venerdì 26 febbraio 2010

stati difformi dell'essere - part two


Il dolore nel canto e il colore nel pianto




(…) Mi chiudo la porta della stanza alle spalle e il chiarore della luce che viene dall'ampia finestra di fronte mi abbacina al punto da non distinguere il disegno del lago e del palazzo bianco e azzurro che vi galleggia al centro.

'How are you?' 'Fine and you?'

La persona che mi aspetta fuori della stanza è bassa di statura, un quarant'anni circa, magrissimo.

'Ready for your visit?' 'Ready.'

Mi precede sulle scale e all'anziana signora che sta alla reception rivolge un sorriso, ricambiato, a trentadue denti. Forse è un parente e una mano lava l'altra.



La strada antistante la guesthouse è polverosa, non asfaltata e le rare fuoristrada degli ospiti che vi accedono hanno riempito le foglie dei banani che la fiancheggiano di uno spesso strato di polvere rossiccia. Sopra una foglia bassa e pendula fino a toccar terra un burlone ( o un pio fedele ) ha disegnato col dito il lingam di Shiva e il simbolo corrispondente della yoni di Parvati.

Propendo per un burlone ma qui l'osceno è concetto relativo e ambiguo e dove vi è dubbio si afferma il sacro.

D'altronde il tempio che andiamo a visitare è un inno a quest'ambiguità e alla commistione di sacro e osceno e di uomini e dei e dei e animali e gli uomini cogli animali e gli dei.



Camminiamo di buon passo nel relativo fresco del mattino e alla svolta di una strada sento avvicinarsi e farsi alto il grido/canto che viene da un groppo di veli svolazzanti dai colori vivi e sfumati che presto ci raggiunge, ci avvolge, si disfa attorno a noi e si raggruma dietro senza mai smettere il canto. Intravedo i visi dietro ai veli trasparenti e alcuni sono giovani e belli e gli occhi che incontrano i miei sembrano ardenti di una passione inesprimibile.

Guardo interrogativo il mio Virgilio e mi dice sorridendo che sono le vedove del luogo che vanno a rendere l'omaggio funebre a un'altra che si è aggiunta al consesso giusto ieri. Le è morto il marito la sera prima e seguiranno il corteo che porterà il cadavere alla pira funebre sempre piangendo e cantando fino alla dispersione delle ceneri nel fiume.

Le piagnone nostrane, mi vien fatto di pensare, ma qui il colore dei veli riscatta il dolore nella luce e il pianto nel canto.



'Non è facile per una vedova,', si sente in dovere di aggiungere la mia guida, 'specie se il marito non è ricco.' Mi spiega con dovizia di particolari la condizione delle vedove prima delle leggi recenti che ne hanno modificato lo status sociale e patrimoniale e, forse per l'obbligato colore locale che piace tanto ai turisti, aggiunge quel che sappiamo tutti noi viaggiatori che leggiamo le guide turistiche per intero: storia, geografia, politica, usi e costumi: che fino a tempi recenti restò in vigore l'istituto sociale del gettarsi delle vedove sulla pira ardente - non sempre per amore straziato e fedeltà fino alla morte bensì per intolleranza di un destino di emarginazione e povertà quale si racconta da nonna a nipote.



Ci inoltriamo in un paesaggio di campi aperti: rossa la terra e il cielo di un azzurro intenso e il lago alle spalle che lo riflette, poche capanne di legno e paglia sui tetti e figure umane che attraversano i campi seguendo un carro. L'avvallamento del terreno nasconde il tempio fino al nostro affacciarci sul bordo ed è spettacolo anche maggiore del palazzo che galleggia sul lago di fronte alla mia guesthouse.

Il tempio è biancastro di un marmo color avorio ingiallito dal tempo e ne sorregge il tetto caratteristico un numero imprecisato di colonne che raddoppiano una volta all'interno a formare un labirinto e cento icone di dei-animali sono in agguato sulle nicchie e specchietti rilucenti che riflettono i rari raggi che riescono a penetrare all'interno e sono 'gli occhi degli dei che ci osservano' mi diranno.

Vi si accede percorrendo il terrapieno che congiunge il tempio al bordo del laghetto e alla mia guida è precluso l'accesso a causa della sua religione (è un convertito: vil razza dannata), ma mi incoraggia avvisandomi che vedrò scorazzare non pochi topi dentro al tempio, naturalmente sacri, e, forse, anche qualche serpente, ma che un 'sacerdote' si prenderà cura di me previa 'offerta agli dei'.



Così sarà e i topi si affollano intorno ai piedi del sacerdote e si alzano sulle zampe fino alla caviglia e annusano l'odore delle mie scarpe e, per mia fortuna, non sembrano attratti, ma nessuna presenza di serpenti. Vago naso all'aria all'interno della penombra sacra e odorosa di incensi che fanno aggio sulle varie puzze e le sculture dei sapientissimi scultori antichi sui marmi del soffitto e delle colonne istoriate sono un incanto va da solo valeva il viaggio e il sacerdote che mi accompagna, ricevuta l'offerta, mi lascia solo all'imboccatura del corridoio che mena al 'santa sanctorum' e non ho il coraggio di entrarci tanto è buio e temo l'affollarsi dei ratti sacri che salgono sui piedistalli e volteggiano sicuri sulle teste degli dei-animali sicuri della protezione e dell'imperio religioso.



Poi mi faccio forza e inizio a penetrare all'interno, sempre volgendomi all'indietro per averne il conforto della luce alle spalle. Luce, fate luce.



Non ho mai sofferto di claustrofobia in vita mia, ma qui è un azzardo, è l'ingresso di un tunnel sempre più stretto che sembra respiri e gli squittii dei topi sacri si fanno più intensi ad ogni cauto passo e ronzano in alto, nell'aria densa e calda, i pipistrelli disturbati e non è difficile intendere di quali atmosfere equivoche si sostanzino i 'misteri' religiosi immaginati e mai interamente disvelati di ogni tempo e luogo della terra - e come la luce che si accende nell'universo e il buio cosmico che la ospita siano il grembo originario delle paure ataviche che si rappresentano dentro ai templi con maggiore o minore efficacia (qui davvero massima) ....



Quando ri-esco alla luce è come rinascere e sono sudato e in affanno e non so dire che cosa davvero mi sia accaduto lì dentro. Il pallore estremo che ho dipinto in viso, dice la mia guida, è della maggioranza delle persone che accompagna e chi non ce l'ha vuol dire che non ha compiuto il viaggio iniziatico dentro al tunnel buio che rappresenta l'ingresso al regno dei morti e la rinascita spirituale.



Lo guardo in tralice e lo seguo nel cammino che ci porta a una capanna dove si può star seduti e servono bibite gassate calde perché l'elettricità da queste parti è un lusso.



Lo ascolto parlare e parlare e gliene sono grato e non rispondo, ma respiro piano e a fondo e, lentamente, torna ai recettori del mio cervello la pienezza della luce del giorno e la coscienza di ancora esserci - uno stato difforme del mio essere - che quel tunnel oscuro si era mangiato.

Tutta la luce del mondo sta in un occhio.



(Fine)

mercoledì 24 febbraio 2010

piccole e grandi crepe

Può essere questa piccola crepa che si legge e si ascolta nei radio e telegiornali l'inizio dello smottamento?
In verità tanto piccola la crepa non è, se si guarda alle cifre di miliardi della truffa ai danni dell'erario congegnata dai valenti managers di Fastweb e Telecom.
Ma il mio popolo di formale appartenenza, il popolo italia(e)no, alle altissime cifre dell'evasione nazionale c'è abituato e scrolla le spalle - e c'è una parte (non piccola) che lo addebita alla metafisica delle catastrofi e lo ritiene un destino che è in mano agli dei e un'altra parte, ben più numerosa e agguerrita e motivata, che lo ritiene, invece, un diritto inalienabile, una necessità di sopravvivenza, un pezzo di dna che si trasmette da padre a figlio e ai nipoti e per affermare quel diritto è disposta a tutto, perfino a scardinare i principi fondativi della democrazia, perfino a colare a fondo la stanca Repubblica italiana consegnandola nelle mani del loro Campione, il Re di Denari, il Principe della corruzione della 'prima repubblica' transitata più arrogante che pria, nella seconda e i miasmi sono a cielo aperto e tocca tenere la mascherina sanitaria perfino dentro casa ascoltando i tiggi e i radiorai.

Dunque si torna alle origini, a Tangentopoli, si torna sul luogo del delitto originario, come dicono i narratori di gialli, il luogo dove è nato tutto: le fogne della corruzione generalizzata della prima repubblica. E si torna alla 'discesa in campo' di colui che - mentre apprestava le carte di fondazione e chiamava a convegno i suoi fidi dipendenti aziendali e raccoglieva le firme - affermava in privato: 'Se non ci salviamo con un nuovo partito che si riprenda la maggioranza dei consensi che era della DC affondiamo tutti e buttano le chiavi'.

E le parole d'ordine e gli slogans di quel nuovo partito non potevano che essere quelli della difesa di una 'onorabilità' irrimediabilmente perduta: la rivendicazione di un orgoglio imprenditoriale i cui nefasti e furberie e tendenza a 'farla franca' (il dumping truffaldino che ci rimproverano in Europa) conosciamo tutti, ma occorreva prestargli un potentissimo megafono e tre televisioni e qualche giornale e giornalisti di pochi scrupoli comprati alla bisogna per tornare a dire e ripetere ossessivamente le bugie, le infamie, le tesi maramalde e suggestive del 'complotto dei giudici', i 'giudici comunisti' che si accaniscono contro un 'onesto imprenditore' di successo (triplo sic e quattro 'bleaaah').

Una bugia ripetuta mille volte che diventava una mezza verità agli occhi e le orecchie del popolo bue, il popolo delle telenovele; quel popolo che lo salvò al momento del referendum su Retequattro che doveva andare sul satellite in obbedienza a una sentenza della Corte europea dei Diritti.

Silvio Berlusconi ha proclamato a voce altissima e grida eversive lungo tutti i quindici anni della sua gestione malavitosa della 'cosa pubblica' qual'era la sua 'missione' salvifica. Riprendersi 'l'onore perduto' manu militari' e le sue truppe erano gli elettori al seguito, autentici soldati di ventura, nel senso che votavano col portafoglio, che erano, nel loro piccolo, in tutto e per tutto in sintonia colle tesi del loro campione corrotto ed evasore notorio e recidivo.
Rileggersi le carte dei processi 'guardia di finanza' e 'costituzione di fondi neri all'estero' e 'falso in bilancio' per averne conferma - salvo, naturalmente aggiungervi le prescrizioni per via di 'leggi ad personam' e i suoi avvocati personali fatti deputati per le competenze del caso.

E adesso siamo al ritorno al futuro, al ritorno sul luogo del delitto: le fogne di Tangentopoli e si capisce bene e meglio che l'attacco alla magistratura tutta (coi toni epici e spaventosi che ben conosciamo) era assolutamente necessario per attuare il programma di saccheggio della pubblica finanza, della 'cosa pubblica' ridotta a 'cosa mia' o ' nostra' - se la si allarga alla cricca degli imprenditori amici e amici degli amici.
E forse è proprio il senso di impunità che ormai quegli imprenditori credevano completamente acquisito - la magistratura in pezzi e avvilita e incapace di reagire - che sta alla base del riscoprirsi delle fogne della corruzione ad altissimi numeri - peraltro parallela a quella dei piccoli evasori italici messi insieme e resta da verificare se alle elezioni prossime venture si vedranno i conati di vomito degli elettori onesti nei seggi elettorali o se solo assisteremo a un ridicolo e fragile spostamento di voti a 'quelli della Lega' - secessionisti notori per le note rivolte anti-tasse e gli assedi eversivi che andavano a fare davanti alla caserme della Guardia di Finanza.

Ma che Belpaese, gente, ma che meravigliosa storia patria!

martedì 23 febbraio 2010

stati difformi dell'essere (racconto)


- L'Incanto della luce (parte prima)

C'è qualche registro neuronico nel nostro cervello in cui si prende nota dei 'lumen' e della qualità della luminescenza dei nostri giorni. In quel nostro registro interno si annotano anche, in un modo che non conosco, (forse qualcosa di simile a quel che avviene nelle celle del silicio dei computer), i gradi di reazione del soggetto. Da una moderata soddisfazione e appagamento a un vero e proprio stato di 'felicità' - per quanto una tale definizione sia un azzardo e varia di molto da soggetto a soggetto. Così leggevo in un qualche articolo e, a lato, il parere contrario di un altro 'esperto' delle segrete cose del funzionamento del cervello e del cervelletto.

A conferma della prima tesi, tuttavia, abbiamo un registro diverso che tutti conosciamo: quello che annota la variazioni al ribasso quando la luce è poca e malata o assente e ci dice come molti soggetti entrano in fibrillazione negativa, sono 'meteoropatici', come vuole la vulgata corrente, e in quel sostantivo vagamente ospedaliero sono contenute le variazioni dell'umore nei loro diversi gradi fino allo stadio acuto della depressione e alle statistiche relative ai suicidi nei paesi dove, in certe stagioni, viene a mancare una adeguata quantità di luce e la vita pare sospendersi in una lunghissima eclissi. Sapete tutti quanto gli avi nostri si spaventassero all'accadere di quegli eventi e gli stolti sacerdoti maya interpretavano l'ira degli dei malvagi sacrificando i prigionieri e strappando il cuore palpitante dai corpi - e il sangue caldo degli innocenti era il lavacro orribile dell'ignoranza del moto degli astri.

L'inverno del nostro scontento ci ha lesinato la luce piena, il soleggiamento che ci premiava fino a qualche anno fa come 'il paese del sole'. Molta la pioggia in quest'inverno cattivo, e le frane conseguenti e le valanghe sui monti anche a quote basse.

Oggi, invece, la città è un incanto di luce, forse per contrasto coi troppi giorni grigi, e perfino gli uccelli, i bianchi uccelli marini dai gialli becchi adunchi e la punta che sembra rossa per una sanguinosa predazione recente, stanno sui grossi pali degli approdi infitti nel fango e sulle 'briccole' e sulle cuspidi delle torri e delle cupole e sulle teste delle statue in cima alle chiese e aprono i becchi in ripetizione ed emettono il loro grido sgraziato e lamentoso, ma che esprime la gioia per la luce ritrovata e per il nitore che disegna le nuvole bianche e precisi gli archi dei portoni e delle finestre dell'isola di fronte coloratissima per i nuovi intonaci - che pare disegnata dal pennello del Tiepolo e gli acquarelli di Turner.

Mi capita di sospendermi, in giornate così, in una sorta di stupore per tutto quanto accade ed era normale fino a ieri, ma oggi trova una diversa definizione di incanto e ri-definizione dell'esistente.

Tutto ciò che vedo e osservo in controluce trova nella mia mente definizioni essenziali e primitive, quasi una regressione al primo linguaggio degli avi preistorici. 'Buono' è l'abbraccio di due giovani studenti seduti sulla banchina, 'strano' è l'abbigliamento di una donna che indossa una gonna lunga da zingara e un 'bomber' rimediato nei gialli cassoni della Caritas o sulle bancarelle dei mercatini domenicali degli 'extracomunitari' e il gioco dei bambini che strepitano e ti si fiondano sulle gambe coi monopattini lungo le rampe dei ponti è fastidio temporaneo e sorriso rivolto alle mamme che si scusano e li sgridano.

Il mondo rinasce ad ogni nuovo sole e i ricordi di altra luce forte e calda si sommano e una segreta allegria scaturisce da dentro che credevo sepolta.....

lunedì 22 febbraio 2010

la provvidenza esiste

La fascia di mondo che sta poco su dell'equatore sta franando per le piogge copiose, spesso alluvionali e un territorio che si sosteneva sul fragile equilibrio di scarse precipitazioni e soleggiato per trecento gg. l'anno frana, le colline scendono a valle lungo gli storici canaloni, l'antica montagna si frantuma in piccole zolle fradicie e su queste spesso ci stanno le case che erano abusive e furono sanate in barba ad ogni studio idrogeologico e perizia dei geologi in forza ai comuni.

La natura si riprende il ruolo di regolatrice delle umane idiozie, degli eccessi, delle licenze concesse in barba ad ogni principio di precauzione e la protezione civile diventa il dominus di ogni emergenza, anche di quelle che si potevano tranquillamente prevenire con l'ordinata applicazione di regole che c'erano e bastava applicarle.

Abbiamo le catastrofi che ci meritiamo e le protezione civile conseguente e se in tanto dilagare di emergenze ci entra pure la corruzione e il senso di onnipotenza di un tale che è il braccio operativo del Barabba di lotta e di governo e ne media i vizietti e distribuisce i favori, beh, che volete farci: il popolo è sovrano, dicono, e se lo ha votato una ragione ci sarà. Piacciono i dux a questo nostro popolo, i risolutori, quelli che un tempo lanciavano gli slogans contadini: 'dobbiamo dare la massima fecondità ad ogni zolla di terra' e oggi si traduce ne 'l'uomo del fare'. Comunque e in barba ad ogni regola e trasparenza. Peccato che la propaganda governativa nasconda la verità degli eventi e le più che modeste quantità del 'fare' rispetto all'arraf-fare.

Perciò osserviamo disincantati tutto quanto avviene di catastrofico ogni giorno che il buon dio manda in terra, sicuri che, tra tante frane, la provvidenza ci consegnerà, prima o poi, anche quella che vedrà lo smottamento in cinemascope-scopecolor del partito-azienda al potere e, dietro a lui, i suoi alleati opportunisti e ignari dell'antico motto che 'chi va collo zoppo impara a zoppicare'.
Attendiamo sereni in attesa di levare il nostro 'alleluja'.
La provvidenza esiste, lo sappiamo, solo ha tempi biblici e qualche precauzione di troppo.

domenica 21 febbraio 2010

si fa presto a dire dialogo

Si fa presto a dire dialogo. Se l'esempio viene dall'alto e dalla cosiddetta 'politica' stiamo freschi.
Il dialogo con l'opposizione che piace al pdl, ad esempio, è quello che smette le pur caute e misurate parole contro i misfatti della maggioranza e le sue iterate e ossessive leggi ad personam ed evita e stigmatizza quello che lorsignori definiscono 'il gossip', ma è, in realtà, un codice di comportamenti di chi è eletto alla massime cariche di governo e parlamentari, un decalogo che eviti le figure barbine, i possibili ricatti, lo sfregio alla morale pubblica.

Buona parte di un siffatto decalogo potrebbe essere ricavato dal 'j'accuse' di Veronica Lario al marito in carriera pubblicato sui giornali al tempo dello strano rapporto con una minorenne napoletana consegnatali brevi manu dai genitori perché ne curasse la 'carriera' (da velina o politica per la giovinetta non faceva differenza) - e a nord delle Alpi sarebbe bastato questo per un premier per vedersi stroncato sui giornali e dover rassegnare le dimissioni il giorno dopo allo scopo di non danneggiare l'immagine del partito di appartenenza. Ma il partito del signor B. è un'azienda e in un'azienda non usa che i dipendenti chiedano le dimissioni del padrone, ma solo se la fabbrica chiude per bancarotta fraudolenta e lascia sul lastrico i poverini.

Nel paese del Sultano Felix accade che quel tale, il Beneamato Leader, scateni, invece, le fidate legioni dei suoi fans adoranti e metta sotto morso i suoi mille giornalisti a libro paga e le redazioni dei telegiornali di fiducia (e quelli acquisiti della rai per il gioco sporco dello 'spoil system') e raddoppi addirittura la posta rivendicando la piena libertà di andare a put-ta-ne - e rovesci l'accusa politica sul fotografo che documentava l'andirivieni a villa Certosa degli yachts e gli elicotteri con a bordo le ragazze della 'quindicina' (cosi si chiamava il ricambio di carne fresca nei bor-delli d'antan, ma era una partita di giro con i bor-delli di altre città) e si aveva agio di osservare nelle foto perfino il dettaglio di un capo di stato di un paese dell'est, ospite del munifico presidente del consiglio italiano, ignudo e col pisellino in tiro per il magnifico spettacolo di poppe gonfie e sode e rotondi cu-li femminili al vento.

Che dialogo volete che si instauri con questa umanità avvilente e asservita che plaude al ritorno dei fasti che furono di Caligola e Nabucodonosor? Valori condivisi e buoni per le future generazioni? Principi? Regole? Buoni e dignitosi comportamenti quali si convengono per un capo di stato che rappresenta il Paese all'estero? Maddechè, aho!? Ma in che mondo vivi? Io so' io e voi nun siete un ca@@o e se provate a criticare vi mostro i sondaggi che mi danno in crescita ad ogni put-ta-na nuova il cui nome viene rivelato dai giornali comunisti e al soldo degli ebrei svizzeri. E Bertolaso con la Francesca fisioterapista che se lo ripassa non si tocca e il Verdini santo subito e l'Anemone beato in attesa di miracoli decisivi.

Poi si leggono sui forum le risposte stu-pi-de di coloro che inneggiano al dialogo tra cittadini e lo dicono essere la ragion d'essere di un forum ed è, invece, un avvilente dialogo tra sordi e l'avvicendarsi di battute cre-ti-ne o stupi-da-mente rabbiose o l'ironia di bassissima lega (di chi si frega le mani per un potere infame che non viene scalfito neanche dal fuoco amico e perpetua il governo dei furbi e degli evasori) opposte alle accuse documentate e argomentate sui temi e misfatti del giorno. E lo chiamano 'parlare di politica'. Ma ci facessero il piacere!!

Benvenuti in Italia.

sabato 20 febbraio 2010

l'imbonitore

http://www.repubblica.it/politica/2010/02/20/news/regole_volpe-2366191/

le parole tra noi leggere

Credo che pochi, pochissimi, in questo paese sappiano che vuol dire la spumeggiante sensazione di serenità (non c'è contraddizione in termine: anche un calice di prosecco spumeggia ed è momento sereno il sorseggiarlo in compagnia) che consegue al dire parole leggere, all'avere un dialogo sapido con qualcuno/a - felici entrambi del suo essere vero dialogo con chi ti ascolta e sai ascoltare e rispondere a tono e con argomenti conseguenti o paralleli e cogenti.

In questo paese si è perduto il genere 'parole leggere', non lo si pratica più da un tempo immemorato. Lo si rintraccia, forse, in certa letteratura di nicchia e, anche lì, è più spesso un resoconto onirico o il rimando ad altro tempo: a una 'età dell'oro' della politica che è già mito e, come i miti, tornerà, torneranno, perché sono le sinapsi originarie di un futuro praticabile diverso da quello che oggi ci oscura l'orizzonte.

Pratichiamo parole 'pesanti' pesantissime, invece, qui da noi, in questo 'paese senza': senza vergogna, senza gentilezza, senza memoria, senza allegria che non sia quella dei compagnoni che 'ridono nel letto' e si ritrovano a festeggiare il potere impunito a villa Certosa o al centro benessere Salario (il salario della disonestà) - dove si scambiavano i favori e le fisioterapiste in carriera come 'olio' e tonificante massaggio per le nuove megagalattiche costruzioni e le ricostruzioni post terremoto.

I politici qui da noi e i giornalisti al soldo o che ne chiosano le gesta infami sono i 'creativi' di un linguaggio guerresco e catastrofico: 'volano gli stracci', 'non ha uno straccio di prova', 'vogliono farmi fuori' – e di un conflitto che incombe e si scatena si dice 'è bufera' e Di Pietro, il solo oppositore rimasto su piazza, 'va alla guerra' o 'all'attacco'.
E del Campione di Denari che si è comprato la politica con i soldi puzzolenti di Tangentopoli e della mafia si diceva già allora che 'scende in campo' - e il campo l'ha sbaragliato lancia in resta perché la voglia di rivalsa dei malaffaristi in carriera e dei furbi di sempre impuniti era tale che Forza Italia ha coalizzato d'emblè le muffe inaridite della vecchia Dc insieme ai socialisti feriti e infangati a cui non schifava più l'intrupparsi vergognoso con gli ex fascisti di Almirante e con i secessionisti di 'roma ladrona' ansiosi di annusare i lezzi del potere centralista e condividerne i nefasti e ripartire il bottino.

Non possiamo sapere e gustare parole leggere in questo paese perché è latente un conflitto enorme, potenzialmente esplosivo, tra i 'furbi' e 'furbetti' di sempre e chi è stato incastrato da un legge maledetta con i 'prelievi alla fonte' praticati dal 'sostituto di imposta'. Tra chi, cioè, è costretto alla legalità dai lacci burocratici stretti sul lavoro dipendente e chi della legalità può fare carne di porco e sa che i 'controlli di legalità' sono così pochi e così poco efficaci e 'persuasivi' da non incidere statisticamente sul totale più del 3 o 4 per cento - e l'evasione a cifre iperboliche è serena e premiata e le cifre ultime lette l'altro ieri confermano il 'trend'.

Perciò 'Cipputi' va alla sua guerra quotidiana cosciente di combattere una battaglia di pura testimonianza e la guerra italica è una guerra dei cent'anni che disperde il numero dei morti (suicidi compresi) in un numero di anni così alto da non figurare mai una 'battaglia decisiva' e risolutiva del conflitto sociale fondamentale - e neanche l'ultima 'battaglia' delle elezioni regionali sarà decisiva di alcunché, malgrado Tangentopoli abbia scoperchiato le sue fogne di bel nuovo e il lezzo dei soldi sporchi - che hanno tenuto a battesimo la seconda repubblica e premiato il Re di denari e il suo sgangherato esercito di forzitalioti - sia così forte da costringerci a indossare la bianca mascherina sanitaria.

Ecco l'idea nuova e 'creativa' per i Cipputi sopravvissuti alla strage di posti di lavoro della crisi globale e gli 'eco-cretini' loro alleati (la definizione 'ecocretini' è degli avanguardisti prezzolati de 'il Giornale' della famiglia Berlusconi): indossiamo tutti la mascherina sanitaria non per difenderci dai miasmi del traffico cittadino bensì come simbolo dell'opposizione degli onesti e contro i miasmi di un potere in mano agli impuniti di sempre.

mercoledì 17 febbraio 2010

irrimediabilmente trash



Il gioco di società prevede che si vada a ravanare tra le vecchie foto degli albums fotografici impolverati e trovare foto 'trash' da consegnare a chi gestisce il gioco e chi vince avrà il premio di una cena in un noto ristorante dove converranno i partecipanti.



Cercare e trovare foto 'trash' del vissuto di ciascuno è operazione coraggiosa. Vuol dire ammettere che siamo stati 'spazzatura' in un qualche punto e momento della nostra vita e può essere doloroso perché, giunti 'nel mezzo del cammin di nostra vita' tendiamo a fare i bilanci e proviamo a dirci – coraggiosamente, novelli laudatores temporis actis - che, in fondo, non è tutto da buttare delle nostre vite, non siamo stati poi così inutili e servili e privi di dignità e voltagabbana e sciocchi e volgari e stupidi e privi di talento e l'umanità che ci segue serberà, tutto sommato, un buon ricordo di noi.



Un gioco serio, quindi, un po' il 'gioco della verità' (che nessuno prende mai sul serio e questo è male) in cui si apre il cuore al consesso degli amici come se si trattasse di una seduta di psicoterapia collettiva, ma che costringe a un'analisi retrospettiva mirata, a un ricordo preciso di chi siamo stati e come e perché in quel modo che oggi ci appare ridicolo o 'trash', appunto.



Ho provato a prendere in mano i miei albums e, sarà perché ai miei tempi non ci si prendeva mai troppo sul serio, sarà perché tendo a difendere un'immagine di me che, peraltro, non mi appartiene più e potrei serenamente affidare agli Annales della storia patria, non ho trovato nulla che rispondesse ai criteri del gioco, che recita testualmente:



1 Il trash in atto è sempre inconsapevole. 2 Il trash è privo di ironia. 3 Il trash crede in sé. 4 Ci si scopre trash solo a posteriori. 5 Riconoscersi trash è imbarazzante e può valere per il fotografo, per lo scatto, per il soggetto. 6 Il Trash Contest si colloca in una zona liminale in cui in cui il trash tenta di riconoscere se stesso, 7 il Trash Contest è serio, questo lo rende trash. 8 Il Trash Contest è faceto, questo lo rende beffardo. 9 Il Trash Contest è paradossale. Il Devoto Oli cos' definisce il 'trash':

'Orientamento del gusto basato sul recupero e sulla valorizzazione, spesso compiaciuta, di ciò che è deteriore, grottesco, volgare.'



Perché a me sono venute in mente le immagini di infiniti telegiornali degli ultimi quindici anni con particolare riguardo agli ultimi due?

martedì 16 febbraio 2010

Onestamente?Ma ci faccia il piacere!!

Mio caro,

onestamente è aggettivo che dovresti usare con molta cura e non spenderlo in topic così azzardati. Il dato dell'evasione italica è talmente macroscopico da occupare pile di files negli uffici studi del Parlamento Europeo dove si è parlato di dumping economico al riguardo. Concorrenza sleale dei nostri artigiani-commercianti-imprenditori piccoli e medi versus i colleghi europei. 'Categorie a rischio' vengono definite con azzardo lessicale davvero tutto italiota. Meglio ladri. Ladri di socialità e di senso dello stato.

Prova a prenderti gli studi di settore e fai una tua personale verifica intorno alle tue conoscenze su quanto viene denunciato e pagato come tassa sul reddito dichiarato e paragona, che so, quello del corniciaio sotto casa con il suo inquilino pensionato a mille euro al mese. Ti mancassero dati fai un salto a Venezia e ti mostrerò come mio fratellastro che fa il motoscafista e si è fatto la villa e si è comprato una palestra e paga meno di me (pensionato intorno ai mille euro al mese) grazie ai suoi studi di settore. E la villa se l'è fatta in flagranza di evasione totale prima che entrassero in vigore quegli studi. Questo per dirti che anche solo spulciando tra parenti amici e conoscenti esce un quadro da mille e una evasione parziale o totale o tombale.

Poi ci sono i condoni fiscali,edilizi,contributivi e il loro successo e gli introiti per le casse dello stato confermano il trend e il permanere dell'atavico vizio. E la domanda sorge spontanea: ma che fai, provochi, ci meni per il naso, lo fai o lo sei?

Tutti noi conosciamo gente che evade a man bassa e la complicità vergognosa che si instaura intorno a questo mercato di la-dri sotto vesti rispettabili. Una mia cara amica paga metà del suo affitto in nero: pagamento anticipato ogni sei mesi direttamente nelle mani della proprietaria come le vergognose mazzette dei tangentari. E gli appartamenti nel suo palazzo sono sette e possiede altri quattro palazzi e tutti gli inquilini sono 'invitati' a sottostare a quelle condizioni altrimenti niente affittanza.

Venezia galleggia in una marea di nero, diceva sconsolato Cacciari allargando le braccia ed è tale la complicità sociale e politica con i ladri di socialità che, per sfondare al centro dello schieramento politico dove si annidano gli evasori veneti in gran copia, 'abbiamo' (si fa per dire) candidato alla Regione per il Pd il campione degli artigiani: Bortolussi, uscito dalla famigerata C.g.i.a di Mestre a cui non vanno bene neanche gli studi di settore che consentono una contribuzione menzognera ben al di sotto del ridicolo e del vero reddito prodotto.

Se dobbiamo votare il campione degli evasori me ne sto a casa o vado a sciare. Il patronato dei ladri di socialità lo svolgono meglio gli Zaia e i Galan, e i Tremonti e i Berlusconi da sempre e senza neanche vergognarsi del loro tragico verbo e della oggettiva complicità politica che offrono ai malandrini storici e recidivi.

E conosciamo bene la complicità degli apparati dello stato e dei partiti che offrono opportuna protezione agli evasori perchè li votano e li premiano e il vostro campione di denari alla presidenza del consiglio col suo processo 'corruzione della guardia di finanza' ne è un solare esempio.

'Onestamente' è termine che davvero non puoi usare se lo fai seguire alle dichiarazioni malvage e menzognere che lo precedono, caro.

lunedì 15 febbraio 2010

es la historia de un amor


Fa freddo malgrado il sole e, girano per la città le molte maschere insensate coi costosissimi costumi e le mantelle ornate che, come lo strascico delle spose, scopano dove passano e raccolgono i coriandoli a grumi. Bisogna conoscere benissimo la pianta della città e a memoria per poter bypassare certi groppi di folla con le maschere in cappello piumato e vestiti di raso rosso e oro ferme impettite a farsi fotografare da decine di assatanati. E se li bocci dicendo: 'Permesso! Permesso!' con voce stizzita per il blocco e l'impedimento si incaxxiano perchè gli hai rovinato una foto. Di prendere un vaporetto e fare traghetto sull'altra sponda del Canale neanche a parlarne. Tirano via dritti a certe fermate malgrado i bis della linea Arlecchino e Pantalone. Fanc.lo al mondo.



I suonatori ambulanti miagolano le loro melodie mielose nei pochi angoli rimasti sgombri e hanno in testa un fez carnevalesco col nastrino e piovono gli oboli misericordiosi sui cappelli a terra.

Hanno preso il posto dei gatti : spariti da anni da questa città che ne andava fiera al punto da dirsi 'la città dei gatti'. Gira, invece, una quantità di cani da far invidia (si fa per dire) a Parigi - che già nel 1963 con un articolo di G. G. Marquez, allora corrispondente di un giornale colombiano, ne denunciava lo straordinario impatto sanitario.

Ci sono persone (a Parigi e, oggi, a Venezia) che ospitano in un appartamento fino a tre cani e oltre. Panacea per la solitudine, la dicono, e un abbaio festante quando torni a casa e leccatine sul viso e code sventolanti e peli sui divani e dappertutto sostituiscono le umane relazioni che si sono spente per le più varie ragioni.



Però a quei suonatori ambulanti qualcuno glielo dovrebbe dire che devono cambiare il loro repertorio. Sempre a suonare quel monumento alla tristezza e al pianto che è '...la historia de un amor qual no abia otro igual (...) todo el bien todo el mal': ma che sacrosante pal-le di questi tempi di gelo e politica asfittica e ladri di stato e amori a catafascio e senilità incombenti!



Ci sono canzoni che andrebbero proibite anche dopo aver passato il visto di censura perché fanno aggio sui co(rd)ioni e infilano lunghi aghi in quel punto del cervello preposto alle emozioni e lacrime conseguenti. Una di queste viene dalla Francia e il/la cantante implora, incurante della infinita pesantezza della sua geremiade: '...ne me quitte pas, ne me quitte pas' .

Giustamente, il nostro Proietti ne ha fatto una doverosa parodia e l'ha mutata in '...ne me rompe' er cà, ne me rompe er cà': gustosissima ed esilarante comme il faut.



Gettiamo a mare la tristezza, cari, tutte le tristezze di ogni genere e tipo e origine e anche l'intera città (che a mare già c'è da secoli e maree ad abundantiam), se deve essere identificata e ospitare per antonomasia questo nostro sentimento fradicio e stupido e improduttivo.

'Com'è triste Venezia!', cantava Aznavour, ma era per via di 'soltanto un anno dopo' e storia di un amore finito.



Beh, chi avesse amori in corso con buona probabilità di prossimo spegnimento e tristezza conseguenti ci faccia il favore: vada a Parma, Modena, Palermo, che so, o ad Arcore.

Almeno lì una buona ragione per piangere calde e copiosissime lacrime e coltivare le tristezze nazionali sappiamo tutti che c'è.

http://www.youtube.com/watch?v=a6JTx3uBsGU

domenica 14 febbraio 2010

funere mersit acerbo


Le rivoluzioni del terzo millennio non si fanno più con gruppi compatti e folle oceaniche davanti al Palazzo d'Inverno o con le prese della Bastiglia e le picche, bensì con i suicidi a catena dei dipendenti Telecom France e quegl'altri, italiani e silenziosi, non sempre registrati dalle cronache per il senso di vergogna e pudore delle famiglie e, in America, si fanno con le pistole in mano - come quella docente americana licenziata che spara ai colleghi dell'istituto.



Le rivoluzioni postmoderne si fanno con gli operai in cima alle gru e sui tetti delle fabbriche che chiudono e nessuna speranza di una coalizione, di un'associazione, di un partito 'del lavoro' che dia le giuste parole d'ordine e unifichi il 'comune sentire' contro il disordine capitalistico e la sua crisi globale e dia vita ai nuovi 'soviet' (cambiamogli il nome, ma salviamo la sostanza dell'associare e dell'agire rivoluzionario) del III millennio e dia l'assalto al cielo e/o a palazzo Grazioli.

Qualcosa si è inceppato nel meccanismo della protesta operaia e sottoproletaria, forse per sempre.

Il 'lumpenproletariat' e i proletari dei nostri giorni devono avere da perdere qualcosa di più delle comuni 'catene' che dicevano Marx ed Engels se non si muovono più in direzione di una 'critica delle armi' a fronte di una sterile e spuntata 'arma della critica'. Che spesso è 'da bar' o da osteria della bassa padana e finisce nel bugliolo degli asfittici 'leghismi'.



E se la folla non accorre più sotto ai palazzi reali a chiedere 'pane, pane' (e neanche trova più una giuliva Marie Antoinette a buttargli le brioches di sotto con gridolini compiaciuti e 'ciao-ciao' con la manina inguantata) forse è colpa della Caritas e delle mense dei frati dove si può mangiare a sbafo - e pazienza se le banche ti mangiano la casa perché non sei più in grado di pagare gli interessi del mutuo.



Dunque qualcosa è cambiato in profondità dalle parti di quella che chiamavamo 'la sinistra' e oggi non sappiamo più bene che sia, dove stia di casa, quali parole d'ordine unificanti produca e quali governi sa proporre e quali programmi di governo in opposizione a quelli del Sultano Felix e della sua cricca di impuniti e malaffaristi gelatinosi.



Alziamo gli occhi al cielo e accodiamoci ai funerali dei cassintegrati che si impiccano nelle cantine. Questa è l'ora della tristezza e nient'altro.



Le rivoluzioni del terzo millennio hanno il passo lento delle processioni funebri e il sentore di un'epoca che si chiude senza aprire una diversa porta.

venerdì 12 febbraio 2010

le gelatine di Francesca


Potenza di un aggettivo: gelatinoso. Il sistema di appalti e i giochi di potere che ne sono correlati è 'gelatinoso' secondo il pubblico ministero che guida l'inchiesta sulla protezione civile e dintorni: il cavallo di battaglia del Cavaliere e, insieme, il luogo simbolico di tutte le corrutele (per stare alle carte dell'inchiesta) dello 'star system' berlusconiano, escorts incluse.

'Vorrei dare una ripassata a Francesca' dice Bertolaso nell'intercettazione; se invece era la Francesca che doveva dargli una ripassata (le fisioterapiste abbondano sugli annunci dei giornali, lo sappiamo bene) speriamo che venga accertato senza ombra di dubbio dalla magistratura, ma comparato ai prezzi gonfiati degli appalti è il problema minore.




E se le fatiche della protezione civile al vertice ben si meritano i ludi amatori recto e verso con la bella Francesca, diversa cosa è assumere quelle 'amatrici' a pagamento e come 'rimborso' dovuto ad appalti facilitati, oliati: autostrade del 'decisionismo' berlusconiano aperte da mazzette e 'facilitazioni' accompagnate dal sesso, appunto.




Ma di tutto ciò è bene avere documentazione di prima mano e andare alle carte del p. m. incaricato e verificare le intercettazioni e le altre prove in suo possesso per non incorrere nella solita manfrina del pdl schierato a battaglia, i carri armati dei 'portavoce' in prima fila, a dire e gridare coi megafoni: 'Giustizia ad orologeria!' 'Giudici e p.m. tutti comunisti!' e via elencando delle ben note lamentazioni che fanno fare spallucce ai sostenitori a spada tratta del Barabba e di tutta l'Intendenza di cui si circonda, il Bertolaso in testa - generale ferito alla spalla, ma non moribondo e, in ogni caso, migliore del suo Re che mai ha pensato di dimettersi malgrado le mille inchieste e le condanne in secondo grado e le prescrizioni che si è procurato grazie alle truppe cammellate che ha radunato in parlamento e gli fanno le leggi di comodo.




Gelatinoso è il sistema delle corrutele incrociate rivelate dalle intercettazioni (ma allora ci sono ancora! Evviva!) e se quel sistema permane malgrado i fucili puntati dei magistrati sviliti e offesi significa che l'aura di impunità si allarga e si estende a un vasto 'dominio' intorno al presidente del consiglio e al sistema di potere che ha fondato e gestisce come un Caligola, un Nerone pronto a dar fuoco all'intera città, alla 'polis' democratica e alla sua Costituzione, se gli è d'impaccio per l'impero malavitoso e para mafioso che incomincia con Milano 2 e si sviluppa con il Mangano e gli altri mafiosi ospitati nelle stalle di Arcore su istanza del Dell'Utri.




Così vanno le cose nei dintorni del Cavaliere Azzoppato, ma ancora a cavallo e con sondaggi alle stelle e pronto a imporre bavagli e censure all'universo mondo pur di trionfare.

E le elezioni e lo spoglio delle schede le gestirà il Maroni e speriamo che 'io me la cavo' -come diceva un simpatico libro anni fa- e non ci tocchi l'infamia aggiuntiva di denunciare i brogli e le manomissioni della volontà popolare acciocchè il sistema di potere della destra infame si consolidi e permanga.




Mamma li turchi! pardon, li miserabili berlusconiani. Se la Provvidenza esiste, batta un colpo (anche un asteroide ben direzionato nei dintorni di palazzo Chigi andrà bene).

quei pozzi della memoria

Vanno bene i 'giorni della memoria' perché è un bene di cui c'è carenza, ma bisognerebbe accompagnarli con quell'altro sostantivo 'e della verità' e non dovrebbero essere i giorni 'della partigianeria': della visione politica asfittica che ha messo in agenda la questione delle foibe e dei poveri cristi (incluso anche qualche figlio di buonissima donna) che vi sono stati infoibati più per il vantaggio elettoralistico che se ne consegue che per un vero sentimento nazionale e giusto ricordare.
Non si dovrebbe sfruttare politicamente la pietà dovuta ai morti, in larga parte civili, pubblici amministratori, gente che, notoriamente, aveva 'preso partito' contro una fazione in lotta e scontava la ferocia dei vincitori e il castigo che infliggevano ai soccombenti.
E bisognerebbe ricordare anche che gli eventi che ci commuovono e ci danno pena sono avvenuti, con modalità non meno feroci e rabbiose, in molti altri corridoi di confine e terre che prima appartenevano ad una nazione e i trattati di pace hanno poi consegnato alla nazione vincente. Ne conseguirono gli esodi, volontari o variamente imposti: con minacce di morte e il terrore delle imposizioni e delle negazioni identitarie e familiari.
Nessuna intenzione di sminuire il peso morale e politico di quegli eventi lontani, bensì di valutare con una certa accuratezza il quadro storico in cui quegli avvenimenti sono iscritti - e ne spiega le buone o cattive ragioni e ne tempera le dolorosità assolute e le inserisce nel relativo dei moltissimi accadimenti feroci che la nostra varia umanità ha patito in ogni dove del pianeta in questo 'secolo breve' che annovera ben due guerre mondiali e milioni di morti ammazzati.

Ecco allora passare in televisione il film 'Il cuore nel pozzo' di Alberto Negrin, in obbedienza alla 'nouvelle vague' di destra che fortemente ha sponsorizzato l'istituzione de 'il giorno della memoria' per i morti fiumani e dalmati e gli 'esodati' a centinaia di migliaia.

Non il migliore dei films possibili e nessuna voglia da parte del Negrin di mostrare agli ignari della storia patria (una quantità!) il 'chi è chi' dei nazionalisti slavi e delle sgangherate, ma valorose truppe titine e perché agivano con così cieca ferocia.
E, se pur è vero che i films coltivano di più le emozioni delle 'verità' storiche, uno sforzo di inquadramento storico con didascalie e date e numeri e voci narranti fuori campo sarebbero stati più che opportuni e stimolanti - magari consultando un qualche stimato professore di storia non iscritto ad Alleanza Nazionale o al Pdl (e, ovviamente, nemmeno al Pd e alla sinistra di classe).

Insomma, un'occasione mancata di rendere un buon 'servizio pubblico' Rai e contribuire alla formazione delle menti e delle coscienze, com'è nel dna di questo governo di infami - che di 'occasioni mancate' e da mancare nel prossimo futuro ha fatto un segreto 'programma di s-governo' di questa disgraziata nazione.

statue,simboli,monumenti (part two)




.…..Già, perché pare, si dice, si mormora che i prossimi decenni saranno cruciali per quest'area di mondo che abitiamo immeritatamente. E' vero che ci siamo nati, ma niente di specialmente metafisico giustifica il fatto che ciò che abbiamo, storicamente, non è davvero 'nostro' e, invece, si ascrive al caos della genetica e delle migrazioni dei popoli che sono state e magari il bis bis bis nonno mio e vostro era del Montenegro e il nonno di lui proveniva dalle steppe caucasiche e il connubio e l'alcova che determinarono 'l'italianità' della coppia e dei loro figli si dettero alla fine della seconda guerra mondiale quando il soldato semplice Diaghilev (successivamente corretto in Diaghilò) sbarcò a Bari al seguito delle truppe alleate e sposò una Mazzucato profuga e povera in canna nei pressi di Parma ed ebbero un sacco di figli e nipoti e via raccontando di questa nostra tormentata epopea mediterranea.



E, dicono gli esperti e gli studiosi dei flussi e riflussi umani e delle statistiche, se non importiamo manodopera per le nostre industrie e vari commerci siamo destinati a un declino economico rapidissimo e irreversibile e, fermo restando il nostro attuale trend riproduttivo di europei, la sostituzione di maggioranza tra indigeni residenti e nuova immigrazione sarà matura già a partire dal 2050 - come dire che la vedranno e la soffriranno i nostri figli e nipoti – e sarà meglio per loro che ci abbiano fatto l'abitudine nel frattempo e non la vivano in veste di disadattati come la stiamo vivendo noi generando i noti conflitti e le opposizioni.



E l'alternativa è che ci si chiuda in camera da letto per un mese e ci diamo sotto alla grandissima: un baby boom tra mesi nove forse ci salverà e un'opportuna educazione sessuale dei pargoli non appena svezzati in modo che aggiustino il tiro ad ogni 'botta' (obbligatoria la pelle bianca di entrambi per almeno tre generazioni) e continuino a sfornare nuovi nati fino al raggiungimento della parità o superamento e sospesa la vendita delle spirali e di ogni tipo di anticoncezionale nelle farmacie e ospedali europei fino a nuovo ordine e obbiettivo raggiunto.



Ecco allora che le statue di angeli e santi dai bei visi asciutti e dolenti sui cornicioni della chiese tornano a dire e significare e testimoniare -simbolicamente- di una catastrofe incombente che passò (passerà), sia pur lasciando segni vistosi e dimezzando i vivi (di pelle bianca) come nelle Grandi Pesti, ma, poi, una 'normalità' nuova si distese (distenderà) nei secoli e si tornò(erà) a vivere in pace e ogni città antica dell'Europa mantenne(rrà) i suoi bei simboli e le architetture tipiche e le sue chiese e anche le musiche di Bach verranno eseguite all'organo dalle dita di un Muammad Abdul bravissimo e capace di suscitare applausi a scena aperta e tutti (quasi tutti) capiranno che nelle vene degli uomini scorre un sangue preziosissimo che si può utilizzare negli ospedali per le trasfusioni e, suppongo, difficilmente si troverà un ammalato di cancro al fegato che rifiuterà un trapianto se avvisato che il donatore è uno dello Sri Lanka morto per aver preso un sacco di botte in una sera di pioggia alla periferia di Roma. (fine)

martedì 9 febbraio 2010

statue,simboli,monumenti


Charles Ray deve essere contento del trattamento che gli è stato riservato e corona un'onorata carriera lunga oltre un ventennio. Ha piazzato il suo bianco adolescente col fisico da Avatar (14 inches tall) con in mano una rana rassegnata al suo destino di preda in cima alla punta della Dogana e c'è chi scrive al Gazzettino e si lamenta che potrebbe essere in permanenza e ci stava meglio il lampione che c'era prima - che almeno fungeva da faro e ci richiamava le luminosità chiaroscurali di un famoso quadro di Magritte al Guggenheim che non sai dire se è crepuscolo o alba o tutte e due insieme perché gli artisti amano essere ambigui e ubiqui nello spazio e nel tempo e in ogni caso simbolici e di difficile interpretazione quel tanto da 'èpater les bourgeois'.



E i 'bourgeois' siamo noi che andiamo a fare le code per vedere le loro meravigliose cose e ogni volta che capito in punta alla Dogana e mi aggiro in incognito intorno al 'Boy with a frog' (e il vigilante messo lì a vigilare in permanenza mi guarda male perché gli devono aver detto che una faccia vista troppe volte nasconde un tipo che ha cattive intenzioni) mi chiedo che senso abbia tutto questo e - se anche è vero che la scultura in acciaio bianco è bella e perfetta colla sua pelle metallica opacizzata e si proietta verso il vuoto della laguna interrogandolo pacatamente- gli preferisco le molte statue di angeli e santi neglette sui cornicioni e piedistalli delle chiese tutte butterate dal tempo e dagli agenti atmosferici e dalla cattiva chimica di Portomarghera.



Certe facce di angeli e di santi ne guadagnano dall'erosione dei loro visi di pietra smagriti dal tempo. Ne vengono umanizzati e, se anche sembrano sempre interrogarsi sul senso del loro svettare inutile e simboleggiare niente di condiviso più con noi moderni, resta il fatto che qualcuno ce li ha messi lassù e si sono spesi dei bei soldi per fare quelle facciate monumentali a onore e gloria di Dio e della Madonna e l'ornarle di santi e angeli in attesa di decollo e la loro forte presenza museale, di museo a cielo aperto, ci dice cattolici e occidentali ed è pregna di significati proiettati verso il futuro: quello dei minareti che ci spaventano e ne neghiamo la costruzione e degli islamici troppo prolifici che cancelleranno la nostra identità nazional-culturale, forse, chissà.



E ai cattivi islamici invasori e ciechi e sordi alla nostra cultura gli opponiamo la nostra lingua di Dante e le nostre musiche (no! Apicella no!!) e le nostre statue e le storie dei santi sulle graticole e i san Sebastiano con le mille frecce ben infitte nel corpo e non una di mortale, anzi! con l'espressione serafica che si ritrova sui quadri sembra un masochista ante litteram che gode a riceverne più di un cuscinetto portaspilli.



E se è vero che Santa Sofia a Istanbul era una basilica cattolico-romana e oggi si mostra contornata dai minareti e vero anche che quelli passati erano i secoli delle conquiste scimitarre alla mano e bandiere colla mezzaluna e forse i futuri islamici porteranno i loro figlioli a visitare le nostre chiese ormai vuote di fedeli e parleranno loro di lontane genti ansiose e spaventate dal melting pot che si sono estinte a causa delle loro pigre abitudini amatorie e delle occidentali mollezze decadenti che ne hanno decretato la scomparsa......(segue)

venerdì 5 febbraio 2010

a che punto è la notte (part two)


….Noi angeli abbiamo tutti i vantaggi di non avere corpi deperibili e soggetti a malattie e varia usura, ma, lo confesso, a volte mi prende la voglia di provare a incarnarmi giù in basso e mescolarmi a voi e rinuncerei alle mie prerogative e peculiarità angeliche pur di spendere mille chiacchiere rutilanti e sciocche nel gioco degli incontri e degli inviti che osservo e che devono avere un qualche senso compiuto se decidono la vostra vita e il prendervi e il lasciarvi e l'andare a nozze e farci dei figli e unirvi a migliaia e gridare nelle manifestazioni di protesta contro qualcuno o qualcosa.
E' un modo di essere e di agire, il vostro, che non ci è stato spiegato all'atto della nostra Creazione (noi vi precediamo di anni-luce nel Disegno Divino, lo sapete) e tuttavia abbiamo ricevuto l'Incarico di vegliare sulle vostre vite e provare a coglierne il senso.

E prenderei forma maschile perché mi piace il gioco della seduzione e saprei condurlo a buon fine meglio di molti di voi uomini imbranati - che delle donne davvero capite niente e se aveste modo di osservarvi da quassù vi verrebbe da scompisciarvi dalle risate per le stupide cose e rozze e prive di dolcezza e capacità di fascinazione elegante che mostrate.

Ma temo di essere un angelo atipico e un po' eretico e il fatto che mi abbiano imprigionato in uno strano corpo di pietra che somiglia al vostro con l'aggiunta delle improbabili ali forse è la causa di questi miei pensieri malati e, da qualche anno a questa parte, mi accade di avvertire un inquietante movimento interno alla mia base, una sorta di insorgenza anomala che voi uomini direste 'cancerosa' e che mi sgretola e sfarina la pietra sotto alla tunica che mi copre fino ai piedi, ma non è dolorosa, perché la pietra, lo sapete, non ha il complesso reticolo di nervi dalla testa ai piedi dei vostri corpi magnificamente agili e complessi e fragili.

Mi accade di soffrire di vertigini, in certi giorni di forte vento, come se quell'insorgenza anomala che vi ho detto avesse minato di dentro il piedistallo ed ho la sensazione di incombere pericolosamente di sotto e mi spaventa il fatto che la linea di una mia caduta eventuale è proprio sopra una fontana attorno alla quale si raccolgono uomini e cani e si abbeverano i bambini che giocano e gli viene sete.

Dovrei dirlo al capomastro del cantiere di restauro di darci un'occhiata e consolidare quel che i secoli e gli agenti atmosferici hanno minato, ma è uno che ha la testa dura e della pietra capisce solo quel che si vede all'esterno e non lo sfiora l'idea che una statua possa ammalarsi di dentro e pensare e avere un'anima angelica oltre alla forma.

Finirà che, per evitare tragedie incomprensibili e spaventose (un angelo che ferisce o uccide bambini o cani alla fontana ve lo figurate? Qualcuno di voi se la prenderebbe con il Creatore e pronuncereste orribili bestemmie come spesso fate.) finirà, dicevo, che mi butterò di sotto una di queste notti di gelo - quando tutti dormono e il silenzio è intollerabile e sembra non avere fine e sarà festa finita e chissà che l'anima imprigionata nella pietra non si liberi e si incarni in un neonato, come mi accade sempre più spesso di sognare.

giovedì 4 febbraio 2010

a che punto è la notte (part two)

….Noi angeli abbiamo tutti i vantaggi di non avere corpi deperibili e soggetti a malattie e varia usura, ma, lo confesso, a volte mi prende la voglia di provare a incarnarmi giù in basso e mescolarmi a voi e rinuncerei alle mie prerogative e peculiarità angeliche pur di spendere mille chiacchiere rutilanti e sciocche nel gioco degli incontri e degli inviti che osservo e che devono avere un qualche senso compiuto se decidono la vostra vita e il prendervi e il lasciarvi e l'andare a nozze e farci dei figli e unirvi a migliaia e gridare nelle manifestazioni di protesta contro qualcuno o qualcosa.
E' un modo di essere e di agire, il vostro, che non ci è stato spiegato all'atto della nostra Creazione (noi vi precediamo di anni-luce nel Disegno Divino, lo sapete) e tuttavia abbiamo ricevuto l'Incarico di vegliare sulle vostre vite e provare a coglierne il senso.

E prenderei forma maschile perché mi piace il gioco della seduzione e saprei condurlo a buon fine meglio di molti di voi uomini imbranati - che delle donne davvero capite niente e se aveste modo di osservarvi da quassù vi verrebbe da scompisciarvi dalle risate per le stupide cose e rozze e prive di dolcezza e capacità di fascinazione elegante che mostrate.

Ma temo di essere un angelo atipico e un po' eretico e il fatto che mi abbiano imprigionato in uno strano corpo di pietra che somiglia al vostro con l'aggiunta delle improbabili ali forse è la causa di questi miei pensieri malati e, da qualche anno a questa parte, mi accade di avvertire un inquietante movimento interno alla mia base, una sorta di insorgenza anomala che voi uomini direste 'cancerosa' e che mi sgretola e sfarina la pietra sotto alla tunica che mi copre fino ai piedi, ma non è dolorosa, perché la pietra, lo sapete, non ha il complesso reticolo di nervi dalla testa ai piedi dei vostri corpi magnificamente agili e complessi e fragili.

Mi accade di soffrire di vertigini, in certi giorni di forte vento, come se quell'insorgenza anomala che vi ho detto avesse minato di dentro il piedistallo ed ho la sensazione di incombere pericolosamente di sotto e mi spaventa il fatto che la linea di una mia caduta eventuale è proprio sopra una fontana attorno alla quale si raccolgono uomini e cani e si abbeverano i bambini che giocano e gli viene sete.

Dovrei dirlo al capomastro del cantiere di restauro di darci un'occhiata e consolidare quel che i secoli e gli agenti atmosferici hanno minato, ma è uno che ha la testa dura e della pietra capisce solo quel che si vede all'esterno e non lo sfiora l'idea che una statua possa ammalarsi di dentro e pensare e avere un'anima angelica oltre alla forma.

Finirà che, per evitare tragedie incomprensibili e spaventose (un angelo che ferisce o uccide bambini o cani alla fontana ve lo figurate? Qualcuno di voi se la prenderebbe con il Creatore e pronuncereste orribili bestemmie come spesso fate.) finirà, dicevo, che mi butterò di sotto una di queste notti di gelo - quando tutti dormono e il silenzio è intollerabile e sembra non avere fine e sarà festa finita e chissà che l'anima imprigionata nella pietra non si liberi e si incarni in un neonato, come mi accade sempre più spesso di sognare.

la fabbrica dei sogni (part two)

Le fila che si facevano negli anni cinquanta erano sicuramente più interessanti, ma alla fabbrica dei sogni di allora servivano tutt'al più gondolieri e bassa manovalanza con facce buone per il bianco e nero, tipo 'corazzata Potemkin' o 'Roma città aperta' (e anche allora, alla fine della proiezione, forse si levava il grido straziante di un Fantozzi ante litteram: 'No, il dibattito no!!').

Invece, la fila di oggi presentava il più variegato aspetto degli anni duemila: marocchini che fumavano come due turchi e turchi (curdi) che non fumavano affatto ma vestivano come marocchini in incognito e si pettinavano con le dita nel gelo della mattina livida insalivandosi i capelli - pronti al provino che avrebbe cambiato le loro vite.

Usciva, di quando in quando, un addetto alla vigilanza e invitava perentoriamente tutti quelli sotto ai trent'anni ad andare a casa e, senza troppo indulgere al politicamente corretto, diceva agli extracomunitari africani e bengalesi che senza un permesso di soggiorno valido nisba, via, siete fuori. Ma che crudeltà uccidere la speranza!
L'addetto al casting, poi, era uno tosto e con gentilezza e professionalità di lungo corso scartava in seconda passata tutti quelli che, cocciuti, ci provavano comunque ad entrare, e anche quelli/e sotto al metro e settanta di statura. 'Ci servono alti/e e avanti in età.', ripeteva pacato ma fermo. Che soddisfazione avere sessantanni, ragazzi. Sconti al cinema e ammissione privilegiata ai provini.

E davvero erano troppi gli studenti e i precari o i disoccupati 'provinati' nei due giorni appena scorsi: più di settemila persone per mille posti disponibili. E alcuni venivano da Ferrara e qualcuno perfino da Napoli e aveva passato la notte in treno. E, dentro alla sala di attesa, una ulteriore scrematura crudele: via oltre il cinquanta per cento dei presenti dopo un solo sguardo da esperto e solo una ristretta èlite saliva le scale per il provino.

Mi sono fatto due ore e mezzo anche stamattina per conto di mia figlia e la cattiva notizia è che lei è sotto ai trent'anni e non l'hanno presa e il suo babbo, invece, ha suscitato il manifesto interesse dello 'scrutatore' (a mio avviso vagamente gaio) e, davanti alla telecamera, gli ho declinato le generalità, le abilità (anche saper ballare il tango argentino ha il suo peso e saper recitare Dante, chissà): 'Ho fatto teatro da giovane, no, il cinema mai.' ' Bene, vedremo di utilizzarla al meglio.'

Magari è solo un modo gentile per dire, 'le faremo sapere' e pazienza, così vanno le cose nella fabbrica dei sogni, ma, forse, chissà, mi chiederanno di girare una scena di sesso con l'Angiolina (una bocca che vale un Perù) e dovrò chiedere a un'amica del tango di rinverdire le antiche, dimenticate perizie e avvisarmi se mi puzza il fiato. Pare che la Rossella di 'Via col vento' si sia lamentata nelle sue memorie della trascuratezza di Clark Gable al riguardo.

Più realisticamente mi toccherà una comparsata di un paio di secondi in una scena di massa vestito da Caio Svetonio con la daga levata in cui farò fatica a riconoscermi, ma vivaddio!, i posteri mi ricorderanno per questo e già mi immagino una prossima chiamata come deuteragonista nel film 'Berlusconi all'inferno' e mi daranno la parte di Tartaglia costretto per l'eternità al fatale gesto, tu vedi la sfiga.

mercoledì 3 febbraio 2010

le fogne del terzo millennio

http://www.repubblica.it/politica/2010/02/03/news/d_avanzo_boffo-2171091/

martedì 2 febbraio 2010

l'impunità del sultano

http://www.repubblica.it/politica/2010/02/02/news/l_impunit_assoluta-2159929/

la fabbrica dei sogni e il popolo bue

Cammino quasi sempre con il viso all'insù e noto che il gelo ha bruciato ogni tipo di pianta sui balconi e le terrazze. I vivaisti faranno affari d'oro la prossima primavera. Alla bella età di anni sessanta e mesi sei sto 'conoscendo' la mia città come mai mi è accaduto prima e noto che, nella fascia oraria che va dalle otto alle dieci la quantità di popolo è ben visibile e presente.
Ci sono le mamme coi bambini che vanno a scuola e, al mercato, anche qualche nonna e i pensionati incaricati della cucina nelle pochissime famiglie numerose che si tengono i genitori in casa.
Insomma: è una città di residui abitanti che si vedono, evviva! quando le presenze turistiche si abbassano al lumicino. Ma il Carnevale è prossimo e fra qualche giorno saranno i turisti a mostrarsi in prevalenza e dominare la scena e già i teatri mostrano in cartellone le commedie giocose e le maschere della Commedia.

Stamattina ho fatto la fila in un 'campo' per conto di mia figlia che ha perso il lavoro. Non mi accadeva da tempo, per mia fortuna, e mi è servito per ri-dirmi davvero fortunato nella mia condizione di non più 'dipendente'. Nessuno che ti 'comanda', che 'esige' e 'pretende' e ti giudica e attribuisce un merito o un demerito e ti dice 'fannullone' a prescindere - come fa il cret.ino-di-talento che ambisce a diventare prossimo sindaco dei centrodestri qui in città: alla larga!

Era un po' la scena dei lavoratori di cinquant'anni fa coi 'caporali' che dicono 'tu e tu e tu e tu' e gli eccedenti ciccia e tornatevene a casa. Il datore di lavoro è un produttore di cinema e hanno bisogno di circa mille comparse e c'era una quantità di sottoproletariato mescolato a gente che, invece, si diverte, perché fare la comparsa è un evento strano e capita di rado e dire agli amici: 'vai al cinema a vedermi' è una soddisfazione.
La fabbrica dei sogni hollywoodiani che oggi ha il viso di Angelina Jolie si incarica di riempire i vuoti di lavoro delle fabbriche che chiudono e qualche cassintegrato è sicuramente in fila a racimolare gli ottanta euro che promettono.
Chiedo ai miei vicini di che film si tratta: un colossal storico, penso, per aver bisogno di tanta gente e, invece, mi dicono che è un thriller. Che strano: ero convinto che per un thriller bastassero uno o due assassini e una ventina di vittime perlopiù donne - più una squadra di investigatori e un commissario separato dalla moglie e attaccato alla bottiglia. E, naturalmente, una (bella) vittima salvata in extremis e che fa innamorare il commissario.

Ma erano i sottoproletari, oggi, a recitare i ruoli di protagonisti e nella fila volavano battute grassoccie e ascoltavi lo scoppio di brevi litigi e le facce degli uomini e delle donne erano quelle che amava scritturare Fellini uscite dai tuguri romani e il Brunetta l'avrebbero assunto d'imperio senza neanche fargli riempire i moduli di iscrizione tanto ha 'le fisique du role' per ogni tipo di film: dalla 'Corte dei miracoli' ai b-movie: 'L'Intendenza del Re di denari e le supergnocche in Parlamento' passando per il remake di 'Ladri di biciclette' e 'Otto e mezzo'.

Ma lui ambisce al protagonismo assoluto nell'empireo della politica e quella, si sa, non è la fabbrica dei sogni bensì degli incubi del popolo bue - che ha perso la sua sovranità in partenza; prima ancora di infilare la scheda nel box elettorale.

lunedì 1 febbraio 2010

a che punto è la notte (racconto)


E' vero che il dono della luce limpidissima e che taglia ombre nette giù dei tetti e dei cornicioni è un dono che da solo vale un Perù, ma le notti sono fredde, sempre più fredde, da qualche secolo a questa parte e lunghe, sempre più lunghe e fatico a tenere gli occhi aperti come si conviene a gente della mia natura.
Va bene fino alla mezzanotte e il sabato fino alle due o le tre, perché posso osservare la gente di sotto che esce dai portoni e dai bar e continuano a conversare come se avessero ancora cose nuove da dirsi e si salutano e si abbracciano e mi inteneriscono gli innamorati (ce ne sono ancora, posso certificarlo) appoggiati alle porte della notte che non smettono di succhiarsi l'un l'altro come se desiderassero scambiarsi l'anima coi baci.
Ma è lunga, davvero lunga la notte e tutto il silenzio che dilaga e sembra che geli con i suoi cristalli sonori che svaporano e, per quanto mi guardi intorno, neanche più qualche gabbiano insonne si alza in volo annoiato e viene a posarsi sulla mia testa.
Poi c'è da dire che quei malnati dell'impresa di costruzione che ha l'incarico di restaurare gli intonaci e i muri vetusti della chiesa hanno tirato su un'impalcatura coi relativi teli velati che mi copre la visuale e, a parte i tetti più alti e le altane dove non succede mai niente, sono solo le stelle a roteare lentissime col giro del pianeta e, finalmente! tracciando le aeree orbite delle ore, annunciano i pallidi lucori dell'alba e i primi passi di sotto.
Li conosco tutti anche se non li vedo, ne conosco le voci: sono gli spazzini, pardon, gli operatori ecologici che cominciano a spazzare le strade e se anche ne vedo solo le ombre in movimento a causa della fitta nebbia dei teli che mi avvolge, ne ascolto i dialoghi e di loro so quasi tutto: cosa prediligono dei cibi dell'ultima 'mangiata' che si descrivono l'un l'altro (e lo stomaco hanno ancora ingombro e chissà perché i proletari parlano quasi sempre di cibo) e che cosa fanno i figli annoiati del troppo di tutto a casa e mi appassionano le pene d'amore di una mingherlina che si confida solo con uno, sempre lo stesso, e si parlano a distanza sulla diagonale del 'campo' incuranti dell'ora antelucana e lui non sa darle consigli ma si limita a qualche grugnito di consenso e, a mio avviso, è segretamente innamorato di lei e mai riuscirà a dirglielo.
Cose degli uomini, certo, di cui non dovrei occuparmi perché la mia natura è angelica e il mio corpo è petroso e ancora integro dopo otto secoli di permanenza su questo pinnacolo e solo la mia testa è coperta degli escrementi dei gabbiani che si posano e giganteggiano superbi e si puliscono i becchi adunchi sulla mia fronte e, ignorando la maestà della mia natura, mi hanno regalato una chioma di capelli color senape rappresa più dura della stessa pietra - e voglio vedere se i responsabili della Sovrintendenza daranno l'ordine agli operai di scalpellarmela via prima di togliere l'impalcatura e mi ripuliranno di quella schifezza.....(segue)