mercoledì 23 dicembre 2015

Verità vo' cercando ch'è si cara al mio cuore

Verità vo' cercando ch'è si cara al mio cuore

In verità vi dico che nessuno ha vero potere sulle cose e sugli eventi che accadono, però alcuni ci provano – vedi Licio Gelli, ad esempio, e qualcosa gli è riuscito di ficcarlo nell’immonda saccoccia ‘politica’. E di Putin si dice che elimini (faccia eliminare) fisicamente i suoi oppositori, ma Donald Trump se ne stupisce e dice che fatica a crederlo vero perché ne ha stima – e qui si torna alla casella di partenza della verità che nessuno ha in tasca e la possiede (di certo non i nostri giudici di ogni ordine e grado), nemmeno quel grande profeta palestinese che di nome faceva Iesùs o Yehoshùa e i suoi seguaci scrissero che avesse il vezzo di cominciare i suoi discorsi/apologhi con quella formula un filo presuntuosa: ‘In verità vi dico’.
E i molti e litigiosissimi seguaci ‘cristiani’ che parteciparono ai vari Concili nelle diverse città degli Imperi che si sono succeduti e sfasciati – per mettersi d’accordo sulle tesi contrapposte e contrastare le apostasie o le eresie – ripresero quel suo vezzo e gli misero in bocca il detto : ‘Io sono la Via, la Verità, la Vita.’ del catechismo nostro di bambini cattolici per nascita e battesimo in un qualche paese dell’Occidente.
Peccato che la Via di quand’ero bambino sia profondamente diversa da quella percorsa dai vari papi che si sono succeduti sul soglio di Pietro e oggi trionfa la Misericordia di Francesco, l’ultimo regnante che ha grosse difficoltà a gestire la Dottrina e sulla scottante questione dei gay nella Chiesa si è trincerato dietro un pilatesco: ‘Chi sono io per giudicare?’. Che è come dire ‘fate un po’ il caxxo che vi pare’, tanto questo mondo caotico del terzo millennio non lo governa più nessuno figuratevi io che son nessuno. E resta il dubbio che Di Là e nella valle di Giosafatte il Supremo Giudice e i suoi aiutanti saranno altrettanto bonari e comprensivi e assolutori, – chi resusciterà vedrà e saprà e gli inferni e/o paradisi saranno suoi.
E nessuna Via, Verità e Vita catechistica si dà neanche in politica – che è il regno del possibile e anche dell’orribile delle stragi dei terroristi islamici di questo 2015 maledetto che ha cambiato faccia all’Europa, ma già quella che aveva, nelle banlieues del disagio sociale e territorio metropolitano negato ai quotidiani controlli di legalità delle forze dell’ordine parigine, era una brutta faccia, una escrescenza e metastasi del mondo rotto che ha lanciato i rottami delle sue esplosioni e guerre dentro le metropoli europee oggi prede del disordine e del sospetto che il vicino di casa o colui che ti cammina a fianco lungo le corsie dei supermercati di quartiere sia il prossimo assassino che grida improvvisamente ‘allah u akbar’ sparando all’impazzata contro chiunque gli capiti a tiro.
E dio non è affatto grande, come ci racconta il bravo Christopher Hitchens nel suo libro bensì è immagine asfittica del nostro immaginario irreligioso – che non sappiamo dire se veramente siamo ‘credenti’ in qualcosa che non sia questa idea di un futuro gramo che ci aspetta e le ‘magnifiche sorti e progressive’ che illusero gli uomini di fine Ottocento definitivamente morte e sepolte. E i viaggi spaziali ridotti a mito e illuminazione fantastica del solo Jules Verne, dopo il taglio dei fondi alla Nasa e i disastri delle missioni Apollo – e chissà se mai visiteremo quelle stelle e le galassie che studiamo accuratamente coi telescopi sempre più potenti montati sulle sonde spaziali.
Mi manca una visione di prospettiva, è vero, è tipico di chi è entrato nel cono d’ombra dell’età avanzata, ma pare che neanche i sedicenti ‘giovani’ ne abbiano una e la sappiano illustrare e ci convincano, al tempo in cui la Storia va ‘col passo del gambero’.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.

sabato 19 dicembre 2015

Il ratto di Eruopa rivisitato

Il ratto d’Europa è mito lontano nel tempo ma, come gran parte dei miti, ci perseguita e ricorre stravolto nell’immaginario di noi ‘europei’ (lo siamo?) perché non è Giove Pluvio mutato in toro arrapato che ce la rapisce e porta via, bensì, volta a volta, i vari capi di stato dei molti (troppi?) Stati membri che si oppongono alla dittatura dell’Esecutivo e/o dei ‘poteri forti’, – che nessuno sa ben dire chi sono e perché sono così perversi e pervicacemente contrari agli interessi dei diversi popoli ‘europei’ malamente affratellati. (‘Tutti citrulli siamo e questo è quanto / se ci ripenso, quanto è vero il sole / dalla vergogna mi si muove il pianto. / Non credo più nemmeno nelle scuole.’ Così scriveva un avvilito Fucini dei popoli italici malamente affratellati dopo ‘l’Unità d’Italia’.)
Oppure, gli stati membri, si oppongono alla ‘dittatura della Merkel’ – capro espiatorio buono per ogni improperio/invettiva perché ha un nome e un volto e una fama consolidata di ‘uomo forte’ che fa e disfa a piacimento le cose d’Europa malgrado quel suo viso paciocco e la stazza e l’espressione bonaria di una zia amorevole e comprensiva. Che gioca, spesso, al ‘poliziotto buono e quello cattivo’ lasciando a Schauble il ruolo ingrato di menar fendenti e pugni al basso ventre – e lei si ritaglia il ruolo di conciliatrice finale e capo di stato responsabile capace di ricucire ogni strappo di quel tessuto che ha ormai più toppe che trama uniforme e lo chiamiamo ottimisticamente’ Europa’.
E, ieri, ecco Renzi – il nostrano imbonitore che: ‘Venghino, venghino, siore e siori. Più gente entra più bestie si vedono!’ – rubare la scena a una Merkel annoiata e infastidita per l’ennesimo berluschino italico che ‘ci prova’ e la accusa di non essere la donatrice di sangue che pretende di essere, ma senza di lei – è a tutti evidente – i polli del pollaio-Europa starebbero a testa in giù legati insieme per le zampe o a beccarsi chiusi nelle stie stivate sui camions che li portano al mercato per la s-vendita settimanale.
E il nostrano imbonitore ha un bel provarsi a fare il gallo, ma resta il vanitoso pollo delle origini e giova a poco lamentarsi dell’ennesima procedura di infrazione che ci piombata addosso per la nostra inefficienza conclamata nello schedare i migranti e così distinguere il grano dei veri ‘profughi’ dal molto, troppo loglio dei ‘migranti economici’ che ‘ci provano’ a farci fessi e fra essi c’è pure il ‘foreign fighter’ dei prossimi attentati mortali delle ‘allerta quattro’ di questi giorni e prossimi mesi.
E sono stati molti, ieri, nel corso del vertice europeo, a dirlo erede di berlusconi e rodomonte parolaio che spara contro la croce rossa di un Europa in sempiterno affanno solo per distrarre gli psicolabili che ancora ne bevono le vuote verbosità – e il caso Boschi racconta, invece, agli italiani i vecchi vizi e vizietti di una mala politica che doveva tutto rottamare, ma naufraga nella risacca della vecchia politica mai doma il cui ispiratore occulto è morto l’altro ieri di anni 96 e chissà che pacche sulle spalle col nipotino di Belzebù che l’ha preceduto. Parce sepulto.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.

giovedì 17 dicembre 2015

Ciascuno per sé e dio con tutti

Ciascuno per sé e dio con tutti.
La creatura di mr. Zuckenberg è una 'straordinaria cosa' che ha segnato un'epoca – forse più e meglio dell'invenzione della lavatrice e del frigorifero – gli storici dibatteranno e ci diranno le loro conclusioni.
E ha reso ricchissimo il suo inventore e straordinariamente beneficente (c'è chi maligna per comodo di denuncia dei redditi e di 'ritorno di immagine') ed ha consentito a noi tutti di conoscere un sacco di gente oltre la nostra asfittica cerchia tribale di riferimento e di allargare gli orizzonti e costruire ponti perfino trans continentali sulla base dei nostri convincimenti e gli hobbies e le passioni e le compassioni.
E i redattori occulti che amministrano i nostri e gli altrui 'profili' continuano a proporci amicizie delle più improbabili e strane nell'evidente intento di tutti collegare e completare la trama planetaria (pro domo loro?) e farne un tessuto armonico e fittamente dialogante – i terroristi islamici e i loro sodali e amici e parenti a parte, ben s'intende.
Ma (in tutte le umane cose c'è un maledetto 'ma') ecco che il dialogo, a volte, si interrompe e qualche membro della nostra cerchia tribal-territoriale originaria si defila e si nega e 'fa finta de pomi', come si dice dalle mie parti, - e ti ritrovi improvvisamente orfano dei carezzevoli 'mi piace' che tanto ci mandano in solluchero e dei 'come sei bella/o' quando pubblichi un selfie o una foto delle vacanze o una foto di gruppo con trofeo (famose quelle dell'isis e di 'Jiahdi John' buon'anima – che l'inferno lo inghiotta e i diavoloni islamici se lo inforchino ben bene).
Il fatto è che non si può piacere a tutti/e e, nei tempi grami e calamitosi che viviamo di medioevi atroci che ritornano e impongono le loro 'guerre sante' e ci mostrano in azione i loro guerrieri vigliacchi che sparano con i kalashnikov contro civili inermi, è naturale che gli animi siano accesi e i pareri 'politici' divergano su come e cosa fare per contrastare efficacemente l'impero del male islamico che ci affligge e le cattive politiche della sinistra europea che ha consentito al crescere delle 'banlieues' fuori controllo e del 'disagio sociale' e la disoccupazione di coloro che poi si affiliano all'isis - e le carceri sono piene dei nostri ospiti di importazione e a carico del bilancio dello stato e dei cittadini indigeni e residenti in Europa da molte generazioni a questa parte.
E, in conseguenza di tutto ciò, è verosimile che il tessuto connettivo delle relazioni planetarie di Facebook ripieghi su stesso e torni alle origini delle cerchie tribal-territoriali dove si dialoga solo tra consonanti e amici di vecchia data dai quali ci si aspetta che non ti contraddicano e continuino a metterti gli adorati 'mi piace' qualunque cosa tu 'posti': torte o vasi di fiori o ricette della nonna o anniversari e catene di sant'Antonio e giochi infantili e buffi e canzoni.
E vivremo tutti felici e contenti, ciascuno per sé (o per la sua cerchia) e dio con tutti (con la minuscola per non urtare la sensibilità dei nostri ospiti).
Comm

domenica 13 dicembre 2015

Buongiorno, mondo

Dubbi atroci
E sarà per le ore cruciali di quanto avviene in Francia – dove la ‘coalizione degli inetti’ si è stretta a coorte in una alleanza lunare contro Marine Le Pen e il suo Front National e perfino gli anarchici e i ‘centri sociali’ fanno campagna elettorale a favore dei candidati di destra per evitare i pretesi guasti che deriverebbero dalla vittoria del candidato del Front National – sarà per questo clima di ‘aux armes citoyens!’, di tutti, socialisti e destre moderate che latrano in modo indegno e vigliacco nei comizi e menzogne spudorate a vagoni contro quella bionda signora che è decisamente meno ‘estremista’ di quanto lo sono gli anarchici nostrani che hanno inscenato il loro ‘raid’ punitivo a Venezia e hanno imbrattato con gli spray le vetrine di negozi e banche e gli antichi muri della fragile Serenissima e marciavano militareschi e impuniti scandendo quel loro slogan dolcissimo e soave de: ‘Secondino, pezzo di merda.’ ?
Sarà per questo e per il clima di isteria che ha colpito tutti coloro che perderanno la mitica ‘cadrega’ che un filo di simpatia va agli elettori francesi – perfetti interpreti di una democrazia della quale non dovremmo avere paura neanche e sopratutto quando va contro le nostre opinioni e i nostri interessi di bottega – elettori che oggi confermeranno il loro voto alle Le Pen, zia e nipote, il cui programma elettorale è nient’altro che l’applicazione severa di una ‘legalità repubblicana’ di cui gli inetti socialisti e le destre moderate hanno fatto carne di porco e hanno consentito al crescere del disordine sociale nelle tragiche ‘banlieues’ dove la polizia ha paura a mettere piede e solo le teste di cuoio – a mattanza compiuta e i morti in un lago di sangue per le strade e nei teatri e nei ristoranti – compiono i loro blitz tardivi contro i covi alle quattro del mattino per tema che si manifesti una malata solidarietà con i
terroristi? Buongiorno, mondo.
foto di Enaz Ocnarf.


http://www.lefigaro.fr/vox/politique/2015/12/11/31001-20151211ARTFIG00305-regionales-pourquoi-tout-n-est-pas-joue-pour-le-fn.php

domenica 6 dicembre 2015

Storie strampalate

Non è una bella pagina di giornalismo quella che hanno scritto e mandato in onda i giornalisti assatanati di ‘scoop’ ieri a san Bernardino – California. E non solo per aver violato la ‘scena del crimine’ e reso più difficili e laboriose le indagini del Federal Bureau sul caso dei due suonati ‘para islamici’ (per distinguerli dalla ‘comunità islamica moderata’ di nostra mitica aspirazione e spaventato desiderio) che si sono ‘radicalizzati’ sul web e sono corsi, dopo aver amorevolmente lasciato il pargolo alla nonna, a fare la loro bella strage islamico-rituale. Morte ai crociati infedeli.
E chissà che cosa avranno detto alla nonnina velata: ‘Torniamo subito?’, ‘Ci vediamo più tardi?’
Sono stragi a cui dovremo fare il callo, ci dicono i politici, perché un tal genere di ‘terroristi della porta accanto’ radicalizzati sul web non sono prevedibili e prevenibili col lavoro di ‘intelligence’.
Il web maestro di vita e nefando educatore dei cervelli 2.0 – ma non aveva già fatto guasti ad abundantiam la televisione negli ultimi trent’anni!?
Non è una bella pagina di giornalismo, ne convengo, e tuttavia è comprensibile che si scateni la curiosità (e i media, prontissimi, ce la rimbalzino) su come sia possibile che due persone apparentemente normali, due begli ‘immigrati di seconda generazione’, studiosi, laureati, possano generare un figlio e, contemporaneamente studiare notte e giorno a tavolino i modi migliori e più efficaci per dare morte, uccidere persone inermi, seminare il panico nel paese che li ha amorevolmente accolti e li credeva integrati e speranza di un sereno mondo multietnico futuro.
Integrare: che sogno fragile, e oggi incubo, di noi occidentali che nelle università insegniamo il rispetto delle culture e delle religioni diverse e, da Parigi a Copenhagen e da Tunisi a san Bernardino e domani chissà dove altro, siamo costretti a ‘porgere inermi l’altra guancia’ : vittime tutti sacrificali di quella follia omicida malamente ispirata da quel Corano che i giornalisti assatanati mostravano in video e commentavano da par loro.
E la sfida del terzo millennio sarà quella di ricondurre a ragione e sentimento una maggioranza di figli dell’islam che non si ‘radicalizzeranno’ bensì si convinceranno, finalmente, come abbiamo fatto noi in Occidente, che le antiche leggende religiose sono ‘oppio dei popoli’ e veleno propinato via web a masse di poveri cristi e rimbecilliti 2.0 ai quali perfino il Califfato di medioevale ritorno pare mito da rincorrere e sogno fradicio e malato a cui sacrificare la propria vita e quella di civili inermi.
La Storia che va col passo del gambero: uno avanti e due indietro.
E, i nostri preti e vescovi e cardinali e papi avranno il loro bel daffare dai pulpiti a spiegarci come possano darsi seduti su nei Cieli e negli Empirei due dei così diversi e opposti – l’Uno tutto Amore e misericordia, l’altro, invece, u-akbar jiahdista. E due contrapposti paradisi: l’uno per la brava gente che non uccide, non ruba, non è corrotta e non sopraffà il prossimo suo, l’altro per i prodi guerriglieri jiahdisti e stragisti a cui sono riservate le ‘vergini’ del mito.
Che storie! direbbe mia figlia. Già. Che storie strampalate e stupide, ma fitte di morti in battaglia e nelle ‘crociate’ contro le ‘apostasie’ e sui roghi delle maledette inquisizioni. E, oggi, i morti per le strade e nel chiuso dei teatri e nei corridoi degli istituti per handiccapati. Pollice verso e fuori i leoni.

venerdì 4 dicembre 2015

Il Natale del nostro scontento

Il Natale del nostro scontento si arricchisce ogni giorno che passa di notizie che ci fanno allargare le braccia e dire che non vi è davvero nessun rimedio alla confusione sotto al cielo degli uomini – e, a differenza di quanto pensava Ma tse dong in proposito, la situazione non è affatto eccellente.
E sapere che l'autocrate turco Erdogan e suo figlio in particolare trafficano e gesticono miserabili commerci petroliferi con gli uomini dell'Isis (o Daesh) che con il petrolio si comprano gli armamenti più sofisticati e potenti per la loro sporca e folle guerra all'Occidente fa cadere le braccia – e di più le fa cadere l'aver saputo, dagli esiti delle elezioni ultime scorse, che una maggioranza di turchi (che vogliono 'entrare in Europa')ne approva l'operato e si riconosce nelle nefandezze autocratiche contro la libera stampa di quest'uomo che la Nato e l'Europa tiene in palma di mano e lo difende per i miseri interessi di bottega e di contrasto contro l'azione geo strategica della Russia di Putin.
E in tanta confusione sotto al cielo come giudicare l'appalto che l'Europa liberale e accogliente ha dato a Erdogan, - quest'uomo spietato e cinico che non si arresta davanti a nessun scenario nella sua lotta mortale contro i curdi – l'appalto, dicevo, di fare fronte di contenimento/respingimento contro i profughi siriani che ambiscono di diventare cittadini europei, ma qualcuno di loro (ho scritto 'qualcuno', non 'tutti'!) - per chiara, maledetta incidenza statistica dei grandi numeri - partorirà figli e nipoti che si lasceranno incantare dalle bandiere dell'Isis o di qualche altro gruppo estremista e si faranno guerriglieri di una guerra interna alle nostre città spaventate e avvilite a tal punto da prefigurare una contrazione della già fragile crescita economica-zero virgola.
E il mitico Giubileo dell'umana misericordia che non c'è e non ci sarà per lungo tempo, ad onta del battage mediatico/pubblicitario di Francesco, già annuncia il suo flop di presenze prima di cominciare a causa degli annunci e dei timori terroristici.
Perciò, brava e buona (troppo buona?) gente, teniamoci caro il Natale del nostro scontento con tutte le caratteristiche che gli abbiamo dato e sono sedimentate nei secoli e negli anni recenti di bambinelli in cuna e presepi viventi e buoi e asinelli di ceramica e gli alberi - i Tannenbaum della tradizione nordica - addobbati di palle colorate e i panettoni e i canti mielosi, sempre gli stessi che ci hanno stufato negli anni scorsi e ci stuferanno in quelli futuri, ma oggi, in questi giorni e mesi di grande confusione sotto al cielo della violenza che regna sovrana, sono il segno distintivo di un nostro riconoscimento di cittadini che non si chiamano Abdul o Moahmed o Rashid che, se per una qualche ventura dovessero aversene a male, poverini, a scuola o nelle piazze dove si erigono gli alberi con sotto i presepi, seguano serenamente le loro tradizioni: le loro genuflessioni, i loro ramadan e i loro canti del muezzin e non interferiscano in alcun modo con le nostre.
A voi le vostre trombe, cari i nostri cittadini di importazione che siete fuggiti dalla fame e dalle guerre, a noi le nostre campane. E che suonino a distesa. Siamo in Occidente - dove voi avete chiesto ospitalità e l'avete, benevolmente, ottenuta, punto.
Un tempo parteggiavo per la rivoluzione russa, tu vedi il passo del gambero della Storia, e oggi mi tocca parafrasare Eduardo e il suo: 'Te piace 'o presepe!' Si mi piace. E' parte della mia storia e della mia identità e, pur non essendo credente, mi piace includerlo nelle collezioni dei musei dedicati alle tradizioni e andarli a vedere nelle città europee che visito e visiterò nel prossimo futuro. Così come ho visitato e visiterò i musei dedicati alle civiltà dell'Islam – quando ancora tra le due sponde del Mediterraneo si scambiava Arte e Civiltà e non 'barconi' infiltrati dai terroristi in pectore.
E' bene precisarle, queste cose, perché c'è chi, invece, le tradizioni e le culture degli altri, presenti e passate, oggi le abbatte coi picconi e i martelli pneumatici e mina i monumenti antichi col tritolo.
Fa tutta la differenza fra noi e alcuni di loro (troppi?), giova ricordarlo.

sabato 28 novembre 2015

Il Dio del nostro scontento

Il dio del nostro scontento
Se 'Dio esiste e vive a Bruxelles' deve essere stato anche lui chiuso in casa, in questi giorni di scuole chiuse - e i poliziotti e le 'teste di cuoio' armati di mitragliette che frugavano nei cassonetti e nei cartoni abbandonati dai barboni nelle vie periferiche e perquisivano i passanti nei sotterranei della Metro e arrestavano parenti e amici dei terroristi per sapere quanto estesa sia la rete di complicità nei quartieri-ghetto dove si sono stipati i nostri ospiti islamici durante i tragici decenni della nostra storia europea.
E' una bestemmia, una apostasia dichiarata quel film geniale e bellissimo che ci dice una parola ferma (ben necessaria, dopo 2000 e 15 anni di mancate Apparizioni e Annunciazioni) sull'esistenza di quella Entità Provvedente che ha dato vita a tutto, ma il cui Disegno Creatore si è corrotto ed è 'andato a puttane' (il film spiega bene come) in questa nostra post modernità così prolifica di assassini - che qualcuno vuole e dice 'francesi' o 'belgi' ma che si chiamano Abdullah o Mohamed e si ispirano a un contrapposto dio malvagio, (lo chiamano Allah-il-Grande), che ci vorrebbe tutti stecchiti, noi infedeli, sulle strade e nei teatri e negli stadi o nelle redazioni della libera stampa, se non sappiamo citare a memoria le sure e i versetti scritti dal suo sedicente Profeta al tempo delle tribù di nomadi pastori bellicosi che litigavano ostinatamente tra loro, la sera, prima di addormentarsi cullati dai belati degli agnelli e dai rutti dei cammelli, nel chiuso dei caravanserragli.
E quel dio bianco e occidentale che 'vive a Bruxelles' è un dio anch'esso malvagio, in verità, che molto si diverte a creare leggi che incasinano le vite degli uomini e le predicono maledette e 'sfigate' e ci provocano infinite sofferenze e, nel chiuso della sua stanza blindata imbottita di schedari che si alzano fino al Cielo, dov'è scritta la vita e la malavita di ognuno e tutti, quel Dio prende una scheda dopo l'altra e si diverte al Computer a inviarci i virus della malvagità quotidiana con la quale dobbiamo misurarci ogni santo giorno dicendola 'la pena necessaria' pel Male che è conseguito al primo morso della mela dolce e rossissima sbocconcellata da quella grandissima t.... della Genitrice e offerta, per corresponsabilità e complicità tutta da dimostrare, al neghittoso Genitore.
E quel dio bianco e malvagio ha una Figlia ribelle ispirata dal suo amico Gei Si (pronuncia post moderna di J.C. di cui al famosissimo musical sulle scene di Brodway) che la istiga alla rivolta e a scappare dall'appartamento blindato e le suggerisce di farsi amici sei altri apostoli, da aggiungere ai suoi dodici, che la aiuteranno a interpretare nel modo 'giusto' le cose che avvengono nell'astruso mondo disegnato e storpiato dal Padre suo vendicativo. E sarà una complicata e difficile percorrenza mondana fitta di disavventure e commozioni però sapida e gustosa come mai abbiamo veduto fin qua su uno schermo e l'introduzione nella storia degli uomini, vessati dal loro Creatore, di una parola di Misericordia (ah, Francesco, che magnifici spiriti folletti hai scatenato!) che finirà in un glorioso happy end guidato dalla Madre che ci prefigura il paradiso dei nostri sogni strani e improbabili.
Un film da vedere e ri-vedere. Assolutamente, come si scrive su 'my movies'.
Un autentico film 'di culto', letteralmente, che ha conquistato e convinto un ateo dichiarato e sfegatato qual'è il vostro cronista. Da collezionare e mostrare ai figli e ai nipoti. E mi permetto di suggerire a Renzi di elargire i cinquecento euro ai suoi giovani di belle speranze solo se dimostreranno che ne hanno pre acquistato il dvd e/o ne sanno citare i dialoghi a memoria - come presto citeremo le sure del Corano legati come salami davanti alle bocche di cobra dei mitra dei maledetti terroristi assassini. Amen e così sia.
Benoit Poelvoorde interpreta Dio nella nuova divertente commedia firmata da Jaco Van Dormael, Dio esiste e vive a Bruxelles
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giovedì 26 novembre 2015

Immagina, puoi.

Sarà il peggior Natale delle nostre vite? Tutto sembra confermarlo – e chi voleva viaggiare, nei prossimi giorni e mesi, ci ripensa e decide per i mercatini di Natale sotto casa (guardandosi le spalle anche lì) e Parigi, la città della luce e la più fitta di turisti all over the world, che sembra una città fantasma.
E le economie che sembrava ripartissero, sia pure con lo ‘zero virgola’, ora tornano a languire e per le strade delle città italiane è tutto un fiorire di cartelli nelle vetrine dei negozi vuote di ‘Cedesi attività’ e non si capisce dove trovassero e sbattessero in cronaca i loro dati economici ottimistici e in quale modo truffaldino trascurassero le altre notizie, – oggi imperanti in cronaca e nei ‘talk shows’ sul ‘disagio sociale delle banlieues che genera terroristi’ -, i sostenitori della tesi che gli immigrati portano ricchezza e porte aperte per tutti, venite parvulus nel paese dell’Inno alla Gioia che lo cantiamo tutti insieme a gole spiegate, il futuro è nostro.
E, invece, eccoci tutti al Père Lachaise o in piazza san Marco a cantare mestamente la Marseillese del nostro scontento e della nostra improbabile riscossa dei ‘valori’ laici e occidentali e consolarci con l’utopia dolcemente buonista de: ‘Imagine all that people’. Tutti affratellati dal rispetto della legalità repubblicana e della libertà di stampa e di parola di Charlie Hebdo. E davvero non abbiamo nessuna idea – non ce l’ha nessuno dei presenti s-governanti e leader di partito di questa Europa fragile e impaurita e in affanno – di quale sarà il nostro futuro e come evolverà la bella Europa che la nostra generazione ha visitato in lungo e in largo forgiandola, faticosamente, ‘a nostra immagine e somiglianza’.
Non ce l’ha Renzi e la sua compagine di s-governo, armata Brancaleone che, nel concerto europeo di ‘stringiamoci a coorte’ e armiamoci e partiamo contro la maledetta Isis (o Daesh, fate voi), si tira indietro e pronuncia i balbettanti distinguo sulla tradizione italiana del restarne fuori e non compromettere i rapporti con la Libia (peggio di così!?) e sperano e si toccano di sotto che le città italiane, Roma in testa, vengano risparmiate dall’ondata di attentati e di morti sulle strade e nei caffè e nei teatri che ha colpito la Francia, ma è esorcismo di apprendisti stregoni ridicoli, ahinoi, come lo è l’elargizione dei cinquecento euro per finalità di accrescimento culturale dei nostri giovani e qui siamo alle comiche, alle tragi-comiche.
Come se ‘il disagio sociale delle banlieues’ e dei foreign fighters arruolati via internet e indottrinati nelle patrie galere potesse comprarsi con quella pipa di tabacco miserabile. Uomo di belle speranze, il nostro Renzi e i suoi supporters. Sipario.

Video clip
YOUTUBE.COM
Immagina non ci sia il Paradiso- prova, è facile. Nessun inferno sotto i piedi,
sopra di noi solo il Cielo. Immagina che la gente viva al presente…
Immagina non ci siano paesi
non è difficile…Altro…

domenica 22 novembre 2015

Recitazione della controversia mussulmana

...che poi, la drole de guerre che ci hanno scatenato contro i figli di buonadonna e gli esagitati e rimbecilliti assassini dell'islam radicale e violento, tra le sue vittime inermi sulle strade e nei teatri e nei supermercati annovera anche l'inane furia e la stizzita e/o rabbiosa reprimenda che i 'buonisti' per vocazione e infiammazione neuronica refrattaria agli antibiotici del buon senso comune ci rivolgono contro – a noi 'cattivisti' che di cattivo abbiamo solo un percorso mentale limpido e pieno del buonsenso, legato all'evidenza delle cose, che ci dice che l'aver creato quei quartieri-monstres nelle periferie delle metropoli e averli stipati di gente che subisce il richiamo delle origini alle tradizioni e alle religioni di appartenenza non è stata una buona e sana e regolata politica immigratoria, né una sensata pianificazione urbanistica, - dal momento che la polizia nei giorni di quiete preferisce non metterci piede (proprio come nei tragici quartieri della camorra) a causa del pauroso dislivello tra i numeri degli agenti in servizio e la malata solidarietà che si viene a creare nei luoghi dove stabiliscono i loro covi i maledetti terroristi assassini e i predicatori dell'odio.
Che molti consideravano, fino al giorno prima della strage, dei 'bravi ragazzi' e li salutavano e si sorridevano con le madri e le figlie e le cugine al supermercato - e anche dei kapò nazisti, lo rivelò il processo di Norimberga, si seppe che coltivavano le rose e ascoltavano deliziati 'Eine kleine Nachtmusik'.
Umanità vo' cercando di discernere in questi tempi grami ch'è si cara al mio core.
E gli unici momenti in cui la polizia ci mette piede sono quelli in cui le teste di cuoio e la gendarmerie, alle 4 e 30 del mattino, vanno a scambiare cinquemila colpi di mitraglietta quando ormai quei criminali che si rifanno al Corano hanno ucciso e vinto di bel nuovo una loro ben pianificata battaglia contro i civili inermi. La guerra in casa preconizzata dalla lucidissima Fallaci già molti decenni fa.
E hanno un bel dirci, i cari buonisti, che 'non tutti i mussulmani sono terroristi' ci mancherebbe altro! - ma lo sapevamo anche noi, miei cari, così come sappiamo che non tutti i gatti sono bigi, a parte la notte, e che l'acqua tiepida si ottiene da un accorto melange tra l'acqua fredda e quella calda.
Ma qualcosa ci dice (il buonsenso?) che è meglio tenere i metaforici 'fucili puntati' contro quell'ideologia medioevale che ha il torto di essere ambigua nelle sue scritture e 'sure' al punto da consentire che una maggioranza (?) di pacifici mussulmani la dica 'religione di pace' (forse con molto ritardo?), ma una quantità di contrapposti figli di buonadonna e pazzi scatenati la dica, invece, jiahd e guerra santa agli infedeli e ai civili inermi.
E, finchè non vedremo realizzarsi il 'vaste programme' della riscossa civile mussulmana di cui al proclama del ragazzo che parla nel video qui sotto, è meglio che si vedano molti militari per le strade armati di mitraglietta e che le frontiere dell'Europa si chiudano (a buoi ormai scappati) e si sorveglino e si controllino gli ingressi dei clandestini come si sarebbe dovuto fare da molti anni a questa parte, ben prima dello scatenamento dell'offensiva terroristica.
Così, giusto per sottolineare che il buonsenso del pessimismo in politica e nella gestione dell'ordine pubblico è molto meglio e certamente più utile dei lacrimevoli pistolotti dei buonisti di ogni risma, Bergoglio in testa, ai funerali di massa di vittime incolpevoli e di civili inermi.

mercoledì 18 novembre 2015

Quella maggioranza di 'citoyens' chiusi nelle case del loro scontento

Mi ha colpito il racconto che ha fatto A.B. Yehoshua alla stampa: di quand’era in ospedale per una piccola operazione e un’infermiera palestinese gli chiede di parlargli e gli confida la sua verità su le masse arabe spaventate – una larga maggioranza a suo avviso – che se ne restano chiuse in casa mentre a tenere la scena dei telegiornali di tutto il mondo sono i visi di quegli altri: quelli che scendonoin piazza e gridano rabbiosi le loro oscenità ideologiche contro gli Stati dell’Occidente e bruciano le bandiere americana e francese e britannica, secondo che a bombardare i loro territori con maggiore determinazione sia questa o quella nazione.
Dunque, secondo quell’infermiera, una maggioranza di ‘islamici moderati’ esiste, alleluia! E dobbiamo solo convincerla a uscire di casa e conquistarsi la scena sulle piazze e gridare: ‘Vive la France e l’Occident de notre libertè, egalité, fraternité’ che ci ha pietosamente accolto e sfamato e regalato uno status di cittadini, – perfino a quei rinnegati ‘francesi’ di seconda e terza generazione che, istruiti nelle carceri della loro manovalanza malavitosa, impugnano i kalashnikov e sparano su vittime inermi e si dicono vittoriosi per la riuscita della loro vigliacca strage contro gente disarmata e ignara della ‘drole de guerre’ che quegli infami ci hanno dichiarato.
Attendiamo fiduciosi, nei prossimi giorni e mesi, che quella maggioranza si mostri, finalmente! ed espunga dai quartieri arabi delle metropoli europee (le famigerate ‘banlieues’ e il quartiere di Mollenbeek, in Belgio: veri e propri mostri urbanistici da ripensare radicalmente ai fini di una vera integrazione) quei figli degeneri e rimbecilliti dalla predicazione dell’odio coranico che hanno il torto di dirceli tutti schierati, gli islamici, dietro il velo medioevale di quella religione non ancora ‘laicizzata’ e ridotta a più miti consigli – com’é stata laicizzata la nostra religione cattolica e ridotta a un ruolo di testimonianza e nessuna pretesa di imporre i suoi diktat medioevali sulla società tutta.
Battete uno o più colpi, se davvero ci siete e volete liberarvi della paura e dell’odio scatenato dagli assassini di Charlie Hebdo e da quelli del venerdi nero del novembre parigino.

martedì 17 novembre 2015

Buonismi e cattivismi

Sappiamo che il termine non piace a Gianfranco Bettin (suo articolo su ‘La Nuova’ di ieri) che ce lo rinfaccia e, per ritorsione. – così negando l’appartenenza alla categoria ‘buonista’- ci dice ‘cattivisti’. E sia; d’altronde il ‘cattivismo’ nella satira è cosa e definizione ormai datata e con Fracchia e Fantozzi è stato consacrato ed iscritto negli annali.
Possiamo tornare alle originali diciture da cui deriva: ‘buoni’ e ‘cattivi’, ma non avrebbero lo stesso significato e, se è stato annoverato fra i lemmi del Devoto-Oli e di altri dizionari, significa che è ormai parte dell’evoluzione del linguaggio post moderno e degli eventi e delle persone che quell’evoluzione hanno determinato.
Il Bettin, inoltre, se la prende, cattivissimo lui, con ‘le fogne di internet’ dove allignerebbe, a sentir lui, il ‘peggio del peggio’ del nostro essere cittadini incazzati e indignati e delusi dalla politica (in ispecie la politica della sinistra di s-governo) e, se in parte è vero e certi eccessi e toni e linguaggi disturbano, nondimeno ci diremo seguaci di Voltaire e sosterremo, sempre e a viso aperto, che: ‘Non condivido ciò che dici (o scrivi), ma mi batterò fino alla morte perché tu possa dirlo (e scriverlo).’
E questo assunto volterriano e democratico pare non sia parte della cultura di quei terroristi ‘francesi’ di seconda generazione che stecchiscono nelle redazioni di Charlie Hebdo e nelle strade e nei ristoranti e nei teatri e stadi di Francia quegli altri francesi (francesi di molte generazioni) diversi di fede e dai costumi e modi di vita occidentali – e usano dei loro passaporti e nazionalità amabilmente consegnati loro dalle nostre molli e accoglienti democrazie europee per andare in Siria ad addestrarsi militarmente e tornare in patria per compiere le sante stragi che ‘così vuole Allah’ e il truce profeta.
Tempi grami di una Babele di lingue e appartenenze politiche che si torce tra cattivismo e buonismo in politica e questi ultimi sono per le frontiere tutte aperte (e le stragi conseguenti) e i primi, invece, per frontiere chiuse e controllate e accoglienze ‘cum grano salis’ e numeri ragionevoli e controlli stretti di polizia ed esercito per non trovarci poi con la polizia e le teste di cuoio francesi e belghe che stringono d’assedio il quartiere di Molenbeeck, in Belgio, dove pare si siano asserragliati molti terroristi, e lì, tra i mitici ‘islamici moderati’, nel corso di questi anni tormentati, hanno trovato il loro ‘brodo di coltura’ e le protezioni.
E delle loro identità acquisite di belgi e/o francesi quei tardi figli di allah resipiscenti non sanno che farsene e si fanno terroristi per spirito di appartenenza atavico e severa e univoca interpretazione delle pagine del Corano e ci portano la guerra in casa e dobbiamo combatterla – come dice Hollande in affanno mediatico e con colpevole ritardo – e tutti invochiamo gli ‘islamici moderati’ che ci diano un segno: di esserci e di condividere i valori dell’Occidente dove sono emigrati a milioni e continuano a premere alle
frontiere.
Nella speranza che non siano figli dell’araba fenice: ‘Che vi sia ciascun lo dice dove sia nessun lo sa.’
IT.WIKTIONARY.ORG

sabato 14 novembre 2015

Era meglio morire da piccoli

La ‘drole de guerre’ si è combattuta anche sui social forum per tutto quest’anno 2015 – anno orribile più di altri che si è aperto con la strage alla redazione di ‘Charlie Hebdo’ e si chiude (si chiuderà?) con la battaglia delle Midway di Parigi ‘strada per strada’ e teatro per teatro e ristorante per ristorante e perfino allo stadio dove si giocava Francia-Germania: luogo perfetto per dire la sfida islamico-terroristica all’Europa che conta e che ha amabilmente aperto tutte le porte e tutte le frontiere ai ‘migranti’ – i terroristi di oggi e di domani inclusi.
E quella ‘drole de guerre’ l’hanno combattuta accanitamente su facebook i malati sostenitori dell’accoglienza indiscriminata e ‘no borders’ e ‘poveri i profughi migranti’ contro gli allarmati sostenitori di un maggiore controllo dell’accoglienza e severità contro i clandestini (mai o pochissimo identificati e rispediti al mittente) e i terroristi in pectore spediti dall’isis sui ‘barconi’ – che invano predicevamo e paventavamo e scrivevamo della probabilità statistica di quanto è successo ieri a Parigi ed ha superato le nostre peggiori paure.
E i più malati ed esagitati buonisti ci pensavano/dicevano ‘razzisti’, che cari! – e chissà come la pensano oggi che la ‘drole de guerre’ li riguarda tutti, nessuno escluso, e devono guardarsi le spalle in ogni luogo pubblico che frequenteranno: teatro, ristorante, piazza, stadio, chiesa, ufficio.
Manca solo che la guerra si trasferisca – presto, e trovi echi rabbiosi e inutili su questi nostri stanchi schermi feisbuchiani – anche ‘casa per casa’. Magari con un finto postino che suona e dice con un sorriso impeccabile di voler consegnare un pacco-bomba o che nasconde un kalashnikov sotto il giubbotto e ti stende l’intera famiglia con una sola raffica e la ‘drole de guerre’ degli islamici fanatici – i figli di islamici moderati accasati nelle ‘banlieues’ che incubano il terrore -, chiuderà il cerchio e chi sopravviverà vedrà e narrerà.
E i cocci dell’Europa del futuro prossimo del terrore diffuso e del guardarsi le spalle sono i suoi, i nostri, maledizione!
Era meglio morire da piccoli.

lunedì 9 novembre 2015

Si stava meglio quando si stava peggio?

Viviamo in tempi grami e in un mondo rotto che scaglia le sue schegge impazzite per ogni dove e oggi la ricorrenza del 'muro di Berlino' diventa sineddoche di ogni frontiera e barriera che si interpone tra gli esodi biblici dei 'popoli del mare' (e di terra) e il futuro di un'Europa e di un mondo che non riusciamo più ad immaginare – di certo non quello prefigurato da l'Inno alla Gioia di Beethoven -, ma che ricomincia, invece, dalle guerre perdute (Irak, Siria), il lavoro che non c'è e i rivolgimenti epocali che hanno il loro centro nel maledetto islam che deflagra nelle sue mille contraddizioni e opposizioni con la post modernità dell'Occidente evoluto, com'è deflagrato il Comunismo che aveva perso la sua arrogante sfida al Capitalismo.
E cadde il 'muro' maledetto infine - e, di lì a poco, l'intero impero sovietico franò e si dissolse e, stupiti, conoscemmo i nomi dei cento paesi che aveva incorporato e nascosto nella sua fredda cortina di ferro: la Georgia, l'Ossezia, l'Ucraina, la Moldavia, l'Abkazia e tutti gli altri.
E il quadro che abbiamo davanti del Capitalismo trionfante sul Comunismo è di rovine e macerie sociali com'è ogni quadro post bellico: salari al palo, precariato diffuso, consumi al minimo e, per sovrappiù, l'immissione incontrollata dei nuovi schiavi africani, siriani, iracheni e afghani che, nel mercato del lavoro sottopagato, si sostituiranno ai cinesi dei capannoni nascosti di Prato dove si lavora in nero per dodici/quattordici ore di fila.
Si stava meglio quando si stava peggio? La domanda sorge spontanea e il mondo dei vasi comunicanti e degli inevitabili travasi al ribasso e cessione di ricchezza dai paesi più ricchi che ancora siamo ai nuovi straccioni arrembanti non è certo il migliore dei mondi possibili o quello delle 'magnifiche sorti e progressive' - e speriamo che questo suo rinculare sia quello dell'atleta che dal rinculo trae spinta per il suo salto in avanti, ma temo che sia, invece, l'incerto passo del gambero in fondo al mare caotico che lo ospita: un passo avanti e due indietro.
Arridatece i muri e la loro primaria funzione di contenimento e meritorio argine al troppo del mondo rotto e al disordine epocale che ne è conseguito.

venerdì 6 novembre 2015

I viaggi e la Storia

L’ariosità, certo. E il biancore e i colori pastello dei palazzi forti, quadrati, ornati di sculture e fregi e che delineano le piazze ampie che hanno fatto la Storia. Mai viste tante bandiere sospese in una sola piazza – e passi che si chiami ‘Unità d’Italia’ e che qui, in quest’angolo di Europa esposta a tutti i venti, si sia giocata la partita più tragica dei trattati post bellici che ci hanno privato dell’Istria e della Dalmazia, e che oggi sia il quattro di Novembre: giorno designato di una festa delle Forze Armate che dovrebbero salvare la Patria, ma ancora brucia la disfatta dell’ultima guerra e l’esercito degli slavi in armi che arretrarono solo dietro le minacce americane che salvarono la città dall’odiosa occupazione.
E davvero si respira Storia e letteratura, in questa città di biancore diffuso e ariosità anche architettonica – malgrado l’imponenza delle storiche costruzioni e le facciate e il colonnato dei templi religiosi e laici. E i caffè storici resistono alle intemperie della postmodernità e alla maledetta globalizzazione che ridisegna il futuro delle nostre città. E, chissà come, non vedo cinesi a gestirli e i negozi del centro sembrano ancora saldamente in mani indigene, alleluia! in periferia non so.
E Venezia, invece, ha ceduto le armi e le edicole e i bar e i negozi di pelletteria e di chincaglieria turistica – ogni città ha la sua storia e i suoi cedimenti e gli avvilimenti e le miserie e la decaduta nobiltà sommersa dai milioni di visitatori-locuste.
Forse Trieste è una città dove vivere è bello, chissà, provare per credere – e i prezzi delle case sono decisamente più bassi di Treviso e della cintura di cittadine satelliti che le fanno corona, ma solo nella cintura urbana periferica che, a volo d’uccello, è brutta tanto quanto il centro storico è ‘charmant’ di tradizioni e letteratura e storia mitteleuropee.
Bisognerebbe rifare il viso alle storiche città ogni vent’anni e abbattere le loro brutture più evidenti e restituire alle città storiche la dignità architettonica perduta negli anni della crescita edilizia speculativa de ‘il sacco delle città’ denunciato dai giornali dell’epoca.
Vaste programme, come diceva C. De Gaulle buonanima.
Havvi a far, il governo del ‘fare’, ma i sindaci coraggiosi latitano e i governanti di riferimento sono quelli che le avvilenti cronache del Malpaese ci consegnano ogni giorno che Dio manda in terra, ahinoi – scegliete voi tra gli imbonitori berlusconi e renzi, per tacer degli altri morti e sepolti, parce sepulto.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
“Non avere patria: non avere frontiere né pregiudizi, né nemici: restare sospesi in questo nowhere (Jan Morris), in questo ‘non luogo’ (Claudio Magris), in questo limbo dove tutto era possibile.” Ecco quel che si prova nella visita alla mostra La Trieste de Magris al…
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