giovedì 22 ottobre 2015

Sperdimenti e vecchi imperi

Sperdimenti e vecchi imperi
E da palazzo Malipiero, luogo pulito e un filo asettico e inespressivo, il padiglione dell'Iran si è trasferito in calle san Giovanni, - in uno dei luoghi desolati dell'abbandono delle attività industriali e artigianali di Venezia che bene esprime e rappresenta l'idea di conflitto e macerie e di guerra permanente che abbiamo, noi lettori dei giornali, di quelle zone dell'Asia unificate, nei secoli lontani, nell'Impero Persiano delle mitiche guerre all'Occidente e alle democrazie delle città-stato elladiche.
E, di stanza in stanza e di artista in artista, si mostra, mal filtrato dal linguaggio dell'Arte, il senso di sperdimento e di sgomento che agita le menti e i cuori dei figli (molti di loro vivono e lavorano in Occidente) di quelle terre disgraziate.
E, se all'ingresso vi accoglie un giocoso (apparentemente) cammello che 'ha fatto le valigie' e si consegna tutto intero a un suo immaginario viaggio e stralunato addio all'esotico deserto delle origini, in altra stanza è una carta geografica che disegna un subcontinente col filo spinato delle sue mille contraddizioni sociali e i conflitti di tutti contro tutti: islamici pachistani versus induisti, sunniti contro sciiti e gli alawiti e wahabiti contro chissà chi e perché e tutti confusamente contro il 'Great game' dei maledetti occidentali di turno e le loro ambizioni geo strategiche e decisioni quasi sempre folli e sbagliate nell'area mediorientale che sono continuo stimolo a disastrose guerre stupide e massacri spaventosi e gli esodi biblici conseguenti.
E chissà se quel capitello mostrato in sezione con gli eleganti caratteri arabi che si mostrano all'interno allude alle distruzioni di Palmira da parte di quei suonati integrali dell'Isis o è gioco artistico concluso nella sua bravura. O se quella foto di gruppo in un deserto di genti tutte chiuse in luttuosi abiti neri esprime un rabbioso: 'Che ci facciamo qui?'- poveri noi, esseri umani che la sorte ha castigato per nascita e condannato alle nequizie delle arabe tradizioni e culture islamiche del conflitto permanente e delle recriminazioni perpetue e inacidite contro l'odiato Occidente che ci ha rifilato Israele.
E l'unica, solare opera d'arte che unisce gioco artistico e ironia e allusioni precise e irridenti col linguaggio delle antiche stampe della tradizione islamo-indiana è un video che incanta e ti incolla davanti per tutta la sua durata e oltre e narra da par suo le trasformazioni del mito dell'araba fenice e lo sfilare degli animali della giungla d'antan coi maragià seduti in coppa agli elefanti che trasfigurano nell'attualità delle guerre dei generali e dei fucili e missili e gli f16 e le bombe 'di precisione'.
Chapeau all'artista e 'Bonjour tristesse'. Com'era bello l'Oriente del mito e dei viaggi esotici di noi viaggiatori che più non viaggiamo in quelle fornaci d'odio e di orrore terroristico.

mercoledì 21 ottobre 2015

Del sentirsi assediati e indifesi


C'è l'esempio delle città sotto assedio. Che, se gli assedianti lanciavano i rampini e le corde e salivano su per le mura spesse due metri cogli elmi e gli spadoni intesi al massacro, da sopra, legittimamente, rovesciavano i pentoloni della pece bollente e gli arcieri finivano l'opera ricacciando gli aggressori. E nessun giudice si è mai sognato (o mi sbaglio? Qualcuno può ragguagliarmi in merito alla giurisprudenza che gira attorno alla legittima difesa degli assediati?), si è mai sognato, dicevo, di imputare i difensori delle città vigili sugli spalti di 'eccesso di legittima difesa' per quella guerra dichiarata con arroganza e pretesa di dominio da signorotti e conti e re e imperatori in fregola di maggior potere e sudditanze.
E la civile casa di abitazione non può essere paragonata a una città – ne è la sua cellula-base – che, se violata e scardinata la porta d'ingresso col piede di porco o rotti i vetri delle finestre, va difesa con ogni mezzo e strumento che ti capita a tiro - e ricacciato fuori il ladro pronto a colpirti e lasciarti mezzo morto se ti opponi al suo volere di ladro e/o rapinatore (vedi le abbondanti notizie di cronache al riguardo)? Che senso ha concedere il porto d'armi e una pistola a un pensionato - che già aveva subito tre o più violazioni di domicilio da parte dell'internazionale dei ladri che imperversa impunita in questo paese - e poi imputarlo di 'omicidio volontario' se, spaventato, fa fuoco e ci scappa il morto? Quali impulsi schizofrenici (punire la vittima e lasciare impunito l'aggressore) si agitano nelle menti di certi giudici e pubblici ministeri o quali follie legislative di cattivissimi legislatori hanno permesso che si potesse formulare l'accusa spaventosa di 'omicidio volontario' nei confronti di un poveretto che temeva per la sua vita ed era impaurito e/o esasperato dalla reiterazione del reato e dalla sostanziale impunità che la incentiva - e si sentiva 'sotto assedio' e indifeso da parte di forze dell'ordine che intervengono solo a reato commesso e la vittima finita all'ospedale o, peggio, morta?
E la sedicente 'sinistra' di s-governo non ha proprio nulla da rimproverarsi per aver trascurato il peso sociale dell'insicurezza dei cittadini e averli abbandonati e perfino bastonati giudiziariamente se colpiti dal trauma terribile di una violazione del domicilio - col suo corollario di spavento e l'impulso spontaneo a reagire per difendere la propria vita e le proprie cose.

venerdì 16 ottobre 2015

La religione del nostro tempo


E, adesso che la Biennale si avvia al suo 'grande finale', possiamo provare ad attribuire un primo e secondo premio a quelle installazioni 'site specific' degli 'eventi collaterali' che abbiamo visitato e ri-visitato al fine di dirci convinti che l'Arte e gli artisti sono davvero un filtro geniale della realtà e geniali interpreti di una loro specialissima 'lotta politica' condotta 'con altri mezzi', come si dice della guerra.
E il primo posto spetta a buon diritto, per la riflessione ponderosa e il meticoloso uso dello strumento 'arte' e della materia che ne sostanzia il linguaggio, al russo Bruskin (vive a N.York) che nella chiesa di santa Caterina, nella fondamenta omonima, ha allestito un cimitero della memoria recente e un ritrovamento archeologico con reperti statuari meticolosamente invecchiati sottoterra e i simboli e le icone del fu 'socialismo reale' affioranti dalle sabbie del Tempo – socialismo (reale e/o ideale) che tanta parte dell'ultimo orizzonte delle nostre speranze di un mondo migliore ha nutrito, ma è finito in tormentati decenni di infamia e crudeltà; e le speranze sono morte e sepolte e sprofondiamo ogni giorno di più, disperati, nelle sabbie mobili di una confusa e mortifera globalizzazione dei medioevi islamici di ritorno.
Il secondo posto, a mio insindacabile giudizio, spetta ancora a dei russi (Andrey Blokhin e Georgy Kutznetzov riuniti nel 'Recycle Group'): due artisti sponsorizzati dal MMOMA (Moscow museum of modern art) che hanno messo in scena, letteralmente, con allegra, formidabile e irridente intuizione, l'ossessiva, pagana preghiera collettiva del nostro tempo di inarrestabile chiacchiera giuliva - le tecnologie cellulari asservite alla frenesia comunicativa dell'umano, paradossale, aver nulla da dire di veramente interessante e notevole e mirabile, ma dirlo e scriverlo tutti insieme appassionatamente, levando in alto i cuori e i cellulari per cogliere il 'campo' che aleggia - novello 'spirito santo' che tutti li/ci illumina.
E tutto l'umano, vanesio chiacchiericcio lo scriviamo/diciamo, ciascuno e tutti a testa china, chiusi dentro il tamagochi-cellulare che ci ha trasformato - negli autobus e nei vaporetti e nelle sale di attesa delle stazioni o seduti ai tavoli dei bar e dei ristoranti - in taciturni e abulici apostoli oranti e impetranti il 'campo' sufficiente per spedire le nostre povere visioni di incanto, foto, musiche, effimere intuizioni/emozioni, ad amici, parenti ed affini.
E la sola vera necessità e impellenza di tanta comunicazione sociale la riconosciamo solo ai poveri cristi delle twin towers in fiamme che, non avendo più campo li in alto e prima di decidere il volo finale per non morire bruciati, spedivano i disperati messaggi di 'ti amo' e 'ti voglio bene' ai figli, mariti e genitori che mai più avrebbero rivisto. O ai medici nelle ambulanze e agli alpinisti in difficoltà che provano invano a chiamare il 'soccorso alpino'.
Ma tant'è, così va il mondo e i due artisti hanno allestito le geniali scenografie degli apostoli oranti e delle icone/applicazioni di 'facebook' dentro la bella chiesa di sant'Antonin (sestiere di Castello) dando nuovo lustro ed efficace rappresentazione satirica alle preghiere che in quel tempio non risuonano più da lunge – essendo troppe le chiese di questa città per i 'bisogni spirituali' dei pochi abitanti e delle centinaia di migliaia dei loro ospiti turisti.
Chiacchiera universale vanesia e cellulari sempre più costosi e 'interattivi': la nuova religione del nostro tempo.

foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.

giovedì 15 ottobre 2015

Je suis juif

Accade a Gerusalemme. Niente di cui dovremmo preoccuparci, quindi. Non sono fatti nostri e nostre paure quotidiane quelle di venire accoltellati e sparati dall'occupante di un autobus dalla faccia tranquilla salito all'ultima stazione e che ti pianta un coltello nel fianco o nel petto mentre stai leggendo un giornale o guardi sfilare distrattamente i palazzi e le chiese di quella che la letteratura e la Storia ci hanno detto essere la culla delle religioni del Libro - religioni di Amore universale per il nostro prossimo e buoni comportamenti morali conseguenti.
Quell'altra religione, invece, - quella di chi improvvisamente tira fuori una pistola e ti spara a bordo dell'autobus o ti accoltella con ragioneristica determinazione e premeditazione -, predica la jiahd e l'odio verso gli infedeli, - che più ne ammazzi più accumuli meriti nel paradiso delle vergini destinate ai prodi guerrieri - o così sembrano pensarla una quantità spaventosa di esaltati terroristi che dicono l'assassinio di civili inermi 'azione politica' e/o 'intifada dei coltelli' perfettamente in linea con la religione di riferimento.
Ma siamo a Gerusalemme e, a meno che non abbiate in mente un viaggio colà, nella Città Santa, sono fatti che non ci riguardano, assassinii loro - la cui ripetizione a campate più o meno brevi o lunghe ha creato un callo nelle coscienze nostre occidentali.
Però, però. Chissà come hanno reagito i passanti di quella via di Parigi di un freddo gennaio, erano appena 'passate le feste' - quale stupore, quale terrore improvviso in una via in cui si sono materializzati Said e Chérif Kouachi: i due ragionieri assassini, nati a Parigi e, si suppone, cittadini francesi, a cui era stata concessa la cittadinanza francese per nascita (come accadrà anche da noi grazie alla legge approvata ieri da Renzi e dal suo pd) che, armati di kalashnikov, hanno fatto una strage all'interno della redazione parigina di 'Charlie Hebdo' e freddato il poliziotto di guardia.
La ragionieristica opera di morte agli infedeli, premeditata e benissimo pianificata, è stata poi completata all'interno di un ipermercato kosher in cui i terroristi si erano barricati e avevano fatto ostaggi i presenti.
Era Parigi, la ville lumière, non Gerusalemme - e qualcuno ha scritto che è stato il nostro 11 settembre ed è stata predizione azzeccata di questo 2015 degli assassini islamo-terroristi che ha già collezionato l'attentato al caffè letterario di Copenhagen e la strage del museo del Bardo a Tunisi, - presenti e dolenti e terrorizzati una quantità di croceristi nostri occidentali. Mancano due mesi e mezzo alla chiusura dell'anno orribilis: non facciamoci mancare nulla, non mettiamo limiti all'orrore prossimo venturo.
'Je suis juif' e quel che accade a Gerusalemme, - le paure e le angosce di morte dei semplici occupanti di un autobus di chi si reca al lavoro o a trovare un amico, un parente all'ospedale - mi riguardano. E' il futuro di conflitti di una globalizzazione assassina che speriamo quotidianamente di esorcizzare ficcando la testa sotto la sabbia e, se oggi è Israele in prima linea, a gennaio lo è stata Parigi, a marzo Tunisi, domani chissà.

lunedì 12 ottobre 2015

Rumore e furia che non significano niente

Il caso Marino è già entrato nel suo cono d’ombra, col suo corollario di rabbia e proteste da parte dei membri di questa e quella fazione e le predizioni e i misteri su ‘cosa farà Marino’ : se una lista civica che romperà le uova nel paniere all’orrendo partito democratico di Renzi-pigliatutto e ‘mafia-capitale’ oppure tornerà ai ferri del mestiere del suo ruolo medico di appartenenza. Chi vivrà vedrà.
Ma è l’annosa questione dei ‘sindaci prestati alla politica’, come il nostro Orsoni naufragato nel Mo.se e tutti gli altri lungo la penisola – compresi gli ‘imprenditori’ e i ‘managers’ che ci vuole rifilare il berlusconi a sua vergognosa immagine e somiglianza – a dirci che l’illusione salvifica di un nome che non sia ‘di partito’ bensì ‘uno di noi’, un umile figlio della mitica ‘società civile’, è una illusione, appunto, il cui spegnersi causa dispiaceri cocenti e rancori e disaffezioni riflesse nelle astensioni e schede bianche prossime venture.
Un buon sindaco, cari voi, è un terno al lotto, un sogno lungo un giorno e, poi, quasi sempre, la misura quotidiana del nostro scontento. E se, come a Padova, ‘fa qualcosa di buono’ e fa contenti i suoi elettori e non si vende i quadri dei musei civici per sanare i bilanci cronicamente in rosso, alleluia! abbiamo speranza che non tutto del nostro vivere quotidiano è : ‘…una storia raccontata da un idiota e rumore e furia che non significa niente’.
E, qui da noi, si dà il caso di un ‘imprenditore prestato alla politica’ che, nei cento giorni della luna di miele convenuta con i suoi elettori, ha collezionato gaffes mediatiche a ripetizione, l’ultima delle quali ha fatto infuriare tutti coloro che hanno un grano di sale in zucca e non ‘ragionano col portafoglio’.
‘Venderò i quadri dei musei civici per fare cassa.’ ha detto – con quel suo eloquio televisivo avvilente che fa cadere le braccia. E ha farfugliato di quadri che non appartengono all’antichità della storia di Venezia, bensì sono ‘modernariato’. Aiuto!
Come se un Klimt (e che Klimt!) e uno Chagall non li sentissimo ‘nostri’: universale ‘patrimonio dell’umanità’ e della città tutta, e non siano, quei quadri e gli altri della collezione Pesaro e di tutti i musei civici, classicissimi e pesantissimi e fondamentali nella storia della pittura e dell’Arte del Novecento.
E, a Mestre, sulla recinzione del cantiere dell’edificio abbattuto ex Vempa, qualcuno, nottetempo, ha scritto: ‘Brugnaro fa qualcosa!’ dopo i cento giorni di una città che si è specchiata nelle sue miserie e quotidiane, croniche manchevolezze senza alcun segnale forte di un ‘cambio di passo’, dopo i tristi decenni di cattiva gestione della sinistra di s-governo.
E basterebbe, invece di vendersi il patrimonio culturale di questa città, che si sferzassero i dirigenti e i dipendenti Veritas per una città più pulita e che si mostrassero in giro più pattuglie che facessero i controlli di legalità relativi alla loro divisa e ai regolamenti e ai divieti e alle leggi e gli tributeremmo una ‘ola’.
foto di Enaz Ocnarf.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/12/politici-imprenditori-travet-vaticano-gli-equilibri-romani-toccati-da-marino-ecco-i-nemici-che-lo-hanno-portato-alla-caduta/2117657/

sabato 10 ottobre 2015

Sangue e sudore

Sangue e sudore
Il premio Nobel regalato alla 'primavera araba' della Tunisia è il disperato esorcismo mediante il quale si prova, si tenta, si azzarda a porre su un piedistallo la fragilissima democrazia tunisina e a salvarla e dirla esemplare malgrado e contro ogni evidenza di irriducibilità delle folle e dei popoli 'arabi' a quel sistema di governo. Democrazia e verbo islamico sono termini antinomici e jihad, invece, e fa tenerezza che il comitato per il Nobel si sia preso la briga di provare a mettere il sale sulla coda a quell'araba fenice ('che vi sia ciascun lo dice dove sia nessun lo sa').
E' noto, infatti, che la Tunisia è il paese che ha mandato a combattere in Siria tra le fila dell'Isis il maggior numero di 'foreign fighters' e il numero di quegli esaltati 'martiri' di una riscossa delle folle arabe contro il 'grande Satana' dell'Occidente è destinato a salire per la recrudescenza della guerra delle ultime settimane e il 'grande finale' che si prospetta per via dell'intervento russo-iraniano e la controffensiva dell'esercito di Assad. Chi vivrà vedrà.
E che nelle terre dell'Arabia Infelix non vi sia pace possibile e mediazioni e accordi e convivenze pacifiche con gli occidentali e il loro baluardo in terre arabe Israele lo dice l'ennesima 'intifada' - parola che nessuno vuole pronunciare, ma il cui 'incipit' è nelle narrazioni giornalistiche e dei telegiornali di tutto il mondo. E il maledetto 'la' al concerto stonato di quest'ennesimo massacro annunciato lo ha dato – come sempre – l'azione di un pazzo scatenato, un palestinese, verosimilmente ispirato e istruito dai vertici di Hamas, che ha pugnalato e ucciso due israeliani inermi e scatenato gli spaventosi spiriti di morte che sempre si accompagnano e inscenano la loro danza macabra al seguito di un tale evento. E gli assassinii si moltiplicano/cheranno, com'è nella storia di quel conflitto irrisolto e irrisolvibile, e solo un 'bagno di sangue' e un'altra guerra aperta e centinaia o migliaia di morti condurranno a una fragile tregua e provvisoria pacificazione.
E mai, come in Medio Oriente e in Palestina, ha trovato cogente applicazione quel luttuoso detto che, qui da noi, si pronuncia in chiusura dei matrimoni: '...finchè morte non vi separi'.
'Sangue e sudore vi saran compagni.', disse il Creatore cacciandoci dal Paradiso Terrestre e avviandoci verso Babele.
Amen e così sia.

mercoledì 7 ottobre 2015

Guerrieri in cerca di Autore

Guerrieri in cerca di Autore
Pare, si dice, si mormora che armeremo i Tornado e cambieranno 'le regole di ingaggio' per i nostri equipaggi. Naturalmente 'se'. In questo paese teniamo famiglia lo sapete. 'Se' il passaggio parlamentare lo approverà, 'se' il presidente della repubblica non eccepirà i veti costituzionali, 'se' l'opinione pubblica non si strapperà le vesti e i capelli e qualche 'bonzo' ultra-pacifista non si darà fuoco in pubblica piazza per gridare il suo sdegno e il suo intollerabile dolore per le sorti del mondo, poverino. 'Se', insomma.
E, per quel che serve un Tornado in più o in meno sui cieli della Siria e dell'Irak - sul piano pratico e dell'efficacia mortifera sul terreno - era meglio se ci risparmiavamo l'ennesima manfrina italica che dà fiato e trombe alle anime belle dei 'pacifisti' di ogni risma e sottosezione.
E, di contro, l'efficacia dell'azione militare dei russi ha scatenato il panico di tutti gli stanchi attori che transitavano di malavoglia sul palcoscenico irako-siriano - gente senza arte né parte che, da anni ormai, sono in cerca di autore e causa e motivazione del loro agire e sparacchiare e morire a casaccio tutti contro tutti. Usa, Nato, ribelli siriani 'democratici' addestrati dalla C.i.a. - che l'unica efficace azione di destabilizzazione l'hanno avuta nel causare la 'catastrofe umanitaria' dell'esodo biblico dei siriani verso l'Europa; che siano maledetti e additati al disprezzo dei bis nipoti per l'eternità.
E in Siria 'si stava meglio quando si stava peggio' e hanno ragione i russi a dare manforte ad Assad - identificato quale l'unico baluardo visibile, e ancora in piedi e forte di una eroica resistenza al caos e all'orrore della guerra voluta dalle confusionarie demoplutocrazie occidentali -, baluardo, dicevo, e protagonista di una stabilità futura che consentirà, speriamo, la rinascita di quel tormentatissimo paese e il ritorno in patria, di una parte almeno, dei siriani esodati. Amen e così sia.

martedì 6 ottobre 2015

Oremus e facciamo outing


…. Che, poi, tanto nuovo non è questo dibattere sulla misericordia che si dovrebbe applicare all'intero universo dei viventi (non dimentichiamo la 'compassione', termine analogo e perfino più esteso e approfondito dell'universo religioso dei buddisti).
E l'intervento di Bergoglio, l'antipapa, - che ci ricorda come non sia in contraddizione con la Dottrina (che resta stella fissa e immutabile della Chiesa) il concedere misericordia ai peccatori di ogni risma, perfino a quegli allegroni dei gay e delle lesbiche - il suo intervento, dicevo, sfonda porte aperte, ma deve fare i conti col corrucciato e segretamente rabbioso 'fronte interno' dei padri sinodali che temono le troppe aperture e le concessioni e i perdonismi e i buonismi da un tanto al chilo perché crollerebbe l'intero fronte militare della lotta al Peccato, col suo corollario di Inferni e Paradisi e Santi e Beati contrapposti a coloro che, per l'avere male agito e peggio copulato, sono destinati, per tradizione e iconografia antica, ai forconi dei diavoli e al fuoco purificatore che ne brucerà i corpi concupiscenti per l'Eternità.
Sennò che senso ha avuto, nei secoli, l'essersi presi la briga di rinunciare alla sessualità, - poveri noi preti e cardinali che l'abbiamo presa sul serio e applicata con dolore personale e sofferenze indicibili - e che senso l'avere indicato dai pulpiti e nei confessionali la mistica dell'anima contrapposta al corpo sporcaccione e vergognosamente legato alla animalità delle origini e al sesso che ne è condizione 'sine qua non'?
E' tutto un universo concettuale medievale e conventuale che cede le armi all'allegro 'relativismo culturale' degli allegroni che 'fanno outing' per il quale i preti possono dire quel che vogliono tanto noi 'ci facciamo i cazzi nostri', letteralmente - e tutt'al più, in finale di partita, ci pentiremo - così fan tutti - e con l'Assoluzione e l'Estrema Unzione e la Benedizione entreremo di corsa nella Terra Promessa da Colui che tutto perdona e tutti ama, inclusi i peggiori peccatori.
Oremus fratres.

  • Commenti

domenica 4 ottobre 2015

Non ci sono più i preti di una volta

Non ci sono più i preti di una volta, cari voi.
Prima o poi doveva accadere. Il ‘coming out’ del monsignore, intendo. Perché la Chiesa, a forza di assecondare tutto e tutti e cedere posizioni e abbandonare le storiche merlature di difesa del Verbo e della Dottrina era nella condizione di subire l’ultimo attacco, la battaglia finale di un esercito stanco e lasso. Una battaglia per la quale anche il fuoco che distrusse Sodoma e Gomorra, le città del peccato che avevano dimenticato Dio, verrà detto, infine, un ‘fuoco fatuo’. Si è scherzato, insomma.
E verrà abolita la confessione perché si sarà persa la nozione di peccato, diluita omeopaticamente nella società liquida del ‘caxxo che ci pare’ – e in camera da letto e nell’alcova nessuno ci deve metter naso e lingua, nemmeno Lui, caro lei.
E, prima, papi e monsignori, per allisciare il pelo della società che si faceva sempre più incredula e ‘laica’ avevano spento perfino il fuoco del mitico Inferno – luogo di torture ferocissime e diavoloni coi forconi che infilzavano i lussuriosi di ogni risma, i sodomiti poi, apriti cielo! Perciò, magari segretamente concordato con le agguerrite associazioni dei gay e delle lesbiche, ecco il coming out di Davide che colpisce il Golia ecclesiastico, ma finisce gambe all’aria e tonaca alle ortiche perché il sesso che non si fa, non s’ha da fare, nei conventi e nei sinodi e nelle sacrestie, – o, se si fa, non si dice e si nasconde – è l’ultima trincea dell’infallibilità dei vescovi e del papa.
Che, da generale fellone qual’è, amante delle ‘mediaticità’ e del ‘come vengo bene in tivù’ (emulo di Renzi), aveva già predetto le crepe sul muro del castello ecclesiale con quel suo vergognosetto: ‘Chi sono io per giudicare.’ Ma il Papa, caro Bergoglio, sei il Papa. Quello dell’Infallibilità come ce l’avete menata per secoli, dannazione! Come stupirsi se, adesso, uno alla volta, faranno coming out monsignori e preti disertori e franeranno le mura così ben custodite e difese fino a qualche anno fa.
 foto di Enaz Ocnarf.