giovedì 29 agosto 2013

Niente di nuovo, tutto come sempre

Sembra che lo diremo 'onorevole' ancora per molto tempo il nostro lex luthor -malgrado la sentenza infamante che lo condanna e il colossale 'furto con destrezza' che ha rifilato ai suoi giudici e agli italiani tutti grazie alle leggi ad personam e ai cavilli conseguenti che hanno mandato in prescrizione i reati fiscali commessi oltre una certa data. http://espresso.repubblica.it/dettaglio/a-berlusconi-restano-i-soldi-offshore/2212554

La Giunta incaricata di decidere la sua decadenza, infatti, gli concederà tutto il tempo per 'tirarla per le lunghe' e adire la Corte costituzionale, malgrado la legge Severino abbia già passato il vaglio di costituzionalità delle commissioni parlamentari al suo varo.
Già, perché non è pensabile che oggi si conceda la vittoria elettorale dell'imu al pdl (che la sbandiera da par suo e inneggia alla vittoria malgrado l'evidente patacca della service tax che la sostituisce) e domani lo si affossi facendo decadere il loro campione da senatore ed esponendolo all'attacco delle Procure - come affermano col linguaggio immaginifico che è loro proprio i giornalisti al soldo e dei 'giornali di famiglia'.

Perciò, cari elettori/trici del pd-meno-elle sappiatevi regolare. Grazie a voi, alla vostra proverbiale moderazione e ostinazione a votare questa trista e infame classe dirigente ci ritroveremo berlusconi tra i piedi ancora per molto, molto tempo.

E magari vincerà le prossime elezioni, chissà, mai sottovalutare il potere del diavolo di arcore e l'abisso di ignominia dei suoi stramaledetti elettori-evasori di sempre.

mercoledì 28 agosto 2013

Quel giudice a Berlino (pardon, Strasburgo)

Pare che il nostro leggendario lex luthor-berlusconi abbia fatto ricorso a Strasburgo, alla Corte Europea, per vedersi riconosciuto innocente e, in sottordine, 'politicamente agibile'.
Lodevole decisione. Un quarto grado di giudizio non si nega a nessuno (oddio! Forse qualcuno mio pari non se lo può permettere, 'chè già l'Appello ti costa una fortuna) e può essere che ci sia un 'giudice a Berlino' che stima il povero tycoon vessato e perseguitato dai nostrani 'giudici comunisti' (una quantità!).
Sta a vedere che, nei paesi dove Strauss Kahn ed Helmut Kohl diedero le dimissioni per molto, ma molto, ma molto meno di quel che è imputato e condannato berlusconi, si troverà l'inghippo e il cavillo per rimandarcelo assolto e politicamente agilissimo.

martedì 27 agosto 2013

Di altezze sublimi e patrimoni dell'umanità

Rifugio Casel sora 'l Sass – Forno di Zoldo 22/08/2013

Per uno strano fenomeno termico solo a sera la bastionata dei monti a lato del rifugio si sgombra delle nuvole che l'avvolgono e si mostra coi colori caldi del tramonto. La cima nord di san Sebastiano è regina di intarsi e pieghe delle rocce che la disegnano perfetta e superba e la luna che sorgerà a notte inoltrata rivelerà l'incanto di 'ogne montagna' lontana alle sue spalle disegnato colle ombre.Sora 'l SAss 22-08 073.JPG
Ma l'incombere sopra 'l Sass, dove sorge il rifugio, dello Spiz del Mezzodi e dei suoi fratelli monumentali non è meno impressionante e superbo. Tonnellate di roccia compatta che furono spinte all'insù fuori dalle acque oceaniche dall'immane cozzo delle zolle tettoniche accarezzano il cielo con incredibile grazia e dicono questa parte del pianeta di tale commovente bellezza da stimarla 'patrimonio dell'umanità'.Sora 'l SAss 22-08 047.JPG
Patrimonio dell'umanità, già. Eppure la quantità di persone che di queste meraviglie gode e ne fa il pieno nell'anima sono talmente poche! E l'economia della valle vive di un suo minimo vitale stagionale, malgrado il premio turistico che altrove consegue alla pomposa definizione. Il gestore del rifugio mi informa che sarò solo, infatti, a dormire quassù – eppure è così appagante il fresco dell'altitudine che mi sottrae alla calura afosa della pianura.

La salita è stata breve, due ore appena, ma verticale - 900 metri di dislivello che mozzano il respiro e mi riposo con un libro in mano e una birra fresca ascoltando i commensali parlare. Nessuno mi ha accompagnato lungo il tragitto, ma, incredibilmente, vedo comparire fuori dal bosco una decina di persone provenienti dai diversi sentieri. Famiglie con bambini e alpinisti esperti con indosso l'imbragatura.
Vado ad ammirare il 'belvedere', poco più sotto, che apre un panorama a 360 gradi sulla valle di Zoldo - e il Civetta e il Pelmo contrapposti, superbe vette regine. Di sotto il Sass, che ospita il rifugio, è l'impressionante abisso dei 900 metri verticali che lo dicono il più certo 'volo dell'angelo' che abbia mai visto, il richiamo del folle volo di Icaro e la sua caduta senza più ali.Sora 'l SAss 22-08 041.JPG
Mi ritraggo spaventato dal bordo: nondam matura est – e già domani avrò una forcella da superare e un sentiero attrezzato da affrontare che mi impaura per i vuoti che mostra e gli scarsi appigli. Non avevo di questi timori in gioventù, maledizione al corpo affaticato dall'età e acciaccato!

Al mio ritorno sullo spiazzo antistante il rifugio i commensali già se ne sono andati e restano due giovani indigeni a parlare di città e di architetture e di amici che lavorano all'estero e di politica. Colgo le espressioni del più giovane e stolido dei due che, a proposito dei politici, dice a voce alta, incurante del giudizio di chi lo ascolta, gli spropositi dei suonati 'da bar' e 'da osteria': che bisognerebbe ammazzarli tutti, tutti! Bang: senza pietà e senza eccezione, chissà se include il berlusconi e compagnia clamante. Gli invidio lo stato del corpo: asciutto e muscoloso e capace di dominare queste vette e i sentieri e le vie ferrate, a giudicare dalle corde e i moschettoni che ha vicino, ma non il cervello.

Prima che annotti, all'ora della cena, il rifugio si popola di una ventina di persone residenti a valle: è la loro passeggiata serale e vengono quassù a cenare. Gente atletica e seria e simpatica, - il patriarca ha superato la settantina - che riscatta il cretinetto di cui ascoltavo i giudizi sui politici qualche ora fa. Scendono a valle col buio, indossando le lampade sulla fronte, e affrontano il sentiero attrezzato che mi spaventa come fosse acqua fresca e pure col buio. Che invidia!

Bomba o non bomba

Il blob di ierisera su raitre mostrava una penisola a forma di stivale vista dall'alto e l'audio era quello della guerra e delle bombe e degli spari - a dire del ridicolo dei peti nostrani e delle minacce e delle 'facce feroci' dei ridicoli luogotenenti berlusconi comparati coll'orrore di quanto avviene sulla sponda est del Mediterraneo - più mare monstrum, ormai, che nostrum, visto l'esito dei profughi a migliaia e dei barconi che fan seguito alle guerre e ai disordini.

E con quel poco che ci resta della voglia di ridere di fronte allo spettacolo osceno e fescennino ridicolo delle 'larghe intese' e del volo dei 'falchi' (sic!) e delle 'colombe' che minacciano sfracelli e guerre civili vien fatto di notare che questo nostro popolo di infami (che non lasciano fama) ha conosciuto brevi momenti di vera pacificazione solo a ridosso di tragedie immani quali la prima guerra mondiale e la Resistenza -con i morti impiccati ai lampioni della famigerata Decima Mas e poi il contrappasso della caccia ai fascisti fin sui tetti e dovunque quei topi neri privati delle tane tentassero di trovar scampo.

Chi vivrà vedrà, ma che si faccia presto perché si è andati molto oltre l'abuso della 'patientia nostra' di cittadini asfissiati col gas di tanta ignominia di cronache berlusconiane e santanchiane e di nani e ballerine ministeriali.

domenica 25 agosto 2013

Venti di guerra

Ci sono i fatali 'venti di guerra' che infiammano le cronache: lo staff della Casa Bianca che studia i piani e l'opportunità di 'fare come in Kossovo', ma sapete di quale altra guerra parlano i giornali nostri e le televisioni? Della 'guerra di silvio' e 'salvare il soldato silvio' e mobilitare 'l'esercito di silvio' per fermare i magistrati nemici e assassini e le loro pallottole e gli obici e la bomba di ben tre-gradi di giudizio-tre - e diversi giudici di orientamenti diversi di tre corti di giustizia diverse hanno 'letto le carte' e sono giunti all'identica conclusione di colpevolezza manifesta e 'di là di ogni ragionevole dubbio'.

Ma che importa all'esercito variegato e ridicolo di 'silvio' (ma che simpatico vezzo il nominarlo confidenzialmente come un amico generoso e un compagno di merende!) che ci sia una sentenza di tal peso che ti schiaccia contro l'evidenza de 'la legge è uguale per tutti' e ben tre-gradi di giudizio-tre a inchiodarlo quale evasore e corruttore della vita pubblica coi fondi stornati al fisco e dirottati nei paradisi fiscali per comprarsi la politica e pagare la vastissima platea di servi e maggiordomi e luogotenenti-avvocati e generalissime e giornalisti di famiglia che gli fanno corona e gli danno i consigli giusti - dei quali egli non tiene poi un gran conto perché abituato da sempre - prerogativa satrapica e regale - a 'fare il cazzo che gli pare' ?

Così la Siria e l'intervento militare allo studio dello stato maggiore della Nato e dei paesi membri passa in secondo piano e terze pagine - e così l'Egitto della 'guerra civile' evocata dal caporalmaggiore Bondi quale scenario italico, salvo poi spaventarsi del suo troppo ardire perchè: 'Andate avanti voi, chè a me mi vien da ridere'.

E l'Egitto ha sicuramente qualcosa da insegnarci perchè laggiù si dibatte, tra i marosi della guerra civile e e le migliaia di morti sulle piazze dell'illusoria democrazia, di come tenere lontana la maledetta religione dalla vita politica.
Questione sicuramente nostra, nostrissima, - perchè da noi i 'fratelli berlusconiani' non cedono di un passo e vagheggiano la piazza delle mille bandiere levate e si dicono pronti a 'dare la vita' e il sangue per il beneamato leader. E la loro è una religione peggiore di quella dei confratelli mussulmani perché non ha regole morali e versetti e ramadan da osservare, ma solo obbedire sempre e ciecamente al rais che va all'assalto della Legge Uguale per Tutti e pretende l'Eccezione di sua maestà che è stato incoronato dal suo popolo per vendicarsi dei giudici, di ogni giudice che abbia l'ardire di indagarne i misfatti e condannarlo per i crimini commessi.


Ah, dimenticavo. Egli, sua satrapia silvio-il-miserabile, ha grande dimestichezza coi rais (a cui 'baciava le mani') e del mubarak, addirittura, s'è preso gran cura della di lui nipotina minorenne e l'ha ricoperta d'oro perché mentisse ai giudici e non rivelasse in pubblica udienza le sue speciali cure di vecchio puttaniere incontenibile e compulsivo. Ma questo è un altro processo e manca ancora il terzo grado di giudizio per dirlo operativo e capace di togliergli di bel nuovo l'agibilità politica.baciamano_a_gheddafi-001.jpg
09:31 Scritto da chiara

domenica 18 agosto 2013

Per evitare scenari egiziani (Il Caimano 2- La vendetta)

Dunque avremo un finale di partita alla 'Il Caimano'. Questa sembra essere la scelta finale del 'beneamato leader', il Morsi-de-noantri – che obbligherà i suoi latranti luogotenenti e i maggiordomi e i lacchè e le vergini cucce capezzoniche e bondiane a un ruolo eroico di 'ultimi giapponesi': con il fucile imbracciato e l'elmo di traverso e l'urlo 'Banzai!' di chi va a morire e: 'Chi per l'amato leader muor, vissuto è assai!'.

Avremo un berlusconi che scriverà 'Le mie prigioni' - stracoccolato da tutti i prigionieri di Rebibbia che sognano la sua vittoria elettorale, ma più che il vincitore si ricordi di loro quando instaurerà il suo regno e si vendicherà dei molti nemici-molto onore banchettando con i loro cuori strappati dal petto?

E già mi immagino i pensierosi senatori del pd-meno-elle che faticheranno molto a votare la decadenza di legge del marrano lex luthor e forse ci faranno la sorpresina di lasciarlo dov'è e com'è, in barba a tutti i dettati di legge e le condanne a venire e ci racconteranno affranti che lo fanno 'per evitare scenari egiziani' e la morte delle 'larghe intese'. Scommettiamo?

Un bellissimo articolo. Da meditare e condividere

L'ammissione del condannato
di FRANCESCO MERLO

Da unto del Signore a miracolato di Napolitano? L'istinto gli dice che chiedere la grazia non sarebbe umiltà, ma umiliazione. La furbizia invece gliela suggerisce come ultima spiaggia. In questo dilemma che non è dostoevskiano ma truffaldino, Berlusconi degrada anche il nobile istituto della grazia. I suoi delitti e la sua pretesa estortiva fanno di un valore laico e religioso una merce politica, "reificata" direbbe Marx, una miseria nel mercato dei partiti, un privilegio di casta.

"Ci sta pensando" dicono i suoi fedelissimi. "La chiederà", annunzia il suo avvocato e viene subito costretto a smentire. Berlusconi infatti la vorrebbe ma solo se mascherata da quarto grado di giudizio, riparazione di un torto, come gli suggeriscono la Santanché e Verdini, Cicchito e Alfano, sia i falchi e sia le colombe che pretendono di gestire la grazia come la presidenza di un ente pubblico, le nomine in un'impresa a partecipazione statale, la direzione del Tg1, un investimento da sottoporre alla solita contabilità politica.

però il vecchio impresario di spettacolo, pur acciaccato e mal ridotto, capisce ancora benissimo che, questa volta, neppure il fracasso dei suoi giornali e delle sue tv riuscirebbe a coprire la potenza evocativa della richiesta di grazia del condannato Berlusconi Silvio all'ultimo comunista, al più longevo discendente di Amendola e Togliatti, una Canossa che farebbe il giro del mondo, un po' come l'immagine della statua di Saddam abbattuta dalla democrazia finalmente vincente.
La grazia, concessa o negata che sia, è un atto unilaterale, gratuito per sua natura, che non può essere deciso da un consiglio di amministrazione bipartisan governato da Enrico Letta e Angelino Alfano. La grazia non è una larga intesa ma al contrario un piccolo grande gesto che il capo dello Stato compie con il minimo di pubblicità possibile perché è pudore, è discrezione, è sovranità che si esprime in atti minimi, è forza che compatisce e non punisce. La grazia sostituisce alla violenza della pena l'energia della compassione.

Ecco perché Berlusconi non si decide e ancora non cede a tutti i gregari che hanno comunque bisogno di un capo. Berlusconi non vuole essere il loro capo per concessione, per grazia ricevuta da Napolitano.
Come si vede, chiunque la chieda al suo posto, la domanda di grazia sarebbe per lui una resa politica e un'ammissione di colpa, un riconoscimento della sentenza che, ribadita in tre gradi di giudizio, per qualsiasi altro italiano è la più basilare ovvietà dello Stato di diritto. E invece Berlusconi la denunzia come un ciclopico complotto della magistratura. E dunque non può chiedere la grazia al capo di quella magistratura.

E va da sé che non chiedere la grazia non significa essere innocenti, ma solo non riconoscere il codice che ti ha condannato. Berlusconi non lo riconosce, lo combatte, lo considera una variante della battaglia politica, una continuazione della politica con altri mezzi.

Perciò sfugge a Gianni Letta, si dispera al telefono con Cicchitto, raffredda le divampanti spavalderie del Giornale e di Libero, si rimpicciolisce nell'angolo davanti agli incitamenti di Giuliano Ferrara e alle tenere pressioni della famiglia. Non perché è uno statista ma perché al contrario l'ha combinata così grossa che non ne esce neppure con la grazia, che anzi gli suona come un'altra disgrazia.

D'altra parte, in Italia c'è una folla di colpevoli che ogni giorno chiede e non ottiene la grazia. Tra loro ci sono delinquenti meno delinquenti di Berlusconi e altri che lo sono di più, ma che stanno davvero in galera. Solo i giornali della casa si comportano come se Berlusconi stesse per essere rinchiuso ad Alcatraz, come se non fosse stato condannato per un'accertata frode allo Stato, come se non avesse davanti i domiciliari ad Arcore o l'assegnazione ai servizi sociali, come se non gli fosse stata assicurata anche l'agibilità politica mentre sconterà la pena, come se fosse il conte di Montecristo, ingiustamente e vilmente segregato tra i topi, a contatto diretto col bugliolo e i fetori, le cimici, i pidocchi, la barba lunga e il cerone che cola sul lifting disfatto.

C'è, infine, nella sua tormentata indecisione, nel suo tentennare tra "la chiedo" e "non la chiedo" l'essenza stessa del berlusconismo, la natura profonda di Silvio Berlusconi che non può neppure immaginare di non ottenere quel che chiede, abituato com'è ad avere e a comprare tutto, anche le donne, il consenso e l'obbedienza.

Berlusconi si trova per la prima volta nella condizione di subire un rifiuto. Non c'è infatti nessun Gianni Letta e nessuna responsabile politica delle larghe intese che possa garantirgli il favore di Napolitano. Anzi, se possiamo azzardare una previsione è molto probabile che Napolitano non ceda, neppure per stanchezza. E certo non per paura dei soliti esagitati che già lo destinano all'impeachment. La verità è che Berlusconi vuole la grazia prima ancora di chiederla, a garanzia della stabilità politica. Vuole vincere la partita prima di giocarla. Vuole, come al solito, comprare il risultato.

E più si muove Gianni Letta con la sua felpata agitazione meno probabilità ci sono di ottenere una grazia che diventerebbe non solo la vittoria del ricatto ma anche il trionfo del peggiore politichese di corridoio, di una improponibile diplomazia dell'impunità che più lavora nell'ombra più toglie grazia all'istituto della grazia. E sarebbe anche il premio ai giornalisti della casa che si esibiscono in esegesi dottrinaria cavillando come esperti di retorica forense sulla giurisprudenza delle prerogative del capo dello Stato e intanto incitano alle passioni di piazza e alle fiamme dell'anima per difendere non il Dreyfus italiano ma la frode fiscale. E segnerebbe ancora la rinascita dei giustizialisti a quattro un soldo, quelli appunto che minacciano preventivamente il capo dello Stato, il giustizialismo demagogico che sogna la grazia a Berlusconi più di Berlusconi stesso.

Rimane la sofferenza che Berlusconi sta esibendo, quella sua maschera di vecchio tormentato, curvo e appesantito dal tempo e dagli stravizi. Ebbene quel suo corpo dolente che chiede grazia da un parte ti chiama alla pietà e dall'altra ti indurisce. Più vorresti aiutarlo, più ti incupisce e ti inquieta perché nella sua decadenza fisica c'è tutta la pessima esperienza dell'illegalità al potere, lo sbrindellamento dello Stato degli ultimi venti anni.

TAG berlusconi condannato, agibilità politica, Giorgio Napolitano, Silvio Berlusconi

sabato 17 agosto 2013

Il fondamentalista ributtante



E' stata un sorpresa e un regalo di ferragosto, stamane, l'immaginare una Italia diversa, una Italia senza le asfittiche cronache 'da Arcore' di recriminazioni e rivendicazioni -sempre le stesse- di impunità e di 'agibilità politica'. L'intera rassegna-stampa, infatti, è stata fatta senza menzionare, se non di striscio e di malavoglia, le tragiche e ridicole gesta del cavaliere sbalzato di sella.

Ma che ce ne frega della vostra 'agibilità politica', cari pidiellini affranti, verrebbe da rintuzzare.

Per tre spaventosi lustri di s-governo avete fatto e disfatto tutto del Malpaese degli infami, sputando sulle istituzioni di garanzia e insultando la magistratura tutta. E le emeroteche rigurgitano di fogli di stampa i cui titoli colano il liquame inquinante dei nefasti processuali e prescrittorii dell'erede e vendicatore di Tangentopoli e delle sue prodezze amatorie e pagamento – e ancora mendicate il 'caro leader' salvo per clemenza e grazia presidenziale e perché non avete uno straccio di leader di ricambio altrettanto pieno di soldi e capace, con quelli, di condizionare e comprarsi la dignità delle vostre vite vergognose.

'Come si può far senza di un tal uomo nell'agone politico?' pare abbia detto la santanchè in suo quieto conversare con un sodale di partito, affranto del pari. Si può, si deve. Che l'Italia respiri, finalmente, l'aria depurata da tanta ridicola piaggeria e servilismo dei soliti noti/e - e davvero è difficile immaginare una persona appena passabile che possa raccogliere e riscattare moralmente l'eredità di tanto veleno sparso nella vita pubblica da un codazzo di miserabili servi/e e puttane. Puttane politiche, naturalmente. In proposito attendiamo notizie e dettagli dal processo al de gregorio reo confesso di aver preso i milioni di euro per sbalzare Prodi di sella.
Foto: Il fondamentalista ributtante
E' stata un sorpresa e un regalo di ferragosto, stamane, l'immaginare una Italia diversa, una Italia senza le asfittiche cronache 'da Arcore' di recriminazioni e rivendicazioni -sempre le stesse- di impunità e di 'agibilità politica'. L'intera rassegna-stampa, infatti, è stata fatta senza menzionare, se non di striscio e di malavoglia, le tragiche e ridicole gesta del cavaliere sbalzato di sella.
Ma che ce ne frega della vostra 'agibilità politica, cari pidiellini affranti, verrebbe da rintuzzare.
Per tre spaventosi lustri di s-governo avete fatto e disfatto tutto del Malpaese degli infami, sputando sulle istituzioni di garanzia e insultando la magistratura tutta. E le emeroteche rigurgitano di fogli di stampa i cui titoli colano il liquame inquinante dei nefasti processuali e prescrittorii dell'erede e vendicatore di Tangentopoli e delle sue prodezze amatorie e pagamento – e ancora mendicate il 'caro leader' salvo per clemenza e grazia presidenziale e perché non avete uno straccio di leader di ricambio altrettanto pieno di soldi e capace, con quelli, di condizionare e comprarsi la dignità delle vostre vite vergognose.
'Come si può far senza di un tal uomo nell'agone politico?' pare abbia detto la santanchè in suo quieto conversare con un sodale di partito, affranto del pari. Si può, si deve. Che l'Italia respiri, finalmente, l'aria depurata da tanta ridicola piaggeria e servilismo dei soliti noti/e - e davvero è difficile immaginare una persona appena passabile che possa raccogliere e riscattare moralmente l'eredità miserabile di tanto veleno sparso nella vita pubblica da un codazzo di miserabili servi/e e puttane. Puttane politiche, naturalmente. In proposito attendiamo notizie e dettagli dal processo al de gregorio reo confesso di aver preso i milioni di euro per sbalzare Prodi di sella.

venerdì 16 agosto 2013

Il fondamentalista riluttante

Chissà se il nostro Fondamentalista momentaneamente riluttante è cosciente della prossimità tragica degli avvenimenti egiziani con quelli che egli ha personalmente evocato e fatto evocare dai suoi pasdaran ridicoli e i luogotenenti dimezzati e le giovanne d'arco-santanchè e carfagna rinverginate e arditissime quando ci hanno rappresentato il grandioso scenario di una italica 'guerra civile'.

Chiuso nel fortino di Arcore col Gran Consiglio permanente degli avvocati personali e dei direttori di giornali e televisioni di famiglia, il nostro Morsi si sente braccato e tentato di 'scatenare la piazza' fondamentalista dei 'menomalechesilioc'è' e de 'l'esercito di silvio', ma è incappato nella settimana di ferragosto e gli tocca mobilitare le spiagge cogli aeroplanini che mostrano in coda l'affannoso 'berlusconi libero', ma una gigantesca risata lo seppellirà di coloro che sguazzano a mollo e giocano coi racchettoni o a pallamano e indicheranno ai vicini di capanna col dito il trabiccolo volante che invoca la libertà per uno che ha solo l'imbarazzo di indicare ai giudici in quale villone holliwoodiano vorrà trascorrere la sua vacanza ai domiciliari.

martedì 13 agosto 2013

Il Commento Autorevole

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lunedì 12 agosto 2013

Diamoci un taglio

Il verbo di mezzo agosto è: 'Saltare'. E voi già pensate agli esercizi di aerobica nelle spiagge e le azzurre acque delle piscine al suono dei ritmi caraibici. Sbagliato.

'O salta l'Imu o salta Letta!' ingiungono, invece, 'quelli del pdl': l'armata brancaleone dei luogotenenti avviliti e rabbiosi dopo la sconfitta in Cassazione.
E non è dubbio che qualcosa salterà – con tanta dinamite messa dai malnati in parlamento e al Quirinale. Magari salterà napolitano - che le sue dimissioni ha già firmato e le tiene pronte nel cassetto di mezzo di un comò stile Renaissance, nel caso si riaprissero lo oscene danze tribali dei sostenitori della grazia o di un salvacondotto per il principe degli evasori e dei fondi neri che finanziano le sue campagne sciacallesche contro i nemici politici e i giudici di ogni ordine e grado sui giornali di famiglia.
E: 'Chi non salta comunista è!'. Ce lo ricorderanno gli aeroplani pronti a decollare con gli slogan elettorali legati in coda e che disturberanno i vostri pisolini e le pennichelle sulle sdraio nelle spiagge assolate. 'Berlusconi libero!', vedrete scritto. Già. E Marina stopper di questa oscena partita a calcetto politica (politica?!) che si sta giocando da troppo tempo nel Malpaese degli infami. Diamoci un taglio.

Abbiamo un problema

'Abbiamo un problema,', dice il protagonista di una pubblicità televisiva 'un problema con la gente'.

Ed è vero. Abbiamo grosse difficoltà a coniugare la diversità che erompe, prorompe, dilaga nelle nostre vite e quotidianamente ci obbliga ad aggiustare il tiro ed elaborare il lutto per il poco di buono a cui stavamo per fare l'abitudine e scompare sotto i nostri occhi stupiti, invece, da un giorno per l'altro.

Non c'eravamo ancora abituati all'idea di uno sviluppo economico indigeno e relativo benessere dei cittadini - e le città si facevano vieppiù ordinate e moderne e ci prospettavano le 'magnifiche sorti e progressive' di noi tutti proprietari della propria casa e di seconde case al mare e in montagna ed ecco rompersi il maledetto Muro e il riversarsi a ondate dei prigionieri del socialismo reale nelle terre d'Occidente sotto forme di 'badanti' e operai edili.

E, a sud della penisola, ecco le navi arrugginite e i barconi degli albanesi prima e degli africani poi rompere tutti gli equilibri e attentare al nostro fragile benessere cogli altissimi numeri di immigrati clandestini e i rifugiati di cento conflitti. E le chiare città italiche ripiegano su se stesse: trasformate in bronx multietnici, e la crisi globale ci attanaglia: col lavoro esportato dalle aziende in Serbia e Montenegro e Romania a costi cinesi.

E abbiamo visto solidissime realtà politiche squagliarsi al sole del capitalismo globale e la Jugoslavia dei 'fratelli slavi' spezzarsi e trasformarsi in nuovi nazionalismi assassini temperati solo dall'idea di un'Europa-nazione auspicata madre, ma più spesso matrigna - epperò la sola idea di salvezza economica e politica di fronte al formidabile avanzare delle economie cinesi e indiane e brasiliane fondate sullo sfruttamento massimo e sregolato della forza-lavoro.

E fatichiamo davvero molto a elaborare tutte le diversità prorompenti di ospiti extracomunitari che si incistano nella nostra società fragile senza saper/volersi integrare e lasciarsi assorbire dalla società nostra, bensì pronti a insorgere con le violente 'rivolte delle banlieues' e i disordini londinesi dei figli degli immigrati di seconda e terza generazione che hanno esultato e applaudivano senza pudore nel vedere le immagini delle Twin towers in fiamme e i morituri a decine che si lanciavano nel vuoto per sfuggire alle fiamme.

Ci sono studiosi del fenomeno-immigrazione che, studi alla mano, ci raccontano che, in un lasso di tempo di una decina d'anni, le società occidentali riescono ad assorbire e ad elaborare in qualche modo le diversità e a renderle produttive e ordinate in un'idea di nuovo e diverso progresso. Già. Peccato che chi ha vissuto e vive quei dieci anni di disordine tumultuoso dall'interno fatichi molto ad accettare gli eventi negativi dell'entropia terribile del decennio e i suoi altissimi costi sociali e politici.

giovedì 8 agosto 2013

Chi vivrà vedrà

Se la capra-berlusconi si mangia i cavoli di Letta una decisione draconiana l'ortolano la deve assumere, pena rinunciare al raccolto.
Ma non c'é verso di farlo intendere agli italiani 'moderati' (vil razza dannata!) che la stagionata metafora funziona ancora a dovere e che davvero è questione di capra e cavoli in questa intollerabile querelle da ombrellone : 'salvacondotto e stato di eccezione permanente per il nostro leader' (le sentenze in arrivo sono più di una) versus 'la legge è uguale per tutti', e un condannato in via definitiva va interdetto dai pubblici uffici – non c'è berlusconi che tenga, né le urla belluine e i proclami di 'guerra civile' dei suoi lacchè e nani e pitonesse ridicole e bercianti orribili minacce di sfracelli istituzionali dovunque le sbattano un microfono sotto il naso.

E mi capita di confrontarmi con gente tranquilla e di moderata ricchezza e che fa il suo dovere fiscale e che vota pd e di vederli preoccupati e assorti e compunti per l'atroce dilemma che si pone loro: 'governare e perdonare' -e mandare assolto per via di un marchingegno furbetto scovato dal Quirinale il barabba maledetto che ricatta il governo Letta- oppure andare alla guerra elettorale e ciascuno per sé e Dio ci aiuti.

E finirà come deve finire: che alle elezioni si andrà in ogni caso, novembre o gennaio poco importa, perché tirare a campare in questo modo avvilente e atroce degli opposti eserciti che battono le lance sugli scudi e lanciano i peana di guerra fin dalla mattina presto e ancora colle caccole sugli occhi e stesi boccheggianti sotto agli ombrelloni 'non è cosa'.

E 'i moderati' del pd provino a scuotersi dal loro torpore storico di garanti di uno status quo spaventoso e ridicolo dell'aver tenuto bordone al barabba di s-governo per tre lustri di infamia nazionale, perché in politica sempre viene al pettine la 'questione finale' dell' usque tandem a cui sempre (quasi sempre) segue la stagione dei coltelli e/o dei machete. Bondi (pre) dixit.


Chi vivrà vedrà.

martedì 6 agosto 2013

Chiedo la cittadinanza svizzera

Chiedo la cittadinanza svizzera

Bisognerebbe essere nella testa del giudice Esposito per capire quale prurito e voglia di infausta fama, quale rimbambimento improvviso lo ha spinto ad accettare l'intervista di un giornalista che non smette di fregarsi la mani per l'inatteso dono del cielo e stappa bottiglie di champagne da oltre 24 ore: ebbro e sazio dell'ennesimo sfregio e del trionfo e, chissà, delle promesse di essere messo in lista elettorale con forza italia prossimamente.
Oppure possiamo immaginare che tutto sia stato costruito a tavolino, cogli sciacalli in branco della destra pennivendola e serva che tendono agguati e preparano trappole per averne l'ennesimo sangue di cui impiastricciarsi i musi e i denti e continuare a latrare le loro orrende litanie contro la 'magistratura comunista' e gli 'impiegati' non eletti dal popolo e perciò non legittimati ad emettere sentenza.
Davvero non capiamo come un vecchione di quella stazza ed esperienza professionale si sia lasciato persuadere a incontrare il nemico numero due della magistratura (il numero uno sapete bene chi è): il giornalista-sciacallo, quello che ti segue fin dentro i cessi del palazzaccio per osservare di sbieco se porti le mutande rosa e i calzini bianchi e corti e le scarpe da tennis e sbatterti in prima pagina quale maledetto recchione.
Esposito pagherà il fio della sua colpa, e il Csm farà il suo dovere di sanzionare lo stupido comportamento, ma davvero non si sentiva il bisogno di 'offrire il destro' alla canea dei giornalisti-servi, degli sciacalli professionali sanciti come tali da condanna passata in giudicato (sallusti) e graziato da napolitano in un suo momento di mancamento istituzionale e inopportuna mollezza.
E l'agosto fulminante e africano va, con tutte queste deiezioni galleggianti in cronaca e l'Italia a mollo nella sua apatia e indifferenza da ombrellone. Chiedo la cittadinanza svizzera.

I Miserabili in via del Plebiscito

Ci fosse ancora il grande Hugo nei paraggi, i Miserabili li avrebbe meglio descritti da qui: da via del Plebiscito. Che è nome acconcio e perfetto per dire quanto accade in questo paese di Pazzi e di Ciompi e Popolo Grasso in sempiterno tumulto sedizioso, che si spellano le mani davanti a un Impunito tristo e gaglioffo capace ancora, pur se condannato in ben tre-gradi di giudizio-tre, di condizionare un governo della Repubblica del più tristo Malpaese che lo ospita ed osanna.
Larghe Intese, lo chiamano – ed è, invece, il compromesso vomitevole del 'dover dare un governo al paese' qualchessia e tirare a campare oltre l'estate afosa che ci affanna per 'convincere i mercati' (sic).

E passi che quella spruzzata di qualche migliaio di adoratori del Vitello Grasso (ohi quanto grasso e orribile a vedersi colla maschera del Pianto!) siano i soliti pensionati e signore nullafacenti a libro-paga dei maggiorenti del partito che tutto organizzano in quattro e quattr'otto (i soldi non mancano) e sono sempre pronti alla chiama del padrone e lasciano volentieri l'ombrellone e la spiaggia o la villa in montagna per quest'altra scampagnata che pare un funerale di terza classe - col morto-vivente che esce dal palazzo Grazioli sempre ben inceronato (le televisioni sono impietose per chi si sottrae al rito del cerone) e gli impiegati delle pompe funebri sempre attenti ai particolari e al protocollo prefissato e ai vip del partito in gramaglie tutti appresso al morto-che-parla (47?).

E dice le cose che è costretto a dire per 'amor di patria', dice lui – e invece il governo Letta é il ramo sottile (per siffatta stazza) a cui si aggrappa per galleggiare tra i flutti tempestosi fino all'autunno, intanto che matura la successione dinastica tra il re che è morto (ma non si deve dire) e la sgallettata figliola che sente il peso di tanto gravosa eredità paterna e traccheggia e si guarda intorno, se per caso non c'è qualcun'altro che la possa surrogare, intanto che impara le quattro acca del verbo dittatorial-satrapico più acconcio al genitore: 'magistrati comunisti', 'complotto della magistratura', 'la sinistra delle tasse' e via compitando e ripassando insieme ai fidi ferrara, feltri e sallusti che si alternano in casa, mattina e sera, quali precettori.

E se li ascolti parlare, questi del pubblico funerale di terza classe, capisci che di pensieri autonomi e neuroni in funzione ce n'è pochi davvero – e gli basta l'osanna al loro idolo, il Vitello Grasso abbattuto dal Mosè della Cassazione sceso dal monte coi Comandamenti della Democrazia, e ripetono stancamente gli slogans suggeriti dagli organizzatori e mostrano fastidio per le domande troppo pungenti dei giornalisti che infieriscono su tanta povertà mentale diffusa.

Miserabili da tre palle un soldo, che ci hanno rifilato il peggiore barabba per tre lustri di s-governo e lo dicono statista. Gentucola, che difende la sua pezzente ricchezza perfino con l'evocazione di un grandioso scenario di 'guerra civile'.

Sapessero di cosa parlano, si chiuderebbero tremando come foglie dentro le ville e gli appartamenti comprati in flagranza di evasione mentre di fuori si scatenano gli spiriti malvagi, gli Hutu e i Tutsi che essi stessi hanno evocato e non sanno più contenere.

domenica 4 agosto 2013

Ricatto criminale

Il ricatto criminale

(…) E questo non è che un debutto. Cosa accadrà tra qualche giorno, quando un'altra sentenza precipiterà sulla scena, a scatenare l'ira del pelide Silvio? Cosa succederà quando la stessa Cassazione si pronuncerà sul maxi-risarcimento che la Fininvest deve alla Cir, per un altro enorme episodio corruttivo (anche questo certificato da una sentenza passata in giudicato) come il Lodo Mondadori comprato a suon di mazzette al giudice Metta? Cosa farà il Cavaliere, se non quello che sa fare meglio da quando è sceso in campo nel '94, cioè rovesciare tavoli, bruciare vascelli, saltare come un ardito nel cerchio di fuoco di un'avventura politica vissuta sempre e soltanto come campagna elettorale permanente? Gli atti sediziosi del Pdl, per adesso solo annunciati, saranno prima o poi realizzati. La Vandea dei ministri, l'Aventino dei parlamentari, l'assedio al Quirinale, costretto ancora una volta a escludere ufficialmente l'ipotesi folle di un provvedimento di grazia ad personam. E chissà che altro ancora, per "ripristinare la democrazia", violata solo perché un manipolo di magistrati, coraggiosi e scrupolosi, ha provato a fare fino in fondo il proprio dovere: amministrare la giustizia. Anche nei confronti di un cittadino "eccellente" che ha fatto di tutto per sottrarvisi, dai sovversivi Lodi Schifani-Alfano ai compulsivi legittimi impedimenti "per uveite". E che si ritiene meno uguale degli altri solo perché la sua gente lo ha votato ed "eletto", a questo punto non solo in senso parlamentare ma quasi divino.

In questo scenario, ragionare ancora sulle prospettive del governo Letta non ha molto senso. L'orizzonte politico, spaziale e temporale, si restringe ineluttabilmente. Era nelle cose, e solo chi si è lasciato e si lascia ancora ammaliare dalla Grande Banalizzazione poteva non vederlo. Verranno ore drammatiche. E per Giorgio Napolitano, che finora ha supplito da solo all'irresolutezza della politica e ha retto tutto intero il peso di una governabilità quasi impossibile, rischia di avvicinarsi ancora una volta il momento delle scelte più difficili. E questo è tanto vero, che anche la sinistra ha il dovere almeno di chiedersi se non occorra giocare d'anticipo, piuttosto che aspettare ancora una volta gli eventi. (…)
Letta non ha torto, quando sostiene che "fermarsi ora sarebbe un delitto". Ma ha più ragione di lui chi oggi si domanda: come si può andare avanti con un presunto alleato che un "delitto" lo ha commesso davvero, secondo una sentenza ormai definitiva pronunciata nel nome del popolo italiano?

m.giannini@repubblica.it