lunedì 29 novembre 2021

Zucche ed altre zucche.

Ho una zucca sopra il frigo, ricordo (di già! Tutto si fa ricordo e rimpianto già dal giorno dopo.) di quella festività di importazione che risponde al nome di Halloween. Che mi è simpatica solo per l'ostinazione di Linus (il bambino con la coperta sulla spalla) a voler credere nel Grande Cocomero malgrado l'evidenza che una zucca è una zucca bella della sua scorza rugosa e variamente colorata e nient'altro.
Ma non crediamo anche noi alle strane fole tramandatesi di bocca in bocca nella Storia e di concilio in concilio e da Profeta a imam che ci parlano di una arcigna o amorosa Presenza nascosta di là delle nubi – ma chissà dove è emigrata, dopo che la bella e azzurra stratosfera è stata violata dalle astronavi e i piloti ci hanno raccontato che c'è solo un immenso stellato fisso di là del Cielo più una quantità di 'buchi neri' e di 'materia oscura' e nessun Dio provvedente barbuto e col ditone puntato a incontrare l'Uomo – questa bestia mai redenta che uccide e decapita e si fa esplodere in mezzo alla folla invocando (bestemmiando) il suo Nome.
Ma è della zucca che vi voglio parlare – del fatto che giorno dopo giorno si sgonfia e si ritira nella sua scorza e non vuol rassegnarsi a marcire e si bitorzola e mostra le rughe impietose e tutti gli altri segni di un invecchiamento che mi è specchio del mio avventurarmi (anch'io! Ma proprio non si danno le virtuose eccezioni!? Ma non avevamo creato Dorian Gray e il suo specchio nascosto in soffitta alla bisogna?), mi avventuro, dicevo, dentro il cono d'ombra della senilità e, come tutti sappiamo, non è un bel vedere e sentire del corpo – questo nostro fragile involucro e bozzolo di un'anima che vagheggiamo ma che è come l'araba fenice: 'Che ci sia ciascun lo dice, dove (cosa) sia nessun lo sa'.
E la Morte, la 'sorella nostra Morte corporale' di Francesco (il Santo dugentesco, che avete capito!) saltella qua e là nel campo come una giovinetta sventata e inconsapevole e coglie ora un robusto filo d'erba, ora un fiore in boccio - e ancora non ha voluto raccontarci il perché delle sue maledette predilezioni di raccolta: che lasciano in vita a macerare stanchi ottuagenari e castigano chi ancora non è sazio di vedere la luce nuova dei giorni e anni futuri.
E il mondo dei morti è il nostro futuro ed è fitto delle ombre dei trisavoli e degli uomini di genio e dei milioni di soldati che hanno fecondato col sangue i campi di battaglia dell'Europa e del vasto mondo preda dell'odio religioso e delle insane passioni di conquista ed egemonia e sopraffazione - e davvero la Vita Eterna di tutta quella gente in attesa di illusori ricongiungimenti è astratta metafora rovesciata dei vari e diversi viaggi nell'oltretomba degli Eroi omerici e virgiliani e dei Poeti.
E chissà cosa ne scriverei io se mi ci avventurassi, magari un reportage scanzonato e chi s'è visto s'è visto e quel che è detto è scritto.
Il futuro è nostro, bella gente. Viva la vita che muta e che è bella malgrado i suoi quotidiani orrori e le sempre più rare bellezze - e la Grazia che non si incontra più da lunga fiata per le strade e nelle piazze e nei pittorici boschi dove si 'allacciano i malleoli', ma rileggiamoci l'Odissea e l'Eneide e la Commedia, e le altre poesie, di quando in quando, che sempre ci insegnano cose nuove e 'profonde' ed esemplari ad ogni nostra visita.
E' lunedì e, a volte, non sempre, mi fa questo effetto, è grave, dottore?

Inni di speranza. (Non il ministro, che avete capito?)


Peace and love 30 novembre 2017
E nel bel padiglione liberty dell'Ungheria si accoglie l'inno di speranza e l'auspicio di tutti noi del vivere in pace rielaborato da Gyula Vàrnai – che già il 'papa buono' nel 63 lo auspicava in latino colla sua 'pacem in terris' in cui si prediceva per tutti i viventi un futuro di giustizia, verità, amore e libertà, sempre smentito dai fatti e gli eventi a seguire. E il 'peace and love' dei movimenti hippies e floreali e 'rock and roll' è argomento canonico sempre ferocemente contrastato, in verità, da tutti i cattivoni del mondo che fanno a gara per dircelo satanico e infernale e affetto da ogni e peggiore male, dal Vietnam alla Cambogia di Pol e compresa la presente minaccia atomica del 'rocketman' Kim Il Sung vanamente contrastata dal suo competitor americano.
E sappiamo, ahinoi, che 'il peggio non è mai morto' e che perfino la tragedia antica dei 'popoli del mare' che distrussero le civiltà mediterranee millenni or sono si ripropone oggi con rinnovata virulenza - e siamo più indifesi che pria perché i decenni di malata e incessante predicazione e sentire buonisti in Occidente vengono usati dai popoli affluenti sui barconi come grimaldelli per scardinare le frontiere un tempo difese manu militari e oggi vanificate e liquefatte dall'insania misericordiosa diffusa del 'accogliamoli tutti', malgrado le economie fragili e i conflitti sociali annunciati e i cosiddetti 'populismi' rabbiosi che montano ad ogni tornata elettorale in parallelo col crescere della follia buonista accogliente.
Però va bene, l'Arte viva non poteva mancare l'appuntamento coll'inno e la canzone e l'invocazione maggiormente gettonata nell'ultimo mezzo secolo e il vivere in pace, in fondo, non è così male e chissà che non si trovi, prima o poi, l'algoritmo giusto a cui fa cenno e riferimento Gyula Vàrnai nella sua mostra per convincere tutti, Kim Il Sung incluso, che tutto funzionerebbe meglio se proiettato in un orizzonte di pace.
Amen e così sia.

Mescolanze poco mescolate.

 t

29 novembre 2014 Melting pots laboriosi
Conosco gente che afferma, senza batter ciglio, che 'melting pot è bello' - ed è vero che la Storia ci consegna le cronache di invasioni barbariche, occupazioni di eserciti e popoli e conseguenti mescolanze, a partire dai Sabini e i Romani del mitico 'ratto' - ed Einstein ha scritto 'razza umana' in un formulario di viaggio dove si richiedeva di meglio specificarla.
E tuttavia paghiamo prezzi spaventosi al melting pot e alle mescolanze che non si sciolgono in riconoscimenti di omogeneità culturali e identitari e di popolo e nazione in un ragionevole lasso di tempo.
Ed ho citato il caso dei 'fratelli slavi' della ex Jugoslavia che, dopo decenni di convivenza pacifica, si mutarono in erinni di popoli l'un contro l'altro armati e feroci come mai avremmo immaginato e il più recente caso dei 'neri americani' che, tutt'ora memori dello spaventoso torto storico della schiavitù ante guerra civile, scendono in piazza come un esercito di barbari e saccheggiano negozi e bruciano automobili fino all'intervento (sempre tardivo) dell'esercito e negano legittimità alle corti di giustizia che mandano assolti i poliziotti e non tengono in nessun conto i saggi consigli di Obama, (un loro confratello alla Casa Bianca!), di smettere la violenza e i saccheggi e accettare di sottomettersi alla Legge che tutto dovrebbe sovra ordinare e ottenere sottomissione e rispetto.
E si dà il caso di immigrati 'nazionalizzati' e con cittadinanza americana, canadese o europea, che rispondono all'appello folle e al richiamo atavico dei popoli del deserto di osservanza mussulmana e 'coranica' e si arruolano sotto le bandiere nere del Califfato che vuole sottomettere l'Occidente e la sua civiltà e consumare vendette storiche in Europa perché memori tuttora delle brucianti sconfitte subite a Lepanto e alle porte di Vienna. La Storia che non si cancella e che va col passo del gambero.
Ma quei tali di cui all'incipit continuano a non battere ciglio e, impavidi, difendono e si battono per mescolanze davvero poco mescolate e si dicono a favore di immigrazioni selvagge e non governate, ad onta dei fatti di cronache che ci narrano di quartieri degradati e in rivolta e carceri che scoppiano anche per l'apporto di un 43 per cento di gente che non è stata 'accolta' e integrata, bensì lasciata a se stessa.


Di scope e barattoli. La vitalità dell'Arte.

 

28 novembre 2017 Scope e barattoli. La vitalità dell'Arte.

E che nessuno si azzardi a pensare che quello spazzolone e quel barattolo di cera sia stato dimenticato dalla signora delle pulizie che al mattino passa a ripulire gli spazi antistanti le installazioni (e chissà che istruzioni lasciano gli artisti per la pulizia quotidiana dei loro manufatti agli uffici competenti della Biennale). Ma potrebbe anche essere una dimenticanza, per la verità; e se dimenticanza è stata in cotali luoghi artistici e teche avite subito assume forma di Opera d'Arte viva (o forse post moderna 'natura morta' chissà) e la signora in questione l'ha fatto apposta di lasciarla lì a quel modo e nutre segrete aspirazioni artistiche anch'essa da decenni e fra qualche anno la vedremo esporre al padiglione Italia tutta una serie di scope e barattoli monumentalmente e genialmente ammonticchiati fino a toccare il soffitto - e la didascalia ci informerà che l'Artista ha sublimato nell'opera i ricordi delle troppe scope e cere che hanno riempito la sua vita e l'hanno umiliata fino all'incontro fatale con il Curatore dei curatori ed ecco la sua consacrazione e finale elevazione – con la gigantografia dell'autrice posta sulla sommità in veste di Assunta munita della relativa aureola sacrale. Tu vedi che storie strambe biennalesche si dipanano da una scopa e un barattolo dimenticato al mattino.
Nessuna descrizione della foto disponibile.

domenica 28 novembre 2021

Uno e trino. Le teologie parlamentari.

 Uno e Trino. Le teologie parlamentari.

Tira aria di apocalisse prossima ventura – con l'anno nuovo 2022 che si presenta all'appuntamento di Capodanno già malaticcio e presto ricoverato con venti nuove varianti virali-globali in corpo e il capo dello stato da eleggere e ancora non si sa bene quale volto possa avere.
Draghi? No, dice la fazione di destra. Draghi sta bene dov'è perché lo vuole l'Europa dei prestiti facili del Recovery plan (Pnrr) – che già sappiamo che molti miliardi andranno persi perché non sono pronti né congrui i progetti di spesa degli enti locali.
E Draghi al Quirinale aprirebbe il vaso di Pandora delle elezioni (che non s'han da fare, dicono i 'bravi' del pd) e la presente maggioranza di s-governo salterebbe in aria, malgrado i 5 stelle stiano solidamente inchiavardati alle onorevoli poltrone e maledicono il giorno che han fatto votare la riduzione del numero dei parlamentari.
E non ci sarà emergenza sanitaria che tenga perché il popolo dei succubi vaccinati ha già dato ad abundantiam e peseranno le assenze come nelle urne - e si dimostrerà, con la variante Omega, che inseguire le cento varianti con le terze e quarte e quinte dosi è vangelo fallimentare perché favorisce le mutazioni dei furbi virus e manda in tilt il sistema immunitario, chi vivrà vedrà e gli anticorpi sono i suoi, abbiatene cura.
E votare Berlusconi al sacro soglio è cosa che si farà (a destra) nel segreto dell'urna, ma non si proclama e non ci si sbottona perché il personaggio è impresentabile in patria e in Europa – e vedrete che sui giornali, a qualche giorno dal voto, si rispolvereranno le corna alla Merkel del nostro Gianburrasca e le comiche della nipote di Mubarak delle sue 'serate eleganti'.
Mattarella-bis allora? Il solido 'palo costituzionale' della vigna-Italia che ha tenuto a battesimo tutti i peggiori inciuci parlamentari: dai giallo-verdi ai giallo-rossi dell'avvocato del popolo, finendo alle comiche del 'tutti dentro' con Draghi, alleluia e viva l'Italia che sempre 'ce la farà, trullalà.
Ma il Mattarella lascia filtrare accortamente la sua non disponibilità 'a meno che'.
A meno che non venga pregato in ginocchio dal pd e dai cinquestelle di accettare una rielezione, magari 'a tempo parziale' – e all'uopo hanno presentato un disegno di legge che cambia la Costituzione sul punto per favorire la Cosa.
A egregie Cose i sinistri ddl accendono le urne elettorali, oh popolo sovrano, e mani sulla testa per una sinistra che la testa l'ha persa del tutto ahinoi.
Resta l'ipotesi finale del Draghi uno e trino. Presidente del consiglio e, insieme, presidente della repubblica e primus inter pares nella nuova Europa del 'what ever it takes', al fine di garantire i miliardi generosamente concessi sotto morso pandemico.
Siamo alla teologia parlamentare, come vedete, ma non stupiamoci. Ci sono più cose nei cieli del nostro parlamento e della nostra Costituzione usata pro domo loro (dei partiti incollati alle onorevoli cadreghe) di quante gli ingenui elettori del mitico popolo sovrano riescano ad immaginare.🥴

L'auspicio della disperazione.
Potrebbe essere un cartone raffigurante testo

sabato 27 novembre 2021

L'Arte regina.

 


Contenuto condiviso con: Tutti
L'Arte viva e quella morta 26 novembre 2017
...che poi, la fortuna di queste mega esposizioni, dove puoi passarci un'intera giornata di riflessioni profonde e relative ai massimi sistemi del nostro vivere e morire ed esserci e agire e trovarci un senso (...ma un senso non ce l'ha, cantava a gola spiegata il Vasco nostro nazionale) al diverso disporsi ed accadere delle cose e delle volontà degli uomini, la fortuna sta tutta in una certa aria di festa mobile garantita da tutte queste classi in visita e dai loro commenti leggeri e, a volte, stupidini e ai 'selfie' che si fanno davanti alle istallazioni più eclatanti degli artisti neanche fossero in piazza san Marco fronte basilica o in posa appoggiati alla colonna del Todaro.
Che, se volessero o sapessero cos'è vera arte e cosa no, potrebbero in un 'workshop' guidato radunare e organizzare e stampare tutte quelle loro foto-ricordo e incollarle in un pannello grande tutta una parete ed ecco pronta un'altra riflessione/esposizione di vite vissute e ricordi e 'come eravamo' disponibile per le prossime generazioni e classi in visita alla 63sima o 65sima Biennale al padiglione Italia.
Che, mutatis mutandi, è quello che ha fatto l'artista coreano Lee Wan raccogliendo migliaia di interviste con gente la più varia e sui temi più disparati delle loro vite più altri dati raccolti nei data-base degli archivi su internet e ne ha ricavato una riflessione/installazione sul Tempo e sulla relatività di Einstein tradotta figurativamente in un'intera parete fitta di orologi ciascuno segnante un tempo diverso come diversi siamo tutti noi che viviamo un nostro tempo interiore commisurato col tempo ufficiale che ci invecchia e ci consegna alle tombe, pare, si dice, si mostra, mannaggia.
E ricordo un tempo in cui la Biennale era 'vietata ai minori' per la ragione dell'estrema libertà lasciata agli artisti di mostrare peni mozzati e sgozzamenti e/o patonze e pubi maschili allineati in simpatiche e provocatorie simmetrie sulle pareti di un'intera stanza e adesso, invece, ci sono ragazzini sotto i dieci anni che scorrazzano per ogni dove e toccano le opere esposte e ridono e commentano da par loro e chissà che impressione avranno avuto di quel pannello luminoso che ci mostra lo sviluppo dell'arte astratta in forma di corpi umani trattati come trattiamo gli animali nei macelli: appesi per i piedi e sventrati e ripuliti all'interno pronti per le braci e le fiamme del barbecue. E invano un ragazzino lo mostrava alla maestra chiedendo una spiegazione - e quella lo tirava via per un braccio e cambiava padiglione e discorso perché non tutta l'arte è spiegabile e metabolizzabile per i pargoli in visita scolastica - e ricordo il commento di una tale di fronte a certe fotografie sanguinolente di un certo rito satanico illustrato che continuava a ripetere, sconvolta, al compagno: 'Awful, awful.'
Ma viviamo in tempi di libertà totale e incontrollabile, lo sapete, e su internet anche i ragazzini possono incorrere facilmente in scene di violenza o sesso esplicito, malgrado il parental control, che volete farci, questo è quel tempo, domani chissà.
Viva l''Arte viva - che a quella morta dei musei e delle Gallerie ci penso io a visitarla e godermela.