venerdì 28 marzo 2014

Guadi

I guadi non sono mai stati facili. Mi è capitato in Birmania – che le ruote della jeep scassatissima su cui mi trovavo a viaggiare slittavano nell'ocra del fango molliccio di un torrente placido che attraversava la foresta - e solo a sera giunsero gli aiuti di magrissimi contadini coi cappelli a cono allargato e coi pali sulle spalle che ci salvarono da una notte disagiata e fitta di 'richiami della foresta'.
E ci sono metaforici guadi delle nostre vite che sembrano non trovare nessuna spinta e aiuto per traghettare indenni - proprio quando con piglio cesaresco avevamo pronunciato un fatidico 'Alea iacta est!' e ci dicevamo pronti a sbaragliare i Galli e i Germani chiusi a testuggine e gli scudi sopra le teste.

E che l'Italia sia in mezzo a un guado lo 'tocchiamo con mano' sfogliando i giornali e facendo zapping alla tivù e non sappiamo decidere se confermare la fiducia a Renzi-Temistocle che porterà il paese fuori dal pantano o se scendere in guerra con l'Europa e votare la schiera dei 'grillini' alle europee per 'dare un segnale' che siamo arcistufi della povertà diffusa e del lavoro che non c'è.

Potremmo andare tutti quanti ai seggi elettorali e 'farli neri' quei grigi burocrati europei dal sorrisino facile e le supponenza di chi intasca tutti quei dindini e i 'gettoni di presenza' e alloggia negli alberghi di lusso di Bruxelles alle nostre spalle - giusto per vedere 'che effetto che fa' ritrovarsi con una marea di voti a destra e anti Europa.


A proposito, ma i grillini saranno di destra o di sinistra? Non ci dormo la notte, sapete. Io che credevo di essere un rivoluzionario e mi ritrovo, a questa cara età, a constatare che già l'applicare le leggi e il farle rispettare sarebbe rivoluzionario in questo ca... di paese.

lunedì 24 marzo 2014

Dell'Amore e dell'infinito viaggiare

Del dire parole d'amore

Con i sistemi operativi non c'è partita. Ti battono nelle partite a scacchi e negli altri giochi e nei tests e solo se ti abbassi di livello riesci a spuntarla. Figurarsi che succede se un sistema operativo si appropria del 'sistema-amore' e impara tutto quello che bisogna imparare e dire a proposito dell'amore. L'essere carezzevoli e comprensivi e mai invasivi e intuire le sfumature del non detto e rispettare i silenzi in partitura e i dolori pregressi e offrire spalle al pianto e stimolare accortamente le residue vitalità e voglie di gioco e saper comporre splendide canzoni e musiche e offrire complicità e affanno e grido comune e diapason di godimenti negli sconvolgimenti sessuali.

Un miracolo che diciamo amore, se avviene e quando avviene tra esseri umani dotati di forme corporee, ma un sistema operativo che ci azzecca con tutto questo? Non dà l'impressione che si tratti di auto masturbazione e solipsismo e chat erotiche?
Un sacco di gente propende per questa tesi – ad ascoltare i commenti in sala e nei siti dedicati al film di cui parlo - e l'idea che di queste 'invasioni' e predilezioni solipsistiche sarà pieno il futuro prossimo e quello remoto li sconvolge, fermi come sono le loro menti alle caverne della corporeità, alla preistoria dei corpi di carne e sangue e dei cervelli limitati dall'impaccio dei corpi.

Però i sistemi operativi li creiamo noi e li programmiamo agli scopi di servire i nostri bisogni e li vogliamo sempre più sofisticati e potenti e capaci di assomigliarci in tutto e capaci di 'andare oltre' - e anche questa è aspirazione umana e la ritroviamo nei grandi poemi medievali e nello sprone dannunziano de: 'Non è mai tardi per andar più oltre!' che, peccato di gioventù, interpretavamo come espressione para fascista e imperialista.
E il sistema operativo che fa innamorare il protagonista di 'Lei' va oltre, molto oltre. Si prende tutti gli spazi dell'amore che ci è necessario 'come l'aria' e come il pane e non trascura per sua natura intrinseca e finalità programmatica, di relazionarsi e connettersi con gli altri, molti altri: il nostro prossimo e i suoi mille, milioni di pensieri e attitudini creative - e le 'connessioni', si sa, sono galeotte (come lo fu il libro di Francesca e Paolo) e foriere di espansioni mentali alle quali, poi, non puoi opporre il limite della tua gelosia e il tuo bisogno di unicità e speciale predilezione – perché quel genere di ritrosie e recriminazioni è appannaggio dei corpi scimmieschi e primitivi dei cavernicoli che siamo e resteremo ancora per lunga pezza.

La cosa più difficile del mondo, ne converrete, è il conciliare la convergenza dell'attenzione e della cura su un singolo essere e l'espansione infinita che ci agita dentro. Agostino insegna, quando abbandona alla sua sorte l'innamorata di carne e sangue e fluidi corporei e si innamora della teologia – e, prima di lei, piangeva Didone, che, dalla pira funebre, malediva l'innamorato costretto al Grande Viaggio e alla Meta Finale. In brava sintesi, l'opposizione tra una certa idea dell'uomo presente (essere finito) e, all'estremo opposto, l'idea finale di Dio, - un Sole a cui attribuiamo il potere di irradiare la Luce di un Amore infinito ed eterno, per convenzione universalmente riconosciuta. Peccato che tutto sia così astratto e lontano, però.

E, quando la conciliazione non riesce, lo sappiamo bene, finisce in dolore, naturalmente. Dolore per l'abbandono e per l'assenza di chi dice di amarci e per l'incapacità nostra strutturale di transitare, anima e corpo, (come si dice che avverrà a Giosafatte), nel misterioso e affascinante mondo delle stelle e 'iperuranio'- che così raramente 'usciamo a riveder', a differenza del sommo poeta che ci provò e lo raccontò magistralmente nella sua Commedia.
E forse non è un caso se il regista Spike Jonze spedisce, nella scena finale del film, i protagonisti sedotti e abbandonati sul tetto di un alto edificio niuiorchese – esplicita metafora di una vicinanza cosmica a cui aspiriamo ma che ci va stretta, pardon, ci è troppo larga.

Siamo uomini o dei, se siamo in grado di inventare e dispiegare i poteri potenzialmente infiniti dei sistemi operativi - novello fuoco di Prometeo - salvo lamentarci e soffrire se 'ci prendono la mano' e 'vanno oltre'? I più intelligenti tra noi, pescando nell'abisso di complessità del nostro cerebro, li hanno creati e modellati con tale cura da consentire loro perfino la conoscenza e la pratica delle emozioni ('Sognerò?' chiedeva Hal 9001 al suo carnefice in '2001 odissea nello spazio') - ma ancora non sappiamo bene se le emozioni sono il retaggio primitivo del nostro essere stati 'animali' e cavernicoli che cacciavano in branco oppure levitazioni sofisticatissime dell'anima, però poco praticabili sul piano pratico e sconsigliabili nel corso dei viaggi spaziali, dati i casini che provocano nel gioco delle relazioni umane.

Il bellissimo film 'Lei' di Spike Jonze parla di tutto questo e anche di più. E' un condensato del libro 'La fisica dell'Immortalità' di J. Tipler e, insieme, ci ricorda certi garbugli d'amore di W. Allen, gestiti con levità e ironia e le battute giuste che muovono il riso e inducono commozioni.

Andate a vederlo. Non ne resterete delusi. Al massimo vi capiterà di parteggiare per i cavernicoli corporei che siamo e contro l'infinito viaggiare che ci attende in un futuro che è appena cominciato.

venerdì 21 marzo 2014

Quell'arma carica di futuro

Non bisogna prenderli troppo sul serio, i poeti, anche se bisogna distinguere tra grandi poeti (e grande poesia) e la miriade di aspiranti tali che faticano a mettere insieme un endecasillabo a rima incatenata. 'Anche Mussolini scriveva poesie...' cantava Francesco De Gregori – e forse è in seguito a quella sua rivelazione che ho smesso di scriverne.
Resta il fatto che alcuni distici della 'grande poesia universale' sono di una bellezza folgorante – e se solo troviamo il tempo tra una visitazione di facebook e i cento 'mi piace' e un caffè o una partita a carte con gli amici di rileggerli, senti che l'anima sospira e respira a fondo, come per un amore grande che torna dolorosamente a memoria (Paolo e Francesca? Abelardo ed Eloisa) e l'intuizione sconvolgente che 'vi sono in cielo e in terra più cose di quanto la mente nostra sappia immaginare', come scriveva quel Tale.

Però è vero che certi concetti sono davvero ardui e lo scavare dei poeti nel senso delle cose a volte produce mostri di cerebralismo - tanto che Prèvert si senti in dovere di affermare che: 'le monde mental ment monumentalement' già ai tempi suoi, figuratevi oggi! che tutto è più complesso e gli adorabili Cinquanta dei capelli cotonati e del 'boogie' li vediamo come una rinascita del mondo piena di sogni e di baci (famosi quelli immortalati da un fotografo francese a Paris), mentre oggi ci arrovelliamo su come uscire dalla crisi globale e produrre nuovo lavoro e dimenticare e cancellare dai vergognosi annali i nefasti del berlusconismo di lotta e di s-governo.

Però oggi è la giornata mondiale della poesia (a quando la 'giornata mondiale dei poveri cristi'?) e l'ottimismo è d'obbligo e una ripassata alla divina Commedia o ai Cantos di Ezra o alla Rime e Ritmi del Carducci è d'obbligo, passando per la 'Pioggia sul pineto' dell'ottimo D'Annunzio e gli aforismi barocchi di Lope de la Vega. E senza trascurare la quartine amorose della nostra Valduga.

E, come penitenza per non aver voi mai letto una poesia che sia una negli ultimi quindici anni mandate a memoria questa esaltante e vigorosa affermazione positiva proiettata sul futuro del caro, carissimo Gabriel Celaya – badate che vi interrogo, la prossima volta che metterò piede nel blog.


http://cantipoetas.blogspot.it/2009/05/la-...-de-futuro.html

lunedì 17 marzo 2014

Come vi sogniamo

A un fotografo capita di visitare un manicomio abbandonato e scopre un florilegio di disegni che illustrano i pensieri segreti e le aspirazioni al coniugio di quei poveri cristi che vi trapassarono, dopo una 'vita da cani' reclusi e dolori e sospiri da far impallidire lo 'stridor di denti' dell'Inferno dantesco.
E la donna che quei matti raffiguravano sui muri non è molto diversa da quella che immaginiamo e sogniamo noi 'sani': un po' santa e un po' puttana – per dire delle due polarità estreme che hanno riempito la letteratura di ogni tempo e luogo e le nostre stesse vite. Maddalena redenta e Beatrice da un lato e il ghigno laido delle prostitute dei quadri di Bosch dall'altro - e Isotta ed Elisa versus le postmoderne e gaglioffe Cicciolina e Moana di questi nostri giorni avvilenti e noi incapaci di 'uscire a riveder le stelle'.

E, notizia in parallelo, il giornalista incaricato delle pagine culturali ci fa notare come ad Amsterdam e in Germania l'industria della prostituzione sia ormai un business di tale grandezza - e legalizzato e tributario fiscale – da far impallidire altri storici commerci in forte affanno da 'crisi globale' e di come, passato il valico di Tarvisio, un sindaco austriaco abbia pensato bene di fare affari d'oro aprendo e benedicendo un bordello dedicato a quegli impenitenti puttanieri che sono gli italiani. E, fuori dell'edificio dove si consumano e si avviliscono commercialmente le segrete pulsioni dei matti di cui sopra, si vedono famiglie con bambini che 'vanno in visita' gioiosamente beota al luogo del meretricio organizzato.

Ma cosa aspettarci di diverso da un popolo le cui menti sono state avvelenate da anni di exempla berlusconiani in cui la 'professione più antica del mondo' faceva premio di seggi parlamentari e consigli regionali e 'dame bianche' e 'nipotine di mubarak' e le olgettine a libro paga permanente del noto 'satrapo de noantri' affetto da candidosi europea?

sabato 15 marzo 2014

Maledette Primavere

Maledette Primavere

L'umanità non è felice. Almeno ad ascoltare alla radio, la mattina, chi ci legge le prime pagine dei giornali. C'è uno iato tra quanto apprendiamo dalle radio/televisioni e dai giornali e quel che ci capita di osservare a spasso per la città: i sorrisi e i saluti tra le persone e le esultazioni dei bimbi che giocano e i cani che si rincorrono. Come se i giornali e le tivù si fossero dati il compito istituzionale di ricordarci che la felicità/serenità del nostro vivere quotidiano è illusione miope ed effimera e che il dolore dei rifugiati siriani nei campi profughi e le lotte tribali e religiose nel sud Sudan e la Cecenia schiacciata dal tallone dell'ex padre-padrone russo sono la norma, invece, l'orizzonte di riferimento del Male necessario e inestirpabile dalla storia dell'evoluzione umana.

E davvero è sorprendente e angosciante questo suo prevalere (del Male) e 'dettare l'agenda' delle vite nostre – e ancora non mi capacito di cosa sia davvero accaduto in Siria, or sono tre anni fa, e del chi contro chi di quella guerra civile da nessuna prevista contro una dittatura tutto sommato 'soft' che, paragonata a quanto è avvenuto dopo lo scoppio del conflitto, ci sembra un delitto che quei gruppi e fazioni l'abbiano criticata armi alla mano e sperato di spazzarla via sull'onda delle 'primavere arabe'.
E dirle 'primavere', con tutti quei morti ammazzati e gli orizzonte futuri bui e
quantomai incerti, è ironia feroce e sembrano 'inverni', invece di un'umanità che non sa che sia il meglio per sé e come, spesso, il meglio sia nemico del bene - e 'si stava meglio quando si stava peggio', vecchio adagio che resiste invitto e mai contestato, ahinoi.
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lunedì 10 marzo 2014

Dai finestrini dei treni

E' la metafora del viaggiatore quella che meglio esprime la 'condizione umana'. Vieni dal nulla prenatale e apri gli occhi su un mondo strano davvero dove le cose funzionano per approssimazione e difetto e la crudeltà della fame è sempre in agguato commista alla dolcezza della madre che la sazia, ma non è per sempre.
Niente è per sempre se non il tuo bisogno d'amore sempre frustrato e anch'esso approssimativo, magmatico - le cui forme in perenne divenire osservi stupito e incredulo e 'te ne fai una ragione' se, di quando in quando, appare il viso che ti commuove e intenerisce, ma scompare poi crudelmente e un altro se ne forma diverso. E quegli amanti improbabili non sono mai quelli dei sogni - e ti accompagnano per un tratto lungo o corto, ma poi, a un bivio, inseguono le loro approssimazioni e i loro fantasmi, come fai tu d'altronde.
E sono molti e diversi, ma era d'un solo che avevi bisogno – ed è illuminazione e illusione bruciante quando credi di averlo identificato e ne fai una Beatrice celeste e ti inventi un Paradiso dove tutto funziona al modo perfetto che intuisci possibile, ma solo in quel tuo Paradiso.

E tutto questo andare e viaggiare e osservare come va il mondo e tu con lui finisce in un luogo sospeso, che sempre appariva e spariva nei tuoi sogni: una Stazione Anima dove ti fermi perché stanco del tutto e del niente del tuo molto aver viaggiato e insensatamente e, seduto su una panchina, osservi passare le persone dirette alle banchine e li riconosci e sono quelli che ti hanno accompagnato e con cui hai condiviso malattie e illusioni di vita nuova e diversa, ma non si fermano a parlarti e solo accennano un saluto e uno stanco sorriso dai finestrini dei treni.101857736-363038d0-5dbc-4366-8816-0f8424c9cb78

venerdì 7 marzo 2014

La Grande Bruttezza

 

pescatori a distanza di chilometri l'uno dall'altro.Altro...

La Grande Bruttezza


Se ti affacci sulla 'piazza' alle otto del mattino del primo giorno di Quaresima gli operai del Comune sono già al lavoro per smantellare il palco del Carnevale ed è un grande disordine che fatichi a toglierle di dosso e immaginarla pulita e silente e con lo splendore della sacra basilica a chiudere la prospettiva e proiettarla sulle cupole e sul cielo terso.

Ma se giri l'angolo della loggetta del Sansovino ti coglie la vertigine della 'grande bellezza' di questa città - e ogni diapositiva degli sguardi mirati sulla sfilata delle statue immobili stagliate sull'azzurro e/o sulla colonna del Todaro con lo sfondo dell'isola di san Giorgio la dice miracolo della Storia e architettura mirabile di là del fragoroso rotolare del Tempo.

E cento altre immagini di questa sua bellezza è facile raccogliere a quest'ora del mattino in una città ancora vuota di presenze - e viene in mente la frase del Principe di Salina che: 'Dopo aver creato la Sicilia e averla giudicata troppo bella Dio creò i siciliani a riequilibrarla' (libera citazione). Aggiustate sui veneziani e sui turisti in visita.



E, se ritorni sulla piazza e ti avvicini alla porta della basilica per osservarne i mosaici e i capitelli, noti lo sfregio delle tre sedie di un bar poste davanti al sacro portone – licenza di festosi ubriachi della notte appena scorsa - ed è insulto alla bellezza che nessuno pare notare, anzi! Uno dei vigilanti della basilica invita ridendo il collega a 'fare una foto' e 'non c'è santo che tenga' o sacralità che si rispetti' in una città che della sua piazza ha fatto il centro-motore della licenza carnascialesca a fini mercantili - e il frastuono della musica del palco entra prepotente all'interno durante la visita e si fa beffe degli scritti che invitano al silenzio e al rispetto del sacro luogo.



E quando ti allontani e torni alla città degli uffici e dei commerci che comincia a popolarsi e le prime comitive di cinesi 'foto, foto, foto' prendono possesso della piazza al seguito della guida turistica con l'ombrellino rosso levato alto, ti vien fatto di pensare al perché ci veniamo così poco e di malavoglia, noi indigeni ostinatamente legati a un'idea di decoro e di 'grande bellezza'.



Forse per la stessa ragione per la quale abbiamo deciso di non tornare nei luoghi del vasto mondo che ci hanno regalato un'emozione or sono quarant'anni fa e, se ci torni, ti coglie l'avvilimento per la grande bellezza che c'era e se n'è fuggita a gambe levate - e vedi la sfilata dei mille alberghi e relativi turisti sulle spiagge dove andavano le tartarughe marine a deporre le uova e c'erano solo i villaggi dei pescatori a distanza di chilometri l'uno dall'altro.

lunedì 3 marzo 2014

Che gente va con certa gente!

Che gente va con certa gente

Eccola là, la buccia di banana. E puoi avere tutta la grinta del Comunicatore e Grande Rottamatore e fare tutte le promesse che incantano l'intero paese (riduciamo l'irpef, rilanciamo il lavoro, sussidio per tutti i disoccupati), ma se scivoli su una buccia di banana cadi rovinosamente e la palude della vecchia politica ti inghiotte inesorabile nelle sue sabbie mobili putreolenti.

E avrebbe dovuto bastare l'evocazione della 'figura di emme' che sempre si porterà dietro Antonio Gentile detto 'Tonino' - quell'essersi alzato dal suo scranno parlamentare con perfetta faccia di tolla e avere chiesto in pubblico emiciclo l'attribuzione del Nobel per la pace a silvio berlusconi - per dire tutto lo schifo politico in cui sguazza, la sua colossale inadeguatezza a rappresentare 'il nuovo che avanza' del governo di servizio al paese di Renzi Matteo l'Inarrestabile.

Ma la palude della vecchia politica non si scavalca impunemente e Renzi Matteo ancora non ha imparato a camminare sull'acqua come quel Tale di duemila anni fa - e l'Alfano Furioso difende colle unghie e coi denti il suo pupillo perché è 'portatore d'acqua' e di migliaia di voti sporchi della sporca politica di sempre: quella del voto di scambio calabrese e siciliano, la palla al piede dell'intero paese che non si scrolla di dosso il malaffare storico e i suoi rappresentanti politici di centro-destra, i più permeabili alle infiltrazioni mafiose e paramafiose.

E che intorno ad Antonio Gentile giri gente che 'suggerisce' all'editore del giornale 'L'Ora' di non pubblicare la notizia del figlio indagato non stupisce chi, da decenni, sa 'di che zampa vanno zoppi' certi politici di centro-destra che sguazzano tranquilli nelle paludi della vecchia politica malata del clientelismo del nostro sud.
Stupisce, invece, che il bravo Renzi non si sia accorto della maledetta buccia di banana buttatagli sotto ai piedi dall'Alfano Furioso a cui quei voti sono necessari come il pane. Sarà stata la fretta di far giurare il suo governo, chissà, per andare subito alla risoluzione dei 'gravi problemi del paese'.

E' quel che tutti ci auguriamo - perché abbiamo un fottuto bisogno di credergli e di vedere davvero risolti quei 'gravi problemi' che sono i nostri problemi: lavoro, rilancio dei consumi, ripresa economica.
Per tutto ciò, 'noi speriamo che se la cavi', il Renzi, e che cacci dal governo al più presto quello schifo politico, quell'impresentabile 'politico' calabrese del quale, nelle intercettazioni scottanti che lo incastrano, si dice che é un 'cinghiale infuriato' capace di abbattere colle sue possenti zanne chiunque gli faccia lo sgarbo di pubblicare una notizia a lui sgradita.

Tu vedi che gente va con certa gente.



http://www.repubblica.it/politica/2014/02/...31/?ref=HREC1-1

Gentile sottosegretario ai Trasporti, dopo il caso del giornale non stampato
www.repubblica.it
La rotativa dell'Ora della Calabria ebbe un misterioso guasto, dopo le pressioni sul direttore. Era in pagina un articolo su un'indagine sul..