giovedì 28 giugno 2018

La perdita del senso di realtà (giapponesi in trincea).


Chissà che direbbe oggi quel tale che, anni fa, mi diceva 'vecchio' per avergli fatto notare il troppo che stroppia dell'immigrazione massiva – che, a Venezia, si traduceva nel commercio dilagante di borse taroccate e una quantità sempre crescente di clandestini che ronzava attorno ai turisti da 'un giorno e via' sulla riva degli Schiavoni, con gli inutili inseguimenti da parte delle forze dell'ordine e le catastrofiche fughe.
E, oggi, sembra che qualcosa si sia fatto sul fronte di quel commercio illegale - e i neri coi borsoni si sono ridotti a una sparuta pattuglia che tenta asfittiche sortite con le sentinelle e gli appostamenti; e i neri, impauriti, si nascondono nelle calli e campielli retrostanti la riva, ma, intanto, è cambiata per intero la narrazione sociale e politica sui migranti e le migrazioni e la cosa ha un suo peso e condiziona.
E quei tali delle predicazioni incessanti delle accoglienze necessarie e inevitabili, oggi, dopo la batosta elettorale e l'inattesa formazione di un governo giallo-verde, si son fatti silenti e spauriti – e il loro verbo, un tempo vangelo arrogante e dilagante sui media 'embedded', è ora un timido passa parola di reduci che si sentono assediati da una moltitudine di 'fascistileghistirazzisti'.
Nella realtà che quei dessi si rifiutano di vedere, invece, concittadini a loro politicamente avversi, rabbiosi e indignati per le cattive politiche immigratorie spacciate per carità cristiana - e le fake news quotidiane e giaculatorie annesse de: 'ci pagano le pensioni' e 'abbiamo bisogno di loro'.
E tutto quanto è accaduto nell'ultimo mese è nemesi inevitabile degli errori/orrori di un'Europa, e l'Italia, a tragica guida sinistra che ha riempito le sue periferie urbane di stranieri – molti divenuti cittadini, ma che è tuttora 'nemica gente' radicalizzata sul web e nelle carceri in numeri che le 'intelligences' dei diversi paese segnalano a cinque cifre; e già i giornalisti amici e sodali scrivono che 'potrebbe durare a lungo' e si preparano alla guerra di trincea e non smettono di indossare gli elmetti e le divise, bensì preparano le sortite e gli agguati parlamentari di una 'nuova resistenza': mito sempre presente e riferimento storico intangibile.
'Oh partigiano, portaceli via', questi giapponesi incapaci di capire che il troppo stroppia, sempre, e le conseguenze, alla fin della vicenda, sono di grande portata – e l'Europa finalmente chiude le sue frontiere-colabrodo e avvia, faticosamente, i rimpatri dei 'non aventi diritto'.
Qualcosa è cambiato intorno a voi, brava gente, prima ve ne farete una ragione, prima tornerete al senso di realtà che avete perduto.
LASTAMPA.IT
Il successo elettorale della Lega e del M5S in Italia si inserisce in un trend sociopolitico che sta dilagando rapidamente in tutto il mondo occidentale. E se la Storia è maestra di vita, i movimenti

martedì 26 giugno 2018

Migranti avvisati mezzo salvati



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Quando si dice 'fake new'. La Fornero (si, proprio lei), intervistata, afferma che: '...non si può continuare ad alimentare la paura, la rabbia e il risentimento.' Ed è espressione riferita all'operato dell'asso pigliatutto Salvini Matteo, in arte attivissimo ministro dell'interno della repubblica e bestia nera delle o.n.g taxi del mare.
E, in realtà, a me pare che Salvini alimenti nel paese un entusiasmo sfrenato e liberatorio – che si traduce in una valanga di voti a favore del suo partito e perfino dalle roccaforti del partito democratico in Toscana e in Umbria gli viene un plauso insospettato e che asfalta i soavissimi maggiorenti di quel partito che non sanno più a che santo votarsi e quale linea politica proporre al 2,5 per cento di affiliati e votanti che ancora gli residuano in saccoccia.
Di nuovo una accoglienza senza limiti e confini, appoggiandosi a Bergoglio e alla sua curia romana – che anch'essa ha abbassato i toni, dopo il varo del governo giallo-verde, e sostiene una accoglienza accademica, di maniera, magari legale e ben gestita da quelli di Sant'Egidio, che selezionano fior da fiore dei profughi direttamente in loco e ce li portano qui in aereo belli e pronti per la cittadinanza? Non sembra che una tale linea politica riproposta senza correzioni farà risalire la china al futuro partito democratico in via di scissione ed ennesima ricostituzione – secondo la grande tradizione storica sinistra dell'atomismo sfrenato applicato alla politica.
Ma va segnalato, in tanto clamore di fake news forneriane e partiti che si sfasciano a causa delle loro folli politiche immigratorie, il fatto che è cambiata radicalmente la narrazione – e, forse, chissà, anche sulle coste libiche e nelle retrovie africane, nei luoghi di detenzione dove gli scafisti stipano i 'migranti', stanno arrivando le clamorose notizie dei taxi del mare che vagano in mare aperto senza più porti dove scaricare la loro merce.
E si spera che tali notizie avvilenti dissuadano qualche decina di migliaia di coloro dal mettersi in viaggio perché l'Europa è a numero e frontiere chiuse e il grimaldello della pietà indebita che alimentava i barconi e i naufragi e gli annegamenti non funziona più.
Migranti avvisati mezzo salvati.
L'immagine può contenere: spazio al chiuso

lunedì 25 giugno 2018

Leave or remain. This is the question. Ieri accadeva

Leave or remain? This is the question (Amleto, atto sesto.)

In questo mondo di pazzi (e ladri di democrazia)
Dovete immaginare una grande sala di riunione dove stanno tutti insieme, i sofferenti delle più varie patologie psichiche, così come ce l'hanno rappresentata i migliori film sulla sofferenza psichica – dall'amatissimo: 'Qualcuno volo sul nido del cuculo' per arrivare al Virzi de: 'Pazze di gioia'.
Immaginate tutti quei pazzi/e (diversamente normali, se il sostantivo vi disturba) che, in preda a una frenesia nuova e a un picco di isteria collettiva si corrono incontro e pronunciano frasi smozzicate con piglio affannoso e drammatico di cui appena intuiamo il senso:
'Non ce lo dovevano fare!' 'No, no non dovevano!!' 'Non potevano farlo, non ne avevano il diritto!' Eppure l'hanno fatto e siamo noi a pagare!!'
Ecco, adesso, con lenta ripresa dall'alto, allargate il grandangolo sui grattacieli di Londra a volo d'uccello, ma poi entrate a razzo dentro le singole case e gli uffici dove l'isteria collettiva prende forma di attività sui 'social' - come si dice oggi - e si raccolgono in poche ore migliaia di firme per indire un nuovo referendum che, secondo la limpida visione che hanno della democrazia quei sofferenti da batosta elettorale (gravissima sindrome isterica, praticamente incurabile), dovrebbe blindare una nuova maggioranza al 60 per cento di si e un minimo del 75 per cento di affluenti alle urne e votanti. Che è quanto dire aboliamo l'istituto del referendum perché 'siamo incazzati duri e questo risultato non lo vogliamo accettare' (il tormentone gridato alle finestre de: 'Quinto potere').
'Democrazia vo' cercando ch'è si cara al mio core'.
E,se avessero vinto loro, i 'remainisti', naturalmente l'istituto referendario così come è ora sarebbe stato un luminoso esempio di democrazia popolare e i rognosi 'populisti' che avessero protestato i brogli li avrebbero additati quali maledetti fascisti incapaci di accettare i limpidi verdetti della democrazia diretta.
E, con il parlamento di Westminster a maggioranza filo-Europa, c'è da aspettarsi che tutto questo frenetico agitarsi di quei sofferenti e isterici trovi sponda di proposte di legge che ne accolgano la sostanza malata e limiti l'espressione del dissenso popolare solo ai pesticidi che uccidono le api e alla caccia alla volpe con l'uso dei cani – che normalmente vanno diserti sotto al 25 per cento di affluenti.
Benvenuti in questo mondo di pazzi e ladri di democrazia che si spacciano per nuovi legislatori e ci rappresentano una democrazia blindata futura dove si voterà solo a favore di quel che vuole il governo in carica (vedi ottobre e Renzi) e, forse, chissà, riapriranno i manicomi - con gli elettrochoc e le camicie di forza per i maledetti dissidenti del 'leave': quei pensionati dell'Inghilterra profonda che 'rubano il futuro ai giovani' (sic) – come si è letto, ahinoi, sui 'social' degli isterici che non sanno darsi pace e accettare la volontà del popolo espressa a larga maggioranza - e battono forte le teste contro i muri e non vogliono prendere le pillole del 'tavor' che gli infermieri dovrebbero cacciar loro in gola a forza perché non si facciano altro male, poverini.

domenica 24 giugno 2018

Sberle elettorali e lotterie di morte


E, dopo la potente sberla elettorale di stanotte, la domanda sorge spontanea: 'Ma come è potuto avvenire che un pugno di uomini e donne esaltati dall'idea di una accoglienza universale senza limiti abbiano potuto imporre per anni il loro credo e le loro scellerate politiche immigratorie ad un intero paese senza gli sconquassi e le rivolte che, usualmente, fanno seguito alle catastrofi sociali?'
E tornano in mente i prefetti in affanno, ad ogni nuovo giorno, che promettevano ai sindaci di città e paesi sperduti l'uno per mille di migrati in attesa di sentenza e respingimento nei centri designati, ma, dopo il terzo giorno di sbarchi, era già il due e poi il sei per mille, - secondo la disponibilità dei sindaci-amici e con promesse di sovvenzioni ed elargizione di fondi speciali ai comuni volonterosi.
E solo con il voto, democratico strumento di 'attenzione di massa' (contrapposto alla 'distrazione' che pretendono quelli del pd e giornalisti associati) il popolo sovrano ha mandato a casa e bocciato sonoramente le politiche folli del pd : di quotidiani assalti alla diligenza da parte di paesi africani irresponsabili che si disfano dei loro cittadini lasciandoli andare a naufragare sui barconi della morte e rinchiusi nei lager libici in attesa del via libera delle o.n.g. taxi del mare col modico prezzo di cinquemila euro a persona.
Un rivoltante 'commercio di vite umane' che un ragazzotto della bassa padana giunto al Viminale con piglio deciso è riuscito a fermare – e ancora ci sorprende il come sia passato dalle ingiurie diffuse e quotidiane dei centri sociali e di 'quelli del pd' al governo della nazione e al clamoroso scompaginare le imbelli e spaventate oligarchie europee, Juncker e Macron in testa. Che hanno perso la testa e hanno spinto monsieur baguette in avvilente compagnia dei centri sociali a bestemmiare di 'lebbra italiana' e rivoltante egoismo degli italiani, neanche fosse il Savonarola redivivo del terzo millennio.
Alla via così, Di Maio e Salvini, Lunga vita alla compagine giallo-verde e alla discontinuità che hanno saputo imporre ai pazzi seguaci del verbo di Soros, il finanziatore delle o.n.g. della lotteria di morte dei barconi spinti in mare dagli stra maledetti 'scafisti'.

ILFATTOQUOTIDIANO.IT
Ci sono mille migranti alla deriva nel Mediterraneo a bordo di sette barconi in acque libiche. Il coordinamento dei soccorsi è stato assunto dalla Guardia costiera di Tripoli, dopo la prima segnalazione di emergenza fornita da quella italiana. Il Centro di coordinamento della Guardia costiera di Ro...

giovedì 21 giugno 2018

Pagliuzze e travi






E' cambiata radicalmente – e in brevissimo lasso di tempo – la narrazione sui 'migranti'. Per anni abbiamo ascoltato - stupiti della follia accogliente spacciata per pietas necessaria e vangelo, in barba ai numeri debordanti dell'assalto quotidiano - abbiamo ascoltato e veduto, dicevo, i dettagli dei lunghi racconti e le monografie dedicate e l'impazzare sui tiggi delle immagini strappa-lacrime dei 'poveri' e degli 'ultimi' che affluiscono impuniti in Occidente per sognare la loro parte di ricchezza futura.
E, in quel clima di servaggio culturale di stampa e televisioni congiunte, sembrava che niente di diverso si potesse dire e raccontare di quegli eventi tragici, prima e dopo gli sbarchi, pena l'interdetto politico e l'andare a sbattere contro il fuoco di fila rabbioso delle invettive 'fascistaleghistarazzista' che chiudeva ogni bocca e scavava le opposte trincee.
E oggi, invece, la questione 'migranti' esplode in Europa e i telegiornali devono dar conto, obtorto collo, che la pietas dell'accoglienza senza limiti e confini ha recato seco una reazione di rigetto delle popolazioni stanziali e, conseguentememente della politica degli stati - e tutto verrà ridiscusso, nei prossimi 'vertici', degli accordi strampalati che hanno chiuso malamente alcune frontiere a nord.
E l'Italia potrebbe essere costretta ( ma forse no) a riprendersi tutti i clandestini migrati di là delle Alpi grazie al colabrodo Schengen e all'afflusso incessante dei barconi. Chi vivrà vedrà.
E se la battaglia politica delle narrazioni pubbliche che sono finalmente cambiate è vinta - ad onta del fuoco di sbarramento e quotidiane bombe di mortaio dei giornalisti giapponesi in trincea, rai news 24 e rai3 in testa - resta da vincere la battaglia delle idee che si è combattuta anche sui 'social media', con quel tale che si lamenta di troppi amici che lo fanno ammalare, per il loro battere pervicace di questi dolorosi tasti su facebook, e li dice ossessionati, ma tace la trave nell'occhio dei tiggi e dei giornali di regime che, ogni santo giorno che Dio manda in terra e per molti anni a seguire, hanno titolato e titolano sulla questione 'migranti' in tutte le salse e variazioni sul tema e 'speciali' televisivi e iniezioni intensive di pietà indebita.
Pagliuzza e trave, per l'appunto, poveri cari tanto fragilini.

ILFATTOQUOTIDIANO.IT
Tutti d’accordo su come rendere realtà la “Fortezza Europa”, tra polizia continentale, protezione e rafforzamento delle frontiere esterne. Ma l’incantesimo si rompe quando sul tavolo arriva la questione di come gestire i flussi di migranti all’interno: lì ogni Paese Ue pensa ai propri in...

mercoledì 20 giugno 2018

L'Ecclesiaste riletto da un artista


Sembra che monsieur Pinault abbia esaurito i fuochi d'artificio delle sue grandi mostre-monstres, qui a Venezia – buona ultima quella di Damien Hirst e delle sue fantasie sottomarine. E, se a palazzo Grassi, troviamo una esposizione che più classica non si può - con i grandi quadri del tedesco Oehlen che rimandano ai mostri sacri del secolo scorso, astrattisti e impressionisti ben mescolati e perfettamente digeriti – a Punta della dogana, invece, è il silenzio degli archivi rivisitati che induce a riflessioni cupe e 'tempus fugit' e 'come eravamo'.
E non un bel vedere, a ben vedere, perché gli artisti tendono a complicarsi/ci la vita e a complicare le cose più semplici e a mostrarci più spesso i loro rovelli mentali, invece degli incanti, e le segrete/incomprensibili cose del corso dei loro pensieri – ma per fortuna ci lasciano liberi di interagire ed elucubrare da par nostro evitando di dare titolo alle loro immagini.
Perché le fotografie e i video che scandiscono il silenzio delle sale vuote e che costituiscono l'ossatura della mostra, anche quando sono apparentemente giocosi/gioiosi ci mostrano in filigrana il retrostante rigor mortis del tempo che va per la sua strada e ci consegna quella diversa immagine di noi che osserviamo nelle vecchie foto dei nostri archivi personali – e ci chiediamo, le rare volte che apriamo gli armadi e  le sfogliamo, chi veramente siamo stati e 'que reste-t-il de nos amours' e delle nostre vite appassite e i corpi anchilosati e appesantiti.
E, forse, l'opera più significativa ed emblematica è quella di un corpo di cera senza testa seduto ad una scrivania e la testa se l'è mangiata una fiammella che fiammeggia ostinata dentro – e chi visiterà la mostra fra qualche mese lo vedrà dimezzato e la cera liquefatta che si aggruma ai suoi piedi.
L'Ecclesiaste riletto ed effigiato da un artista.
L'immagine può contenere: una o più persone

domenica 17 giugno 2018

La guerra è finita, andate in pace.

Tu prova a spiegarglielo ai giapponesi di rai news 24 con in testa l'elmetto pd che e' l'alba di una diversa politica immigratoria.

venerdì 15 giugno 2018

Tempo che vai vocabolari che trovi

Tempo che vai vocabolari che trovi.
Dunque è possibile una vita altra e diversa da quella che ci affannava un anno fa: di barconi e sbarchi a catena di montaggio e sindaci in rivolta contro i prefetti per gli stipamenti costrittivi dei ragazzoni clandestini misti ai pochissimi veri profughi e 'aventi diritto' in caserme ed alberghi in crisi di prenotazioni.
E la terribile iattura che in Francia si paventava della Le Pen all'Eliseo - e si ' inventato dal nulla il movimento 'En marche' che di strada, in verità, fin qui ne ha fatta pochina – la iattura è capitata da noi: il Belpaese 'dove il si suona'; ed è suonata, alta e forte, la sveglia di un Salvini-pigliatutto e i porti chiusi come d'incanto e, in un lampo, le micidiali o.n.g. taxi del mare si sono ritrovate senza più un luogo di scarico della tragica merce di cui andavano oscenamente fieri.
Dunque si può vivere e 'stare in Europa' anche con la faccia truce di chi ne aveva abbastanza di quell'andazzo osceno di gente che va a morire in mare pagando cinquemila euro per un funerale annunciato – e il Mediterraneo è tomba liquida voluta da un buonismo assassino che spaccia per pietosa accoglienza e dovuta un tragicissimo commercio di vite umane con le mafie libiche e tunisine ed egiziane.
Si può fare: di essere in Europa al modo di 'quelli di Visegrad' e dell'Austria e della destra bavarese al governo in Germania - e cercare altre vie e modi per sopravvivere alle catastrofi umanitarie che stavano per diventare catastrofi nazionali a causa di quella sinistra di imbelli e saccenti che attizzavano i fuochi sociali del conflitto: inevitabile quando la quotidianità è quella degli stipamenti costrittivi e dei numeri sempre crescenti di affluenti 'non aventi diritto' secondo le leggi vigenti relative alle frontiere.
E non ci turba che qualcuno spacci tutto questo per 'fascismo incombente': 'Un po' qui, un po' là, un po' tu, un po' un altro'. E' un uso improprio della Storia e non ha davvero niente a che fare con la sottovalutazione e la tolleranza colpevole delle diplomazie europee ante 1940 dell'invasione della Polonia da parte del Mostro nazista.
E' tutta un'altra Storia, se perfino negli archivi della vita di Einstein si è scoperta – oh Cielo! - una traccia di preteso razzismo per certe sue frasi scritte in viaggio sui cinesi e gli indiani dello Sri Lanka. Lui che era osannato, fino a ieri, per essere quello della comune 'razza umana', scritta sul modulo per l'ingresso negli States.
Parti del tempo che fu, le frasi incriminate di Einstein, - un tempo che non odorava neanche da lontano dell'odierno, ipocrita, 'politicamente corretto' che vuole 'operatore ecologico' il vecchio e amatissimo 'spazzino' e il 'sordo' e il 'cieco' derubricati a 'ipo udente' e 'ipo vedente'.
Tempo che vai vocabolario che trovi.

LASTAMPA.IT
Una patina d’insospettabile razzismo si deposita sulla memoria di Albert Einstein. Le dichiarazioni incriminate arrivano dai suoi diari di viaggio finora inediti scritti durante un tour asiatico tra il 1922 e il 1923. Le pagine seguono le sue esperienze in Asia e nel Medio Oriente. Einstein fa gen...

I pretoni e i Savonarola che ci mancano

Si stava meglio quando si stava peggio - 16 giugno 2015
E' la noia che la fa da padrona, in questo scorcio di giugno che va verso la Grande Afa de l'Ade – come si divertono a coglionarci i meteorologi. Noia, noia, noia.
Perché è vero che il 'decreto del fare' risponde al grido di dolore degli imprenditori che chiudono, dislocano o si ammazzano (ma che gran fragilità psichica mi hanno questi ex 'capitani d'industria!) però volete mettere l'adrenalina de 'la guerra dei tre lustri' tra i luthoriani armati di spade e gli 'odiatori' della sinistra -che per poco non finiva nella 'notte di san Bortolomeo' e 'casa per casa' e 'sterminateli senza pietà, Dio riconoscerà i suoi'?
Finirà che ci addormenteremo sereni la notte e i consumi riprenderanno e l'i.v.a. sarà sterilizzata e saremo tutti buonisti e politicamente corretti nei confronti dei 'diversi', ma rimpiangeremo i guizzi e le arditezze dell'andar contro corrente e dissacrare e trasgredire – che perfino a Teheran, dicono, fanno impallidire Londra quanto a sesso trasgressivo e divorzi e copule che fanno venire i capelli dritti in testa al maometto delle prescrizioni coraniche.
Non ci sono più i vecchi pretoni di una volta, signora mia, e quelle belle scomuniche recitate in pubblica piazza coi banditori e i Savonarola nelle chiese a terrorizzarci cogli inferni e i diavoloni e lo stridor dei denti.
Finirà che la disoccupazione colpirà anche il Vaticano e cassintegreranno e prepensioneranno perfino i vescovi e i cardinali.
Arridatece i cattivi della Storia. Si stava meglio quando si stava peggio.

giovedì 14 giugno 2018

Dell'esprimersi 'di pancia' a fazioni rovesciate

Un mio amico carissimo – oggi 'ex' di quelle indignazioni e rabbie politiche che innervano l'universo virtuale di facebook e ci spingono a 'togliere l'amicizia' a chi ci è avverso politicamente – mi gratificava coll'appellativo di 'Chiarissimo', al tempo della comune partecipazione ad un forum ormai lontano del tempo.
Ed è appellativo confermato nel tempo presente dalle predizioni che ho fatto di eventi impossibili – eppure avvenuti, contro tutti i sondaggi partigiani avversi – della 'brexit', dell'elezione di 'The Donald' alla Casa Bianca, l'Austria in mano alle destre sovraniste e anti immigrazione massiva, la Merkel al tappeto costretta a patteggiare il suo governo con le destre bavaresi, per finire col fuoco di artificio del referendum costituzionale perduto alla grandissima dall'Imbonitor Magno fiorentino e la sua riduzione elettorale al 18 per cento e Salvini vice premier pigliatutto.
Tiresia mi fa un baffo, al confronto.

Eppure non era difficile prevedere tutto quanto è avvenuto ed ha cambiato 'd'emblée' il panorama europeo e mondiale. I conflitti sociali introdotti nella vita delle persone dalla follia troppo a lungo tollerata e favorita della immigrazione massiva , durante una crisi economica 'globalista' tra le più lunghe che si ricordino – hanno forgiato il mondo presente dotandolo di una allarmante, ma salutare reazione contraria che durerà finché il perverso commercio di vite umane sulle coste africane non sarà governato e fermato – ad onta di tutti quegli strani, pervicaci 'buonisti' che ancora si ostinano a considerare normale e inevitabile il travaso a cinque/sei cifre annuali delle popolazioni africane e medio orientali in Europa.
E gli assassini seriali e 'natural born killers' che gridano 'allah u akbar' prima di schiacciare sotto le ruote dei tir o di un 'van' o di accoltellare e sgozzare le loro ignare vittime e inermi ci hanno messo del loro nel convincere una maggioranza di persone che questo travaso incontrollato produce i mostri della convivenza impossibile nelle periferie urbane delle grandi metropoli europee ridotte a vere e proprie 'enclaves' islamo-radicali fuori controllo.

Ma ciò che più mi stupisce, in realtà, è il misterioso lavorio mentale delle sinapsi di coloro che tutt'ora restano annidati dentro le trincee giapponesi dell'opposizione sinistra e buonista, - le letali armi verbali alla mano e le tastiere puntate contro di noi: fascistissimi e schifosi 'giallo-verdi' che gli abbiamo scippato il governo della nazione.

E i poveretti continuano a vomitare (il verbo è tornato attualissimo, grazie a Macron) i loro insulti sanguinosi e la bile anti fascista quand'anche sia evidente che il fascismo d'antan non è in nulla comparabile con gli odierni avvenimenti, ma, ahinoi, tocca tollerare questi rigurgiti e vomiti e altro perché tocca a loro, i piddini trombati alle elezioni, oggi esprimere il loro verbo politico 'di pancia' – e non è un gran bel sentire e odorare, ne converrete.

mercoledì 13 giugno 2018

Di chi si misura con il governo del caos

Di chi si misura col governo del caos.
L'Europa ha perso la testa. E alcuni dei suoi stati-membri straparlano e si lasciano andare a commenti e minacce che fanno ridere chi ha un granello di sale in testa e ricorda come, appena ieri, in Spagna si faceva il tiro a segno sui migranti che tentavano di scavalcare il muro eretto al confine col Marocco - e i francesi di Bardonecchia e di Ventimiglia non hanno un curriculum meno 'vomitevole' e cinico del nostro, per stare alle esternazioni idiote dei vertici istituzionali della repubblica transalpina.
Ma non dovremmo soffermarci sui deliri e gli strafalcioni concettuali e la perdita di memoria di quei dessi e dei miseri e pietosi che sui social si stracciano le vesti per l'esito della vicenda 'nave Acquarius', - vagante in mare aperto col suo carico di persone che hanno giocato d'azzardo e puntato la fiche dei tremila o cinquemila euro richiesti dagli scafisti su l'affanno e le contraddizioni della politica immigratoria europea e hanno vinto la lotteria dell'assistenza e della pietà indebita.
Dovremmo considerare, invece, che la saggezza degli elettori giallo-verdi ha aperto un varco parecchio ampio sul muro delle contraddizioni della politica immigratoria del precedente governo degli svitati del pd - trombati proprio su tanta questione e che ancora ringraziamo per la carica dei 500.000 e più che hanno introdotto a forza, in due anni, in un paese che fatica a gestire la propria stessa esistenza economica e sociale, figurarsi l'onda di tsunami dell'Africa che svende le sue popolazioni eccedentarie e le affida alla gestione omicida degli scafisti col traino delle o.n.g. taxi del mare.
E, se si votasse oggi di bel nuovo, Salvini sarebbe premier certificato di un centro-destra che non ha bisogno di speciali meriti di programma e di un nuovo contratto di governo, bensì gode dell'onda alta dello scontento sull'annosa questione 'migranti' – e le centinaia di migliaia di giocatori d'azzardo che proviamo invano a fermare sulle coste libiche e tunisine manu militari sono l'onda inerziale che ha risposto e ancora risponde all'atroce e folle messaggio che Renzi e i suoi sodali, Boldrini, Grasso, papa Francesco, Saviano e varia compagnia buonista, hanno lanciato all'intero continente africano con la giaculatorie pie della 'fame, guerra e siccità': 'Venite parvulus, che tutti vi accogliamo'.
Già. Venite. A migliaia, ogni giorno nuovo che Dio manda in terra. Finché la buca-Italia non traboccherà di bel nuovo e un Salvini qualsiasi (quello degli insulti e dell'ostracismo a oltranza dei centri sociali) diventerà miracolosamente un premier capace e coraggioso - e il solo personaggio che osa misurarsi col governo del caos a cui la stra maledetta sinistra mondialista ha ceduto le armi.

giovedì 7 giugno 2018

L'Arte spiegata ai profani (da un profano).

E, se si visita la mostra di Palazzo Grassi di Albert Oehlen, il consiglio è di farlo tra l'una e le due – e avrete il privilegio di essere il solo ospite di quel prestigioso palazzo e i guardiasala in nero tutti per voi, rilassati e partecipi di quell'atmosfera rarefatta di una mostra che è un ritorno alla tela e al figurativo stretto (dopo le perle archeologiche strappate agli abissi dall'incredibile Hirst/Hulk) – e non si può fare a meno di notare l'eleganza dell'insieme: le grandi tele dai colori straordinariamente accattivanti che danno lustro alle sale e il palazzo meravigliosamente restaurato che ricambia e presta l'incanto specialissimo della luce e il panorama del Canal Grando dalle finestre a stupire e deliziare il visitatore.
E ci si sente a proprio agio davanti alle grandi tele – per quanto, interrogate, non rispondano ai quesiti interpretativi che sempre ci poniamo – anche grazie alle didascalie che, nella quasi totalità dicono: 'ohne Titel' – niente titolo; pensate quello che volete, immergetevi nelle nuances dei colori, distesi a larghe campiture e volute e che si compenetrano sapientemente; e se certe linee e colature ci sembrano 'spegassi' artistici sono problemi nostri – iscrivetevi/amoci a un corso di storia dell'arte o prenotate una visita guidata e vi sarà svelato l'arcano.
E tuttavia la voglia di immersione dentro le nuances dei colori viene davvero, di fronte a certe tele i cui colori sono 'i nostri': quelli che vorremmo illuminassero un salone del nostro palazzo (ne abbiamo uno?!) o della sala principale della grande casa di campagna che abbiamo sempre sognato, ma non abbiamo mai osato chiedere.
E non sappiamo se Oelhen sia un grande, ma che abbia metabolizzato per intero le lezioni e il 'combinato disposto' degli astrattisti filtrati dagli impressionisti salta agli occhi – e non mancano i rimandi ai 'Dada', con certe piccole provocazioni d'antan di tazza e copritazza a margine di una grande campitura e volute; e la materia relativa e gli schizzi di colore conseguenti che oggi sembrano ingenui divertissements 'di scuola' e datatissimi, ma passi, se l'eleganza torna ad essere la cifra dell'insieme di queste pitture 'palaziali' - e ne esci in pace con l'arte moderna che sempre 'stupisce i borghesi' e qualche volta stimola i neuroni e le sinapsi e ci fa sentire un poco – solo un poco – intelligenti.
Non si poteva dir meglio se si voleva dir niente?

Camomilla mista a valeriana.




Fatico, da sempre, a seguire i dibattiti della politica in tivù e alla radio. Quei due media hanno il difetto di essere unidirezionali, da loro a noi e non viceversa, (nelle temperie contestative del 68 li dicevamo 'fascisti') e non ci basta il contentino che danno, da quando c'è internet, di poter scrivere un commento piccolo piccolo sulla loro pagina facebook, dopo che siamo sorbiti, senza poter reagire e contestare, i pistolotti partigianissimi dei loro intervistati – solitamente professori e giornalisti 'di area' sinistra.
Ma ieri mi sono soffermato a osservare quel signor nessuno – invero persona pacata e discreta e a modo quand'era ministro di non so che – che di cognome fa Del Rio e profferiva insulti nei confronti del presidente del consiglio incaricato ('non sia il pupazzo di quei due') e dava in irragionevoli escandescenze parlamentari, citando a sproposito e usando vergognosamente della vicenda tragica del fratello Di Sergio Mattarella - posta in forzosa, retorica relazione con le odierne e travagliate vicende della formazione del governo giallo-verde.
Un vero e proprio 'leone dello scranno parlamentare' che ruggiva il suo rancore impotente per la sonora trombatura elettorale.
E' vero che l'emiciclo di quei leoni impotenti é un 'parlamento' e che i deputati li spediti dagli elettori non possono essere imputati per le loro opinioni, ma un minimo di grano salis e serena ragionevolezza non guasterebbe – e la somministrazione forzata da parte dei commessi di grandi tazze di camomilla mista a valeriana agli esagitati la vedremmo con favore.

lunedì 4 giugno 2018

Reincarniamoci con giudizio - Ieri accadeva

Marzullate - 05 giugno 2016
Per dirla alla Marzullo: 'E' meglio vivere una vita mediamente buona e soddisfacente o una vita da grandissimo campione, ma convivere, poi, per trent'anni, con il parkinson?' E che siano stati i potenti colpi alla testa sferratigli dai suoi rivali sul ring una sicura concausa della sua malattia abbiamo tutti pochi dubbi, credo.
Non ho mai provato simpatia per quello sbruffone da ring mediatico che oggi, in morte, tutti osannano – sarà perché tirare e ricevere pugni in faccia mi ripugna da sempre, e non mi basta la mediazione culturale del 'fare sport' che quei confronti violenti giustifica e sublima, - ma più per tutti quegli strani passaggi della sua vita 'vissuta pericolosamente' e tanto, tanto 'kitsch', con in testa la conversione all'islam, - contenitore abominevole di ogni presente e stridente contraddizione sociale e politica; oggi ben lo sappiamo e lo abbiamo pagato caro, molto caro, nelle piazze e i caffè e i teatri europei e le redazioni dei giornali dove abbiamo contato i morti ammazzati di 'allah u akbar', il grido rauco dell'imbecille distorsione terroristica di un lontano e vetusto dettato religioso.
E so che il mito dell'uomo forte, fortissimo ha riempito pagine e pagine di miti e narrazioni letterarie fin dai primordi della storia dell'umanità – vedi il Milone crotonese delle cento statue scolpite dai più diversi artisti di tutte le epoche che vinse Olimpiadi e Giochi Istmici e Pitici a bizzeffe – passando per Ercole, fatto semidio per via delle sette-fatiche-sette che lo oppressero in Terra e forse ne avrebbe fatto volentieri a meno – ma Milone fu seguace di Pitagora lo scienziato e non di Maometto il profeta e non si rifiutò di andare in guerra bensì condusse alla vittoria i guerrieri crotonesi contro i nemici della città di Sibari.
Altre vite e storie ed ere sociali, d'accordo, e incomparabili fra loro e tuttavia, sempre per restare su Marzullo: 'Preferireste reincarnarvi in un pugile di grande successo mediatico che amava girare in limousine color rosa confetto e gli interni leopardati o in un Sofocle – che pure ebbe la sua bella educazione sportiva – che fu amico di Pericle e partecipò attivamente alla vita politica della sua città e ci consegnò i magistrali ritratti tragici e drammatici degli eroi del suo tempo in tragedie ancora oggi recitate e rappresentate?'

domenica 3 giugno 2018

I troppo buoni in un mondo rotto

I troppo buoni in un mondo rotto

Post n°512 pubblicato il 04 Giugno 2018 da fedechiara
 
E, stralunati come siamo per il bombardamento di notizie della corruzione stellare dei vertici del calcio mondiale e di quella nostrana di 'mafia capitale', sedersi davanti a una trinità di video coloratissimi e apocalittici in cui si rappresenta l'essenza del caos nostro quotidiano con spezzoni tratti da 'Metropolis' di Lang e gli odierni 'femminicidi' si specchiano in un vecchio film muto dove una folla impazzita osanna l'esecuzione di una poveretta innocente sembra perfino riposante - e lasciamo che il caos del mondo di fuori continui imperterrito e magari, fra 13 giorni, ci scodelli perfino l'espugnazione al ballotaggio della cittadella-Venezia, turrita da lustri di governo della sinistra e isolata in una regione a stragrande maggioranza lego-forzista, - e la consegni nelle mani dubbie e certamente inconcludenti dell'ennesimo 'imprenditore in politica', che Dio ci aiuti, mammaliturchi!
E, a palazzo Bembo, affacciato sulla via d'acqua più trafficata al mondo, la scelta dei curatori dell'European Cultural Centre di radunare in due palazzi oltre 100 artisti provenienti da 40 paesi diversi e in serrato dialogo con i colleghi non-europei produce un effetto straniante ma convincente e ti convinci che il cosmopolitismo culturale è cosa buona e giusta e che gli artisti, più e meglio dei poeti sono i veri profeti del mondo che verrà e interpreti efficacissimi delle sue tensioni e orrori commisti col poco di buono che ci sforziamo di osservare e preservare.
Un po' meno buono e giusto è il cosmopolitismo forzato che deriva dall'arrembaggio e dall'asfissia dei 'barconi' e dei migranti: a migliaia affibbiati a forza e costrizione legislativa alle regioni del nord che produce e vieppiù produrrà i mostri di 'via Anelli' e dei dintorni della stazione di Padova: i ghetti orribili ad abitarsi del futuro gramo che ci aspetta, fitto di fortissimi conflitti sociali e 'rivolta delle banlieues' nelle grandi e munifiche e sventate città europee, i cui abitanti chiedono a gran voce 'più sicurezza' e votano i 'partiti populisti'.
Ma non sembra pensarla così il catalano Jaume Plensa che, dalla Basilica di san Giorgio Maggiore in isola ci mostra la testa di una cino-spagnola di sua conoscenza realizzata con rete di acciaio e una mano benedicente scende sotto la cupola al centro realizzata con i geroglifici e i caratteri dell'alfabeto di molte lingue differenti – a dire di una idea di futuro finalmente pacificato e di un ritorno dell'umanità tutta ai pensieri negletti delle 'magnifiche sorti e progressive', in aperto contrasto con il presente medioevo dell'Isis assassino e di Boko Aram e dei futuri 'fighters' spediti in Occidente anche coi pietosi 'barconi'. Chi vivrà vedrà e ci dirà chi ha ragione.

venerdì 1 giugno 2018

Lucciole migranti

Di lucciole e filosofiche lanterne
Sono tornate le lucciole. Il che ci pone un grave dilemma filosofico – alla luce di quanto scriveva il Pasolini nel 1975. Sono tornate perché hanno deciso, dopo decenni di un sonno profondo simile alla morte, di convivere con la società dei consumi – la grande corruttrice/meretrice di quel popolo ante 1975 che Pasolini tanto amava? O sono tornate per dirci che un più luminoso futuro ci attende – oggi che il popolo è finalmente al potere, sia pure in veste salvinian-populista?
Per la verità ci sarebbe anche una terza e quarta ipotesi – una resurrezione legata al minor uso di pesticidi in agricoltura o quella, più cerebrale, che contempla le lucciole quali avanguardie di energia pulita del 'm'illumino di meno' del movimento politico dei Verdi. Contatteremo presto un entomologo per averne contezza, ma queste ultime ipotesi, ve lo devo dire, spazzerebbero via tutta la poesia legata allo sfogo filosofico del grande regista – così deluso dal nuovo che avanzava ai tempi suoi e dalle visioni delle classi sociali involgarite delle borgate romane che andavano seppellendo il mito contadino e la società agricola che aveva offerto vita e buio all'effimera luce delle lucciole.
E chissà cosa penserebbe Pasolini di questa nostra società post moderna - mutata al punto da aver sostituito gli amatissimi borgatari dei suoi films con gli extra comunitari e i clandestini e i profughi che si avviano a sostituire per intero le popolazioni indigene – e forse le lucciole spariranno di bel nuovo per protesta, sostituite da altre 'lucciole' che si guadagnano il pane, la notte, lungo le arterie periferiche delle città.
Forse si stava meglio quando si stava peggio, vien fatto di pensare - posti di fronte a tanta mutazione globale che seppellisce definitivamente le filosofie ingenue di quegli anni. Però le lucciole, in questo tratto di campagna che congeda le ultime case della cittadina in cui abito, sono davvero un bello spettacolo e danzano sul limitare del riflesso lunare di un fossato che ospita le rane di cui si nutre un airone stanziale. Stanziale forse per poco. Può essere che anch'esso verrà presto sostituito da una specie tropicale migrata qui da poco.
I tempi cambiano e con essi le classi sociali indigene e perfino gli animali. Non sarà che anche le lucciole siano clandestinamente migrate qui, dandoci l'illusione effimera di una rinascita?