giovedì 25 febbraio 2021

Sogni infranti



L'Europa delle origini e i sogni infranti dei suoi architetti.- 26 febbraio 2019
Ogni conflitto - diceva J. Hume - ruota intorno alla differenza di razza, di religione, di nazionalità. Gli architetti dell'Europa hanno deciso che la differenza non è una minaccia. La differenza è l'essenza dell'umanità. L'Europa, afferma Simon Veil, è il grande progetto del XXI secolo. Oggi l'Europa, per Bono degli U2, è un'idea che deve diventare un sentimento.
Mi hanno colpito queste frasi, di un amico artista, in netta controtendenza con il sentire comune dei sovranisti e populisti che si apprestano, a maggio, a bocciare questa Europa, per come è andata consolidandosi e per i guasti e i conflitti sociali che sono stati introdotti nelle immense 'banlieues' dei radicalizzati sul web e dei facinorosi islamici che ci costringono a vite blindate e ricorrenti 'allerta rossi' – per tacere il dramma della iper accogliente Svezia che mobilita l'esercito per far fronte alle ricorrenti rivolte sociali dei suoi immigrati e nuovi cittadini rinnegati e mai integrati che pretendono il riconoscimento della sharia nei 'territori occupati'.
E l'Europa che è nata dalle ceneri del 'secolo breve' ha svolto efficacemente il suo compito di arginare i nazionalismi di matrice europea, ma si è trovata impreparata ed incapace di metabolizzare i conflitti importati con le migrazioni epocali – e l'islam riottoso e roccioso dei milioni di immigrati e nuovi cittadini è differenza minacciosissima, invece, e capace di scardinare gli storici equilibri e cancellare l'idea di Europa così come l'abbiamo concepita fino a pochi anni fa, prima del tristo epilogo dei metodici assassini di Charlie Hebdo (c'è del metodo in quella loro follia) e delle altre stragi di cittadini inermi che ne sono seguite a Parigi, Bruxelles, Berlino e altrove.
E se per Bono degli U2 l'Europa è una idea che deve farsi sentimento, il sentimento che oggi proviamo è di sincero orrore per quelle stragi e quell'ostinato rinnegare i valori della cittadinanza europea da parte dei 'foreign fighters' che sono emigrati in Siria per dare territorio e impero al loro sogno medioevale di un Califfato di ritorno,
E oggi, i sopravvissuti della guerra perduta dall'Isis e le loro mogli e i figli, pretendono di rientrare dentro i confini delle nazioni che hanno, sventatamente, concesso loro la cittadinanza - da nessuno voluti e riconosciuti quali veri cittadini capaci di integrazione.
E' l'evidenza dei conflitti insanabili importati con le migrazioni massive e incontrollate che deve cambiare l'idea fragile degli ingenui architetti dell'Europa delle origini. Ne va della vita e degli storici valori di riferimento.
A maggio, a maggio!
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Dimenticare l'Africa.

  • Dimenticare l'Africa.
    E la risposta occidentale dei generosi e impavidi alle bande criminali che impazzano nel continente nero - e sono la consustanziazione e la quintessenza del male quotidiano di quelle nazioni disgraziate - è quella descritta nell'articolo di 'la Repubblica' qui sotto.
    Aiuti allo sviluppo e missioni/ari da tutto il mondo e medici senza frontiere che li risollevino, buonisticamente, dal male di esistere colà e con quelle loro storie di infamia di cui 'Cuore di tenebra', il romanzo di Conrad, è il condensato simbolico - e il rapimento delle 247 vergini in una scuola della Nigeria da parte delle milizie di Boko Aram la tragedia massima della deriva islamica nel terzo millennio della sua implosione planetaria.
    E converrebbe, invece, rispolverare i 'Tristi Tropici' di Levi Strauss che ti fanno studiare all'università e la sua ponderosa riflessione sulle origini delle storie tribali umane:
    (…) Nel capitolo finale, l'autore riflette sui motivi che spingono l'etnologo a spostarsi migliaia di chilometri lontano dalla propria cultura di formazione, trovando nell'insegnamento di Rousseau un aiuto per una possibile via d'uscita dalla contraddizione presente in questo tipo di ricerca.
    Partendo dalla descrizione di quanto osservato nella città di Taxila, dove civiltà diverse hanno lasciato testimonianze della loro grandezza e caducità, l'antropologo riflette sui rapporti odierni di tre grandi religioni, domandandosi cosa sarebbe potuto succedere se il percorso storico non avesse portato l'Islam e la sua offerta di semplicità intransigente a separare geograficamente il cristianesimo dal buddismo. Concludendo che anche nelle sue contraddizioni, l'essere umano, esattamente come l'antropologo, ha il dovere di cercare la via che porta alle origini, perché, anche se il percorso potrebbe sembrare futile, è invece l'unico che nella sua condizione di essere sociale trova il proprio senso. (…)
    E ancora, nel finale, quella riflessione, fondamentale per l'homo occidentalis, che dovrebbe farci fare molti passi indietro nel nostro rapporto, oggi pietoso, con il continente straziato dal colonialismo.
    (...) A far diventare l'opera una pietra miliare per l'indagine etnologica fu però l'atteggiamento dell'autore nel rapportarsi alle culture oggetto di studio, eliminando quel senso di superiorità che, a suo vedere, non trovava fondamento alcuno, avendo ogni cultura trovato il modo di risolvere i problemi con cui si era dovuta confrontare nella maniera più efficiente possibile. (...)
    Dimenticare l'Africa e il suo male oscuro, per intenderci.
    Tristi tropici - Wikipedia
    it.wikipedia.org
    Tristi tropici - Wikipedia
    «Odio i viaggi e gli esploratori, ed ecco che mi accingo a raccontare le mie spedizioni. Ma quanto tempo per decidermi!»
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    Apriamo gli occhi sull'Africa
    REP.REPUBBLICA.IT
    Apriamo gli occhi sull'Africa
    Apriamo gli occhi sull'Africa

 

Stelle danzanti e buchi neri

 

Il caos delle stelle danzanti. Cronache dalla nuova peste. Part four. - 25 febbraio 2020
Se è vera la formidabile intuizione del filosofo tedesco - poi ripresa in una bella canzone - che '...bisogna avere molto caos dentro di sé per poter vedere una stella danzante' ebbene, in questi giorni di corona virus scatenato e trionfante, dovremmo vederne intere costellazioni: impegnate in un samba infernale per sfuggire all'attrazione gravitazionale di un gigantesco buco nero economico.
Dalla clausura in cui mi aggiro meditabondo e 'solo e pensoso i più diserti calli' calpestando di una campagna struggentemente bella nelle sue ataviche solitudini trovo drammatica conferma di quei miei pensieri d'antan che dicono la società in cui viviamo una 'cage aux fous', - una 'cheba de mati', dove basta gridare 'allah u akbar' in un pubblico convegno per scatenare il fuggi-fuggi in cui si calpestano impietosamente i caduti, e dire 'corona virus' due volte per vedere formarsi file lunghissime davanti ai super mercati e gli scaffali d'un subito vuoti e le merci chissà quando e se nuovamente sui camions degli approvvigionamenti.
E la lettura delle puntuali descrizioni di Albert Camus della peste che dilaga in tutti i quartieri della sua Orano di fantasia prigioniera del contagio e dei fenomeni di impazzimento collettivo che ne conseguono forse avrebbe aiutato i governatori delle regioni al centro del nostro dramma nazionale e Conte, il deus ex machina dei provvedimenti emergenziali (invero macchinosi e pochissimo divini), a dire parole più assennate e impedire che il virus di una influenza di ceppo nuovo e mutato potesse fare più danni (economici) della peste veneziana di cui alla famosa basilica a cui rivolgiamo collettivamente le preci.
Ed ecco a voi il dispiegarsi della follia piena del 'si salvi chi può', gridato da tutti contro tutti: non tanto per l'espansione del contagio dai numeri, tutto sommato, gestibili – che se non si fosse fatto nessun tampone quei contagiati sarebbero iscritti nel novero delle normali influenze stagionali (e il tasso di mortalità é parecchio bassino e limitato alla fascia dei 70/80enni male in arnese), bensì per le conseguenze del panico che ha esaurito in pochi minuti le mascherine nelle farmacie e l'amuchina sugli scaffali dei supermercati, neanche respirassimo l'aria fetida di un lazzaretto stracolmo di morituri senza poter uscire '...a riveder le stelle'. A' dda passà 'a nuttata. Ne avremo per un mesetto di sofferenza estrema, ma lo scoppiare della primavera dovrebbe aiutarci – e il primo che si azzarda a cantare le str...... di stelle danzanti per via del suo allegro caos interiore è meglio che cambi strada, se per caso mi incontra lungo i viottoli della campagna. Fanc...
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martedì 23 febbraio 2021

Cronache dalla nuova peste. Ieri accadeva.

 

Cronache dalla nuova peste. Part three.
Clausura. 23 febbraio 2020
Questa mi mancava. L'esperienza della clausura, intendo. O dei 'domiciliari', se meglio vi esprime quel vagare di stanza in stanza e di letto in divano, cambiando libro o telefilm - e una capatina in terrazza, di quando in quando, per vedere se il mio condominietto di campagna si decide a mostrare un silenzioso passaggio di umani ad una qualche ora del giorno:
'Buongiorno.' 'Buonasera'. 'Come va?'. 'Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie.'
Quest'ultima meglio non dirla perché mette una tristezza che lèvati, ma racconta magistralmente, sia pure in poesia, la precarietà delle nostre vite prigioniere di una indicibile/invisibile calamità naturale.
Che, poi, le suore di clausura ci hanno fatto il callo a quella loro condizione di vita e sono bene organizzate – con quei loro tragitti svelti, le mani nelle ampie maniche, ad ore precise, tra il chiostro, la chiesa e gli orti da coltivare e le cucine e la biblioteca. E sospetto che una qualche paroletta galeotta se la dicano, le sorelle più indisciplinate, ad onta della maiolica azzurrina soprastante che intima loro 'Silentium' lungo i transiti del chiostro e nelle sale di riunione. E poi cantano il gregoriano con quelle loro voci dolcissime, che figata!
E che dire di quella storia che ci raccontano gli etologi di grido in televisione, nelle infinite trasmissioni dedicate allo stramaledettto 'corona virus' delle mie beole: che si tratta di un organismo vivente vecchio di miliardi di anni (l'anzianità fa grado?) che 'si replica' a nostro danno, secondo l'antico adagio 'mors tua vita mea' dei tanti documentari di natura che abbiamo visti in tivù.
Interessa a qualche animalista mistico-religioso (di quelli delle mascherine permanenti sul viso per non ingoiare gli insetti trasvolanti e distratti) la vita residua e la replicazione di uno stronzissimo virus 'corona'?
Abbiamo sterminato e quasi estinto tigri, leoni, rinoceronti ed elefanti, non ci fermeremo davanti ad uno stupissimo virus del c.... che si replica dentro di noi approfittando delle nebulizzazioni di uno starnuto o di uno che ti sputacchia parlando a pochi decimetri dalla tua bocca (ma che schifo!).
Parola del giorno – da ficcargliela in quel posto ai dotti etologi pontificanti – 'replicazione'.
E per fortuna che, in tanta noia di clausura, c'è da fare la lista di quel che ti manca e che prevedi di consumare con razioni precise e predeterminate da qui all'eternità del tempo che ci manca per estinguere, via vaccino, il virus caxxone. Qualche chilo di pasta, olio di oliva, patate. Nella speranza che quella quantità di idioti che vediamo in televisione allontanarsi dal supermercato con un camion-carrello di roba da coprirci due anni di carestia e gli scaffali vuoti e i magazzini non più riempiti dai blocchi dei militari sulle strade non ti costringano fra qualche giorno alla fame.
Ecco, forse la quarta parte di questa cronaca sarà intitolata alla 'fame', quella di Ugolino che: '...e che conviene ancor ch'altrui si chiuda'.
Statemi bene e dimagrite cum grano salis, auto carcerati responsabili.
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Cronache dalle nuove pesti. part two

Venezia sposa macchiata 22 febbraio 2020 ore 07.50

E quando ti alzi la mattina e ti vesti e ti lavi le mani ti soccorre il pensiero improvviso e la domanda spontanea de: 'Ma con tutto 'sto dover lavarsi le mani ben oltre i 20 secondi sanitari di rito e 'non toccarsi la bocca e gli occhi', come si farà a lavarsi il viso? A mani pulite, si può?'. E invidi le signore che ricorrono a batuffoli e ostie di cotone per struccarsi e 'scrubbare' le amorevoli gote per poi spalmarle di creme miracolose di nova giovanezza.

E sarà per l'ora presta, sarà per tutto quel battage dei telegiornali di ieri sera su morti e feriti e dispersi del corona virus spettrale e subdolo le calli sono sgombre di gente e pare che, datori di lavoro consenzienti, tutti si siano consegnati nelle case-caserme fino a nuovo ordine e guardino fuori delle finestre curiosi dell'audace che si avventura in zona di guerra mal equipaggiato e privo di mascherina.

E quando arrivi in piazza ti rendi conto che la città strana e soleggiata ha dinamiche tutte sue e che nessun ospite di case in affitto e B§B ha avvisato i festosi turisti che gira tutto attorno alla città una epidemia che 'lèvati e torna al paese' finché sei in tempo. Forse perché il lucroso giocattolo turistico ha già subito il dramma delle acque alte incontrastate dal Mo.se tecnicamente inadeguato e se gli aggiungi la nuova peste del terzo millennio è un 'uno-due' da knock out e conta al tappeto fino a dieci.

E il distico di una vecchia barcarola dice che : 'Venezia rassomiglia ad una sposa / vestita di broccati e di velluti...' ma qui la sposa ha l'abito macchiato e gote smunte e, davanti alla basilica, ci sono solo brutte maschere (per le più belle bisogna aspettare oltre le dieci) e cinesine (o orientali, chi le distingue?) festose e cinguettanti coi loro selfies smorfiosetti e boccucce a cuore, beata gioventù!

E i bar sono tutti aperti mentre nelle zone del contagio conclamato sono stati i primi esercizi commerciali a chiudere e affiggere di fuori i cartelli: 'Ascoltate i telegiornali, ci si vede dopo la buriana.' E perfino io prendo fiducia e, prima di valicare il grande ponte di legno che mena alla stazione, ordino il classico cornetto croccante e macchiato con caffè lungo. Come scommetteva Pascal sulle fede: 'Fai come se ci credessi e la fede verrà come d'incanto.' E se non sarà incanto pazienza, si farà senza.

E Mogliano Veneto, al sol della calda primavera, sembra un paese franco, coi suoi larghi marciapiedi dove ti puoi scansare facile e mantenere le doverose distanze sanitarie di rito e la gente si ferma a parlare come se niente fosse e hai l'impressione che qui abitino i coraggiosi che si oppongono allo spettro pestifero e offrono il petto come soldati e 'Fatti sotto, marrano!' ma è meglio dotarsi degli strumenti del caso e, anche qui, le mascherine sono esaurite e la paura cova sotto, ma sembra primavera e – chissà perché – abbiamo l'impressione che la stagione nuova sia come la Madonna della Salute che scaccia la peste sull'altare della chiesa veneziana omonima.

Tutto sta a crederci; intanto, una volta a casa, mi tolgo i vestiti e butto tutto quello che è stato in contatto con treni e autobus in lavatrice con, di base, quel liquido magico che promette di abbattere il 99,999 di batteri e lieviticidi. Che saranno mai i lieviticidi?

 


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lunedì 22 febbraio 2021

L'Africa nel cuore e la preistoria della mente



Che Africa abbiamo nel cuore e nella mente? Quella di 'Cuore di tenebra', il romanzo di J.Conrad, il cui protagonista ci narra di un viaggio periglioso lungo i meandri del fiume Congo – un fiume dalla testa di serpente e la coda nel folto della giungla?

'Nella notte (Charles Marlow, l'io narrante) risale faticosamente il fiume: domina l'ombra delle rupi lunari, il suono cupo dei tamburi nascosti, quasi un viaggio nell'Ade (…) Marlow ha l'impressione di percorrere il tempo e il paesaggio preistorico, ma anche nella preistoria della mente' (…) (Wikipedia)

Ecco: l'Africa che si agita nella preistoria della mia mente è quella stessa degli sceneggiatori dei films di Hollywood in cui si narra di prodi missionari e medici generosi che allestiscono gli ospedali da campo finanziati dai nostri generosi contributi e beneficenze da 'nove euro al mese', ma in quei campi provvisori sempre incombe il timore di razzie e massacri da parte delle opposte bande dei signori della guerra - con i loro bambini-soldati armati di kalashnikov e più feroci perfino dei loro criminali addestratori e comandanti.

Ed ho in mente i rapitori delle cento e passa vergini di qualche anno fa in una scuola della Nigeria, la genia delittuosa di 'Boko Aram' - guerrieri islamici che odiano l'Occidente e ogni sua cosa che glielo ricordi di lontano.

'L'orrore, l'orrore.' come mormora Kurz, il genio malefico del romanzo di Conrad, prima di morire.

E che Africa avevano nel cuore e nella mente l'ambasciatore italiano e il carabiniere della sua scorta, uccisi ieri da parte dei criminali guerrieri del 'cuore di tenebra' africano che esporta i suoi giovani 'richiedenti asilo' a centinaia di migliaia sui barconi dei naufragi organizzati da criminali 'scafisti' - con la complicità manifesta o il 'far finta di non vedere' di politici e forze dell'ordine libiche e/o tunisine?

Servitori dello stato, li definiamo, ma davvero non riesco a capire quale servizio positivo e sensato svolgano laggiù l'Italia e gli altri paesi europei presenti nel cuore di tenebra africano e se 'ne valga la pena' di investire risorse economiche ed umane per averne il riporto (di facile predizione) di notizie orribili e il pianto greco che ne consegue in cronaca.

Nel romanzo di Conrad era l'avorio la merce di scambio che muoveva gli appetiti e i delitti conseguenti imputati a Kurz, oggi pare sia il coltan il minerale maledetto – lo stesso che accende le sinapsi dei nostri computer di casa; e il 'cuore di tenebra' africano ci viene servito a colazione con il micidiale senso di colpa che ne consegue di noi occidentali colpevoli – tutti, tutti, a sentire le geremiadi delle genti sinistre- di ogni nefandezza nei confronti dei 'buoni selvaggi' (J.J. Rousseau) africani a cui non possiamo rifiutare l'accoglienza (sic).

E il prossimo romanzo che si dovrebbe scrivere dovrebbe avere come titolo, invece: 'Dimenticare l'Africa' e e il suo cuore di tenebra che scavalca i secoli e non mostra di migliorare negli anni del nuovo millennio appena iniziato. Lasciarla andare al suo destino senza più remore, come fanno le truppe americane in Afganistan – dopo sofferti decenni e conflitti feroci e morti inutili.

E il 'mal d'Africa' , l'incanto di cui parlano gli scrittori e i viaggiatori, a me pare si volga, subito fuori dei percorsi protetti delle agenzie di viaggio, in un male tout court, male di vivere e cuore di tenebra che si mangia i generosi servitori dello stato e tutti gli improvvidi, sinistri sognatori de 'il migliore dei mondi possibili'.

Rileggetevi il 'Candide' di Voltaire e sappiatemi dire.

Houghton EC9 C7638 902y (A) - Conrad, Heart of Darkness 1.jpg

 

Bibliografia essenziale: Wikipediait.wikipedia.orgCuore di tenebra - WikipediaCuore di tenebra (Heart of Darkness) è un racconto dello scrittore polacco-britannico Joseph Conrad sulla storia del viaggio per risalire il fiume Congo nel Libero Stato del Congo, al centro dell'Africa, da parte del narratore Charles Marlow. Egli racconta agli amici la sua avventura, a bordo della...

 

Il “Candide” di Voltaire, riassunto e spiegazione - WeSchool
LIBRARY.WESCHOOL.COM
Il “Candide” di Voltaire, riassunto e spiegazione - WeSchool
Il “Candide” di Voltaire, riassunto e spiegazione - WeSchool
 
https://www.ilpost.it/2017/10/24/diario-segreto-ragazza-rapita-boko-haram-nigeria/
 

 

venerdì 19 febbraio 2021

Rumore e furore...

  

Shakespeare in Italia - 20 febbraio 2020
Ha degli echi scespiriani il nostro dibattere politico in tivù. Nella fattispecie il Renzi, di 'Porta a porta' di ieri è stato il protagonista assoluto del remake italico di 'Tanto rumore per nulla'.
E ha fatto un rumore di valanga perfino quella sua innocua sciata sull'Himalaya, piccolo dio indocaucasico in trasferta che si è preso una vacanza esotica - e l'Abetone faceva troppo 'proletari allo sbando' e Courmayeur era l'anno scorso e bisogna pur cambiare orizzonti, che diamine.
E Lui, il Renzi, avrebbe preferito recitare nell'Enrico VIII, ca va sans dire, e fare e brigare a suo piacimento sulla asfittica scena politica e destituire i cardinali riottosi e disporre di mogli a iosa , mandandole a morte al pari di Tommaso Moro, per un sovrappiù di alterigia e mania di grandezza.
E, in realtà, per Renzi in tivù si è trattato – come scriveva un grande critico di molta arte post moderna - di un trattato sul Nulla che viviamo: 'Non si poteva dir meglio se si voleva dir niente'.
E il Nulla della politica italica torna al mittente dello s-governo giallo-rosso impastoiato nelle sue contraddizioni: del pd che vorrebbe imporre all'alleato 'che ha i numeri per governare' la resa senza condizioni sui decreti sicurezza e lo ius soli e/o cultura e, più avanti, un ardito ripensamento sul reddito di cittadinanza e, grande finale! un tagliarsi le palle in pubblico video e karakiri a reti unificate dei leaders pentastellati perché così si vuole dove non si puote - e l'anima degli ex sinistri dem si nutre di libere immigrazioni clandestine e plauso e osanna alle o.n.g. taxi del mare e di processi di Norimberga per Salvini con il plauso in piazza delle sardine.🐟
Ma non finirà così. 'Un diverso finale può essere scritto, presto.', scriveva B.Brecht - e forse lo scriverà la destra e le opposizioni riunite in un prossimo momento di affanno e marasma parlamentare e inevitabile voto di fiducia su qualche altro provvedimento di s-governo.
Perché è del Nulla politico di 'avvocati del popolo' diventati avvocati di se stessi che stiamo parlando e non se può più di questa genia politica incollata alle cadreghe di un effimero potere di nomine che farfuglia e si dan di gomito di 'arrivare al 2023' con negli occhi il terrore malcelato di perdere tutto e solo l'infamia quale foto di famiglia prossima ventura.

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giovedì 18 febbraio 2021

Traslochi. Ieri accadeva.

17 febbraio 2017

Ha perso Zdanov e hanno vinto, si fa per dire, 'I quaderni piacentini'. Nella trista azione di distruzione del passato, - la mia Palmira personale dell'esodo prossimo venturo - ho conservato quella pagina della nostra storia dimenticata di immaginari e velleitari rivoluzionari rappresentata sui 'Quaderni piacentini' e ho condannato il roccioso alfiere del socialismo reale ed espurgatore di ogni libera espressione artistica all'oblio. E mi resta il dubbio se il rigattiere a cui ho consegnato i libelli e le opere di Zdanov riuscirà a trovare qualcuno a cui costui, Carneade post moderno, interessi e gli offra una 'seconda occasione' di archeologia culturale per un tale figuro tristo di galleggiare ancora un poco nella memoria collettiva.
E tutto questo inscatolare e seppellire i liberi libri di scaffali sempre aperti e occhieggianti coi loro titoli charmants che impetrano la lettura e la riflessione approfondita mi mette di fronte al sogno impossibile che ho coltivato lungo i decenni di far diventare la mia mente una sezione piccola piccola della storica biblioteca d'Alessandria e mi rendo conto, invece, che il futuro è alle spalle, è ombra e sogno, come farebbe dire Shakespeare a uno dei suoi straordinari personaggi, e si porta dietro nel suo cono d'ombra il codazzo delle nostre vite.
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19 febbraio 2017


Ho inscatolato solo qualche giorno fa la 'Storia del Partito Comunista' di Paolo Spriano e la genesi di quel partito, come ben sapete, registra la scissione voluta da uomini valenti, quali furono A. Bordiga e A. Gramsci dal corpaccione elefantiaco di un p.s.i. preda di correnti opposte e incapaci di determinazioni unitarie in tempi assai calamitosi e nel guado ventennale di ben due guerre mondiali.
I tempi presenti in cui viviamo, invece, qualcuno di non troppo autorevole nei suoi giudizi azzarda a definirli 'la terza guerra mondiale diffusa' e la crisi economica globale più lunga e devastante della Storia aggrava di certo il quadro, ma non basta questa cornice storica posticcia a convincermi che i pretesi scissionisti del pd di Renzi siano uomini valenti e lucidi quanto quelli che sognavano i soviet operai e la rivoluzione proletaria mondiale.
E non sappiamo bene cosa sogni e speri Speranza per il suo partito futuro – né se mai ardirà a fondarlo un tale ectoplasma rescissorio e sarà interessante leggere i nomi dei suoi dirigenti rifondatori immaginari per capire se faranno strada e avranno un futuro apprezzabilmente lungo e se saranno capaci di calcare le scene del post moderno complesso e foriero di catastrofi annunciate da protagonisti intelligenti.
Ma mi basta guardare e ascoltare un Cuperlo - ammesso e non concesso che sia del novero degli scissionisti in pectore, ondivago e soave com'é e così poco intelligibili i suoi propositi e le sue posizioni politiche – per vedere in trasparenza dietro di lui le nebbie di un futuro liquido e indefinito e niente che ci faccia lontanamente intuire se avremo di nuovo un partito di lotta (contro chi e cosa?) o di governo e l'unica cosa che ci è chiara è che la sinistra nel suo complesso, i suoi elettori compresi, tuttora gioca a fare la sinistra: inconcludente come sempre e buonista impenitente.
Vada come andrà speriamo che 'vadano a casa' al più presto e che la sinistra-sinistra e la sinistra-centro continuino a crogiolarsi nei loro sogni di rinascita e vaniloqui commisti lontana dai palazzi del potere. In fin dei conti l'opposizione è nella sua cultura ed è la cosa che le riesce meglio.

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mercoledì 17 febbraio 2021

Carnevali e quaresime di ieri

 

E se vai in 'piazza' (la sola 'piazza' qui in città), oggi che la grande kermesse carnascialesca è finita, ti sorprendi del fatto che tutti gli ospiti turisti si sono adeguati al verbo quaresimale e nessuno prova a mostrarsi in maschera, malgrado la città, per loro, sia davvero un inesausto carnevale e una 'Veniceland' tutta piccioni e scatti fotografici a pioggia fitta.
E un 'quaresimale' duro e puro ha affisso, nottetempo, su per i muri del sestiere di san Polo una reprimenda savonaroliana rivolta agli ospiti che se ne sono andati e hanno portato seco ( a suo dire ) un cattivo ricordo di pessimi ristoranti e carissimi e la nomea di 'merce' turistica da un tanto al chilo per l'ingrasso dei soliti noti: ristoratori e osti e gondolieri e motoscafisti e bottegai della ben nota paccottiglia targata 'veniceland'. E forse ha ragione, ma la sorte di questa città è segnata da tempo e i binari sono quelli - e ogni mese nuovo ti capita di notare l'ennesimo albergo che apre dove prima c'erano gli uffici del tribunale a Rialto o un altro b§b nuovo di zecca dove abitavano certi nostri conoscenti 'esodati' in terraferma.
E del carnevale che se ne è andato ricordiamo una meravigliosa visita all'Archivio storico dei Frari dedicata al tema del carnevale (e dell'expo milanese) che ci ha rallegrato l'animo per la capacità della nostra guida di raffigurarci cinematograficamente la storia della Serenissima e le 'mude' che andavano a commerciare le 'spezie' nell'Oriente mitico - e ci illustrava sui documenti storici cosa mangiavano i marinai e gli ufficiali a bordo delle galere, con le merci meticolosamente segnate per quantità e genere sui quaderni di bordo risalenti al Tre/quattrocento e la carne veniva imbarcata viva, con le galline che razzolavano tranquille in giro per le stive e sul ponte fino al momento del sacrificio.
E, certo, ricordiamo anche le moltissime maschere magnificenti ed elaboratissime che provocavano autentici orgasmi fotografici ai visitatori, ma nessuna maschera di Maometto col turbante e un cartello appeso al collo 'je suis charlie' che avrebbe fatto tanto occidente fiero delle sue storiche libertà e coraggioso.
Ma non si può chiedere troppo agli ospiti del carnevale impauriti per le notizie che vengono dalla Libia - e i fantasmi delle orrende uccisioni li perseguitano di notte e il timore dei 'turchi' alle porte di Venezia. E magari una prossima quaresima da trascorrere decollati a decine di migliaia in tuta arancione o tutti convertiti all'islam per amor di quiete e voglia di vivere comunque e malgrado il medioevo di ritorno che tutti ci avvolge colle sue nebbie rossastre di morte e le ceneri e le macerie di un mondo rotto che, davvero, non ce lo aspettavamo così all'alba dei nostri vent'anni.
Ma non era meglio 'morire da piccoli', mannaggia?

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Amor ch'al cor gentil ratto s'apprende.

Del 'non dormirci la notte'.
Mi è capitato, ieri notte, di non ripigliare più sonno, intorno alle due, a causa di una commovente visione drammatica che si era casualmente aggrovigliata nell'ultimo sogno e mi mostrava il 'Cesare perduto nella pioggia / che aspettava da sei ore il suo amore ballerina.'
E' un verso di una notissima canzone della mia gioventù e solo da poco so che ha un riferimento drammatico nella realtà di vita del povero Pavese (Cesare) - che aveva finalmente invitato ad uscire quella sua amorevole ballerina, ma la tànghera gli aveva preferito un tànghero degno di lei e l'aveva 'lasciato di stucco' a prendersi un malanno sotto la pioggia battente. E il valente scrittore rischiò la vita per la malattia che ne seguì.
E la visione tragicissima del poeta de 'La luna e i falò' (che tornerò a rileggere) fermo sotto la pioggia, annichilito per il tradimento, mi turbava a tal punto da 'non dormirci la notte'.
Ma vi figurate il tormento di uno che, per ore! se ne sta sotto la pioggia a punirsi per la vigliaccata di una sciampista, come diremmo oggi? Quali orribili pensieri attraversarono la mente di Cesare? Quale immensa depressione lo schiacciò sulla sedia per tutto quel tempo di una sua contemplazione dell'amore perduto o solo immaginato?
E il mistero di 'chi va con chi' e perché è da sempre irrisolto - e perfino il professore matto di 'Ritorno al futuro', nel finale del primo episodio, riferisce all'amico trasvolante nel tempo di voler riflettere a fondo sul 'mistero più grande dell'universo: le donne'.
E il dubbio che non l'abbia risolto tuttora permane – e solo la fortuna gli ha consegnato la bella maestrina che, nel terzo e finale episodio, lo sposa e 'vissero per sempre felici e contenti'.
E il Poeta ci racconta, dalla leggenda dei secoli e dall'inferno dei cattivi propositi, che: 'Amor ch'a nullo amato amar perdona (...)' – ma ciò che è accaduto a Cesare perduto nella pioggia è davvero cosa ignobile e il più profondo abisso degli inferni umani - e il mistero della donna angelo o diavolo ancora riempie l'immaginario maschile e ci tormenta al punto 'da non dormirci la notte', mannaggia.
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"Alice" di Francesco De Gregori

 

lunedì 15 febbraio 2021

O tempora, o mores!

 

O tempora o mores - 16 febbraio 20o16
Se dai Frari passo per san Giovanni Evangelista trovo un negozio di rigattiere e altro che espone vecchi libri e vecchie cassette video con certe sue scaffalature gentili che non disturbano il transito delle persone. Il negozio è gestito da un geniaccio rustego e burbero, come certi personaggi dei films di Walt Disney che, in finale di film, si rivelano buoni come il pane e perfino un filo mistici.
Il geniaccio mi ferma e mi chiede una firma di solidarietà per una petizione al Comune che gli permetta di mantenere l'esposizione delle gentili scaffalature e continuare l'attività di vendita (1 euro ogni vecchio libro) altrimenti compromessa e, nel dialogo che ne segue, parliamo di turisti poco sensibili alla gentilezza che interrompono le persone senza una vera urgenza e neanche ti dicono 'grazie', ma poi dei mala tempora che currunt : di gente persa in permanenza dietro ai loro tamagochi smartfonici che ha perso da tempo il contatto con la luce del giorno e con la luce che c'è dentro gli occhi delle persone che incontrano.
E mi racconta, il geniaccio, - che si diletta di cosmologia e buchi neri e onde gravitazionali ed ha affrontato ponderosi dibattiti con professori universitari sul merito di una sua teoria – mi racconta che, una sera, stava con la testa rivolta al cielo stellato (il cielo stellato sopra di noi, la legge morale in noi) e muoveva la bocca dietro ai suoi pensieri e un tale, un tamagochi-dipendente, gli si rivolge chiedendogli che tipo di auricolare di nuova generazione usava che non si vedeva nelle orecchie e senza i fili. 'Ma va in mona!' lo ha gentilmente invitato il geniaccio cosmologo, interrotto nella sua alchimia di pensieri celesti. Che tempi e costumi!
Nessuna descrizione della foto disponibile.
 

venerdì 12 febbraio 2021

Grilli, buoi, asini e capre.


  • E, dopo gli anni del Grillo stra parlante e poi silente delle scatolette di tonno vuote, ecco l'anno del bue: solidità, tranquillità, prosperità, trullalà.
    Anno che, però, ci viene dalla Cina, già paese di pipistrelli e pangolini pandemici – e questo ci induce a meditazioni ponderose sulle umane illusioni e le tradizioni un filo ridicole di anni nuovi ed auguri conseguenti sempre smentiti.
    E chissà quando verrà l'anno dell'asino, invece: paziente e silente e, un tempo, su per le erte salite, oberato di carichi pesanti – con quel suo serale raglio disperato che annichila e dice le umane sorti e le animali un dolore universale sempre presente – come la capra di Umberto Saba che:
    '(…) Quell'uguale belato era fraterno
    al mio dolore. Ed io risposi, prima
    per celia, poi perché il dolore è eterno,
    ha una voce e non varia.
    Beliamo, fratres. Di muggire, per tutto quest'altr'anno, mi sa, non se ne parla.
     
    parafrasando.it
  • Web scuola - Parafrasi della poesia, strofa per strofa: "La capra" di Umberto Saba.


    Capodanno cinese, oggi inizia l’«anno del Bue»: rappresenta il riscatto dai momenti difficili
    CORRIERE.IT
    Capodanno cinese, oggi inizia l’«anno del Bue»: rappresenta il riscatto dai momenti difficili
    Capodanno cinese, oggi inizia l’«anno del Bue»: rappresenta il riscatto dai momenti difficili

 

martedì 9 febbraio 2021

Popoli e re alla prova della storia

Vox populi, vox dei? 10 febbraio 2013

L'esaltazione dell'idea di popolo e la sua 'sacralizzazione' datano dalla Rivoluzione Francese.
Il popolo che dà l'assalto alla Bastiglia e proclama l'uguaglianza, la fratellanza, la libertà quali valori universali e apodittici. Il popolo che uccide un re, ma più l'idea della sua sacralità e discendenza divina e la sostituisce con la propria. Vox populi, vox dei.
E quell'idea di sacralità e di 'infallibilità' del verbo popolare in politica passa attraverso il fuoco della seconda Rivoluzione, quella russa, quella della carrozzina che si rovescia sulla scalinata della 'Corazzata Potemkin e 'tutto il potere ai Soviet' – salvo constatare, qualche decennio più tardi, che i Soviet erano manipolati da un pugno di intellettuali e valenti oratori che passarono il testimone al famigerato 'Comitato Centrale' delle purghe staliniane e dell'assassinio di Trotsky.
Da allora è stata una continua china discendente. La democrazia rappresentativa, vincente sui soviet e sulle 'assemblee popolari', ha mantenuto viva l'idea del 'popolo sovrano' ma l'ha relegata nel gesto effimero e minimo dell'urna elettorale e delle statistiche e dei sondaggi. E all'elezione al parlamento possono partecipare i peggiori figuri della vita pubblica e comprarsi il voto col denaro e colle vane promesse che non sapranno/potranno mantenere.
E sappiamo che 'il popolo' è anche quello che ha sostenuto i nefasti di Peron e della sua bella che elargiva le briciole ai suoi 'descamisados' (e, per questo, la dicevano 'santa subito') e che una quantità di 'camicie rosse' popolari hanno fatto le barricate nel centro di Bangkok e versato per le strade litri di sangue, - così sostenendo una figura porca di loro leader politico che assomiglia tanto al nostro tycoon nazionale, Sua Infamia il Cavaliere Inesausto e 'perseguitato' dai giudici per le presunte corruzioni della sua carriera di imprenditore rotto a tutte le peggiori alleanze 'politiche'.
E la statua de 'Il Popolo' -che sempre si deve rispettare perché 'sovrano' e investito della sacralità che fu dei re che ha defenestrato e ucciso- cade miseramente nella polvere dei suoi stessi delitti e delle sue infamie post rivoluzionarie e dei suoi errori marchiani ed erronee e miserabili scelte 'democratiche' - e non sorprende che il dipinto di Delacroix che effigia il popolo sulle barricate della Rivoluzione (notizia di ieri) sia stato offeso dalla scritta di una tale che ha inteso denigrarlo e ferirne l'immagine sacrale.
Perchè 'il Popolo' è anche quello che, vociante sulle piazze, dice libero (ed eleggibile al parlamento) un Barabba e manda morte un Gesù.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo

 

I ravvedimenti operosi di Caino

09 febbraio2015

Nessuno tocchi Caino?
Conosco gente rispettabile e di gran cuore e cervello fino che mai toccherebbe Caino, ci mancherebbe! e chissà che cosa gli avrebbero detto, al rude assassino, capostipite di una foltissima dinastia di macellai e orchi, se l'avessero colto sul fatto con le mani ancora insanguinate - e l'analisi delle impronte sul sasso lordo di sangue compiute dagli angeli celesti avessero confermato la sua colpevolezza, (comprovata dal fatto - un puro 'indizio', per carità! - che non c'erano altri esseri umani vaganti sulla Terra in quel frangente preistorico).
Forse avrebbero pronunciato un bonario: 'Pentiti, fratello!', chissà, e, facendogli l'occhiolino, gli avrebbero mostrato il loro testo basico, trascritto in aramaico dal Beccaria in un suo 'ritorno al futuro', che gli avrebbe garantito una sommaria rieducazione, larghi 'sconti di pena' e la scarcerazione in tre-quattro anni grazie alla buona condotta. E, una volta fuori, affidato ai 'servizi sociali', un lavoro da macellaio - di sicuro successo in quei tempi biblici di barbari sacrifici di capri, montoni e vitelli sugli altari.
Sospetto che la vocazione 'buonista' di quei dessi che non vogliono 'toccare Caino' si fondi su basi neurologiche a tutt'oggi misteriose - e una ricerca scientifica ci dirà, più avanti, che, fin dal ventre della madre, è la chimica neuronica che determina la vocazione ad assolvere e quella, invece, a usare il pugno di ferro e punire e carcerare tipica delle genti 'di destra'.
Perché è 'di destra', naturalmente, impugnare un fucile e fare fuoco contro un rapinatore munito di mitra che sta per spararti addosso, sfidando la spada di Damocle della cosiddetta 'giustizia' che ti imputerà 'l'eccesso colposo di legittima difesa'. E, forse, chissà, se dovessimo essere spettatori di un crimine efferato e dagli esiti letali, dovremmo graziosamente girare il capo dall'altra parte, - pur se osserviamo che una povera commessa trema come un' agnella sacrificale dietro i vetri del negozio di oreficeria e attende il colpo fatale che la abbatterà – se sbaglierà a contrastare i malviventi e tenterà con mano tremante di premere il pulsante dell'allarme sotto al bancone.
E ci piacerebbe vedere quelli di 'Nessuno tocchi Caino' in quella stessa situazione di allarme e terrore (della povera commessa e dell'uomo che le ha salvato la vita), protagonisti inconsapevoli di un reality girato per l'occasione, e, forse, chissà, ci accadrebbe di osservare, sorridendo compiaciuti, che reagirebbero come ha reagito un mio amico d'infanzia, - un buonista duro e puro e presidente di una associazione che aiutava i cosiddetti 'marginali' e gli immigrati e i rom ad 'inserirsi' - che, vittima di un pestaggio notturno di rapinatori serbi (a detta degli inquirenti), il giorno seguente rilasciava dichiarazioni di fuoco al Gazzettino che neanche il più depravato 'leghista' si sarebbe sognato di pronunciare con quella foga e rabbia.
L'esperienza diretta è la miglior scuola di vita, credo. Provare per credere.


 

lunedì 8 febbraio 2021

Sottomissioni di ieri e di oggi

 

Chi è causa del suo mal pianga se stesso. 07 febbraio 2015

« Sono molto poco soddisfatto del trattamento mediatico riservato al mio libro in Francia...il punto centrale non è l’Islam, il mio è un attacco feroce all’Occidente...non credo che l’essere umano possa vivere in un mondo che cambia di continuo. L’assenza di equilibrio, di un progetto di equilibrio, è di per sé invivibile. L’idea del cambiamento perenne rende la vita impossibile.»

Sto leggendo 'Sottomissione' di Hoellebcq, dopo averne letto, negli anni e nei mesi scorsi, le recensioni più svariate e allarmate e partigiane. Bisogna leggere i libri qualche tempo dopo la loro prima uscita, a freddo – sopratutto quelli che si misurano dichiaratamente con i drammi del tempo presente e con le sue contraddizioni e i conflitti annunciati e spaventosi.
E' un buon romanzo, piacevole e svelto in lettura, la cui scrittura, come altri romanzi dello stesso autore, non indulge in fronzoli, non ciurla nel manico, non si compiace di estese considerazioni filosofiche e di massimi sistemi, bensì 'va al sodo' in modo svelto ed essenziale e usa gli elementi romanzeschi di fantapolitica con grande efficacia, restituendoci un quadro di verosimiglianza e facile predizione di quanto avverrà fra qualche anno in Francia e negli stati europei satelliti.
Dico 'satelliti' perché, nell'economia del romanzo e della sua verosimile predizione di sottomissione al medioevo islamico prossima ventura, è la Francia ad avere la primogenitura storica di quella tragedia assoluta che stiamo vivendo oggi come europei 'indigeni' di prossima e annunciata minoranza per l'avere offerto, nei decenni scorsi, facile e inconsapevole cittadinanza a milioni di immigrati provenienti dalle sue ex colonie. Parlo della presente tragedia delle cronache sanguinose dei 'radicalizzati sul web' provenienti dalle 'banlieues' parigine e da quelle delle altre sue metropoli da tempo trasformate in 'enclaves' territoriali precluse alle ordinarie operazioni di ordine pubblico repubblicano e oramai a maggioranza assoluta di genti islamiche rancorose e nemiche e ostili alla cultura dell'occidente e ai suoi valori laici conclamati e consolidati.
E, se è solo una coincidenza che l'uscita del libro sia avvenuta proprio il giorno del massacro di Charlie Hebdo e della dichiarazione di guerra intestina di quei pretesi 'guerrieri' islamici alla libertà di espressione come l'amiamo e la vogliamo nelle terre di occidente (nous sommes tous Charlie), non è una coincidenza (non ancora), bensì una puntuale e verosimile predizione di post moderna Cassandra, il resoconto che fa il libro della formazione e rapida affermazione in Francia di un partito islamico detto 'Fratellanza mussulmana' - che raggiunge il 22,9 per cento dei consensi e surclassa il vetusto e imbelle partito socialista del tristo Hollande e il cui candidato finto-moderato si misura nella corsa alle presidenziali con il Fronte nazionale di Marine le Pen, vincendola per l'apporto dei voti sinistri e dei pretesi e confusi 'antifascisti'.
Prodromo di quanto può avvenire e avverrà nel momento in cui le curve demografiche degli indigeni e quelle degli immigrati presenti e affluenti a centinaia di migliaia ogni anno si invertiranno e lo ius soli regalerà una facile e ottusa cittadinanza elettorale ai 'giovani turchi' di prima, seconda o terza generazione di immigrati. Verosimile, dicevo, ma, fra qualche anno, figli e nipoti degli indigeni residuali saranno costretti a togliere il 'simile' e misurarsi con il 'vero'.
Un '1984' in sedicesimo, il libro di Houellebcq. Una predizione/anticipazione da far tremar le vene ai polsi - e mi fa ridere il senso di allarme di coloro che gridano, un giorno si e l'altro pure, 'Al lupo fascista!' e davvero non capiscono che, come dice l'autore nella citazione che ne faccio in testa a questa recensione, '(…) il mio è un attacco feroce all'Occidente... non credo che l'essere umano possa vivere in un mondo che cambia di continuo. L'assenza di equilibrio è, di per sé invivibile. (….)'
E se le persone, gli indigeni residuali, reagiscono male a questi cambiamenti drammatici e tragici e ai conflitti annunciati dalle insensate e stolide immigrazioni massive, beh dobbiamo metterlo nel conto e attenderci le reazioni conseguenti. Chi lo diceva che 'chi è causa del suo mal pianga se stesso'?

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