giovedì 31 maggio 2018

Venezia la luna e tu. Ieri accadeva



Dimenticare Venezia - 01 giugno 2013
Rutilante, è la giusta definizione. Una città chiassosa e fulgente di artisti di ogni genere e tipo ed etnia e movimento di avanguardia e/o retrospettiva e di varia altra gente (e sono i più) che sull'arte e il talento degli altri 'ci campa' - vedi quei tali, i critici e i mercanti d'arte, che per due frasi raffazzonate e da 'fumo negli occhi' si fanno pagare come fossero orefici, e, per molti, vale la definizione di un mai dimenticato loro collega che scriveva sul vecchio Espresso-lenzuolo e li liquidava con un icastico: '...non si poteva dir meglio se si voleva dir niente'.
Però il 'mercante in fiera' è figura magica e molti artisti gli farebbero un monumento, se li adottasse e li inserisse nella sua scuderia - dove perfino notori ronzini diventano stalloni e le loro quotazioni vanno alle stelle perfino se raffigurano stalle di 'arte povera' o le vacche tagliate a metà e mostrate colle interiora in evidenza nelle teche piene di formaldeide.
E non c'è discussione sul senso e sul significato dell'opera che tenga, di sala in sala e di performance in performance e di biennale in biennale, perché 'gli artisti' e i loro derivati e succedanei sono come gli alieni di un pianeta a parte la cui lingua è sconosciuta ai più, ma non a 'quelli della erre moscia' - quella fauna internazionalista 'da biennale' che intasa calli e fondamenta coi vernissage. Gente totalmente e ridicolmente autoreferenziale che bene ha sbeffeggiato e coglionato Sordi in cinematografica visita alla B78 nel suo notissimo e gettonatissimo film di culto.
E conosco personalmente un tale, un 'artista' che ci ha la fissa della fica che neanche berlusconi, poverino, e la rappresenta e raffigura in cento e cento icone in tutte le salse e oniriche raffigurazioni, - postmoderno seguace del Courbet de 'L'origine du monde' che tante tortuose vie e nicchie psicanalitiche ha mostrato ai posteri; e naturalmente gli va a corredo il fallo, (yin e yang mai il Cielo li divida e li disperda), e si accompagnano (le artistiche fiche) colle inevitabili erezioni e le eruzioni di un altro tale di cui mi hanno s-parlato, che raffigura sbuffi di fumo e lapilli e colate laviche - neanche s'immaginasse possenti Giganti ipogei in frenetica e spavalda attività nelle loro segrete alcove.
E, l'altra sera, un cinese si mostrava al telegiornale regionale trasvolante sulla laguna colla sua artistica sposa, come se imitasse il Chagall che ben conosciamo, ma ci pareva, tutto quel suo apparato ingegneristico postmoderno e invenzioni gravitazionali leonardesche, una pallida imitazione di tanto 'dejà vu' artistico da dirla paccottiglia turistica della più vieta; e potremmo affidarne la vendita ai 'neri dei borsoni taroccati' che stazionano sui ponti pronti alla fuga e integrarli così nella baraccopoli turistico-artistica che intasa i vaporetti e riempie i ristoranti. E i più felici, in questi giorni di orge turistiche para artistiche, sono gli attori economici di sempre che riempiono fuori dai modi e privatizzano la città: osti e locandieri che magari dichiarano al fisco la metà di quello che dichiarano i loro dipendenti, giusto per stare alle statistiche.
Della serie: 'Dimenticare Venezia' e /o farne una copia galleggiante sulla foce del Po.

mercoledì 30 maggio 2018

L'altro ieri accadeva


Grazia del ciel, come soavemente...
E' come la 'sindrome della pagina bianca' che affligge gli scrittori. Per giorni e giorni è il vuoto che la fa da padrone nella tua mente e niente di notevole, di memorabile vi si affaccia - come se il mondo si fosse appiattito e la gente improvvisamente tutta rinsavita o rintanata causa pioggia e che non da adito ai commenti indignati, ai dibattiti, alle polemiche.
Perché, lo sapete, noi esseri umani vogliamo continuamente stupire ed essere stupiti – e i giornali vivono sullo scandalo permanente e fa notizia 'il padrone che morde il cane' e non viceversa e, parafrasando il Metastasio: 'E' lo stupire il fin delle gazzette'.
Ma, da giorni, niente più ci stupisce. berlusconi è silente in attesa di arringa difensiva dei suoi 'cavalli di caligola' Longo e Ghedini e parlano in sua vece i suoi bravi, la santanchè e gasparri, ma è come quella storia in cui si racconta che: 'Bussarono alla porta, andai ad aprire e vidi il Niente.'
E neppure il Grillo ci stupisce più. Che fosse Parlante, lo sapevamo e, parla che ti riparla, qualche Grossa Sciocchezza la macini, è inevitabile.
Dovremmo tutti tornare al silenzio di un cielo fitto di stelle o di un paesaggio di straordinaria bellezza e nutrirci di quel silenzio e tenerlo dentro a lungo – e imparare a fissarci negli occhi e cogliervi delle emozioni silenziose - ci farebbe un gran bene, credo.
Perciò non vi tedierò oltre e propongo alla vostra riflessione solo un paio di distici old style che potrebbero sostituire nei vostri cuori e le menti tutto l'avvilente bailamme di una politica che rottameremmo per intero, se fosse per noi, e trasferirci a volo d'uccello, che so, tra i fiordi della Norvegia o a Giava, a imparare il teatro delle ombre e rappresentarlo, poi, qui da noi, per la gioia dei bimbi – colla parte del cattivo affidata, ca va sans dire, a berlusconi-lex luthor e il redemptor a Letta, gravato della croce di governare le larghe discordie.
Grazia del ciel, come soavemente
ti miri ne la terra abbeverata,
anima fatta bella dal suo pianto!
O in mille e mille specchi sorridente
grazia, che da nuvola sei nata
come la voluttà nasce dal pianto,
musica nel mio canto
ora t'effondi, che non è fugace,
per me trasfigurata in alta pace
a chi l'ascolti.
Nascente Luna, in cielo esigua come
il sopracciglio de la giovinetta
e la midolla de la nova canna,
sì che il più lieve ramo ti nasconde
e l'occhio mio, se ti smarrisce, a pena
ti ritrova, pel sogno che l'appanna,
Luna, il rio che s'avvalla
senza parola erboso anche ti vide;
e per ogni filo d'erba ti sorride,
solo a te sola.
Tanto avevo in animo di dirvi oggi. Godetevi il grigio del cielo e sperate nel sole.
Verrà, lo so per certo. C'è sempre un po' di sole nascosto nell'aria che intiepidisce.
E fu subito estate.

Quei burocrati 'europei' sordi e grigi.

Basta uscire e camminare per la città per rendersi conto che tutto il panico idiota che ci rifilano a pieni video i tiggi di regime – rainews24 in testa – è smaccata propaganda pro poteri forti e pro 'mercati': che dovrebbero insegnarci come e per chi votare, secondo il verbo pro pd di s-governo appena scorso di un tale Oettinger, tedesco, - un signor nessuno che dà fiato alla bocca come quei giornalisti post renziani incistati in rai che seminano quotidianamente l'idea del caos quale mina per affossare la Lega e il M5S al prossimo giro elettorale.
Basta uscire e camminare per la città, dicevo, e noterete, come io noto, che i ristoranti e i bar sono pieni e la gente va al lavoro normalmente – e, per quanto attiene la produzione di beni e servizi, i dati sono gli stessi di prima del 4 di marzo – e la sola cosa che è cambiata è il sentire politico degli italiani che vogliono un diverso governo della cosa pubblica e dell'ordine pubblico.
L'economia reale funziona perfettamente, dunque, e il solo impazzimento è quello della cosiddetta politica dei burocrati pro U.E. - e i 'trattati' intangibili come il Vangelo - che paventano sfracelli e rischi per il quieto tran tran delle comode cadreghe su cui sono stati seduti fino a ieri.
E la rivoluzione elettorale italiana è davvero un rischio e una giusta punizione solo per l'inedia e lo s-governo passato di costoro – e potrebbe costituire, invece, un pungolo e uno stimolo a ripensare le vecchie e stantie regole di convivenza assassine delle economie più fragili dell'eurozona, ma quei burocrati sordi e grigi, Oettinger in testa, preferiscono tentare il colpaccio e il fendente contro il popolo sovrano, e l'accorto pilotaggio al ribasso dello spread e delle borse – i famigerati 'mercati' - è per costoro viatico e idromele che garantisce obbedienze di regime e la punizione di quegli scervellati italiani che si sono permessi di dare un segnale forte di cambiamento.
L'augurio è che quell'idromele vi vada a stranguglione e le vostre cadreghe 'europee' sussultino fino a farvi sbalzare il culo a terra, malnati.

Assicurare il debito dell’eurozona dentro un Fondo: la proposta di un gruppo di economisti al governo che verrà
CORRIERE.IT

lunedì 28 maggio 2018

Una faccia, una razza.


E bene fanno quelli dell'Anpi, - partigiani del ricordo e tuttora resistenti di ogni cosa nuova diversa dalle narrazioni tragiche della Resistenza - fanno bene a coccolare e a scendere in piazza tetragoni a difesa del loro sodale ad honorem: il partigiano Sergio – eminente figura di resistente al nuovo che avanza e che oggi si ritrova con la faccia stanca della Merkel sovrapposta alla sua in un fotomontaggio che li dice, impietosamente, 'una faccia, una razza' politica ed economica.
E quella che veniva detta retoricamente 'l'istituzione di garanzia' della Repubblica,nel vetusto linguaggio del peggiore giornalismo italico, si ritrova oggi nella polvere del suo altare in macerie - e Sergio è più partigiano che pria e fiero portabandiera di una sinistra allo sbando che sposa tutte le cause perse: dai migranti a grappoli e fiumi che arrembano sulle nostre coste (e nessuno sbarco in Spagna o a Malta o in Francia, chissà perché) all'Europa dei cinici mercati e del rigore cieco e sordo ad ogni ragionevole variabile - e che va in pezzi ad ogni nuovo distacco ed 'exit' e fiera opposizione alle sue dissennate politiche: dal gruppo di Visegrad, passando per Austria e Gran Bretagna e oggi l'Italia in fiamme e sotto attacco (guidato?) dello spread.
E ne vedremo e ascolteremo delle belle nelle piazze contrapposte e, tutto sommato, la richiesta di impeachement, se accolta, ci aiuterebbe a capire se è vero – come dice Di Maio – che il partigiano Sergio ha rifiutato anche altri due nomi, oltre a quello di Savona, così dimostrandosi fiero avversario della novità politica del governo giallo-verde per dichiarata appartenenza ai poteri forti dell'Europa e ai servi sciocchi del pd che lo votarono in parlamento quale ultima trincea di difesa da cui ancora si spara a palle incatenate contro il popolo sovrano che li ha bocciati nelle urne.
Al prossimo appuntamento post elettorale, presidente. E chissà che altri nomi di ministri vorrà bocciare, in Ottobre, ce lo faccia sapere, così ci prepariamo.

domenica 27 maggio 2018

Di ville e pavoni e vecchi inni. Auz armes, citoyens!

Perfino i pavoni che abitano il parco della villa storica che ho qui nei pressi stamattina gridano al golpe istituzionale e volano nervosi e incazzati, dandosi il cambio sulla sommità dei timpani e delle statue e dei camini – che, al confronto con gli odierni accadimenti tragici della nostra democrazia zoppa e finto-costituzionale, anche la calata dei francesi di Napoleone che qui si acquartierarono, mettendo fine alla vita stenta della Serenissima Repubblica, sembra accadimento di minor peso e data di inizio della modernità e delle mitiche costituzioni repubblicane da lui imposte sulla punta delle baionette.
E, se proprio vogliamo trovarci una nota di leggerezza in tanto dramma e ira delle schiere contrapposte e rullar di tamburi e peana di guerra elettorale prossima ventura, io la trovo nella battuta infelicissima e ridicola del giornalista che cura la rassegna-stampa di rai news 24 del mattino – un soldato giapponese post renziano tuttora in tuta mimetica ed elmetto e fucile in pugno nella giungla indonesiana dell'informazione partigiana che ci affligge – che chiosava di malavoglia l'articolo di Travaglio sulla crisi dicendolo 'partigiano' e 'fazioso' – come se il cerchio magico dei giornaloni di regime e dei loro direttori radical chic che si stringono a coorte intorno al partigiano Sergio chiuso nel bunker del Quirinale fossero, invece, un esempio fulgido di libera stampa oggettiva e per nulla faziosa (sic).
Il bue che da del cornuto all'asino.
Così, cari lettori, vanno le cose in questo nostro lembo di Europa stanca e provatissima, dopo decenni di guida politica sinistra, che hanno ridotto l'inno alla gioia di Schiller/Beethoven a uno straziante canto di speranza di futura rinascita, - ma intanto curiamoci la Merkel e Macron e Mattarella maestri di cappella stonati e generali perdenti di una idea di Europa manifestamente a pezzi e che si affida al cinismo dei 'mercati' per affossare le libere scelte della volontà popolare.
Aux armes, citoyens! Le urne future saranno la nostra tomba o l'inizio di un'era e nuova idea di democrazia reale e popolo sovrano.
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The end e lacrime di gioia

Ieri accadeva  - 27 maggio 2013
 Sulla brevità è stato costruito il 'social network' chiamato Facebook. Brevi flashes sulle nostre vite che dovrebbero dare un'idea di 'chi siamo e cosa vogliamo' e di cosa nutriamo le nostre menti fragili. E ancor più brevi sono i 'cinguettii' di quell'altro suo concorrente che non ci fa mai mancare i fiati dei nostri politici e dei 'famosi', in aggiunta ai nostri. Come se non potessimo privarci dei fiati di una Santanchè o del Gasparri - che condanneremmo volentieri agli esercizi spirituali a vita in appositi conventi di clausura. 
E, interrogato sul senso che ha il cinguettare e vario cantare dei passeri e gli altri uccelli, un noto studioso del ramo rispose laconico: 'Non vogliono dirci niente.' Semplicemente cinguettano per dare aria alla bocca o per dimostrare di essere vivi, chissà.
E io resto basito di fronte alla perentorietà di certe citazioni di noti romanzieri che non lasciano scampo tanto sono ben dette e ci costringono alla riflessione collettiva - come certi, sbalorditivi e mirabili, 'tweets' di Linus, Snoopy e Mafalda.
E una volta mi è capitato di leggere una sorta di versetto biblico che recita: 'Amare vuol dire non dover mai dire mi dispiace.' Che se ti capita di leggerlo sulle cartine dei baci Perugina ti vanno a stranguglione e li senti amari. Però è una 'vera verità', se ci pensi, perché sintetizza quel meraviglioso fluire di cose tutte giuste e perfette che appartengono al regno degli amori felici - e niente li turba ed è tutto un tubare e un abbracciarsi e uno scoppiare di incontenibile felicità e niente che dispiaccia, nemmeno la pioggia, e anzi i due amanti vanno danzando, appunto, come mostrava un noto film di altri tempi.
Ma a me, maledetto 'avvocato del diavolo' per vocazione e prassi consolidata, vengono a mente alcune possibili obiezioni che dovrebbero mitigare e rendere più dialettica quell'affermazione talibana, tipo : 'Mi dispiace non avere abbastanza soldi per comprarti una casa al mare.' Cribbio.
Ed è vero che l'amore non ha bisogno di una tale frivolezza, però aiuta a vivere e a dare ulteriore fuoco e fiamma a un amore che ha il sole dentro di suo.
E, forse, bisognerà assolvere il Berlusconi e credere che sia vero amore quello che ascoltavamo nelle intercettazioni: delle sue 'olgettine' che lo svegliavano la mattina e gli dicevano: 'Amore vuoi che vengo stasera?' (il congiuntivo non usa in certi ambienti). Perché lui le case al mare e un posto nelle liste elettorali e un appartamento più che dignitoso e la pelliccia o una bustina con un po' di denaro a fine serata non le negava a nessuna e il 'mi dispiace' gli è verbo intollerabile e lui stesso dice che loro, i berlusconiani, sono 'il partito dell'amore' a cui dispiacciono solo certe sentenze avverse dei 'magistrati comunisti'.
E finirò per convincermi che davvero l'Amore è una potenza assoluta – se ti fa attraversare indenne tutto l'Inferno in terra e il Purgatorio, e ti ritrovi accanto, poi, la Beatrice in Paradiso - e durante tutto quello straordinario tragitto non hai mai pronunciato un 'mi dispiace' che sia uno, bensì concludi con viso radioso, mirando il viso e il corpo dell'Amata: 'Amor che move il sole e l'altre stelle'.
The end e lacrime di gioia.  

sabato 26 maggio 2018

Arte e dintorni. Ieri accadeva

L'Arte alle prese col buonismo 27 maggio 2016
E c'è un palazzo, qui in città, occupato manu militari e per intero da una quantità incredibile di artisti - e fino al sottotetto, magistralmente organizzato dai curatori con le travi secolari che sembrano più 'artistiche' delle opere esposte e interposte e miracolosamente sospese.
E si son messi insieme artisti delle Seychelles, delle Filippine, della Mongolia insieme a tedeschi e statunitensi, e chi più ne sa più ne elenchi, nel dar vita a una kermesse artistica visitatissima e apprezzatissima – non come in altri palazzi parecchio deserti che ti fanno venire in mente come nell'arte contemporanea talvolta l'offerta superi la domanda e molti artisti non ce la fanno più a 'stupire i borghesi' con messaggi forti, troppo forti da strappare a un visitatore, a mezza bocca, un 'disgusting' che gli saliva dallo stomaco.
E quel desso ne aveva ben donde, trattandosi di una serie di fotografie e un video di un artista tedesco che raccontano una performance di donne ignude distese su croci e cosparse di sangue e folpetti neri e grigi dazu a completare l'immangiabile e incomprensibile menù.
E il sangue attrae un sacco i pensieri dolenti di molti artisti – se perfino la Marangoni, al Pesaro, ci mostra un lungo filo al neon rosso-sangue che parte da una struttura circolare sospesa sull'acqua e sale, sale – e le fotografie all'interno della sua sala ci parlano e denunciano l'intolleranza che dilaga nel nostro mondo di cinici e indifferenti; e quanto dovremmo essere buoni e generosi, invece e il Mondo trasudare amore universale e farsi carico di povertà e angosce, amen e così sia.
E, tornando a palazzo Mora (Strada Nuova) e ai suoi molti e diversi artisti che ne riempiono le sale con i linguaggi e le invenzioni le più varie, ci è venuto di soffermarci su un nastro trasportatore color del mare che trasportava due barconi pieni di gatti dorati migranti – e naturalmente era chiara la metafora e la denuncia di quell'artista tedesco dei tragici eventi quotidiani che hanno fatto del Mediterraneo una tomba liquida – andasse a dire ai suoi governanti, la Merkel in testa, che 'facciano di più' e 'non ci lascino soli', noi italiani, nel fare fronte all'arrembaggio di un intero continente in guerra e affamato e boko aram, che non sappiamo più dove stiparli, e, se qualcuno tra loro simpatizza con l'Isis, lo vedremo presto in azione rifocillato, col telefonino satellitare e con passaporto europeo in viaggio tra Siria e Gran Bretagna.
E c'è un tale che, invece, torna tranquillamente al figurativo e ci mostra dei moderni barboni alle prese coi molti oggetti di recupero della loro vita grama e, di fronte, un emulo di Caravaggio illumina volti e corpi con quella luce specialissima che fu del Nostro. E, qualche sala più avanti, un altro artista ci da resoconto fotografico di un suo specialissimo 'Dejeneur sur l'herbe' e speciale riflessione sulla Natura che abbiamo dimenticato e vilipeso - e mi veniva in mente la Susanna coi vecchioni, ma qui le Susanne sono due e molto ben disposte a vellicare il vegliardo che le accompagna a spasso nella foresta.
Andateci e divertitevi. In fondo l'Arte contemporanea mira anche a questo: a farvi pensare, si, ma col segreto proposito di sapervi segretamente felici (seppure esteriormente dolenti) nella vostra condizione di privilegiati e cinici. E che i 'barconi' mediterranei coi loro gatti dorati arrembino, che possiamo farci. Questi sono i tempi che ci sono dati da vivere.

Il palo costituzionale

E' difficile immaginare il partigiano Sergio con in mano il mitra ancora fumante con il quale ha abbattuto l'intruso Savona – e ci evoca le immagini tragiche di Allende assediato all'interno della Casa Rosada – ma qui le parti in commedia sono rovesciate e si recita una commedia degli equivoci e la Costituzione è usata dal partigiano Sergio come clava per fermare il governo dei nuovi barbari e plebei che lo assediano e semplicemente gli fanno notare che una squadra di governo coesa deve essere fatta di uomini di 'comune sentire' col programma e contratto di governo; ed è difficile fargliela capire agli italiani che chi ha ottenuto i voti non può procedere oltre per 'vizio di forma'.
Ed era facile prevedere che anche la forma costituzionale avrebbe subito uno stravolgimento sotto i colpi dell'avversa fortuna elettorale e, se si andrà al braccio di ferro in parlamento e, di nuovo, alle urne perderà chi si aggrappa a una forma vuota e foriera di conflitti istituzionali – e chissà se, alle consultazioni prossime venture con la Lega al 30 per cento e il M5S pure non avremo la ventura nuovissima di un presidente della repubblica che si dimette mitra fumante alla mano pur di 'no pasaran.'
E colui che, in una vignetta malevola – all'epoca della sua contrastata elezione - veniva raffigurato in veste di ficus beniaminum di Renzi poggiato sul balcone del Quirinale si rivela essere invece un solido palo costituzionale – di quelli che il Giusti avrebbe detto 'messo lì nella vigna' per sorreggere la fragile impalcatura costituzionale che dovremo seriamente ripensare e modificare sul punto dei leziosi minuetti che si ballano negli storici saloni condotti da chi, chi chi chi.
Tempi duri per gli ingessati presidenti in gessato quirinalizio. Chi vivrà vedrà.

venerdì 25 maggio 2018

I plebei alla presa del palazzo d'Inverno

Continua l'aspra battaglia del partigiano Sergio, asserragliato nel bunker del Quirinale con in mano il mitra costituzionale con il quale intende stendere uno alla volta tutti i ministri nominati da Conte/Di Maio/Salvini che, a suo insindacabile giudizio, non rispondono ai requisiti di fedeltà all'Europa e ai suoi burocrati - anime morte che, dall'Olimpo di Bruxelles, continuano a dirci: 'Guai a sgarrare sui conti pubblici e a dare al popolo ciò che è del popolo.'
Perché, prima, bisogna dare al dio-Europa quel che spetta agli dei austeri e vendicativi: il sacrificio di uno sviluppo possibile che otterremmo in barba alle regole dei rigidi trattati (che lo stesso Renzi e Padoan dicevano di voler ri-negoziare, ma furono ridotti a più miti consigli) – quei trattati che sono corresponsabili della lunga crisi economica dalla quale faticosissimamente proviamo ad uscire.
E quello che il partigiano Sergio si ostina a non voler capire è che la forma non è la sostanza – e i suoi minuetti istituzionali e i suoi 'poteri di indirizzo' con i quali sgrida e rampogna i rozzi parvenus e i plebei sono destinati ad infrangersi su nomi che sono consoni al contratto di governo sottoscritto da Lega e Cinque Stelle.
E se Salvini si impunterà su Savona ha la sue buone ragioni di indirizzo di un governo prossimo venturo e suo legittimo desiderio di mandare a dire a Bruxelles che 'qualcosa è cambiato' in Italia – ne prendano atto quelle anime morte olimpiche e se ne facciano una ragione di aver perso il consenso del gruppo di Visegrad, dell'Austria, della Gran Bretagna e dell'Italia, di qui a poco.
E giova ricordare, con Pitagora, che 'tutto è numero' – e sono i numeri della maggioranza di governo quelli che contano; e non si può inserire in una squadra affiatata e coesa sul programma e sul contratto stipulati un nome dissonante e gradito al Quirinale, destinato a suscitare conflitti e ad essere espulso, prima o poi, dal nuovo governo per fallo di ostruzione.
Per tutto quanto suesposto ci appare questione di lana caprina l'insistenza di Mattarella su cosa spetta a lui come potere di indirizzo e la insistente richiesta di allinearsi ai diktat dell'Europa.
Il rischio che corre è che salti tutto e si vada a un durissimo scontro in parlamento e a nuove elezioni, in barba a tutte le sottigliezze costituzionali da lui sollevate e dal suo cerchio magico di giornali e televisioni amiche e di obbedienza renziana.
E l'esito – sono facile profeta – è che questa maggioranza di plebei e di parvenus che non intendono i suoi minuetti costituzionali ne uscirebbe ulteriormente rafforzata e il cedere le armi e la resa senza condizioni diventerebbero inevitabili, in una seconda tornata di consultazioni.
Speriamo che il week end porti più saggio consiglio dentro al bunker dei resistenti.

La tarantella dello spread


Vogliamo paragonarla alla 'presa del Palazzo d'Inverno'? Vogliamo. Anche se l'assedio era stato posto il 5 di marzo dalle milionate di voti 'populisti' e sovranisti usciti dalle urne e davvero, per il partigiano Sergio, era difficile e rischiosissimo barricarsi al Quirinale armato di un testo costituzionale che è come il corano degli islamisti radicali: c'è che lo dice testo di pace e armonia mundi e chi, invece, somma di istigazioni al martirio della jihad e all'assassinio con tutti i mezzi dei cittadini inermi detti 'infedeli'.
E, oggi, le anime morte che, sui giornali e le tivù, fanno corona al partigiano Sergio e lo dicono fedele interprete di quel testo - e inveiscono contro il Di Battista che sollecitava l'ingessato inquilino del Quirinale a darsi una mossa - si stracciano le vesti per l'inaudita pressione e l'assedio dei nuovi barbari e 'plebei' (Scalfari dixit) al palazzo d'inverno dei minuetti istituzionali e costituzionali e tuonano contro 'l'avvocato del popolo' che si è preso l'incarico manu militari, a sentir loro.
E io farò, invece, 'l'avvocato del diavolo' e dirò che il futuro non è dato ed è di difficile divinazione e che bisognerà aspettare di vedere le viscere del paese Italia, da qui a qualche mese e anno, per poter esprimere un giudizio di merito – e ne vedremo delle belle e sanguinolente, per stare alle dichiarazioni furibonde dei burocrati europei che si sono visti sfilare dalle tasche il blocco di Visegrad, prima, e poi l'Austria, la Gran Bretagna e oggi l'Italia dei pezzenti e dei plebei populisti e sovranisti- e chissà se finiremo come il Venezuela o se si darà una 'terza via' o se torneremo alla lira.
Intanto si balla la tarantella dello spread e facciamo fare il casquet ai mercati e alle borse e possiamo ben dire di essere 'una faccia una razza' coi consanguinei greci, ma forse diminuiranno gli arrembaggi dei barconi e qualche altro coniglio e colomba uscirà dal cilindro del prestidigitatore che ci farà esclamare coralmente: 'Oooohhhh!'.
Coraggio, oh popolo di santi, eroi e plebei, siamo in ballo e si balla. Mostriamogli i nostri passi migliori, a quei parassiti dell'Europa che minacciano sfracelli e castighi.
... su musiche dei "Luna Nova" si balla una Tarantella calabrese con passi personalizzati e gestualità…
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venerdì 18 maggio 2018

The constant gardener. L'arte topiaria è 'di destra'?

Ho scoperto, con mio sommo sgomento, che l'attività di giardiniere è 'di destra'. Tutto quel potare e tagliar via 'ciò che risulta eccessivo' (G. Celaya) ed eliminare le piante parassite e il regolare la prodigiosa crescita del convolvolo a favore del gelsomino in fiore e la guerra contro il formicare incessante di migliaia di formiche - che cento ne stermini ed altrettante si ripresentano all'appuntamento il giorno dopo provenienti da chissà dove, chissà dove.
E il combattere tutti i santi giorni i voraci afidi che si mangiano le tenere foglie appena apparse e l'accostargli le coccinelle (anch'esse di destra, autentiche formazioni paramilitari in divisa a pois) che se li mangiano di gusto e disinfestano in modo ecologico - tutto questo è maledettamente 'di destra' e legato a un'idea di 'ordine', di 'selezione della razza', di volontà di opporre un'idea regolatrice al dilagare del Caos. Che dalla sua ha l'arma di distruzione di massa della proliferazione incessante e il vento e gli uccelli che trasportano i semi da ogni dove - e ti ritrovi stranissime piante nei vasi germogliate chissà come, e le osservi crescere curioso fino al momento in cui decidi di estirparle 'perché non danno frutto', come suggerisce un apologo citato nei Vangeli.
E sarà di destra quella predicazione di Ghandi che, visitando gli slums di Calcutta e Bombay osannato dai suoi poveri, suggeriva loro - vanamente - di tornare ai villaggi dove vige la frugalità contadina e un piatto di riso lo rimedi ogni giorno - mentre in quegli slums orribili a vedersi si consumava violenza e criminalità assassina e nessuno si prendeva cura dei troppi miseri che morivano di fame per strada?
E, per tornare ai giardini (e alle rose che venivano amorosamente coltivate dagli aguzzini dei campi di concentramento, come si scoprì a Norimberga), sarà di destra anche l'ammirazione che proviamo per i giardini di Versailles e le altre regge europee che abbiamo visitato? Non sarà che tutto quell'ordine e le geometrie dell'arte topiaria e le fontane e le ninfe statuarie e gli Ercoli muscolosi e i putti al centro delle vasche nascondano un'idea di maledetto ordine avverso al proliferare del Caos?
'Ho coltivato l'idea della perfezione', confidava di recente un Eugenio Scalfari disilluso e reso saggio dall'età, 'ma mi sono dovuto arrendere al Caos trionfante e imperante.'
Anche i più lungimiranti semidei del pensiero ordinativo depongono le armi, ahinoi.
Che ne sarà di questa nostra Europa che ha saputo riordinare le sue città oppresse dalle macerie della guerra totale e si era brevemente illusa di andare incontro alle 'magnifiche sorti e progressive' di uno sviluppo economico ininterrotto e di governare al meglio il suo futuro? Saprà ritrovare se stessa e la sua Gioia, cantata a gole spiegate nell'inno di Schiller, anche nel disordine imperante e incessante delle sue frontiere di terra e di mare?

Diverse visioni di futuro


Il traslato del linguaggio dell'arte rimastica i concetti della politica in modo sorprendente e, spesso, paradossale ed è cosi che Pistoletto ci sorprende accostando una Venere di stampo classico a un mucchio di stracci che – omaggio forzato, di questi tempi di arrembaggi dei 'popoli del mare' redivivi e catastrofici – dovrebbe dirci e raccomandarci di tirar fuori dalle nostre anime reticenti tutta la pietas di cui siamo capaci.
Ma 'pietà l'è morta' quando il troppo stroppia e la figura del 'profugo' e del 'rifugiato' ormai si declina a milioni di esemplari – alcuni in veste di criminali nelle cronache cittadine - e comprende ogni sorta di umana catastrofe: guerra, carestia, fame, dittature, persecuzioni religiose e chi più ne ha più ne metta.
E quelle loro catastrofi umanitarie che importiamo pietosi non cancellano le differenze religiose e culturali e, in troppi casi, il profugo si trasforma, inopinatamente, in 'serpe in seno' assassina radicalizzata sul web - e non basta averli detti cittadini e aver profuso i molti denari europei destinati all'integrazione e alla assistenza ai derelitti perché i veleni delle religioni contrapposte e gli echi delle cattive e vane politiche dell'Occidente nel Medio Oriente in fiamme transitano mal filtrati attraverso le generazioni e sono, più spesso, le seconde e terze generazioni di immigrati a rinnegare la nuova cittadinanza e a 'radicalizzarsi' e uccidere e praticare la loro stupida jiahd di stragi di concittadini inermi in terre europee.
E se la commozione per i poveri profughi si è spenta e le migrazioni sono intese dagli indigeni europei sempre più come iattura e cattiva politica lo si deve anche a questo pietismo e buonismi un tanto al chilo – e non ce ne vorrete se votiamo Di Maio e Salvini nella speranza che si tirino i remi in barca e si cambino radicalmente le politiche immigratorie in un'Europa il cui aspetto, nelle periferie delle metropoli ridotte ad enclaves islamiche nemiche, è davvero orrendo e altro da quello che ha nutrito i nostri sogni e acceso le note dell'Inno alla Gioia europeo.
Un cambio di rotta politica si impone e la speranza è che non sia troppo tardi per restituirci una visione di futuro meno orribile.
La Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto da Lampedusa alle Gianchette di Ventimiglia, luogo simbolo dell’accoglienza ai migranti, seconda tappa di un…
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Masaniello e Ciceruacchio in Europa

Democrazia in salsa europea.
Intendiamoci. Non sottovaluto i rischi che corriamo come comunità nazionale nello sfidare che abbiamo fatto, alle ultime elezioni, l'Europa dei burocrati – quelli che ci bacchettano ad ogni piè sospinto e che aprono 'procedure d'infrazione' come sacchetti di noccioline sottovuoto.
Davide contro Golia, il nostro paese verifica la tenuta degli elastici della fionda con cui speriamo di colpire alla tempia l'Europa del nostro scontento e indurla a più miti consigli sul debito, sulla annosa e pietosa questione dei migranti – e speriamo che Salvini non faccia la fine di Varufakis, e che la sua camicia fuori dai pantaloni funzioni meglio, nell'ostile consesso delle nazioni, del collo della t-shirt in erezione del professore di economia greco.
Però mi viene in mente che, a tirare troppo la corda, si rischia il collo, se la corda è un cappio economico-finanziario apprestato dai paesi trainanti l'Unione sul patibolo su cui vorrebbero far salire Di Maio e Salvini e giustiziarli come patrioti 'sovranisti/populisti' per dare l'esempio di un populismo e stati sovrani che 'non s'han da fare' – e le linee-guida dell'Unione sono il solo vangelo autorizzato e 'guai ai vinti' di poteri forti che vorrebbero far fare a Di Maio la fine di Masaniello e a Salvini la fine di Ciceruacchio, per citare due luminosi esempi di ribellioni legittime ma 'nondam matura'.
E chissà che ne sarà dei nostri sudati risparmi investiti in bot e buoni fruttiferi postali – e la solfa è sempre la stessa di chi ti impicca e, se cedi e deponi le armi prima che il cappio si tenda, ti grazia, a futura memoria di rivoluzioni che devono essere spente sul nascere perché 'solo noi (poteri forti) siamo l'Europa e voi (sovranisti/populisti) non siete un c....'
Democrazia coniugata all'europea, fatevene una ragione.

giovedì 17 maggio 2018

Se non parli la lingua dell'Amore

Ieri accadeva  - 17 maggio 2015
Non è solo il 'morire di maggio' che esige 'molto coraggio' – come recita la nota canzone di De Andrè. Ed è metafora che dice il morire affanno atroce - e se è primavera e il sole scalda e tornano le rondini a riempire i cieli vuoti quell'affanno mozza davvero il respiro e chiude gli occhi.
Il vero coraggio è affermare le proprie opinioni 'fino in fondo' e i veri coraggiosi sono quei moribondi e i loro familiari che scelgono il funerale laico - e nessun prete strano intorno alla bara a incensare e a officiare i riti del trapasso e a ricordarci che solo la 'resurrezione in Cristo' dà senso alle nostre vite. Che sarebbe un bel conforto, non c'è discussione, ma cozza (l'ipotetica resurrezione) contro l'evidenza che di tutti i morti della storia dell'umanità non uno si è risvegliato ed è uscito dalla tomba fin qua - e Giosafatte è ormai un luogo mitico che scomparirà dalle enciclopedie non appena inizieranno i viaggi spaziali.
I funerali laici sono incontri informali di molte (o poche) persone che ricordano il vissuto comune di chi 'ci ha lasciato' ed esercitano il 'conforto della memoria' - che è quanto dire, scolasticamente: 'A egregie cose il forte animo accendono le urne dei forti...' Ma la memoria nostra di uomini e donne, lo sappiamo, è virtù neuronica fragile e bastano tre generazioni a mandare in rovina le gloriose urne e le tombe e disperdere i ricordi di chi ha vissuto ed è transitato tra 'i più' della Storia lontana.
E se la Storia non è magistra e tuttora va col passo del gambero (uno avanti e due indietro) è proprio perché la memoria è fragile, ahinoi, e ben lo sanno le maestre/i e i professori/esse quanto sia difficile riempire le zucche vuote di certe allievi di tutto quanto è necessario sapere perché la vita degli uomini e donne migliori col passare delle generazioni e il futuro torni ad essere quello sognato delle 'magnifiche sorti e progressive'.
Però quei coraggiosi dei funerali laici hanno almeno il merito di metterci di fronte al senso finale delle cose. Che senso ha farsi benedire da un prete e ascoltare tutte quelle improbabili promesse di 'vita dopo la morte' e speranza di resurrezione -che tante discussioni hanno suscitato in vita, ma è solo nel momento del trapasso che devi dire la parola finale che ci angoscia: credo o non credo e chissà che Luce c'è dall'altra parte degli occhi che si chiudono per sempre.
E se Luce c'è, io credo ci sarà per tutti: credenti e laici e cristiani e ortodossi e induisti e islamici. L'intera umanità richiamata in vita (forse, chissà) a celebrare i fasti e i nefasti del comune cammino nel Bene e nel Male nel quale ci siamo impantanati senza ben sapere che senso avessero le guerre che abbiamo combattuto e le distruzioni e gli omicidi e i femminicidi e le corruzioni e le ruberie e le contrapposizioni politiche che fanno il nostro tristissimo e tragico 'vissuto' collettivo.
E, forse non a caso, c'è sempre qualcuno che, anche nel corso di un funerale laico, ci richiama alla mente la parola fondamentale, la parola 'Amore', comunque e con chiunque coniugata - e torna la lettera di san Paolo, interpretata in chiave laica, ma liaison con i 'credenti' di ogni fede, che ci ha incantato guardando il meraviglioso 'film blu' di Kieslowski.
Perché puoi 'sapere tutte le lingue del mondo', ma se non hai parlato la lingua dell'Amore nei giorni e gli anni della tua vita niente ha avuto un senso.
Amen e così sia.

martedì 15 maggio 2018

Mitiche iconografie obsolete

Bisognerà controllare attentamente le iconografie relative al 'ratto di Europa' per capire se la mitica, gentile pulzella in sella al toro divino non assomigli piuttosto a 'un troione sfatto', come la definisce, con ardita metafora, un amico fortemente critico dell'operato dei burocrati di Bruxelles - che si sono impadroniti dell'idea di Europa pro domo loro e ce la menano con i trattati da rispettare e le regole europee ferree e non modificabili, neanche fossero il Vangelo dominante al tempo dell'impero romano in disarmo e loro i mitici apostoli che dettano e codificano la Dottrina che preparò il Medioevo del sacro romano impero.
E, se ascoltate i giornalisti giapponesi nella giungla indonesiana della redazione di rai news 24 che ancora calzano l'elmetto e la tuta mimetica con sigla pd, capirete che è cominciata la guerra di trincea - e l'ordine che viene da Bruxelles è di 'mantenere le posizioni' nella giungla costi quel che costerà, anche a rischio di mandare a carte quarantotto il faticoso contratto di governo tra Di Maio e Salvini e di fiondarci a nuove elezioni in cui la Lega volerà al 25 per cento dei consensi e il M5S si terrà il suo quasi 33 – e dovranno tutti farsene una ragione che 'qualcosa è cambiato' negli umori politici e nel sentire profondo del popolo sovrano - e Mattarella dovrà ammorbidire di molto i toni e le noiose rampogne costituzionali per non incorrere in un conflitto istituzionale devastante e in un ridimensionamento brutale dei suoi già scarsi 'poteri di indirizzo'.
Chi vivrà vedrà, la partita si sta facendo davvero interessante e i mediani di spinta in campo corrono come pazzi verso l'agognata meta. Forza Italia! (oops!)



lunedì 14 maggio 2018

Trascendenze e dintorni



Giulio Verne ce lo ha insegnato: laddove esistono fantasie e narrazioni di '20000 leghe sotto i mari' e/o 'Dalla Terra alla Luna', di lì a poco avremo i sommergibili a propulsione atomica e 'il primo uomo sulla Luna' che vi pianta la bandiera degli Stati Uniti d'America. E la prossima missione spaziale ci dirà se quella bandiera davvero è stata infissa nel terreno lunare o se – come sostengono i complottisti di internet – è stato tutto confezionato negli 'studios' cinematografici di Hollywood per contrastare miseramente la supremazia dell'Unione sovietica nelle conquiste spaziali.
Ma quanto mi interessa farvi notare è che, se 'Trascendence', - il film con J. Deep andato in onda ieri sera su rai movie – oggi ci parla di intelligenza artificiale che fa aggio sulla nostra morte corporale prossima ventura, quelle fantasie narrative preludono, di qui a breve, a cose che noi umani del presente preistorico solo faticosamente e confusamente immaginiamo, ma saranno realtà concrete e vivibili di eternità e sopravvivenze virtuali quali le leggende religiose più spinte non hanno saputo realisticamente immaginare e predire.
Il film naufraga, nel finale, nei soliti stereotipi cinematografici di buoni contro cattivi e timori panici di 'grandi fratelli' - sempre loro - che prendono tutto il potere, e ci aspettavamo di più di tanta melensaggine e storia d'amore strappalacrime in un film che ipotizzava e basava la sua narrazione primaria su un futuro di tecnologie avanzatissime capaci di maneggiare nanotecnologie in grado di inverare quelle cose che oggi diciamo 'miracoli' - e ne diamo piena ed esclusiva gestione ai papi e ai cardinali e ai preti delle benedizioni e santificazioni di Lourdes e di Fatima, che tristezza!
Ma la cosa positiva è che la Storia è 'galantuoma' e, seppure mescola bassezze e stupidaggini preistoriche nel presente caos che ci avvolge - e nel quale fatichiamo a districare le cose vere e buone e giuste dal miserabile impasto di menzogne e cretinerie da sacrestia – alla fine ci consegna le narrazioni giuste e vere dei sommergibili a propulsione nucleare e i missili e le stazioni spaziali orbitanti e le spedizioni spaziali sulla Luna o su Marte e chissà dove.
Peccato non esserci e nutrire legittimi dubbi su una mitica resurrezione virtuale i cui particolare realistici e realizzabili ancora ci sfuggono – e meglio sarebbe stato farne un documentario scientifico piuttosto che un film dal nome pretensioso di 'Trascendence'.