giovedì 31 ottobre 2019

Narrazioni contrapposte e voglia di censura.


Narrazioni contrapposte e voglia di censura.
Quarant'anni fa (che impressione fa una tal cifra sul groppone della memoria!), visitando la città di Fez, Marocco, ebbi a fare un gesto di diniego, accompagnato da un sorriso, all'offerta di un ragazzo indigeno che si offriva di farci da guida dentro la città. In quel tempo un tal genere di offerte capitava di averne ogni due passi ed era un elemento di disturbo per i visitatori quale oggi non accade più, mi dicono. Ne ebbi in risposta la staffilata di : 'Raciste!' accompagnata da uno sguardo d'odio che mi ferì per l'idiozia palese che conteneva e che quel desso non intendeva – e a nulla sarebbe valso il tentare di fargliela intendere.
Cito quest'episodio lontano nel tempo per dire che 'le parole sono pietre', se scagliate con odio e ignoranza di ciò che si dice o con l'ottusa arroganza di chi pretende che la propria narrazione personale (o di gruppo e partito) sia vangelo da imporre 'erga omnes' - e chi dissente sarà vessato e sanzionato o punito per via di legge e conseguente sentenza passata in giudicato.
Vale per gli 'odiatori', veri o pretesi, ma vale anche per chi, sul fronte politico opposto, si erige a giudice delle narrazioni opposte e non condivise - e il timore che la commissione senatoriale che indagherà sul cosiddetto 'hate speech' (quando la finiremo di sostituire la nostra lingua con l'inglese?) imponga una sua narrazione unilaterale e allarghi a dismisura il suo ambito interpretativo sul dissenso sociale e politico è concreto.
E bene hanno fatto i senatori della destra ad astenersi e sollevare il dubbio che un pensiero unico si imponga (oltre a quanto già avviene ad abundantiam in tivù e sulla carta stampata) e faccia strame di ogni voce dissenziente, come è avvenuto, per anni, sulle contestate questioni della pretesa 'accoglienza' e i mille e mille arrivi giornalieri sulle nostre coste spacciati come benedizioni del cielo e 'risorse' - e la censura giornalistica, di contro, sulla delinquenza nelle strade e le carceri stracolme e sul mendicismo diffuso che ne conseguiva e le case occupate, ma non si poteva/doveva dire pena il passare per 'razzisti' e 'fascio-leghisti'.
E nacque e si diffuse per l'etere politico e dei 'social' l'invettiva gratuita di 'fascio-leghisti' dei Vauro e dei Rubio e dei Toscani, e quella di 'populisti-sovranisti': sibilate con palese disprezzo dell'avversario politico e quella, odiosa, di 'razzisti' - e il canto esorcistico di 'bella ciao' levato in coro ad ogni stormir di foglia di diverso colore politico.
E bene ha fatto l'ex ministro dell'interno, Salvini, a chiedere pubblicamente che cosa si intende per 'razzismo' - e la risposta della Segre, che ha citato il vocabolario, non contiene e non dà risposta convincente a tutto l'odio anti sovranista e anti salviniano sparso a pieni video e titoli di scatola sulle prime pagine dei giornali fino a ieri.
La speranza è che una tale commissione di inchiesta abbia vincoli di mandato precisi e vigilatissimi dall'opposizione perché il rischio di imporre manu militari e giudiziaria una narrazione a senso unico e di sanzionare a sproposito l'avversario politico è alto davvero.
No alla censura; e vigilanza attiva in parlamento e nel paese contro l'imposizione di un pensiero unico sinistro. Sinistro nel senso proprio e in quello del linguaggio della politica.
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Il Senato dice sì alla commissione Segre, ​​​​polemiche per l’astensione del centrodestra - La Stampa
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Il Senato dice sì alla commissione Segre, ​​​​polemiche per l’astensione del…

mercoledì 30 ottobre 2019

Banzai


Combattenti suicidi
E, oggi, quei combattenti sono costretti a ripetere ogni mezz'ora i titoli della 'disfatta elettorale' in Umbria. Per tutto il resto c'è mastercard.
Banzai.
Bisogna far proprio il punto di vista della Questura, di questi tempi. Che, se una manifestazione viene definita 'oceanica' dagli organizzatori (di ogni parte politica) e sparano 'cinquecentomila', il giorno dopo la Questura li riduce a un decimo di quella cifra e le foto dall'alto dei vuoti e dei pieni danno loro ragione. Finirà che useremo i droni anche per ridurre vieppiù a mal partito quelli del pd che vanno in piazza a manifestare contro 'la sindaca', dimentichi di 'mafia capitale' e delle cifre spaventose dei bilanci comunali in deficit di Rutelli e Veltroni.
Ma, in verità, questo genere di stima realistica e un filo cinica delle questure io lo riferisco quotidianamente ai resoconti giornalistici (giornalistici?) di rai news 24, - portaerei pd acciaccata ma ancora in navigazione nel sud est asiatico di casa nostra e che tuttora supporta con le artiglierie i suoi reporters giapponesi in armi nascosti nella giungla indonesiana di via Teulada - e quei tristi resistenti sparano con i mortai ogni giorno che dio manda in terra le loro fake news di fazione contro il governo giallo-verde e i suoi leaders.
E bisogna 'fare la tara' di quel che dicono e accreditarli di un dieci per cento di verità para giornalistica, ma di un novanta per cento di rabbiosa e livida e fumosa propaganda pro Europa dei burocrati e anti populisti. E, prima o poi, ne siamo certi, scivolerà fuor di bocca a uno dei conduttori 'embedded' un liberatorio 'che siano maledetti!' - e speriamo che il bravo Foa intervenga con l'energia necessaria a bonificare la giungla dalle quotidiane sortite di guerriglia.
E, a maggio, può essere che assisteremo a un 'suicidio in diretta', com'è accaduto in America, dopo che sarà concluso lo spoglio delle schede e avremo le cifre di un successo chiaro degli odiati populisti che aprirà scenari sconvolgenti per quei giapponesi resistenti – e alcuni di loro faranno 'banzai!' invece di uscire a mani alzate fuori dalla radura e consegnare le armi.

lunedì 28 ottobre 2019

Sogni infranti di ieri e di oggi

Il sogno infranto di due legislature dell'Imbonitore Fiorentino.  - Ieri accadeva. 26 ottobre 2015
Si dice del grande Mao Tse Dong che fosse arci convinto che: 'Grande è la confusione sotto al cielo. La situazione è, quindi, eccellente.'
Detto da un grande rivoluzionario, forse il massimo del secolo appena scorso, c'è da credergli perché la 'confusione' sociale è (di ogni rivoluzionario) il suo brodo primordiale e colturale, l'acqua del suo essere pesce sempre guizzante e nessun nemico in quella confusione imperante saprà/potrà 'mettergli il sale sulla coda' e potrà sempre portare a compimento le sue 'Grandi Marce' e conquistare il potere, infine, - e che la Grande Cina cominci e mostri al mondo 'di che pasta son fatti' questi cinesi che hanno fatto e imbalsamato la 'Rivoluzione' e tale (imbalsamata) la esportano nel mondo quale migliore e più efficace sistema di governo delle centinaia di migliaia di sudditi del Partito Unico che sempre devono 'rigare diritto' pena una nuova Tien an Men.
Altro che le molli e imbelli e lente e dispersive Democrazie occidentali che arrancano nella crisi globale e nella recessione stagnante con l'aggiunta dei paralizzanti 'scioperi generali'.
Ma che la grande confusione sotto al cielo faccia il gioco di Renzi, - novello condottiero aspirante al 'partito unico' pd-pdl più 'chi ci sta' nel fare le mitiche 'riforme' - è tutto da dimostrare.
E, ieri, il Giano bifronte della cosiddetta sinistra 'di lotta e di governo' ha mostrato il tratto distintivo della sua schizofrenia: a piazza san Giovanni il milione di frustrati e bastonati della sinistra senza lavoro e senza prospettive politiche e futuro di 'garantiti', alla Leopolda, invece, i 'tavoli' della sedicente sinistra degli imprenditori che dovranno (sarà vero?) creare posti di lavoro e farci uscire dalla crisi.
Protesta contro proposta e, si sa che, mediaticamente, la proposta sempre vince e la protesta perde.
E se un partito molle qual'è, storicamente, il nostro Labour-pd, incorona un Tony Blair (sia pure con meno charme e fisique du role), toglierselo presto di torno 'ce n'est plus question' - e magari gli riuscirà di fare come la Tatcher e accontentare il suo amico Davide Serra, quello dei fondi di investimento, che invoca la fine di ogni sciopero perché, sennò, 'io me ne vado dall'Italia' e chi s'è visto s'è visto, cicca, cicca cicca ai maledetti sindacati dell'imbelle protesta di sempre.
Però, in questa confusione ci sguazza, il caro Renzi, e il suo verbo politico - che realizzi o no i suoi propositi e le sue mitiche 'riforme' - è oggi vincente perché è il mantra del cobra che ipnotizza la sua vittima prima di addentarla e avvelenarla; e non c'è modo di sapere cosa ci riserverà il futuro: se l'economia ripartirà e se sarà crescita e veri, nuovi posti di lavoro. Su questa nebbia di futuro il Machiavelli rosso (?) fiorentino fonda il suo impero prossimo venturo dell'auspicato 51 per cento e 'chi vivrà vedrà'.
E, se saran cocci, sono i vostri, cari e-lettori, perché l'orizzonte temporale che il Fiorentino fissa di due legislature non è il mio e vi guarderò dall'alto delle mie nuvolette future e vi darò la mia benedizione e mi proverò a rinviare più in alto, presso 'Colui che tutto puote', gli auspici e gli auguri che vi farete l'un l'altro ogni nuovo anno, voi amatissimi figli e nipoti e, per il male che vi voglio, vi auguro fin d'ora ogni bene. Amen e così sia.

Peracottari redivivi





Osservazioni dal bordo dei fiumi italici
Su una cosa Renzi ha ragione. Che certuni 'intellettuali' (che lui addita al disprezzo perché pretende di essere 'l'uomo del fare') somigliano a quei pensionati che si piazzano davanti a un cantiere e si danno man forte nel dire e sostenere che quell'opera non verrà mai portata a termine.
E, ne converrete, questo genere di convinzione di noi maledetti pensionati ha robusti punti di evidenza e sconforto nella realtà delle cose italiche degli ultimi cinquant'anni. Tanto che esistono o sono esistite (le ho vedute in tivù, giuro) trasmissioni in cui un inviato – chiamato dai cittadini – documentava l'esistenza di autostrade che spurgavano desolantemente in aperta campagna e ponti colossali di cui si mostravano solo i piloni fondativi su entrambe le sponde ed erano un inno al 'vorrei ma non posso' delle buone intenzioni dei 'politici' di ogni risma e partito; e stazioni della metropolitana quasi finite, ma abbandonate all'azione dei vandali perché non più (o mai) in uso – e chissà quanti miliardi di denari pubblici sono stati versati in quei cantieri che avrebbero conosciuto uso migliore e migliore destinazione di 'spesa pubblica'.
E taccio l'esito, qui da noi, della mega-opera ingegneristica del terzo millennio che doveva salvarci dalle acque: il famigerato Mo.se. Che gli archeologi del futuro lo scoveranno interrato per l'afflusso incessante dei sedimenti del Sile e si chiederanno che caxxo di roba era e a che cosa serviva tutto quel ferraccio e quelle 'paratie' e cassoni inutili che ci sono costati una fortuna in corruzioni e ruberie e 'stipendi' aggiuntivi per governatori, sindaci e varia genia di politici e funzionari infedeli.
Tutto ciò per dire che abbiamo allo s-governo della nazione un altro 'uomo della provvidenza' che sbraita in maniche di camicia nella sua personale 'convenscion' con l'arroganza e la pretensiosità di ognuno di quei dessi che hanno detto e promesso nel passato recente e recentissimo mari e monti all'Italia-paese-che-amo (berlusconi, il principe degli imbonitori, per dirne uno, lo ricordate?).
E ieri il ragazzotto rosso fiorentino ha dato il meglio di sé quanto a polemiche sul passato e gli uomini del passato e ci ha frustato, - a noi vecchietti che dell'i pad-tamagochi non sappiamo che farne e i tablets li usiamo come taglieri per le verdure - e ha giurato e spergiurato che ci stupirà 'con effetti speciali', e ci farà vedere i fuochi d'artificio della sua generazione-zero: precarietà ad alzo zero e nessun posto di lavoro fisso e salto della quaglia da un lavoro ad un altro - ammesso e non concesso che si capisca, nel futuro prossimo, cosa sia 'lavoro' e 'fare' operoso e in che modo verranno retribuiti, forse in bonus validi per comprare il prossimo i-pad, chissà.
Okkei, okkei. Tutti i vecchietti e i pensionati e gli intellettuali dei vecchi partiti rottamati si tolgano dal bordo delle transenne dei cantieri testé aperti dal Renzi e si trasferiscano sul bordo del fiume e aspettino con pazienza, sbocconcellando i loro panini stantii con dentro la mortadella rancida di due mesi nel frigo. E' dal bordo dei maestosi fiumi italici che si osserva meglio il passaggio dei cadaveri gonfi e lividi delle loro reboanti promesse.
T

lunedì 21 ottobre 2019

Assedi e difese



Del sentirsi assediati e indifesi 21 ottobre 2015
C'è l'esempio delle città sotto assedio. Che, se gli assedianti lanciavano i rampini e le corde e salivano su per le mura spesse due metri cogli elmi e gli spadoni intesi al massacro, da sopra, legittimamente, rovesciavano i pentoloni della pece bollente e gli arcieri finivano l'opera ricacciando gli aggressori. E nessun giudice si è mai sognato (o mi sbaglio? Qualcuno può ragguagliarmi in merito alla giurisprudenza che gira attorno alla legittima difesa degli assediati?), si è mai sognato, dicevo, di imputare i difensori delle città vigili sugli spalti di 'eccesso di legittima difesa' per quella guerra dichiarata con arroganza e pretesa di dominio da signorotti e conti e re e imperatori in fregola di maggior potere e sudditanze.
E la civile casa di abitazione non può essere paragonata a una città – ne è la sua cellula-base – che, se violata e scardinata la porta d'ingresso col piede di porco o rotti i vetri delle finestre, va difesa con ogni mezzo e strumento che ti capita a tiro - e ricacciato fuori il ladro pronto a colpirti e lasciarti mezzo morto se ti opponi al suo volere di ladro e/o rapinatore (vedi le abbondanti notizie di cronache al riguardo)? Che senso ha concedere il porto d'armi e una pistola a un pensionato - che già aveva subito tre o più violazioni di domicilio da parte dell'internazionale dei ladri che imperversa impunita in questo paese - e poi imputarlo di 'omicidio volontario' se, spaventato, fa fuoco e ci scappa il morto? Quali impulsi schizofrenici (punire la vittima e lasciare impunito l'aggressore) si agitano nelle menti di certi giudici e pubblici ministeri o quali follie legislative di legislatori balenghi hanno permesso che si potesse formulare l'accusa spaventosa di 'omicidio volontario' nei confronti di un poveretto che temeva per la sua vita ed era impaurito e/o esasperato dalla reiterazione del reato e dalla sostanziale impunità che la incentiva - e si sentiva 'sotto assedio' e indifeso da parte di forze dell'ordine che intervengono solo a reato commesso e la vittima finita all'ospedale o, peggio, morta?
E la sedicente 'sinistra' di s-governo non ha proprio nulla da rimproverarsi per aver trascurato il peso sociale dell'insicurezza dei cittadini e averli abbandonati e perfino bastonati giudiziariamente se colpiti dal trauma terribile di una violazione del domicilio - col suo corollario di spavento e l'impulso spontaneo a reagire per difendere la propria vita e le proprie cose?

Sapevatelo





Sapevatelo
Bisogna andarci piano, al rientro, evitare gli affollamenti, fare orecchie da mercante relativamente a certi dialoghi da assoluti imbecilli che viaggiano per l'etere di treni, vaporetti, autobus, mercati.
Da evitare come la peste i tiggi e i radiogiornali che danno conto esclusivamente dei treni di Renzi (che ne è stato del suo Air Force One?), degli incessanti barconi della pietà indebita e malintesa e dei drammi sociali relativi all'accoglienza imposta obtorto collo e delle mitiche elezioni che verranno e che riscaldano gli animi al diapason.
Perché, quando si rientra da un viaggio così, da quella Svizzera di cui si diceva: 'Me ne vado in Svizzera' proprio per dire di uno stacco necessario, di un oblio, di un cadere di braccia: di un non farcela più a reggere l'andazzo italico del casino e della sempiterna lite sociale e politica tra comari, - quando si rientra, dicevo, bisogna dosare omeopaticamente tutto quanto sa di italiano e nostrano per non rovinare l'effetto di 'apaisement' che ti è sedimentato dentro nel visitare le città diverse e nell'osservare i moti e i sorrisi di altri volti e di altri comportamenti sociali; e i dialoghi distesi e mai gridati e i silenzi: quei silenzi che non trovi mai nella partitura italica del concerto quotidiano dissonante e sgangherato con grande finale in frastuono elettorale sempiterno.
E la S-fizzera, cari voi, è davvero un gran bel paese di cittadi ottimamente organizzate e valli incantate e cime celestiali e pascoli che fanno aggio e si impongono sull'idea che abbiamo di paradiso, ma già lo sapete – e la metafora degli orologi svizzeri, che sono l'idea platonica dell'Orologio e perfetta misura del Tempo che passa e ci affanna, già vi dice della capacità di quei popoli di governare gli eventi e dominare sapientemente l'Impero del Caos – fiume carsico che sfoga e riemerge impetuoso a sud del Ticino, nelle terre delle 'diverse lingue e orribili favelle, / parole di dolore e accenti d'ira' dell'inferno italico di cui già ci narrava il Poeta secoli orsono.
E gli Svizzeri l'hanno capito da tempo, dai tempi delle guerre di religione della Riforma luterana e calvinista, osteggiata a fil di spada romana e sanguinose notti di san Bartolomeo, che l'isolamento e il chiamarsi fuori dal maledetto caos europeo giovava e giova - e perfino nel presente disordine delle migrazioni selvagge dei 'popoli del mare', s-governate dagli imbelli parlamenti nazionali e dalla superfetazione di quello di Strasburgo, i popoli svizzeri trovano una misura di equilibrio che non esclude bensì include, con lodevole senso della misura e parecchio 'grano salis', le genti varie e diverse. Incluse e 'integrate' solo se troveranno lavoro e casa e si mostreranno rispettose di leggi e divieti e non vagheranno, misere e avvilite, ad elemosinare in permanenza davanti ai supermercati come usa da noi, nel paese dell'accoglienza imposta e dello s-governo permanente delle cose.
Perché, dove il troppo stroppia, ivi è 'pianto stridor di denti' e rivolta sociale e dramma mal recitato e possibile e predicibile finale in tragedia. Sapevatelo.
 

domenica 20 ottobre 2019

Grilli e quaglie

Il salto della quaglia e la logica dei grilli parlanti.
C'è un salto logico nel discorso di Grillo che auspica la deprivazione del diritto di voto per le persone anziane – impossibilitate a coniugare il futuro per via della brevità del loro tragitto finale.
E' il salto della quaglia della politica (ogni politica di ogni s-governo succedutosi negli avvilenti decenni del nostro scontento) che non sa coniugare/immaginare il futuro, bensì l'asfissia di provvedimenti e decreti-legge e leggi di corto o nessun respiro e si limita a rimaneggiare alla bene-meglio il presente e a correggere alla carlona – pietendo misericordia dall'Europa - le cifre dei bilanci dello stato in perenne deficit e mai dà spazio ai bisogni delle persone, stiracchiati di qua e di là del letto di una coperta sempre più corta.
E, se è vero che l'anziano ha futuro breve per le ovvie ragioni dell'età e il giovane ha (dovrebbe avere) una visione lungimirante che plasmi il suo futuro, spiegatemi voi perché sulla scena della politica italiana abbiamo un movimento 5 Stelle-ago della bilancia parlamentare che si barcamena tra la destra sovranista e il partito dei dem (fino a ieri vituperatissimo) senza un condivisibile costrutto, senza una visione limpida del suo futuro che non sia il terrore di tornare alle urne e restituire il maltolto di un consenso elettorale che ha dissipato e – sono facile profeta – non ritroverà neanche in quell' elettorato giovanile di cui si fregia e si dice campione e lo pretende egemone e dittatore sopra il diritto di voto universale che la Costituzione garantisce anche agli storpi e ai ciechi.
E quelli del Grillo stra parlante sembrano davvero i discorsi di un nuotatore che dispera di raggiungere la riva del suo naufragio mentale (e come quei che con lena affannata / uscito fuor dal pelago alla riva / si volge all'onda perigliosa e guata - Dante - Inferno) – lui che doveva aprire la scatoletta di tonno parlamentare, ma l'ha usata per nascondervi dentro un movimento di sprovveduti e bastonati alle urne europee ultime scorse in tale modo e con tali numeri da accettare la scelta di pura disperazione di aggrapparsi al barcone rovesciato di un pd naufragato da lunge e tuttora incapace di 'darsi una regolata' sulla questione che ci opprime (e opprime l'Europa tutta) dell'orda dei migranti che pagano cifre stratosferiche per partecipare quali morituri alle quotidiane lotterie del mare.
Davvero un bel tacer non fu mai scritto (sui giornali e le tivù embedded) e il re è nudo e non è un bello spettacolo ascoltarne i deliri organizzati e le pubbliche puttanate spacciate quali intuizioni formidabili da dare in pasto e farle votare dal popolo della piattaforma Rousseau.

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venerdì 18 ottobre 2019

Tutta colpa dei libri



E' tutta colpa di un libro che sto rileggendo proprio in questi giorni.
Mi spiego: il mio propendere odierno per auspicate soluzioni d'ordine e di vero governo sulla desolata e catastrofica scena globale è forse colpa di Frank J. Tipler e del suo libro 'La fisica dell'immortalità'.
Un libro che illude i suoi lettori che il caos sia governabile in tutte le sue maledette manifestazioni e perfino le leggi fondamentali che regolano l'espansione e/o la ritrazione dell'universo possano essere governate dall'uomo, espressione massima di quella che lui chiama 'la vita'.
Ed è talmente consolatoria quella sua esposizione di scienziato 'cosmologo' e della fisica quantistica da far pensare che davvero l'umanità sia avviata sulla via di 'magnifiche sorti e progressive', malgrado le sciagure della presente guerra in Siria, le trentamila mail nascoste e la disastrosa azione geopolitica in qualità di ex segretario di stato e i sotterfugi vergognosi della Clinton che, malgrado ciò, si avvia a conquistare la presidenza degli Stati Uniti d'America e del mondo - e l'Imbonitore fiorentino che impazza da noi con le sue pretese 'riforme' e le pentole senza coperchio che riesce a rifilare con destrezza agli italiani distratti e disinformati e 'buonisti' per pia propensione degli animi vistosamente carenti del necessario sostegno razionale.
E l'immagine di semidei che Frank. J. Tipler costruisce intorno agli uomini e le donne del futuro - di cui noi siamo i preistorici progenitori -capaci di governare le leggi fondamentali degli universi fa a pugni con tutto quanto di caotico e informe e desolante ci consegnano le quotidiane cronache giornalistiche: di guerre e di popoli delle religioni 'del Libro' gli uni contro gli altri armati proprio come nel Medioevo delle Crociate e nelle 'guerre dei trent'anni' di cui narrano gli storici.
E cadono le braccia, ogni mattina che Dio manda in terra, al pensiero di essere costretti a vivere in questo presente preistorico che ci nasconde gli orizzonti di quel futuro magnifico e 'divino' di cui parla il libro di Tipler. E scuotiamo la testa increduli delle resurrezioni da lui evocate e dette credibili e predicibili e ottenibili concretamente per via di scienza e conoscenza - mica le ubbie religiose e leggende di tombe scoperchiate e sedicenti profeti levitanti e i suoi apostoli avviati per le vie d'Europa a predicare 'la lieta novella', che tanti morti e disastri ha provocato nel suo feroce affermarsi e imperare contro gli opposti credi.
Non desta meraviglia, per tutto ciò esposto, che il mio animo di oggi veda di buon grado l'aprirsi di un orizzonte di futuro all'insegna di 'legge e ordine' e di autorevole governo del caos che ci affanna e il ritorno delle menti degli uomini e delle donne ai buoni e sani insegnamenti dei nonni che ci recitavano gli adagi ragionevoli e sensati de 'ogni cosa al suo posto' e 'tempo al tempo' che abbiamo dimenticato a favore delle disastrose libertà universali che non sappiamo governare – come Faust gli spiriti furiosi che esso stesso aveva liberato.
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giovedì 17 ottobre 2019

Gli gnomi e l'etica protestante




Gli gnomi e l'etica protestante
Chissà se esistono ancora gli 'gnomi' di Zurigo. A giudicare dalla deferenza con cui si è rivolto il farmacista di Munsterplatz a un tale entrato dopo di me - come se io fossi scomparso per incanto dalla sua vista e ha interrotto di brutto il dialogo che intratteneva con me in merito ad un farmaco - direi proprio di si.
Gnomi o giganti della finanza - gente che cade, quando cade, sempre in piedi malgrado la crisi delle banche che ha cancellato storiche istituzioni e mandato sul lastrico gli azionisti; ma loro no - loro hanno lucrato buone uscite milionarie alla facciaccia loro e forse vostra.
Gente che proteggeva i Sindona del vasto mondo e i loro capitali sporchi e ne usciva pulita e omaggiata perchè, da sempre, pecunia non olet - e aver a che fare coi soldi a mucchi e quintali solo gli stupidi o i mistici vanesi e vaneggianti non si costruiscono le belle ville immerse nel parchi coloratissimi che fronteggiano e circondano il museo etnografico di Rietberg.
E di ricchezza apparentemente ben gestita parlano i grandi palazzi del centro intorno a Munsterplatz: quello della Usb banca, quello del Credit suisse e della Banca Nazionale. E passano, una via l'altra, una Ferrari verde marcio , una Porsche Carrera rosa confetto guidata da una sosia di Melania Trump e una Corvette gialla - giusto per dire che l'esibizione sfrontata della ricchezza qui non è un problema e, da noi, invece, gliele avrebbero rigate da far pena o peggio.
E chissà se esiste ancora l'etica protestante - quel rigore nell'amministrare gli affari che ha visto un Fugger diventare ricco come dieci nababbi e tuttavia finanziare la costruzione di famose chiese e commissionare pale d'altare a pittori famosissimi in barba al dettato evangelico che vuole un ricco impossibilitato a passare per la cruna di un ago e un cammello entrare in paradiso. Aggiustatemela voi che oggi sunt un pocket dislessico.
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mercoledì 16 ottobre 2019

Incanti poco reclamizzati


Incanti poco reclamizzati
Ci sono incanti poco reclamizzati e visitati qui in città. La mostra 'Sguardi incrociati a Venezia', allestita negli spazi della 'maison' Louis Vuitton, ex libreria Mondadori, ex cinema san Marco, ci racconta le suggestioni fotografiche, note, notissime, di Mariano Fortuny, che questa città adorava perché perfetto contenitore delle sue passioni archeologiche e di raccoglitore di meraviglie, - e fece del suo palazzo una gigantesca 'Wunderkammer' di natura ed arte - qui posto a contrasto e stralunata comparazione con lo sguardo arioso e solare di Jiro Taniguchi, disegnatore di 'manga' giapponesi e pittore di freschi acquarelli di una città non meno immaginaria di quella di Fortuny.
Ed è lo scrigno del passato, il primo Novecento, a dircela 'immaginaria', questa città, perché il Tempo che tutto muta e dilava e cancella e nasconde nelle fotografie panoramiche, quasi ad occhio di pesce', ci consegna una città priva di motori e rumori – e vediamo correre un vaporetto old style capace di contenere meglio degli attuali le quantità di visitatori e li distribuisce equamente a prua, al centro e a poppa; e vediamo le antiche 'caorline' e le 'peate' - e tutto sembra sospeso in un altrove di diverso pianeta e diverso spazio-tempo quantico. E così è per gli abiti delle persone: così pudiche le donne coi cappellini e le velette e le bambine che 'vestivamo alla marinara' e così accattivanti e niente affatto aggressive e spudorate le affissioni e la cartellonistica pubblicitaria.
E siamo così presi da quel viaggio spazio-temporale di paesaggi e genti diverse, da non accorgerci (ce lo dice la gentile hostess) che, in una foto del molo e della 'piazza', manca 'el paron de casa', mozzato alla base dopo l'implosione del 1902 e rimasto mozzo e tronco fino al 1912 - per dire delle stranezze del funzionamento dei meccanismi della nostra attenzione: che danno per scontato ed esistente ciò che, da sempre, abbiamo saputo esserci e campeggiare, e persiste nella mente come l'impressione 'fisica' di chi è monco di un braccio o di una gamba; e gli resta e si agita nel cervello la sua viva esistenza perchè il corpo non sa rinunciare alla sua integrità.
E il 'viaggio nel Tempo' continua, poco distante, nella sede espositiva della Biennale: puntuale e documentatissimo archivio di Eventi che ci appaiono straordinari, in quel bianco e nero astratto e poeticissimo delle fotografie che ci mostrano Julian Beck e Judith Malina ieratici nei loro movimenti teatrali e nei cortei del loro ingenuo 'teatro di piazza' che muoveva dalla 'piazza' e concludeva un rito esorcistico davanti alla sede dei 'morti viventi': la Borsa - per coloro l'espressione massima di tutte le cattiverie sociali e le insolenze e diseguaglianze sociali.
Ma questa è un'altra storia e Tempo e fantasie che abbiamo attraversato di cui diremo più avanti.

martedì 15 ottobre 2019

Religioni e dintorni

Religioni e dintorni

Post n°1005 pubblicato il 16 Ottobre 2019 da fedechiara
 

La religione del nostro tempo
E, adesso che la Biennale si avvia al suo 'grande finale', possiamo provare ad attribuire un primo e secondo premio a quelle installazioni 'site specific' degli 'eventi collaterali' che abbiamo visitato e ri-visitato al fine di dirci convinti che l'Arte e gli artisti sono davvero un filtro geniale della realtà e geniali interpreti di una loro specialissima 'lotta politica' condotta 'con altri mezzi', come si dice della guerra.
E il primo posto spetta a buon diritto, per la riflessione ponderosa e il meticoloso uso dello strumento 'arte' e della materia che ne sostanzia il linguaggio, al russo Bruskin (vive a N.York) che nella chiesa di santa Caterina, nella fondamenta omonima, ha allestito un cimitero della memoria recente e un ritrovamento archeologico con reperti statuari meticolosamente invecchiati sottoterra e i simboli e le icone del fu 'socialismo reale' affioranti dalle sabbie del Tempo – socialismo (reale e/o ideale) che tanta parte dell'ultimo orizzonte delle nostre speranze di un mondo migliore ha nutrito, ma è finito in tormentati decenni di infamia e crudeltà; e le speranze sono morte e sepolte e sprofondiamo ogni giorno di più, disperati, nelle sabbie mobili di una confusa e mortifera globalizzazione dei medioevi islamici di ritorno.
Il secondo posto, a mio insindacabile giudizio, spetta ancora a dei russi (Andrey Blokhin e Georgy Kutznetzov riuniti nel 'Recycle Group'): due artisti sponsorizzati dal MMOMA (Moscow museum of modern art) che hanno messo in scena, letteralmente, con allegra, formidabile e irridente intuizione, l'ossessiva, pagana preghiera collettiva del nostro tempo di inarrestabile chiacchiera giuliva - le tecnologie cellulari asservite alla frenesia comunicativa dell'umano, paradossale, aver nulla da dire di veramente interessante e notevole e mirabile, ma dirlo e scriverlo tutti insieme appassionatamente, levando in alto i cuori e i cellulari per cogliere il 'campo' che aleggia sopra le nostre teste - novello 'spirito santo' che tutti li/ci illumina.
E tutto l'umano, vanesio chiacchiericcio lo scriviamo/diciamo, ciascuno e tutti a testa china, chiusi dentro il tamagochi-cellulare che ci ha trasformato - negli autobus e nei vaporetti e nelle sale di attesa delle stazioni o seduti ai tavoli dei bar e dei ristoranti - in taciturni e abulici apostoli oranti e impetranti il 'campo' sufficiente per spedire le nostre povere visioni di incanto, foto, musiche, effimere intuizioni/emozioni, ad amici, parenti ed affini.
E la sola vera necessità e impellenza di tanta comunicazione sociale la riconosciamo solo ai poveri cristi delle twin towers in fiamme che, non avendo più campo li in alto e prima di decidere il volo finale per non morire bruciati, spedivano i disperati messaggi di 'ti amo' e 'ti voglio bene' ai figli, mariti e genitori che mai più avrebbero rivisto. O ai medici nelle ambulanze e agli alpinisti in difficoltà che provano invano a chiamare il 'soccorso alpino'.
Ma tant'è, così va il mondo e i due artisti hanno allestito le geniali scenografie degli apostoli oranti e delle icone/applicazioni di 'facebook' dentro la bella chiesa di sant'Antonin (sestiere di Castello) dando nuovo lustro ed efficace rappresentazione satirica alle preghiere che in quel tempio non risuonano più da lunge – essendo troppe le chiese di questa città per i 'bisogni spirituali' dei pochi abitanti e delle centinaia di migliaia dei loro ospiti turisti.
Chiacchiera universale vanesia e cellulari sempre più costosi e 'interattivi': la nuova religione del nostro tempo.
 

lunedì 14 ottobre 2019

Accadde a Gerusalemme...



Ieri accadeva. 14 ottobre 2015 
Accade a Gerusalemme. Niente di cui dovremmo preoccuparci, quindi. Non sono fatti nostri e nostre paure quotidiane quelle di venire accoltellati e sparati dall'occupante di un autobus dalla faccia tranquilla salito all'ultima stazione e che ti pianta un coltello nel fianco o nel petto mentre stai leggendo un giornale o guardi sfilare distrattamente i palazzi e le chiese di quella che la letteratura e la Storia ci hanno detto essere la culla delle religioni del Libro - religioni di Amore universale per il nostro prossimo e buoni comportamenti morali conseguenti.
Quell'altra religione, invece, - quella di chi improvvisamente tira fuori una pistola e ti spara a bordo dell'autobus o ti accoltella con ragioneristica determinazione e premeditazione -, predica la jiahd e l'odio verso gli infedeli, - che più ne ammazzi più accumuli meriti nel paradiso delle vergini destinate ai prodi guerrieri - o così sembrano pensarla una quantità spaventosa di esaltati terroristi che dicono l'assassinio di civili inermi 'azione politica' e/o 'intifada dei coltelli' perfettamente in linea con la religione di riferimento.
Ma siamo a Gerusalemme e, a meno che non abbiate in mente un viaggio colà, nella Città Santa, sono fatti che non ci riguardano, assassinii loro - la cui ripetizione a campate più o meno brevi o lunghe ha creato un callo nelle coscienze nostre occidentali.
Però, però. Chissà come hanno reagito i passanti di quella via di Parigi di un freddo gennaio, erano appena 'passate le feste' - quale stupore, quale terrore improvviso in una via in cui si sono materializzati Said e Chérif Kouachi: i due ragionieri assassini, nati a Parigi e, si suppone, cittadini francesi, a cui era stata concessa la cittadinanza francese per nascita (come accadrà anche da noi grazie alla legge approvata ieri da Renzi e dal suo pd) che, armati di kalashnikov, hanno fatto una strage all'interno della redazione parigina di 'Charlie Hebdo' e freddato il poliziotto di guardia.
La ragionieristica opera di morte agli infedeli, premeditata e benissimo pianificata, è stata poi completata all'interno di un ipermercato kosher in cui i terroristi si erano barricati e avevano fatto ostaggi i presenti.
Era Parigi, la ville lumière, non Gerusalemme - e qualcuno ha scritto che è stato il nostro 11 settembre ed è stata predizione azzeccata di questo 2015 degli assassini islamo-terroristi che ha già collezionato l'attentato al caffè letterario di Copenhagen e la strage del museo del Bardo a Tunisi, - presenti e dolenti e terrorizzati una quantità di croceristi nostri occidentali. Mancano due mesi e mezzo alla chiusura dell'anno orribilis: non facciamoci mancare nulla, non mettiamo limiti all'orrore prossimo venturo.
'Je suis juif' e quel che accade a Gerusalemme, - le paure e le angosce di morte dei semplici occupanti di un autobus di chi si reca al lavoro o a trovare un amico, un parente all'ospedale - mi riguardano. E' il futuro di conflitti di una globalizzazione assassina che speriamo quotidianamente di esorcizzare ficcando la testa sotto la sabbia e, se oggi è Israele in prima linea, a gennaio lo è stata Parigi, a marzo Tunisi, domani chissà.

ILFATTOQUOTIDIANO.IT
Hanno fatto irruzione nella redazione del settimanale al grido di “Allah akbar”. Hanno radunato gli uomini in una stanza e hanno aperto il fuoco. Poi si sono allontanati dopo aver ucciso a sangue freddo un poliziotto, facendo perdere le proprie tracce e in tutta l’Ile-de-France, la regione di Parigi…

Vecchie glorie e fuochi fatui


Le glorie del 'vecio Leon'
Vista con gli occhi dell'esule Venezia è proprio quella 'bella città' pubblicizzata nelle agenzie di viaggio dell'intero pianeta, città sull'acqua, sospesa nella magia delle sue apparizioni (vado bene per un dèpliant?) - e si capisce la pulsione irresistibile - la macchina fotografica come protesi e gridolini di ammirazione -, e faccio spazio in vaporetto sorridendo a quei turisti in fregola di clic fotografici la cui memoria all'interno delle schede registra il Canal grande per intero, metro per metro, da mostrare ad amici e parenti al ritorno. Amici e parenti a cui daranno l'indirizzo del loro b§b e/o appartamento affittato su internet: tanto carino - e vedessi la 'camera con vista': su canale interno e/o campiello o cupola di chiesa.
E la città è davvero una 'città di turisti' e li vedi entrare, a gruppi di tre o quattro, con le chiavi in mano negli appartamenti venduti a caro, carissimo prezzo (vendiamo cara la pelle, in effetti, come il povero Bragadin resistente all'assedio dei 'turchi') e riempiono i supermercati perché farsi da mangiare all'interno delle cucine dei veneziani esodati 'non ha prezzo', con o senza mastercard, - e neanche più i fantasmi li perseguitano, questi barbari danarosi, in quelle stanze che hanno registrato il passaggio e le vite illustri 'de' viniziani' di ogni epoca e tempo.
Città neanche più di fantasmi, dicevo, e, se passi davanti all'Arsenale 'de' viniziani' dove 'bolle d'inverno la tenace pece', ascolti la guida turistica non più indigena (ci hanno sottratto con destrezza anche il diritto dell'illustrazione indigena del nostro abbandono - che almeno uno straccio di occupazione la garantiva) la ascolti raccontare al gruppo di turisti estasiati le prodezze guerresche dei soldati della Serenissima che vinsero a Lepanto e nell'Arsenale riparavano 'i legni lor non sani' e commerciavano nel Mediterraneo con i sultani mai domi.
Le glorie del 'vecio Leon': canto sguaiato che neanche più senti risuonare nelle osterie oggi restaurate e fitte dei nuovi ospiti danarosi a cui piace 'la carbonara' e 'la matriciana'(senza la 'a' iniziale), là dove si mangiava la 'spiensa' e la 'tripa ri(s)sa'.
E quelli che hanno piantato le tende davanti alla Vida (no stene cavar 'a Vida) la metaforica vita l'hanno persa nell'ennesima battaglia campale (da 'campo') per la sopravvivenza di quel poco che resta della 'popolarità' di quel campo ormai ridotto a 'riserva indiana' - e tanto vale che si infilino le penne tra i capelli, a mo' dei Sioux o degli Cheyennes, che si vedono nelle foto-ricordo virate in seppia nei campi di prigionia dopo la resa e la consegna delle armi.
E leggere gli striscioni che ieri hanno steso fuori dalle eleganti trifore di Ca' Farsetti (dove si celebrano i matrimoni dei nuovi ospiti asiatici a botte di dollaroni) fa una tristezza, ma una tristezza che 'lèvati!'. 'Basta sfratti!' vi si leggeva. Con il lucro che si ricava da una casa affittata ai turisti anche le cause per sfratto devono aver subito le accelerazioni del caso. Ma è solo un 'ritorno di fiamma' - o un fuoco fatuo, fate voi.