martedì 31 luglio 2018

L'orizzonte del futuro si è aperto



'Il problema del nostro tempo è l'accettazione del disordine.' affermava cinque anni fa Jannis Kounellis in un intervista. E se lo dice lui, artista dell'Arte Povera, la predizione è credibile, credibilissima. Non solo perché è un greco-italico per la sua lunga frequentazione della penisola – 'una faccia una razza', per intenderci – ma perché gli artisti, come i poeti, sono i soli credibili e disincantati predittori del futuro che ci aspetta.
Un futuro gramo di entropia sempre crescente - e ci vien da credere che la sicumera di Enscher quando affermava che : 'Ci piace il caos perchè adoriamo sottometterlo all'ordine.' fosse un azzardo già ai tempi suoi (sfociati in ben due guerre mondiali) e una qualche forma di ordine la si rintracciasse allora solo lungo le linee eleganti dei suoi disegni.
E la frattura di Marinetti e dei suoi artisti, succubi delle sue farneticazioni guerresche, fece esplodere quelle linee apparentemente ordinate nei colori sparati e vividissimi di Boccioni e nella furia immaginativo-omicida dei vortici e dei fumi degli obici che centravano le trincee: BUM BANG RAZZI SIBILANTI SBAAAM! - la grafica futurista della demenza e del martirio dei fanti i cui nomi oggi leggiamo sulle croci dei 'cimiteri di guerra'.
E riandare coi pensieri alle entropie incontrollabili del passato recente un po' ci conforta perché l'attuale disordine dei sette miliardi di persone formicanti per il pianeta e vaganti per mare sui barconi - da nessuno amati e malamente accolti per la trista e realistica predizione statistica dei futuri 'foreign fighters' e 'radicalizzati sul web' che usciranno dalle loro fila – sembra poca cosa di fronte alle due guerre dei nostri padri e bisnonni e ai milioni di morti che ne seguirono.
Che, se comparate con la presente 'guerra di religione' o 'guerra per soldi', - come oppongono i due schieramenti dei 'buonisti' e dei realisti impropriamente schedati 'a destra' dell'emiciclo sociale -, sembrano dirci che forse l'umanità futura vivrà ancora, chissà, qualche suo decennio buono di vita accettabile in un prossimo futuro.
E che, sbarazzattici dei Renzi e delle Merkel e degli Juncker e degli Schultz, forse appariranno governanti nuovi in quel che resterà dell'Europa capaci di misure efficaci di contenimento e argine del caos di uomini e popoli l'un contro l'altro armati e un nuovo ordine si disegnerà finalmente sull'orizzonte del futuro europeo e mondiale. Amen e così sia.Nessun testo alternativo automatico disponibile.

sabato 28 luglio 2018

Ultimi baci appassionati

Besame mucho
Rai news 24 dedica un servizio nostalgico a una famosissima canzone del 1940 che tutti abbiamo ascoltato e, forse, canticchiato 'Besame mucho'. Un lagnosetto refrain di richiesta di ultimi baci da parte di chi teme di perdere l'amato/a, (il direttore generale o di rete, date le ultime nomine rai sotto urgenza e pressione di 'spoil system?) ma, si sa, a quei baci ultimi e languidi ne seguiranno altri con altro/a amato/a anch'esso/a indimenticabile e verrà scritta un'altra canzone, magari 'Baciami Alfredo' o '24mila baci', per chi ama esagerare e seppellisce l'amato sotto una gragnuola di rapidi contatti labbra con labbra da stordire anche un coniglio o un mandrillo.
E, in verità in verità vi dico, che non c'è amore più grande del presente e vivo e ogni altro trascorso è imbalsamato 'in memoriam' e, come l'acqua sotto i ponti, non macina più, per quanti sforzi noi si faccia di titillare il ricordo e scovare il letto di quel fiume lontano nel tempo dove scorrevano i felici momenti che: 'Que reste-t-il de nos amours? (…) une photo, vielle photo de ma jeunesse'.
E tuttavia i languori antichi permangono, ne convengo, se sopravviviamo a quei fuochi devastanti che bruciarono i nostri boschi interiori e, oggi, pacificati e sereni, ci incamminiamo verso l'ultima decina di anni buoni che ci restano – e allora intoniamo pure il comune inno di 'Besame mucho' insieme ai giapponesi di rainews 24 tutt'ora in trincea, sicuri che un bacio é l'apostrofo rosa dei cioccolatini relativi e un cioccolatino non si nega a nessuno, neanche a quei giornalisti che ci hanno rifilato fake news renziane e piddine a pioggia fino a dopomani e oggi canticchiano mestamente che 'tiengo miedo de perderte despues', o direttore, mio amatissimo direttore (generale e/o di rete).

MOJVIDEO.COM
Video: Andrea Bocelli BESAME MUCHO

mercoledì 25 luglio 2018

Di scienziati e nomadi pastori




Chissà quale è stato l'elemento scatenante l'odio della Fallaci – che così a lungo e approfonditamente frequentò i luoghi dell'islam e le sue genti. Odio nei confronti dell'ideologia totalizzante e imprigionante di quei dessi: tutti 'allah akbar' e guai a sgarrare in costumi libertari e libertini perché, subito, 'boko aram' - che rapisce e reclude le vergini nere già avviate verso i luminosi orizzonti del terzo millennio e le re-imprigiona nel nero velo luttuoso del monachesimo medievale islamico.
Gli è che, per la Fallaci, in principio fu amore e ammirazione - come capita al viaggiatore che transita per quelle contrade armato di bella comprensione e voglia di conoscenza, e riporta e narra nei suoi volonterosi diari di gentilezze e accoglienze squisite, - ma, si sa, viaggiare è transito breve e, se non supera la soglia fatale di giorni tre, l'ospite viene salutato con il fazzoletto sventolante e non puzza - come, invece, recita un acre e icastico adagio delle mie parti.
E, se si leggono le statistiche della presenza mussulmana nel Regno Unito riportate dall'articolo qui sotto, non si può non dirsi preoccupati del fatto che nel 2001 quei dessi viaggiavano intorno al 14 per cento della popolazione residente e nel 2014 già sono al 21 e fischia. Che, di questo passo, il sogno del Califfato dell'Isis - con tutti noi, indigeni storici ormai minoritari e proni sul tappetino rivolti alla Mecca, e mandare le sure a memoria e scritte cento volte sulle pareti di casa - si realizzerà per via di accoglienza indiscriminata e progressiva ed esponenziale.
E se il governo britannico si premura di dirci che saranno puniti i 'cattivi maestri' che hanno consentito alla lobby islamico-radicale di mettere mano ai sacri principi dell'insegnamento occidentale e di cassare la musica e il canto e iconoclasti sopratutto per la figura femminile, pure non ci sentiamo rassicurati e temiamo fortemente il medioevo prossimo venturo che si accompagna all'idea di allah e del suo profeta barbuto che unificò i nomadi pastori di allora e ancora ce li propone vittoriosi e in espansione al nord con pochi neuroni modificati e adeguati alla post modernità.
Chi vivrà vedrà e i cocci sono i suoi; però c'è una comunità multietnica che mi va di additare ad esempio di nobili e preclare visioni di un futuro migliore e buona e civile convivenza ed è la comunità scientifica dei campus universitari e dei centri di ricerca avanzata. Peccato sia abbondantemente minoritaria e di scarsa presa esemplare su quei nomadi ex pastori che ci ostiniamo ad accogliere e a non integrare.L'immagine può contenere: una o più persone

lunedì 23 luglio 2018

Il troppo che stroppia in tutte le direzioni



Osservavo perplesso Vittorino Andreoli, ieri sera in tivù, che, più agitato che mai e con toni e zazzera da Savonarola laico, sparava ad alzo zero contro i social degli 'odiatori' – che altri non sono se non i nostri compagni di classe o di lavoro o quelli che giocano a carte nei bar e 'dicono la loro' in rete nei modi fioriti e a volte eccessivi di sempre. Varia umanità, che volete farci. E prima dei 'social' c'era la televisione a meritarsi le reprimende di essere cattiva maestra di vita, ma ci abbiamo convissuto e 'fatti gli anticorpi' e basta fare zapping e scegliere il programma che più ci piace perchè scomodare la censura e la voglia di zittire gli oppositori?
E se Vittorino Andreoli ce l'ha con i 'social' – e con lui molti commentatori sui giornaloni a larga tiratura e molti politici di vecchia scuola e che si stimavano erroneamente 'maestri di pensiero' e dotti 'opinionisti' – è perchè i 'social' hanno assunto, nell'ultimo decennio, una forte valenza politica – che perfino i mitici 'hacker russi' di cui alle denunce delle commissioni di inchiesta sulle elezioni che hanno premiato Trump alla presidenza (un nome un'orticaria immediatamente visibile in molti buonisti e sedicenti democratici), perfino loro si sono scatenanti e hanno lanciato in rete strani 'avvisi ai naviganti' e presunte fake news che hanno convinto gli 'odiatori' a farsi soggetti politici visibili e clamanti e indignati e rabbiosi.
E l'alternativa alla libertà degli 'odiatori' (che è sinonimo di 'populisti' secondo il rabbioso verbo buonista e sedicente democratico) sarebbe quella di chiudere la rete o inserire in essa dei vincoli e molto filo spinato per impedire a questi nuovi rifugiati del libero pensiero e parola di rendersi visibili e operativi sulla scena politica ed elettorale.
Ma non bastano le querele per diffamazione, nel caso ricorressero i termini, o si ha paura di intasare i tribunali della repubblica perché il troppo del mondo rotto stroppia – sempre e in ogni vicenda e vicissitudine?

mercoledì 18 luglio 2018

White lives matter

White lives matter
E, se è vero quel che scrive un notista politico di gran nome, che la recrudescenza degli episodi violenti e l'uccisione di poliziotti americani da parte di assassini neri va in parallelo col dato statistico che la pretesa 'minoranza di colore' degli anni di M.L.King si avvia ad essere, fra breve volgere di anni, maggioranza, cade clamorosamente un altro dei cavalli di battaglia dei nostri appassionati e infiammati 'buonisti' non xenofobi : che non siano poi così tanti e non ci 'invadono' affatto i nostri immigrati, perché, in Italia, sono 'solo' il 10 per cento della popolazione – cosa che, dato il trend demografico e il loro figliare a mo' dei conigli, proietta ombre cupe di spaventosi conflitti annunciati già solo sul prossimo ventennio di un'Europa spogliata delle sue identità basiche e relativi valori di convivenza civile. Leggetevi l'intervista concessa ieri a un quotidiano (Il Fatto) da Houellebecq, l'autore di 'Soumission', oggi costretto a vivere sotto scorta armata (tu vedi quanto amano la libertà di espressione i nostri ospiti immigrati ammaestrati dai loro imam radicali).
E i decenni che abbiamo vissuto di relativa quiete sociale e illusioni pie che potesse darsi vivibile e auspicabile un mondo affratellato di tutti con tutti, al di là delle etnie, delle religioni, delle tradizioni culturali, naufraga oggi nei flutti del terrorismo folle e barbaro dei 'radicalizzati sul web' di seconda e terza generazione: i rinnegati e serpi in seno di una civiltà di convivenza pacifica che è stata brevemente dei padri e dei nonni integrati a fatica e oggi, la barba già imbiancata, si ritrovano a fare i conti con la progenie impazzita dei nipoti - e sono messi sotto stretto controllo politico e sociale da un Viminale che non sa a che santo votarsi e impone gli imam di stato sotto stretto controllo governativo e con le prediche in italiano e i corsi di aggiornamento e i tests di compatibilità e manifesto assoggettamento ai valori nostri italo-europei - alla facciaccia di tutti coloro che hanno inneggiato alle diverse culture sorelle sotto egida di nuova cittadinanza e 'multiculturalismo': progetto e pensiero debole, debolissimo e oggi anchilosato di quel 'buonismo' che tanti guasti sociali e deficit di sicurezza ha proiettato nei pochi anni in cui è salito sullo scranno renziano del potere politico, arrembando in cronaca a botte di imbonimenti televisivi e radiofonici e grazie ai giornalisti-amici piazzati nelle redazioni che contano.
E io ricordo ancora la vignetta postata da una cara amica di un dinosauro-securitè che si mangiava la fraternitè e l'egalitè, ma oggi è il dinosauro-terrorismo assassino che si mangia quell'altro dinosauro fattosi piccino e fragile, fragilissimo, se espone la popolazione civile ai barbari assassinii dei camion lanciati sulla folla e i morti sulle piazze di Parigi e Bruxelles e chissà quali altri orrori sono già annunciati e vedremo/leggeremo nelle cronache prossime venture.
Amici miei cari, buonisti immaginari, gli antibiotici di nuova generazione per i vostri neuroni infiammati non sono ancora disponibili nelle farmacie, ma possiamo organizzare fin d'ora dei corsi di rieducazione - simili a quelli che si stanno studiando al Viminale per gli imam di stato – che vi aiutino a guadare l'impetuoso fiume degli eventi tragici che ci affliggono ormai da molti anni e vi traghettino in sicurezza sulla solida sponda di noi realisti.
Realisti controvoglia, credeteci, perché anche noi avremmo tanto voluto cullarci nel vostro sogno rassicurante e beato di una società multietnica serenamente affratellata. Amen e così sia.

Teologie di nessuna grandezza

Teologie di nessuna grandezza

Post n°549 pubblicato il 18 Luglio 2018 da fedechiara
 
Ieri accadeva 17 luglio 2016
….che poi, a ben vedere, l'effetto collaterale più rilevante di tutto questo 'radicalizzarsi sul web' di suonati e depressi e varia genia di rimbecilliti di seconda o terza generazione di immigrati che sparano, sgozzano o conducono i camion della morte contro persone inermi e donne e bambini maciullati sull'asfalto è che qualcuno o molti finirà per chiedersi come sia possibile che esista un Dio buono e amorevole e misericordioso e un altro Dio per i suddetti imbecilli che lo vogliono 'u akbar' e bramoso del sangue di vittime incolpevoli e le prime che incontri sulle piazze e lungo le 'promenades'.
Una contraddizione insanabile e 'in seno al popolo' - come si diceva un tempo; in seno ai molti popoli e alle sette religiose che compongono il Medioevo islamico e le sue guerre intestine.
E insanabile per davvero dal momento che, per definizione e dogma di fede, Dio è unico ed è apostasia o imbecillità palese dargli due facce contrapposte, come capita, invece, agli induisti di mostrarci le statue di Shiva il Creatore e Shiva il Distruttore.
Questioni teologiche di gran rilevanza che abitano solo le lambiccate e contorte e fantasiose menti degli uomini e donne 'di fede' perché, di là della iono e stratosfera' - ce lo mandava a dire Gagarin nel corso delle sue prime navigazioni orbitali – c'è solo il gran silenzio del vasto cosmo e il paesaggio di stelle a milioni che, interrogate, ripropongono solo sé stesse e il big bang e le onde gravitazionali e nessun preteso Dio Creatore più o meno barbuto.
Così, a forza di interrogarci su questa infausta teologia del Dio Grande e buono (o feroce, secondo i capi dell'Isis) e sulle teogonie che l'hanno preceduta e tuttora durano sotto le altre latitudini che stanno al di là del Libro-veritas – 'verità' pretese per le quali ci siamo uccisi in passato e oggi ci uccidono (i 'radicalizzati sul web') – speriamo che 'ce la caviamo/eremo' di torno, prima o poi, questa iattura e idiozia dei precetti coranici interpretati secondo verbo di 'islam radicale' o di 'islam moderato'.
E non trascurerei di esortare i nostri ospiti islamici a considerare l'ipotesi di una 'islamexit' di massa dai luoghi europei un tempo pacifici che la loro massiccia presenza (le 'banlieues di Parigi, il quartiere di Moellenbeck in Belgio, per dire solo i maggiori - e la stessa Nizza che, appena dietro la promenade des Anglais, si mostra con i tratti di una città araba) ha trasformato in inappropriati campi di battaglia per le loro mene medievali – e, appena sbarcati sulle nostre coste, poverini, si mostravano davanti ai giornalisti e alle pietose televisioni bisognosi di un lavoro, di un rifugio e di 'un altro inizio'. Pensateci.

lunedì 16 luglio 2018

Quei fedeli prostrati davanti al Verbo




E quando si dice 'infiammazioni' le prendiamo in considerazione tutte, anche quelle che colpiscono i mitici 'intellettuali di sinistra' – che la sinistra se la sono persa nel transito degli accadimenti feroci del presente, ma sognare è lecito e, perdipiù, è gratis.
E abbiamo Moni Ovadia che ci rappresenta le Supplici quali antesignane dei post moderni supplicanti sui barconi – e l'autore è bravo, ca va sans dire, e il suo è buon teatro – ma queste equiparazioni da passato a presente sono ideologiche e 'per partito preso' e hanno il difetto di andare a spanne.
E chissà quante le erano le Supplici allora, al tempo delle arcaiche narrazioni, a fronte dei 600.000 ingressi illegali degli ultimi due anni e degli stipamenti nelle banlieues parigine e belghe e nelle nostre periferie urbane di folle islamiche nemiche.
Genti non più supplici bensì pretendono di imporre la sharia nei territori e nelle enclaves che hanno conquistato per via demografica; leggetevi i reportages giornalistici da Malmoe, Svezia e il bel romanzo di Houellebecq: 'Soumission' – per capire come il dieci e più per cento della popolazione immigrata è sufficiente a fare un partito politico e cambiare gli scenari identitari di una Europa che fa harakiri con scenografica e teatrale lentezza e ha lasciato sui marciapiedi delle sue città e negli aeroporti e nei supermercati e nei teatri dove si teneva un concerto un numero davvero troppo alto di morti ammazzati 'allah u akbar': immolati sull'altare e sulla predicazione fiabesca del melting pot universale in cui riconoscersi come fratelli globali.
E anche Paolini, nel suo rappresentare i tormenti di un Ulisse redivivo e post Odissea, assume il remo dei migranti quale cifra denotativa e predicazione para buonista che ci mostra il passato delle migrazioni comparate con quelle odierne di folle a fiumi e stormi e banchi e tracimazioni catastrofiche da un continente all'altro.
E la pietas offerta al pubblico senza altre aggiunte di sensatezza e 'conti della serva' e senza le narrazioni successive dei conflitti in terra europea tra gli indigeni e gli affluenti che non si integrano e non trovano lavoro è pietanza indigeribile e avvelenata - e magari si dovrebbe aprire un dibattito post spettacolo per aprire il guscio ideologico degli autori e degli attori e mostrare che non galleggia, non tiene l'onda delle contraddizioni, bensì affonda nelle acque delle drammatiche migrazioni odierne con affogamenti progressivi e certificati.
La parola agli spettatori, please. Nella speranza che quei loro spettacoli preconfezionati e ideologicamente chiusi non attirino solo i fedeli prostrati al Verbo misericordioso e buonista.Quei fedeli prostrati davanti al Verbo
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venerdì 13 luglio 2018

Gli dei che accecano chi vuol perdere

14 luglio 2017
E da quest'eremo montano dove piove mentre il resto del paese brucia e il clima è mite e le genti serene vien fatto di pensare che, se ancora ci fossero gli dei, lo diremmo preda dell'ira funesta di Giove che ci punisce per mai saper trovare una misura di equilibrio nelle cose - e forse è un dna dei popoli italici l'essere arruffati e confusi e le lingue di Babele che disuniscono la penisola e la consegnano ai feroci artigli delle Furie. E Nettuno ci consegna l'ennesima follia di sei/settemila sbarchi di gente che rimanderemo a casa loro - dopo aver speso centinaia di migliaia di euro in assistenza e verbo di accoglienza profuso a sproposito, - e solo di recente sprazzi di tardivo buon senso rischiarano le menti dei pazzi renziani e si dicono convinti di 'aiutarli a casa loro' e si provano a fare, con 10 anni di ritardo, l'unica cosa sensata e ragionevole di impedire le partenze e dare messaggio urbi et orbi di mai più assalti alle nostre coste da parte di scafisti assassini che usano il grimaldello di uno stupido buonismo - e la legge del mare piegata alla retorica atroce degli slogans politici ed elettoralistici. Gli dei accecano chi vuol perdere e si condanna a morire.
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giovedì 12 luglio 2018

qui radio londra

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E' pur giusto l'ascoltare che faccio delle trasmissioni di 'radio-pd-in cattività' – una sorta di radio-londra dei nostri tempi, con i messaggi in codice, le musiche della rivolta di chi attende la fine della dittatura populista e il sogno di rivalsa sui tempi cupi del fascismo che incombe.
Perché è proprio così che la vedono quelli di rainews24 - con aperta sfida al senso del ridicolo -, col sergente maggiore Micaletto in testa che, la mattina, ci legge le prime pagine dei giornali come fossimo sospesi tra Caporetto e il Piave della Vittoria. Siamo tornati al fascismo/populismo, mammaliturchi! e Salvini è il nuovo duce alleato dei nazisti/fascisti di Visegrad e c'è una emoraggia di umanità (sic) e poverini i migranti che fuggono dalle guerre/fame/siccità – e chissà perché qualsiasi umana catastrofe e piaga deve riversare le sue nefaste conseguenze sulle nostre coste e insidiare i fragilissimi equilibri economici e sociali del nostro e di altri paesi di un'Europa che si sta squagliando come neve al sole in questa estate di tormenti.
Dovrò, prima o poi, rivedere le bozze di un trattato sulla post moderna faziosità, fitta di fake news e interpretazioni forzose e che sfidano il comune buon senso e lo farò registrando, in primis, i commenti acidi del sergente Micaletto e i suoi nascosti rigurgiti di bile politica quando dà conto della 'campagna elettorale permanente' di Salvini – ed è, invece, l'applicazione, nel ruolo di ministro di un governo nuovo, delle cose che in campagna elettorale ha promesso; ed è persona coerente e rispettosa del mandato ricevuto da tutti coloro che vedono il controllo ferreo dell'immigrazione massiva e sregolata e guidata dai mercanti di vite umane e dagli scafisti assassini il principale obiettivo di governo. Alla via così e lunga vita al presente governo e al nostro ministro degli Interni. 'Oh Capitano, mio Capitano!' (quando ce vo', ce vo').
E una mia amica, di opposta sponda politica, che adorerà il Micaletto, immagino, e il suo modo di leggerci i quotidiani e dare spazio ai suoi editorialisti preferiti (tutti di sponda buonista e piddina) rilanciava sulla sua pagina social l'invito ai registi di sinistra e attori famosi e nani e ballerine (si sarebbe detto in altri tempi) a insorgere contro il prepotente verbo 'populista' – e le mancava solo la citazione di 'se non ora quando' a dare singulto di pianto alla sua disperata perorazione.
Infiammazioni. Gravi e refrattarie agli antibiotici del comune buonsenso. Passerà anche questa, che volete farci. Abbiamo vinto e perso guerre e malattie, risorgeremo alla sensatezza dei tempi nuovi e ritroveremo il senso delle proporzioni e l'amore per la buona e sana politica e per la legalità che si impone e si rispetta. Ce la faremo. L'umanità ha la pelle dura.

lunedì 9 luglio 2018

C'è mondiale e mondiale



10 luglio 2014
E se proprio non tagliare loro la testa e cavargli il cuore - come facevano i sacerdoti dei Maya per i capitani delle squadre che perdevano nel sacro gioco della palla - almeno una riduzione dei premi-partita e degli stipendi stratosferici a quei giovanotti che se ne tornano a casa con le pive nel sacco e che celebriamo come eroi caduti alle Termopili, ma sono al centro di un business miliardario dei comprati e venduti a botte di milioni di euro - e i mondiali sono la vetrina che serve agli sceicchi che investono nel calcio per comprarsi i migliori.
E ci sarà pure una nota di umana pietas da inserire in quel contesto di umane emozioni rotolanti dietro a una palla che si insacca, ma il Saba Umberto che ci commuoveva con il distico: 'Il portiere caduto alla difesa / ultima vana, contro terra cela / la faccia a non veder l'azzurra luce...' era spettatore di una partita di serie D9 o F16 - dove la 'popolarità' che ci sottolineavano in classe i professori esegeti era effettiva e conclamata e 'palpabile' e le scarpe e le maglie se le compravano i giocatori con i soldi di mamma e papà e magari ci avevano su anche più di un rammendo e una toppa.
Tu vedi come cambia il mondo irrimediabilmente sotto ai nostri occhi allibiti.
la Repubblica
#OlandaArgentina, Robben consola il figlio in lacrime dopo l'eliminazione [VID]http://larep.it/1sz2jHg http://larep.it/1sz2jHg


C'è Mondiale e Mondiale
E c'è un 'mondiale' dalle parti dell'est-mediterraneo, storica area di 'crociate' sanguinosissime e ferine, dove si gioca una partita da cavare il cuore - e i morti si contano a decine, forse centinaia nei prossimi giorni, se si muoverà la truppa e i riservisti si addentreranno in quell'orrendo carnaio delle città palestinesi dove si scavano i tunnel che nascondono le rampe dei missili iraniani di nuova fornitura e Hamas non si cura se muoiono i civili sotto le bombe perché altro spazio non hanno dove agire e combattere e la loro logica di combattenti è quella delle formiche guerriere che contano sul numero soverchiante dei nuovi nati - e poco importa chi muore perché, forse, la morte è una 'soluzione' invocata per chi vive a quel modo e in quegli stenti.
E non c'è ragione e umana commozione che valga per quei dessi, per i quali la vendetta è il vero senso del loro vivere e morire ed è inutile argomentare e porgere loro l'evidenza che dal conflitto con Israele hanno tutto da perdere e sarà nuovamente l'impero della morte, in quelle terre di storici naufragi religiosi e civili, per l'insensatezza di una guerra infinita e che mai finirà se non con l'estinzione dell'ultimo palestinese o l'ultimo ebreo.
E che quest'ultimo fuoco di guerra si sia acceso a causa della barbara e orribilissima esecuzione gratuita e miserabile dei tre seminaristi ebrei non può che farci 'parteggiare' per chi, in questa partita-mattanza tra ebrei e palestinesi, al massimo può essere accusato di 'fallo di reazione' - e se Israele segnerà il rigore di un'altra guerra vinta e la definitiva estinzione manu militari dei fanatici e folli combattenti di Hamas, beh se la sono cercata con pervicacia davvero 'degna di miglior causa' e speriamo che i nuovi nati intendano ragione, finalmente, e un'orizzonte di pace si apra, magari dopo il 2050, chissà, - si prendano tutto il tempo che vogliono, ma rinsaviscano, una buona volta, quei folli che sognano il Califfato, nientemeno! del Medioevo prossimo venturo.

domenica 8 luglio 2018

Diverso parere

E' mia convinzione che il rosso e il bianco sono colori difficilissimi da indossare – per le signore non più giovanissime, ma anche per i cinquantenni con vistoso adipe sui fianchi e lo stomaco che impedisce la visione dei piedi.
E il bianco è il colore della purezza – virtù rara e mosca bianca, di questi tempi che l'essere pudibonda è confuso con le pudenda e il 'mutatis mutandi' con le mutande da cambiare – ma il rosso! Il rosso, mio dio, dovrebbe essere lasciato giusto a quella tale del film omonimo che scioglieva le vele a un soffione che saliva dal basso: da un tombino che veicolava all'esterno l'aria condizionata di un qualche stabile/imento.
E in politica il rosso è un colore pericolosissimo che ci ricorda i comunistacci d'antan che mangiavano i bambini, specie politica protetta oggi che stiamo quasi tutti con Salvini e a favore delle sue sensate politiche di chiusura dei porti - e le o.n.g. al soldo di Soros ferme nei porti maltesi e spagnoli e diffidate dall'intervenire in area S.a.r. a contrastare l'azione della guardia costiera libica che riconduce i mitici 'migranti' (di cui alle magliette rosse) da dove sono venuti.
E speriamo che l'azione di contrasto delle partenze dalle coste libiche e tunisine fermi definitivamente i barconi dei cento naufragi annunciati e funzioni l'effetto di dissuasione e la migrazione sia controllata e veicolata sugli aeroporti – con i 'migranti' muniti di visto d'ingresso e di passaporti; e sia finita la follia del grimaldello buonista che scardina le leggi sull'immigrazione e quelle del mare, predicando una indebita e malintesa bontà davvero degna di miglior causa.

sabato 7 luglio 2018

www.uominiduri.com

noi uomini duri

Tornano gli 'uomini duri' anche su f/b -ultima frontiera della comunicazione scarnificata, ridotta a scopiazzature tra un sito e l'altro e 'mi piace' a mille -e la frasetta buttata là al mattino, prima del trucco o la barba e di cui ci si pente la sera perché, magari, ha suscitato un vespaio.
www.vespaio.it : provate a cliccare e magari vi apparirà un sito nuovo e interessante e spumeggiante di gossip e cavolate assortite per la gioia e il diletto della Grande Comunicazione Globale del terzo millennio.
Per i più refrattari suggerisco, invece: www.chepalle.it dove non mancheranno gli spunti per un ritorno alle origini e allo spirito dei pionieri e agli 'uomini duri' che non dicono le parolette cretine nelle orecchie delle tanghére e le illudono di dolcezze effimere -e, la tanda dopo, giusto due giri di vals distratti e un abbraccio di maniera e gli occhi da predatori incalliti già puntati altrove.
Gli 'uomini duri', già. Duri e puri? O 'uomini veri'? No, perché le care signore ce lo dovrebbero spiegare che significa per loro l'essere uomini. Che è già una complicazione non da poco, di questi tempi. 'Veri' e 'duri', poi! Che vogliono le donne dagli uomini per apprezzarli e uscire dallo stiracchiato adagio 'non ci sono più gli uomini di una volta' -e pare che sia geremiade assai diffusa nell'Altra Metà del Cielo, e la categoria dovrà costituirsi in sindacato o associazione che rivendichi il d.o.p., la denominazione di origine protetta.
Magari ne uscirà un profumo o una griffe: www.uominiduri.it. Così, giusto per verificare e registrare il marchio.
Poi, magari, nel prossimo capitolo, andremo ad analizzare ledonnevere.com e chissà che non se traggano indicazioni interessanti per un 'ritorno alle origini'. Magari si scoprirà che esiste un decalogo, un manuale a cui attingere l'auspicata durezza o, forse, constateremo che il modello più ambìto dalle signore é quello atavico de: 'Wilmaaa! Dammi la clava!' e a quel punto 'ce n'est plus question' -troppi secoli ci separano dal modello e l'evoluzione della specie non consente Grandi Ritorni.
Non così grandi, perlomeno.
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