mercoledì 30 novembre 2011

ai morti per oltraggio

Sono attratto da chi muore o vuol morire -forse perché è il solo mistero che ci rimane: inviolabile -e chi lo viola non torna a raccontare e non dà segno di riconoscibilità ed è perduto per sempre.

'E tu non sai (...) per sempre che voglia dir mai.' scriveva il Pascoli. Però ci accora, questo tremendo mistero al quale mai siamo e saremo 'preparati', malgrado le 'preghiere per una buona morte', quali mi facevano recitare le pie suore in collegio e malgrado l'aria di sufficienza che sfoggiano coloro che dicono di non temere la morte e giurano che 'di là' non c'è un accidente di nulla e siamo solo carne da vermi ed è l'evoluzione della spezie darwiniana la sola cosa che conta.

E nella mia testa ancora girano le leggende infernali e le tregende metafisiche che hanno infestato la mia infanzia e l'infanzia dell'intera umanità e, se c'è una cosa che non perdòno ai 'preti' e vescovi e papi di ogni tempo è quello di aver consentito e collaborato con perfidia degna di miglior causa alla costruzione di quel castello di orrore, di quello spaventoso 'fantasy' e 'noir' che è la narrazione dell'Apocalisse e dell'Inferno che spetta ai peccatori – tutti, tutti, ma basta un sincero pentimento prima di chiudere gli occhi per sempre e 'rivolgersi a Dio con sincera fede' e siamo salvi e avremo l'happy end che consola gli afflitti e le afflizioni di ogni funerale.

Per questo provo ammirazione per i suicidi consapevoli che gestiscono la propria morte e sfidano tutto l'orrore che è stato creato intorno al quei 'castelli di nulla' delle narrazioni metafisiche e religiose. Sono i nuovi semidei, i suicidi, gente tosta e forte, che la malattia abbatte, ma non ne piega le menti, non torce le loro anime -che restano invitte a rimirare la loro sorte fin sulla soglia del nulla e, come i patrioti di ogni buona causa, sfidano il plotone di esecuzione o la forca perché 'chi per la patria muor vissuto è assai'.

E ognuno ha la sua, di patria. E, per Lucio Magri, era l'integrità di una buona vita spesa per le buone intuizioni di un paradiso in terra possibile e praticabile, il paradiso dell'idea ultima e finale del comunismo realizzato. E lo ha abbattuto una depressione incurabile, il 'male di vivere' che scava sotto i nostri piedi l'abisso che tutti ci inghiottirà, prima o poi.

E, di fronte a questi/e morti, a questi semidei caduti nel campo dell'onore, dovremo inchinare il capo e fare silenziosamente un saluto e fare ala al corteo che li porta al camposanto -e anche chi è opposto di fede, se una qualche forma di dignità ancora gli residua nell'anima, dovrebbe provare un brivido di segreta commozione al passaggio della bara e per il gesto degli antichi compagni che levano il pugno alto nell'estremo saluto.

Gesto di semidei, gesto di sconfitti dalla Storia e dal suo ingovernabile caos, ma torniamo ognora a combattere e sperare -tutti noi, figli di Prometeo animati dal suo sacro fuoco di rivolta. http://youtu.be/h70awBoZIDI

martedì 29 novembre 2011

date una ripassata all'Ecclesiaste

Conviviamo con la crisi e la coniughiamo in vari modi -com'è naturale dal momento che è il 'frutto' della presente stagione delle nostre vite.
C'è 'la crisi in mezz'ora' -trasmissione televisiva di una nota giornalista- scodellata in video come fosse un piatto di fast food per single: da far fuoriuscire dalla busta e padellare in 'quattro salti'; e c'è perfino lo 'spezzatino' delle aziende male in arnese, che scorporano rami e singole produzioni che ancora tirano e si possono salvare -e il resto si rottama e i debiti insoluti saranno delle banche che proveranno a rivalersi e a recuperare gli spiccioli coi loro avvocati per via giudiziaria.

'Nei tempi bui si canterà?' 'Si canterà. Dei tempi bui.', recitano due fulminanti distici di Bertolt Brecht.

E allora cantiamo a gola spiegata, -magari coi toni e gli accenti di quel burlone beffardo che era Jannacci e la sua corte dei miracoli cabarettistica degli anni Sessanta: 'E la crisi l'è bela, l'è belaaa / basta avere l'ombrela, l'ombrelaaa...'

Già. L'ombrela-paracadute, come nel film consolante di quella governante londinese deliziosa -che intonava anch'essa, assieme ai suoi pargoli: 'Basta un poco di zucchero e la pillola va giù...'

Però non è chiaro se basterà, l'ombrela-paracadute, a farci scendere giù dondolando e integri nell'aspetto in quel nuovo regno che sono le città nostre -sempre più fitte di mendichi e homeless che neanche ai tempi di C. Dickens – e se andate a p. Roma, la mattina, trovate gli sporchi-e-cattivi rom e i truci balcanici che gestiscono il traffico di mendicanti e li controllano al rientro da una giornata di lavoro ed esigono l'incasso.

Però è una fase delle nostre vite, la crisi, e merita di 'essere vissuta', come abbiamo vissuto i giorni delle 'vacche grasse' e abbiamo cantato come allodole insensate e non abbiamo interrato le provviste per l'inverno come facevano, invece, le provvide formiche della fiaba.

E abbiamo messo da un canto perfino il 'pifferaio magico' Berlusconi -che coi suoi pifferi da imbonitore rischiava di portarci, incantati dalle sue stolide musiche televisive e dall'ancheggiare 'viagresco' delle sue puttanelle, sul fondo della foiba-default; e, oggi, ecco il 'professore' austero, il medico inflessibile che ci propina l'amara medicina come fossimo i pinocchi stolidi e serissimamente ammalati di quell'altra fiaba.

La fiaba è cambiata, mes amis, e persino i nostri parlamentari andranno in pensione a sessant'anni. Alleluia!
Non tutto il male vien per nuocere. Ripassatevi l'Ecclesiaste: vi può venir utile, di questi tempi.

lunedì 28 novembre 2011

Caro Vasco...

....possiamo anche 'non spacciarci di sinistra', come ci chiedi -se solo venissimo a sapere, dalla tua viva voce, che significa 'essere di sinistra', di questi tempi e quali sono i provvedimenti che un 'governo di sinistra' dovrebbe assumere e 'potrebbe', sopratutto, dati i vincoli di bilancio e l'Europa (ciò che ne resta) che ci chiede conti in ordine per poter sfidare il futuro e reggere la corsa di un mondo globalizzato -e 'i mercati' a far da professori esterni che danno pagelle da somari ai berlusconiani di s-governo, il cui solo interesse era fare leggi ad personam per leggittimare il loro campione plurindagato e puttaniere e, oggi, (che cosa buffa e ridicola!) vengono a farci la morale e a dirci che 'quando c'era Lui, caro lei...'. Davvero non c'è limite all'indecenza e alla mancanza del senso della vergogna.

Possiamo anche non 'dirci di sinistra', se la cosa ti solletica specialmente -e gli eventi che stanno in cronaca, in effetti, paralizzano l'attenzione come davanti a un cobra reale che ti danza di fronte e non sappiamo se lo stato, una volta in default, potrà pagare i professori e i maestri e i medici della sanità e le pensioni -e Papandreu, in Grecia, ha dovuto farsi carico del risanamento di una economia disastrata, a causa della gestione di Nea Demokratia che lo ha preceduto, e forse, avrebbe preferito fare una politica 'di sinistra', ma 'nondam matura est, i tempi non erano maturi e quel che è accaduto e accade ad Atene lo puoi leggere agevolmente sui giornali.

Monti non è un mio (e mi sento di dire, collettivamente, un 'nostro') campione e il suo governo di 'tecnici' e 'cattolici' non mi dà gioia e non mi trasmette fremiti di piacere, ma fa le cose che l'Esimio Barabba di s-governo non ha voluto fare -e non poteva fare- perchè è un imbonitore da fiera elettorale, capace solo di miracolistiche promesse tipo 'meno tasse per tutti' -e ancora c'è chi lo dice 'uomo di governo e 'statista' e lo elogia per alcuni (quali?) singoli provvedimenti che avrebbero fatto il 'bene del paese'.

Davvero, a volte, mi vien da riflettere su quello che avviene nei labirinti neuronali di ognuno e tutti e come si formano i pensieri e le opinioni e come e perchè certe 'teste pensanti' si fissino su opinioni non suffragate da fatti evidenti a tutti, ma continuano a dar aria alla bocca -e rimaniamo basiti di come si possa premiare una 'via democratica' al buongoverno della repubblica senza, prima, fargli un esame fuori dal seggio, agli elettori, e sottoporre loro le 'dieci domande' essenziali che dovrebbero caratterizzare un 'buon cittadino' e differenziarlo da uno che 'vota col portafoglio' e strizza l'occhio a chi promette 'meno tasse' sapendo perfettamente che non potrà mantenere la parola data e- se la mantiene- è perchè ha tagliato i trasferimenti agli enti locali, tagliato sulla scuola, tagliato sulla sanità e sui trasporti.
Devo continuare, galantuomini di s-governo, o può bastare?

venerdì 25 novembre 2011

poveri ma fichi

C'è chi, rischiando di passare per menagramo, scrive un libro giurando che 'Eravamo poveri, torneremo poveri' (G.P. Pansa) e chi, invece, su Internet, aggancia nuovi polli tra i bloggers e promette mari e monti (non quel Monti, che avete capito?!) e opportunità di oltre un milione di dollari con iniziative mirate -ma se vai ad ascoltare il suo promo ti accorgi che è uno dei tanti venditori di fumo riciclati in Rete. Un Berlusconi delle origini, insomma.

E c'è chi paventa di diventarlo davvero, povero, a causa della crisi globale e della pacca di edge funds o di marce obbligazioni caserecce che gli ha rifilato la sua banca -o perché ha voluto rischiare di giocare in borsa e, mannaggia la capretta, non gli riesce di infilare un rimbalzo tecnico che sia uno, di questi tempi. E imprecano, e minacciano sfracelli all'impiegato allo sportello: di portarsi via tutto il contante e denunciarli alla magistratura inquirente per frode e bancarotta fraudolenta.

Poveri, quindi. Lo eravamo e torneremo ad esserlo. Vabbuò. Però non tutto il male vien per nuocere, suvvia! E volete mettere la soddisfazione di tornare ai remakes del film 'Poveri ma belli', coniugandolo nelle sue varianti postmoderne, tipo: 'Poveri, ma fichi'; 'Poveri. Embè?'; 'Si fa presto a dire 'poveri''; 'Povero a chi? Povero sarà lei.' 'In mensa dalla Caritas, che pacchia!'

Eppoi: che tipo di povero? Povero-con-mutuo-che-pago-a-fatica? Che, al confronto con 'l'eravamo poveri' del Pansa e ci avevamo le pezze al culo (ed emigravamo dalla casa colonica in affitto verso la grande Torino della Fiat che sfornava milioni di 500 e 600), siamo, in realtà, solo un po' meno ricchi e ancora ci avanza di farci la pizza al sabato e il cinema alla domenica e smanettiamo gli i-pod per strada e sugli autobus sempre connessi in rete e centinaia di sms agli amici.

E il Berlusconi con costoro ci va a nozze e racconta a telecamere unificate -enfatizzando un po' secondo il suo stile da imbonitore storico- di 'ristoranti sempre pieni' e 'non trovi un tavolo a pagarlo oro' e provati a prenotare una vacanza o un aereo in internet, se ci riesci.

Però un po' di strizza te la mette, quel giornalista-scrittore passato da sinistra a destra senza un filo di vergogna e pudore. Perché tutto questo parlare che si fa di 'nuovi poveri' e/o 'diversamente ricchi' e i titoloni sui quotidiani ogni giorno che dio manda in terra e lo spread dei btp alle stelle e le vacche grasse uscite da quel mo' dalle stalle della finanza globale, alla fin fine ti ci convinci e cominci a sparagnare, a uscire poco di casa, e abbassi la manopola del riscaldamento e indossi un pile e la coperta sulle ginocchia mentre guardi un film e, la sera, che tenerezza! se hai la fortuna di avere una compagna di letto, ti addossi a lei e state stretti-stretti sotto le coltri fino a mattina.
Ed ecco pronto un altro titolo di film: 'Poveri ma caldi.'

E anche il forzato digiuno, se fatto tutti insieme appassionatamente, può essere derubricato a 'dieta salutare' di popolo -e risparmieremo sul budget regionale per la sanità e istituiremo un 'sabato democratico' (al posto dei famigerati 'sabati fascisti') in cui ci troveremo tutti in piazza in tuta da ginnastica a fare gli esercizi atletici del caso.

Fin che crisi si consumerà e torneremo a crescere (e a metter su ciccia, collettivamente, di bel nuovo).

giovedì 24 novembre 2011

la fossa biologica colma fino all'orlo

Vi ricordate la 'insicurezza percepita'? Quella definizione giornalistica che tenne banco al tempo della elezione trionfale dei saltimbanchi berlusconiani e dei loro lanzichenecchi leghisti allo s-governo della repubblica? Beh, ci risiamo.
Ma a tenere banco oggi sull'insicurezza percepita non ci sono più i rumeni stupratori o gli altri immigrati che la determinavano coll'idea balzana -sostenuta dal centro-destra- che fossero gli attori protagonisti della micro criminalità (la 'macro' essendo, com'è universalmente noto, nelle mani della mafia e delle mafie) bensì i 'mercati volatili' che non comprano nemmeno più i bund tedeschi e cercano altri ancoraggi nel vasto mondo globale alla loro terribile sindrome da insicurezza percepita e abbandonano l'euro.
Ed ecco i centrodestri di allora e di oggi che si scatenano colle loro geremiadi e varie recriminazioni e ci accusano di aver buttato giù teppisticamente il gigante di argilla della Satrapia italica puttaniera senza buone ragioni e che il suo governo era buono e giusto e necessario e ve ne accorgerete di come vi sistemerà Monti-il-vampiro (ci risiamo!) e quant'era bravo e buono, invece, il nostro campione di s-governo che, unico e solo, può salvare il paese dai mercati comunisti.
E forse è vero che non tutto il discredito e il ridicolo di cui ci ha coperto il Satrapo puttaniere nel mondo è la causa unica e sola delle presenti difficoltà e tuttavia l'aver fatto piazza pulita dei nani e delle veline e delle igieniste dentali (no, quella è ancora al suo posto e la paghiamo profumatamente, maledizione!) è premessa di rinascita morale e di decoro che torna sulla scena e gioverà, senz'altro, nel medio-lungo periodo, a una restaurazione di credibilità.
Ma è l'insicurezza percepita che ritorna il problema vero e dovremmo tutti rinunciare, in tempi di economia globalizzata e ballerina, all'idea che esista una salvezza, che so, nei buoni poliennali del Waziristan o nelle obbligazioni della Banca Centrale della Mongolia.
Lo dicevo, ieri, alla gentile impiegata postale di Villabassa che mi rinnovava i Buoni fruttiferi postali e mi vendeva prodotti nuovi che davano un 3.62 netto a fronte di un vincolo triennale.
Ed eravamo entrambi rilassati e chiacchieravamo del più e del meno e del sole chiaro e consolante che riscalda il gelo degli alti monti ed ero felice di avviarmi verso i Tre Scarperi a vederne le ammalianti cime e nessuna insicurezza percepita mi affogava il cuore e la mente perchè 'che sera, serà' dobbiamo tornare a cantare -e gioire cogli uccelli dell'aria del fragile vivere nostro e avere a cuore che solo i galantuomi e probi e onesti vadano al governo del paese e i Barabba, invece, anneghino nella fossa biologica delle feci che hanno riempito fino all'orlo in questi anni di m.... .

sabato 19 novembre 2011

i grumi di follia che agitano i sogni

E l'altra sera ascoltavo il 'dialogo notturno' di Giuliano Scabia al teatro Goldoni con l'amico Peppe, psichiatra, che gli faceva da spalla e c'era l'adunata dei 'compagni' e di tutti coloro che hanno dipinto gli anni settanta coi colori della fantasia e aperto i manicomi e dato aria alle stanze e orizzonti nuovi ai cervelli -a quelli malati e ai supposti sani.

E alle spalle avevano l'emblema del loro aver agito per il meglio in quegli anni esplosivi: il cavallo 'Marco' che entrava, colle sue forme esagerate e quell'aria di voler ridere invece di nitrire, dovunque agisse l'allegra brigata dei costruttori di ponti e distruttori di argini della paurosa follia -che non faceva più paura non appena si intavolava un dialogo col matto e se ne accettava l'invito a sedere alla sua tavola e seguire i suoi realissimi sogni e gli svolazzi che tracciava nell'aria: segni magici ed evocativi di tutto quanto c'è in cielo e in terra che noi umani non sappiamo immaginare.

E mi dicevo, ascoltandoli rievocare e narrare, che molta parte delle cose folli che oggi non riusciamo a metabolizzare e danno voce alle recriminazioni delle vite che abbiamo vissuto è uscita dalle porte di quei manicomi aperti e oggi costituisce la 'massa critica' dell'irrazionale con cui dobbiamo fare i conti e ci agita i sogni e lo dipaniamo a fatica nella sua trasposizione dal sonno alla veglia -e perfino la 'nave dei folli' in cui ci siamo imbarcati in questi tre lustri, con al timone il Capitano Matto Berlusconi, pirata dei sette mari della democrazia comprata e venduta, è parto di una follia che ci accompagna da tempo e con la quale dialoghiamo e la arginiamo a fatica.
E oggi siamo riusciti a convincerli (quei folli) a remare insieme legati colle catene ai banchi delle galere parlamentari (e la frusta che dà il tempo della voga è quella dell'Europa e dei mercati), ma domani, chissà, tutto potrebbe riesplodere e la violenza dei guelfi e i ghibellini, coi cadaveri che coloravano l'Arbia di rosso, o la più moderna dei Tutsi e degli Hutu potrebbe riaffiorare perchè nulla governiamo dei segreti impulsi omicidi che nascono dalle zizzanie dell'odio e delle contrapposizioni sociali e politiche.

Ed è un miracolo questo che viviamo -noi della generazione di mezzo- di non aver combattuto le guerre mondiali o quelle civili che hanno combattuto i nostri nonni e i padri e chissà che occhi spiritati e folli avremmo, se ci fossimo imbattuti in quelle irrimediabili, storiche contrapposizioni, e quali grumi di follia ci agiterebbero i sogni e insidierebbero la faticosa veglia.




http://www.triestesalutementale.it/storia/marcocavallo.htm

di che cosa parliamo quando parliamo di democrazia(2)

Se quella che è stata sospesa è la democrazia di Domenico Scilipoti allora va bene: sospesa sia e resti sospesa sua vita natural durante. Perché la democrazia come la intende quel tale, l'Omuncolo ridevole (un sorriso davvero idiota il suo), -che passa di partito in partito secondo le convenienze personali e le prebende e i finanziamenti a piè di lista che ha ricevuto dal Barabba di s-governo è cosa ignobile e turpe e schifosa; cosa da puttane, che la merce loro la vendono un tanto al chilo e gli extra eventuali calcolati a parte.



E se il governo del Professore avesse davvero tutte le caratteristiche di un governo antidemocratico, la Carta Costituzionale è aperta a tutti i consulti e i ricorsi all'Alta Corte e mi sorprende che 500 e rotti deputati abbiano votato il governo di un novello dittatore -e non glielo ha ordinato il medico di farlo, perciò evitiamo di dare aria alla lingua e colleghiamo il cervello per più sensate analisi e conclusioni.



E che la democrazia sia cosa fragile e approssimativa e criticabile e opinabile è cosa che sappiamo da tempo e che ha permesso, nascosta nelle sue pieghe occulte e stringhe (è la mia personale 'teoria delle stringhe'), la formazione di quel maledetto buco nero che chiamiamo 'il berlusconismo' -che voracemente tutto ingoiava degli equilibri delicati del vivere democraticamente associati, e del rispetto istituzionale che si deve alla fragile impalcatura democratica di un paese quando si assurge al potere.



Perciò accettiamo il governo Monti con riserva e sempre vigili e attenti e siamo curiosi di osservare lo svolgersi di quest'altro processo nuovo: di un 'governo tecnico' che subentra alla politica malata che non sa come fronteggiare 'i mercati'. E subentra agli elettori 'furbetti del seggiolino (elettorale)' che si dicono orfani del populismo d'accatto del loro Campione di Denari che li ha usati e li usa come si usa un esercito in guerra e 'chi non è con me è contro di me' e 'stacco la spina quando voglio' e 'muoia Sansone con tutti i filistei'.



Democrazia, di questi tempi, e cosa complessa e delicata, di salute cagionevole -e va amorevolmente assistita e gli antibiotici somministrati con dosaggi adeguati e per un tempo sufficiente a far morire il maledetto virus del berlusconismo di s-governo.



E quando ci alzeremo dal letto e torneremo alle urne forse ci girerà un po' la testa per la pressione bassa, ma la lunga malattia, e gli incubi che ha prodotto in gran copia, forse, ci consiglierà di indirizzare meglio la matita copiativa. Forse, speriamo.

http://youtu.be/6EZjTyTeXRM

mercoledì 16 novembre 2011

staccare l'ombra da terra

staccare l'ombra da terra (plutocrati,complotti,grandi vecchi)




Ci sono analisi convincenti di 'esperti' (economisti, professori emeriti, analisti) che ci dilettano i neuroni col gioco storico del complotto pluto-demo-giudaico.
E il nostro Mussolini redivivo è chiuso nel bunker-Salò di palazzo Grazioli e scruta l'orizzonte dei sondaggi e li compara al saliscendi dello spread e prepara la nuova 'discesa in campo' non appena avrà l'occasione giusta per 'staccare la spina' al Professor Monti.

Complotto demo-pluto-giudaico, dicevamo, e il Grande Vecchio sta nell'ufficio della direzione di Goldmann Sachs e, vedi caso, Papademos, il nuovo premier greco, pare ci abbia avuto a che fare con quei maledetti massoni e pure il nostro Draghi -e del Monti si dice che in gioventù abbia bazzicato i 'Bones and Skulls' e chissà a quali prove di iniziazione è stato sottoposto e quali solenni giuramenti ha pronunciato che oggi dovrà rendere concreti e ripagare i suoi confratelli.

Ci sarebbe anche la versione 'soft and simply' delle cose che abbiamo sotto gli occhi – che vede una persona competente e semplice e di comportamenti pubblici e privati decorosi che assurge, finalmente! al ruolo di ottimate al governo della repubblica, ma come farla digerire ai berlusconiani di ieri, che hanno approvato e osannato tutto lo schifo pubblico e privato del loro campione e aspettano con lui, la coda momentaneamente fra le gambe, l'occasione giusta per rivotarlo e rifilarcelo di bel nuovo e dirlo 'martire' dei 'mercati comunisti' o di questa nuova elucubrazione del complotto pluto-giudaico della Goldmann Sachs?

Il vizio del complottismo è duro a morire e, a volte, unisce i facinorosi di destra e sinistra estreme in una purulenta e miasmatica gora densa di proteste e lambiccamenti mentali e fantasie di nemici potenti e 'poteri forti' e 'grandi vecchi' che ci schiacciano le vite e ci impoveriscono e ci provano un gusto speciale a fare del male all'umanità e del bene ai loro portafogli-titoli -ed ho ancora in mente quei grafici e le tabelle che illustravano la soglia di resistenza dell'acciaio al calore sviluppato dal cozzo dei due Boeing contro le Twin towers ed era impressionante la verosimiglianza delle ricostruzioni che imputavano il crollo-implosione, invece, a una serie di mine piazzate all'interno dell'edificio da chissà chi e chissà come e perché -e anche sullo sbarco sulla Luna avranno da ridire quei tali, i complottisti pervicaci e inesausti nel partorire fantasie, che affermano, prove alla mano, che mai piede umano toccò il suolo della pallida Luna immortale ed era tutto costruito negli Studios della Warner Bros ad Hollywood.

E noi, illusi, che speravamo che l'Uomo e l'Umanità, staccassero, finalmente! la loro ombra dal pianeta Terra e cominciasse l'avventura della Galassie!

domenica 13 novembre 2011

tra Scilla e Cariddi

Sembra di stare sul fondo di un acquario, tra i gamberi grigi -che fanno un passo avanti e due indietro- e avanti Monti e indietro Berlusconi e il Letta, dal sorriso liquido e mellifluo: olio di ricino addizionato di vaselina di quando i due mettevano a punto le leggi ad personam e la narrazione suggestiva che le avrebbe accompagnate e dette 'buone per tutti gli italiani'.

Ed è incredibile quel che accade in questa domenica di sole pieno e chiaro, -che ti aggiri per il campo di battaglia dei morti e feriti del berlusconismo in agonia e hanno appena suonato la ritirata ed è come se la Nato avesse fatto il lavoro sporco dall'alto, come in Libia -e noi ribelli non abbiamo sparato un colpo ed è una frustrazione cocente questa di aver vinto per interposta Europa, cogli avvoltoi dei mercati equiparati agli F116 che hanno colpito la tana di palazzo Grazioli -e il Generalissimo ha firmato la resa senza neppure la soddisfazione di un colpo di coda di quelli suoi che ci piacevano tanto -che so, 'un milione dei nostri in piazza san Giovanni' o sul predellino a Milano ad arringare la folla e la vecchietta-mediaset in primo piano che gli cinquetta 'passerottino', 'silviuccio bello' e dietro il coro dei 'menomalechesilvioc'è' e, grande finale, il rutto del Bossi a fargli il verso coi '300.000 fucili padani'.

Dovevano combattere fino all'ultimo in nome del 'popolo sovrano' e 'il popolo ce lo ha dato, guai a chi ce lo tocca' ed eccoli stesi a terra a migliaia senza più fiato né parole -gli stendardi afflosciati o laceri e i dispersi nelle retrovie a cambiare divisa in fretta in fretta per non dare nell'occhio.

Affiora solo qualche buffa recriminazione tra i reduci e i giapponesi che, alla radio, dicono mosci e affranti: 'non era tutta colpa di Berlusconi' e 'qualche cosa di buono in fondo lo ha fatto' e 'ha tenuto i conti in ordine', ma qualche cosa non è abbastanza per i mercati e lo spread a 500 non fa 'conti in ordine' -e basta sfogliare la stampa estera ed è tutto un tripudio per l'abbandono del malnato, del dittatorello dello stato libero di bananas col suo ridicolo dito levato -e fanno quattro, nella foto-ricordo che ha spopolato sul web che mette insieme Saddam-Osama-Gheddafi e il nostro Berlusconi, finalmente centrato dal missile-Monti e debitamente crociato in rosso.

Però sa di amaro questo abbandono quasi normale e di stampo democratico -e non solo per i figli che lo supplicavano 'papà non ti dimettere' prima di aver approvato la legge che modificava le successioni, ma anche per noi fieri avversari a cui è stata sottratta la preda, la cattura del generale in battaglia e il suo doveroso rinvio a giudizio presso l'Alta Corte rivoluzionaria per alto tradimento della fiducia che gli avevano accordato gli elettori.

E il maggior rimprovero che gli rivolgiamo è quello delle ridicole promesse mai mantenute de 'meno tasse per tutti' e di essersi fatto gli affaracci suoi e delle sue aziende – che neanche un esproprio proletario e una nazionalizzazione di mediaset e della fininvest ci soddisferebbe appieno e i giudici di quell'Alta Corte immaginaria dovrebbero condannarlo ad andarsene ramingo ed esule in suol straniero insieme ai figli e ai nipoti -e in Europa gli interdirebbero il transito e imbarcarli in una zattera tra le onde del mediterraneo sarebbe forse il meglio per lui -novello ulisse bugiardo la cui Penelope-veronica gli augura di incontrare Circe o restare schiacciato tra scilla e cariddi.

buona domenica

http://youtu.be/Oz5b_e6VJB8

venerdì 11 novembre 2011

la tribù, silenziosamente, acconsentiva (2)

Dovrò ritagliarmi uno spazio -con tutto il correre che faccio per uffici per ottenere la piena assistenza prevista dal nostro welfare per gli anziani non più autosufficienti- uno spazio per me, dicevo, per poter ascoltare le conferenze e vedere gli spettacoli de 'Il festival dei matti' che si terrà qui a Venezia dal 16 al 19 novembre.

Ho sempre avuto una grande curiosità per la malattia mentale, per i percorsi labirintici dei 'fuori di testa', le loro esplosioni, così imbarazzanti per noi 'normali', la loro aggressività metafisica, il loro teatro dell'assurdo -e già adolescente chiedevo a mio padre di raccontarmi la storia di quella mia zia rinchiusa a san Clemente, nell'ospedale degli incurabili; le anime morte, le supponevamo, e il manicomio il luogo del buio assoluto della mente e il palcoscenico delle sue terrorizzanti e furiose apparizioni ectoplasmiche. Per le quali gli antichi avevano il rispetto e il timore che si deve alle manifestazioni divine e la voce dei pazzi era l'incomprensibile e misteriosa voce degli Dei che si esprime per oracoli e fonemi incomprensibili e i canti folli delle baccanti ed è voce furiosa, a volte, e spaventa come col tuono e il lampo.

Ma venne Basaglia e aprì le porte dei manicomi e quei luoghi ce li fece frequentare e parlare cogli ammalati che -non più legati ai letti di contenzione o stralunati dai ricorrenti elettrochoc- davano di sé un'immagine non troppo dissimile dal nostro 'normale' teatro dell'ira e delle bugie colle quali mascheriamo i nostri segreti desideri e le trasgressioni e ce li riconsegnò, i matti, ospitati nelle case-famiglia e nelle famiglie di buonissima volontà, allargando i confini della cosiddetta 'normalità'.

Ed è vero anche -a proposito di normalità- che, in questi tre lustri di berlusconismo ridicolo e bugiardo e che rovesciava la realtà degli eventi comuni in una narrazione idiota e suggestiva, abbiamo traversato il mare degli eventi fermi attoniti sulla tolda di una 'nave dei folli' che zigzagava ruotando su se stessa e sfidando i punti cardinali canonici -e oggi è stata agganciata dal transatlantico Europa e costretta alla rotta che ci porterà fuori dai gorghi della crisi e lontano dai sargassi del malaffare di s-governo e la classe dirigente fitta di corrotti/ori e di puttane e puttanieri spudorati e giulivamente priapei.

E mia madre, iermattina, mi pregava di 'scappare'. 'Andiamo via', diceva e 'andemo' è la parola che pronuncia più spesso nel suo segreto teatro onirico -persa nelle nebbie del suo ultimo, doloroso viaggiare. E, in un lampo di luce improvvisa, mi ha confessato che i suoi sogni sono spaventosi e 'portami con te', ha ripetuto, che mi ha stretto il cuore.

E uno dei rari ricordi che ho del bambino che sono stato era il suo girarsi e uscire dalla 'sala delle visite' -rarissime visite- di quel collegio 'per l'infanzia abbandonata' di una Giudecca lontana come il suo nome mitologico e, forse, (non so, non ricordo) anch'io, bambino, le rivolgevo uguale preghiera, inascoltata, perso nei fumi della mia infanzia nebbiosa.

E mia sorella, che in quella Giudecca dell'infanzia abbandonata mi fu compagna per 'soli' due anni mi chiede di raccontarle tutto ciò che ricordo di quei miei sei anni di reclusione e invano provo a racimolare qualche sprazzo di sereno e luce chiara che consente la narrazione.
Rintraccio una visita del patriarca Roncalli (magna pompa, magno gaudio e canti e voci argentine) per il rituale delle cresime; le riunioni nell'androne di tutto il collegio per premiare i migliori temi da mandare a concorso; le visite degli aspiranti genitori che, dietro un vetro, indicavano alle suore il figlio che volevano adottare; l'esodo di massa dei contagiati durante un'epidemia di scarlattina verso l'ospedale delle Grazie, nell'isola di fronte.

Tutto il resto è nebbia -e il sogno di tutti i reclusi di sapere che cosa avviene di là dei muri e dei recinti che li imprigionano.

lunedì si balla

Chi pensava che Berlusconi si fosse ammosciato e rassegnato alla sua sorte di trombato di turno e caimano ferito a morte si sbagliava. Ne abbiamo gli annunci già in queste ore, ma il colpo di coda sarà servito lunedì, col rifiuto di rassegnare le dimissioni -praticamente impostegli da Napolitano e dall'Europa al fine di salvare l'Italia dalla speculazione finanziaria dei cosidetti 'mercati'.

E le ragioni di quel rifiuto sono le ragioni dei maggiorenti del partito di plastica che osservano il pdl, il loro ridicolo partito-azienda, sciogliersi al calor bianco della crisi ed è il tutti contro tutti di chi non governa più nulla – e sono scomparse perfino le canoniche stupidaggini rassicuranti che 'tutto va ben madama la marchesa' pronunciate dai Cicchitti e Quagliarielli e Rotondi davanti al giornalista compiacente di turno all'ora dei tiggi.

Perciò il Gran Consiglio dei Conigli pidiellini ruggisce e fa la voce grossa (udite, udite!) di fronte al Cialtrone Moscio che li ha garantiti fin qui e gli grida contro che non può lasciare che tutto finisca a puttane (sic) e loro, poverini, senza più potere e visibilità e nessuno che se li fili -e avanzano la candidatura del luogotenente Alfano: il nulla vestito da festa che dà le vertigini della caduta nel baratro prima ancora della nomina e al solo guardare il suo brutto muso di scherano e maggiordomo dei più fidi.

Tenetevi forte. Lunedì si balla.

giovedì 10 novembre 2011

la tribù, silenziosamente, acconsentiva

Osservo un mondo nuovo che mi sfilava accanto senza essere degnato di attenzione e oggi diventa un palcoscenico dove assisto a guerre tribali -guerre di poveri che si disputano 800/900 euri al mese in nero e senza contributi perché non c'è più trippa per gatti e legalità in questo paese allo sbando, -paese di insolvenze a tutto tondo, compresi quelli che stanno peggio di noi, e quella misera, nera elargizione da poveri a più poveri la capitalizzano e risparmiano (Dio sa come) e, al paese, si comprano la casetta e ricongiungono il coniuge e pare un 'ritorno al futuro' dei nostri Sessanta, quando erano i nostri meridionali a tirare la volata dello sviluppo e Torino la capitale industriale dove i miserabili si ammassavano in quindici dentro le baracche in periferia.

Mia madre boccheggia e galleggia nella sua demenza senile che è precipitata rapidissimamente in un mese e l'hanno operata al femore per la seconda volta e, visto che c'erano, di lì a poco, a un tumore al colon maligno e io credo che il suo cervello -posto di fronte a tanto scempio da doversi elaborare in coscienza di vita residua dolorosa e atroce- ha deciso di far esplodere il fumogeno dell'incoscienza/demenza e un volontario ingresso anticipato nel Nulla che ci ha partorito e ci inghiottirà.

La guardo e ascolto parlare ed è spesso ilare e ha gli occhi vuoti e liquidi che sembrano dirmi che finge, che c'è, ma non c'è, invece, ha fuso, si è volatilizzata -come le anime nostre che immaginiamo con le alucce trasvolanti nei fantasiosi empirei delle leggende religiose, -questa madre che fu sempre assente da viva e conclude la sua vita in ulteriore assenza e, se cerco ricordi di famiglia, è un vuoto ad ogni scalino e perfino della mia nonna materna non so nome e cognome e invano ho provato a rintracciarne la tomba nel corso degli anni.

E intorno a quest'ava assente e ilare e di demenza allegra si aggirano i membri tribali dei rumeni e dei moldavi che, dentro alla casa religiosa che accoglie i nostri vecchi con un piede nella tomba, disputano la sopravvivenza qui e ora -e a casa loro è peggio, e si sognano di notte gli 800 euro di un'assistenza giorno/notte per noi figli mortale, che i fortunati immigrati si fanno bastare ed avanzare chissà come, chissà come.

E ho provato sincera pietà per la moldava 'licenziata' da mia sorella dopo dieci giorni di prova perché, dice, 'non mi dava fiducia' – ma io ascoltavo allibito le accuse che la sua competitrice rumena le rivolgeva e non avevo modo di verificare se diceva la verità o se era la guerra a coltello tra 'emergenti' tribali 'mors tua vita mea' -e tutto il neorealismo dei nostri Cinquanta si declina oggi in quelle lingue ostrogote, sgradevoli a udirsi, e se stanno sempre col telefonino all'orecchio per consolare le loro atroci solitudini e noi sappiamo bene-e l'abbiamo condensato in un famoso spot pubblicitario- che 'una telefonata ti salva la vita'.

E l'ho vista allontanarsi con i due fagotti in mano, l'ombrosa moldava, con un cenno di saluto e la sconfitta disegnata nel viso e le lacrime trattenute ed è vero che aveva un'anima misteriosa e segretamente triste, l'anima slava di cui ci narra Dostoevskij, ma mi pareva gentile e premurosa -mentre la sua competitrice rumena vittoriosa e trionfante rincarava la dose e ci raccontava che l'ingenua le aveva confidato che, con quel genere di pazienti, non bisogna essere troppo teneri e noi, figli assenti, figli gelosi del nostro tempo e autonomia delle vite, la ascoltavamo cogli occhi bassi e riflettavamo su come siamo arrivati a questo generazionale appalto di assistenza e come facevano prima i nostri nonni che non ci sentiamo più di fare noi e, forse, non sarebbe male prendere esempio, finché l'età e la salute ci consente di farlo, da quelle tribù di pellirosse nomadi i cui vecchi, per non pesare e ostacolare la tribù negli spostamenti, se ne andavano di notte verso la selva o su per il monte dove erano facili prede delle belve -e la tribù, silenziosamente, acconsentiva.

mercoledì 9 novembre 2011

monsieur de Guillotin pensaci tu

L'Europa si prende la sua vendetta su quegli euroscettici di s-governo che hanno maledetto l'euro fino a ieri e imputavano alle regole europee di buongoverno e conti in ordine e il fisco capace di incassare il dovuto da tutti i cittadini il loro peregrino scivolare verso le posizioni più basse della classifica fino al concreto rischio di un default.

Ed è bene essere scettici, invece, sul 'volemose bene' che sta affermandosi in queste ore di burrasca finanziaria e 'salviamo l'Italia' dopo che, per lustri, con un capo di s-governo malfattore e corruttore e puttaniere alla testa dello stato, hanno approvato leggi ad personam e ad aziendam senza curarsi dell'interesse del paese e maledendo i 'comunisti' e i 'giudici comunisti' perchè impedivano la legittimazione del misfatto elettorale e il riconoscimento di 'statista' a uno che è sceso in campo per gli affaracci suoi di tycoon e della sua innumerevole famiglia aziendale insidiata da processi per corruzione di giudici e di avvocati (processo Mills).

E il cambio di passo di queste ore in cui sembra tornare la ragionevolezza e il rispetto delle istituzioni repubblicane è offerto da Napolitano colla nomina di un uomo probo e competente -un uomo tra i migliori di questa repubblica e capace di convincere i partners europei- a senatore a vita -dopo che quel tale, Il Cialtrone di s-governo, aveva fatto senatori i suoi avvocati per farsi confezionare le leggi ad hoc che hanno favorito l'estinzione dei suoi processi per intervenuta prescrizione.

Monsieur De Guillotin pensaci tu.

a proposito di teste e ceci

La forza delle cose sta nell'imporsi sulle opinioni e metterle in riga e raddrizzare le teste e i pareri prima confusi e, improvvisamente, sotto la sferza dello spread al rialzo, alcuni berlusconiani da sempre condividono analisi e giudizi critici contro i loro campioni di s-governo che, solo tre giorni fa, gli sembravano bestemmie e ci rintuzzavano e precisavano e battibeccavano.

E ci sono certuni che non batterebbero ciglio se, in un ipotetica 'Ultima Cena', il Berlusconi-priapo (ormai moscio) li indicasse col dito e pronunciasse le fatali parole: 'Prima che il gallo canti tu mi tradirai tre volte'.

Perché la storia è maestra di vita e ci mostra come fascisti notori si affrettassero a chiedere la tessera dei vincitori e bruciavano le camicie nere indossate solo un giorno prima e, miracolo! ecco il fiammeggiante fazzoletto rosso al collo e la bandierina degli alleati vincitori sventolata al passaggio dei convogli militari.

E piacerebbe avere a disposizione quell'altro episodio della Storia che racconta come i siciliani vincitori nei Vespri riconoscessero i maledetti sopraffattori francesi travestiti per la fuga e gli facevano pronunciare la parola 'ceci'. Che i francesi travestiti pronunciavano, inevitabilmente, 'sesì'.

E 'zac', via la testa.

lunedì 7 novembre 2011

e che l'Italia si fotta

Doveva finire com'era cominciata: una riunione di famiglia e il capo della 'famiglia' aziendale (Fedele Confalonieri) riuniti ad Arcore per decidere che strategia consigliare al loro campione finora invitto: resistenza ad oltranza e sfida ai suoi sottoposti parlamentari e lacchè di regime a mostrare la faccia nell'atto del tradimento sulla fiducia.



Si chiude com'era cominciata la parabola tragica (per il paese) di Silvio Berlusconi: con un cenacolo in cui gli interessi di famiglia fanno aggio su quelli del paese e si valutano le strategie per salvare i denari accumulati in questi anni di s-governo e come spingere Berlusconi-Sansone a far crollare le colonne del tempio-Italia, se necessario per il benessere dell'azienda-famiglia.



Suppongo -con buonissime ragioni- che figli e nepoti e famigli abbiano anche predisposto i piani di fuga e le eventuali ipotesi di vendita delle aziende e la protezione dei capitali fin qui realizzati nelle isole caraibiche che non contemplano l'estradizione.



Dalla discesa in campo alla discesa agli inferi -ma con un aereo privato che l'attende in un aeroporto sicuro e chi s'è visto s'è visto.



E l'Italia tanta amata e illusa dei 'menomalechesilvioc'è' si fotta.

domenica 6 novembre 2011

le piagnone e il male di vivere

I disastri naturali non mi appassionano. Sono noiosi perché ripetitivi -e ripetitive sono le troppe geremiadi e recriminazioni e i 'j'accuse' rivolti a questo o quel sindaco, a questo o quel prefetto o capo di governo in carica.



E ben vero che 'piove governo ladro' ci sta d'incanto con Silvio Berlusconi e compagnia maramalda e ribalda allo s-governo della repubblica (mai premier ha collezionato tanti disastri di varia natura e origine nel suo mal operare alla testa del paese -un autentico iettatore), ma questa di Genova mi sento di risparmiargliela, condoni edilizi e libertà di ampliamenti per 'fare cassa' a parte.



E fastidiosi oltremodo sono i 'toni alti' con cui si recita il dolore e lo sgomento -e il video di quella piagnona rediviva che gridava cose dissennate mentre 'girava' le sequenze del disastro dal secondo piano di casa sua col telefonino ne è l'esempio più orribile e censurabile -ma i tiggi, affamati di sensazionalismo e di 'scoop', lo hanno trasmesso e ritrasmesso per dirci al diapason ciò che potevamo facilmente rappresentarci anche (e meglio) senza l'audio e solo lo scorrere delle immagini assemblate dai diversi punti di vista.



E' una questione di 'interpretazione' del dolore di vivere che tutti noi elaboriamo in modi diversi.



L'idea di reclutare le 'piagnone' per un funerale -come accadeva in Sicilia- per dare voce e pianto a comando alla recitazione del dolore e della morte mi ripugna.

E' il silenzio attonito il mio ambito di riferimento: lo stupore esistenziale per quanto ci accade intorno e dentro e ci dice che il male di vivere è l'orizzonte di riferimento delle nostre vite e sempre si rinnova il sacrificio di Prometeo legato alla roccia con l'aquila crudele, castigo degli Dei vendicativi, a squarciargli il ventre ad ogni spuntare dell'alba.

mercoledì 2 novembre 2011

sipario

La storia che si ripete in farsa trova oggi la sua ennesima conferma e il tradimento dei chierici berlusconiani, -dei sacerdoti assorti che hanno fin qui celebrato con finta, ma convincente, compunzione il rito stupido della narrazione fantasiosa e le glorie del Barabba plurimputato allo s-governo della repubblica- prova ad assomigliare alle storiche decisioni del Gran Consiglio fascista che decretò la caduta di Mussolini, ma riesce solo a pigolare le sue ansie per la rielezione che non ci sarà e bisogna andarsela a cercare sotto altri ombrelli.

E' un quadro di miseria morale quello che emerge in questi giorni di agonia del regime dei malfattori di s-governo e se tacciono le puttane e le servette di primo letto premiate con posti di governo si levano alte le scomuniche e le maledizioni dei pennivendoli di regime che tacciano di tradimento i congiurati e minacciano sfracelli dal crollo del tempio di carta televisivo del berlusconismo e dallo scioglimento del partito di plastica sotto il fuoco della crisi globale.

E la diossina di quella combustione fetenziale appesta le cronache e ci costringe ad indossare le maschere antigas e ancora tutto il fetore non si è consumato e ci aspettiamo giorni vieppiù grami e scene da tregenda di cartapesta col replay in cronaca del colossal 'Sansone contro i filistei'.

Sipario.

come va, ragazzi/e?

Come va, ragazzi? Preoccupati per i vostri risparmi? Mica li avete messi in Borsa, vero? Beh, fatevene una ragione. Sull'ottovolante si va su e giù tenendosi stretti alle maniglie e chiudendo gli occhi. Ma già oggi andrà meglio, grazie ai 'rimbalzi tecnici'.

Lo sapete, vero, che i più bravi tra gli operatori del settore finanziario guadagnano di più in questi periodi di picchi e scarse e faticose risalite che durante i periodi di bonaccia ed economie in ripresa.
Tutto questo per dirvi che la vita continua e – come diceva il poeta: 'Nei tempi bui si canterà?' e si rispondeva: 'Si canterà. Dei tempi bui.'

Attrezzatevi. La vita è bella anche per i clochards -se il sole splende al mattino e qualcuno gli ha regalato il mezzo euro per sbocconcellare una baguette fresca di forno.
E Ungaretti scriveva: 'Si sta /come d'autunno / sugli alberi / le foglie.

Come dite? Che non vi va di condividere quel genere di precarietà delle foglie e degli autunni che incombono? Beh, le stagioni diverse e gli eventi meteorologici correlati sono le condizioni al contorno delle nostre vite e la presente alluvione finanziaria che ci inonda si appaia alle alluvioni annunciate e a quelle già trascorse -che hanno mutato il paesaggio dei diversi luoghi. Ma poi segue, quasi sempre, 'la ricostruzione'.

Gli induisti hanno un dio che presiede e comanda la distruzione e la successiva rinascita. E noi mortali ce ne facciamo una ragione e preghiamo quel dio di non volerci troppo male e risparmiarci il peggio.

E' il bello delle nostre vite questo trascorrere di evento in evento contrario che sempre ci sorprende.
Sursum corda. Forse ne usciremo vivi e ancora capaci di costruire futuro, ma ci vorrà pazienza.

martedì 1 novembre 2011

la prua del titanic e i mercati comunisti

La stampa di destra, pornografica da sempre e incrollabilmente stupida nel suo miserabile servire le fantasiose narrazioni 'politiche' del sultano puttaniere, non si farebbe scrupoli nel titolare, un giorno di questi: 'I mercati sono comunisti'.

Già perché gli avvoltoi della speculazione al ribasso e dell'attacco agli stati-carogna di un Europa in grave affanno sono peggio dei 'magistrati-comunisti' e della 'sinistra-disfattista' nel puntare agli occhi ormai vitrei della carogna di s-governo del Belpaese.

E sarà il differenziale coi bund tedeschi a squarciare il ventre gonfio e molle di un parlamento già morto da tempo e tenuto in vita dai soldi e dalle promesse di prebende e posti di sottogoverno elargiti dall'imputato-Berlusconi ai sedicenti 'responsabili' -giuda da tre palle un soldo privi di dignità politica e senso della vergogna. Un imputato, il Berlusconi, che non può farsi da parte pena il salire, nottetempo, la scaletta di una aereo privato che lo porterà in salvo alla Cayman o alle Antille, come avvenne per il suo compare di merende milanesi Craxi Bettino.

Ed è questa certezza, ben palese agli occhiuti osservatori e analizzatori d'Oltralpe, che li spinge a premere l'acceleratore e provare a far deragliare a spinte e scossoni la macchina di uno stato ormai ingestibile e di un governo incapace di riforme convincenti.

E appare pura disperazione politica quella dei maggiordomi di s-governo che, vedi il Sacconi, gridano 'al lupo! al lupo!' di un terrorismo invocato e immaginario capace di distogliere l'attenzione dei cittadini beoti dalla visione dell'abisso economico-finanziario che ci inghiotte.

Ce l'hanno rifilato con destrezza nel segreto dell'urna, i malnati, e adesso zufolano la loro colpevole indifferenza mentre la prua del Titanic si abbassa e punta gli abissi di una prossima dichiarazione di insolvenza.