venerdì 29 agosto 2008

la Forza sia con voi

Bisognerebbe tornare ai tempi dei 'Quaderni piacentini' per capire dove siamo e dove stiamo andando.
Bei tempi, quelli, dove l' 'analisi delle classi' rassicurava sugli schemi che ordinavano la società e i suoi flussi e le tendenze e le aspettative.
Un difetto ce l'avevano (i quaderni) ed era quello noto del puntare dritto sul paradiso degli 'ultimi', quello della classe operaia che 'andava in paradiso' per l'appunto.
Beh, la novità è che quel paradiso non esiste (e, forse, chissà, neanche quello della Gran Luce che illumina il buio di ogni morte) e il nostro inferno quotidiano e terrestre ospita, invece, Berlusconi-il-Salvatore - ultima maschera del nostro amatissimo Zelig nazionale.
Egli ci salverà dai migranti della Libia (lo dice oggi con enfasi La Padania il quotidiano suo alleato) così come ci ha salvato dall'insicurezza sociale coll'esercito per le strade e ci ha salvato dall'essere seppelliti sotto tonnellate di monnezza.
Eia, eia, alleluia, Egli (il Salvatore) c'è e veglia su di noi e di rivoluzioni sociali neanche l'ombra, malgrado la quarta settimana sia diventata la terza, i consumi sono in calo, le borse traccheggiano quando non arretrano, le famiglie non risparmiano bensì tirano la cinghia, ma,insomma, via! un telefonino non si nega a nessuno (neanche ai pargoli sotto gli otto) e le vacanze sono state fatte, no? Agosto è passato col suo bel corollario di morti, feriti e dispersi e sopravissuti e se le spiagge sono un ricordo consolatevi colla prima neve che verrà. L'autunno è alle porte e ne sentiamo il respiro umido e le carezze soavi all'alba, prima che il fiammeggiante carro di Febo inizi il suo cammino.
In conclusione: lunga vita a Berlusconi-il-Breve e ai miracoli suoi che continuano sotto gli occhi felici dei sudditi festanti e della sua tribù di forumers giulivi - che neanche Fede (Emilio) riesce a battere quanto a salamecchi e gioiose menate di coda del folto canile di cui Egli ama circondarsi.
La rivoluzione sociale non abita più qui e chi si illudeva di poveri ed ultimi che ancora tengono il loro sogno ultimo nel cassetto la faccia finita e si adegui al trend nuovo di rinascita nazionale.
Un futuro gaudioso ci attende. I prepotenti alla Putin la fanno ognora da padroni, ma niente è troppo nuovo sotto il sole.
Andate in pace, pellegrini. La Forza sia con voi.

donne, eterni dei


C'è una foto che apre la schermata del mio computer che raffigura una rossa, giovane bellezza ungherese (lo desumo dalla scritta sulla guida che tiene aperta in una mano) appoggiata alla colonna d'ingresso del museo archeologico di Monaco di Baviera dedicato alla Grecia classica.
Al centro della foto, sullo sfondo di un altro tempio classico, è una scultura mostruosa, ma incredibilmente efficace, che annuncia la mostra dedicata alle 'donne forti' dell'antichità.
Andromaca, per dire, col figlioletto neonato in braccio - che dice il suo dolore per la prossima perdita a un marito che vanamente la consola perché il suo Fato è già stato iscritto dagli dei olimpici tra le 'giuste' cose che hanno riservato agli umani e, tra queste, è l'effimero trionfo di Achille.
Cosa è giusto e il suo contrario è materia divina sotto tutte le latitudini: 'Insc'Allah' dicono gli islamici, ma anche noi: 'Il Signore dà, il Signore toglie, sia lode al Signore'.

E poi c'è Antigone, raffigurata nel vasellame di figure bianche su sfondo nero. Antigone: la Madre di tutte le 'giuste' disubbidienze all'Autorità reale. Donna blasfema e mostruosa (ecco la statua all'ingresso della mostra), Antigone rifiuta il diktat del re suo padre e insieme quello degli dei che ci vogliono succubi e proni e intende dare onore al fratello morto col rischio della vita.
Antigone è figlia di Prometeo corifea della postmodernità nostra in cui i buffi semidei della 'polis' si provano a 'ordinare' il caos del mondo e rassicurare così il popolo imbelle dal sentire fragile e pauroso del futuro.

Parlare delle donne forti: lo spunto mi è venuto da un incontro casuale di stamane. Una signora di mia conoscenza guardava una vetrina e, da me interrogata, mi ha confessato che era attratta dai cuoricini di plastica di una collana un po' kitsch (cosa non lo è, oggi, ahinoi!).
Conosco la sua storia personale; so che di cuore ha sofferto, molto sofferto: ha il cuore infranto e la stuzzico e la provoco e mi abbraccia, per un suo improvviso sentire.
Donne. Staffette della Grazia in un mondo che l'ha dimenticata, pronte a pagare prezzi folli a un'idea folle dell'amore che accoglie e si riproduce.
Donne, eterni dei.

giovedì 28 agosto 2008

Nemescheck e i ragazzi della via Paal

Caro Emilio,
     mi verrebbe da dirti che non ve l'ha ordinato il dottore di aprire un forum e di 'scendere in strada' a mostrare di 'avere le palle'. Ognuno sceglie i paesaggi umani e terrestri che più gli aggradano per la propria vita e le usate e dolci compagnie e gli amici e i nemici -se è proprio necessario averne.
Io non sono Nemescheck e voi non siete i ragazzi della via Paal, bensì signore e signori di una certa età e forniti di una discreta esperienza di vita -alcuni con figli e quindi capaci di educazione versus le nuove generazioni e che ci tengono ai buoni e corretti rapporti che dovrebbero vigere tra persone adulte e responsabili.
E sono sicuro che quando andate per strada badate a non mettere i piedi sulle cacche di qualsivoglia tipo ed emissione e che se assistete a un tentativo di stupro (quasi) tutti accorrereste in difesa della vittima e prendereste a male parole l'aggressore o lo placchereste a terra fino all'arrivo delle forze dell'ordine.
Ora, quanto è avvenuto di recente nel vostro forum, le schifezze apocalittiche che tuttora si possono leggere di un imbecille notorio e dichiarato e patibolare contro una signora possono ben essere virtualmente comparate a un aggressione o a un tentativo di stupro -mutatis mutandi (niente a che fare con le mutande).
L'avere accolto quello schifo nel vostro forum davvero non è un 'mostrare le palle' e 'mostrare di avere gli attributi', bensì avere una buffa, davvero buffa concezione del vivere associati e della 'civiltà di dialogo' che ci ha uniti per un breve periodo nel forum dello Schiaccia - noi tutti in libera uscita dall'Infedele divenuto palude miasmatica e stagno di inenarrabili schifezze virtuali.
Se Internet, la nuova frontiera della comunicazione tra gli uomini e le donne, un assaggio del futuro radioso che ci aspetta, deve essere questo meglio tirare il sipario, credi a me, e chiudere il teatro a chiave e buttare le chiavi a fiume.
Non ci tengo a mostrare le palle se non in privato e a signore/ine che ritengono, bontà loro, di poterne ancora fare un sollazzevole uso.
Il resto - il misurare opinioni a confronto con gente capace di intelletto e buona scrittura, questo si mi interesserebbe, ma, stando a quanto appare e viene pubblicato e si legge è poco e di pochi, nel vostro e in altri forum: pochi i nick storici dotati di buona verve satirica e capacità di approfondimento dei quali ho diletto in lettura, quando appaiono e illuminano le pagine del vostro forum.
Si può anche serenamente chiacchierare del più e del meno, certo, e scherzare e salutarsi e darsi il buongiorno e raccontarsi dei doloretti alla schiena e dei sogni e degli incubi, ma, alla lunga, ciò trasforma il forum in una chat - che è altra cosa da un forum e davvero non  mi interessa.
In ogni caso vi leggo, alcuni con divertimento e vero interesse e la mia torre d'avorio è esposta ai venti e visitabile da chiunque - dopo aver suonato il campanello ed essersi annunciati.
Quanto a scrivere da voi, non so. Bisognerebbe avere la certezza che gli imbecilli non possono insultare e dire idiozie liberamente, ma, per stare a quanto mi dici, fare questo per te è 'mostrare di avere le palle' e si torna al capo primo di questa mia lettera di risposta.
Buon tutto a tutti.

rifer. : Virgilio community 'Invece forum'

mercoledì 27 agosto 2008

dolce far niente


Il Lido di Venezia è un bel posto dove passeggiare d'estate. Fittamente alberato anche nei viali più interni grazie ai molti giardini privati e i parchi degli alberghi e quello sbocco breve sul litorale sabbioso che io aborro perché amo il mare limpido di scoglio, ma - dicono le statistiche internazionali - è tra i più appetiti al mondo insieme a Miami.
La spiaggia è il luogo del dolce far niente senza sensi di colpa. Se fai un bel niente in casa ti prende l'uggia, la noia, ti senti vuoto; se lo fai al sole, mezzo ignudo per le ragioni della 'tintarella' la colpa dello stare in ozio si fa collettiva 'mal comune mezzo gaudio' e ti senti assolto e perfino giustificato.
'Hai fatto i compiti?' chiede una madre discinta al suo pargolo malcresciuto e obeso.
'Li faccio dopo, mamma, c'è tempo.' Assolto anche lui ed è certo che la domanda e la risposta torneranno uguali l'indomani alla stessa ora.
Poi è un luogo tollerante anche per i voyeurs: gente che, come me, cammina vestita lungo i percorsi guidati e si gusta l'occhio con le forme diverse della bellezza muliebre spudoratamente esibite sopra i lettini : magre, alte, di forme piene, opime ed opulente, oppure perfette di quotidiane palestre faticose e intercetti perfino qualche sguardo lascivo di mal o mai maritate che se potessero o se volessi....

Cercavo la toilette stamattina, per un'improvvisa impellenza - le spiagge servono anche a questo, sono accoglienti e misericordiose – e mi sono trovato in pieno fervore di lavori in corso per le ultime cose della Mostra del Cinema in allestimento.
Grandi leoni dorati in cartapesta, transenne, passaggi obbligati per i divi e le folte schiere dei fans, insomma tutto l'ambaradan ridicolo e spudoratamente kitsch delle solite cose viste e straviste per la festa dell'arte più in voga del secolo in corso (e del testé trascorso), la regina delle arti: il cinema.

Sul blob di ieri di raitre andava in onda il replay di un'altra Mostra lontana nel tempo: austero bianco e nero e discorsi, discorsi, discorsi: sulla Mostra come epitome di ogni becero sfruttamento capitalistico.
Gran Dio! mi dicevo, ma quanto eravamo noiosi e completamente privi di autoironia, quanto 'di piombo' erano quei tempi e quei dialoghi iterati e privi di senso pratico quando non, addirittura, privi di senso tout court.
Non che l'apparente leggerezza di oggi non nasconda cose che, a distanza di tempo, valuteremo con uguale severità, se non peggio.
Ogni giudizio sui fatti e le persone è figlio del suo tempo e chissà quanta amarezza e bile pregressa insorgerà in noi spettatori di blob futuri quando vedremo correre sullo schermo e ascolteremo le già presenti idiozie di un tal Alfano con il suo vergognoso 'lodo' e la magistratura di questo paese ridotta a straccio per spolverare le credenze, dopo tanto sfilare - nei tragici decenni di giustizia negata e sbeffeggiata - di parrucconi pieni di sé e fieri del loro nulla all'inaugurazione degli 'anni giudiziari'.

lunedì 25 agosto 2008

straordinarie catastrofi


22/08/2008

L'ingresso è elegante, chissà quanto deve essere costata quest'opera monumentale che sembra schiacciarsi contro il costone della montagna. Le opere degli uomini sono strane, a volte: si richiamano ambiguamente tra loro in modi che fanno accapponar la pelle.
Così è per questa struttura in vetro, ferro e cemento: specchio rattrappito di quell'altra che si nasconde in una piega tra le montagne di fronte – chiaramente illuminate dal sole al tramonto e riflesse nel vetro abbrunato delle porte d'ingresso.
L'una è rappresentazione di forza e arroganza di umani ingegni, quest'altra, invece, è dichiarazione di impotenza, resa al dolore, senso di perdita e infamia di colpevoli impuniti.

All'interno, dietro la costruzione verticale, è una distesa di pietre bianche, una simmetria di linee orizzontali e diagonali - come piace di sottolineare in questi luoghi di denunciata e finalmente effettiva uguaglianza tra gli uomini e le donne.
E anche i bambini - ad onta di un'età che contiene storie che saranno diversissime tra loro.
Ma non qui. Qui le storie sono state interrotte all'improvviso.
Qui ci sono molte, troppe, pietre bianche che hanno incisi i nomi di bambini dai due anni di età, fino ai sette e dodici.
Tutto in una notte.
Le erbe pareggiate nel prato in una sola notte che un rumore sordo, un fragore immenso e assurdo si allargò nella vallata e sospese il vento che soffiava da nord e lo sostituì con una folata fredda, ancora più fredda e poi un buio ancora più buio: un buio di melma assassina che si alzò nel cielo di quella notte ultima e ricadde di sotto - tutto coprendo delle case e dei paesi che la fatica degli uomini aveva costruito nei secoli addietro.
Poi venne l'alba livida dei sopravvissuti che camminavano nel fango alla ricerca di chi stava sotto: familiari e amici con la bocca piena di melma e gli alpini in riga lungo il Piave a catturare cogli uncini quegli strani pesci morti: informi per il fango che li copriva e non si scioglieva nell'acqua corrente del fiume che cercava e scavava un altro suo letto.

E' un bel cimitero questo delle vittime del Vajont, da un senso di pace finalmente raggiunta, dopo le inutili polemiche, le denunce politiche, la rabbia per le responsabilità mai compiutamente accertate e perseguite.
Chi ci ha provato, è stato tacciato di 'sciacallo' da un giornalista milanese che, più avanti negli anni, godette di una fama immeritata e ambigua.
'Sciacalli' titolò il malnato sul suo giornale il giorno dopo la spaventosa tragedia - riferito a chi, per anni, aveva denunciato il rischio gravissimo che il monte Toc scivolasse per metà del suo immenso volume dentro il lago artificiale creato da quella diga maledetta.

La cosa più struggente, quella che ancora riesce a muovere le lacrime a distanza di tanti anni da quell'evento, è una frase su una lapide. Esprime la speranza che 'mai più le opere degli uomini si facciano tragedia e dolore'.
Qualcuno mi sa fornire un elenco - da quella nostra data lontana - di opere dell'uomo costruite nel mondo che si sono fatte tragedia e dolore ad onta di questa vana speranza?

sabato 23 agosto 2008

ordinarie catastrofi

23/08/2008

E' vero che la città è tanto bella da rincretinire, ma dovremmo stabilire un limite, un minimo sindacale di vivibilità, di convivenza possibile e accettabile coi milioni di visitatori che i nostri amministratori ci dicono che dobbiamo tollerare nella loro naturale crescita esponenziale (mancano ancora i cinesi e gli indiani all'appello: mica briciole).
Invece eccoli là: a gruppi di cinquanta ogni venti minuti/mezz'ora scendono dagli autobus e intasano le sole toilettes disponibili al Tronchetto, il ghetto di arrivo.
La viabilità verso i vaporetti è precaria -malamente segnata dagli spartitraffico colorati di plastica riempiti d'acqua- e ai singoli veneziani con carichi da trasportare e merci e carrelli della spesa tocca farsi da parte e camminare in centro strada, centrati dai clacson degli automobilisti stizziti per l'abuso. Tant'è: la legge dei grandi numeri obbliga i singoli a soccombere.
Nei vaporetti i ragazzini noncurati dai genitori corrono a briglia sciolta centrando le gambe e i culi degli estranei come al bowling; passeggeri di ogni razza e nazionalità e religione ridotti a birilli da un affollamento che misurato sulle statistiche pro km quadrato fa accapponare la pelle.
Ma gli amministratori nostri ilari e solerti allargano le braccia e dicono alla stampa e alla radio e alla tivù che arginare, contenere, regolare i flussi non si può, non è umanamente possibile.
E, per un di più di presa per i fondelli, tocca tollerare le inutili esortazioni a 'tenere pulita la città' ripetute ogni cinque minuti sui vaporetti in tre lingue e non una che raccomandi agli sciami in libera uscita, alle folte greggi turistiche di trenta/cinquanta persone e/o famiglie numerose incantate da ponti e visioni di palazzi e vogliose di una foto di gruppo con messa a fuoco super laboriosa di tenere la destra nelle calli e sulle fondamenta e consentire/favorire il transito di chi va di fretta per le ovvie ragioni del vivere in città e lavorare e fare la spesa.
Poi ci sono i manifesti murali di quelli del festival del cinema sperimentale che ti spernacchiano ogni giorno (i manifesti murali più longevi che abbia mai visto) con l'effige del gondoliere tipicamente abbigliato che dice: 'Venice is Wooooh!' e, accanto, l'americano con camicia a righe e occhiali comme-il-faut che conferma: 'Venice is Faaaantastic!' .
Coglionare il povero residente non ancora 'esodato' sembra essere diventato lo sport internazionale più divertente in questa città di matti e coatti: turisti impazziti come formiche sul miele, neri per caso e per sorte che scappano per le calli coi borsoni in plastica a tracolla travolgendo chiunque - vanamente inseguiti dalla polizia - e amministratori (profumatamente pagati) che continuano a mantenere in piedi (e pagare con soldi pubblici) gli uffici e i dipendenti e i dirigenti che hanno il compito di 'promuovere il turismo'.
'Promuovere': avete letto bene. Fermate il mondo. Voglio scendere.

venerdì 22 agosto 2008

musiche rivoluzionarie


Azzardo.
Benedetto Marcello stigmatizzava la musica 'rivoluzionaria' di un tal 'Aldiviva' -acronimo burlesco di Vivaldi- e perorava la causa di una musica più compassata e rigorosamente aristocratica, rispettosa delle fonie tradizionali che vellicavano i timpani dei committenti di allora e giudici.
Si aprisse una finestra sul futuro nell'aldilà di un tempo senza confini sarebbe interessante far osservare al Marcello come anche la musica del Vivaldi non trovasse troppi varchi ed echi rivoluzionari nei condotti neuronici dei borghesi e contadini delle forche e delle picche che si radunarono nella place de la Bastille di lì a poco.
Tutto ciò per dire che viviamo in tempi difficili e di difficile interpretazione e le analisi e le critiche e i gusti sono sempre soggette ed oggetti costretti lungo le vie ferrate dei tempi che viviamo – prede di insormontabili baluardi detti tradizione e 'gusto dell'epoca'.
Le rivoluzioni accadono, di quando in quando, ma faticano alquanto ad affermare il nuovo e, quando succede, i posteri fanno loro il torto di chiamarle 'musiche della tradizione'.

martedì 19 agosto 2008

proposte per seminari venturi

Caro Fire,



sono sempre più convinto che io e tu dovremmo tenere un seminario (per soli destri) in cui si insegni l'esercizio dell'autocritica.

La critica a senso unico di alcuni (butto a caso: Aldebaran, Gracesaint, il botolo ringhioso incatenato al forum di pertinenza a fini di 'moderazione' (sic), il Vandalo, ecc.) ha il limite di non costruire dialogo bensì apologia - quell'incensare fastidioso e sovente stupido che fa premere ai sinistri il tasto del 'reset' perchè l'indifferenza, come sai, supera la barriera dell'odio, è l'oltre del fastidio per la schifezza e la flatulenza mentali che pretendono di farsi parola e pensiero.

Naturalmente, lascio a te la scelta delle materie di insegnamento (in quanto destro), io mi limiterò alla supervisione e a qualche dotta lectio magistralis, di quando in quando, se richiesta dagli allievi.

Vedi mai che l'intelligenza di un solitario destro non semini più di quanto crediamo possibile e questo nostro lavoro seminariale giovi alle generazioni nuove (per quelle vecchie e presenti dispero).

Se la cosa dovesse andare in porto e trovare riscontri positivi, non escludo di progettare un seminario alternativo anche per certuni sinistri che tendono troppo spesso a incartarsi e non si accorgono che la prolissità (e una moderazione troppo morbida e disattenta) sono difetti mortali in un forum - trappoloni che, alla lunga, fanno venire il latte alle ginocchia.

Che Dio ti preservi, caro amico, e ti dia lungimiranza e salute e rinnovata fantasia.

gli spazi virtuali, contessa....

Contessa. Gli spazi virtuali sono quello che sono.

Possono essere un ritrovo 'pour bavarder' piacevolmente tra persone affabili e serene come avviene da voi in 'invece forum' oppure dei luoghi dove cani rabbiosi latrano e ringhiano al primo venuto nell'angolo di casa o di bettola in cui li ha incatenati il padrone.

La mia preferenza va al primo tipo, naturalmente, e il mio confino qui tra hutu e tutsi, Lei sa bene che origini ha e che senso.

Se non partecipo al vostro forum è per la ragione semplice che non tollero le intromissioni del solito noto che latra e oggi è chiuso fuori della porta, ma domani vi rientrerà perchè il 'vizio assurdo' dei forum sta in quel buffo 'volemose bene' che, dopo qualche giorno di confronti duri e opinioni divergenti, diventa insulto e rabbia ed esclusione rinnovata.

Roba da bambini delle elementari, ma, in fondo, tanti passi in là per certi comportamenti tra persone che si pretenfono 'adulte' non se ne fanno poi troppi.

Alla solitudine io sono abituato da sempre. Nella vita e, per speculum, nei forum.

In realtà, i contatori dei miei blogs, mi dicono di un apprezzamento in lettura di un discreto numero di sconosciuti navigatori e tanto mi basta per dire che ciò che penso e scrivo va, viaggia, trova riscontri e senso di comunicazione tra esseri umani.

Il resto: le liti, gli scazzi, gli insulti, è pura noia e fastidio.

La ringrazio della sua personale considerazione (che da sola basterebbe) e La omaggio di un bel mazzo di rose tinta corallo (un po' di giallo nel rosso non guasta). Mi stia bene

lunedì 18 agosto 2008

i quacquaracquà

Ce l'hanno menata e suonata per oltre 100 giorni a grancassa battente e tutte le reti tivù e le prone redazioni dei giornali a ripeterlo in video e in voce e a giganteschi caratteri di stampa: 'il governo garantisce la sicurezza!', ' i reati sono in calo!' , 'l'esercito è per le strade e vigila coi mitra puntati'.
Nientemeno! La dichiarazione di uno stato di guerra ad uso interno. Ragazzi! questi si che hanno le palle e le esibiscono - come fa quotidianamente un povero idiota solitario in un forum di mia conoscenza.

Invece, 'il Tempo' di Roma -uno dei pilastri della stampa di regime e di famiglia- ammette sconsolato che sono ancora là, lungo l'Aniene.
I reietti cacciati dai campi rom già bruciati e distrutti con le ruspe hanno ricostruito i loro insediamenti più in là. Giocano a rimpiattino con le forze dell'ordine, si beffano di loro -esercito compreso.
Dunque, i semidei della destra al governo non hanno poteri speciali e soprannaturali, sono dei poveri pirla, come quelli che li hanno preceduti.
Hanno solo la grancassa in più di quegli altri e la usano per bene gridando ad ogni angolo di piazza mediatica e virtuale 'sono le dieci e tutto va bene!' -come facevano i 'serenos' in Spagna per tranquillizzare il popolo dormiente.
I 'serenos' nostrani non fanno di più: si limitano a dire al popolo italiano che 'percepisce' l'insicurezza pubblica che 'tutto va ben madama la marchesa', ma i reietti ci mostrano la lingua e ci spernacchiano collettivamente lungo l'Aniene e dovunque la ramazza di Berlusconi-il-Breve non arriva.
Arrivano a centinaia sulle spiagge italiane e non possiamo/sappiamo farci niente.
'Li rimpatriamo', recita il pirla lumbard dal pulpito televisivo, ma i numeri non li fornisce e sono di certo molto inferiori agli arrivi.
Destri del cazzo! vi siete spacciati per semidei risolutori di tutto il male dell'Italia malata e siete solo dei ridicoli quacquaracqua come il vostro campione di denari e la sua corte dei miracoli.

domenica 17 agosto 2008

i poveri che nascono senza il c...


Meno di tutto per tutti? Eccoti uno slogan che lascia il tempo che trova, come tutti gli slogans.

Sarà quel che il Caos tra gli uomini vorrà, caro Fire. Dello sviluppo sostenibile ce ne siamo fatti un baffo a tortiglione lungo un km e il risultato è che il pianeta Terra -bello come nessuno di quelli a noi noti che girano nella Galassia di appartenenza- è ridotto come Napoli e la sua monnezza sulle strade.

Non credo che l'apparente carenza di materie prime denunciata in questi ultimi mesi e l'inflazione che ne consegue sarà un punto di svolta, una Punizione/meditazione collettiva sufficiente a farci cambiare modello di sviluppo e modi di vivere e consumare.

Il Caos tra gli uomini regna sovrano e un Principio razionale eventualmente indicato da qualche noto economista e fatto proprio dai politici di ogni ordine e grado non riuscirà a imporsi e manifestarsi e diventare Vangelo per le prossime generazioni.

La verità è che non vediamo più in là del nostro dito da sempre. Anche adesso, che l'illusione di un progresso scientifico fa credere a qualcuno che avremo fra breve 'magnifiche sorti e progressive' e la Vita ci sorriderà da un continente all'altro e da una sponda all'altra degli oceani e il Male sarà debellato insieme alla Povertà e alla Disuguaglianza.

Niente di tutto questo avverrà, caro Fire, e guerre e povertà e stupidità dei ricchi e potenti (e dei poveri e illusi) la faranno da padrone domani come oggi e ieri.

Niente di nuovo sotto il sole, caro.

Come si diceva anni fa nel noto film: 'se la merda acquistasse valore, i poveri nascerebbero senza culo...'

Che lo Sviluppo sostenibile sia con te e nei tuoi sogni migliori.

riferimento : virgilio forum 'il caos del mondo - noi hutu e i tutsi'

venerdì 15 agosto 2008

i lunghi singhiozzi dei violini d'autunno


'Già lo sentimmo venire....' L'autunno che incede con lentezza indicibile dei versi di Cardarelli ci ha fatto il regalo di un suo anticipo agostano, addirittura ferragostano.
Temporali e piogge a dirotto hanno sospeso il mondo e le folle dei cosiddetti 'vacanzieri' sono state costrette a segnare il passo e osservare i fili e cordoni della pioggia a dirotto che prende il sopravvento sull'incessante formicare degli umani sulla crosta del pianeta.
La Provvidenza esiste e, qualche volta, ci fa il regalo di mostrarsi.

Adoro il mondo che si sospende: lo stop che madre natura impone al mondo antropizzato di brutto e costringe tutti quegli esserini informi di sotto chiusi nelle loro scatoline semoventi a levare gli occhi al cielo e mirare i fulmini che segano il cielo, lo reinventano e raccontano di cataclismi e catastrofi che precedono di millenni il mondo degli uomini e, forse, lo seppelliranno di bel nuovo -come hanno fatto colle radici delle immense ceibas nella giungla equatoriale che nascose per secoli le vestigia della civiltà dei Maya.

Benvenuto autunno delle mie brame che ti porti via l'afa insulsa di questa città di pietra e mi riapri le visioni di cielo e nuvole in movimento, autunno di moderazioni climatiche e colori che mutano, autunno di rivoluzioni (sociali) prossime venture (speriamo, chissà), autunno dei 'sanglots longs des violons' dei poeti innamorati, disperati e tristi, autunno della mia vita 'che incedi con lentezza indicibile' e (molto lentamente, neh!) ci dici addio.

giovedì 14 agosto 2008

che ci faccio qui?

'Che ci faccio qui?'

Comincerei da questo, Contessa: domanda alquanto pertinente considerati i luoghi e le idiozie che questi luoghi solitari e deserti di intelligenze mirabili mostrano quotidie, avvilendoci.

A parte le lodevoli eccezioni, naturalmente. Ad esempio quelle che hanno fatto del forum di Schiaccia per un breve momento un piacere dell'intelletto - almeno fino a quando non si sono intrecciate le solite trite questioni del chi ammettere e quanta libertà di litigio e insulto sia consentita e se sia meglio moderare a priori o a posteriori.

Liberta di insulto zero, naturalmente, per me, ma vi sono idioti patentati che fremono (come i noti bulli nelle scuole di ogni ordine e grado e i 'nonni' rincoglioniti da una disciplina militare stupida per definizione dentro le caserme).

Vi sono Homine abilis (sopravissuti nella postmodernità) che non vivono se non danno sfogo a quella loro piaga mentale che chiamiamo cattiveria mista a stupidità natale.

E di quella piaga natale si vantano, pure, e la esibiscono come i lebbrosi di un tempo sulle strade per questuare una pietas indebita e se la menano ilari con i loro datori di lavoro patibolari perchè 'fanno audience'.

E hanno ragione, ahinoi, perchè la stupidità si fa branco e specie: Homine abilis contro i Sapiens-sapiens e si riunisce in tribù e forum specifici, specialistici, di nicchia, dove tutti i destri si destreggiano a sperticare le lodi del berlusca e del tremonti e delle Irine Palm fatte ministre per l'alta professionalità acquisita e, di contro, ci godono, impuniti, a svillaneggiare i sinistri con gli insulti più rozzi e volgari.

'Che ci faccio qui?' E' la domanda giusta, Contessa, forse la sola sensata e pertinente.

Se lo chiedeva Bruce Chatwin chiuso nell'ospedale della sua prossima morte dove scrisse quel meraviglioso ultimo libro; dovremmo chiedercelo più spesso anche noi a fronte dell'ospedale-forum che ospita i mentecatti professionali e gli imbecilli da un tanto al mazzo che provocano le sue ire.

Schiacqui i suoi panni in Arno, Contessa, e rimembri i versi del Divin poeta:

...fama di lor il mondo esser non lassa / misericordia e giustizia li sdegna / non ti curar di lor, ma guarda e passa...

riferimento 'il caos del mondo -noi hutu e i tutsi' virgilio forum

gente da forum


gente da forum

'A te dell'Essere principio immenso/
materia e spirito, ragione e senso...'
Questo è l'incipit del'Inno a Satana, del Carducci, poesia che dice lode di Satanasso per esaltare il contrasto coll'altro principio ispiratore dell'universo: il Sommo Bene, Colui-che-tutto-può-e-vuole.
La prendo alla lontana per dire che, se vogliamo il Bene (oppure il più laico bene) non abbiamo che da camminare lungo il sentiero del retto agire e stare lontani da patiboli e altri luoghi oscuri bazzicati da tipi/e poco raccomandabili che se la suonano e se la menano quando non si menano di santa ragione. Gente attratta da corde insaponate e botole che si aprono di scatto con rumore sordo.
Insomma, prima di arrivare alle canne del gas, bastava lasciare la gente che ama le cantine e le schifezze (tra queste mettiamoci pure Berlusconi e derivati) a bollire nel brodo suo primordiale, - condannata dalla sua storia personale a tirare la volata a coloro che non possono fare a meno di offrire il collo al boia e al carnefice.
Bastava girare al largo e non offrire il destro (o il sinistro) a chi si prende il braccio e te lo torce per pura cattiveria. La qualità umana si annusa semplicemente alzando il viso in alto. Non occorre intrecciarci un dialogo.
Ma il bisogno di un cattivo è talmente forte fra i buoni che, c'è da giurarci, torneremo a leggere di gente che si stomaca per gli insulti e 'non ci posso credere!' e straccia i nick e sbatte le porte - salvo rientrare dalle finestre di notte.
Gente da forum.

riferimento : Virgilio forum 'il caos del mondo - noi hutu e i tutsi'

martedì 12 agosto 2008

orchi e topi di fogna

Ci sarebbero argomenti più seri di cui occuparci -come quel tale, lo Zelig nazionale, che va per i mercati a fare le sceneggiate sui prezzi delle verdure e della pasta e si finge massaia (dopo essersi finto presid.del cons.dei ministri e molto altro) e riesce a convincere gli italioti, quelli delle 'paure percepite' che hanno votato per lui, che in quel modo, con quelle scenette deliziose da Carosello d'antan, tutto tornerà come prima e i prezzi, come d'incanto, torneranno a scendere.

Ma incombono sui nostri afosi pensieri d'agosto le 'povere lucciole' che - come dice la Corso, loro sindacalista, 'corrono impazzite di qua e di là nelle diverse città per sfuggire ai sindaci-sceriffi'. Povere criste.
Molte di loro sono per davvero le 'ultime della terra', ma occorre ribadire che una tale tristissima situazione non dovrebbe, in ogni caso, giustificare l'approdo alle miserabili sponde delle belle di notte per essere prede di quei miserabili che vanno sotto il nome edulcorato di 'clienti'.
'Orchi con denti di cannibali' scrive Michel Tournier nel suo più famoso romanzo di certa umanità nota a noi tutti . E come si può dare corso al gesto più bello e intenso della comunione dei corpi tra esseri umani con ancora in testa la ferocia della belva preistorica che azzanna una ragazzina tra i sedici e i venti, lacerandole la coscienza di vita con un pugno di euro gettati sul corpo dopo lo stupro? Su i pantaloni e via: tornato bello e rispettabile di fronte al suo prossimo negli uffici, nei supermercati e in famiglia.
Non parlatemi di condiscendenza della vittima, per favore.
Nelle condizioni di cui si parla, - nei casi di veri e propri stupri delle 'ultime della terra' che subiscono il doppio sfruttamento del pappone o del mercante di carne umana -, sarebbe cinismo ributtante da topi di fogna.

Tutto questo non autorizza nessuno - neanche la sindacalista Corso - a invocare il ritorno al permissivismo e allo status quo ante-interventi delle forze dell'ordine.
L'azione di ordine pubblico deve svolgersi parallela a tutte le forme di possibile assistenza alle vittime – quando accertate tali.
Ma basta! con il peloso pietismo sulle ultime della terra per giustificare il libero corso alla prostituzione decisa da alcune 'professioniste' in scienza e coscienza perchè via 'facillima' ad accumular denaro facile in comoda posizione orizzontale.
Non riuscirà mai a convincerci, la Corso, che quel genere di scelta esistenziale può equipararsi a una qualsiasi altra professione e/o lavoro.
Vendersi il corpo non è 'lavoro'. E' , e resterà, abiezione e alienazione dal sé della propria privata coscienza di vita e dal comune senso della dignità personale fino alla consumazione dei secoli.

E se qualche suonato estivo in affanno neuronico vorrà parlarmi di 'moralismo', faccia precedere questa sua definizione (cosi come quelli che si riempiono la bocca di 'giustizialismo' parlando del caso Berlusconi) da quest'altra: che cos'è 'morale' nel nostro mondo di uomini e donne e che razza di disegno di futuro consegue alla definizione che -bontà sua- vorrà offrirmi.

domenica 10 agosto 2008

impressioni, espressioni


Se ne sta accovacciata addosso al muro all'ombra. Ha gli occhi chiusi, sembra dormire, ma un'espressione di interna estasi la dice preda di un sogno che la incanta.
E' bianca d'incarnato, un bianco innaturale -come non se vedono più di questi tempi di abbronzature obbligate e facce del sud del mondo che approdano numerosissime alle nostre spiagge.
Anche il modo in cui sta accucciata non è di oggi: ignuda al modo degli etruschi -che non si vergognavano dei loro corpi e nell'al di là dei sogni portavano intere le vite lasciate: immagini funebri di banchetti, le mandrie possedute, gli schiavi, i piaceri sessuali, etc.
Sono prossimo alle Fondamenta Nuove e sullo sfondo è il cimitero: vicinanza che giustifica questa statua di Bella Dormiente addossata al muro da mettere sopra una qualche tomba – per chi ama il genere 'pagano' e rifugge da Cristi, angeli dolenti e via elencando delle noiose figurazioni della stanca cristianità.
Non è facile per uno scultore indovinare le espressioni di un viso: rendere la dolcezza di una Madonna con bambino o, come in questo caso, dire la beatitudine sognata di un vuoto dell'al di là dei sogni che riempiamo di immagini consolanti.

Ricordo certe caverne-chiese dello Sri Lanka, stipate di statue del Buddha sdraiati, seduti a gambe incrociate, in piedi. Quasi tutte con gli occhi chiusi perché non vedere le cose del mondo e le persone mette al riparo dai desideri che danno dolore. Che strana filosofia questa dell'abbandono al Nirvana del Nulla che consola della sofferenza di esistere e incanta la mente!
L'arte del nostro Occidente sorride per l'incontro con la Bellezza - quasi sempre muliebre : la Donna-'che tanto è grande e tanto vale', la guida al Fattore, l'Amore che si libera dei corpi e si fa Divino .
L'Oriente, invece, si chiude al dolore del desiderio, respinge la Bellezza come seduzione e peccato del desiderare e allora poco importa che le espressioni dei Buddha non siano perfette, non riescano quasi mai a dire l'Ineffabile del sogno che sta dietro gli occhi chiusi.
Importa dire il distacco, la morte raggiunta volontariamente: il non essere e non desiderare.
Pure una tale filosofia convince alcuni dei nostri. Ho visto gente dell'occidente cristiano inginocchiarsi in preghiera davanti a quelle statue e quelle effigi; gente vestita di bianco - colore del lutto laggiù - compresa del fascino esotico di qualcosa di difficilissima comprensione; occidentali esteti del Nulla - che sconfinavano nel ridicolo, una volta smessa la divisa esotica e tornati alla patrie di provenienza e alle normali occupazioni e frequentazioni.
'Viagiar descanta', scriveva l'autore di Cortomaltese, 'ma se uno parte mona torna mona'.

venerdì 8 agosto 2008

orsi irsuti, tanghère,lottatori di sumo


E' un punto di svolta storico, il giro del paletto, direbbero i regatanti di qui. Si è incrinato il mio rapporto d'amore col tango; comincio ad osservarlo iper criticamente, mi sono rotto i coglioni di tutta quella apparente e insulsa democrazia tanghera di tutte le femmine giulive e saltellanti e ancheggianti che ballano con tutti: brutali lottatori di sumo e orsi irsuti e sudatissimi compresi - insieme alle tragiche controfigure di 'Fantozzi-alle-prese-col-tango'.
Guardatele bene in faccia: tengono gli occhi chiusi in espressioni di assoluta beatitudine - neanche fossero sante Maria Goretti dopo la pugnalata fatale che la consegnava al paradiso delle sue brame o delle postmoderne discepole del Buddha - giunte al Nirvana per le vie traverse dei 'traspiè' e degli 'ocho' e delle 'sacade' e mirabolanti 'voleo'.
Ma via! E guardateli bene i vostri compagni-conduttori una buona volta prima di chiudere gli occhi e partire sognanti alla volta dell'iperuranio tanghèro!
C'è chi vi maneggia come fossero idraulici le loro poderose chiavi inglesi e i tubi, chi si appisola sulla vostra spalla destra ruminando gomme da masticare-contro-l'alitosi, chi si guarda intorno spaventato per tema di aver troppo osato e chi saltella al centro della pista neanche fosse Pippo-cammina-dritto-sennò-ti metto-sul giornaletto.
Il tango è epitome del vivere, care le mie tanghère: compendio di tutte le sensate cose che viviamo nella quotidianità - nel corso della quale operiamo umane selezioni (a volte feroci), ci sposiamo, amiamo un solo uomo/donna alla volta.
E' bastato che un tale abbia tirato fuori dal cappello da prestidigitatore il bianconiglio del 'pensiero triste che si balla' e che i maestri argentini accorsi in massa da noi ci abbiano messo del loro con 'embellecimientos' e giravolte fiorite ed ecco le code alle milonghe, eccovi fuori di voi vestite all'odalisca o con brandelli di pantaloni cuciti solo alle caviglie a furoreggiare col primo personaggio strampalato che vi invita all'estasi tanghèra, smanettandovi a destra e a sinistra come si fa col volante di una fuoriserie in preda all'ebbrezza da vino o altro.
Una volta si raccomandava anche un po' di 'sale in zucca' ed essere ammodo e qualche altra virtù e talenti accessori, ma non usa più nell'era del 'licet insanire' h24X365gg di fila 'in anno'.
Basta la musica di una milonga, chiudere gli occhi e si parte. Destinazione? Chiedetelo a loro. L'estasi tanghèra non è di questo mondo.

giovedì 7 agosto 2008

vendiamo amore


C'è una tale, presidente di un qualche comitato che difende i diritti delle prostitute, che afferma che loro, le prostitute, vendono amore. Che c'entriamo noi con la sicurezza, chiede.
La (in)sicurezza di strade e quartieri dove si pratica la prostituzione è evidente a chiunque sia costretto a transitarvi, ma non a lei. Lenoni e ceffi affini sorvegliano il 'territorio' di appartenenza, pronti a intervenire in caso di bisogno delle assistite; le macchine dei clienti si fermano in assoluta impunità di sosta improvvisa e senza neanche uno straccio di freccia o luci di sosta lampeggianti.
Certo 'sindacalismo' prostituito fa venire il dubbio che si negherebbe perfino l'evidenza pur di affermare il permanere di un malcostume e l'esercizio di un preteso 'diritto' a vendere il proprio corpo.
Non è esattamente come con le salsicce o l'insalata e i cetrioli: un tanto al chilo e, a proposito di 'sicurezza' non sarebbe male chiedere a ginecologi e urologi di pubblicare un libro bianco sull'incidenza delle malattie sessuali tra i cosiddetti 'clienti' - fermo restando che, data l'omertà e la tendenza atavica a non dare pubblicità al vizietto, i dati eventualmente forniti sarebbero da considerare molto al di sotto del reale tasso di pericolosità sociale relativa a contagi importati in famiglia e trasmessi alle mogli o alle fidanzate.

Ma l'affermazione più incredibile è quella de : 'vendiamo amore'.
L'abbassare velocemente i pantaloni e infilare lo storico arnese in una potta a pagamento possiamo davvero definirlo così? Amore? Vediamo che dice il vocabolario.
'Moto affettuoso, inclinazione profonda verso un'altra persona': questa la prima definizione.
La seconda è: 'Attrazione sessuale verso un'altra persona'. E ci siamo quasi.
Ce n'è una terza e una quarta, ma virano verso il filosofico e il religioso e andiamo fuori tema.
Per restare alla seconda: troviamo giusto che una tal specie di amore, quello che fa accorrere il sangue nei posti giusti, trovi soddisfazione rapida e repentina e a pagamento?
Dalla 'donna di malaffare' alla più sbrigativa 'prostituta e 'puttana' abbiamo traversato secoli di disprezzo maschile e femminile - ma più femminile; immagino per la vaexata questio di una concorrenza sleale. Più semplicemente io domando: non è una spaventosa banalizzazione del complesso sistema emozionale che chiamiamo 'attrazione sessuale' quello di mettere mano al portafoglio e ottenere agile ingresso nella nota 'passera' - oggi globalizzata e soggetta a ulteriore svendita e prezzi altamente concorrenziali?
Beh, l'argomento è di gran peso, come il problema del sesso per certuni che trovano facile e non problematico risolvere la cosa al modo che ci è noto.
Personalmente, non mi riesce di guardare in faccia una avvenente sconosciuta e tralasciare di parlarle, conoscerla, flirtare almeno un po' prima di estrarre l'arnese.
Devo proprio essere di un altro secolo.

mercoledì 6 agosto 2008

prosciutto e meloni


Ci sono più cose in cielo e in terra di quante la mente degli uomini riesce a immaginare. Chi l'ha detto? E' indetto un concorso a premi. Il vincitore avrà servita una porzione di prosciutto e melone dei migliori su piazza. Virtuali, s'intende.
Il fatto è che quando la politica ci prova con le altre arti dell'umano coesistere perde sempre.
La Meloni (Giorgia) ha perduto la faccia nello scontro/incontro con un pugile tosto che l'ha stesa con l'uppercut del sarcasmo di fronte ai tentativi patetici della suddetta (e degli altri politici a lei affini) di scaricare sugli atleti presenti e gareggianti a Pechino l'onere di una protesta contro la violazione dei diritti umani che, da sempre, si pratica colà.
'Un bel tacer non fu mai scritto' - bisognerebbe ricordarglielo alla Meloni ormai farcita di sarcastico prosciutto.
Non hanno mai parlato troppo, né in chiaro, questi 'aennini' di risulta del loro tragico asservimento/annichilimento nelle liste di sua maesta Berlusconi-il Breve; chissà perchè oggi si sentono facondi e scoprono che -forse, chissà- qualcosa si poteva fare e/o dire della tragedia politica cinese, ma siccome sua Maestà-il-Breve nicchia e non accetta comportamenti difformi dalla Linea Stabilita (da Lui e i suoi Fidi) tocca giocare di sponda, inventare il biliardo politico e invitare chi c'è e gareggia e se la sente di fare l'eroe a un gesto significativo.
I meloni col prosciutto addosso perdono la loro specifica essenza fruttata.
Potrebbero perfino essere serviti a tavola col salame. E, si sa, coi salami non c'è competizione.

lunedì 4 agosto 2008

un mese strano

Agosto è un mese strano in cui parlano i più segreti pensieri e prendono vita i fantasmi e tu vai a tentoni negli angoli oscuri della mente e cerchi il senso dell'esserci stato così a lungo in quest'angolo di universo strampalato dove ti hanno sbattuto gli angeli infantili senza interpellarti né chiederti, di tanto in tanto, che ne pensi e dove credi di arrivare lungo questo tortuoso sentiero.
Giunto alla svolta del mezzo secolo più una manciata di anni inutili che intasano la memoria il senso dell'esserci (stato) non è ancora chiaro, anzi!
Hai (abbiamo) fatto un sacco di cose strane, buffe, ammalianti, tenere, disperate.
Abbiamo amato chi ci è stato caro come abbiamo intuito possibile e giusto per il nostro animo e sentire.
L'amore (come la musica, la poesia, le arti figurative) è un problema di talenti - che si sviluppano solo in presenza di terreno fertile e cure amorevoli, sennò vira in tragedie di senso e/o tragedie tout court.
Ci siamo presunti leggeri (in gioventù), ma il peso degli anni carica la coscienza di tutte le straziate lontananze e gli addii che ci addolorano e ancora ho in mente i versi di Montale:
'Ho sceso dandoti il braccio/almeno un milione di scale/e ora che non ci sei più/è il vuoto ad ogni scalino.'
Per dire di cosa si nutre un amore, di quali figurazioni e piccoli movimenti e pesi e il sesso, certo, lo nutre, se c'è, e gli dà corpo e gioie, ma un'essenza (sottile, impalpabile, eppure essenza) ci dice che sono gli altrove della mente che ci intrigano e affascinano - seppure ci appaiono bui, a volte.
Gli altrove dove vorremmo essere.
Dovevo volevamo restare - se solo ci avessero chiesto un parere.

sabato 2 agosto 2008

newsletter feom the beautiful city - part two


Se mi coglie un brivido di insensato per quanto è della mia vita e delle mie azioni, mi forzo ad uscire di casa. Non c'è miglior cura di quella dell' osservare attentamente l'insensatezza generale che ci circonda per dire che ubi maior minor cessat e tornare a credere che una savietà di fondo guida le mie azioni e giustifica i miei pensieri, quale che sia la vita che conduco.
Venezia è un parco-giochi turistico dove tutto è lecito, anche che in una calle fitta di gente che va di fretta due ragazzini, privi dell'attenzione dei genitori, giochino a palla tra le gambe dei turisti e che, invece di essere sgridati, il loro gioco si allarghi e diventi un frenetico rimando della palla tra sconosciuti e risa e felicità dei due discoli.
Che cosa c'è di più insensato di un matrimonio celebrato intorno all'una del due di agosto quando il solleone massacra il sagrato di afa e annega di sudore gli abiti della sposa e degli invitati rintanati in uno scampolo di ombra? Pure si fa e torme di turisti beati dell'evento fermi a fotografare, anch'essi incuranti del sole a picco.
E che dire dei neri per caso o per sorte che se ne vanno indisturbati per calli e campielli con i loro borsoni pieni di borse taroccate, incuranti delle ricorrenti minacce di sequestro della merce che vengono dal municipio?
'Facite 'a faccia feroce' si dice a Napoli, ma qui a Venezia di feroce non ci sono neanche gli storici leoni - che poggiano la zampa sul libro dove sta scritto 'pax tibi Marce'.
Pax anche a voi, cari i miei neri che dispiegate impuniti i vostri lenzuoli sui ponti e fondamenta sempre intasate, incuranti del pochissimo spazio che questa città offre al deambulare distratto dei suoi milioni e milioni di ospiti.
Invano si chiede alle migliaia e migliaia di persone in visita e agli abitanti di rispettare la città e lasciarla pulita. Manifesti sprecati. La legge dei grandi numeri rende vano e stupido ogni tentativo di convincere e ci sono proprietari di cani che, si, raccolgono le deiezioni dei loro cani e le insacchettano, ma lasciano il sacchetto sur place. Quando si dice del meraviglioso funzionamento dei neuroni del nostro prossimo!

Un giovane padre, alto e dinoccolato, si trascina dietro il figliolo che arranca sui suoi sandali troppo larghi - camminando sotto muro nella piccola porzione d'ombra che l'ora consente. Il dialogo che ha col figlio lo dice padre separato e poco capace di autorità, tuttavia qualcosa di tenero si mescola alle domande improbabili alle quali non sempre il figlio riesce a rispondere sensatamente.
Siamo entrambi sul vaporetto che mena alla Giudecca e l'onda assassina del canale fa ballare tutti; io, in automatico, mi muovo di lato come se una musica del tango mi invitasse a cercare il mio asse.
Ecco perché mi viene facile il tango: perché è contenuto nel gioco dell'onda e nei continui 'traspié' che mi impongono i sorpassi a passo di corsa delle greggi turistiche che intasano le calli.
Venezia, capitale dell'insensatezza, città che restituisce senso alle menti di chi dubita della propria.

venerdì 1 agosto 2008

anniversari e reperti


...come fosse il pane quotidiano

acqua che bevi con semplice gesto

fiore di campo cresciuto a rilento

lungo l'inverno ed ha lunga radice;

come fosse luce della mente

che ogni giorno ci rischiara i passi

e fa sorridere gli occhi curiosi,

questo tuo ultimo dono con mani

provvide mi offrivi ( a me che il buio

conosco meglio di un attento gufo),

dono d'amore negletto pel mistero

delle esistenze nostre condannate

ognuna a una sua storia indicibile

a un suo dolore nascosto e sordo;

come fosse un tuo bacio ultimo

di irrimediabili addii senza speranza,

questo tuo libro mi promette il 'come

si può imparare ad essere felici'.

Io oggi lo rispolvero e risfoglio

e il tuo amoroso viso piango

che ho perduto.