domenica 29 aprile 2012

dell'avere la tessera di un cineclub

Ho la tessera di un cineclub e -di recente- mi è capitato di vedere films (complice il 25 aprile) in cui persone magnifiche davano la vita e sopportavano l'atroce dolore della tortura per la causa della lotta all'oppressione/occupazione nazifascista. Ed erano, perlopiù, giovani di belle speranze che, più delle altre generazioni, proiettavano le loro pulsioni vitali su un futuro che sognavano diverso, radicalmente diverso da quello offerto da Hitler, Mussolini e il maresciallo Pètain (un nome, un'evocazione). E va precisato che lo stato d'animo dello spettatore è agli antipodi dalle prospettive esistenziali e proiezioni/predizioni di futuro dei protagonisti. Perché chi assiste e osserva quelle vite e quegli accadimenti tragici sa, per la sua posizione nel tempo presente, che la guerra finirà e Hitler e Mussolini e i loro regimi abbietti e miserabili saranno sconfitti, ma non lo sapevano quei martiri, quegli eroi che offrirono la vita sull'altare maledetto della Storia. Storia che avrebbe potuto tradirli e dire inutile e stupido il loro sacrificio -se i tedeschi avessero portato a termine e migliorato le loro V-6 e annientato l'Inghilterra sotto le bombe e i loro scienziati avessero fatto in tempo a scoprire l'atomica e offrirla al Grande Dittatore pazzo per il cupio dissolvi che agevolmente immaginiamo. E mi chiedo sempre che cosa avrei fatto io al posto di quegli eroi misconosciuti: se avrei avuto la forza e l'incredibile determinazione a dare la vita e tollerare la tortura in silenzio, senza fare i nomi dei miei complici, o se, pusillanime, sarei stato delatore e avrei condannato i miei compagni alla tortura, a loro volta, e alla morte. E mi sovviene quella meravigliosa poesia di B.Brecht che chiedeva scusa ai posteri, a 'Coloro che verranno' del fatto che 'noi non si poté essere gentili' - a causa dei tempi grami e le orribili, spaventosissime cose che aveva/no vissuto quella generazione di eroi combattenti e comunisti di fede assoluta e che meritava il sacrificio della vita.

Davvero, vivo in tempi bui! La parola innocente è stolta. Una fronte distesa vuol dire insensibilità. Chi ride, la notizia atroce non l'ha saputa ancora. Quali tempi sono questi, quando discorrere d'alberi è quasi un delitto, perchè su troppe stragi comporta silenzio! E l'uomo che ora traversa tranquillo la via mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici che sono nell'affanno? È vero: ancora mi guadagno da vivere. Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla di quel che fo m'autorizza a sfamarmi. Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri, e sono perduto). "Mangia e bevi!", mi dicono: "E sii contento di averne". Ma come posso io mangiare e bere, quando quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e manca a chi ha sete il mio bicchiere d'acqua? Eppure mangio e bevo. Vorrei anche essere un saggio. Nei libri antichi è scritta la saggezza: lasciar le contese del mondo e il tempo breve senza tema trascorrere. Spogliarsi di violenza, render bene per male, non soddisfare i desideri, anzi dimenticarli, dicono, è saggezza. Tutto questo io non posso: davvero, vivo in tempi bui! Nelle città venni al tempo del disordine, quando la fame regnava. Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte, e mi ribellai insieme a loro. Così il tempo passò che sulla terra m'era stato dato. Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie. Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini. Feci all'amore senza badarci e la natura la guardai con impazienza. Così il tempo passò che sulla terra m'era stato dato. Al mio tempo le strade si perdevano nella palude. La parola mi tradiva al carnefice. Poco era in mio potere. Ma i potenti posavano più sicuri senza di me; o lo speravo. Così il tempo passò che sulla terra m'era stato dato. Le forze erano misere. La meta era molto remota. La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me quasi inattingibile. Così il tempo passò che sulla terra m'era stato dato. Voi che sarete emersi dai gorghi dove fummo travolti pensate quando parlate delle nostre debolezze anche ai tempi bui cui voi siete scampati. Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe, attraverso le guerre di classe, disperati quando solo ingiustizia c'era, e nessuna rivolta. Eppure lo sappiamo: anche l'odio contro la bassezza stravolge il viso. Anche l'ira per l'ingiustizia fa roca la voce. Oh, noi che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza, noi non si potè essere gentili. Ma voi, quando sarà venuta l'ora che all'uomo un aiuto sia l'uomo, pensate a noi con indulgenza.
Bertolt Brecht, "A coloro che verranno", 1939.

venerdì 27 aprile 2012

Alleluia, brava gente! (2)

Torna la politica o forse no. Torna il battage elettorale, la grancassa, la tromba, l' 'Udite! Udite!' e l' 'Entrate gente! Più gente entra, più bestie si vedono!' -e i soliti cialtroni di sempre fanno la voce grossa con il governo per il pugno di lenticchie del favore che avranno (sperano di avere) dagli imprenditori (da tre palle un soldo) che nicchiano sulla riforma del lavoro e assumono come ridicolo pretesto per aumentare la posta l'articolo 18 e il poco, pochissimo che garantisce di 'garantismo' e giustizia sociale dei licenziati per rancori personali o peggio. Torna la 'politica': quella del marasma e degli sfoghi di pancia e delle promesse idiote che non saranno mai realizzate 'ad usum gonzorum' - e tornano a fregarsi le mani i 'menomalechesilvioc'è' mai pentiti e i loro alleati 'utili idioti' che pensano che Silvio sarà migliore di Monti e garantirà pace sociale e, insieme, uscita dal default e altre mirabilie di 'libertà, lavoro, meno ta(o)sse (per Totti?)' e via elencando delle ridicole cose che piacciono tanto al popolo bue e al 'popolo sovrano' per un giorno -e il giorno dopo cornuto e mazziato da un berlusconi qualsiasi che le tasse non le abbasserà, il lavoro mancherà uguale, ma almeno avete votato e 'le abbiamo prese, ma gliele abbiamo dette!'. Alleluia, brava gente!

martedì 24 aprile 2012

Ogni cosa è illuminata

Curiosa questa invocazione a una 'memoria condivisa' relativamente al 25 aprile. E' come invocare una 'memoria condivisa' relativamente ai tre lustri di una stagione all'inferno berlusconiana fitta di malaffare e di cricche di s-governo e di farabutti e lenoni e puttane al vertice del paese e delle sue cronache di infamia -e gli avvocati in parlamento per fare le leggi ad personam finalizzate a cancellare l'infamia di un certo modo di essere imprenditore vocato all'evasione e alla costituzione di fondi neri e alle mazzette. Che c'è da spartire e condividere con questa genia di farabutti? E per quanto è del 25 aprile e della guerra civile che è stata, l'unica 'memoria condivisa' è quella di una scelta di campo 'di qua' o 'di là'. E di qua c'era la buona coscienza e le buone intuizioni di chi giudicava il regime nazifascista la massima abiezione della mente umana, il Male Assoluto -cogli orrori della guerra e dei massacri e delle occupazioni e dei lager e la domanda angosciante de 'Se questo è un uomo' che informerà la seconda metà del secolo dei sopravvissuti e dell'immensa fatica di conservare la memoria delle future generazioni perchè la storia ci sia maestra. E 'di là' c'è la cattiva scelta di fedeltà al regime incanaglito e furente della Decima mas e dei tedeschi in ritirata che impiccavano i partigiani e li fucilavano e davano fuoco alle chiese e alle case e ai fienili dove cercavano vano riparo i civili. L'unica memoria condivisa è quella di 'ogni cosa è illuminata' e ricordare l'orrore che è stato -e ne deve seguire il silenzio di pentimento e penitenza lunga una vita di chi ha militato nella parte sbagliata. Ogni altra chiosa diversa di chi tenta di accreditare una 'pari dignità' è parola miserabile e oscena.

grasso che cola

A leggere l'articolo dell'emerito Ferrara su Grillo e i suoi successi annunciati prossimi venturi verrebbe voglia di soprassedere al proposito di non andare a votare e votare il Movimento Cinque Stelle. Che avrà pure un nome curioso e buffo come quello degli hotel lussuosi (che ci azzecca coi grillini in politica?), ma fa bene il suo mestiere dell'antipolitica -nel senso che non si è macchiato (finora) di nessuna delle nefandezze di cui sono macchiati, invece, tutti gli attuali partiti nessun escluso. E sempre sono stupito di tanto spreco di intelligenza apparente negli articoli dell'emerito Ferrara -di tanto suo prodigioso 'non si poteva dir meglio se si voleva dir niente' che somiglia tanto alle arringhe di quel brillante e focoso avvocato che il cliente in aula lo pregava: 'Basta, avvocato, per favore, che sennò perdiamo la causa.' E Grillo peccherà pure di tutte le umane debolezze che furono di Masaniello e di altri 'rivoluzionari' e demagoghi e populisti che finirono come sappiamo, ma di fronte all'emerito Ferrara fa la figura di un gigante in marcia che scivola e si arresta improvvisamente e, alzando la suola, constata di aver calpestato un escremento e porcona da par suo: 'Belin! ancora e sempre il Ferrara. Grasso che cola!'

giovedì 19 aprile 2012

i freschi pensieri di una possibile rinascita

Racconta Hobsbawm ne 'Il secolo breve' che, prima e dopo la grande crisi del '29, altre crisi economiche hanno afflitto l'umanità nel suo divenire, ma -ecco la buona notizia- il grafico dello sviluppo economico lungo il Novecento traccia una diagonale in costante salita, malgrado i picchi profondi delle diverse crisi. Alleluia!
Si cresce, perciò; le 'magnifiche sorti e progressive' dell'umanità sono state un'esagerazione letteraria confinata nella seconda metà dell'Ottocento -secolo di grandi invenzioni e scoperte- ma si cresce, vivaddio! E tutto questo geremiare che si ascolta e si legge intorno alle fabbriche che chiudono e il lavoro che non c'è dovrebbe fare posto, invece, alle idee nuove e le nuove intraprese che costruiscono il futuro, facendosi largo a fatica e con pazienza tra le mille macerie del capitalismo che muore in patria, ma, come araba fenice, rinasce altrove: nei paesi di storica povertà che -come i vasi comunicanti- assorbono il liquido della ricchezza in uscita dai paesi di storica ricchezza.
Cediamo ricchezza, è vero, ma non mancano le risorse di intelligenza e voglia di farcela -e l'esempio di quell'ex dipendente licenziato a Piove di Sacco che si è comprato la fabbrica chiusa ed ha riaperto e riassunto una quindicina di ex colleghi è solo uno degli esempi che si devono portare in palmo di mano -e dovremmo smetterla di invocare le distruzioni di Shiva e il fuoco delle molotov di Atene e vomitare 'rivoluzionaria' rabbia inutile perché quella vecchia mitologia religiosa della distruzione ha fatto il suo tempo ed è inutile e costosa per la casse dello Stato che deve riparare i danni e meglio è guardarsi intorno e cogliere le nuove opportunità che si aprono per i semidei che siamo e che costruiscono il futuro colle loro mani e i freschi pensieri di una possibile rinascita.

lunedì 16 aprile 2012

andate al mare

La crisi della politica morde le caviglie delle pecore ammassate nel gregge del 'popolo sovrano' e, per la verità, proprio a strazianti belati somigliano le esternazioni di tutti coloro che si aggiungono al coro del 'fuori tutti!' e 'facciamo pulizia'.
Perché nulla cambierà, dopo la prossima tornata elettorale e le investiture popolari che sono venute dalle urne aperte si sono rivelate sempre e inevitabilmente deludenti e inadeguate al compito di 'servizio ai cittadini' che dovrebbe essere il solo 'must' dei politici eletti e designati ai diversi ruoli istituzionali.
Temo che un perverso Nume aleggi sopra la democrazia italiana e la rende fragile ed esposta costantemente al vento della malapolitica e ci rifila ogni volta le peggiori persone e arrivisti e populisti e i bossi e i berlusconi e gli scilipuoti e i razzo.

Come a dire: bisognerebbe rivedere il meccanismo all'origine e riformarlo e stendere i binari di un mondo democratico nuovo e piantare i paletti, ma non si può fare. Vaste programme, avrebbe chiosato De Gaulle che se ne intendeva.
La democrazia italiana è la terra di nessuno dei cento partiti e cento liste civiche dentro le quali abbaiano candidati che, sempiternamente, promettono, promettono, promettono... E rubano, s-governano, danno fiato e paccate di miliardi di soldi pubblici alle cricche degli appalti, si comprano le lauree tarocche all'estero e via geremiando.
E le rivoluzioni annunciate si leggono solo sul web. Che il 'professor Cacciari' si incarica di dirci che 'è pieno di frustrati', alleluia! Che il Cielo ce lo serbi.

Andate al mare, cari concittadini -colla remotissima speranza che questo vecchio esorcismo craxiano cambi di segno e si faccia, invece, narrazione letteraria degna di un Saramago che, in suo libro, narrava di un presidente di seggio elettorale che vide arrivare nel seggio solo un paio di vecchiette dolci e care, alle quali si può perdonare di non sapere quel che accade nel paese e quali lupi ed esimi imbecilli si scambino i ruoli di eletti ed elettori.

sabato 14 aprile 2012

Venezia e i barbari sognanti

Venezia è viva, vivissima, e per niente triste e decadente, come volevano vecchie canzoni melense e i sedicenti 'futuristi' marinettiani.
E' l'unica città, dati alla mano, che in tempi di crisi ha incrementato i suoi numeri di presenze turistiche, -già altissimi e oltre il livello di guardia da anni- e li mantiene a Pasqua sepolta perché è città incomparabilmente bella e capace di offrire emozioni estetiche superiori perfino a quelle che offrivano i mitici 'giardini di Babilonia' sommati a quelli dell'Alhambra e addizionati col Grand Canyon.
E capita di passare per il campo dei Frari affollatissimo di turisti curiosi con le fotocamere puntate sulla gondola da matrimonio e scattano decine di foto ciascuno, neanche fossero sul set di Blow up – e poco importa che gli sposi siano davvero bruttini e parecchio avanti con gli anni; Venezia è Venezia e qualsiasi cosa vi si celebri è un evento da mondovisione, perfino le ridicole manifestazioni celtiche del defunto Bossi e annessi 'barbari sognanti' oggi risvegliati e affranti.

E capita di osservare giovanissime musiciste fuoriuscire da un bar gestito da cinesi con il toast in mano e avviarsi verso il 'palazzetto Bru Zane' dove danno un concerto di Brahms e pazienza se il ticket è salato. L'arte ha un suo costo è va saldato alla fonte; la pubblica amministrazione impari dai privati e così diminuirà il numero degli imprenditori suicidi.

E perfino Klimt è resuscitato a Venezia in quel di Pasqua, e una sua mostra attira le file dei turisti lunghe come quelle fuori della basilica di san Marco e gli ori del grande viennese fanno aggio sugli ori dei mosaici e si mescolano in una vertigine di figure ieratiche ed erotiche che solo Venezia sa coniugare.
Però, per favore, dimenticate Venezia e andate, che so, a Modena, a Cremona o in Abruzzo. Diversificate i percorsi turistici, che diamine! Ne abbiamo le palle piene dei numeri altissimi di visitatori che neanche le locuste. 'Turisti go home' dice una scritta a pennarello sul ponte di Rialto e un gruppo di giapponesine se la indicavano col dito e ne ridevano, beate loro.

venerdì 13 aprile 2012

i falsi medici e il disonore della politica

E, nel momento della vergogna e del pianto in pubblico di colui che alzava il dito medio e 'ce l'abbiamo duro' e 'trecentomila fucili padani' e 'Dio Po' e 'secessione' e federalismo e Biancaneve, ecco uscire il racconto giornalistico di quando questo personaggio da avanspettacolo di quart'ordine si spacciava per medico -e non ci posso credere che una storia di tanta infamia e squallore personali sia diventata storia patria e di s-governo e sia scritta negli annali di questa repubblica orrenda a raccontarsi di elettori ed eletti stretti nel sacro vincolo della vergogna e dell'infamia reciproci.

E chi ci guarda da fuori ha sempre più la tentazione di includerci nei misteri eleusini dell'italiano furbo di cui alle macchiette di Sordi e Totò e fare spallucce o ridurre tutto a risata sarcastica perché davvero si fa fatica a pensare che qualcuno che rientri nella categoria di 'essere pensante' e di 'elettore responsabile' possa aver dato credito politico a un tale che usciva di casa con valigetta medica e stetoscopio -e che da quell'imbroglio e miseria morale personali sia uscita una 'lega' capace di raccogliere fino al dieci per cento di consensi e condizionare i governi della repubblica e tutta l'agenda politica.

E mi viene in mente un film terribile in cui il protagonista fingeva di avere un lavoro e illudeva moglie e figlio di essere persona responsabile e credibile e quel suo imbroglio di risolveva in un cupio dissolvi di disonore e vergogna -e tutti noi cittadini dovremmo chiederci 'come è potuto accadere tutto ciò?' e perché abbiamo scritto collettivamente una tale storia infame di malapolitica fingendo di credere che un satrapo puttaniere che ha osato la follia di comprarsi la politica coi soldi e un povero cristo da osteria bergamasca potessero includersi nella res publica che le maestre alle elementari ci dicevano sacra e gli eletti del popolo si chiamavano e venivano detti 'onorevoli'.

mercoledì 11 aprile 2012

la neve di Canossa

I sostenitori della tesi 'sono tutti uguali, tutti ugualmente corrotti' si leggano su 'il Foglio' di famiglia la difesa appassionata e compassionevole che Giuliano Ferrara fa di Penati e delle sue miserabili ragioni per non dimettersi -ad onta delle imputazioni che lo riguardano e dell'immenso discredito che lo sovrasta.
La difesa e la 'compassione' di Ferrara si basano sulle ragioni che ha prestato (prestito lucrosissimo) a Berlusconi e alla sua compagnia di s-governo corrotta per antonomasia e dichiarata vocazione: l'attacco alla magistratura a testa bassa e 'a prescindere' e l'insignificanza delle accuse grazie al correre del tempo e della smemoratezza dei cittadini e dell'abilità degli avvocati a puntare sulle prescrizioni coi pelosi distinguo di una farraginosa giurisdizione.

So per certo che quei sostenitori che acclamarono ed elessero Berlusconi e Bossi quali loro idoli politici -e oggi sono nella polvere e nella melma maleodorante della cattiva fama di corrotti e corruttori della res publica- non si convinceranno di avere una trave nell'occhio così enorme che, quando si girano su se stessi, fracassano ogni cosa intorno e abbattono i malcapitati che gli stanno nei pressi.
Lo so perché le loro fragili e pretestuose tesi accusatorie sono spuntate dal livore storico che nutrono da sempre contro 'la sinistra' e contro ogni uomo e donna che abbia scelto di militare 'a sinistra' dello schieramento politico -e D'Alema è il loro idolo di riserva perché ben si presta all'attribuzione di ogni misfatto 'antipolitico' e, oltre alla banca e alla barca, oggi gli imputano perfino il possesso di un'isola senza tema di oltrepassare la soglia del ridicolo e mostrarsi nudi e osceni a vedersi come il loro re di denari decaduto.
Re di denari che, fino a ieri, ha infarcito di calunnie politiche i fogli di stampa al suo soldo (ricordate il caso Telecom-Serbia?) e teneva sempre lustri i denti acuminati dei Sallusti e Feltri e Belpietro, adusi allo sciacallaggio politico e a coprire di fango prima di sentenza passata in giudicato chiunque sbarrava la strada o non si inchinava al passaggio dell'adorato 'Silvio': compagno di velenose merende e nume tutelare della cattiva politica della satrapia italica dei lettoni di Putin e le escorts vestite da infermiere.

Sarebbe bene che leggessero la difesa che Ferrara presta a Penati (patrocinio gratuito e fraudolento nei segreti fini della rivalsa politica) perché così risalterebbe chiaro ai loro occhi (speriamo, esprimiamo voti) il significato che ha lo spogliarsi delle cariche elettive affinché non siamo sporcate dal fango di un accusa e di un inchiesta -indipendentemente dalla presunzione di innocenza e dall'effettiva innocenza che dovesse dimostrarsi nelle aule dei tribunali.

La politica, il servizio politico degli eletti alla res publica deve essere immacolato sempre, e la presunzione di specchiata onestà dimostrata nelle biografie e nei comportamenti – e sanzionata negli atti fraudolenti-, perché la politica è il totem a cui si inchina riverente il 'popolo sovrano' nel solo momento in cui si dà senso al suo esistere e 'governare' : l'urna elettorale aperta.

E oggi assistiamo, invece, all'invereconda e impotente geremiade universale dell'antipolitica di cittadini che si sentono traditi e vilipesi, ma non sanno che fare e come difendere il loro piccolissimo privilegio di 'sovrani elettori' dalla cattiva fama che essi stessi hanno contribuito a far sedimentare nei decenni di infamia nazionale: col voto colpevole e l'affido della res publica a gente infame di cui si conosceva la biografia maledetta e vituperevole in anticipo, ma li hanno votati 'in fede e in coscienza' perché ben rappresentavano la loro cattiva coscienza di evasori e furbi 'malpensanti' sempre restii a battersi il petto e inginocchiarsi nella neve di Canossa.

lunedì 9 aprile 2012

pasque e dintorni

C'era un set cinematografico alla Bunuel, ieri, giornata, di Pasqua, nel salone d'ingresso del Centro per anziani autosufficienti che ospita mia madre. E si girava il remake di quella scena di un suo famoso film in cui, in un ristorante spagnolo, sul far della sera, gli 'chef de rang' e i 'commis' intavolano con il 'maitre d'hotel' dei sapidissimi dialoghi teologici sui 'misteri della fede' che hanno diviso i padri conciliari nei diversi concilii (Bisanzio, Trento) e ci hanno consegnato la 'verità del Verbo' rivelato così come la conosciamo e la condividiamo o la rigettiamo.

Diceva una signora di origine moldava che 'si parla troppo di cibo e di convegni familiari dove l'unica realtà della Pasqua che si festeggia è il cibo'. E aggiungeva che 'nessuno parla della Pasqua di Resurrezione' di cui alla leggenda del Cristo e della tomba vuota e degli apostoli che la dissero 'Resurrezione' miracolosa, appunto -e ci pensò Paolo, ex Saulo di Tarso illuminato sulla via di Damasco, a ribadire che 'senza la Resurrezione del Cristo e il nostro risorgere in Lui, anime e corpi, tutto il verbo religioso antecedente sarebbe nulla' (libera citazione).

La rintuzzava un'altra signora non troppo ferrata in cose evangeliche e storia delle religioni che la invitava a 'farsi gli affari propri' -e intendeva sottolineare, con quella sua poco dialettica e sbrigativa argomentazione, il fatto che la sua antagonista apparteneva al Verbo degli Ortodossi -rocciosi antagonisti storici dei 'cattolici romani': storicamente vincenti perché più numerosi e capaci di calcare e tenere la scena mediatica nel Bene e nel Male.

E, in verità (vi dico), parliamo davvero poco di Resurrezione della carne e, quando si appressa quell'ora della malattia e della vecchiaia che è nunzia della prossima dipartita, ci capita di pensare, invece, alla improbabilità di quella lontane leggende che ci trasciniamo a fatica nel Terzo Millennio perché, dopo quella miracolosa Tomba vuota, (la cui pietra pesantissima era spostata di lato e agli ingenui Apostoli non venne in mente che potessero essere stati i soldati romani che volevano sottrarre un luogo di convegno religioso agli esaltati seguaci del Cristo e, invece, gli offrirono un'icona di straordinaria presa sulle generazioni future), dopo quella Resurrezione, dicevo, nessuno più è risorto dalle tombe dei nostri silenziosissimi cimiteri e il trapasso da questo mondo al 'mondo dei più' ci appare desolantemente buio e vuoto e occorrerebbe aggiornare la leggenda religiosa col ricorso alla Scienza dei viaggi spaziali e alla fisica delle particelle, ma costa fatica e impegno e (quasi) tutti pensiamo che siano bubbole utili a consolare chi resta -e l'Eternità dei sogni e il ritrovarsi tutti 'Di là' (chissà quando, chissà come) é una fiaba per adulti rimasti storicamente bambini che nessuno racconta più.

sabato 7 aprile 2012

Di Habilis e Afarensis

Si può credere che sia una questione di fisiognomica, -come fa un tale di mia conoscenza descrivendo i tratti del viso della Camusso e la sua noncuranza nel farsi riprendere dalle telecamere masticando il ciuingum peggio di una liceale di Quarto Oggiaro- ma allora bisognerebbe chiedersi, per par conditio, a quale specie antropologica appartengono quei dessi che, nei comizi, osannano il Bossi dal viso stralunato e la voce roca che viene dai lontani millenni della specie: se all'Afarensis o all'Habilis -intendendo la loro sola abilità di intascare il denaro delle tasse non pagate e sottratte con destrezza agli altri concittadini che coglionano coi grugniti appena intelligibili de 'secessione' e 'roma ladrona'.

E se, nel grugnirli, si battessero il petto o si grattassero la sommità del capo lo studioso avrebbe immediata conferma della sua classifica lombrosiana e non staremo qui a perdere tempo col rovello 'Ma davvero è un complotto di 'roma-farabutta'?' come tenta di farci credere lo scimmione di Gemonio coll'ennesimo grugnito di scuola berlusconiana.
E proveremo, allora, a contrapporgli la Milano-canaglia delle molte inchieste sulla corruzione e distrazione di fondi pubblici del Pirellone e la 'Gemonio-ladrona' delle ristrutturazioni pagate coi soldi destinati alle attività di partito e i familismi delle lauree pagate a Londra al figlio 'Trota' perché, qui da noi, uno con la faccia così non lo laureeremmo neanche a Catanzaro, nella più disastrata Università delle Calabrie e sede distaccata a Timbuctù, se ne esiste una.

Una questione di antropologia culturale affligge questo paese -che manda al governo i peggiori figuri dalle facce ridevoli o idiote e si compiace di intervistarli e sbatterli nei 'blob' serali per dirci che la satira politica è morta e sepolta -perché la satira vive, invece, ed è incarnata nelle persone dei Scilipuoti e Razzo e del Berlusconi-satiro da quattro escorts a sera che mi ricorda Lex Luthor: col mascellone e il ghigno della sfida criminale del 'ducetto di Milano-due' alle istituzioni della repubblica -e le amicizie col Cosentino e il Dell'Utri e il Don Verzè di cui alle cronache: che puntava all'immortalità; e il presidente del consiglio di amministrazione del san Raffaele, a suo dire e bestemmiare, era lo stesso padreterno che deve averlo spedito dritto all'inferno per una tale bestemmia di stile 'ghepensimi' berlusconiana.

E il dramma che viviamo come paese è proprio quello della permanenza in vita di una quantità angosciante di 'fedeli al capo' qualsiasi cosa avvilente faccia e si viene a sapere che ha fatto.
E da Berlusconi a Bossi non cambia una virgola di quei fan-clubs tragici e tristi tipo 'menomalechesilvioc'è' e 'Bossitiamiamopiùdiprima' e che nell'urna continueranno ad asfissiarci col loro 8 per cento di fedeltà al lazzarone di Gemonio e il pdl al 20 in barba alle ruberie e alle cricche di s-governo.
E' una quantità spaventosa di scimmioni afarensis e habilis quella che si recherà prossimamente alle urne e continuerà a inquinare la scena politica e a farci sognare l'Europa che non c'è anche nel prossimo decennio. Monti o non Monti. L'Italia immutabile dei farabutti che danno dei farabutti ai magistrati che li indagano e mostrano l'evidenza della vergogna.
Che avvilimento, ragazzi!

martedì 3 aprile 2012

agitatori e consenso popolare

Era successo anche all'Incorruttibile, al magnifico oratore Robespierre -quello dei j'accuse implacabili pronunciati davanti ai membri ammutoliti e timorosi dell'Assemblea che mandavano in carcere e alla ghigliottina gli aristocratici e i loro sostenitori non dichiarati in seno all'Assemblea che tramavano nell'ombra.

Era successo che lo strumento per sporcarne la figura e additarlo quale 'corruttibile' e corrotto e ugualmente soggetto alle nequizie del potere fosse l'accusa di accettare inviti a cena dalle contesse decadute – di subire, cioè, il fascino dell'ancien règime che pubblicamente decapitava.

Parigi ladrona, per intenderci e il cappio mostrato alto, -come avvenne nella Roma ladrona, qualche secolo più tardi, in una seduta della nostra miserabile Assemblea parlamentare romana fitta di corrotti e corruttori ex Tangentopoli che hanno affossato Mani Pulite -e l'Imprenditore filocraxiano 'sceso in campo' che si è comprato la politica coi soldi sporchi e l'alleanza spudorata del Pirla leghista per dirsi Impunito e Impunibile.

Non si può scherzare col fuoco perché, se lo si maneggia da inesperti, brucia le mani -e gridare a gole spiegate nei pubblici comizi 'roma ladrona' e spellarsi le mani col 'tricolore nel cesso' ha come inevitabile Nemesi l'odierna valangata di fango che tutto ricopre del 'partito dell'antipolitica' -che raccolse consensi perfino fra gli operai ex comunisti e oggi è rannicchiato tremante nell'Angolo della Lapidazione Mediatica e i giornali, nessuno escluso, lanciano pallate di merda in faccia agli ex incorruttibili.

E successe anche a Masaniello, di maneggiare spudoratamente il consenso popolare rivoluzionario e ritrovarsi poi solo -e nessuno del suo 'popolo' che 'desse la vita' per salvarlo dall'esecuzione.
E, curiosamente, una strana forma di segreta pietas ci prende per quel capopolo che creò il suo buffonesco potere tra i fumi delle osterie della bassa padana circondato dai suoi artigiani-evasori pronti alla 'secessione' e ai 'trecentomila fucili padani' e oggi muore e viene lapidato -e c'è da giurare che, 'prima che il gallo canti', molti suoi luogotenenti lo tradiranno tre volte e forse dieci.


Discorso di Tommaso Aniello D'Amalfi detto 'o' Masaniello' prima della sua esecuzione


« Amice miei, popolo mio, gente: vuie ve credite ca io sò pazzo e forze avite raggione vuie: io sò pazze overamente. Ma nunn'è colpa da mea, so state lloro che m'hanno fatto'ascì afforza n'fantasia! Io ve vulevo sulamente bbene e forze sarrà chesta 'a pazzaria ca tengo 'ncapa. Vuie primme eravate munnezza e mò site libbere. Io v'aggio fatto libbere. Ma quanto pò durà sta libbertà? Nu juorno?! Duie juorne?! E già pecché po' ve vene 'o suonno e ve jate tutte quante 'a cuccà. E facite bbuone: nun se pò campà tutta a vita cu na scuppetta 'mmano. Facite comm'a Masaniello: ascite pazze, redite e vuttateve 'nterra, ca site pat' 'e figlie. Ma si ve vulite tenere 'a libbertà, nun v'addurmite! Nun pusate ll'arme! 'O vedite? A me m'hanno avvelenate e mò me vonno pure accidere. E ci 'hanno raggione lloro quanno diceno ca nu pisciavinnolo nun pò addeventà generalissimo d'a pupulazione a nu mumento a n'ato. Ma io nun vulevo fa niente 'e male e manco niente voglio. Chi me vo' bbene overamente dicesse sulo na preghiera pe me: nu requia-materna e basta pé quanno moro. P' 'o rriesto v' 'o torno a dì: nun voglio niente. Annudo so' nato e annudo voglio murì. Guardate!!»

Buona vita, nipoti cari

Creativo è creativo. Internet, intendo. E connette tutto con tutto/i. Perfino con gli sconosciuti e i vecchietti come me che, un giorno si e l'altro pure, ricevo nella posta del mio profilo su 'Libero' le e-mail-fotocopia (se le passano tra amiche dicendosi l'un l'altra 'funziona!), le mails, dicevo, delle nuove arrivate -badanti e altro- che, dopo aver adescato il vecchietto, se lo coccolano q.b. e lo vezzeggiano e non 'la danno' fino al matrimonio o dopo aver ottenuto l'appartamento e il resto dell'eredità con testamento anticipato e consegnato al notaio senza previo avviso ai figli e ai nipoti.
E, sulle locandine dei giornali, leggiamo dei figli incazzatissimi che gli fanno causa a questi/e 'nouveaux riches' d'importazione per recuperare le briciole.

E mi chiedo se 'gli altri' quelli che, come me, ricevono queste avvilenti mail delle postmoderne adescatrici del mondo globalizzato, quelli che 'ma si, proviamo a vedere!' e rispondono e ci cascano non vivano spaventose storie di solitudini intollerabili per aderire e sottoporsi a questi rituali stupidi del postmoderno 'gioco degli incontri e degli inviti' -e accasarsi con una chiunque dagli occhi glauchi e freddi o carnagione bruna o mulatta e italiano improbabile e telefonino sempre all'orecchio con le amiche badanti e viaggio fisso, due volte l'anno, in Moldavia e Ucraina, -mamma che bello il Nuovo Mondo oltre il 2012!

E io m'aggiro per Mestre con sguardo attonito e stranito perché, dentro agli autobus e per le strade e i pochi spazi verdi dei vecchi quartieri abbandonati, mi vengono in mente le scene cinematografiche di un Bronx d'antan -quale si vede ormai solo nei vecchi films, perchè, laggiù, sono andati oltre e 'il sogno americano' si è trasferito da noi; è diventato il sogno italiano, in barba alla crisi che morde e al lavoro che non c'è e a un rapporto popolazione-territorio che è il più sfavorevole d'Europa.

Il futuro è appena cominciato. Chi vivrà vedrà e i cocci sono suoi. Buona vita, cari nipoti.