domenica 30 agosto 2009

dialogues

- Mais oui, mais no, mais enfin!
(je sais, elle presentit la fin)
- Mais que veux tu que je te fasse?
- A moi? rien! juste une tasse (hélas),
du cafè, s'il te plait, au lait
et le plaisir il faudra le dècouvrir
peu à peu, s'il y en a encore (quelquepart).
- Je t'adore. - Mais que dis-tu?
(quelque peu de vertu nous reste
dans la chanson de geste qui est
notre vie maintenant). - C'est genant!
-Quoi?- -Ton silence. - Il est du à l'absence.
- Tu vis toujours en France? - Mais no!
Je te disais toute à l'heure, c'est du bonheur
dont j'ai besoin au moment et d'un instant
de reflection. - Un instant? C'est dèpuis
deux ans qu'on ne se voit pas nous deux!
-Il est affreux! Pas vrai! Je te revais
toutes le nuits et maintenant...
- Maintenant? - Je ne sais plus!
- Adieu! Adieu! Tu m'as decu!
(Encore une fois! Malhereux!)

venerdì 28 agosto 2009

due o tre suggerimenti

Due o tre suggerimenti...

...per un efficace cambio di linea editoriale in tempi di navigazione politica tempestosa.

Cambiare il direttore del Giornale, ad esempio, - che già brillava per le pornografiche cose spacciate per notizie del giorno e mettere al suo posto il peggior pescecane su piazza (spacciato per giornalista) che non teme l'ira dei vescovi e l'inevitabile approdo infernale dove gli verrà praticata la sodomia in corpo8 e con il filo spinato tutt'intorno al coso del diavolo sodomita per la sovrumana indifferenza con cui pratica il killeraggio mediatico nei confronti degli avversari politici, direttori di giornali cattolici compresi.

E' cominciata la campagna d'autunno del Cavaliere azzoppato: anatra zoppa sullo scenario internazionale dove, se gli dicono che c'è Berlusconi in astanteria, rispondono che un improvviso impegno non consente il 'meeting' concordato dalla segreterie, volessero scusare l'inconveniente.

Ecco allora le strategie più acconce per riguadagnare la scena mediatica e ricostruire una tarda 'verginità' di statista.
a) Negare, negare sempre anche le peggiori evidenze e se ci sono registrazioni che non si possono smentire far dire ai propri avvocati che è opera egregia dei servizi segreti deviati del Ghana per i mancati aiuti allo sviluppo dell'anno prima non pervenuti.
b) Querelare sempre tutti e tutto, - tanto il Ghedini è pagato a forfait e una causa più o una meno non cambia l'investimento e se gli prometti la rielezione in parlamento ti fa lo sconto del cinquanta per cento sulle parcelle
c) Cambiare direttori e condirettori anche nelle Terza rete televisiva contando sulle competizioni inter-giornalisti e poi spegnere i programmi sgraditi, id est : 'Che tempo che fa' 'Report' e gli altri 'approfondimenti' eventuali mandarli oltre la mezzanotte.

E' curioso che, di questi tempi calamitosi e grami, anche i forum dei cittadini - ultima trincea della resistenza al peggio che incalza - si adeguino.

Era cominciato tutto con gli 'esigo' di un tale e i 'mi aspetto che mi sia dia solidarietà' e i 'non si deve più' e - come d'incanto - come nel finale di 'Prova d'orchestra di Fellini' ti ritrovi a leggere di ricette regionali e di locali dove mangiar bene e bere buone birre.
Tarallucci e vino, come nei bei tempi andati. Allegria!

citazione del giorno:

'Nei tempi bui si canterà? - Si canterà: dei tempi bui.'
Bertolt Brecht

mercoledì 26 agosto 2009

per sorridere un po'

http://www.youtube.com/watch?v=0AORIsB8DIw

un respiro più ampio


La querelle Lega-Chiesa cattolica romana meriterebbe toni diversi e un respiro polemico più ampio di quello che li affanna entrambi. L’una, è noto, ha dalla sua il Magistero Morale che dovrebbe essere riconosciuto universalmente in un paese che solo ieri veniva detto ‘cattolico’ e che, in ogni caso, espone ancora molti crocefissi alle pareti e nelle aule scolastiche e negli ospedali.

Vero è che le chiese sono spaziosamente diserte e fresche e accoglienti, in quest’estate di calori e affanni dei più vari, ma l’ora di religione quella non gliela tocca nessuno e, si sa, nel momento del trapasso è sempre il prete ad avere l’Ultima Parola e lenire l’Estremo Affanno e l’angoscia mortale che accompagna il Misterioso Viaggio.

Glielo dovrebbero ricordare al Calderoli e al Senatur i monsignori che è l’Inferno il loro approdo certo se continuano a negare l’esercizio della massima virtù della misericordia e già è prenotato un posto di gruppo nella scialuppa di Caronte con tanto di targhette di nomi e cognomi dei leghisti più disgustosi e sprezzanti del Verbo ecclesiale e ‘havvi Minosse’ orribilmente ringhiante contro di loro solo a sentirne risuonare i cognomi nell’antro mostruoso.

E invece è solo una questione di pesi e contrappesi elettorali: un gioco delle parti totalmente scristianizzato e se il premier andrà a Canossa porterà in dono qualche addolcimento legislativo prossimo venturo e ne avrà in cambio assoluzione piena e totale dei peccati della carne e del sesso intrattenuto a pagamento (ascoltare le registrazioni, pls) e forse faranno come Enrico ottavo e gli consegneranno brevi manu La pergamena della Sacra Rota con l’annullamento del matrimonio - e ne conseguirà decisivo vantaggio il Ghedini e gli altri dello studio legale oggi in affanno sui conti esteri del gruppo Fininvest e quelli dormienti nelle banche delle Cayman.

martedì 25 agosto 2009

lassù qualcuno ci ama


Lassù qualcuno ci ama. Nel senso che c’è gente, a nord delle Alpi, che venderebbe le madri pur di visitare e ‘flaner’ in questo luogo della terra che sta a mollo in fetide acque lagunari (tutt’ora fetide seppure meno di quando a Porto Marghera si inquinava a pieno regime) e ci trovano una poesia del vivere che io apprezzo a spizzichi e bocconi e perfino certe sonorità orribili a udirsi le dicono ‘poetiche’ e ‘uniche’. Tipo aprire la finestra al mattino presto e ascoltare una musica rap da drogati - e la poveretta che la ascolta e ce la fa ascoltare (in un’ora del giorno e di luce chiara in cui il silenzio ci racconterebbe un mondo altro e tutto da reinventare) drogata lo è stata, in effetti, e le hanno tolto la figlia affidandola al nonno e forse qualche pera ancora se la tira.

Ma che ci fa Venezia a certa gente!? E’ pur vero: è bella da rincoglionire e vedi gente col naso all’insù zomparti addosso e s’è persa anche l’usanza gentile del dire ‘scusi’ e sorridere per farsi perdonare. E, di sotto a me, quando scendo ad innaffiare il melograno - che sopravvive impavido ai disgraziati che lo usano come contenitore delle feci del loro cane - c’è una tale che miagola strascicate compiacenze amorose con il partner in un inglese improbabile, ma forse è una che lavora a cottimo da casa per le telefonate a luci rosse, chissà.

E tuttavia, ogni volta che scambio casa con qualche coppia di Monaco o di Parigi, negli occhi gli leggi l’ubriacatura per questa città malata, malsana, sporca e che sgretola di salso i costosi intonaci nello spazio di sei mesi, ma che al mattino presto - quando ancora nessuno è per via – offre la visione dei suoi angeli stagliati sullo sfondo di cieli che incantano. E quel fiato di cielo e visione di incanto ti basta fino a notte. Sursum chorda.

sabato 22 agosto 2009

di che cosa parliamo quando parliamo di rispetto

Di che cosa parliamo quando parliamo di rispetto?

La domanda centra l’essenza del confronto tra persone che si appassionano delle cose civiche, della polis e della politica che ne scaturisce. Leggo di persone che invocano con curiosa insistenza il rispetto verso il ‘loro’ leader e capo di governo quale pre-condizione di convivenza pacifica in un forum che si rispetti e sia degno di lettura.

Persone che, al tempo del governo loro avverso e delle misure varate per la lotta contro l’evasione bestemmiavano Prodi e i suoi ascendenti e i discendenti eventuali fino alla quarta generazione (di aspiranti governanti) e bestemmiavano i suoi elettori in perfetta consonanza con quanto dettava il loro leader nei comizi velenosissimi - vedi il famigerato ‘co.glio.ni’ rivolto agli elettori dell’avversario politico e l’ironia nelle ‘re’ e nei titoli si sprecava e il sarcasmo e l’invettiva e la denigrazione.

Controllare gli annali dei vari forum per credere - perché sovente la memoria difetta e il senso unico neuronale è prediletto o genetico.

Persone che con una fantasia degna di miglior causa lo vilipendevano (il Prodi) ad ogni frase sospinta con i velenosi e rabbiosi ‘mortadella rancida’ o peggio e del Tommaso Padoa-Schioppa apriti cielo e del bravo Visco tutto il peggio che il loro cuore/portafoglio di evasori o di facili assolutori di evasori notori e recidivi dettava loro.

Perciò rinnovo la domanda: di che cosa parliamo quando parliamo di rispetto?

Di un rispetto dovuto anche al peggior avanzo di prima repubblica che ‘scende in campo’ per salvare le sue televisioni e salvarsi il c… dai giudici che lo imputavano di reati gravissimi e usa la clava del consenso politico (misteriose le sue vie e qualcuna anche parecchio fetida) per scassare istituzioni consolidate e Costituzioni e aggrega tutto il peggior politicume su piazza e vi aggiunge i suoi avvocati personali per le leggi ad hoc e ad personam e le sue veline/presentatrici - mostrando all’estero il volto orribile di una paese-senza: senza vergogna, senza vera giustizia, senza misericordia verso gli ultimi, senza pudore per quanto è dell’apertis verbis rivolto agli evasori di evadere con loro comodo e poi condonare e ai costruttori abusivi e agli imprenditori edili in odore di mafia e camorra di fare altrettanto?



E’/sono degno/i di rispetto costui/costoro? Si anche ‘costoro’ : perché l’averlo votato in massa (il Barabba) secondo il noto principio di responsabilità democratica è evidenza di corresponsabilità e correo.

Al governo della repubblica si votano i galantuomini manifesti e i Barabba e gli inquisiti li si lascia a casa, cari i miei elettori di centrodestra e di centrosinistra e di centro-centro.

Perché votare e dare premio di elezione ai Barabba significa voler sfasciare tutto del nostro vivere associati e si premiano i furbi evasori e si dimostra di non avere la minima sensibilità di condivisione/redistribuzione sociale della ricchezza prodotta dal paese.

Quel che è mio è mio (comunque ne sia venuto in possesso: tangenti ai partiti più marci incluse) e gli altri (il mio prossimo, i miei concittadini) si fottano



E’ di questo che parliamo quando parliamo di rispetto?

Occorre reiterare la domanda perché conduce alla seconda: di che cosa parliamo quando parliamo di ‘libertà di espressione: di pensiero e parola’? Della possibilità di dire le cose sgradevoli e a noi sgradite, ma rispondenti al vero?

Per la verità, sui forum, oltre alla cose sgradevoli e sgradite, si sono lette corbellerie e idiozie che neanche sui vespasiani d’antan e tuttavia le si è lasciate correre e gli annali sono lì a dirci che la libertà di espressione è stata larghissima, perfino troppo, perché un filino di filtro di buonsenso e buongusto non guastava e anche l’eleganza vuole la sua parte e saper mettere due parole in croce e due verbi e qualche aggettivo acconcio ed efficace.

Perciò, in morte di un forum, ci rattristiamo e ci diciamo dispiaciuti che si chiuda uno spazio di intelligenza e di allegria e condivisione di opinioni ed emozioni e tuttavia la riflessione per il futuro si impone: su che cosa sia rispetto e chi ne sia degno e quanta libertà di espressione siamo disposti a concedere anche al più acerrimo avversario politico.


p.s. la citazione-corollario da James Ballard :

'Voglio solo aggiungere che c'è un altro incubo che dovrebbe tormentarci. Vi ho alluso in Condominio e in Millennium People, i miei romanzi più recenti. Oltre alla minaccia dei disastri ambientali esiste la minaccia del disastro sociale: l'uomo contemporaneo, perlomeno nel nostro Occidente ricco e ipersviluppato, non crede più in nulla: non nella religione, non nella politica, non negli ideali, direi nemmeno nell'amore. Crede soltanto nel consumo, nello shopping, nel denaro. Non gli interessa più 'essere', ma soltanto 'avere'. E quando l'uomo è preda di voglie così perverse, è facile che nasca un nuovo fascismo, ma forse basta dire populismo, in grado di sottomettere tutti a una dittatura strisciante, che ci rinchiude in un gulag della mente prima ancora che fisico. Anche quello sarebbe un ritorno alla barbarie, verso una ferocia primordiale, verso la fine del mondo'.


(Ricordate gli hutu e i tutsi? Meditiamo,cari, meditiamo. n.d.r.)

venerdì 21 agosto 2009

le albe del nostro scontento

...non fosse per via delle albe rimarremmo giovani per tutta la vita. E' proprio vero: invecchiamo all'alba. I tramonti sono deprimenti, ma ti preparano all'avventura di ogni notte (...) le albe no.

Alle feste, appena sento il silenzio dell'alba, mi viene uno struggimento che non mi dà pace in corpo. Bisogna andare via, in fretta, ad occhi chiusi, per non vedere le ultime stelle.

Perchè se il giorno ci coglie per strada col vestito della festa ci rovescia addosso un diluvio di anni di cui, poi, non riusciamo più a liberarci.

Per lo stesso motivo non mi piacciono le fotografie: le rivedi l'anno dopo e ti sembrano uscite dal baule dei nonni. (...)

Io ne avevo...quanti? quasi trent'anni e i ragazzini dicevano : 'una vecchia di trent'anni' (...) Non servono a niente le maschere di cetriolo o i cataplasmi di placenta, niente, perchè non è una vecchiaia della pelle, ma qualcosa di irreparabile che ti capita nell'anima...



Gabriel Garcia Marquez copyright Arnoldo Mondadori Editore

il perimetro dei corpi


Mi è capitato di rileggere 'Seta', di Baricco, storia d'amore e di sguardi e di gesti e silenzio e di compararla alle 'storie d'amore' che durano il tempo di una tanda - di cui si favoleggia nell'ambiente del tango argentino che frequento.




La rarefazione è la nota dominante del romanzo e nel tango è, invece, un 'troppo pieno': l'ingombro di corpi che si offrono all'abbraccio senza mediazioni e giri e finte e affondi non avvengono dentro uno spazio ampio come nella scherma (dove si dà una possibilità di arretrare e sottrarsi), ma nello stretto perimetro di due corpi che vivono la condanna di un coniugio senza preliminare conoscenza: corpi che si ascoltano e 'si sentono' e provano l'unione nell'andare e muoversi insieme ed è raro che ci si guardi negli occhi perchè le signore hanno gli occhi chiusi in un loro sogno di apparente incanto.




La mia sorpresa, al mio inizio, era che alle signore di ogni età e censo quell'incanto si manifestava con tutti: uomini eleganti e affascinanti e bravi nei volteggi e autentici zotici saltellanti come Pippo-cammina-dritto e sudati e volgari come le canottiere che indossano nelle sale e i passi sgraziati e i visi rozzi e l'eloquio da latte alle ginocchia, da braccia che cadono all'ingiù e non hai più la forza di risollevarle finchè dura il loro dire nulla e dirlo male.




Una 'democrazia', quella del tango, applicata al gioco degli incontri e degli inviti che mi attraeva e respingeva insieme. E' un fatto di identità, di ri-conoscenza, di autostima e un mettersi in gioco e competere, ma perchè così spesso al ribasso, perchè con quella bassa ciurma da angiporto?




Decisi di superare quell'impasse accettando il mistero racchiuso nel corpo femminile e in quel punto del suo cerebro che racchiude i comandi di un preistorico 'accogliere': come le Grandi Madri arcaiche del mito delle origini o le donne rapite e violate dai membri delle tribù avversarie che mettevano al mondo i figli di coloro che gli avevano ucciso il primo marito e i suoi figli e i loro familiari.




Forse è in quei lontani accadimenti mai definitivamente 'resettati' dal cervello femminile che si annida il mistero del tango (e di ogni offerta di sè che avviene senza preliminari mediazioni) e allora non sorprende che, durante una tanda, si ascolti una tale -con cui hai ballato una sola volta e neanche te lo ricordavi- dire che la mano sinistra tua unita alla sua destra è quella della creazione del Canova, la mano che scolpisce e dà forma, ma l'altra, quella che cinge e 'sente' la carne nuda delle schiene femminili e dei bei fianchi offerti all'abbraccio è la mano rapinosa del possesso atavico, del prendere e stringere e fare proprio il corpo che gira con te, che vibra nella musica e dà vita a tutto l'ambaradan di emozioni burrascose che nascono dall'abbracciare delle perfette sconosciute e sentirle come possibili prede (preistoriche, ben s'intende).

giovedì 20 agosto 2009

attualizzare le antiche credenze


Ore due e qualcosa. Ramadan. Notizia del tg veneto. Digiunano, va bene, e la sera dopo il tramonto si strafogano. E vanno a letto con lo stomaco pieno e magari dormono male e si chiedono il perchè e ingurgiteranno certe pillole che si portano dietro dal loro paese e magari sono efficaci, chissà, basta crederci e funziona, a volte.



Sul giornale di qualche tempo qualcuno dei nostri, forse un medico, si preoccupava che non tirassero le cuoia perchè il digiuno con il gran caldo africano pare non sia il massimo, ma lo fanno da un sacco di secoli e ancora sono qui, tra noi, a farcelo sapere e si inginocchiano in direzione della Kaaba e chiedono di avere loro moschee in zona - e fortuna che ci risparmiano il 'canto' del muezzin alle cinque del mattino con tanto di amplificazione : che quando viaggiavo in Giordania e in certe zone dell'India li mandavo a quel paese di cuore e provavo a riprendere sonno porconando.



La vetustà di norme parareligiose e comportamenti e obbedienze alle sacre volontà e divine bisognerebbe analizzarla e attualizzarla ed eventualmente conformare quei comportamenti al più pacato e ragionevole verbo della scienza, ma campa cavallo!



Perchè da noi tramontasse il 'mangiar di magro' del venerdì ci volle tutto il travolgente montare del consumismo di massa e le chiese deserte la domenica e solo 'l'ora di religione' sopravvive - grazie all'ipocrisia di genitori scristianizzati di fatto e non osservanti e obbedienti, ma che per il figlio scelgono un filino di tradizione residua (non si sa mai) e per il pentimento e il ritorno all'ovile aspettano l'esame clinico fatale che gli dice che gli restano sei mesi o poco più.



Ma di buttare a mare tutto il vecchio apparato di credenze vetuste e mai attualizzate, no, eh?



Sharia, Jihad, conflitti sociali e tra popoli e culture, l'Iran in un bagno di sangue a causa degli scontri di potere tra sciiti e sunniti e l'Afganistan in mano alle bande dei tagliagole sedicenti 'taliban' che le donne le vogliono imbozzolate nell'orrendo burka, ma se trovano il varco di arrivare in occidente e studiare all'università l'andare alle letto con le donne 'facili' e un po' t.... nostrane non gli schifa e Osama Bin Laden (e altri intronati 'religiosi' come lui) ce lo fa sapere per il tramite delle molte biografie che su di lui sono state scritte.



Ci sono libri bellissimi cone 'L'orologiaio cieco' che ti prendono per mano e ti mostrano e dimostrano le sciocchezze leggendarie che le vecchie religioni hanno tramandato insieme agli orrori delle 'verità rivelate' che ne sono conseguite: crociate, pogroms contro i diversi di fede (gli ebrei), stragi di albigesi e di luterani (notte di san Bortolomeo e dintorni) e ancora siamo qui ad ascoltare le 'notizie' estive dei 'ramadan' dei nostri ospiti islamici - che magari sono diventati imprenditori di successo, ma quanto all'attualizzare il loro credo vetusto e scrollarsi di dosso le idiozie di importazione neanche a pensarci e se hanno una figlia che esce con un 'poco di buono' occidentale e se ne innamora e va in discoteca e veste come le nostre figlie e nipoti gli mandano contro i fratelli maschi e il resto lo leggiamo sulle pagine della cronaca nera.



Datevi una mossa, cari: la postmodernità guarda alle stelle e alle astronavi, ma qui, ancora, nelle cronache dei giornali e tg e radiogiornali, ci riproponete l'avvilente preistoria dell'uomo e tutto lo sciocchezzaio delle antiche leggende e dei comportamenti conseguenti.

martedì 18 agosto 2009

speranze per il futuro?


'Hope for the future'



E’ buffo che gli artisti iraniani abbiano scelto questo titolo per la loro partecipazione nazionale alla Biennale di Venezia.

Che abbiano,cioè, speranza di futuro in quella loro patria che più nera non si può: di veli e di abiti delle signore e tuniche dei mullah e degli imam che si presentano in tivù e hanno la faccia di tolla di avallare come capo di governo della nazione un tagliagole, un ladro di democrazia che ha fatto torturare in carcere gli oppositori politici e li sottomette alla gogna dei suoi temibili ‘tribunali rivoluzionari (sic!).



Che speranza di futuro vi può essere in un luogo della terra che si fregia del titolo di ‘repubblica islamica’, cioè a dire una repubblica che si regge sui dettami dell’islam e se da noi si desse l’eguale e non ci fosse stata la breccia di Porta Pia e i bersaglieri a entrarvi di corsa la chiameremmo ‘stato pontificio’ - che è già più tollerabile perché farebbe esplicito riferimento a un ‘pontifex’ e solo secondariamente ai dettami del vangelo (e forse non ci sarebbe una sharia e una legge del taglione e la lapidazione ma solo un’Inquisizione aggiornata al ventesimo secolo).



Però è, in ogni caso, una lotta continua, mi obbietterete, - dal momento che ad ogni passaggio legislativo particolarmente critico e/o introduzione di farmaci nuovi negli ospedali i monsignori riattraversano la Breccia o mandano avanti i loro guastatori con l’elmetto e i mitra puntati: id est i sedicenti ‘cattolici’ presenti nei vari partiti di riferimento a fare ostruzionismo e cavillare e ‘obbiettare’ e – quando non resta altro – raccomandano ai ministri della sanità loro amici e confidenti di minacciare ricoveri obbligatori per le incaute che assumono la ru486 o ispezioni ministeriali intimidatorie alle cliniche private come nel caso della povera Eluana Englaro.



E se ti sei dimenticato di firmare dal notaio o in Comune il tuo testamento biologico avverso all’accanimento terapeutico i medici-carcerieri sono pronti a intubarti e alimentarti forzosamente a maggior lode e gloria di una medicina che ha perso di vista i suoi limiti naturali e il buon senso e la pietà – sostituiti dalla pretesa di fare la volontà divina interpretata, ca va sans dire, dagli stessi monsignori: eredi di quelli che, secoli fa, per un uguale ‘verità rivelata’ ti stiravano tutto nei letti delle torture e ti bruciavano i piedi finchè non confessavi il tuo ‘patto con il diavolo’.



Tutto ciò per dire a che tempi e logiche diaboliche perverse e a che maledetti orchi assassini siamo scampati.



Però l’arte moderna si alimenta di speranza e scavalca il presente e nel futuro proietta bellissime arabe fenici che covano cinque uova e sono i cinque continenti : che il futuro li abbia in gloria e vivano miglior sorte da quella odierna.

Tutto questo mi spiega in cattivo italiano il ragazzo dell’accoglienza e se gli domandò chi vince e chi perde nell’immagine quintuplicata della lotta tra un leone e un guerriero antichi mi risponde che si tratta di un ‘deo bono’ che lotta contro la bestia del Male e se anche i pannelli lo mostrano trafitto dalla lancia del leone-Male, il ‘deo bono’ trionferà e non oso chiedergli da che parte lui sta nella lotta tra Bene e Male che si svolge nel suo paese tra la Bestia-Ahmadinejad e i democratici sconfitti alle ultime elezioni.

Anche l’arte moderna si ferma attonita sulla soglia del Presente Malvagio e delle Cattive Predizioni, a volte.

Però quel titolo ‘Hope for the future’ dice tutto e te ne esci con un fondo di avvilimento e tristezza perché se è vero che la speranza è l’ultima a morire ne abbiamo piene le pal.le di limitarci a sperare e mai un giorno di gioia e di cose che vanno per il verso giusto a illuminarci i visi.

lunedì 17 agosto 2009

di che cosa parliamo quando parliamo d'amore

E' un'estate che gronda.
Tutto quel sesso sciorinato come un bucato mal riuscito e pieno di macchie al sole di luglio e agosto gli va dietro pigro col sole malato delle ingiurie relative, ma già stanche e spuntate e le ferie degli italiani sempre in ferie malgrado la crisi globale e quel titolo del Gazzettino dell'arcidiacono (mai capita 'sta storia degli 'arci') che smania dal pulpito colla ola delle beghine sui banchi - anche più estremiste e più realiste del re - perchè, a suo dire, la Ru486 è usata come un insetticida e l'insetto è l'embrione e forse preferirebbe il ferro da calza delle mammane d'antan o il cucchiaio dei ginecologi che allora erano detti 'cucchiai d'oro' ed erano così in pochi a fare l'obiezione di coscienza, chissà perchè.

C'è la ragazzina di diciott'anni che fa una festa rabbiosa ('finalmente ho diciott'anni e faccio quel che voglio' pare abbia detto prima di crollare esausta) e finisce in cronaca perchè viene ricoverata d'urgenza per una lavanda gastrica e sembra che c'entri l'alcool e tuttavia anche da brilli ce ne vuole a farsi diciotto fel.latio di fila per il puro piacere di 'fare ciò che si vuole'.

Che c'entri il partito delle libertà, alias 'della licenza' - che una satira ormai vecchiotta ci mostrava colle facce ridevoli di quei comici che in video imitavano i Bondi e gli Schifani e i La Russa e i Ghedini e in coro ghignavano il loro motto di sempre : 'Facciamo un po' il ca..o che ci pare'?

E si sa che le nuove generazioni sono come la carta assorbente e il peggio lo incorporano e lo intrecciano strettamente colle sinapsi neuronali e gli ormoni energetici dei vent'anni ci mettono del loro e finisce come alla Certosa: tutte in nero, elegantissime, culetti da sballo e da urlo e tutte nel 'lettone di Putin' a fare chissà che e a remenarsi ben bene che poi diventiamo ministre, deputate europee o veline, mal che vada.

Di che cosa parliamo quando parliamo d'amore?
Delle sette ore inesauste di Sting che sa tenere alto il diapason del desiderio sessuale colla sua privata religione tantrica e molte signore della buona borghesia sbadigliano di noia perchè a tutto c'è un limite e anche 'l'Impero dei Sensi' ai tempi miei era scaduto al pari della 'Corazzata Potemkin' che: 'No! Il dibattito no!!' (Ma qualche casalinga di Voghera però gli piacerebbe provare perchè gli viene in mente il film della loro vita e il ricordo del marito buonanima - che quando vanno in cimitero gli parlano melanconiche: 'Eh, mio caro Bruno, hai un bel dirmi: sette figli fatti insieme e mai uno straccio di orgasmo.'). All that sex.

E madre Natura che, prodiga, pur che nulla si perda e la razza sia salva e si riproduca, abbonda del seme e sparge i suoi semi - tutti i semi, ahinoi! anche quelli dei settantenni affetti da satiriasi - come i pioppi in primavera: che te li ritrovi tra le lenzuola quando spalanchi le finestre per cambiar aria a rimpiazzare quello scarso delle coppie ormai stagionate e di quell'altro, invece, abbondante e ricco di Viagra e cocaina, dicono che inquini i rigagnoli fognari della Sardegna e se ne farebbe volentieri a meno di indagare i Tarantini che menano seco cocaina ed escorts sempre nuove (con books annessi) - come il cambio della quindicina ai tempi delle case chiuse.

E forse l'amore è altro e ritrovarlo nei versi dei poeti più validi ci fa sentire diversi e migliori, ma c'è il rischio che ci dicano 'di sinistra' e invano proveresti a dirgli che la buona poesia non dovrebbe avere lati (destra e sinistra) perchè ormai è come col Viagra e le cosce e i cu.li in televisione: hai voglia di sermoneggiare sui tempi malati e la morale che non è più quella di una volta e l'insetticida che prende il posto dei ferri da calza!

Non ci sono più i buoni presidenti del consiglio di una volta, cara Lei, che andavano a messa tutte le mattine malgrado gli orrendi segreti in testa e nel cuore delle stragi italiche e dei baci scambiati coi Riina che si porterà nella tomba. Che Belzebù se lo porti.

domenica 16 agosto 2009

vendette evolutive e l'inarcare dei lombi


Ecco: è un flash quello che ti coglie mentre cammini o parli con qualcuno e uno sguardo laterale distratto ti fa osservare e registrare in memoria il movimento muscolare (e di forma artistica ) forte: l’ostinazione e la forza di un cane che inarca i lombi all’indietro e punta le zampe posteriori e anteriori a supporto del collo: il punto più esposto al rischio di trascinamento e di infastidita opposizione della sua padrona - che lo trascinerà miserabilmente in avanti facendo leva sul collare e gli dirà con parole secche di non fermarsi: perchè quello non è il luogo giusto per fare la pipì o la popò e se è solo una questione di odori interessanti per un cane (l’olfatto è il suo ‘cervello’) ne potrà trovare molti altri più avanti anche più interessanti.
Il padrone sono io (umano) e a te, cane, tocca obbedire: vile animale domesticato millenni fa- e solo ti resta la vendetta e l’oltraggio di scodellare la tua cacca in piena via perché il tuo padrone sia umiliato dal gesto del raccoglierla e depositarla in un cestino.

Sembra banale, ma se è lo sguardo di un ‘artista’ a cogliere questo piccolo epifenomeno metropolitano ecco che l’inarcare dei lombi del cane può assumere l’aspetto di una opposizione radicale umano-canina, una ribellione evolutiva e resta solo il trascurabile aspetto di ‘renderla’ artisticamente: di dare forma, cioè, al concetto che lo ha illuminato.
E allora il cane e il padrone potranno essere raffigurati in termini rovesciati: il padrone al guinzaglio e il cane a guidare le danze.
Oppure un cane che cresce nella sua ‘aura’ e si dilata fino al punto da inglobare l’ombra del padrone spaventato( e qui subentra il Martinelli colle sue ‘ombre’), e l’ex padrone non può fuggire, non può negarsi alla vendetta evolutiva e finirà per farsela sotto e osservare spaventato il suo viso che si muta in muso e si allunga e si fa canino: lupus in fabula oppure homo homini lupi o anche lupo mannaro che ulula alla luna piena, fate voi, aggiungete quello che vi pare.

E se dovessi occuparmi del ‘casting’ artistico vedrei bene Maurizio Cattelan in quest’opera di ‘rendition’ evolutiva, di ‘rovesciamento’ di posizioni – lui che ha raffigurato il genio del Male Assoluto, Hitler: inginocchiato in preghiera con viso da adolescente spaventato e pentito di tutto il casino e il vespaio che aveva suscitato: con il suo ‘Mein Kampf’ prima e poi il partito nazionalsocialista a cui aveva dato vita ed era finita in tregenda e il mondo a carte quarantotto e milioni di morti a Dresda e Berlino cancellate dalla geografia - e milioni di teste di caz.zo ancora adesso che si dicono nazisti o fascisti nostalgici solo perché il padre o lo zio fascistoni finirono ammazzati a revolverate o impiccati o linciati da coloro che avevano vessato e umiliato fino a ieri.

Ma di ‘vendette della storia’ non avete mai sentito parlare, cari?

Resta da vedere questa ‘vendetta del cane’ come potrebbe finire in un artistico movimento del pensiero e della mano che gli dà forma. Perché quel cane che inarcava i lombi stamattina al mio ingresso in galleria e si opponeva al trascinamento rabbioso della padrona vigliacca meritava davvero una attenzione particolare e il calcio in cu.lo che gli è toccato alla fine della scenetta che vi ho descritto meritava un finale più degno.

Artisticamente parlando, s’intende.

sabato 15 agosto 2009

l'europa che discute animatamente


Ero a cena da amici, ierisera, e ascoltavo discutere animatamente una coppia residente nelle storiche terre di Fiandra di politica, religione, antisemitismo, separatismi, ecc, ecc.

Le solite cose di questa nostra vecchia Europa così accogliente ed omologante e litigante a modo suo. Un modo elegante, però, e importante perchè, alla fine, consente ai minareti di svettare accanto alla chiese e se più di qualcuno viene rimpatriato in malo modo è sfortunato: a qualcuno tocca sempre una storia di malasorte e non è detto che, una volta tornati in patria, non vivano cose migliori e altrettanto degne.



Lui è uno psicanalista con versante mentale aperto sul lacanismo: dottrina ardua e più letteraria che medica. Se gli chiedevo: 'Ma si guarisce?' mi rispondeva: 'Guarire da che, da se stessi? dalla malattia di esistere?' Pura letteratura, come vedete.

Lei faceva la parte dell'avvocato del diavolo e alle sue elaborate e intelligenti analisi sulla complessità del vivere associati rispondeva con stoccate di piatto, un po' leghiste' diremmo da noi, ma occorre aggiungere 'mutatis mutandi' perchè le mutande leghiste fanno davvero schifo e la rozzezza degli assunti verbali (mentali è troppo onore) dei vari Calderoli, Borghezio e Salvini meriterebbe comizi davanti alle discariche piuttosto che nelle storiche piazze di città e paesi d'Italia.



Ho appreso, ad ogni buon conto, che non siamo i soli a discutere con toni accesi e rischio di 'secedere' come si è letto mesi fa dei valloni e i fiamminghi; gli uni apparentabili ai nostri 'terroni' e gli altri ai nordisti che vogliono godere tutta intera la loro ricchezza e chiedono che le tasse pagate siano gestite da pescecani e ladroni locali piuttosto che da pescecani e ladroni romani.



E' un problema di velocità, a quanto pare. Nord e sud dell'Italia viaggiano a velocità economiche differenti e così i valloni-terroni versus le lepri fiamminghe. Chissà se c'entra il clima o i 'geni' dei popoli e il loro dna.



Quel che è chiaro è che chi corre non vuole pesi aggiuntivi e chissà dove vogliono arrivare così in fretta e da soli. A godere della loro ricchezza: epuloni redivivi che neanche le briciole intendono lasciare agli ultimi arrivati, al sud del mondo che prova a insinuarsi nelle pieghe e nelle fessure del mondo della ricchezza occidentale e nordica e sfamarsi e partecipare e avere anch'essi una chance, un 'sogno americano' da sognare pardon europeo?



E' sempre lì che si torna: che ne facciamo di tutta questa umanità che stringe la cinghia e sogna una vita degna di essere vissuta, una vita mediamente buona, vagamente accettabile?

La buttiamo, la respingiamo al mittente della miseria e della corruzione degli stati africani e delle dittature? Si?

Ah beh, si beh (ho visto un re).

giovedì 13 agosto 2009

il suono della sua voce



Di edifici storici che cambiano destinazione d'uso ce ne sono una quantità qui in città e: indovinate in cosa si trasformano gli antichi palazzi e i reclusori per giovani donne destinate a una vita di solitudine a causa delle maledette convenzioni sociali dei nobili di allora. Avete indovinato.

Ho scoperto in un dèpliant virtuale che cosa è accaduto allo storico edificio delle Zitelle, edificio palladiano (una monocultura architettonica quella del Palladio a Venezia!): trasformato in hotel-con-terme: il Bauer-Palladio, appunto: superlusso (naturalmente) e prezzi alle stelle (da cinque stelle), ma grandi sconti per pacchetti-vacanza e comitive, udite, udite! accorrete numerosi e il Lusso sia con voi in assenza dello Spirito perennemente in ferie.

La tristezza è che ho riconosciuto il luogo storico nelle foto del dèpliant solo dalla vista posteriore, visto dall'interno, cioè, dal lungo cortile interno perimetrato dagli alti edifici ed è stato un mio sguardo-bambino a riconoscerlo - di quegli sguardi che ti fanno dire: 'Ma io ci sono stato!'. Un dèja vu, insomma.

Io stavo dall'altro lato del cancello di ferro che divideva i due collegi: il 'San Giovanni Battista per l'infanzia abbandonata' sul lato-laguna a fronte dell'isola-ospedale delle Grazie e 'le Zitelle' a noi speculare - che affaccia sul bacino san Marco. Di qua eravamo noi: un mix di orfani e altri naufragi familiari dell'immediato dopoguerra, di là le ragazze cresciutelle destinate a farsi suore - nell'immaginario speranzoso delle 'sorelle' che gestivano il pio reclusorio.

E il flash del mio ricordo è il volto di una delle ragazze ivi recluse che ci chiamava da dietro le sbarre a dirle chi eravamo (e per che modo venuti costì) e rideva di quell'infrazione grave sua e nostra e io stavo coi piedi sopra le spalle di Koccis per potermi affacciare alla finestrella carceraria e la dolcezza di quel suo sorriso e il suono della sua voce sono figli del ricordo che amplifica e semplifica e serba il buono presunto di ogni cosa e volto e riso.
Subito dopo, toccò a me di fare da sgabello e ascoltare il dialogo essenziale di Silvano-Kocciss con la ragazza, ma scappò via di corsa quando la figura ieratica di una suora si stagliò sulla luce abbagliante di quel pomeriggio d'estate e ne udimmo la rampogna severa e la parallela minaccia rivolta a noi.

La finestrella del pesante cancello in ferro di lì a poco venne saldata con un pannello di metallo e le Zitelle furono per noi bambini solo un coro di voci angeliche durante le messe solenni e quel primo sguardo di ragazza e il suo riso felice dell'infrazione chissà come ha agito nel mio inconscio e me lo sarò sognato cento volte, forse, come piccolo spazio di una libertà di là da venire e che non sapevo immaginare.

Che storie strane si nascondono sotto le macerie della memoria!

mercoledì 12 agosto 2009

c'è del metodo in quella follia

C'è del metodo nella follia. Anche in quella di questi artisti radunati a Palazzo Grassi dal Nume Tutelare delle Arti Monsieur Pinault e finirà che mi deciderò a far contento Mario e gli telefonerò (al Pinault) e gli raccomanderò il mio amico perchè lo prenda sotto le sue capaci ali e lo esponga nelle sue molte sedi espositive all over the world e gli tiri sù i prezzi e lo renda ricco, finalmente!
Onore al merito. Perchè il merito di Mario non si discute e chi volesse provarci dovrà misurarsi con me: fatevi sotto.
E se c'è un merito in queste sale e queste opere esposte e questi artisti metodisti e folli lo scoprirò mercoledì prossimo perchè prenderò un'audio-guida e ne capirò qualcosa di più (spero) perchè, cari lettori, devo confessarlo: anch'io mi aggiravo per le sale con lo sguardo confuso e incerto di coloro che, accanto a me, guardavano le opere esposte, le riguardavano, ci giravano intorno e chiedevano vano lume alle didascalie che solo ti dicono il titolo, i materiali usati e l'anno di fattura e confezionamento.

C'è un gran ritorno al figurativo, a giudicare da quel che è stato scelto da Pinault per Palazzo Grassi.

Ritorna il Quadro, il maledetto Quadro che nei Settanta era stato fatto a pezzi, tagliato al centro e tagliuzzato e forato nel suo vuoto e la tela de-tessuta (vedi le de-tessiture del Martinelli che ri-tesseva poi nei suoi geniali arazzi di lana dei 'liberated colours' in sfregio of Benetton) - e piuttosto che tirarci sù uno striscio (sulla tela) e dare forma a un volto, a un corpo, a un paesaggio, ti inscatolavano la mer-da piuttosto - e si sa che quella d'artista ha un valore particolare e una distinzione 'artistica', appunto, Manzoni docet.

Beh, non è cambiato troppo da allora e ironia e satira e voglia di stupire e beffarsi dello stupore dei visitatori la fanno ancora da padroni nei milieu artistici e in queste mostre di 'arte moderna' e postmoderna.
Piuttosto c'è da notare che se ne sono fatti una filosofia e, a volte, i visitatori si fanno perfino complici di quella follia e del metodo e del pensiero che l'ha costruita e ridono compiaciuti di fronte ai quadri e alle installazioni e raccolgono le provocazioni e, alcuni, se ne stanno a lungo davanti all'opera e ascoltano coll'audio-guida le spiegazioni dei guru, come si fa nelle più classiche mostre dedicate agli impressionisti e postimpressionisti ed espressionisti tedeschi di qua e di là della Grande Guerra.

Diverte l'arte moderna e guardando queste stramberie immaginavo i visitatori di un tempo non troppo lontano dei vari Salons des Refusès che provavano a dare un senso a quei quadri strani, rivoluzionari, che confondevano le visioni serene dei classici di allora col loro 'mosso' impressionistico e i 'puntinismi' e le grasse pennellate a crosta che dipingevano cieli improbabili e prati inimmaginabili e soli straordinari che oggi ci mandano in solluchero a vederli e non smetteremmo di guardarli e si chiamano Van Gogh e Gaughin e Matisse e Picasso e, seppure, molti di noi non sanno ancora spiegare come, li abbiamo mentalmente rubricati nei grandi classici della Bellezza che non si discute, mentre in queste mostre si: la si discute eccome e la si oltraggia o la si dice oltraggiata definendola Bizzarria e Sgorbi e 'li saprei fare meglio io' e tocca sopportare queste insulsaggini sussurrate a voce sempre più bassa perchè, esposte in queste classicissime sale, anche le mie scritture debitamente incorniciate assurgerebbero al ruolo (discutibilissimo, certo) di Arte in progress....(segue)

martedì 11 agosto 2009

i tempi che viviamo

http://www.youtube.com/watch?v=9cxFvalOE6U

Se vi vengono in mente i tempi grami che viviamo non è per colpa mia, cari. Buona visione.

grandi mani di orchi assassini

C'è la Legge (sempre violata) e la Morte (sempre in agguato) e il Conflitto (sempre presente e operante). E c'è la filosofia della senescenza, la tragedia di una senescenza che non riesce a darsi ragione di quel discendere a vite sempre più giù nei gironi infernali degli assassini, degli incoscienti, dei ladri e dei malandrini della più vieta specie.

Ci sono le facce straordinarie dello Sceriffo - che detta la storia e ci ragguaglia dei tempi grami del suo presente e dei tempi eroici ma non meno grami del suo pari grado di altra città che ci rimase sulla sedia a rotelle per l'impazzare di una violenza cieca e sempre più fiera del suo cattivo impero, del suo impazzare come il vento di un tornado sulle strade delle città e nei luoghi delle stragi.
Stragi di uomini e di cani che abbiamo addestrato ad uguale violenza - emuli nostri infernali, cerberi e minossi incaricati di correre ed azzannare il malcapitato e il colpo finale al petto spetta a noi carnefici di professione col ghigno di morte che ci deturpa il viso.
Aveva ragione M. Tornier quando scriveva dell'umanità che è fatta di 'orchi dalle mani grandi di carnefici'.

E l'uomo della Legge coi suoi racconti ci ragguaglia e ci informa che l'ondata di violenza è come quella del mare in tempesta: si abbatte a maglio sulla spiaggia e la erode e sradica gli alberi e il vento infernale lo aiuta in quest'opera di tabula rasa e disordine perenne, ostinato.

Non è un paese per vecchi, dice con quegli occhi disperati e impotenti che struggono e, nel finale, ci racconta del suo sogno di andare incontro al padre morto con in mano una fiaccola ed è la sola luce, fioca, che gli accende i sogni perchè durante il giorno è un susseguirsi di orrori e la Morte gira con in mano quella sua strana bombola a gas e ha il viso stralunato di uno psicopatico che ti dice di scegliere 'testa o croce' e ci muove il pianto la protesta della donna che gli risponde che non sceglierà, che lui ha già scelto di uccidere ed è assassino seriale, malato del Male atroce che tutti ci affligge.

Non è un paese per vecchi.

http://www.youtube.com/watch?v=dDMi7wuqQnU

sabato 8 agosto 2009

i segni e le predizioni del nostro futuro

L'isteria del potere
di EZIO MAURO

Un uomo politico che di criminali se ne intende, come provano le condanne inflitte per reati molto gravi ad alcuni dei suoi più stretti amici, ieri si è permesso di attaccare i cronisti politici di Repubblica, indicandoli così: "Quelli sono dei delinquenti".

Bisogna risalire a Richard Nixon nei nastri del Watergate per trovare un simile giudizio nei confronti di un giornale. Oppure bisogna pensare alla Russia dove impera a carissimo prezzo la verità ufficiale di Vladimir Putin, non a caso amico e modello del nostro premier.

Questa isteria del potere rivela la disperazione di un leader braccato da se stesso, con uno scandalo internazionale che lo sovrasta mandando a vuoto il tallone di ferro che schiaccia le televisioni e spaventa i giornali conformisti, incapaci persino di reagire agli insulti contro la libertà di stampa.

Quest'uomo che danneggia ogni giorno di più l'immagine del nostro Paese e toglie decoro e dignità alle istituzioni, farà ancora peggio, perché reagirà con ogni mezzo, anche illecito, al potere che gli sta sfuggendo di mano, un potere che per lui è un fine e non un mezzo.

Noi continueremo a comportarci come se fossimo in un Paese normale. In fondo, questo stesso personaggio ha già cercato una volta di comperare il nostro giornale e il nostro gruppo editoriale, ed è stato sconfitto, dopo che - come prova una sentenza - con i suoi soldi è stato corrotto un magistrato: a proposito di delinquenti. Non tutto si può comperare, con i soldi o con le minacce, persino nell'Italia berlusconiana.

(8 agosto 2009)

i treni arrivavano in orario

Guardavo le immagini di quanto accadeva nei fatidici Venti ieri sera alla televisione. Un sacco di gente in divisa nera camminava in quel modo buffo dei cinegiornali Luce e faceva gesti ieratici e marziali: levava il braccio teso nel saluto fatale: ‘Duce, Duce’ e chiedeva di essere guidata alla conquista del palazzo d’inverno, ma era, invece, Montecitorio, la marcia su Roma, il bivacco di manipoli nell’aula sorda e grigia, insomma Mussolini.

‘Eia, eia, alalà’ gridavano convinti e oggi ci chiediamo sinceramente stupiti da quale angolo mal-spazzato del cervello gli uscivano quelle purissime idiozie verbali agli avi nostri e il pauso gridato a un cretino-di-talento che dal balcone di piazza Venezia gli chiedeva (ed erano migliaia): ‘Volete burro o cannoni?’ - gonfiando il petto e le mani sui ridicoli fianchi- e nessun ‘vaffanculo’ salutare (o l’invito a imburrarselo in quel posto) che si levasse dalla piazza, vivaddio!.

Assassini, brutalità, perquisizioni, arresti, confino, spedizioni punitive perfino all’estero, a Parigi, commissionate ai serial-killer dell’Ovra fascista: una epopea di spavento e lucida ossessione e imbecillità assoluta che ha connotato la vita dei padri nostri e dei nonni e a guardarla oggi ci si chiede: ma come è stato possibile tutto ciò, cosa ha reso facile lo scatenarsi e l’inverarsi di tutte le ridicolaggini balbettate nelle sezioni del partito fascista dove egregi idioti progettavano la conquista dello stato liberale e ci riuscirono perché era come il burro e bastava una lama bagnata per farne riccioli e fettine?

Lo spavento è che quegli eventi in successione oggi ci paiono rinnovarsi: per piccoli segni ed avvisi ci pare che il ducetto ridicolo - la mosca cocchiera che si fa ritrarre alla cerimonia della firma del trattato tra Russia e Turchia per un oleodotto nuovo-, si ri-proponga per un ritorno alle origini di quelle pulsioni maldigerite del fascismo nostrano.

Tutto aggiornato ai tempi nostri, naturalmente: con le televisioni a fare da apripista all’imbecillità collettiva, al si reiterato alla bonifica della palude Pontina (la spazzatura di Napoli sotto al tappeto) e ai treni che arrivavano in orario (i tornelli di Brunetta e la lotta contro i fannulloni) e il cretinismo collettivo che sorride ebete alle imprese sodomitiche del Capo, allo ‘sfarfallio di mutande’ delle nuove femministe, quelle della Certosa, - che presto vi faranno un convegno sulle ‘Nuove opportunità per il lavoro femminile nell’Italia del terzo millennio’ : relatrice la ministra delle impari opportunità: quella Carfagna che ha fatto gavetta con la lap dance e oggi si mostra con castigatissimi tailleurs regimental e quel loro manifesto ci ricorda tanto le oneste proposizioni della goliardia d’antan che commissionavano al laureando la tesi ardua : ‘L’importanza dei peli del c… nell’industria cotoniera italiana’ e, una volta scritta e letta in pubblico, lo innaffiavano di vino e lo cospargevano di farina per festeggiarlo.

venerdì 7 agosto 2009

a proposito di donne (e festini)

.....Il fatto è che, purtroppo, non ci vengono mai proposte come modello. Tutti conosciamo la faccia di Patrizia D'Addario. Ma nessuna tv ci propone la faccia di Cristina Battaglia, a 35 anni vicepresidente dell'Enea, o quella di Amalia Ercoli Finzi che al Politecnico di Milano insegna come volare nello spazio, o quella di Sandra Savaglio, giovane astronoma cui Time ha già dedicato una copertina.
Insomma, il 1968, la sua cultura dell'uguaglianza e dei diritti è ancora tra noi. Quali che siano i messaggi che ci invia una tv sempre più volgare o quelli proposti dal patetico machismo del nostro presidente del Consiglio.

miriam mafai c/o 'la repubblica'

...e per non perdere l'esercizio beccatevi quest'altra perla :

L' AMACA
Repubblica — 26 luglio 2009 pagina 26 sezione: COMMENTI

E dunque sembra che parte del mondo cattolico consideri con fastidio il portamento sessuale del signor B. Quello che resta oscuro - per le anime semplici come chi scrive-è che cosa, nel corso degli ultimi vent' anni, il suddetto mondo cattolico abbia pensato di tutto il resto: dell' accumulo di potere, dello sfoggio di ricchezza, dei mercanti nel tempio, dell' umiltà ignorata, delle leggi piegate a interessi privati, della comunità mercificata, dell' ingordigia lodata, della sobrietà dimenticata. C' era forse qualcosa di evangelico, nella parabola del signor B? Qualcosa di pio nei suoi palinsesti? Qualcosa di salvifico in lui medesimo, come ebbe a dire nei suoi giorni estremi il povero Baget Bozzo? Possibile che per tanti cattolici sia sempre e solo il sesso, a produrre sobbalzi etici, ripensamenti morali? Non era già abbastanza anticristiano un signore venuto al mondo per santificare i quattrini e la pacchianeria del potere, banalità per altro già arcidiffuse? C' entrava qualcosa con De Gasperi? Con Sturzo? Con il cristianesimo sociale, con lo scoutismo austero, con il pallore delle suorine, con i canti ciellini? Sono stati muti e sordi per vent' anni. Li ha risvegliati uno sfarfallio di mutande. - MICHELE SERRA

(mica male la doppietta, neh? n.d.r.)

giovedì 6 agosto 2009

guerre dimenticate e democrazie


Certi luoghi hanno rumori caratteristici e nel ricordo sono i rumori (altre volte gli odori) a rammemorarceli.

Credo che, più in là cogli anni, mi ritornerà in mente quest'estate trascorsa nel silenzio relativo di Ramo Malipiero: ogni volta che mi capiterà di ascoltare una musica struggente, rievocativa di struggimenti e nostalgie e grida di battaglia e onore e gloria che fu perchè la ascolto centinaia di volte provenire dal piano superiore dove questa battaglia si ripete nella successione dei video che ridanno vita a un evento-cardine nella vita degli estoni - questi nostri compagni di strada europei che stanno 'su al nord' e che conosciamo davvero poco, ma sono affabili e gentili come lo è il guardia-sala (o forse il 'curatore' non so, visto che non mastica una parola di italiano e in inglese ti dice solo yes, tenkiu, ma sorride molto e gli leggi l'anima gentile negli occhi).

C'è una gigantesca statua dorata sospesa al centro della stanza del 'padiglione' estone. Sembra levitare appesa ai suoi fili e deve essere fatta col legno di balsa o di cartapesta perchè dà un'idea di leggerezza. La sua mole è enorme ed è una 'presenza' così forte da poterla definire 'ingombrante'. E' la copia del 'soldato morto': un monumento che era al centro della piazza di Tallin e, mesi dopo la proclamazione di indipendenza, le autorità di governo decisero la sua traslazione nel cimitero monumentale della città.

I morti coi morti, penserete, è pur giusto, ma certi morti sono davvero speciali.

Per la fortissima minoranza russa quella traslazione fu letta come un 'declassamento' e causò una vera e propria sollevazione popolare che faceva seguito ad altre (ispirate da Mosca) contro la proclamazione di indipendenza dell'Estonia e il suo passaggio al fronte occidentale.

Sui video è una sfilata di mani e braccia legate insieme a formare un cordone umano che contrasta l'agire degli operai incaricati dell'ingrato compito di rompere e scavare alla base del monumento e si ascoltano le grida di incitamento a resistere e a desistere e le esortazioni ai poliziotti a considerare il loro buon diritto di estoni-russi e le male parole degli uni e degli altri e i gemiti dei feriti e l'esplosione dei lacrimogeni.

Si assiste a una vera battaglia, ma dall'esito scontato -perchè la 'grande madre Russia' abbandonò i suoi figli e nulla poteva in quel momento di grande disordine post Urss e se solo si fosse atteso qualche anno sarebbe successo quel che è accaduto in Cecenia e in Abkazia contro la Georgia.

Ma la 'bellezza' dell'intervento artistico di Kristina Norman ( After-war : partecipazione nazionale estone alla Biennale di Venezia) sta nel non prendere posizione contro gli uni o gli altri, bensì a favore delle ragioni degli uni 'e' degli altri e in questo suo modo appare ragionevole e condivisibile che la forte minoranza russa rivendichi un suo 'punto di memoria' forte, pesante, per il suo 'soldato morto' nella guerra contro i nazionalsocialismi e i fascismi e insieme sia condivisibile e comprensibile anche l'azione dei poliziotti schierati a difesa delle buone ragioni del governo di Tallin di avere la piazza libera da una presenza così 'ingombrante di una storia 'sovietica' che gli estoni hanno subito e penato.

Pilatesco, obbietterete, salomonico : nel senso del tagliare il bambino in due per far contente entrambe le madri, la vera e la rapitrice, ma, ancora una volta, è la vera madre a risolvere il problema - che in questo caso chiamiamo 'democrazia' e consente lo svolgersi delle manifestazioni 'contro' e accetta perfino il peso della 'battaglia' ingaggiata dai russo-estoni e tuttavia si impone con la scelta di affermare i tempi nuovi e le ragioni importanti della indipendenza e sovranità nuove.

Kristina Norman lavora molto sui visi delle persone e sulle voci e vi aggiunge quelle musiche evocative e struggenti che paiono la colonna sonora di un film che emoziona e nel corso del quale parteggiamo e partecipiamo degli eventi e delle storie - e la sorte degli eroi protagonisti non ci è mai indifferente e se perdono e muoiono è perchè è il copione di tutte le vite: russe o estoni non fa differenza.

mercoledì 5 agosto 2009

i morti per oltraggio

http://www.youtube.com/watch?v=d3RMjJ4KhZw

'Fate che a voi ritorni fra i morti per oltraggio che al cielo ed alla terra mostrarono il coraggio (...)' scriveva De Andrè e ancora: 'Meglio di lui nessuno mai ti potrà indicare gli errori di noi tutti che puoi e vuoi salvare...'
Parlava dei suicidi, Fabrizio, e lo ispirava Luigi Tenco steso nel suo sangue in quella camera d'albergo stupida di una cittadina risonante di banalità messe in musica e di allegrie idiote e giurie improbabili e di tutte le insensatezze figlie di quel tempo e di quegli uomini e donne.

Ero sul fiore di giovinezza quando ascoltavo questi versi struggenti e densi di quella misercordia 'umana troppo umana' che aspirava alla comprensione/interpretazione del volere di Dio, nientemeno, - eresiarchi noi tutti di quella generazione di ribelli che 'uccidevamo il padre' e di Dio dicevamo che 'è morto'.

Mi colpiva la segreta verità di quella canzone, quelle frasi scolpite a futura memoria che riscattavano il dolore terribile contenuto in ogni morte voluta, in ogni gesto che conduce il suicida allo sguardo fisso e la mente persa nelle volute di una sua fissazione dolorosa.

'Oltraggio' lo dice De Andrè: l'oltraggio di vivere in un certo modo sbagliato e il dolore intollerabile che ne segue - capace di sfidare il terrore del vuoto e del buio oltre la siepe (quella de l'Infinito' di Leopardi) e la rima è con 'coraggio': il coraggio dei disperati, ma forse solo un lasciarsi andare giù a corpo morto perchè già l'anima si è involata tenendosi stretto il dolore, accarezzandolo, blandendolo nel corso del volo che lo conduce a un dio di pietà e misericordia.

'Perchè non c'è l'inferno nel mondo del buon Dio' - e chi sostiene il contrario è persona tutt'ora malata di leggende medievali atrocissime e ha la mente infitta in quella voragine di imbecillità che gli fa vedere un Dio di spada e di fuoco, inesorabile e apodittico e invece, di là, è un lago di semplicità e luce, oppure un buio silenzioso e quieto, come nell'amnio e il solo rumore e movimento che ascolti è quello di chi ti ama pur senza sapere chi tu sia 'nè per che modo venuto se' quaggiù'.

lunedì 3 agosto 2009

grembi e limbi


A contarli ci sono tutti, per quanto disturbi ammetterlo. E il numero è inesorabile e lo specchio nondimeno, sempre più negletto e trascurato e da mettere in soffitta come nel racconto di Wilde : per non vedere e sapere cosa ci accade realmente - e conta l'illusione di un tempo infinito e di un qui-e-ora privo di angoli e perimetri spazio-temporali e di ombre che ci inquietano prima del sonno : quando smetti la corazza razionale e i sogni dettano l'agenda e sommuovono gli tsunami neuronici e ti svegli sudato e tremante.

Ma la memoria davvero non aiuta e gli anni più lontani sono una bolla d'ombra e l'infanzia un eco di voci estranee, un concerto dissonante e sguardi alieni e perfino la madre è un'approssimazione, un'idea astratta e se c'è stato grembo e amnio si è lacerato senza lasciare ricordi e ho faticato lungamente a muovermi di fuori e a riconoscermi in quel limbo di lacerazioni postbelliche posto in testa dell'isola della Giudecca, dove ti mettevano in fila per due ('da bravi, bambini, fate i bravi') e in testa c'era una suora monumentale e in coda un'assistente cerbera e per combattere i pidocchi ci 'flittavano' in testa ad abundantiam colla medicina universale di allora: buona per zanzare e per tutto.

Se il congedo dai genitori avviene in date troppo acerbe apre ferite immedicabili e te le ritrovi aperte e sanguinanti cinquant'anni più tardi - quando è tempo di bilanci e la soglia di senescenza ti porta a chiedere chi sei stato per tutto questo tempo e che contributo hai offerto a quel magnifico grido di insensatezza che chiamiamo 'umanità' che, a volte, guarda in alto e vorrebbe 'noverar le stelle ad una ad una' (più felice sarei, candida luna).

L'età adulta se ne andata in un' illusione rivoluzionaria - come se l'ordine delle cose fosse nelle nostre mani e guerre e secessioni e ricchezze e miserie fossero materia nostra di semidei ordinabile e distribuibile a piacimento e non il caotico gioco di un destino cinico e baro - e ancora adesso un barlume di quell'illusione grande permane: di poter dare senso alle cose e alle vite nostre prima di avviarci alla frontiera vicina e iniziare il grande viaggio.

Abbiamo amato, è vero, ed è consolazione massima, ma ormai ricordo e commozione regalata al Tempo e chissà se la ritroveremo in un Altrove e che aspetto avrà e che corpi avremo e che anime e che Luce ci illuminerà perchè solo sognamo la luce e il nostro vivere è una diarchia luce/ombra e nell'ombra sognamo e nella luce abbiamo l'illusione di gettare semi di futuro, ma vi è chi ci rammenta, autorevolmente, che è un sogno maggiore e neanche il più vero, il più importante.

Licht, mach Licht!