dal governo ha creato delle xerox di sé in ogni padre di famiglia. Perfino in paesi molto più indietro economicamente come la Grecia la superficie di fotovoltaico e pannelli è una cifra tre o quattro volte superiore alla nostra, 3 milioni e mezzo di metri quadri. Greenpeace Italia ha spiegato come da noi ci siano state energie, inventiva, un tessuto di piccole imprese diffuse che aveva scoperto nella edilizia "efficiente" un polmone di innovazione. Ma non sono state aiutate dalla incoerenza delle leggi, dalla mancanza di coraggio dei governi e adesso l' Italia è nel fanalino di coda di questo settore. Potremmo riprenderci perché comunque l' intero immobiliare è in fermento e nuovi materiali, nuove soluzioni possono essere adottate, ma si tratta di concepire un pensiero, di avere un' idea del tipo di città e di insediamenti che vogliamo. Gli architetti, come al solito stanno giocando a fare "i buoni" contro il governo cattivo e non sono come al solito capaci di un pensiero urbano innovativo. Il 30 per cento di cemento in più pesa sul nostro futuro perché da noi perfino l' idea di demolire lo Zen di Palermo è considerata uno scandalo, laddove oggi uno dei settori più trainanti dell' immobiliare è proprio quello delle demolizioni, ma razionali, energeticamente e ambientalmente controllate e con una idea di cosa farci di meglio. È probabile però che vinca il paesaggio populista, quello di una nuova Italia che ha bisogno di identificarsi nel balcone trasformato in verandina, e poi sublimato in stanza in più a gloria di futuri crolli sui vicini: peggio per loro! FRANCO LA CECLA

giovedì 19 marzo 2009

un po' gli somigliamo

Un po' gli somiglio. Non fumo, è ben vero, però ho la sua caratteristica di guardare in faccia le persone con quell'atteggiamento di criticità preconcetta che ha lui, di sfida: perchè il mondo degli uomini va in una direzione sbagliata e i figli e i nipoti fanno cose sbagliate e sono persone strane i cui comportamenti mi sono alieni.
Non ho fatto la guerra di Corea, d'accordo, però ho fatto il sessantotto e se a taluni potrà sembrare un parallelo poco appropriato e pertinente, faccio notare che sempre di guerra si è trattato: figli che 'uccidevano' i padri e l'autorità dei padri sviliti che si rifugiava in un rancore prolungato, (di maggioranze silenziose che avrebbero covato le loro vendette lungo i decenni fino a servirci sul piatto freddo un maledetto barabba di lotta e di governo) e quell'esplosione di libertà che ci sfuggiva di mano come i venti del mitico otre regalato da Eolo ai naviganti e gli slogans 'è vietato vietare' gridati gioiosamente, stolidamente, nelle vie e nelle piazze e nelle università, che non sapevamo bene quali implicazioni avrebbero avuto ma suonavano così bene all'epoca.

Poi ci siamo ritrovati adulti senza essere stati vaccinati e sono cominciati i dolorosi 'nostra culpa' e le riflessioni collettive e inutili sugli spiriti che avevamo evocato e non sapevamo più tenere sotto controllo e i 'cattivi maestri', parlando di 'critica delle armi', aprivano i portoni dottrinali ai 'cattivi compagni': quelli delle pistole e dei sequestri e delle gambizzazioni.
Una storia di guerre e di colpe, come leggete: la nostra 'guerra di Corea' europea e il 'territorio nemico' in cui avanzavamo armati solo di illusioni libertarie erano i tempi nuovi e mostruosi che si nascondevano dietro cespugli fitti, erano ombre minacciose nelle nebbie di pianura e i nessun valori nuovi che avevamo nella cintura ci costringevano a sparare a salve coi figli e coi nipoti e non avevamo esempi da proporre loro, nè valori di riferimento.
Una giungla, il futuro, e i cuccioli nostri allevati in quella giungla selvaggi come animali.

Ed eccoci qui: a guardare schifati questi musi gialli e musi neri della multietnicità postmoderna colle loro stu.pide gangs e i loro stu.pidi rituali di iniziazione che si fronteggiano nelle periferie urbane degradate e combattono le loro guerre di guerriglia urbane non più sorretti da ideologie libertarie e rivoluzionarie, bensì animate da un desiderio di farsi del male e farne, se possibile, al prossimo loro, ai poveri cristi che attraversano il loro territorio: i vari bronx delle diverse città che accolgono questi immigrati, questi naufraghi del mondo e li ghettizzano prima di elevarne un piccolissimo numero all'olimpo degli eletti: i college universitari, i campus da dove riemergeranno vestiti da M.L.King o da Obama primo presidente nero-meticcio.

Ecco: è il futuro lo scenario che fa da sfondo al bel film di Eastwood 'Gran Torino': il futuro delle periferie urbane dell'America (e oggi anche dell'Europa) colonizzate dai 'risi lessi' dei nuovi immigrati e l'arguzia dei dialoghi ci rammenta che quel popolo di nuovi arrivati è arrivato lì perchè fiancheggiava gli americani in Vietnam, ne era la 'quinta colonna', ma, persa la guerra, furono perseguitati dai comunisti al potere e chi potè emigrò e arrivò nell'America violenta di una pretesa libertà di sognare il sogno americano.
Lasciamo stare il finale del film: l'eroe che si riscatta e apre al futuro delle solidarietà e dei valori condivisi. L'importante è che ci (vi) faccia riflettere sulle vendette della storia e le sue beffe, com'è accaduto a me di fare.

martedì 17 marzo 2009

perchè, cittadini?

Ho osservato attentamente il lavoro di un manager (prima pubblico poi fatto privato con un semplice cambio di denominazione societaria): riceveva e faceva telefonate, dettava lettere alla segretaria, si faceva fare diagrammi dei più vari dai suoi collaboratori nei diversi uffici; era la testa, insomma, il punto di snodo e forse di sintesi di un lavoro collettivo e, udite, udite, il suo costo, lo stipendio elargito più i 'bonus' e, a fine carriera, la liquidazione superava di gran lunga la somma degli stipendi dell'intero staff dei suoi collaboratori e segretarie che gli facevano corona.
Perchè?
Non vi era nulla del lavoro di quel desso che una persona con una discreta anzianità di ufficio, una discreta intelligenza e un tre mesi di corso intensivo pagato dall'azienda non potesse fare al suo posto e, da bravo sindacalista qual'ero, sapevo che quasi tutti lì dentro avrebbero ambito prendere il suo posto e si dicevano disposti a fare le cose che lui faceva per meno di metà della cifra che gli veniva corriposta.
Allora, qual'è l'occulta ragione per la quale si corrispondono stipendi assassini (per le casse dell'azienda e per il buon senso della cosa in sè) e si forniscono macchine da sogno aziendali e si prestano appartamenti che accarezzano le nuvole a 'managers' che in teoria dovrebbero far volare gli utili delle aziende e quasi sempre, invece, in tempi più o meno brevi, si risolvono in un costo aziendale altissimo e nessun utile aggiunto?
Quale teoria economica, quale pratica, comune evidenza del lavoro da eseguire, quale plausibile senso comune sorregge questa idiozia da capitalismo maturo, questo insulto ai conti dello stato e delle aziende che solo oggi, nella breve asfissia della crisi economica e finanziaria viene letto come tale e additato al giusto (ma non ancora giustamente rabbioso) ludibrio di chi il lavoro lo ha perso, fatica a trovarlo, se lo vede negare perchè donna, extracomunitario o perchè è 'troppo vecchio' o 'troppo giovane' e in odore di possibile, futura mamma?
Per molto meno nella storia degli uomini e delle nazioni si è ucciso, linciato, sono scoppiati i cosidettti 'pogroms' contro gli ebrei di nascita e di fede e in odore di 'commercio col diavolo' perchè benestanti e/o ricchi.
Sono scoppiate rivoluzioni sanguinose per il possesso della terra (lotta al latifondo) e per la nazionalizzazione delle ricchezze del suolo e dell'aria e ne sono scaturite teorie economiche e i governi di popoli e nazioni che hanno illuso milioni di persone sulla 'svolta' epocale dell'umanità nel suo divenire e cercare il bene comune.
Si è, cioè, lottato e si è morti per un 'giusto' rapporto tra ciò che è l'esigenza di vita di tutti e i privilegi di pochi o di un solo sotto la spinta della fame o l'urto di una guerra o di una crisi economica gravissima.
Malgrado tutto ciò, oggi, Obama fatica a trovare sponda giuridica nella sua giusta guerra contro gli stipendi e i bonus vergognosi elargiti da una società assicurativa che ha appena ricevuto fondi pubblici e i giornali di oggi ci illustrano gli stipendi assassini di una moltitudine di managers pubblici e privati che dissestano i conti delle banche, delle assicurazioni e delle aziende di stato. Perchè?
Perchè questa evidenza di sprechi e privilegi inutili e stupidi fatica a trovare sponda nel pubblico sdegno e nella rabbia - quando l'evidenza di una concatenazione, di un rapporto di causa-effetto mostra a tutti ciò che non va, che deve essere corretto? Perchè Brunetta e Tremonti hanno congelato gli effetti di una legge voluta dal governo Prodi che metteva un tetto piccolo-piccolo agli stipendi stupidamente grandi-grandi dei managers? Essere capitalisti di fede comporta necessariamente la condivisione dell'idiozia dello spreco e dello stupido privilegio?
Perchè tutto questo avviene, cittadini, e, come avviliti beoti, vi limitate ad assistere e mugugnare?

lunedì 16 marzo 2009

diapositive


Venezia era avvolta in una luce cruda, violenta per questi giorni di anticipata primavera, una luce che ne esaltava i colori tiepoleschi e coloriva di azzurro finanche gli sfilacci di nuvole residue che si liquefacevano a occidente sopra gli archi dismessi del Petrolchimico come peccatrici cacciate dal paradiso terrestre.
Ho attraversato la piazza ('la piazza' qui da noi è una sola, gli altri spazi ampi della città li diciamo 'campi') oscenamente fitta di popolo turistico del più vario, ma che non è riuscito a distogliermi dall'osservazione partecipata e commossa dei mosaici - esaltati nel loro splendore da quella luce assoluta, dispotica, che dava specialissimo risalto e gloria di definizione particolare ad ognuna della minuscole sculture che ornano gli archi e i sottoarchi della basilica.
La sindrome di Stendhal coglierebbe chiunque, posto di fronte a una tale visione di artistica magnificenza, se non fosse per quel popolo osceno formicante come anarchiche greggi per ogni dove davanti alla splendida mole luminosissima e per le sonorità atroci delle guide turistiche che, in tutte le lingue del mondo, hanno preso l'abitudine di amplificare i loro imparaticci concioni con microfoni ambulanti.

All'imbarcadero siamo tutti in attesa di un vaporetto in ritardo e il mio sguardo si sofferma sulle mani diafane e incredibilmente lunghe di una coppia di giovani sorelle tedesche rapite dagli sguardi di laguna e dai guizzi di colore diversi dell'onda per i diversi riflessi delle chiese e dei palazzi che vi si specchiano.
Dietro le lenti affumicate, certo di non essere scoperto, mi permetto di osservare i dettagli delle unghie rosicchiate e il biancore niveo della pelle e le labbra tumide dell'una e sottili dell'altra e in quell'osservazione, finalmente reciproca, una strana intimità si crea e abbozzi di sorrisi: rivelazioni di una comunanza, un comune sentire di chi questa città vive come apoteosi di bellezza paesistica e la condivide e ne fa partecipe chi gli sta vicino in silenzio: silenziosamente complici - come accade ai viaggiatori delle plaghe più remote del pianeta accomunati dall'avventura di attraversare un deserto, un lago salato, un confine non custodito di terre sconosciute.

Le statue ritte sulle facciate delle chiese stanno pericolosamente a picco sulle fondamenta e i campielli e hanno espressioni petrose, ieratiche, assorte e corpi corrosi e divorati dalla sacra passione di esistere e di essere monito di santità ai postmoderni visitatori che raramente alzano gli occhi al cielo per osservarne il dettaglio delle tuniche e le spalle ampie e le barbe contorte.
Ancora adolescente ne scrivevo:

Angeli e santi han fatto il nido
sopra a castelli nostri di nulla.
Non sappiamo la verità sotto ai cieli
nè pietà e giustizia.
Angeli e santi vanno e vengono:
uccelli indaffarati, indifferenti.
Non più invocanti nè invocati
ci sogguardano mesti, privi
di un qualche remoto iddio
che li giustifichi noi giustificando.

Angeli e santi, figure trapassate,
chiedono requie: stanchi di esistere
inutilmente: peroratori indefessi
di illusioni di salvezza presso nessuno.

domenica 15 marzo 2009

lo scempio del corpo di Ettore


Credere che ne usciremo con l'anima lavata e buoni propositi per il futuro è da illusi. Chi si prova a parare i colpi inferti da questa crisi finanziaria ed economica lo fa coll'animo del contadino che scruta il passaggio delle nubi e teme l'addensarsi dei cumulo-nembi e la violenza della grandine che annunciano sopra il raccolto già stento per le altre perturbazioni trascorse.

Bisognerebbe avere persone coll'animo chiaro e la schiena dritta al governo delle nazioni per pensare che una nuova etica pubblica uscirà da questo nostro momento di sofferenza e il capitalismo come sistema di governo dei mercati e della vita delle persone sarà migliorato nei suoi meccanismi e nei controlli e nella supervisione degli eccessi a cui spontaneamente tende.

Insomma: non è il coniglio bianco di un socialismo larvato che uscirà dal nero cilindro della crisi: semplicemente passerà la nottata e i suonatori torneranno a suonare l'oscena musica di sempre e gli edge fund e i mutui subprime saranno diversamente denominati, ma resteranno sempre le schifezze bancarie che illudono i risparmiatori meno attenti e che amano giocare alle lotterie finanziarie.

Il mondo caotico inghiottirà questa crisi di sistema come ha inghiottito quelle che l'hanno preceduto - al massimo il rutto che ne seguirà sarà più forte e volgare e alla testa delle nazioni si avvicenderanno ognora i furbi e i barabba di sempre perchè l'anima nostra collettiva procede col passo del gambero: uno avanti e due indietro e per gli evasori di sempre bisognerebbe avere controlli così efficaci da costare un occhio della testa ai conti dello stato per pizzicarli tutti e ci vorrebbero leggi severissime come quelle di cui dispone l'America - che ha messo il sale sulla coda ad Al Capone per crimini fiscali, visto che gli omicidi non si riusciva a provarli davanti ai giudici.

Non ho speranze di tempi migliori in questo nostro procedere nelle leggi caotiche del vivere associati, bensì di tempi diversi: un diverso mosaico della vita nostra e dei figli e dei nipoti in cui il male e il bene continueranno a disputarsi nell'agone pubblico e non ci sarà storia in quel combattimento perchè il bene del mondo e degli uomini é gracile e fragilino fin dalla nascita e le mazzate dei furbi e dei supporters dei barabba (al plurale: ce ne sono sotto tutte le latitudini - per quanto il Nostro tenga saldamente la testa della classifica) sono tremende e i suoi guerrieri amano, per sovrappiù, infierire sul corpo del bene moribondo come fece Achille col corpo di Ettore.

sabato 14 marzo 2009

le mummie nostre e gli elefanti


C'è una mostra al museo archeologico di Bolzano, una mostra di cadaveri mummificati rattrapiti nelle diverse posizioni in cui li hanno costretti nelle loro tombe e ivi disseccati così bene da giungere fino ai tempi nostri in discrete condizioni: tali da poterli osservare e notarne i curiosi particolari dei capelli intrecciati, le mani chiuse a pugno che racchiudono ciascuna un dente da latte (che tenerezza!) le bocche chiuse o aperte - e qui ti si stringe il cuore perchè la morte deforma i visi e li trasforma in ghigni di orrore e ci si mettono anche le chiostre dentarie denudate della carne a moltiplicarne l'effetto spaventoso.
Perchè, lo sapete, la morte deforma i corpi e ci spaventa, è mostruosa perchè opposta alla vita e alla sua bellezza: è porta stretta che si apre sul buio misterioso dell'al di là dei sogni nostri di uomini e donne: illusi che una qualche forma di sopravvivenza post mortem si dia, una qualche filamentosa traccia del nostro passaggio terrestre si darà - come e dove e quando è difficile dire e ogni diverso popolo del mondo e del tempo passato ha le sue leggende e le sue figurazioni più o meno credibili e plausibili.

'Il sogno dell'eterno' è il titolo di quella mostra e tutti sappiamo come gli avi nostri si soffermassero pietosi sopra i cadaveri e riflettevano a modo loro su quanto di misterioso riguardava la persona defunta: quali déi severi ne giudicavano le azioni, quali meriti occorresse esibire per varcare il sacro soglio della salvezza o, di contro, essere precipitati in basso 'dov'è stridor di denti ed alti lai' avvolti in una nebbia assassina.
Perfino gli elefanti ristanno 'pensosi' davanti ai loro caduti e carezzano il morto colla proboscide e si provano, con inusitata dolcezza, a ridestarlo.

Ci credete voi a queste strane storie che ci hanno raccontato da bambini e ci raccontano tutt'ora - se solo fai tanto di varcare la soglia di una chiesa e ascolti i sermoni e le letture evangeliche o bibliche? Sarà vero che le trombe apocalittiche ci risveglieranno dal lunghissimo sonno (quanto lungo?) e le anime svolazzanti andranno a riprendersi miracolosamente le spoglie cadaveriche - nel frattempo mangiate dai vermi e trasformate in quella terra di cui alla Quaresima: 'tu sei polvere e polvere ritornerai'?
Già il ri-dirlo, il ri-evocare queste leggende fa cadere le braccia e intristisce e avvilisce per il quanto di inverosimile vi è raffigurato: anime belle trasvolanti, cadaveri che tornano in vita nuovi-nuovi e belli nelle loro fattezze come in gioventù. Che sogni! che commozioni antiche! infrante dalla postmodernità e dalla scienza assassine che ci dicono con esattezza di leggi fisiche e quantistiche cosa avviene nella e della materia nel suo essere transeunte e mutare sempre, vorticosamente, nel tempo della storia.
Pensate al fuoco assassino del Sole, la nostra stella. Se la vita umana durasse un tot di miliardi di anni futuri dovrebbe fronteggiare il fenomeno dell'espansione bruciante e poi l'esplosione catastrofica del Sole che tutto infuocherà dei pianeti che gli fanno corona. Dove andranno allora, le anime belle risorte nella immaginaria valle di Giosafatte a riprendersi i corpi mutati in caldissimi atomi di elio?
Non è per la via fisica che risolviamo la questione, cari lettori, e i monsignori non ce la raccontano giusta e il bianco pastore e il suo gregge di 'fedeli' hanno un bell'affannarsi a farci credere in un dio misterioso il cui aspetto e le cui 'funzionalità' e 'provvidenzialità' verso il genere umano sono impredicibili.
Però, se vi è caro il conforto versus i cadaveri nostri e quelli di coloro che abbiamo amato e ci hanno amato - mogli, mariti, amanti, figli, genitori - un libro c'è che potrebbe farvi meglio riflettere su quelle leggende di sopravvivenza post mortem ed eternità possibile e praticabile per il genere umano.
Uno scienziato di chiara fama nella ricerca quantistica è passato dall'ateismo della gioventù a uno spiraglio di possibilismo sul nostro futuro di semidei; ha lanciato una sfida magnifica alla comunità scientifica di appartenenza e si è provato a tradurre con chiare parole di scienza le antiche leggende degli avi e delle religioni che hanno coniato e tramandato.
'La fisica dell'immortalità', col sottotitolo: 'Dio, la cosmologia, la resurrezione dei morti' (edizioni Arnoldo Mondadori) vi riaccenderà una larvata speranza che tutto quanto abbiamo elaborato dalla notte dei tempi ai giorni nostri e a quelli dei bis-bisnipoti che verranno potrà, forse, sopravvivere alle ossidazioni e corrosioni della Storia e dei fenomeni catastrofici di cui è foriera.
Il modo di quella sopravvivenza post mortem che Tipler descrive vi sorprenderà e vi appassionerà, ne sono certo; forse anche vi convincerà che è l'opera nostra di semidei post galileiani che ci garantisce un futuro di salvezza - diverso da quello delle fragili mummie che vedrete esposte al museo archeologico di Bolzano.
Buona giornata e rinnovata fede nell'eterno, cari.

venerdì 13 marzo 2009

i moderni bivacchi di manipoli

'Avrei potuto fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli.' diceva trionfante Benito Mussolini a un parlamento ormai avviato alla sua prossima scomparsa. Sappiamo il seguito.
Silvio Berlusconi, invece, lamenta lacci e lacciuoli e regolamenti parlamentari assassini e nessun potere al premier e avrebbe ragione da vendere e ci sarebbe materia su cui discutere appassionatamente se non fosse che il 'bivacco di manipoli' l'ha pienamente realizzato lui col trascinare in quell'aula sorda e grigia le maggioranze aziendali bulgare che gli hanno votato tutte le leggi ad personam e i lodi alfani necessari a imporre al governo della repubblica la sua figura di imputato di mille nefandezze prescritte e aggirate colle leggi che gli hanno stilato i suoi avvocati personali, i suoi cavalli di Caligola.
La querelle su 'dittatura si o no' relativa a Silvio Berlusconi moderno principe è risolta notando questo aspetto tragico e volgare di dipendenti aziendali spacciati per onorevoli capaci di vera autonomia di giudizio.
Se qualche apparente maretta trapela sulla stampa e caso di coscienza di anima bella ecco subito che si pone la fiducia sul provvedimento in discussione e buonanotte ai velleitari suonatori.

In verità vi dico che i regolamenti parlamentari a cui è abbondamente ricorsa l'opposizione al governo Prodi-re-Travicello - sempre appeso allo stato di salute di nonagenari senatori a vita e alle vigliacche trattative di compravendita berlusconiana dei molti Giuda presenti nella malandata sua compagine - sono oggi l'ultima spiaggia, l'ultima occasione di visibilità e resistenza di un'opposizione ridotta a boccheggiare sulla superficie di acque velenose.
La cementificazione del paese e la sua riduzione a paesaggio di abusi e schifezze urbanistiche è affidata ormai solo agli ostruzionismi concessi dai regolamenti parlamentari di aule grigie e sorde alla questione morale che si pone coll'avere a capo del governo il peggior barabba della storia repubblicana che - con fare ridevole e allegra bonomia di impunito - rivendica l'ultimo potere, quello definitivo e chiaro del 'padrone'.
Padrone nel senso storico che supponevamo travolto dal corso della storia, padrone di denari 'dali beli braghi bianchi' che colle sue palanche ha comprato la politica e il consenso di chi gli somigliava e mordeva il freno e covava il rancore politico per non avere le sue capacità di 'assalto al cielo'.
Poi venne 'l'Unto di denari'. Ogni epoca ha il Messia che si merita.

giovedì 12 marzo 2009

le beate fave

L'impressione che ne ho è che ci coglionino. Parlo della 'tassa sui ricchi'. Ad ascoltare il coro stonato delle voci diverse pare che il Franceschini l'abbia lanciata solo per recuperare l'elettorato di sinistra e che a uno stesso fine sia venuto il plauso di Bossi - che a sinistra ha ravanato abbondantemente negli ultimi anni e bravi gli eroici operai e artigiani: salta-steccati che neanche quello di olio Cuore.
Dunque di una seria politica di prelievo fiscale sui molti ricchi occulti e non dichiarati non gliene importa una beata fava nè a sinistra nè a destra - considerato che i poveri ricchi italici risultano essere solo 200mila (dichiarati) il resto se ne va giù per la fogna dell'evasione fiscale a tutti voi nota e manifesta e non perseguita.
Così, al premier Berlusconi resta tutto aperto il gioco ilare del coglionare ulteriormente i sinistri di vertice e quelli di base anche in tempi di crisi nera e quest'altro: di dire ai banchieri con bonomia che i soldi li devono prestare alle aziende: poco importa se quelle non danno garanzie di rimborso e i crediti si buttano al vento di un imprenditoria con la coda fra le gambe e di scarsa levatura da sempre.
Ma tant'è: questo è lo spettacolo che ci offrono lorsignori e nessun segno di rabbia e rivoluzione possibile appare nel Belpaese per trascinarli tutti ai dovuti capestri. Perciò teniamoci le botte e anche il surplus della coglionatura di Lodoalfano ridens e dei suoi supporters. Questa è l'Italia, cari voi.

martedì 10 marzo 2009

gli oppiacei e le teledipendenze

Otto anni sono un periodo di tempo lunghissimo nell'evoluzione della ricerca e delle tecnologie del nostro presente di esseri umani vocati alle stelle. In otto anni si cambia due volte il computer (chi ha i soldi per farlo) e la memoria del computer nuovo si è, nel frattempo, decuplicata o centuplicata e mille mirabilie appaiono sullo schermo e mille interazioni nuove e giochi e via elencando del teatro stupefacente della scienza e della tecnica.
Chissà che straordinari progressi si sarebbero potuti applicare alla medicina se le sovvenzioni alla ricerca medico-scientifica applicata alle cellule staminali avesse avuto tutta la libertà necessaria e, invece, gli è stata negata dall'imbecillità manifesta e diabolica (nel senso agostiniano dell'errare umanum sed perservare...) di un G.W.Bush - re travicello di quella schiera di tromboni suonati che va sotto il nome di 'fondamentalisti cristiani'.
Otto anni di oscurantismo 'cristiano' hanno condannato una schiera amplissima di persone alla loro sofferenza fisica e mentale per l'omaggio avvilente alle 'verità rivelate' di cui sono interpreti unici autoproclamati i monsignori col capointesta bianco pastore teologo di un etereo nulla.
La cosa più triste di questa vicenda di rinnovato dibattere sull'eliocentrismo è che le variazioni in positivo e in negativo della storia dell'umanità siano affidate alla lottomatica delle elezioni politiche e dei governi che ne seguono e schiere di scienziati intelligentissimi e pronti alla responsabile sfida del futuro debbano intrecciare i pollici in attesa che se ne vada a casa un imbecille guerrafondaio o che, da noi, madre Natura ci faccia il regalo di un avvicendamento altrimenti impossibile.
Ma è mai possibile che si fumighino i campi di papaveri da oppio e si dia la caccia ai narcos e una seria, responsabile, matura lotta all'oppio dei popoli, di tutti i popoli della Terra non venga mai messa in agenda, vivaddio!

Ieri, in una austera e serena cerimonia al Bò di Padova, - antichissima università degli studi - si è ricordata l'umiliazione di Galileo nei tempi bui in cui la religione spegneva l'alba e la vitalità delle genti e le torturava con le ridicole figurazioni dei tormenti infernali cui sarebbero stati condannati se...(e giù la penosa sfilza delle proibizioni e dei peccati e delle penitenze).
Professori valentissimi hanno ricordato all'esimia ministra di nulle speranze Gelmini Mariastella i vergognosi tagli alle università e alla ricerca e alla cultura.
Abbiamo il nostro medioevo di ritorno e il nostro Bush al governo della repubblica, novello re-sole ridanciano e stolidamente ottimista in tempi di crisi nera. Usque tandem, cittadini tragici di questa repubblica, elettori ed elettrici usque tandem farete dipendere dai vostri tristi umori e oppio-teledipendenze il progresso della scienza?!

lunedì 9 marzo 2009

un sentore di stagione nuova

C'era un sole pallido oggi in città, ma un sentore di stagione nuova annunciata da un vento sbarazzino: tal quale quel gabbiano che poggiava le irrispettose zampe sull'elmo del grand'uomo la cui statua equestre campeggia in campo san Giovanni e Paolo: Colleoni lo dicono, Bartolomeo, uno che ce li aveva e li rivendicava perfino sullo stemma che si meritò per meriti militari dimostrati e battaglie combattute e vinte.

Era una rivincita della natura in questa antica città di pietra quell'uccello bianco sopra il nero-grigio dell'elmo e la statua sembrava levarsi di un palmo e prendere a prestito le ali che a tratti si spalancavano a riceverne il vento, ma poi si chiudevano indecise. Il suo punto di osservazione (del gabbiano) era magnifico: alto e centrale, perfino nella storia gloriosa della città rappresentata dall'arcigno cavaliere.

E tutt'intorno era il vociare di bambini in gioco e le mamme che li rampognavano e perfino i turisti sembravano straniti, metabolizzati e omologati all'essere segreto di questa città che, a tratti, raramente, sa essere ancora regina e maestra di vita a chi tenta di snaturarla, di trasformarla in una città di alieni turisti invece che di (residui) abitanti.

Succede nell'interregno di una primavera annunciata, nel regno del vento che i gabbiani in volo alto ci mostrano e nella chiostra dei monti in lontananza che chiudono l'orizzonte di laguna e la dicono figlia prediletta dell'acqua e della terra e della Storia che è stata e, per un breve scorcio di pomeriggio, mi riappacifico con lei, torno a sentirla mia: Heimat: casa, patria, terra di natalità e origine, radice di emozioni e fierezza: la 'mia' Venezia.

e provare con l'orgia? (gente da forum due)

I forum dei cittadini sono un fenomeno relativamente recente, ma, prima di Internet che ne ha dato massima diffusione, esistevano le comunità di partito (con assemblee degli iscritti o aperte anche ai non iscritti), le comunità di recupero (gli alcolisti anonimi o quelle dei pazienti problematici che si raccontano nelle sedute di terapia collettiva) e le varie e diverse 'tribù' e 'popoli': il popolo del calcio, il popolo del tango, ecc.

Tutti accomunati da un interesse speciale sul quale concentrare l'attenzione e dibattere, discutere, litigare, litigare, litigare.

Già, perchè è quest'ultima appendice del 'dire in comunità' quella che assorbe le maggiori energie e, in fondo, sembra divertire quasi tutti enormemente. Un po' come nel rugby il 'pacchetto di mischia' che concorda come stoppare e saltare addosso all'avversario in possesso di palla e tutti poi sopra a schiacciargli le vertebre e appiattirlo - neanche fosse un cartone animato capace di risollevarsi a fine scena stirato da un caterpillar e, miracolosamente, torna normale.

Invece, c'è chi si fa male davvero e cova rancori correlati a un suo dolore profondo.

Allora, come la mettiamo: è una terapia, un divertimento da sballo o un analgesico da prendersi quotidianamente per curare il dolore di vivere: la depressione, la solitudine, l'ennui esistenziale?

Qualcuno con cui parlavo del fenomeno e che ne aveva avuto lontana esperienza suggeriva anche il lassativo, ma era perchè ci aveva creduto e ne era rimasto così deluso e arrabbiato da non saper più perdonare.

E pensare che ci sarebbe un modo semplice e sereno di usare di questo prodigioso mezzo di comunicazione e di pubblico dibattito: dire la propria opinione, possibilmente in buon italiano e compulsando il vocabolario, di quando in quando, concentrando l'attenzione sul problema e sul tema del giorno (o del mese e dell'anno) evitando i colpi bassi e i tiri mancini e gli uppercut al volto dell'opposto di fede.

So, che, a questo proposito, qualcuno (un commercialista?) mi dirà che anche chi scrive mira spesso al viso e se la prende con gli elettori di un tale che passa per essere un risolutore, uno bravo-bravo, uno che sa condonare a man salva e premiare le sue puellae e i suoi avvocati e gli amici degli amici.

Certo. E' ben vero. Si sa che la politica è fatta di persone e non tutte le persone della politica sono ammirevoli e commendevoli, anzi. Ed è altrettanto vero che, se prendo a campione (insostituibile) della mia squadra politica uno che ha tutta quella po' po' di letteratura giudiziaria alle spalle, è difficile non dire che un po' gli somiglio se me ne sento pienamente rappresentato - ne conveniamo, cittadini?

Beh, se la tesi dominante è che 'litigare è bello', segno di vitalità e di una segreta, misteriosa, felicità, allora diamocele di santa ragione, diciamocene di cotte e di crude e mandiamocele a dire usufruendo dei vari 'pacchetti di mischia' e delle solidarietà di fede e dottrina.

Se, invece, è fonte di dolore che scaturisce da fatti ed eventi cattivi che si vorrebbero cancellare ed esorcizzare, mi viene a mente quella lettura di qualche anno fa: un articolo su una rivista scientifica che mostrava come nei branchi delle grandi scimmie antropomorfe era il sesso - consumato con frequenza e serenità e senza conflitti e competizioni - la chiave di volta della pace sociale. Ovvio che il maschio dominante la faceva da padrone e vi era riconoscimento di gerarchia.

Interessante, mi dicevo leggendo, davvero interessante.

domenica 8 marzo 2009

un sentito grazie e di cuore

Da oggi, quando camminate per la vostra città o vi recate a visitarne un'altra, cercate di memorizzare ciò che vedete. Tra qualche anno le città italiane non saranno più le stesse e non perchè il brutto di vecchi casermoni anni 50/60 sarà ri-edificato con nuove costruzioni più belle e armoniche e ri-proporzionate al fine di dare visibilità a una storica piazza, un monumento, uno scorcio di paesaggio, tutt'altro!
Fate come le proiezioni al computer: usate le proiezioni della vostra mente per immaginare le case e i palazzi e i condominii che vedete maggiorati nei volumi di un 20/30 forse 50 per cento, - dappoichè, quando si fanno in televisione gli annunci che ha fatto ieri il beneamato leader, tutti sanno che 'mattone selvaggio' ha ritrovato nuova lena e rinnovata capacità di deformare e trasformare in peggio il nostro tessuto urbano e rurale.
Felicità degli architetti e degli imprenditori edili; profonda infelicità di tutto coloro che ritengono questo paese cementificato oltre ogni limite di decoro, bellezza possibile e residua, vivibilità e sostenibilità ecologica e ambientale

Il grosso di quanto sarà maggiorato e riedificato sarà in altezza perchè già oggi chi sale su un'aereo e guarda il Belpaese dall'alto nota con dolore quanta poca parte di ciò che si vede di sotto è paesaggio verde: bosco, parco, foresta, collina prativa.
Fra qualche mese, quindi, sarà fortemente probabile che qualcuno di coloro che hanno comprato casa ai piani alti vedano oscurarsi il sole che al mattino gli illuminava la stanza da letto o il soggiorno - perchè il condominio prospiciente ha ottenuto l'autorizzazione governativa a crescere di due/tre/quattro piani secondo la cubatura dell'edificio.

Questa è l'idea che Silvio Berlusconi ed elettori associati e osannanti hanno fatto uscire dal magico cilindro per uscire dalla crisi perchè l'edilizia senza controlli, il 'sacco delle città', sono la storia penosa di questo paese, la sua condanna di sempre e l'imprenditore edile che ha edificato Milano 1/2 e 3 prima di trasformarsi in tycoon televisivo lo sa bene e per lui è un magnifico ritorno ai nefasti del cappello pieno di soldi in mano da mostrarsi negli uffici competenti per i piani regolatori e le segreterie di partito.
Un sentito grazie e di cuore agli elettori di questo governo per la meravigliosa vita che ci regalano ogni giorno e per il futuro dell'ambiente in cui cresceranno i nostri figli e i nipoti.

sabato 7 marzo 2009

vi ci vorrebbe un po' di fame...

Da non credersi. Udite, udite. Per una volta mi trovo d'accordo con il nostro beneamato leader, laddove afferma che 'la crisi non è così tragica'.
Lo diceva anche mio padre, comparando il suo presente col passato tragico di guerra e dopoguerra da cui era uscito: 'Vi ci vorrebbe un po' di fame.' Lo diceva perchè da bambino lasciavo sul bordo del piatto i nervetti della carne che i miei dentini di figlio dei favolosi 'fifthies' non riuscivano a maciullare.

Ma è ben vero che la crisi non è così tragica come ci vogliono far credere i 'pessimisti' e i 'catastrofisti' (è così che i giornali della famiglia Berlusconi e associati chiamano i giornalisti che semplicemente danno conto della cassa integrazione alle stelle e delle fabbriche che chiudono e delle banche in affanno).
La crisi muta il paesaggio di sprechi e lassismi in cui abbiamo passivamente vissuto e induce a riflessioni positive su quanto 'si stava peggio quando si stava meglio'. Ecco allora l'America di Obama dirsi pronta a firmare i protocolli di Kyoto rinnovati e a cercare un nuovo modello di sviluppo' e la Cina interrogarsi sul suo futuro gramo di potenza inopinatamente affiorata nel tempestoso mare capitalistico ma presto in affanno e prossima ad annegare.

C'è un tempo per la ricchezza e un tempo per la povertà e non è detto che l'uno sia peggiore dell'altro - se il ritorno al passato lo trasformeremo in un ritorno al futuro denso di pensieri positivi, capaci di trasformare il presente di infamia che ci tiene a balia.
Ad esempio, qui a Venezia, hanno cancellato l'Heineken festival a san Giuliano perchè non ci sono i fondi del Comune da stanziare, evviva! Nessuna distorsione della normale viabilità cittadina in quel nodo cruciale del traffico da e verso Venezia e se vi piace la musica: sù le cuffiette o gli auricolari e smanettate il vostro i pod o l'emmepitre dando fuoco ai privati neuroni quanto vi pare.
Se questa crisi benedetta che tutto ci costringe a riconsiderare durasse fino a gennaio del prossimo anno coi numeri che abbiamo sotto gli occhi vedi mai che anche il Carnevale di Venezia tornasse a numeri di presenze più sensati e il generale 'licet insanire' si decurtasse di un bel po' di giorni dagli attuali 365.

Un ritorno al privato dei vizi di ognuno e tutti è un altro degli aspetti positivi della crisi che va sottolineato. Per le pubbliche virtù - data la non eccelsa qualità dei governanti in servizio - ci vorrà un ulteriore tasso di disoccupazione e banche fallite.
Forse solo allora, - chissà, non è detto -, il beneamato leader smetterà la sua campagna elettorale permanente e comincerà a governare in modo sensato, proiettando una decente visione di futuro sulle vite degli italiani tutti.

giovedì 5 marzo 2009

paesaggio nella nebbia

Da questa altezza il panorama dei monti dovrebbe aprirsi fino al ghiacciaio del Grossglockner e invece è una nebbia che si mangia tutto e nuvole basse che disperdono il loro carico di nevischio ghiacciato in un vortice rabbioso.
Taglia il viso, in velocità, l'impatto con le microparticelle sospese e, qualche ora più tardi, sarà difficile vedere perfino i pali rossi segna-pista e non si scherza col segnale di pericolo valanghe fissato a quota quattro a causa delle alte temperature e il disgelo che senti gorgogliare sotto la spessa coltre.

Questo paesaggio nella nebbia è metafora del nostro vivere. Si va come lupi solitari vagando metro dopo metro - cercando l'ombra sempre più pallida degli altri impianti di risalita da un colle all'altro fino a non vedere più niente e un inquietante senso di pericolo che incombe ti restituisce l'atavico stimolo a muoverti con cautela, cercare l'est e l'ovest e il nord a naso perchè nessun riferimento visivo si offre più.
Se finisco fuori pista sono gli sci che affondano a dirmelo e la salvezza sta nel risalire perchè in basso, non veduto, potrebbe esserci il baratro.

Così procediamo: a tentoni e per tentativi successivi - in questi tempi grami di crisi e di democrazie fragili e improbabili.
Sempre attenti agli abissi non veduti e vigili come non mai - come lupi silenziosi senza più l'ausilio del branco.
Si viaggia a vista, conquistando metro dopo metro e la casa comune, la stazione di risalita che finalmente mi appare fumigando nella nebbia e tra il nevischio, è la Carta costituzionale, le regole condivise e da condividere perchè senza si va sicuramente fuori pista e si causano le valanghe istituzionali che ci sommergono.

domenica 1 marzo 2009

la verità del nostro essere cittadini

http://www.youtube.com/watch?v=LbkUw0Bopmw

il testo dell'intervista a Genchi che nessun giornale e televisione pubblica o privata ha fin qui riportato. Censura?

O 'normale' disattenzione di noi cittadini tutti a ciò che fa la nostra 'polis', la nostra 'agorà'?

Ascoltatela, leggete con attenzione e diffondetela in Rete: l'unico spazio di autocoscienza e di libertà che ci resta nell'infamia dei tempi grami.



p.s. Me ne starò via quattro giorni, brava gente; non piangete, bensì difendete le vostre libertà elementari dai caimani di sempre.