sabato 25 febbraio 2012

i tecnici che verranno

Lo so che è poco elegante autocitarsi e che avrei dovuto chiedere il brevetto al tempo del mio primo lancio e tuttavia, novello Meucci della politica, rivendico la primazia dell'idea di un 'governo dei tecnici'.
Si, è vero, io lo chiamavo un 'governo dei ragionieri' e, invece dei professoroni e avvocatoni da sette milioni di euro di imponibile annuo suggerivo di attingere alle liste del collocamento -giusto per risparmiare un bel po' di quattrini su 'il costo della politica'.
I miei 'tecnici' di governo si sarebbero accontentati di una paio di migliaia di euro al mese e gli avrei fatto firmare una lettera di dimissioni contemporaneamente alla firma del contratto di assunzione e sarebbero stati supervisionati da un 'comitato dei garanti' -un totale di sette saggi selezionati a scrutinio palese tra i meno peggio dei partiti e il pdl escluso, ca va sans dire, per le ovvie ragioni dei barabba e della cricca (se ne trovasse uno di men che gaglioffo e a libro paga del Caimano!).

Fuor di celia: questi 'tecnici' che ci ammodernano e ci dicono capaci di sostenere la sfida europea ad onta delle storiche magagne e dell'avvilente dna nazionale 'una faccia una razza' sono la dimostrazione che la Provvidenza esiste davvero e, quando ormai boccheggiamo e stiamo per affogare, ci getta dalla nuvoletta la ciambella di salvataggio.

E sulla stampa di oggi è tutto un gridare 'al lupo al lupo' per questi tecnici che bastonano a destra e a manca (più a manca, per la verità) e, porca sia l'oca, riscuotono perfino un robusto consenso nei sondaggi.
E tra i partiti serpeggia lo spavento che alle prossime elezioni il loro consenso si riduca al lumicino e le schede bianche e nulle e le astensioni le dicano invalide e di nessun peso politico il consenso degli ostinati elettori che si sono recati alle urne; ma quei giornalisti e politici da prima repubblica che ci avvisano della 'necessità della politica e dei partiti' evitano accuratamente di ricordare i mille e più episodi dello schifo e dell'avvilimento dei tragici decenni di s-governo che ci hanno incluso tra gli stati-canaglia europei (i famigerati piigs).

Lunga vita ai 'tecnici' e al 'tecnicismo' che sostituirà la politica -con l'augurio che i prossimi che saranno chiamati a governare vengano davvero tra le fila de 'i migliori' ragionieri che una commissione d'esame scoverà nelle liste del collocamento.

mercoledì 22 febbraio 2012

le piaghe e il medico pietoso

Che 'il Manifesto' usi la parola 'golpe' riferito alla crisi greca e al patronage europeo che si prova ad arginarne gli effetti devastanti sull'intera euro zona non sorprende. L'area di pensiero di quei giornalisti è quella del disegnatore Galantara che mostrava i grassi borghesi e i 'padroni' panciuti col cilindro in testa e le tasche strapiene di banconote che ne debordavano.



E l'idea che l'odierno sistema politico finanziario europeo sia fatto di grassi e ricchi banchieri che ci godono nell'affamare i 'poveri greci' e ci si arricchiscono pure vieppiù è semplificazione appagante per tutti coloro che in quei flutti annaspano e rischiano di annegare. Almeno hanno un capro espiatorio contro cui gridare 'è tutto un magna-magna!'



Ma la condanna della Grecia, se si legge con attenzione il bel reportage di Rampini qui sotto, nasce da altri orizzonti di trascorsa gloria e 'stili di vita' non compatibili con una buona economia di mercato – e il magna-magna, mutatis mutandi, vi è additato nella diffusa corruzione e in un'economia che dell'assistenzialismo e del clientelismo ha fatto la sua colonna portante e, oggi, in tempi di vacche magre e pelle e ossa, quel palco malandato frana sotto ai piedi e le grida degli attori spaventati che vi hanno inscenato il loro fescennino fino a qualche anno fa.



E che razza di golpe sarebbe, di grazia, il patteggiamento e il credito implorato dai governanti greci ai maggiorenti dell'Europa politica e finanziaria per evitare il default? Strano golpe davvero se si questuano i denari delle rete di protezione europea e si grida, nel contempo, 'nazisti', nelle piazze e nei bar, ai maledetti tedeschi che hanno solo il torto di mostrare un'economia sana in tempi di crisi globale e pretendono che anche gli altri stati si allineino ai 'fondamentali dell'economia di mercato' per ripartire con un'Europa più coesa.

Dalla crisi, come dalle malattie gravi, si esce magri e privi del colesterolo cattivo della corruzione sociale e dei furbismi asfittici degli evasori che hanno stremato il fisico delle nazioni. Medico pietoso rende la piaga purulenta.

http://www.repubblica.it/economia/2010/02/06/news/dossier-grecia-2204292/

martedì 21 febbraio 2012

Monti ueberalles

Ma chi l'avrebbe mai detto che saremmo diventati tedeschi e avremmo pensato con la logica dei 'conti in ordine' e, dopo avere 'spezzato le reni alla Grecia' l'avremmo occupata finanziariamente e messo in riga anche quegli spreconi di 'mangiamoussaka' a ufo -insegnandogli che, se si incassa 3 non puoi spendere 10 pena il default di uno stato sovrano?

Siamo davvero a un passo dall'integrarci nell'Europa che conta, quella che decide e, forse, chissà, torneremo perfino a crescere e le nostre imprese artigiane e i piccoli imprenditori faranno il loro dovere fiscale in modo europeo e la smetteranno con il piagnisteo ridicolo de 'se dovessimo pagare tutto saremmo costretti a chiudere'. Chiudete, invece, portate i libri in tribunale, se non vi riesce di produrre al modo che l'Europa ci chiede.
Non ce ne facciamo niente, come paese-Italia, di imprese mollicce e di comodo, che servono solo a ingrassare i portafogli di famiglia e farsi la porsche o il suv e non contribuiscono al benessere della collettività nazionale.

Il rilancio economico del paese passa attraverso l'assunzione di questa logica 'tedesca'. Pagare le tasse è un dovere. Chi non le paga perde lo status di cittadino e, come dicono gli inglesi (e gli americani) 'no representation whitout taxation'. Nessuna rappresentanza politica senza aver prima pagato il dovuto allo stato dei cittadini.

Monti, Monti ueberalles. Suona male, ma rende l'idea.

domenica 19 febbraio 2012

Lavazza, pensaci tu

Sarà l'ora, le sette del mattino, che la città è deserta di umane presenze, eccetto i fantasmi insonnoliti di coloro che lavorano anche il sabato e se ne vanno nel gelo mattutino ad aprire gli uffici o le botteghe, ma questa apparizione stupida di una grande statua di toro seduto a zampe in su che dondola e galleggia sull'acqua color smeraldo-sporco mi appare un monumento all'insensatezza.



E, insieme, un monumento alla volgarità: pel suo mostrarsi a zampe aperte e le animalesche pudenda esibite impietosamente -a ricordarci i furori carnali di Pasife, forse, o quelli del toro che rapì Europa per soddisfare le mai sopite brame di Giove Olimpio di 'farsi carne' e offrire il suo seme divino all'umanità.

Citazione buttata lì giusto per ricordare che il 'dio che si fa uomo' è mito antico che il cristianesimo ha rubato agli odiati pagani; e la storia delle religioni rigurgita di immedesimazioni e possessi e incarnazioni divine e la più sobria e contenuta risulta essere la dichiarazione di Maometto, che si accontenta di essere Profeta del suo amatissimo Allah e non il Figlio nato per miracolosa 'immacolata concezione', -tu vedi fin dove hanno spinto il loro folle azzardo concettuale i Padri della Chiesa.



E se il toro monumentale è un simbolo del carnevale -che si vuole insensato per definizione e convenuta pausa del nostro essere individui razionali- io rifletto, invece, sull'insensatezza tout court, l'insensatezza universale -per la quale facciamo le quotidiane cose di ognuno e tutti pretendendole sensate, invece, e importanti e significative a onore e gloria del genere umano che ha colonizzato il pianeta. Tipo l'andare a messa e snocciolare le preghiere e le litanie e l'ascoltare le ritrite cose del 'Verbo che si fa carne e sangue' e fingere di credere in un 'aldilà' che riscatta le miserabili cose che viviamo 'aldiqua'; e su queste panzane incredibili un gigantesco sistema di potere ecclesiastico fonda le sue marce e corrotte correlazioni col potere secolare e ne trae sostentamento -tanto che un manifesto dell'unione degli atei ci informa che, coi 6 miliardi di euro all'anno che ci costa la Chiesa cattolica, potremmo fare 'grandi cose' per questo paese in perenne crisi economica e finanziaria.



E l'unica cosa sensata -e che fa bene al corpo e alla mente- è questa mia di correre per la riva delle Zattere finalmente sgombra di gente e di maschere ridicole e tutta per me e lasciare che il primo sole del mattino mi scaldi il corpo. E mi sento investito di luce e calore come nessun dio saprebbe fare e, 'incarnato' di luce e calore solare, corro come un semidio (un po avanti negli anni) verso casa con una brioche calda nello zainetto e il desiderio di un buon caffè che proromperà finalmente dalla caffettiera e mi profumerà la cucina.



Lavazza, pensaci tu (e pagami la pubblicità che ti faccio nel mio blog).

giovedì 16 febbraio 2012

il latrato di Cerbero

Sembra curioso che l'opposizione sociale al governo 'dei tecnici' unisca gli opposti estremismi degli evasori notori da un lato e dei 'sinistri duri e puri' dall'altro.

E il senso della cosa è che i tecnici 'fanno' il lavoro sporco sociale che la marcia politica dei partiti non ha saputo/voluto fare in decenni di ammiccamenti e tolleranze e 'voti di scambio' tra elettori ed eletti che ha portato al dramma dell'attuale debito pubblico -e lo spread coi paesi virtuosi di Eurolandia ci puniva e ci diceva 'greci' o 'p.i.i.g.s'.

E, naturalmente, non hanno nulla in comune i disoccupati o i precari a vita coi commercialisti e i loro clienti in questua di un'elusione o di un'evasione consentita o patteggiata se non i fremiti di un ribellismo impotente che non sa guardare a un futuro che sarà diverso ad onta del loro malessere e disagio e geremiade e invettiva o imprecazione.

E se l'Europa dei conti in ordine avrà un ruolo positivo nel nostro futuro e in quello dei figli sarà quello dell'aver indicato con chiarezza assoluta il 'male della democrazia'.
La democrazia malintesa che ha giocato, qui a sud, la partita truccata del furbismo greco-italico (una faccia, una razza): di promettere le cose che non si devono promettere, tipo: non pagare le tasse, non rispettare le quote latte e rifiutare di pagare le multe, consentire che camionisti-banditi-di-strada impediscano la libera circolazione delle merci e via elencando del cahier des doleances che ci condanna ad essere il maledetto sud di ogni nord virtuoso e produttivo -dove questo genere di cose non vengono patteggiate o definite 'democrazia', bensì ribellismo asfittico e che ci costa 'procedure d'infrazione' pagate da tutti i contribuenti.

Un cambio di passo è necessario e se sarà la tecnica opposta alla politica a imporcela, viva la tecnica e che ci sia monito severo e latrato di Cerbero per il futuro.

martedì 14 febbraio 2012

forse ce la faremo

Forse ce la faremo. L'impresa, nei primi giorni del cambio in corsa a Palazzo Chigi e della improvvisa conversione del malnati di s-governo sulla via di Maastricht, sembrava impossibile, ma lo spread è calato, i mercati-avvoltoi sono stati sedati e ora beccano le orbite dei cadaveri di piazza Sintagma e volano alti sopra Lisbona.

Ma noi no. Siamo in piedi, seppure barcollanti, e il miracolo di Monti l'Austero sembra tenere e, se non ci si mettono i 'forconi' di bel nuovo e i camionisti-banditi di strada a bloccare il paese e le altre lobbies degli evasori cronici e recidivi, un'apparenza di ordine e legalità sembra distendere la sua larga ala pacifica su tutto il Belpaese.

E il tono di questo nuovo governare e indurre pensieri positivi viene dalla scelta di cancellare i giochi olimpici da Roma -e strillano i soliti noti delle cricche degli appalti (quelli del g8 e della ricostruzione dell'Aquila che se la ridevano al telefono, ricordate?); e strilla il P.d.l, che di quegli imprenditori da un tanto a mazzetta è il ciarpame politico-parlamentare che ha perso peso e non decide più nulla e scende a picco nei sondaggi, alleluia!

E manca all'appello solo Milano, con la speranza che i processi non vadano prescritti e si levi alta la condanna del capo-cricca, il corrotto/corruttore della vita pubblica per antonomasia, -quello che ha provato ad umiliare la magistratura e ridurla a un 'bivacco di manipoli' e affermava, in veste di prime minister, che evadere è legittima difesa di quel suo modo antico e sporco di essere stato imprenditore al tempo di tangentopoli ed esserne uscito indenne grazie alle prescrizioni e alle leggi ad personam e alla compravendita della politica e della marea di servi e infami parlamentari che gli hanno fatto corona fino a ieri e tuttora nutrono i sogni fradici di suo grande ritorno sulla scena pubblica.

Parce sepultum.

lunedì 13 febbraio 2012

proposte sensate e praticabili, please

Sia detto in chiaro: mai amato le manifestazioni. Ho partecipato a un paio in gioventù - e una sola aveva il fronte di 'acab' schierato cogli scudi e i manganelli e ci furono i rituali assalti e e le rituali fughe e tutto è rituale in questa guerra guerreggiata che si rappresenta solo per avere un titolo di giornale o telegiornale, il giorno dopo, che dica della tal fabbrica che chiude e del lavoro che si perde.

E' l'asfissia il senso ultimo di tutto questo manifestare e agitarsi e 'dare alle fiamme' e 'mettere a ferro e fuoco' e 'assediare i parlamenti'. Per ottenere cosa?
Il giorno dopo è geremiade uguale: la 'Ue chiede di approvare le misure di austerità' che verranno approvate in barba alle manifestazioni di ieri e dell'altro ieri -e il teatro sociale dell'assurdo resta in cartellone per quel ridicolo dictat postmoderno che vuole che 'the show must go on' malgrado la sua avvilente ripetitività e inutilità.

E, naturalmente, ci sono gli incazzati cronici e per vocazione che gridano vieppiù e inneggiano a 'spacchiamo tutto' nell'illusione che si avviti una guerra civile di tutti contro tutti - e i danni dei blocchi dei vari 'forconi' e dei camionisti-banditi di strada ancora li stiamo pagando col costo delle merci alle stelle e probabili 'procedure di infrazione' dell'Europa che peseranno sui conti dello stato nei mesi e anni a venire.

Tutti buoni e zitti, allora, e proni e piegati a novanta nei confronti del potere?
No, certo. Tuttavia si vorrebbe qualche rituale inutile (e violento) di meno e qualche sforzo in più per capire come si esce da questa crisi glocale senza aggiungervi i danni degli edifici dati alle fiamme e quelli dei blocchi stradali e autostradali che spingono i prezzi delle merci alle stelle.

Si accettano proposte. Sensate e praticabili, se possibile.

venerdì 10 febbraio 2012

il vento siberiano che soffia

Il vento siberiano comincia a soffiare e, malgrado il Carnevale sia già aperto da mo' non si vede una ridicola maschera piumata che sia una a pavoneggiarsi sui ponti bloccando il traffico perché dieci fotografi improvvisati lo trasformano in un teatro di posa.
Ben venga il generale Inverno a 'quaresimare' in anticipo questa città di maschere e abitanti-fantasmi e tutti, in verità, ci mostriamo mascherati da russi coi colbacchi e i cappelli con le orecchie di pelo e sciarpa dentro e sciarpa fuori e giacconi anti vento.
E il teatro della povertà, invece, mostra maschere di neri (sempre di più) trasformati in mendicanti parecchio insistenti -e se non ci sorprendono più i rom e gli zingari diversi coi cartelli '3 figlie, malato di cuore, moglie con malattia di zucaro' mi ha sorpreso, invece, un ragazzone dal viso nordico vestito dignitosamente, col bicchiere di plastica bianco nella mano destra e l'altra sul cuore, gli occhi bassi e in ginocchio -e sembrava uno di noi e ho pensato alla Grecia nostra vicina e sorella di prossimi default annunciati e un brivido mi è corso lungo la schiena per tutto questo sciorinare in video e in voce scioperi e manifestazioni e disordini e posti di lavoro persi e che si perderanno e addio 'magnifiche sorte e progressive' e sogni di gloria tecnologici e viaggi spaziali.
Teniamoci forti e attrezziamoci alla misericordia: un nuovo medioevo è alla porte.

martedì 7 febbraio 2012

dell'essere migliori o peggiori

La posizione della cosiddetta 'classe politica' si fa di giorno in giorno più insostenibile perché il 'governo tecnico' dimostra che il 'fare' non le appartiene (mai le è appartenuto): 'fare' il lavoro socialmente sporco sul costo del lavoro, delle pensioni, delle 'liberalizzazioni (che aggrediscono le cause dei costi di alcuni servizi al cittadino).

Alla 'classe politica' appartiene, invece, il mediare, rabbonire, promettere, illudere che, alla lunga, rivela il costosissimo parassitismo sociale di quei personaggi screditati e arrivisti (molti i corrotti e gli indagati per le più diverse fattispecie di reati) che, curiosamente, gratifichiamo coll'appellativo di 'onorevoli'.
Non c'è più l'onore di una volta, parbleu! per il quale si combattevano i duelli all'arma bianca dietro il convento delle orsoline.
E pare che tutto il battage di stampa e mediatico combattuto dall' 'onorevole' sindaco della capitale sia dovuto al fatto che i sondaggi lo condannano pesantemente e tutto ormai è sondaggio, in questo paese, tutto 'opinioni a confronto' -che sono ballerine ed emotive e soggette alle più disparate suggestioni, ed ho ancora in mente la suggestione della 'insicurezza percepita' che, abilmente pompata in cronaca dall'armata rai-mediaset di allora, portò al governo il Barabba e i suoi lanzichenecchi leghisti e alle attuali tragedie sociali che i tecnici si provano, invano, a sedare.

Perché se la 'politica' è in crisi, va in crisi -per la nota proprietà transitiva e le diaboliche correlazioni che si imputano a Cosentino e agli altri malfattori di s-governo- anche l'idea che il 'popolo sovrano' possa risolvere (con questa o altra legge elettorale) il presente dramma e il conflitto, col segnare che si fa su una scheda elettorale il consenso a questo o quel partito e schieramento.

Ed è vero quel che diceva e scriveva quel tale che 'la classe politica non è migliore o peggiore dei cittadini che la eleggono'. Già.

lunedì 6 febbraio 2012

l'eternità del sogno degli Avi

Siamo perseguitati dalla 'volontà di potenza'. A differenza degli animali che, avendo sentore di una catastrofe imminente, fuggono o si rintanano tremanti nell'attesa della fine, noi umani sfidiamo la Sorte, combattiamo il Destino, contrastiamo perfino l'avanzare degli eventi meteorologici avversi -e tutto il nostro odierno recriminare e discutere e fronteggiarci è sul perché la Protezione Civile -avamposto di semidei onnipotenti- non è intervenuta per tempo, perché non ha previsto ciò che riteniamo prevedibile e non ha salvato le vite che 'dovevano' essere salvate.

Ma l'Ineluttabile e l'inevitabile ci ricordano la nostra finitezza, ci costringono a ricordare la nostra condizione di animali tremanti che fuggono e aspettano la fine rintanati nella loro prossima tomba e l'unica capacità che abbiamo di tornare a combattere e rinascere dalle nostre ceneri è nell'avvicendarsi della progenie, nell'affido che facciamo alle nuove generazioni del messaggio fondante, ma apparentemente disperato, di aspiranti-semidei che sempre lottano e si rialzano e il loro fegato si ricrea ogni giorno nuovo nel corpo di Prometeo incatenato alla sua rupe.

E siamo scampati così alla distruzione delle città conseguita alla sconfitta del nazionalsocialismo e le abbiamo ricostruite 'più belle che pria' e ci siamo lasciati alle spalle le efferatezze e gli orrori del principe-pazzo dei semidei, Hitler, -che nel chiuso del suo bunker consumava i suoi deliri di onnipotenza e rifiutava l'evidenza delle sua armate accerchiate e distrutte dagli obici incrociati degli Alleati da ovest e dell'Armata Rossa da est.



E quel suo delirio di onnipotenza, quella sua follia di animale braccato, -la cui mente impazzita elaborava tutti i deliri di possibili nuovi assalti e ribaltamenti del fronte, quando ormai le bombe scoppiavano sopra il suo bunker sotterraneo-, ci dice che nessun Dio onnipotente contrasta il nostro delirio di semidei proiettato verso i viaggi spaziali e la conquista del cosmo e siamo soli nell'universo a costruire e vivere dolorosamente l'epica della Vita che, faticosamente, dribblando le catastrofi di ogni genere e tipo di questo nostro pianeta inospitale, si avvia essa stessa a dirsi il 'Dio degli eserciti' e del fuoco che distruggeva Sodoma -e oggi lo dominiamo e lo canalizziamo nelle bombe atomiche che hanno piegato la volontà di potenza degli antichi samurai e ci dicono invincibili, malgrado le molte sconfitte che ogni giorno incassiamo.



E il fuoco sacro di Prometeo si fa combustibile per i motori delle astronavi future e per ogni nuova morte e sconfitta nostra passata e presente, migliaia di figli e nipoti e bisnipoti afferrano il testimone e ci proiettano verso l'Eternità del sogno degli avi. Amen e così sia.

venerdì 3 febbraio 2012

chiedo la cittadinanza danese

Chiedo la cittadinanza danese. La presidenza europea della Danimarca si apre con l'iniziativa della proclamazione de: 'L'anno della civile e armoniosa convivenza tra le generazioni'.
E, alla radio, ascolto 'cose che voi italioti neanche riuscite a immaginare', tipo: che le persone che hanno varcato una certa soglia di età possono essere utili e perfino necessarie ad un proficuo operare tra le generazioni di ogni paese.

E, in Danimarca, il tasso di occupazione di persone che hanno superato la sessantina è passato dal 25% di media ad oltre il 30% e fioriscono mille iniziative per le quali si constata che la vecchiaia non è una malattia o un 'parassitismo' sociale, bensì una condizione naturale dell'evolvere dell'uomo e della donna verso la loro inevitabile fine -e i cosidetti 'vecchi' hanno molto da insegnare ai pretesi 'giovani', che hanno la forza ma deficitano di saggezza ed esperienza e certi cachinni idioti di pretesi 'giovani' che imprecano contro i loro padri e nonni pensionati (perché loro la pensione non sapranno mai che cos'è) mostrano la tragedia dell'asfissia sociale e agonia politica di un paese che non sa produrre altro che urla belluine e blocchi stradali e banditi di strada che tagliano le gomme a chi dissente. E che ha inneggiato a Berlusconi e alla sua cricca di s-governo fino all'altro ieri.

Chiedo la cittadinanza danese e fanculo ai 'paesi di emme' che stanno sempre a sud di ogni nord virtuoso e pacifico.

giovedì 2 febbraio 2012

dal cellulare ci salvi iddio

Il cellulare è diventato una delle principali risorse degli investigatori, al pari delle perizie del dna, il controllo degli alibi, le motivazioni, ecc. ecc.
Moltissimi colpevoli sono stati incastrati svelando l'aggancio alle 'celle' dei gestori telefonici mentre seppellivano il corpo o si recavano dall'amante subito dopo il delitto – a tal punto che possiamo tranquillamente pensionare Poirot e la Donna in giallo e Sherlock Holmes e affidare ai gestori telefonici il compito di 'investigatore ausiliario' di 'chi l'ha visto' e risparmiare un sacco di tempo e denaro.
E' tipico della società post berlusconiana questo aspetto di idiozia da cellulare sempre aperto e sempre intercettabile e che ci rivela i dialoghi avvilenti e squallidi della cricca di s-governo o dei grand commis della rai che si dichiarano proni ai potenti e 'amici' e grati e riconoscenti per sempre -come ha fatto il Maccari del tg1 al microfono dei burloni de 'la Zanzara' che gli imitavano il Bossi, e c'è cascato come un cretino alla facciaccia della Lei Lorenza che rivendica 'l'autonomia delle scelte aziendali', facendo ridere i polli. Eletti in quota Lega, al tempo dello strapotere berlusconiano questi miserabili 'servi di un padrone' vogliono farci credere che gli residua in petto una 'dignità di servizio pubblico' che basta una 'zanzara' e un'imitazione neanche tanto ben riuscita a smascherare.

E l'ultimo cretino che si è fatto incastrare da un cellulare tenuto aperto in corso di seppellimento frettoloso è stato un tale qui a Marcon -che mia figlia, già mesi fa, mi raccontava che il colpevole era lui e non ci voleva molto a capirlo -ma in tempi di Ghedini e Longo in servizio permanente ed effettivo anche Mussolini avrebbe evitato, forse, la testa in giù (o sarebbe stato appeso insieme a loro, chissà; in quei tempi non si dava troppo ascolto ai legulei); e lo avrebbero fatto passare per statista e l'Italia grata per i suoi buoni servigi e il coro inverecondo in tivù e nei forum di internet degli avvilenti 'menomalechemussolinic'è'.

mercoledì 1 febbraio 2012

l'anima della finanza e dei mercati

Spiazza perfino i comici la notizia di quel tale che è riuscito a far transitare sui suoi conti bancari privati la bellezza di 13 milioni di euro del finanziamento pubblico alla ex Margherita e ci si chiede: ma non ne avevano bisogno, di quei soldi, non c'erano probiviri e vari funzionari di partito che si chiedessero, di quando in quando, -e lo chiedessero al loro tesoriere- 'ma quanto abbiamo in cassa?' e andassero a vedere, chiedessero rendiconti certificati ed estratti bancari su quelle cifre da capogiro che dovrebbero aiutare la democrazia del sistema dei partiti e diventano, invece, l'ennesima notizia del ludibrio e dell'infamia che si sparge come cenere vulcanica sopra l'intera classe politica -vista, ben a ragione, da sempre più cittadini indignati, come voraci 'magnamagna' e 'intasca, intasca'?

Il paese tutto è sotto la morsa di questa 'emergenza-moralità' pubblica e privata e il paio di quello scandalo assurdo lo fa quest'altra storia: di una compra-vendita e subitaneo riacquisto di un palazzo romano con realizzo di guadagno di 18 milioni di euro senza neanche lo sforzo minimo di metter mano ai bonifici in uscita ed entrata -un po' come certe operazioni speculative di borsa che basta vendere o comprare bene prima della chiusura e voilà, il gioco sporco del denaro facile è andato a buon fine; e pazienza se le aziende di riferimento perdono capitalizzazione e posti di lavoro.
E c'è chi li dice 'bravi e accorti investitori' -ma di ripristinare le ghigliottine subito fuori delle Borse e di quei luoghi fitti di computers sempre accesi dove si effettuano queste transazioni da squali affamati che chiamiamo 'i mercati' no, eh?

E, giusto per non farci mancar nulla, ecco il controllo, a Milano, dei documenti di un giovanotto alla guida di una Porsche. All'intervistatore che azzarda la domanda: 'ma lei che lavoro fa, di che vive?' risponde senza fare una piega: 'Gestisco i miei risparmi.' e probabilmente è uno di quei 'brokers' o ' trader' che sposta milioni di euro con un semplice 'clic' da una parte all'altra del globo e investe e disinveste cifre pazzesche sui titoli di stato penalizzati dallo spread -e noi cittadini, il giorno dopo, paghiamo questo suo 'gestire i risparmi' con pensioni più magre e ripristino dell'ici sulla prima casa.

Ditemi voi se questo genere di economia (e la politica che la supporta e sostiene) ha un'anima.

http://video.repubblica.it/dossier/lotta-e...rmi/87054/85444

strane genealogie

Nell'ambito dell'aver 'tempo da perdere' che è Internet nella sua gran parte -cerca l'amico, gioca, invita, concediti un'avventura con delle illustri sconosciute (e beccati una malattia sessuale, tiè!), ecc. ecc.- mi capita di incrociare l'ultimo prodotto che viene da Londra ed è la creazione di un albero genealogico: operazione affascinante e straordinariamente creativa per la quantità di storie di vita che allinea ed evidenzia, ma per me avvilente perché pochissimi rami mi è consentito di far crescere e niente foto e perfino il nome di mia nonna da parte di padre mi è sconosciuto e non so dove sia sepolta e nessuno mai mi ha parlato di lei, povera donna anonima che supporta il peso dei suoi rami discendenti senza alcun riconoscimento di merito e rievocazione di vita vissuta e dolori e amori e poche gioie e molte pene.

Sono un 'senza famiglia' e lo scheletro vuoto del mio albero mi mette tristezza e, se anche, decidessi di 'fare una ricerca' (l'ho avviata, anni fa, per via di un'eredità piccola piccola che, altrimenti, sarebbe stata inghiottita dai meccanismi burocratici delle Poste e dello Stato), questa ricerca sarebbe priva di anima perché le vite dei miei antenati non hanno il sapore del latte materno e delle vicinanze affettive e dei ricordi e ricordo, invece, il senso di straniamento di quel giorno che incontrai i miei 'primi cugini' ormai invecchiati e di eloquio strano -e le loro vite ed elaborazioni culturali mi erano lontane le mille miglia e sorridevo a tutti, ma non mi sforzai neanche un po' di 'farghe siera' (come si dice in veneto) perché quella mia tribù familiare era una tribù di dispersi ed estranei, lì convenuti per il solo scopo di intascare gli ottocento euro pro quota dello 'zio Dino', morto alcolizzato e in assoluta solitudine – e il primo a entrare nell'appartamento fu un suo maledetto vicino che, a detta della cugina che l'assistente sociale contattò per prima, frugò nei cassetti e rubò tutto quanto potesse essere riciclato e speso.

Meglio lasciare rinsecchire questo genere di alberi genealogici perché malati nelle radici e arrivederci a Giosafatte.