lunedì 29 aprile 2019

L'infinito viaggiare

CACHI, 25 marzo 2019 – L'infinito viaggiare.
E dell'infinito viaggiare è epitome questo dilatarsi dei paesaggi chiusi in lontananza dalla catena delle cime pre andine dove si sfilacciano le nubi fermate dalle Ande. E la strada vuota, la mitica ruta nacional 40 resa famosa dal giovane Guevara nel suo viaggio iniziatico in motocicletta e dagli epigoni che ne seguirono le orme, è spina dorsale di questo paese che si estende fino al finis terrae della fredda Patagonia ma fa tesoro, a metà del tragitto, del suo clima sub equatoriale e a Mendoza mostra il trionfo dei vigneti che danno un vino-idromele che ben si accompagna alla carne squisita e tenera come un burro.
Ed è vero che 'lascia senza parole' questo susseguirsi di immagini coloratissime del nostro viaggiare e ci incanta tanto quanto ci hanno incantato le nostre Alpi, ma con l'aggiunta di una estensione terrestre che la placca africana-europea nel suo insorgere non raffigura infinita al pari della placca continentale del Pacifico.
E il villaggio di Cachi è silente e vuoto di persone e attraversato dal vento, come nelle colonne sonore dei film 'western' girati al confine con il Messico, e l'architettura coloniale della dominazione ispanica viene ripresa dall'architetto che ha costruito il bell'albergo a cinque stelle dove alloggio e, sapientemente, mescola e compendia in un'unico luogo gli elementi caratteristici della scarsa vegetazione degli altopiani pre andini con risultati eccellenti.

E un buon albergo è parte del piacere del viaggiare e, a sera, negli occhi stanchi delle lunghe miglia percorse, si configura come quella poetica siepe che 'di tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude'. L'infinito viaggiare del sogno del poeta recluso nella sua Recanati.

sabato 27 aprile 2019

Narrazioni

Converrete con me che molta parte della cosiddetta politica si riduce a narrazioni contrapposte che poco o nulla hanno a che vedere con lo svolgimento dei fatti di cui narrano.
Così è, ancora una volta, con la narrazione 'costituzionale' del presidente Mattarella che ha dato via libera alla nuova legge sulla difesa personale, ma accompagnata dalle accorte chiose di mano del suo staff di ghost writers 'costituzionali' - interpretate da ciascuno degli attori politici di destra, sinistra, centro, secondo il suo sentire e tornaconto politico.
Difesa che dovrebbe sempre essere considerata legittima, a partire dal momento dello scasso del portone di casa, nottetempo, che ti sveglia e ti inchioda nel letto col battito cardiaco a mille e sei in preda al panico e afferri qualsiasi cosa che sembri un bastone o un coltello o una pistola – chi ce l'ha e sa usarla - o di un balcone al piano di sotto che viene divelto e scavalcato con l'intento di impadronirsi a tutti i costi di un bottino; se non l'avete provato di persona chiedete lumi e 'narrazione' a chi l'ha subito e ne è sopravvissuto.
E che succede in quel frangente drammatico delle nostre e altrui vite in cui non si sa chi sopravviverà, se tu, spaventatissima vittima di una effrazione o il ladro/i, che, di solito è/sono più agile/i e giovane/i e determinato/i a compiere la sua/loro mala azione e a sbarazzarsi sbrigativamente del malcapitato che prova ad opporsi manu militari?
Secondo la narrazione 'costituzionale' del presidente Mattarella e dei suoi 'ghost writers' - e dei giudici di tutta Italia che si serviranno delle sue acutissime chiose tese a ridurre l'impatto della nuova legge – interverrà, deve intervenire lo Stato, 'che non deve abdicare alla sua funzione primaria di difendere i cittadini'. E' ben giusto e condivisibile, che diamine!
Ma, nel momento dell'effrazione e mentre tu, spaventatissimo e tremante, impugni il bastone o il coltello o la pistola, seppure ti è riuscito di dare l'allarme al 112/3 e aspetti il loro intervento trepidante, e ti auguri di sentire la sirena della volante fuori casa e i ladri in fuga, lo Stato è una astrazione e una assenza e quando il/i ladro/i ti sono di fronte non ti viene naturale di chiedere loro urbanamente: 'Scusi/ate, che intenzione avete?', al fine poter dosare e modulare il colpo sui denti che sferrerai sul primo che ti capita a tiro per non fargli troppo male, e così incorrere nell'imputazione di 'eccesso colposo di legittima difesa'.
Però è esattamente questo che viene riportato in alcune sorprendenti sentenze che hanno condannato per 'eccesso colposo di legittima difesa' le vittime di effrazioni e furti che hanno reagito e l'hanno scampata grazie alla loro reazione. E, per soprappiù di infamia, sono stati condannati a rifondere migliaia di euro al ladro ferito o ai parenti, se c'è scappato il morto.
Le narrazioni politiche e 'costituzionali' dovrebbero più spesso stare accosto alle cronache e nutrirsi delle testimonianze delle vittime, piuttosto che ammannirci i loro pelosi e ridicoli distinguo che, spesso, si confrontano con le drammatiche narrazioni di gente ferita nel corpo e nella mente a causa di quelle effrazioni e per l'operare impunito di bande di feroci malfattori che la fanno franca, in barba allo Stato che 'non deve abdicare alle sue funzioni'. Già.

Informazioni su questo sito web
LASTAMPA.IT
Roma, il minorenne di origini albanesi lasciato davanti all’ospedale dopo il tentato furto

Oh when the saints...

Chissà che se ne fa la chiesa di tutti quei suoi santi e beati – una quantità di gente di cui sappiamo poco o nulla perché 'Le Vite dei Santi' è libro pochissimo letto fuori dai conventi e dai convitti per aspiranti seminaristi e boy scout e focolarini.
E che tristezza tutte quelle ossa e falangi e rotule e teschi imprigionati nelle loro teche d'argento nelle chiese che chiamano 'le reliquie' dei santi e dei beati - e dovrebbero essere veicoli di miracoli, ma la cosa è dubbia e mai veramente accertata se non nel chiuso delle 'commissioni' di vescovi e prelati deputate ad avviare le cause di beatificazione. E nessun ateo e scienziato vi ha accesso privilegiato e diritto di parola e contestazione, - che perfino sul sangue di san Gennaro stiamo ancora disputando se e quando si scioglie e quali sfracelli annuncia o anni buoni e meno buoni come negli auguri che ci facciamo a Capodanno.
Però la chiesa trionfante ci sa fare nel darsi visibilità e attirare centinaia di migliaia di persone in piazza per la festa del suo centomillesimo santo a coppie di due o di intere comunità di martiri, come è accaduto in Spagna - e un codazzo di diplomatici e capi di stato sono ben felici di farsi un viaggio e un week end a Roma, col lustro che sempre si cava in patria dal dirsi e mostrarsi cattolici o, quantomeno, compresi dell'importanza della Fede e della Dottrina di Santa Romana Ecclesia.
Mancano notizie su quanto avviene nelle comunità induiste o buddiste e maomettane - fatto salvo il 'ramadan' dei nostri immigrati e la notizia di qualche decina di morti in Arabia Saudita, di quando in quando, per la ressa dei pellegrini intorno alla 'Ka'ba', la pietra santa dell'Islam caduta dal Cielo per troppo peso, come si dice degli angeli.
E ancora non mi è chiaro dove si stipano e si stiperanno tutte quelle centinaia di migliaia di santi e beati e i milioni di credenti accreditati di futuro paradiso se si eccettua la mitica valle di Giosafatte, luogo deputato del Giudizio Universale - che suppongo sarà sbrigativo e sommario e poco gradito agli avvocati della difesa di berlusconi silvio, ai quali sarà sbrigativamente negato ogni patrocinio legale ultimo e, di certo, tutte le prescrizioni e gli appelli alla Corte Europea.
E ancora mi risuona nella mente quella frase arguta di G. G. Marquez che così rispondeva a un giornalista: 'Non mi sono mai troppo occupato di Dio, ma spero che, se esiste, voglia Lui occuparsi di me, in un qualche suo modo amoroso.' (libera citazione).
E mi è chiaro il perché mi piace di più rileggere per la terza volta 'Cent'anni di solitudine' piuttosto che 'Le vite dei santi' o un sunto del 'Breviario'.

Ideali in ombra

E non è solo la fotografia e l'ora del tramonto a dirla in ombra la partigiana. Immaginiamola in vita e combattente e il dolore della morte e della pallottola che ne ha straziato le carni e distesa morta sulla riva - e immaginiamo le sue parole, le sue esaltazioni e la gioia nel momento dell'annuncio della disfatta militare dell'otto settembre della resa dell'Italia e l'inizio di una epopea di rabbia e dolore e furore e ruoli confusi tra chi si credeva di combattere una guerra nuova e di riscatto nazionale e quegli Alleati che 'a nemico che fugge ponti d'oro'; e non gli pareva vero di aver spianata la via verso il nord dopo lo sbarco di Anzio, ma a Parigi, nella firma del Trattato post bellico punirono l'Italia per essere stata alleata in guerra con la Germania e la mitica Resistenza la considerarono piccola cosa e dovuta all'onta di essere stati noi 'nazifascisti' in guerra con il mondo delle democrazie.
E non sarebbe male se i toni dei 25 aprile di ogni anno che è venuto dopo quell'onta fossero più pacati e consapevoli del complesso e della complessità dei fatti e degli eventi - tutti, inclusi i fatti ignobili di Porzus e le foibe degli assassini titini sottaciute per cieca ideologia e convenienza politica - e si studiasse la Storia e si facessero più convegni universitari in proposito piuttosto che le rabbiose e/o trionfali manifestazioni nelle piazze contro gli immaginari 'nuovi fascisti' (sic) che perpetuano la logica perversa del nemico da combattere e che si vorrebbe 'a testa in giù'.
Anche questa è commemorazione e memoria, presidente.
Gli ideali in ombra de 'La Partigiana'

giovedì 25 aprile 2019

Infiammazioni e distinzioni. Ieri accadeva ed oggi accade.

Oggi e sempre Resistenza?

 


 

Di infiammazioni e distinzioni
Appartengo alla generazione degli Infiammati – che viene da 'fiamma' e quindi passione e fuoco di partecipazione e fazione politica e i nefasti furori conseguenti. Peccati di gioventù che l'età senile tempera e riscatta con le riflessioni pacate e con più larga inseminazione di 'ragione' che fronteggia il 'sentimento' ormai lontano negli anni.
Gridavamo nei cortei, 'Il 25 Aprile è nata una p....... e l'hanno nominata Democrazia Cristiana' e avevamo torto, oggi lo so, perché tutto il malaffare e il mal agire pubblico e lo s-governo e gli scandali e le ruberie che hanno distrutto quel pachiderma politico (e, oggi, il suo erede Forza Italia: grandioso esempio della 'Storia che si ripete in farsa') non giustificavano un'invettiva così rabbiosa e il malanimo e il furore che hanno portato, poi, agli 'anni di piombo' e al terrorismo delle Brigate rosse.
La Democrazia Cristiana fu anche un grande partito di popolo. Popolo moderato, è vero, - e sappiamo dalle attente letture della cronaca che si mutava in Storia quanto male abbia fatto all'Italia il 'moderatismo' usato come scudo politico e clava contro l'altro polo della storia d'Italia: il polo social-comunista - lungamente escluso dal potere e per questo logorato, come lo coglionava l'Andreotti-belzebù, buonanima, e affermava: 'Il potere logora chi non ce l'ha.'
E quella pacatezza della ragione che l'età coltiva mi portava a notare, - ascoltando l'intervento di un vecchio 'partigiano' non pentito a 'Primapagina' che paragonava i fatti della Resistenza alle 'nuove resistenze' di oggi, id est schierarsi con gli infiammati 'no borders' nostrani e lanciare anatemi e frasi ingiuriose contro gli austriaci 'fascisti', a sentir lui, che chiudono il Brennero all'ondata di tsunami immigratoria che, per decenni, noi italiani non abbiamo saputo/voluto governare e l'abbiamo lasciata tracimare a nord delle Alpi – quella pacatezza della ragione, dicevo, mi fa notare lo 's-ragionamento' e l'invettiva cretina del radio-ascoltatore che lo stesso Sansonetti, il conduttore della trasmissione, stigmatizzava e rimandava al mittente.
Perché 'misiar 'e verze' della Storia è sempre un'operazione idiota e di neuroni rattrappiti nei loro angoli e nicchie encefaliche mai scopate e lavate; e dire 'fascisti' agli austriaci e a tutti gli altri popoli che hanno chiuso le frontiere - per le ovvie ragioni degli altissimi numeri di migranti che si muta in 'onda di tsunami' capace di travolgere le economie e i faticosi equilibri sociali, (come si è mostrato nelle famigerate 'banlieues' parigine dei 'foreign fighters' radicalizzati sul web' e nel famigerato quartiere islamico di Moellenbeck che offriva covi protetti e complicità ai terroristi assassini) – è stupidaggine antica che non sa coniugare le evidenze dei fatti e le necessarie distinzioni e antepone le ruggini del sentimento antico di fazione politica alle clarità della ragione, che pure ha ispirato le sinistra giacobina delle origini - la Dea Ragione che studiavamo sui banchi di scuola.
Che il 25 aprile vi sia giorno ragionevole e sereno, oh popolo di infiammati buonisti e partigiani immaginari tuttora adusi alle vetuste e inutili invettive.

lunedì 22 aprile 2019

Dell'offrire l'altra guancia

Chissà se gli attentati di ieri in Sri Lanka che hanno fatto 290 morti di vittime civili inermi – più morti che la guerra in Libia fino ad ora – ha convinto i popoli europei che si apprestano a votare il 26 di maggio per rinnovare il parlamento e i vertici dell'Unione che 'l'islam è una religione di pace'.
E, a ben vedere, poco hanno fatto gli 'imam' nostrani e quelli immigrati nelle altre nazioni europee che predicano nelle moschee delle nostre città per convincerci, ma più convincere i loro riottosi fedeli, di questo improbabile assunto.
E le cronache di questi ultimi anni di terrorismo assassino di 'radicalizzati sul web' e foreign fighters che sono affluiti in Siria per il sogno di un Califfato di ritorno grondano, letteralmente, del sangue delle vittime incolpevoli delle stragi dei mercatini di Natale e dell'Avenue des Anglais a Nizza e quella di Charlie Hebdo e il Bataclan e le altre negli aeroporti e locali pubblici che ben ricordate.
La maledizione di una immigrazione massiva non governata e le enclaves nemiche delle periferie urbane di cui alle cronache di violenza che porterà, verosimilmente, a un cambio radicale nella composizione del parlamento europeo prossimo venturo.
Ma papa Bergoglio continua a rappresentarci l'immagine del povero immigrato (l'immigrazione massiva dell'ultimo decennio è sotto il segno dell'islam a grandissima maggioranza) come di un 'povero Cristo crocefisso' (sic) – e l'azzardo del suo messaggio pasquale è ancora nelle nostre orecchie insieme alle immagini delle chiese distrutte dalle esplosioni in Sri Lanka e i cadaveri stesi sul pavimento.
Forse sarà fatto santo, questo papa, come quasi tutti gli ultimi papi defunti, e la sua santità sarà sotto il segno di questa sua insensatezza e santa follia di voler credere che dirli fratelli, questi immigrati islamici e 'poveri cristi', sarà la nuova evangelizzazione e missione del cattolicesimo dei martiri e dei morti ammazzati sotto i nostri occhi, chissà.
E vorremmo tanto credergli in questa sua 'mission impossible' di rappresentarci il futuro europeo come una lieta e serena coabitazione tra diversi di fede, ma le esplosioni di ieri e i morti ammazzati sulle strade di Parigi, Berlino, Bruxelles, Nizza sono immagini che fatichiamo a cancellare e a 'perdonare'. Tempo verrà, ma nel correre di molti, troppi decenni, papa santo.
Oggi, invece, è meglio, molto meglio una Europa populista che sappia fornirsi/ci gli strumenti di governo di un futuro denso di conflitti, piuttosto che questo suo lamentoso e inane 'offrire l'altra guancia' ai maledetti assassini.
ILFATTOQUOTIDIANO.IT
Lo stato di emergenza, un coprifuoco di 12 ore in tutto il Paese e l’oscuramento dei social e dei servizi di messaggeria con effetto immediato. Lo ha decretato il governo cingalese, che dice di aver arrestato 13 sospetti, ritenuti collegati agli attentati in chiese e hotel di lusso del Paese nei q...

domenica 21 aprile 2019

Pop art e dintorni


Satiri e odalische
E ai piani superiori l'arte del Bambino Sapiente, - che ha ridotto a gioco della pop art la Storia degli avi minoici: le statuette e gli altri antichi reperti chiusi nelle teche dei musei e le ha trasformate in spazio-giochi degli asili e fantasiose divinazioni e misteriosi esorcismi -, diventa stupefatta ammirazione e raffigurazione del più grande mistero dell'universo dopo il big bang: la Madre e la Donna riflessa nei mille colori storia dell'arte.
E il Bambino prodigio la rimira e la effigia nelle cento raffigurazioni della storia dell'arte da lui così ben assimilata: di fronte e di profilo - rammemorandoci il prodigioso Piero dei ritratti del Duca e della di lui consorte e le odalische di Ingrès e di Matisse, ma con l'interna gioia dell'adolescente che li filtra nei ricordi delle spiagge che ha frequentato - dove le donne e le madri erano le visioni e i richiami e i gridolini di gioia che si inseguivano nell'aria per il calore della sabbia ritrovato e commisto agli spruzzi freddi dell'onda di quando si andava al mare 'per mostrar le chiappe chiare'.
E in uno dei suoi grandi quadri a tutta parete si mostra l'umanità ridevole e balneabile dei suoi anni felici che si ammassa a bordo spiaggia ed è una carta d'identità e un 'come eravamo' stupidi e felici quando risuonavano le note di 'Abbronzatissima' a due passi dal mare e non c'erano i barconi dei migranti ad intristirci e lo spettro della Crisi che non finisce mai.
E l'adolescente che prende coscienza dei suoi grandiosi mezzi espressivi si diverte a mostrarci perfino i 'disegni preparatori' di quei suoi quadri - come fossero, che so, gli schizzi e gli abbozzi delle figure guerresche della 'Battaglia di Anghiari', ma è sempre l'ironia e il gioco della pop art a farci sorridere e a riconoscergli 'l'onore al merito' del genio divertito e divertente che dura fino all'ultimo spazio espositivo in alto sulla terrazza interna della corte del palazzo - dove tornano le sculture delle teche al primo piano, ma ingrandite e non meno misteriosamente divinatorie ed evocative di chissà che, con la dea oscenamente ignuda che impugna una freccia d'argento e il satiro cornuto che la affianca che avanza ridente con in su le spalle una baccante ubriaca di gioia.
Martial Raysse – Palazzo Grassi - Venezia

sabato 20 aprile 2019

Greta o del 'salvare il mondo'.

Greta o del 'salvare il mondo'.
Se non fosse per il fatto che, fra qualche mese, nessuno parlerà più di lei – ma forse fonderà un partito, chissà, e si presenterà alle europee, mandando la mamma al parlamento europeo perché lei 'non ha l'età' – non ci scomoderemmo ad analizzare il fenomeno Greta, che, come i cicloni e i tornado che hanno nomi di donna, sta sconvolgendo le fangose e putride acque dell'informazione planetaria a guida buonista e sinistra.
E dice niente, la piccola Greta, niente di nuovo o che non sia stato già detto inutilmente e ci accusa di averla, lei e tutti i suoi 'gretini', truffata e illusa. Accusa noi, la piccola, tutti noi: una intera generazione, noi che non abbiamo fatto niente di male (che è già un discreto obbiettivo) e, giovani a nostra volta, abbiamo votato i verdi quando contavano qualcosa e sembravano capaci di incidere sulle scelte di governo e planetarie.
E' il sottoprodotto mediatico, la piccola Greta, di una sinistra che sente di non contare più una beata fava, politicamente, e, giunta alla frutta e al grappino, mette in campo gli adolescenti (pure antipatici) nell'illusione di avere futuro e li manda allo sbaraglio, li espone al ridicolo, col poderoso aiuto di Francesco benedicente e campione dei migranti di ogni risma e organizza trasferte e interviste e sessioni parlamentari, applaudendo ogni e qualsivoglia fiato di quella fanciullina triste e caparbiamente rivendicativa di un suo niente generazionale – ignara del niente conclamato della nostra generazione, relativamente a clima e inquinamenti globali.
Perché non basta 'mobilitare le coscienze' e scendere in piazza un giorno si e l'altro pure, per 'cambiare il pianeta' e il suo clima – ci abbiamo già provato noi e gli strumenti che avevamo non sono bastati; le nostre armi -e, oggi, quelle di Greta e i gretini – erano e sono spuntate, contano meno del due di briscola, povera cara.
Sono i centri decisionali delle politiche degli stati, i G7/8/20, che dovrebbero cambiare e saper/poter imporre alle industrie nazionali le tecnologie del cambiamento, ma per questo non bastano cento, mille Grete o milioni di gretini salmodianti.
Dove c'è profitto facile, cara Greta, lì è lo zoccolo duro, quello dinanzi al quale i tuoi ridicoli 'j'accuse' naufragano, come i barconi dei migranti, troppi e gestiti dai criminali delle mafie libiche e tunisine.
I fuochi fatui delle denunce e i tappeti rossi che ti allungano davanti i deputati sinistri e verdi per le tue parate non bastano, e neanche la vostra generazione spunterà qualcosa di più di qualche effimero titolo di prima pagina e l'apertura serale e gli approfondimenti dei telegiornali di regime - dell'ancien regime che ha perso il potere nei parlamenti nazionali e se ne sta asserragliato nelle redazioni dei giornaloni e delle tivù come i giapponesi nelle giungle indonesiane, da nessuno presi in seria considerazione, ormai, perché definitivamente proiettati nell'oltremondo favoloso della pietas indebita per ogni causa persa e incapaci di stare con i piedi per terra, - la sola postura che consente di strappare qualche risultato piccolo piccolo, ma concreto, effettivo.
Il resto, le speranze e gli auguri e le rivendicazioni, è affidato alla scienza e alle tecnologie del futuro prossimo e remoto e di te, Greta, resterà il caro ricordo di una presuntuosetta antipatica cui hanno affidato il compito sinistro di 'salvare il mondo', ma è stato solo un cambio di generazione come un altro, con qualche stupida accusa di troppo e diretta alle persone sbagliate.
Contiamo nel tuo ravvedimento operoso. Magari, fra trent'anni, guiderai un partito populista, chissà, mai dire mai.

ILFATTOQUOTIDIANO.IT
Quando gli chiedi l’ultima volta in cui sono andati da McDonald si scherniscono. Giorgio, 14 anni, ammette ridendo di averci mangiato ieri, “Gran Crispy Mcbacon con patatine grandi e coca cola”, mentre Filippo, capelli neri, timidissimo, dice di sentirsi in colpa per aver preso un cestino di p...




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