lunedì 31 gennaio 2022

Filosofi di ieri e di oggi (costretti a bere la cicuta vaccinale).

 


I Lumi e il Rinascimento prossimi venturi. Prima parte.

Non conosco Alessandro Baricco, se non per i suoi romanzi e saggi, e non so dire, perciò, se appartiene alla schiera dei buonisti sempre clamanti (gli ineffabili 'non pesci', come si definiscono) indignatissimi per l'operare politico di Salvini sulle migrazioni e sui migranti dell'immigrazione clandestina. Migranti che ognora si provano a vincere la lotteria del mare dei naufragi organizzati dagli scafisti assassini col corollario dei 'salvataggi' da parte della Sea Watch.
Una o.n.g., la Sea Watch, sostenuta da misteriose offerte milionarie che ci provoca, pervicacemente, facendo abituale rotta verso i porti italiani e sfidando perfino le tempeste mediterranee - offrendo il destro ai giudici dal comune sentire migratorio di imputare reati (di ardua dimostrazione in dibattimento) contro il nostro Capitano.
So, però, dalla lettura che faccio del suo bel libro 'The game' che Baricco appartiene alla schiera dei 'globalisti', convinti che il Novecento sia stato un secolo di miserie e dolore e guerre e che gli inventori di internet e del web sono gli scopritori e i colonizzatori del Nuovo Mondo Globale che si oppone e ci farà dimenticare il violento 'secolo breve' e riaprirà gli orizzonti delle 'magnifiche sorti e progressive'.
Scrive Baricco dei pionieri del web : ' (…) Era gente in fuga. (…) Stava evadendo da un secolo che è stato tra i più orribili nella storia degli umani (il 1600 non era da meno n.d.r.) e che non aveva risparmiato nessuno. (…) e, se uno avesse messo sotto al microscopio quella serie di disastri, avrebbe trovato una sostanza chimica dominante sulle altre: L'OSSESSIONE PER IL CONFINE, L'IDOLATRIA PER QUALSIASI LINEA DI DEMARCAZIONE, L'ISTINTO DI ORDINARE IL MONDO PER ZONE PROTETTE E NON COMUNICANTI.
Il maiuscolo è di Baricco e bene dice l'orrore dell'autore per quelle tre costanti del 'secolo breve'.
E prosegue: 'Che fosse il confine tra diversi stati-nazione, o quello tra una ideologia e un'altra, o quello tra una cultura alta o una bassa, se non addirittura quello tra una razza umana superiore e un'altra inferiore, tracciare una linea e renderla invalicabile rappresentò per almeno quattro generazioni una ossessione per la quale era sensato morire e uccidere. (…) Non si capisce molto della rivoluzione digitale se non si ricorda che i nonni di quelli che la iniziarono avevano combattuto una guerra in cui milioni di uomini erano morti per difendere la fissità di un confine o nel tentativo di spostarlo di qualche chilometro (…) l'isolamento cieco delle élites, l'immobilismo culturale dei popoli e il ristagno piombato avevano portato i loro padri a vivere in un mondo in cui si poteva fare Auschwitz senza che nessuno lo sapesse e sganciare una bomba atomica senza che la riflessione sulla opportunità di farlo riguardasse più di una manciata di persone.'
Una filippica, questa di Baricco, che gli serve per dirci che una civiltà nuova, simile a quella dei Lumi o del Rinascimento è alle porte e che nessun confine più potrà darsi nell'Oltremondo del web di cui tutti, o quasi, facciamo parte festante e condivisa ...
Parte prima - (segue nei giorni a venire)

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Intoniamo l'inno fatale.

 Ecco. Siamo al 31 di gennaio e niente slavine colossali e/o asteroidi di grosso diametro in rotta assassina col pianeta Terra. Evviva. Solo la iattura di una rielezione di fortuna della mummia quirinalizia all'ottavo scrutinio e l'accortezza conseguente (da scrivere in agenda) di evitare di accendere la tivù alle 20.30 del 31 dicembre dei prossimi sette anni come salvavita e salva umore accessori.

E, come per tutte le elezioni e le rielezioni, ecco a voi la bagarre politica conseguente che ci dice che il centro-destra non c'è più (ma non ci sembra un male letale, basterà far confluire la maggioranza dei suoi voti sulla Meloni) e che il centrosinistra di s-governo post pandemico si attrezza per sterilizzare il Salvini-trottola impazzita e disinnescare il suo detonatore male inserito nella bomba sotto alla poltrona del presidente Draghi.
Andrà tutto bene, vedrete, come in questi due anni di pandemia assassina, e ci ritroveremo a fare predizioni anche nel 2023 da bravi leoni da tastiera quali siamo diventati un po' tutti.
E, forse, il segnale che qualcosa di ineluttabile e nefasto e definitivo è accaduto nei pensieri molesti del popolo sovrano ci viene da facebook, dove una persona solitamente silenziosa e giusto i compleanni sul profilo esplode con un suo post-petardo - neanche si fosse trasformata anch'essa in leonessa da tastiera - e si dice indignatissima per la prova di emme fornita dalla classe politica tutta. Benvenuta nel club.
E, se è vera quella teoria quantistica che indica una relazione tra il battere d'ali di una farfalla sulle coste della Malaysia e un tornado che si prepara sulle coste del Messico in diretta conseguenza, noi speriamo che ce la caviamo e auspichiamo che le prossime elezioni siano davvero il tornado di prossime macerie politiche e il riscatto del popolo sovrano contro gli imbelli deputati dai dis-onorevoli c... incollati alle cadreghe.
Sorgi, oh popolo silente e intona, mano sul cuore, l'augusto inno delle vittorie: 'Frate-elli, d'Ita-alia, l'Ita-alia s'è de-esta...'

sabato 29 gennaio 2022

La palude politica e l'esprit de revolution.

 

La palude politica e l'esprit de revolution.

Ne usciamo tutti con le ossa rotte, da questa storia di infamia istituzional/costituzionale.
Ne esce male Mattarella, con la melina degli avvisi ripetuti ai naviganti parlamentari riuniti in fremente conclave e perfino l'avviso della possibile incostituzionalità di una sua rielezione - allegramente risolto con la mozione degli affetti dell'uomo della provvidenza-due, carica condivisa con il suo patrocinato Draghi. Che, insieme, ci porteranno fuori dalla pandemia e con una pacca di miliardi europei da far resuscitare il morto-Italia. Alzati Lazzaro e cammina.
Si vedrà e si riderà (riso amaro).
Ma ne esce peggio la casta degli Inamovibili dal disonorevole c... incollato alle cadreghe che, pur di lucrare la pensione di settembre, avrebbero eletto al sacro soglio anche Giuseppe Garibaldi – quello del film 'Benvenuto presidente', che avete capito!
E la palma della figura più di emme dell'emiciclo degli Inamovibili l'hanno ottenuta, indiscutibilmente e a furor di popolo, quei poveretti che dovevano aprire la scatola di tonno del parlamento che ci hanno fatto il meraviglioso regalo di aver ridotto il numero dei pretesi onorevoli prossimi venturi, ma poi si sono impauriti per la perdita del consenso annunciato e si sono barricati dentro l'aula infamata a votare di tutto e di più dell'infamia di s-governo pur di restare a galla.
E non vi dico che cosa rimane a galla di solito nelle lagune, secondo i reports degli assonnati pescatori alle prime luci dell'alba, perché so che state facendo colazione.
E mi viene in mente il bel film 'Ridicule', in cui si rappresentava l'esprit de finesse degli arguti motti e dei taglienti aforismi e le beffe atroci dell'aristocrazia auto referenziale chiusa nella reggia-prigione di Versailles e fuori già rumoreggiava il popolo della fame e delle brioches che avrebbe allestito le ghigliottine e sconvolto l'Europa degli augusti regni e delle monarchie a retro illuminazione divina.
Ci vuole tempo, lo so, il popolo spesso rumoreggia e mugugna, ma, chissà, forse l'impazzimento di questi due anni di infamia vaccinale potrebbe fungere da detonatore, chi vivrà vedrà e ci racconterà, estote parati.
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  • ***** RiDiCULE patrice leconte
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    ***** RiDiCULE patrice leconte

Onde di marea e paludi politiche.


30 gennaio 2016
E' come un'onda di marea che si scioglie nella sua risacca. Onda che, in cronaca, nel suo gonfiarsi e abbattersi sulla battigia, mostrava fino a ieri i legni dei barconi naufragati commisti ai corpi galleggianti degli annegati e le plastiche sgonfie dei gommoni e i giubbetti di salvataggio a centinaia di migliaia e il corpo di Aylan pietosamente raccolto e universalmente compianto e, nel suo rifluire schiumando, mostra le fotografie del 13 novembre di Parigi, i commandos terroristi in azione e i botti del capodanno di Colonia e Zurigo ed Helsinki e di molte altre città europee funestate dalle violenze e dai tentativi di stupro di migliaia di 'profughi' e richiedenti asilo assatanati per quell'orgia di potere dei loro numeri strabocchevoli ('Sono troppi, non possiamo farci niente', dicevano i pochi poliziotti presenti nel piazzale davanti alla stazione) e del loro agire indisturbati per bande criminali gridando beffardi :'Ci ha invitati la Merkel' e in tasca i foglietti con la traduzione dell'arabo:'Voglio fare sesso con te'. Postmoderna riedizione de 'il ratto delle Sabine'.
C'è un tempo per la pietà e un tempo per la constatazione dei danni sociali che una indebita e malaccorta pietà e conseguente 'politica dell'accoglienza' hanno causato e continueranno a causare per decenni. E le cronache di ieri e di oggi sono tutte verso la risacca dei guasti causati dal 'troppo che stroppia' che chiude le frontiere una dopo l'altra e la Svezia che annuncia i rimpatri tardivi di ben 80000 'richiedenti asilo' che non hanno passato il vaglio di leggittimità delle commissioni. Rimpatri improbabili perché, lo sottolineava un articolo letto nel corso della rassegna-stampa a 'Primapagina' (radiotre), basta fare un ricorso al tar ( bibbia e vangelo mandato a memoria dai nostri ospiti immigrati) e l'ordine di rimpatrio dei questori è carta straccia e le strade e le piazze delle nostre città in affanno di mendicismo e nuova ciminalità di importazione tornano a mostrare le facce dei troppi 'senza arte né parte', ma che hanno trovato nicchia e rifugio di accoglienza indebita nell'Europa malata di buonismo.
E se, al Carnevale di Venezia, si entrerà nella bella piazza san Marco solo attraverso cinque varchi di sorveglianza e i metal detector e l'obbligo di togliersi le maschere, una tale 'vita blindata' (che non ci mette al riparo dai rischi) la dobbiamo alle folli politiche buoniste della sinistra europea e nostrana di s-governo che, per anni, hanno lanciato l'effetto di annuncio su tutta la costa mediterranea e in Irak e in Afganistan: 'Correte, venite parvulus! Qui c'è posto per tutti.' - e oggi le colonne dei profughi sono ferme in mezzo alla neve dei Balcani sotto le tende e davanti ai muri di filo spinato; e le televisioni ci mostrano il freddo e la fame dei poveretti commisti con l'impotenza e le faccia di tolla dei nostri Faust di s-governo incapaci di gestire le politiche della catastrofe umanitaria che 'essi stessi hanno evocato'.

mercoledì 26 gennaio 2022

Timeo Danaos et dona ferentes.

 Predizioni cassandriche e antiche metafore.

Finirà male. Male per il centrodestra che si spaccherà sulla linea di faglia tettonica Salvini/Meloni sul nome di Cassese, il cavallo di Troia dei Danai del pd, che se ne stanno annidati nel capace ventre della retorica costituzionale e dell'alibi professorale, ma sono pronti a saccheggiare e uccidere e incendiare la città dedita al culto di Apollo e solo la Meloni-Enea si salverà e partirà per i lidi italici, trascinandosi dietro i profughi di gran parte del consenso elettorale che fu di Salvini-Ettorre e di Giorgetti-Astianatte.
E nella partita a poker a carte scoperte Salvini si è dimostrato cattivo giocatore ed ha abboccato all'amo di Letta-Ulisse, il noto menzognero politico del mito, che gli ha ucciso i candidati-proci nella cuna e impone oggi il finto 'superpartes' Cassese. Superpartes e 'impolitico' come lo erano le sardine clamanti in piazza – e vennero immediatamente smascherate quale bolsa e un filo ridicola invenzione mediatica del think tank del pd – ormai alla frutta e al grappino politici.
Occhio alla votazione di oggi, gente, perché se quelli della Lega non mostreranno un sussulto di orgoglio politico e faranno entrare nelle mura della città il cavallo di Troia di Letta-Ulisse cederanno le vergognose armi al solo condottiero rimasto nel centrodestra, dopo la morte (politica) di Berlusconi-Priamo. Un condottiero donna - e dalla sua diaspora ed esodo lungo e faticoso (l'intera Eneide, che palle) nascerà finalmente una destra non spuria e degna delle tradizioni della morta città di Apollo. Leviamo alti gli scudi e i peana contro il prossimo settennio di moscia tradizione italica.
Auff! Che gran fatica gestire le antiche metafore.

Bufale da far girare.

 27 gennaio 2018

A visitare quotidianamente i social forum si ha la dimostrazione clamorosa (è il caso di dirlo) di quell'adagio che recita(va) 'non c'è sordo peggiore di chi non vuol sentire'. E anche la favola triste del pastore burlone che si divertiva un mondo a gridare 'Al lupo, al lupo!' in assenza del medesimo vi trova riscontro, ma nel senso inverso, ahinoi, perché tutto il gridare alle 'fake news! fake news!' e alle 'Bufale! Bufale!'che fanno gli s-governanti sinistri e i leaders di partito di sinistra conventicola provvisoriamente al vertice delle istituzioni della repubblica trova orecchie aperte in alcuni profili di persone scarsamente attrezzate alle ricerche che si possono fare in Rete per verificare di persona se davvero di 'fake news' si tratta oppure se vi è costrutto e riscontro - e, per ragioni di partito preso e ostinata e cieca appartenenza alla fazione accoglientistica ad oltranza quei dessi lo vogliono nascondere al popolo per tema di contraccolpi elettorali prossimi venturi.
E bene ha fatto un mio amico feisbuchiano a rispondere con link confermativi e originali a un tale che gli gridava compulsivamente 'fake news!' come commento stupido al suo link che illustra e resoconta le guerre intestine che si combattono nelle disgraziate enclaves di alcune città della Svezia, Malmoe in primis. Ed è vero, invece, che molta parte di queste informazioni di libera stampa e della Rete sulla tragedia dell'ordine pubblico conseguente al troppo che stroppia di immigrazioni massive e non integrabili sono regolarmente censurate e/o pochissimo evidenziate dai giornaloni di regime e dai giornalisti televisivi e radiofonici ostinatamente buonisti, - ad onta delle mille evidenze del dramma epocale che sta vivendo l'Europa a causa del 'nemico in casa' che ha stipato a milioni nelle banlieues delle metropoli europee e di cui si parla solo per il ricorrente esplodere di stragi e mitragliate di kalashnikov o per l'irrompere dei tir sulla folla di Nizza e Berlino. Domani chissà.
Il 4 di marzo mandiamoli a casa questi pastorelli che 'non c'è peggior sordo e cieco...'


Esempi di bufale da far girare: 'Cassese è superpartes.' (fatela girare) 
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Assensi servili e proni.

Straordinaria ammissione quella di Damilano, direttore dell'Espresso, nel corso della trasmissione 'Di Martedì': 'I giornali, noi giornalisti, non ci fila più nessuno (libera traduzione) – non abbiamo più quel seguito e il consenso di cui godevamo fino a dieci anni fa.' E i numeri impietosi delle vendite sono lì a testimoniarlo – e Internet è la 'malafemmina' colpevole di aver distolto i lettori perduti e trasferiti in massa nel suo capace e risonante ventre virtuale.

Lo diceva in un contesto discorsivo altrettanto interessante, in verità, e faceva notare che 'la politica si riprende ciò che è suo', e Draghi viene punito ed espulso (dall'insalatiera del voto presidenziale) proprio per il suo essere fuori dai partiti e incapace di mediazione – la sola vera arte della cosiddetta 'politica'.
E pazienza se è un'arte miserella e spesso noiosa e che fa incaxxhiare gli elettori.
Dunque Draghi resti al suo posto – a portare la soma di Sisifo a palazzo Chigi, luogo di estenuanti confronti e scarsi bianconigli che escono dal cappello di un prestidigitatore di poco talento.
E Mattarella, non mandandoci a votare ad inizio anno 2021, ha tutta la responsabilità di aver tenuto a battesimo la spaventosa creatura dalle grandi ali di drago - il cui fuoco gli si rivolge contro e lo brucia se il suo volare non spazia su deserti politici silenziosi e assensi servili e proni.
Benvenuti nel 2022, anno terzo di disgrazia post pandemica che ancora non ci ha mostrato di cosa è capace, ma sta covando l'uovo di dinosauro dell'Ucraina.
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martedì 25 gennaio 2022

...e torneremo insieme a cantare.

 La bella guerra che canteremo a nostra volta.

Mi manca l'esperienza della guerra. Come generazione del mitico '49 (eredi noi di quella del 1899 sul Piave), tra le altre belle cose, oggi mitiche, tipo: 'il posto fisso', 'la casa di proprietà', 'la pensione' (spesso 'anticipata', olè!) abbiamo dribblato bravamente la guerra.
Non ogni guerra, bensintende.
Abbiamo assistito, e seguito appassionatamente e parteggiato (beata gioventù), alla 'guerra dei sei giorni' in Israele – che ha steso e messo a tacere i queruli 'paesi arabi' armati di schioppetti a palla singola - e alle guerricciole di confine sul Kashmir tra due grandi potenze asiatiche (entrambe con l'atomica in saccoccia) e alle guerre eritree e alle varie e diverse scaramucce e/o guerra civili africane – continente oscuro, osceno cuore di tenebra degli impuniti Al Shabab e Al Qaeda, che a tutt'oggi ci spedisce i suoi figli fuggiaschi, malati di guerra e violenza, per il tramite dell'immondo commercio di vite umane dei 'barconi'.
E che la guerra sia una sorta di strana 'igiene del mondo' ce lo conferma il risorgere a grandi balzi e picchi delle economie, dopo gli anni feroci del conflitto bellico, e perfino una dolcissima canzone ci fa presente che 'la guerra è bella anche se fa male / e torneremo ancora a cantare... - che ancora aspetto di incontrarne l'autore per chiedergli: 'In che senso, scusa?'
E consiglio a tutti di rivedere quel bel film della mia giovinezza di uomo sinistro: 'Come imparai ad amare la bomba...' di quel genio cinematografico assoluto di Stanley, il regista del destino ultimo nostro dei viaggi spaziali organizzati 'in socia' con gli ex nemici russi – correva l'anno 2001 di una nuova Odissea gassosa.
E converrete con me che la guerra è una 'botta di vita', in tutti i sensi, fino alla pallottola fatale e/o esplosione atomica che tutto fonde delle nostre fragili carni in una immensa bolla di calore/furore – e chissà che meravigliose 'lettere dal fronte' vi avrei scritto, impantanato nel fango e nelle nevi delle trincee austro-ungariche, a dirvi del commovente stellato fisso del Grande Carro sopra il Lagazuoi – poi mozzato dalla immensa mina sotterranea dei genieri austriaci.
E, forse, chissà, in finale di partita e prima di chiudere gli occhi per sempre, mi verrà rappresentata in video e in voce un'altra guerra fatale – quella tra gli storici nemici di sempre: comunisti versus maccartisti (ben poco 'liberals') – nella versione post moderna del teatro dei pupi siciliani: Putin-l'Atroce-Dittatore contro Biden-il-Sonnachioso.
E non è detto che vinca il primo, con tutte le sue atomiche e i gasdotti chiusi per ripicca, perché il secondo, in realtà, ha studiato coi suoi generali del Pentagono le tattiche dei condottieri romani – che portavano la guerra in Spagna con pochi uomini veterani mentre le legioni di nuovo conio barbaro venivano falcidiate a Canne; ma poi venne Scipione l'Africano a sistemare definitivamente le cose e tornò la pax romana.
In Ucraina sarà lo stesso?
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