mercoledì 31 maggio 2023

Lucciole e lanterne filosofiche.

 

Di lucciole e filosofiche lanterne - 01 giugno 2018

Sono tornate le lucciole. Il che ci pone un grave dilemma filosofico – alla luce di quanto scriveva il Pasolini nel 1975. Sono tornate perché hanno deciso, dopo decenni di un sonno profondo simile alla morte, di convivere con la società dei consumi – la grande corruttrice/meretrice di quel popolo ante 1975 che Pasolini tanto amava? O sono tornate per dirci che un più luminoso futuro ci attende – oggi che il popolo è finalmente al potere, sia pure in veste salvinian-populista?
Per la verità ci sarebbe anche una terza e quarta ipotesi – una resurrezione legata al minor uso di pesticidi in agricoltura o quella, più cerebrale, che contempla le lucciole quali avanguardie di energia pulita del 'm'illumino di meno' del movimento politico dei Verdi. Contatteremo presto un entomologo per averne contezza, ma queste ultime ipotesi, ve lo devo dire, spazzerebbero via tutta la poesia legata allo sfogo filosofico del grande regista – così deluso dal nuovo che avanzava ai tempi suoi e dalle visioni delle classi sociali involgarite delle borgate romane che andavano seppellendo il mito contadino e la società agricola che aveva offerto vita e buio all'effimera luce delle lucciole.
E chissà cosa penserebbe Pasolini di questa nostra società post moderna - mutata al punto da aver sostituito gli amatissimi borgatari dei suoi films con gli extra comunitari e i clandestini e i profughi che si avviano a sostituire per intero le popolazioni indigene – e forse le lucciole spariranno di bel nuovo per protesta, sostituite da altre 'lucciole' che si guadagnano il pane, la notte, lungo le arterie periferiche delle città.
Forse si stava meglio quando si stava peggio, vien fatto di pensare - posti di fronte a tanta mutazione globale che seppellisce definitivamente le filosofie ingenue di quegli anni. Però le lucciole, in questo tratto di campagna che congeda le ultime case della cittadina in cui abito, sono davvero un bello spettacolo e danzano sul limitare del riflesso lunare di un fossato che ospita le rane di cui si nutre un airone stanziale. Stanziale forse per poco. Può essere che anch'esso verrà presto sostituito da una specie tropicale migrata qui da poco.
I tempi cambiano e con essi le classi sociali indigene e perfino gli animali. Non sarà che anche le lucciole tropicali siano clandestinamente migrate qui, dandoci l'illusione effimera di una rinascita?

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Argini e progetti nell'Europa degli imbelli s-governanti sinistri.

 

Gli hotspots galleggianti e il ratto delle Sabine. - 01 giugno 2016

Un monsignore, dicono alla radio, si ribella ai propositi dell'ineffabile Alfano di voler costruire hotpots galleggianti in mare aperto – novella frontiera dei ghetti per i migranti che a sciami, a nugoli, a folate incessanti tentano l'arrembaggio nel solo paese europeo che ha liquida frontiera aperta e nessun accordo o intesa alle viste con Libia ed Egitto, da dove partono i maledetti barconi della morte e dell'affanno immigratorio che ci perseguita.
E il monsignore invoca un 'liberi tutti' e tutti accolti, - litania e geremiade caratteristica dell'abito e della predicazione che fa il monaco, ma che fa a pugni coi sindaci che respingono quotidianamente gli appelli dei prefetti perché prima erano venti da sistemare, oggi settanta, domani novanta o centoventi.
L'infinito affanno tra noi leggero e il mendicismo ad ogni angolo di giovani neri robusti e atletici che hanno sostituito le zingare prone, perché lavoro non ne trovano e non ne troveranno e sono destinati a ingrossare le fila dei disoccupati a vita che già abbondano tra gli indigeni - e le 'banlieues' delle metropoli europee partoriscono e partoriranno i terroristi assassini di cui ci danno avviso i servizi segreti americani perché il 'disagio sociale' degli immigrati non diminuisce bensì si incrementa delle cifre dei nuovi arrivi di 'sans papiers' e 'sans espoir'.
E stamattina lo speaker di 'radiotremondo' dava conto di un nuovo assalto sessuale in una città tedesca dove si teneva un festival musicale e, tra gli assalitori, sono stati identificati e arrestati, tra gli altri, tre profughi che avevano da poco ottenuto asilo politico. Torna, dopo il maledetto Capodanno di Colonia e di altre metropoli europee, il 'ratto delle Sabine' di disperati affamati di sesso facile? Fenomeni catastrofici che costituiscono l'evidenza delle cattive cronache dell'orda immigratoria s-governata da decenni di infamia politica e foriera di prossime catastrofi anche maggiori - malgrado gli incessanti appelli all'accoglienza e all'integrazione da parte dei sinistri vertici politici europei e della fitta schiera di 'buonisti' che riempiono i giornali di ponderose e inutili perorazioni e illusioni pie.
Chi vivrà vedrà e, forse, voterà quei partiti che provano a mettere argine e freno e progetto per governare, finalmente, l'epocale fenomeno.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

 

lunedì 29 maggio 2023

Trentatre trentini.


Ho in mente 'le storie dell'orso'. Espressione particolare che sta per 'fiabesco', 'inverosimile', 'lunare'.
Anche un po' stupido, in verità, se considerate la 'storia dell'orso' che si racconta dell'Università di Mainz. https://destitempi.org/home/la-storia-dellorso/
Ma ce le racconteranno, invece, vedrete, ascolterete sui tiggi, all'apertura della stagione calda di giugno e luglio e dei rifugi di montagna che già paventano il lutto di striminzite presenze a causa della paura che attanaglia gli ospiti meno arditi e che sanno, per intuizione elementare e puro buon senso, che l'incontro con l'orso non è mai fiabesco e conviviale, bensì fatale: di zampate e unghioni che ti stendono e anneghi nel tuo sangue che ti allaga la gola squarciata.
Vedi il caso del 'runner' trentino che correva nel bosco di casa.
E non è chi non sappia, tra le persone di minimo buonsenso, che tutte le stupide raccomandazioni degli animalisti: di zufolare e 'fare rumore' ed arretrare e far finta di niente e 'passavo di qua per caso' e 'ci scusi signor orso dell'invasione nei boschi a lei dedicati' non servono ad un emerito c.... e che gli avvistamenti dei bestioni assassini fino alle soglie dei più frequentati luoghi di vacanza sono un 'avviso ai naviganti' che la montagna – fino a ieri libera da fiere e belve – sarà, da oggi e nel futuro prossimo, un 'luogo ad alto rischio' e, in aggiunta alle cadute accidentali nei dirupi, avremo quest'altra causa di morte: l'incontro fatale con la belva assassina.
Si attendono i reports giornalistici in merito e le infuocate polemiche che ne conseguiranno.
Per la cronaca: ad onta delle dilazioni incomprensibili del tar trentino sull'abbattimento richiesto per l'orsa assassina un sondaggio che la stampa mainstream tiene rigorosamente segreto dice che il 53/54 per cento dei trentini chiede a gran voce l'abbattimento della belva e severissime misure di contenzione dei plantigradi in rapidissima riproduzione. Same per i lupi.
Mi sa che entreranno ripetutamente in Trento, questi trentatre trentini moltiplicato trenta, se nei palazzi della regione non si prenderanno al più presto le misure necessarie affinché sia restituita la montagna agli uomini e ai rifugi di montagna i loro legittimi ospiti.
La storia dell’orso – Destitempi
DESTITEMPI.ORG
La storia dell’orso – Destitempi
“Raccontare la storia dell’orso” È un modo di dire, riferito a un trucco che si usa per stordire l’ascoltatore ed impossibilitarlo a pensare e a capire. Si rifà ad alcune metafore delle fiabe dei fratelli Grimm (ne “Il sarto astuto”, il piccolo sarto inganna l’orso con cui è costret...


Alle origini dell'animalismo.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante giocattolo 

domenica 28 maggio 2023

Guerre di bassa intensità.


La legge di Murphy e le sanzioni. 29 maggio 2022

Prima o poi l'avremo un conto stimato realistico dei morti-feriti-dispersi di quest'altra guerra di Ucraina che, vista e ascoltata in televisione, sembra un'eco lontana e inverosimile delle vere guerre che si sono combattute nella Storia.
Non ci sono stime verosimili dell'assedio degli Achei ad Ilio, durato anni, ma già Waterloo e Stalingrado e le Ardenne sono ben altra cosa da questi reports stitici di giornalisti embedded al Verbo filo Nato che ci ragguagliano sulle bombe assassine, ma sempre a qualche chilometro di prudente distanza dal fronte, e in redazione ci dicono tutto sui missili Harpoon che sarebbero in grado di stecchire l'intera flotta russa del mar Nero, ma chissà come non lo fanno.
E chissà perché attendono a farlo, se sono in grado di farlo, ci chiediamo, forse il placet degli Stranamore d'Oltreatlantico che misurano con oculatezza omeopatica fino a dove può spingersi la guerra per procura Nato contro lo storico e geo strategico nemico russo?
Non ci sono più le gloriose guerre di una volta, perbacco: di quelle che osservavamo appassionati e faziosi nei films: con le fila contrapposte dei prodi combattenti che andavano al massacro al suono delle cornamuse (Braveheart) o le prime file degli Inglesi, elegantissimi nelle loro divise bianche e rosse, che venivano decimati dalla prima salva dei fucili prima di prendere la rincorsa con la baionetta in canna – e i Francesi non erano da meno per non deludere il loro amatissimo imperatore.
E tutta questa lentezza nel procedere dei Russi – che tecnicamente potrebbero seppellire l'Ucraina sotto tonnellate di bombe - non sarà che per davvero risponda, come afferma Putin, ad un desiderio pio di non fare troppo danno ai civili, considerata la storia comune e le recenti fratellanze sovietiche - e la necessità di ristabilire relazioni di civile convivenza, una volta terminata la guerra e stipulati di trattati di pace?
Tutto questo non sono in grado di dircelo (credibilmente) i nostri inviati e gli 'esperti' dei talk show e vi confesso che un vago alone di noia e una nebbiolina di noncuranza si sta alzando sopra questi fatti bellici giunti al loro trimestre – e la sola cosa che sappiamo è che le sanzioni che dovrebbero far finire la guerra le stiamo pagando noi, invece, popolo grasso e meno grasso che paga e pagherà le bollette stellari dell'energia gonfiate dalle scelte avventate degli s-governanti di turno.
Che fanno a gara per dire le noiose cose di sempre e garantirci di ben interpretare e al massimo grado di efficienza la legge di Murphy: se una qualsiasi cosa negativa può accadere accadrà, sotto il loro mitico s-governo.


 


L'impudicizia e le natiche.

 

L'impudicizia e le natiche della post moderna dea.

Le natiche di Chiara Ferragni sono 'callipige', ne conveniamo, e Fidia, in antico, in assenza dei socials dedicati ai culi e alle tette, ce le avrebbe immortalate quali natiche di filiazione divina, che so: di una Venere spumeggiante fuori dall'onda natale (Zante ...da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso) - o di una ninfa pudica: di quelle che fuggivano spaventate per l'apparizione nei mitici boschi dell'Ellade di un dio scopaiolo - Giove e/o Apollo i più rinomati e citati (Ovidio 'Le Metamorfosi').
Ma, forse, la Chiara nostra nazionale, in quella sua veste in antico, gli dei sporcaccioni li avrebbe apostrofati da par suo e rintuzzato le loro profferte oscene rivendicando, come ha fatto nei socials:
(…) nessuno ci può giudicare o farci sentire sbagliate. Pubblicare una foto così non dovrebbe far vergognare nessuno e, anzi, dimostrare che ognuno è libero di essere se stesso e celebrarsi quando si sente di farlo. Perché una donna in intimo si deve vergognare del suo corpo?"
Davvero non c'è più religione e neanche gli dei possono più nulla contro l'impudicizia dei socials degli umani.

sabato 27 maggio 2023

Del 'salvare il mondo'.


28 maggio 2016

L'architettura, come l'Arte, salverà il mondo? E' lecito dubitarne, dal momento che il mondo è stato distrutto da due guerre mondiali e un intero paese, la Siria, è affondato nel suo Medioevo islamico di guerre e sette religiose e tribali - e perfino le meravigliose rovine dell'antico (Palmira e altri siti archeologici) sono incorse nelle distruzioni a botte di esplosivo da parte di fanatici islamisti rincoglioniti provenienti perfino dalle famigerate 'banlieues' islamiche delle maggiori metropoli europee.
Il mondo non verrà salvato dall'Architettura e dagli architetti (che solo l'altro ieri erano detti, in un famoso libro, 'maledetti'), però ci ri-provano a incantarci coi loro progetti spesso un tantino astratti e cervellotici, ma suggestivi e affascinanti.
E pazienza se molti padiglioni, la Germania in testa, hanno dedicato l'intero spazio e le tesi e gli elaborati al dramma degli immigrati che ci assediano e che il nostro mondo, ahinoi, lo stanno cambiando davvero - e non in meglio, ad ascoltare le cronache dai quartieri dove la polizia teme di mettere piede e solo i clamorosi attentati e le centinaia di morti innocenti la obbligano a fare i 'blitz' delle teste di cuoio per scovare i terroristi-serpi in seno ivi annidati e che trovano solidarietà e protezione nelle 'enclaves' immigratorie a maggioranza islamica.
E, scorrendo lungo e dentro i padiglioni uno via l'altro, ho conferma che i nostri ospiti immigrati si affollano nelle metropoli e snobbano i piccoli centri, per le ovvie ragioni delle opportunità che vi si offrono e gli apparentamenti familiari e i riconoscimenti dei valori religiosi di provenienza – che è quanto dire che di integrazione quale panacea del presente malessere europeo in crisi immigratoria esplosiva è ridicolo parlare e la tendenza del melting pot globale è quella del proliferare tribale in ambito urbano e metropolitano e del covare degli atavici conflitti sotto la cenere, estote parati.


 

Arte buonista.

 





L'Arte alle prese col buonismo.  - 27 maggio 2015

E c'è un palazzo, qui in città, occupato manu militari e per intero da una quantità incredibile di artisti - e fino al sottotetto, magistralmente organizzato dai curatori con le travi secolari che sembrano più 'artistiche' delle opere esposte e interposte e miracolosamente sospese.
E si son messi insieme artisti delle Seychelles, delle Filippine, della Mongolia insieme a tedeschi e statunitensi, e chi più ne sa più ne elenchi, nel dar vita a una kermesse artistica visitatissima e apprezzatissima – non come in altri palazzi parecchio deserti che ti fanno venire in mente come nell'arte contemporanea talvolta l'offerta superi la domanda e molti artisti non ce la fanno più a 'stupire i borghesi' con messaggi forti, troppo forti da strappare a un visitatore, a mezza bocca, un 'disgusting' che gli saliva dallo stomaco.
E quel desso ne aveva ben donde, trattandosi di una serie di fotografie e un video di un artista tedesco che raccontano una performance di donne ignude distese su croci e cosparse di sangue e folpetti neri e grigi dazu a completare l'immangiabile e incomprensibile menù.
E il sangue attrae un sacco i pensieri dolenti di molti artisti – se perfino la Marangoni, al Pesaro, ci mostra un lungo filo al neon rosso-sangue che parte da una struttura circolare sospesa sull'acqua e sale, sale – e le fotografie all'interno della sua sala ci parlano e denunciano l'intolleranza che dilaga nel nostro mondo di cinici e indifferenti; e quanto dovremmo essere buoni e generosi, invece e il Mondo trasudare amore universale e farsi carico di povertà e angosce, amen e così sia.
E, tornando a palazzo Mora (Strada Nuova) e ai suoi molti e diversi artisti che ne riempiono le sale con i linguaggi e le invenzioni le più varie, ci è venuto di soffermarci su un nastro trasportatore color del mare che trasportava due barconi pieni di gatti dorati migranti – e naturalmente era chiara la metafora e la denuncia di quell'artista tedesco dei tragici eventi quotidiani che hanno fatto del Mediterraneo una tomba liquida – andasse a dire ai suoi governanti, la Merkel in testa, che 'facciano di più' e 'non ci lascino soli', noi italiani, nel fare fronte all'arrembaggio di un intero continente in guerra e affamato e boko aram, che non sappiamo più dove stiparli, e, se qualcuno tra loro simpatizza con l'Isis, lo vedremo presto in azione rifocillato, col telefonino satellitare e con passaporto europeo in viaggio tra Siria e Gran Bretagna.
E c'è un tale che, invece, torna tranquillamente al figurativo e ci mostra dei moderni barboni alle prese coi molti oggetti di recupero della loro vita grama e, di fronte, un emulo di Caravaggio illumina volti e corpi con quella luce specialissima che fu del Nostro. E, qualche sala più avanti, un altro artista ci da resoconto fotografico di un suo specialissimo 'Dejeneur sur l'herbe' e speciale riflessione sulla Natura che abbiamo dimenticato e vilipeso - e mi veniva in mente la Susanna coi vecchioni, ma qui le Susanne sono due e molto ben disposte a vellicare il vegliardo che le accompagna a spasso nella foresta.
Andateci e divertitevi. In fondo l'Arte contemporanea mira anche a questo: a farvi pensare, si, ma col segreto proposito di sapervi segretamente felici (seppure esteriormente dolenti) nella vostra condizione di privilegiati e cinici. E che i 'barconi' mediterranei coi loro gatti dorati arrembino, che possiamo farci. Questi sono i tempi che ci sono dati da vivere.

Viva l'Arte viva (2)
Dobbiamo includere l'Azerbaigian nelle nostre rassegne-stampa quotidiane. Perché, a detta dei curatori dell'esposizione che gli artisti azerbaigiani ci mostrano a campo S. Stefano (palazzo Lezze), è il paese esemplare della convivenza possibile e del più pacifico melting pot che si dà sul pianeta Terra.
Verifichiamo la cosa e teniamolo in palmo di mano e indichiamolo ad esempio planetario, un tale paese felice. Perché l'affermazione del curatore (Martin Roth) è perentoria e ci stupisce per la sua perentorietà: 'L'Azerbaigian è un esempio assoluto di convivenza tollerante tra genti di culture diverse.' Perbacco.
La cosa va studiata e, di questi tempi, portata all'attenzione delle scuole europee di ogni ordine e grado e discussa con assoluta priorità nei parlamenti europei e nazionali che dovranno mandare i loro emissari nel paese asiatico per capire e vedere come si fa.
Magari si scopre che non ci sono fiumi di profughi richiedenti asilo che premono alle frontiere azerbaigiane come da noi sul Mediterraneo e nei campi profughi della Turchia - e ci costano una fortuna in assistenza diretta (paghiamo la Turchia per la loro contenzione) e in quella indiretta delle carceri che ne ospitano un buon numero; e i rimpatri dei non aventi diritto sono ostacolati e rimandati alle calende greche dai ricorsi giudiziari di primo e secondo grado.
E magari scopriremo che in Azerbaigian non sono cresciute a dismisura le enclaves islamiche con moschee a predicazione radicale incistate nelle periferie urbane delle loro città e l'integrazione laggiù funziona benissimo e possono insegnarci qualcosa, chissà.
L'Arte al servizio dell'esemplarità politica è una gran novità e ce ne rallegriamo e giuriamo di svolgere approfondite ricerche su questo paese magnifico nunzio di un grande futuro di pace e pacifiche convivenze sul pianeta Terra. Viva l'Arte viva che ci parla di politica e di società e culture diverse come si deve – ed esprimiamo voti che sia tutto vero, naturalmente.

venerdì 26 maggio 2023

Del tirare la corda oltre il suo limite di tenuta.

 Vincitori e vinti.

Enforcing freedom? Quell'esplosivo 'oggetto del desiderio' dei resistenti ad oltranza. - 27/05/2022

E, stabilito che le guerre hanno, da sempre, vincitori e vinti il quesito che si pone oggi è:
'Sarà vero che l'Ucraina può farcela contro la Russia, magari con l'ausilio dei missili a lunga gittata che le fornirà Biden?'
E l'altra domanda – che insorge al seguito – è: 'Non sarà che tutto questo sciagurato 'enforcing freedom' dell'America e dei paesi Nato più realisti del re, giungerà, prima o poi, al suo punto di non ritorno – e già girano le circolari interne dei pazzi s-governanti 'de noantri', filo sanzioni e fornitura di armamenti a quintali, che ci istruiscono su come dobbiamo tutti rifugiarci nella stanza più interna della casa, sigillando porte e finestre, e ristare tremanti e con pensieri dolentissimi seduti sul pavimento finché non si diradano i fumi radioattivi delle terze e quarte ondate di esplosioni termonucleari?'
Perché quello che i nostri dissennati sostenitori de: 'Dobbiamo impedire alla Russia di vincere la guerra!' non capiscono è che la Russia non può perderla, la guerra e la faccia, e, costretta nell'angolo dal recrudescere del conflitto con armi sempre più micidiali e distruttive reagirà con 'l'arma di ultima istanza', che sempre abbiamo esorcizzato fino al fatale 2022.
Che i sacerdoti Maya abbiano sbagliato indicazione e sostituito l'uno del 2012 con il più appropriato due del 2022? Ai posteri l'ardua sentenza, ma il dubbio è se lasceremo testimoni sul pianeta squassato dalle esplosioni termonucleari.
Facciamolo presente ad Erri de Luca, il pugnace sostenitore della continuazione della guerra 'con ogni mezzo'.


Potrebbe essere un'immagine raffigurante aereo

 

Gente che non si sopporta.

 

 

 

Brevità indiscutibili. - 27 maggio 2013

Sulla brevità è stato costruito il 'social network' chiamato Facebook. Brevi flashes sulle nostre vite che dovrebbero dare un'idea di 'chi siamo e cosa vogliamo' e di cosa nutriamo le nostre menti fragili. E ancor più brevi sono i 'cinguettii' di quell'altro suo concorrente che non ci fa mai mancare i fiati dei nostri politici e dei 'famosi', in aggiunta ai nostri. Come se non potessimo privarci dei fiati di una Santanchè o del Gasparri - che condanneremmo volentieri agli esercizi spirituali a vita in appositi conventi di clausura.
E, interrogato sul senso che ha il cinguettare e vario cantare dei passeri e gli altri uccelli, un noto studioso del ramo rispose laconico: 'Non vogliono dirci niente.' Semplicemente cinguettano per dare aria alla bocca o per dimostrare di essere vivi, chissà.
E io resto basito di fronte alla perentorietà di certe citazioni di noti romanzieri che non lasciano scampo tanto sono ben dette e ci costringono alla riflessione collettiva - come certi, sbalorditivi e mirabili, 'tweets' di Linus, Snoopy e Mafalda.
E una volta mi è capitato di leggere una sorta di versetto biblico che recita: 'Amare vuol dire non dover mai dire mi dispiace.' Che se ti capita di leggerlo sulle cartine dei baci Perugina ti vanno a stranguglione e li senti amari. Però è una 'vera verità', se ci pensi, perché sintetizza quel meraviglioso fluire di cose tutte giuste e perfette che appartengono al regno degli amori felici - e niente li turba ed è tutto un tubare e un abbracciarsi e uno scoppiare di incontenibile felicità e niente che dispiaccia, nemmeno la pioggia, e anzi i due amanti vanno danzando, appunto, come mostrava un noto film di altri tempi.
Ma a me, maledetto 'avvocato del diavolo' per vocazione e prassi consolidata, vengono a mente alcune possibili obiezioni che dovrebbero mitigare e rendere più dialettica quell'affermazione talibana, tipo : 'Mi dispiace non avere abbastanza soldi per comprarti una casa al mare.' Cribbio.
Ed è vero che l'amore non ha bisogno di una tale frivolezza, però aiuta a vivere e a dare ulteriore fuoco e fiamma a un amore che ha il sole dentro di suo.
E, forse, bisognerà assolvere il berlusconi e credere che sia vero amore quello che ascoltavamo nelle intercettazioni: delle sue 'olgettine' che lo svegliavano la mattina e gli dicevano: 'Amore vuoi che vengo stasera?' (il congiuntivo non usa in certi ambienti). Perché lui le case al mare e un posto nelle liste elettorali e un appartamento più che dignitoso e la pelliccia o una bustina con un po' di denaro a fine serata non le negava a nessuna e il 'mi dispiace' gli è verbo intollerabile e lui stesso dice che loro, i berlusconiani, sono 'il partito dell'amore' a cui dispiacciono solo certe sentenze avverse dei 'magistrati comunisti'.
E finirò per convincermi che davvero l'Amore è una potenza assoluta – se ti fa attraversare indenne tutto l'Inferno in terra e il Purgatorio, e ti ritrovi accanto, poi, la Beatrice in Paradiso - e durante tutto quello straordinario tragitto non hai mai pronunciato un 'mi dispiace' che sia uno, bensì concludi con viso radioso, mirando il viso e il corpo dell'Amata: 'Amor che move il sole e l'altre stelle'.
The end e lacrime di gioia.

...che, poi, certi dottori te li raccomando.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

 

giovedì 25 maggio 2023

Viaggi di ieri.

 

Buenos Aires - 01 aprile 2019

E il ritorno in città, dopo tanto spettacolo e teatro delle meraviglie della luce e dei colori della pachamama, è all'insegna della costrizione – e sarebbe stato meglio migrare nel deserto di Atacama, una volta arrivato nella zona dei 'salares' e ampliare il viaggio verso il Cile o la Bolivia, ma tant'è.
E mi rifugio nelle librerie e nei teatri – che è un altro modo di viaggiare e traslare della mente.
E mi capita di incontrare ad ogni scaffale il vate nazionale, Jorge Luis Borges, perfino in un ristorante, assai fornito, in verità, di cose buone e gli hanno fatto un monumento, a lui e al suo amico Bioy Casares che qui si ritrovavano.
Ed è un peccato davvero che la moda dei 'caffè letterari' si sia spenta, ma oggi sarebbero pieni di curiosi e turisti da un tanto al chilo, come quelli che si ritrovano al caffè Tortoni e fanno la fila per entrarvi e lì la letteratura di riferimento è il tango delle origini, anche quello un mito da ri-evocare (il museo relativo a lato del caffè, però, va diserto) perché l'oggi è 'di massa', con tutto ciò di negativo che questo termine comporta - e si sprecano i ristoranti che ospitano gli spettacoli di tango e ti ci portano coi pulmini delle agenzie a frotte e sciami – da 'tagliarsi le vene per lungo' dalla tristezza.
E, se per Ernesto Sabato è 'un pensiero triste che si balla' – bella definizione, ma che vale solo per le lentezze e le lamentosità di alcuni tanghi - per Borges il tango è un'allegria di altri tempi e uomini e la Buenos Aires allora era una piccola città di vecchie case e baracche circondata da paludi, come ci rammenta qui sotto la sua testimonianza orale registrata in due audio cassette.
Ma dovremmo smetterla di cercare di mettere troppi cappelli letterari sopra questa danza ormai divenuta 'patrimonio dell'umanità' ed esondata di là dell'Atlantico e del Pacifico e portarci sugli altri suoi orizzonti (di Borges) – aperti, apertissimi - e sui suoi cento libri – inclusa la 'Historia universal de la infamia' e di lui mi è cara la luce cristallina dell'anima che compensava il buio delle pupille.

 

I baci del rock e il mondo rotto.

 




Correva l'anno.... 26 maggio 2015
Era l'epoca che 'i tuoi baci non son semplici baci' e uno solo ne valeva almeno tre (e per questo, bambina, tu mi piaci) e indossavamo i pantaloni a zampa d'elefante, ma non eravamo per questo meno belli o intelligenti e 'fichi'.
E non usava, allora, l'Isis delle orribili decollazioni di innocenti e i monumenti dell'antico demoliti col martello pneumatico o colla dinamite – tutt'al più ci si lamentava perché le periferie industriali si mangiavano i prati della 'via Gluck'.
E non c'erano neanche i barconi degli arrembaggi quotidiani di migliaia di profughi e/o 'migranti economici' – che, per la verità, visto che 'non eravamo in Europa' ci saremmo potuto permettere anche i milioni di euro mensili dei costi dei 'salvataggi', (si fa per dire: basta una telefonata satellitare e Marina e Guardia Costiera corrono a raccoglierli appena si distaccano dalle rive libiche), ci saremmo potuto permettere, dicevo, ogni esborso milionario e generosa 'accoglienza', tanto andava tutto nel conto del futuro dei figli - col debito pubblico che lievitava a dismisura; e ci avrebbero pensato poi Monti e Renzi a ricondurlo 'al tre per cento dei P.i.l.' a botte di tagli, ritagli e frattaglie sociali. E non usavano ancora 'le badanti' - perché la 'cintura di ferro' dell'U.r.s.s e il prodigioso 'muro di Berlino' facevano il loro sporco lavoro e contenevano un mondo che, poi, sarebbe andato a pezzi e cominciò la maledetta 'globalizzazione' e l'esodo facile e incontrollato di tutti verso ogni dove.
Un'epoca d'oro, insomma, dove usava ancora il 'posto fisso' e le pensioni si facevano col 'sistema retributivo' e si pre-pensionava facile ad ogni fabbrica che chiudeva – ma chi poteva immaginare, allora, che il lavoro italico avrebbe lasciato il posto ai 'cinesi' - e che 'il tessile di Prato' avrebbe cambiato faccia e si sarebbe rinchiuso nei capannoni-fantasma dove centinaia di nuovi schiavi lavorano quattordici ore al giorno e solo qualche incendio, di quando in quando, ci rivela la presenza di quelle formiche dagli occhi a mandorla che hanno cambiato la nostra percezione di futuro?
Correva l'anno......


Nessuna descrizione della foto disponibile.