lunedì 27 ottobre 2014

Osservazioni dal bordo dei fiumi italici

Osservazioni dal bordo dei fiumi italici
Su una cosa Renzi ha ragione. Che certuni 'intellettuali' (che lui addita al disprezzo perché pretende di essere 'l'uomo del fare') somigliano a quei pensionati che si piazzano davanti a un cantiere e si danno man forte nel dire e sostenere che quell'opera non verrà mai portata a termine.
E, ne converrete, questo genere di convinzione di noi maledetti pensionati ha robusti punti di evidenza e sconforto nella realtà delle cose italiche degli ultimi cinquant'anni. Tanto che esistono o sono esistite (le ho vedute in tivù, giuro) trasmissioni in cui un inviato – chiamato dai cittadini – documentava l'esistenza di autostrade che spurgavano desolantemente in aperta campagna e ponti colossali di cui si mostravano solo i piloni fondativi su entrambe le sponde ed erano un inno al 'vorrei ma non posso' delle buone intenzioni dei 'politici' di ogni risma e partito; e stazioni della metropolitana quasi finite, ma abbandonate all'azione dei vandali perché non più (o mai) in uso – e chissà quanti miliardi di denari pubblici sono stati versati in quei cantieri che avrebbero conosciuto uso migliore e migliore destinazione di 'spesa pubblica'.
E taccio l'esito, qui da noi, della mega-opera ingegneristica del terzo millennio che doveva salvarci dalle acque: il famigerato Mo.se. Che gli archeologi del futuro lo scoveranno interrato per l'afflusso incessante dei sedimenti del Po e si chiederanno che caxxo di roba era e a che cosa serviva tutto quel ferraccio e quelle 'paratie' e cassoni inutili che ci sono costati una fortuna in corruzioni e ruberie e 'stipendi' aggiuntivi per governatori, sindaci e varia genia di politici e funzionari infedeli.
Tutto ciò per dire che abbiamo allo s-governo della nazione un altro 'uomo della provvidenza' che sbraita in maniche di camicia nella sua personale 'convenscion' con l'arroganza e la pretensiosità di ognuno di quei dessi che hanno detto e promesso nel passato recente e recentissimo mari e monti all'Italia-paese-che-amo (berlusconi, il principe degli imbonitori, per dirne uno, lo ricordate?).
E ieri il ragazzotto rosso fiorentino ha dato il meglio di sé quanto a polemiche sul passato e gli uomini del passato e ci ha frustato, - a noi vecchietti che dell'i pad-tamagochi non sappiamo che farne e i tablets li usiamo come taglieri per le verdure - e ha giurato e spergiurato che ci stupirà 'con effetti speciali', e ci farà vedere i fuochi d'artificio della sua generazione-zero: precarietà ad alzo zero e nessun posto di lavoro fisso e salto della quaglia da un lavoro ad un altro - ammesso e non concesso che si capisca, nel futuro prossimo, cosa sia 'lavoro' e 'fare' operoso e in che modo verranno retribuiti, forse in bonus validi per comprare il prossimo i-pad, chissà.
Okkei, okkei. Tutti i vecchietti e i pensionati e gli intellettuali dei vecchi partiti rottamati si tolgano dal bordo delle transenne dei cantieri testé aperti dal Renzi e si trasferiscano sul bordo del fiume e aspettino con pazienza, sbocconcellando i loro panini stantii con dentro la mortadella rancida di due mesi nel frigo. E' dal bordo dei maestosi fiumi italici che si osserva meglio il passaggio dei cadaveri gonfi e lividi delle loro reboanti promesse.

domenica 26 ottobre 2014

Dei olimpici

Si dice del grande Mao Tse Dong che fosse arci convinto che: 'Grande è la confusione sotto al cielo. La situazione è, quindi, eccellente.'
Detto da un grande rivoluzionario, forse il massimo del secolo appena scorso, c'è da credergli perché la 'confusione' sociale è (di ogni rivoluzionario) il suo brodo primordiale e colturale, l'acqua del suo essere pesce sempre guizzante e nessun nemico in quella confusione imperante saprà/potrà 'mettergli il sale sulla coda' e potrà sempre portare a compimento le sue 'Grandi Marce' e conquistare il potere, infine, - e che la Grande Cina cominci e mostri al mondo 'di che pasta son fatti' questi cinesi che hanno fatto e imbalsamato la 'Rivoluzione' e tale (imbalsamata) la esportano nel mondo quale migliore e più efficace sistema di governo delle centinaia di migliaia di sudditi del Partito Unico che sempre devono 'rigare diritto' pena una nuova Tien an Men.
Altro che le molli e imbelli e lente e dispersive Democrazie occidentali che arrancano nella crisi globale e nella recessione stagnante con l'aggiunta dei paralizzanti 'scioperi generali'.
Ma che la grande confusione sotto al cielo faccia il gioco di Renzi, - novello condottiero aspirante al 'partito unico' pd-pdl più 'chi ci sta' nel fare le mitiche 'riforme' - è tutto da dimostrare.
E, ieri, il Giano bifronte della cosiddetta sinistra 'di lotta e di governo' ha mostrato il tratto distintivo della sua schizofrenia: a piazza san Giovanni il milione di frustrati e bastonati della sinistra senza lavoro e senza prospettive politiche e futuro di 'garantiti', alla Leopolda, invece, i 'tavoli' della sedicente sinistra degli imprenditori che dovranno (sarà vero?) creare posti di lavoro e farci uscire dalla crisi.
Protesta contro proposta e, si sa che, mediaticamente, la proposta sempre vince e la protesta perde.
E se un partito molle qual'è, storicamente, il nostro Labour-pd, incorona un Tony Blair (sia pure con meno charme e fisique du role), toglierselo presto di torno 'ce n'est plus question' - e magari gli riuscirà di fare come la Tatcher e accontentare il suo amico Davide Serra, quello dei fondi di investimento, che invoca la fine di ogni sciopero perché, sennò, 'io me ne vado dall'Italia' e chi s'è visto s'è visto, cicca, cicca cicca ai maledetti sindacati dell'imbelle protesta di sempre.
Però, in questa confusione ci sguazza, il caro Renzi, e il suo verbo politico - che realizzi o no i suoi propositi e le sue mitiche 'riforme' - è oggi vincente perché è il mantra del cobra che ipnotizza la sua vittima prima di addentarla e avvelenarla; e non c'è modo di sapere cosa ci riserverà il futuro: se l'economia ripartirà e se sarà crescita e veri, nuovi posti di lavoro. Su questa nebbia di futuro il Machiavelli rosso (?) fiorentino fonda il suo impero prossimo venturo dell'auspicato 51 per cento e 'chi vivrà vedrà'.
E, se saran cocci, sono i vostri, cari e-lettori, perché l'orizzonte temporale che il Fiorentino fissa di due legislature non è il mio e vi guarderò dall'alto delle mie nuvolette future e vi darò la mia benedizione e mi proverò a rinviare più in alto, presso 'Colui che tutto puote', gli auspici e gli auguri che vi farete l'un l'altro ogni nuovo anno, voi amatissimi figli e nipoti e, per il male che vi voglio, vi auguro fin d'ora ogni bene. Amen e così sia.

sabato 25 ottobre 2014

Originali e copie

Ed è di notte, una sera di sciopero che vuota i canali e la gente che rientra a casa e libera le strade e le fondamenta e i campielli, che il teatro straordinario di questa città 'salta agli occhi' della mente e stupisce, come se tu fossi un viaggiatore alla tua prima volta in questa città di metafisiche assenze e silenzi, quinta teatrale in ogni suo meandro e nuova apparizione, miracolo architettonico passatista odiato dai futuristi che 'uccidiamo il chiaro di luna' e condanna di una bellezza straordinaria che la consegna ai milioni di turisti in crescita esponenziale e non sappiamo come strappargliela di mano per preservarla. E farne una copia sul delta del Po (così che ne avranno giovamento Adria e Rovigo e riservare l'originale ai poeti e agli studiosi, no eh?

venerdì 17 ottobre 2014

Incanti poco reclamizzati

Incanti poco reclamizzati
Ci sono incanti poco reclamizzati e visitati qui in città. La mostra 'Sguardi incrociati a Venezia', allestita negli spazi della 'maison' Louis Vuitton, ex libreria Mondadori, ex cinema san Marco, ci racconta le suggestioni fotografiche, note, notissime, di Mariano Fortuny, che questa città adorava perché perfetto contenitore delle sue passioni archeologiche e di raccoglitore di meraviglie, - e fece del suo palazzo una gigantesca 'Wunderkammer' di natura ed arte - qui posto a contrasto e stralunata comparazione con lo sguardo arioso e solare di Jiro Taniguchi, disegnatore di 'manga' giapponesi e pittore di freschi acquarelli di una città non meno immaginaria di quella di Fortuny.
Ed è lo scrigno del passato, il primo Novecento, a dircela 'immaginaria', questa città, perché il Tempo che tutto muta e dilava e cancella e nasconde nelle fotografie panoramiche, quasi ad occhio di pesce', ci consegna una città priva di motori e rumori – e vediamo correre un vaporetto old style capace di contenere meglio degli attuali le quantità di visitatori e li distribuisce equamente a prua, al centro e a poppa; e vediamo le antiche 'caorline' e le 'peate' - e tutto sembra sospeso in un altrove di diverso pianeta e diverso spazio-tempo quantico. E così è per gli abiti delle persone: così pudiche le donne coi cappellini e le velette e le bambine che 'vestivamo alla marinara' e così accattivanti e niente affatto aggressive e spudorate le affissioni e la cartellonistica pubblicitaria.
E siamo così presi da quel viaggio spazio-temporale di paesaggi e genti diverse, da non accorgerci (ce lo dice la gentile hostess) che, in una foto del molo e della 'piazza', manca 'el paron de casa', mozzato alla base dopo l'implosione del 1902 e rimasto mozzo e tronco fino al 1912 - per dire delle stranezze del funzionamento dei meccanismi della nostra attenzione: che danno per scontato ed esistente ciò che, da sempre, abbiamo saputo esserci e campeggiare, e persiste nella mente come l'impressione 'fisica' di chi è monco di un braccio o di una gamba; e gli resta e si agita nel cervello la sua viva esistenza perchè il corpo non sa rinunciare alla sua integrità.
E il 'viaggio nel Tempo' continua, poco distante, nella sede espositiva della Biennale: puntuale e documentatissimo archivio di Eventi che ci appaiono straordinari, in quel bianco e nero astratto e poeticissimo delle fotografie che ci mostrano Julian Beck e Judith Malina ieratici nei loro movimenti teatrali e nei cortei del loro ingenuo 'teatro di piazza' che muoveva dalla 'piazza' e concludeva un rito esorcistico davanti alla sede dei 'morti viventi': la Borsa - per coloro l'espressione massima di tutte le cattiverie sociali e le insolenze e diseguaglianze sociali.
Ma questa è un'altra storia e Tempo e fantasie che abbiamo attraversato di cui diremo più avanti.

domenica 12 ottobre 2014

Demoni e inferni

Demoni e inferni
Vi sono al mondo persone incapaci di sottrarsi agli inviti e/o diktat dei propri demoni - anche dopo aver provato sulla propria pelle quali sono, dopo, i prezzi da pagare.
E' il caso di Domenico Quirico, bravissimo giornalista e reporter che firma, oggi su 'La Stampa' un bellissimo reportage da, udite, udite! la Sierra Leone: un nome una bocca di inferno che vi si spalanca sotto ai piedi perché è come camminare tra odori di putrefazione e morti che camminano e gli apparenti vivi sono infetti 'in sonno' che ancora non sanno che il tempo a loro disposizione è scaduto - e le Parche faranno il loro sporco lavoro di taglio del filo della vita con velocità pari a quella dell'espansione del virus maledetto.
Che cosa spinga una persona che ha vissuto l'inferno della prigionia nelle mani dei banditi islamici di una Siria ridotta a luogo di macelli e di macerie e scende volontariamente nella bocca di un altro inferno: quello dell'Ebola trionfante sopra una pira di morti è materia di romanzo, forse di un Poema: quello dantesco dei gironi infernali descritti con sovrumana maestria e fantasia - ma Dante, a differenza di Quirico, godeva dell'immunità garantitagli dalla Beatrice paradisiaca e sempre tornava sano e salvo 'a riveder le stelle'.
Domenico Quirico, invece, quando tornerà, dovrà sottoporsi a tutti i severissimi protocolli sanitari che ci mostrano in tivù - con le tute spaziali dei medici e degli infermieri che la dicono lunga sulla paura fottuta che abbiamo del virus dei pipistrelli, e i severissimi protocolli sanitari che, in Spagna, invece, sono stati violati con proteste clamorose del personale sanitario - ed ecco a voi l'ingresso del virus maledetto in Europa, che nessun medico o ministro ci rassicurerà che l'epidemia sarà stoppata e 'non ci sono problemi da noi' – come mentono, sapendo di mentire, in televisione per non destare allarmismi.
Dovremmo insegnare nelle scuole ai nostri ragazzi che certi demoni vanno rigettati fin dall'inizio del loro comparire e 'vade retro' ai loro diabolici inviti e diktat, ma, ahinoi, già il Goethe, ai tempi suoi, ci mandava a dire, tramite il Faust, che gli uomini coi loro alambicchi (e i giornalisti coll'incomprensibile 'dovere di informare' ad ogni costo e prezzo) '...non sanno più tenere a freno e briglia quegli Spiriti che essi stessi hanno evocato'.

sabato 4 ottobre 2014

Le nebulose della Storia

Le nebulose della Storia
La Storia, lo sappiamo, è un 'file' compresso. Tutto gli accadimenti al suo interno, perciò, ci appaiono incredibilmente veloci nel loro succedersi, come se non ci fossero pause e distensioni tra l'assassinio di un re e una battaglia decisiva per le sorti di quel regno. Così, nella lettura storica, la vita di Filippo II il Macedone, - poco più di cinquant'anni di vita, dei quali molti trascorsi 'all'estero' in qualità di ostaggio politico -, ci sembra una pazzesca sequenza di eventi rapidissimi, quasi tutti militari e pochissimo spazio concesso ai molti matrimoni, invece, e ai figli avuti e gli amori vari e diversi e pericolosi che gli valsero, pare, si mormora, la pugnalata finale dei congiurati.
E se ci stupisce la rapidissima ascesa nella cronache contemporanee dell'esercito dell'Is e del suo califfo Al Baghdadi e le conquiste militari che continuano ad onta dei bombardamenti dall'alto, ugualmente straordinaria fu, di contro, l'impresa di Filippo II che, sconfitto dai Focesi di Onomarco e orfano delle sue falangi decimate, arruolò ventimila uomini in Tessaglia e riprese a guerreggiare con maggior lena e vigore.
E la vita di quei Macedoni nostri avi sembra non conoscere momenti di noia, pur se privi dei nostri prodigiosi giocattoli i-pad e pc e f/b e chat varie, perché erano ispirati, fin dal primo risveglio, dalle visioni e rivelazioni divine che convinsero Olimpiade, ad esempio, che il figlio Alessandro fosse stato concepito in sogno copulando con Zeus e tale, figlio di Zeus, fu rappresentato nelle sculture e negli affreschi che lo dicono capace di uccidere un leone.
E la realtà della Storia, in verità, è nebulosa, a cagione degli storici che avvallano questa leggenda o quella in perenne disputa tra loro - ma non meno nebulosa è l'attualità degli eventi che ci sottopongono i radio e telegiornali, a voler ascoltare certi 'dietrologi' odierni, secondo i quali le Twin Towers sono state 'dinamitate' da oscuri agenti di chissà che 'servizi segreti' per chissà che fini e perfino l'impronta della scarpa dello scafandro spaziale di Amstrong sulla Luna fu costruita abilmente in certi 'studios' di Hollywood e filiali annesse.
E perfino le nostre stesse verità, quelle delle regioni oscure delle nostre vite che ci sono causa di segrete angosce e dolori, col correre degli anni producono le nebbie per le quali non sappiamo più veramente se siamo stati comprimari o protagonisti e cosa sarebbe potuto succedere se...
Questo è quanto avevo in animo di dirvi oggi, sabato autunnale di sole più caldo dell'estate appena scorsa, a presto rileggerci e grazie dell'attenzione.