mercoledì 10 aprile 2024

Vae victis.


Vae victis. L'analisi.

Quando, nei giorni seguenti al massacro di uomini, donne e bambini da parte degli orchi assassini di Hamas, si contarono i dispersi e presero nome di 'ostaggi', subito pensai che erano spacciati, morti che camminano nei tunnels della orrenda prigionia, torturati nella lunghissima detenzione fino al momento della morte auspicata, attesa come una liberazione dalla sofferenza.
Così non la pensano – non lo vogliono pensare – i familiari e gli amici di quei morituri. E lottano con le unghie e con i denti e manifestano ogni giorno che dio manda in Terra perché il governo di Netanyau e i vertici militari cedano alle folli richieste di Hamas.
Richieste che pretendono di imporre lo stop alla guerra e la liberazione dei loro tagliagole all'ergastolo in Israele con il ricatto odioso della liberazione degli ostaggi – e non vogliono dire apertamente il numero dei sopravvissuti alla prigionia per tema che si riveli il numero dei già morti.
E i militari israeliani fanno il dovere loro di istituto di cercarli, i pochi ostaggi sopravvissuti, e di stanare i loro carcerieri fuori dai tunnels e di giustiziarli in gran numero, tutti, se possibile, come da esplicito programma dell'azione militare intrapresa a Gaza e, domani, a Rafah.
E non c'è remissione possibile, considerate le premesse dell'orrendo massacro del 7 di ottobre 2023, non c'è pace che tenga se non alla fine dell'azione di repulisti di ogni e tutti gli orchi assassini, il loro capo in testa e fino all'ultimo coscritto, pena il ricominciare tutto da capo: gli arruolamenti, da parte di Hamas, dei civili incattiviti per l'azione militare di Israele, il ripristino dei tunnels e il programma politico esplicito di sempre: di uccidere ogni e tutti gli ebrei e di cacciarli dal loro territorio, la pretesa 'Palestina'.
E le richieste parallele e velleitarie che vengono dalle manifestazioni 'propal' in Occidente restano chiuse nella loro improbabilità pratica, nell'astrattezza della sineddoche che le dice vane: scambiare la parte per il tutto. Pretendere che Israele si fermi senza che l'azione militare punitiva abbia realizzato il suo obiettivo di eradicare chirurgicamente Hamas e tutte le altre fazioni combattenti dalla Striscia.
Se lo facesse il governo di Natanyau cadrebbe all'istante, ma dubito che al suo posto andrebbero improbabili negoziatori succubi della diplomazia opportunistica di un Biden sotto schiaffo di elezioni prossime venture.
Oltre il 75 per cento degli israeliani condivide l'azione militare del suo esercito e l'obbiettivo suo primario di cancellare Hamas dalla faccia della Terra. Vae victis.

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