venerdì 31 maggio 2013

Grazia del ciel, come soavemente...

Grazia del ciel, come soavemente...

E' come la 'sindrome della pagina bianca' che affligge gli scrittori. Per giorni e giorni è il vuoto che la fa da padrone nella tua mente e niente di notevole, di memorabile vi si affaccia - come se il mondo si fosse appiattito e la gente improvvisamente tutta rinsavita o rintanata causa pioggia e che non da adito ai commenti indignati, ai dibattiti, alle polemiche.
Perché, lo sapete, noi esseri umani vogliamo continuamente stupire ed essere stupiti – e i giornali vivono sullo scandalo permanente e fa notizia 'il padrone che morde il cane' e non viceversa e, parafrasando il Metastasio: 'E' lo stupire il fin delle gazzette'.

Ma, da giorni, niente più ci stupisce. berlusconi è silente in attesa di arringa difensiva dei suoi bravi 'cavalli di caligola' Longo e Ghedini e parlano in sua vece i suoi bravi, la santanchè e gasparri, ma è come quella storia in cui si racconta che: 'Bussarono alla porta, andai ad aprire e vidi il Niente.'

E neppure il Grillo ci stupisce più. Che fosse Parlante, lo sapevamo e, parla che ti riparla, qualche Grossa Sciocchezza la macini, è inevitabile.
Dovremmo tutti tornare al silenzio di un cielo fitto di stelle o di un paesaggio di straordinaria bellezza e nutrirci di quel silenzio e tenerlo dentro a lungo – e imparare a fissarci negli occhi e cogliervi delle emozioni silenziose - ci farebbe un gran bene, credo.

Perciò non vi tedierò oltre e propongo alla vostra riflessione solo un paio di distici old style che potrebbero sostituire nei vostri cuori e le menti tutto l'avvilente bailamme di una politica che rottameremmo per intero, se fosse per noi, e trasferirci a volo d'uccello, che so, tra i fiordi della Norvegia o a Giava, a imparare il teatro delle ombre e rappresentarlo, poi, qui da noi, per la gioia dei bimbi – colla parte del cattivo affidata, ca va sans dire, a berlusconi-lex luthor e il redemptor a Letta, gravato della croce di governare le larghe discordie.

Grazia del ciel, come soavemente
ti miri ne la terra abbeverata,
anima fatta bella dal suo pianto!
O in mille e mille specchi sorridente
grazia, che da nuvola sei nata
come la voluttà nasce dal pianto,
musica nel mio canto
ora t'effondi, che non è fugace,
per me trasfigurata in alta pace
a chi l'ascolti.

Nascente Luna, in cielo esigua come
il sopracciglio de la giovinetta
e la midolla de la nova canna,
sì che il più lieve ramo ti nasconde
e l'occhio mio, se ti smarrisce, a pena
ti ritrova, pel sogno che l'appanna,
Luna, il rio che s'avvalla
senza parola erboso anche ti vide;
e per ogni filo d'erba ti sorride,
solo a te sola.
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Tanto avevo in animo di dirvi oggi. Godetevi il grigio del cielo e sperate nel sole.
Verrà, lo so per certo. C'è sempre un po' di sole nascosto nell'aria che intiepidisce.
E fu subito estate.

mercoledì 29 maggio 2013

Il ritorno del cretino (popolo di emme?)

Il ritorno del cretino

Dovremmo tutti andare a rileggerci le vicissitudini di Masaniello per capire dove sta il marcio della Storia e degli uomini che fanno la Storia.
Le belle speranze di rinnovamento e 'vita nuova' di un capopopolo osannato dalle folle in rivolta si appassirono presto, prestissimo, sotto i colpi e le mene e i complotti del 'vecchio' di sempre (i cardinali coi soldi degli aristocratici impauriti) – e, miracolo! le folle tornarono a sfilare sotto i labari dei vescovi e dei preti in processione come se nulla fosse stato.
E rileggetevi anche la storia dei fratelli Bandiera e di quei generosi idealisti mazziniani che fecero l'errore di pensare che 'il popolo' fosse uno stinco di santo pronto ad insorgere contro i suoi oppressori e non invece la somma miserabile di tutto il peggio che esprime nel suo voto ai barabba e agli andreotti di sempre - e tollera l'intollerabile e chiede umilmente le raccomandazioni a quei politici che poi, stupidamente, maledice. Dei Fracchia, insomma, o le macchiette italiche dei 'furbi' che ci hanno illustrato i films di Sordi e di Totò.

E i giornalisti di quasi tutte le testate non dovrebbero menar scandalo, come fanno oggi, se Grillo critica 'il popolo che non ha capito' il 'popolo stanco di guerra', il popolo che non fa le rivoluzioni o le fa a metà e subisce come un pio bove il 'ritorno del cretino' che più avvilente non si può – se consideriamo che tutto il marcio della stramaledetta casta è ancora in cronaca, con le condanne di berlusconi-evasore di milioni di euro e Fiorito e Bossi e assortita compagnia che quei milioni 'se li magnavano', secondo italica tradizione de: 'è tutto un magna-magna!' che sentivamo nei bar e sui tram fuori dalle bocche indignate ma non troppo del benedetto 'popolo'.

Che non è improvvisamente illuminato se ri-vota i gli schifosi di sempre, i partiti dell'inciucio e delle assoluzioni a prescindere, al massimo gli possiamo riconoscere le attenuanti generiche che 'il convento non passa di meglio' - che non ci allarga il cuore, bensì ci conferma nell'inveterata e tristissima convinzione che dalle urne non esce nessuna 'intelligenza collettiva', bensì il 'popolo che non è migliore dei suoi governanti' - e han torto i Masaniello di ogni tempo e luogo a sperare che 'li mandiamo a casa!' e verranno i tempi nuovi della politica pulita di cittadini commendevoli e assennati e onesti (sic).

E i generosi rivoluzionari continuino a rivoltarsi nelle tombe perché anche coloro che 'hanno fatto l'Italia' non erano poi così illuminati e ne sommarono di porcherie (rileggersi, per credere: 'La Controstoria dell'Unità d'Italia – fatti e misfatti del Risorgimento') da far tremare le vene ai polsi e accapponar la pelle.

E, forse, ha ragione Soldini a far parlare nel suo ultimo film (Il Comandante e la Cicogna) le statue dei Grandi: Verdi e Garibaldi a cavallo che osservano attoniti le miserie quotidiane del popolo su cui fondarono le speranze di riscatto (Va, Pensiero, sull'ali dorate...) e conclude sconsolato l'Eroe dei Due Mondi: 'Era meglio se vi lasciavo agli austriaci, cari.'

E se troviamo legittimo dire dei governi: 'Piove governo ladro', forse non parrà fuori luogo il pronunciarsi di quell'altra invettiva sanamente liberatoria de : 'Popolo di emme!' che non fai le rivoluzioni necessarie - e le tue rivolte asfittiche e le asfittiche indignazioni si chiudono sempre col ritorno in scena di vecchi puttanieri col parrucchino e nuovi democristiani fiorentini.

sabato 25 maggio 2013

Il Lampione e la rana dalla testa in giù

La nostra mente è un sistema fragile e complesso che ha bisogno di continue rassicurazioni e conferme per non 'andare in tilt'.
E ci alziamo dal letto la mattina, - dopo aver lasciato andare il cervello per gli sconosciuti sentieri del sonno e dei sogni e ancora in preda alle sottili angosce che da quel disordine notturno ci derivano – cercando con gli occhi gli oggetti di sempre e le persone di sempre e i dialoghi, forse noiosi, ma rassicuranti che ci confermano che il mondo ha ancora una sua riconoscibilità e praticabilità pur nelle mille quotidiane mutazioni.

E ieri ci è stato restituito lo storico Lampione di Punta della Dogana, nostra fioca luce nelle nebbie lagunari e nei crepuscoli che ci rassicurava, magrittianamente, che una luce sempre si accende prima della notte ed è barlume che ci rassicura che ancora, noi esseri umani, dominiamo gli eventi di natura e nessuna notte mai scenderà sui nostri occhi, come l'Ultima che ci impaura - e contro le sue angosce abbiamo inventato le leggende della Luce delle anime nel Tempo che sempre ritorna circolare.

E non ne potevamo più di quel biancore arrogante del ragazzo troppo cresciuto che ci beffava colla sua rana tenuta per la zampa a testa in giù - ed era attrazione turistica che ci confermava che tutto ormai, a Venezia, si fa per 'stupire i borghesi'; e ci inventiamo i tristi Carnevali fitti di 'eventi' triti e ritriti pur di riempire oltremisura questo piccolo arcipelago tenuto insieme da ponti fragili e animato da chiese che si riempiono di 'fedeli' solo in occasione di un funerale.

Città di fantasmi e ammuffiti gabbiani, Venezia è una sfida alla storia e alla storia dell'arte. Cambia tutto perché nulla cambi e tutto il suo vecchio di palazzi e campanili e chiese è teatro biennale del nuovo delle menti degli artisti che sono vecchi e 'classici', già alla prova della Biennale che verrà.

Però quel Lampione storico lo abbiamo fortemente voluto al suo posto, dopo lo scippo degli arroganti sindaco e assessori 'novatori', ed è, forse, la sola 'cosa nuova' che ha fatto questo sindaco e la sua amministrazione in tanto vecchio andare di tempi grami e visioni indecorose di una città che, anno dopo anno, diciamo sempre meno nostra. Di residui e afasici cittadini, intendo.CIMG0210.JPG

giovedì 23 maggio 2013

L'aspetto morale della crisi dei consumi




21/05/2013

L'aspetto morale della crisi dei consumi

C'è un aspetto morale di questa crisi globale che ci affanna, fateci caso. E' lo 'sciopero dei consumi', che si attua senza che nessun sindacato lo abbia proposto e caldeggiato, bensì un passaparola e un controllo ripetuto e inquieto nei cassetti dove teniamo i soldi del consumo quotidiano o quando spulciamo la 'lista movimenti' del conto corrente che va in rosso prima che finisca il mese.

E non è solo il teatro o il cinema che frequentiamo a più larghe e meditate campate, bensì prolunghiamo la vita delle scarpe e stiriamo ancora una volta la camicia che ci eravamo proposti di infilare nei cassonetti della Caritas, liberando gli armadi.

E la Conf. Commercio manda a dire al presidente Letta che non si deve aumentare l'iva perché apriti cielo! chiuderanno i negozi a mille; e un punto di ragione ce l'hanno, dato il clima sociale e lo sciopero dei consumi in atto, però - ecco l'aspetto morale che fa capolino – non sarebbe male riconsiderare insieme, commercianti e consumatori, quell'azione fondamentale che è nelle sole mani di coloro che vendono le merci: la formazione del prezzo finale di vendita.

Perché un paio si scarpe che la fabbrica invia in negozio al costo di 30 euro le osserviamo golosi in vetrina al prezzo esposto di 110? Non è un filo esagerato un ricarico di quattro volte il costo di produzione?
E ben vero: ci sono i costi di gestione del negozio, le bollette, il trasporto, il commercialista da pagare e tuttavia il dubbio sempre ci assale che non sia 'morale' imporre certi prezzi e ritagliarsi certi margini di guadagno profittando di un momento favorevole dell'economia in cui tutti spendono e tirano i consumi (oggi solo un sogno di futuro).

E torna in mente quella fase cruciale del nostro vivere associati che è stato il 2002 – anno fatale del 'concambio' lira/euro – e, il giorno dopo, il caffè che pagavamo le mille lire al bar ce lo ritrovammo a un euro, miracolo! E ci sentivamo tutti più ricchi con quella nuova moneta pesante, salvo constatare che i cento euro si estinguevano con la velocità di un lampo e in un battibaleno, e se solo facevamo 'mente locale' al chilo di melanzane che pagavamo due euro, ne usciva una cifra di 'quattromila lire'.

Quattromila lire un chilo di melanzane, gente! E il governo di allora ci mandava a dire che non si poteva intervenire sulla formazione dei prezzi delle merci e il sistema di controllo fiscale -un gruviera con più buchi che materia grassa- non era in grado di informarci su quante macchine nuove cambiavano i commercianti e gli industriali e quante vacanze a Sharm e quante seconde e terze case si compravano alle nostre spalle di beoti consumatori.

Per tutto ciò esposto e rammemorato consideriamo l'attuale fase di 'decrescita infelice' un momento di pacata riflessione e un 'esercizio spirituale' da farsi nel canonico 'silenzio degli innocenti' : i poveri consumatori truffati e turlupinati e offesi dal berlusconismo crasso e ridanciano e felice dei cari commercianti e industriali che si spellavano le mani nell'applaudirlo ai loro convegni -e lo dicevano 'statista' degli anni grassi di nessun controllo fiscale e redistribuzione della ricchezza; e invece ci preparava gli anni magri dell'attuale fase penitenziale che viviamo e, se 'crollano i consumi', ci piacerebbe vedere quei dessi, commercianti e industriali, battersi il petto in salutari nostra culpa e cospargersi il capo di cenere prima di depositare le partite iva nelle sedi deserte delle associazioni di riferimento e passare ad altra, più meditata, attività rispettosa dei diritti del loro prossimo.

mercoledì 22 maggio 2013

Corti circuiti quotidiani


La nostra mente è soggetta a frequenti 'corti circuiti' che 'la mandano in tilt' e gli effetti catastrofici si leggono il giorno dopo sui giornali – e abbiamo il nero impazzito che ne stecchisce tre alla volta, ascoltando le sue 'voci cattive', o l'ex marito che fa la posta per mesi e anni alla ex moglie e consuma violenza su di lei o la uccide non appena l'occasione gli è favorevole.

E il corto circuito mentale di ieri è avvenuto nella mente di uno scrittore francese che è andato ad ammazzarsi nella chiesa di Notre Dame - ma che impressione! una chiesa così bella e piena di turisti e quel povero cristo prigioniero dei suoi demoni integralistici dietro l'altare che consuma il più bieco dei sacrilegi: di darsi morte nel tempio più amato dai francesi e teatro di lontane e fatali incoronazioni.

E la 'causa scatenante' del gesto clamorosamente stupido e inutile è delle più abbiette: mi uccido per negare legittimità e riconoscimento alla legge sulle nozze gay votata dal parlamento francese e promulgata da Hollande, ma si può essere più 'fuori' di così?
Un gesto di autodistruzione che vaneggia i futuri riscatti morali di una società avviata ormai verso i lidi delle libertà individuali piene - e perfino le autorità ecclesiastiche hanno ormai allargato le braccia impotenti e non si sognano più di lanciare scomuniche e minacciare gli sfracelli infernali perché non c'è santo o diavolo che tenga nel futuro dell'umanità liberata dai suoi impacci teologico-morali e dai fantasiosi empirei angelici.

E un altro corto circuito ridicolo e avvilente è scattato nella mente di quei genitori di una provincia del nostro sud che hanno 'mandato allo sbaraglio' il figlioletto a scuola, facendogli indossare una maglietta con su stampato il faccione osceno del nostro  lex luthor nazionale, il molto onorato e ancor più processato cavalier silvio berlusconi.

E la reazione della maestra in classe è stata sicuramente eccessiva ed ha 'offerto il destro' per una citazione a giudizio da parte di due berluscones che più suonati non si può, se architettano una tale provocazione ridicola ed espongono il figlio al prevedibile ludibrio e alla sdegnata reazione conseguente.
Perché bastava segnalare la provocazione e la strumentalizzazione oscena alla preside e rimandare l'allievo ostinato a casa e chiedere convocazione esplicativa ai genitori e la cosa si sarebbe fermata lì, ma ciò che è accaduto in quella lontana provincia la dice lunga sul clima da 'fuori di testa' che viviamo collettivamente a causa del principe dei provocatori che, anche ieri, 'ci ha provato' a mandare assolto il Dell'Utri con apposita legge concordata con un suo dipendente parlamentare e che ha mandato fuori dai gangheri il povero Letta.

Ma è destino delle nostrane 'larghe discordie' questo vivere di 'corti circuiti' continui che, prima o poi, provocheranno il black out elettorale prossimo venturo.
Così sta scritto in questo paese di cortocircuitati cronici e recidivi che ci hanno rifilato il peggior figuro politico della storia della repubblica e sarebbero disposti ad immolarsi dietro l'altare della cattedrale di San Pietro se, per una qualche ventura e improbabile scatto di dignità dei nostri parlamentari dello schieramento 'di sinistra',  lo dichiarassero 'ineleggibile'.

domenica 19 maggio 2013

Non è un paese per ricchi

I ricchi di sempre e i 'nouveaux pauvres'

Te ne esci al mattino presto, prestissimo, all'ora in cui la maggior parte delle persone, tendenzialmente nottambuli, dorme profondamente e ti trovi davanti, - o dietro, e il ritardo nel capire che succede è fatale – un uomo nero dagli occhi dilatati e bianchi come la morte, la 'morte che cammina' - e chissà se lo diranno 'pazzo' quel tale, nero di pelle, immigrato clandestino con precedenti di violata legalità; chissà se lo assolveremo dicendolo 'fuori di testa' e 'incapace di intendere e di volere', quel povero cristo che sentiva le voci cattive che gli ordinavano di colpire alla testa i primi esseri umani che gli capitavano a tiro.

E li ha fatti secchi tutti e tre, quei poveretti, e girava per le strade con un compito da assolvere: come se il mondo si fosse improvvisamente sospeso ed esistesse solo lui e le sue vittime casuali - incapaci di reagire e perfino di chiamare i carabinieri e la polizia, chissà perché.

E forse anche lui, il 'pazzo' nero di pelle, è una vittima del 'lavoro che non c'è' che lo obbligava a chiedere l'elemosina e non lo 'integrava' in un paese dove rischiano di non essere 'integrati' neanche i nativi, di questo passo.
E lo sappiamo tutti quello che puoi osservare quando chiedi l'elemosina: gente che non ti cura, che ti scansa, che sbuffa, indignata per tutta questa povertà che si esibisce nelle strade, che pare di essere ai tempi di Dickens e 'gli ultimi' diventano fastidiosamente visibili, troppo visibili, e ci inquietano perché ci ricordano che la miseria ci può riguardare - basta una separazione e un mutuo in corso che non puoi pagare perché hai perso il lavoro e ci sei anche tu in quel mondo di 'nouveaux pauvres' che si disputano le ultime mense dei poveri ancora aperte.

Ed era ieri che leggevo su una locandina dell'edicola all'angolo che la mensa dei poveri di 'Betania' ha chiuso per l'ennesima aggressione a un volontario. Non è un paese per ricchi, questo, dove i poveri si fanno aggressivi e si paventa violenza - e ogni giorno ci porta la pena di un nuovo impiccato per il 'lavoro che non c'è'.

sabato 18 maggio 2013

E tornerà la pace e il burro abbonderà



Si muore per le ragioni più varie e diverse, di questi tempi. Anche della malattia del lavoro che non c'è e spinge i disperati a togliersi la vita. Malattia terminale non meno spaventosa di quelle che leniamo con la morfina, ma non c'è abbastanza morfina a disposizione per lenire il buio di futuro di chi non sa che fare e come fare per 'tirare avantila baracca', come si diceva un tempo.

E se n'è occupato anche Francesco, il papa nuovo, il papa buono e riformatore, che ieri diceva parole consone a quelle della piazza di san Giovanni dove si celebrava la missa solemnis di una sinistra vocata al martirio e al sacrificio di Isacco senza l'apparizione dell'angelo in finale.

Perchè non c'è nessun happy end in questa 'stagione all'inferno' che si consuma e che vede la sinistra incapace di alzare la testa e dirsi fiera delle sue origini e del suo destino di porta-vessillo di un lavoro che se n'è andato fuori, all'estero, è migrato dove tutto costa meno, anche la manodopera – e hai voglia di aspettare che passi la nottata e che anche i paesi di nuovo sviluppo si sindacalizzino e riparta una sinistra internazionalista che rilanci il lavoro su scala globale.

E fa venire i brividi questa consonanza di accenti dolenti tra la piazza del lavoro e la piazza di Francesco perché è il momento del 'requiem' - e chissà se si darà in futuro un nuovo 'alleluia' e 'tornerà la pace e il burro abbonderà', come narrava un altro Francesco in una sua canzone non troppo nota che ci rappresentava la fine della guerra e papa Pio con gli occhiali che benediva le speranze di chi tornava a vivere.

venerdì 17 maggio 2013

Il mondo a rovescio che ci rappresentano


Forse si dovrebbe tornare al 'giudizio di Dio': a quei tornei o alle varie e diverse prove estreme a cui venivano sottoposti i 'presunti colpevoli' nel Medioevo e più in là nel tempo - e se soccombevano, loro o i loro campioni, era il segno della verità che trionfava sulla menzogna. Oppure ai processi tipo 'streghe di Salem', dove l'isteria e il terrore della pena di morte delle giovinette imputate di sabba infernali e commerci diabolici le faceva confessare cose incredibili e atroci e valeva come verità processuale. O alla 'storia della colonna infame' suggerita dal povero Tortora durante il suo privato calvario.

Già, perché, nel presente 'mondo al rovescio' in cui viviamo, della verità delle cose e delle diverse persone importa poco a nessuno - e ieri vedevamo al telegiornale la bella 'ruby-rubacuori' vestita con eleganza penitenziale che si auto accusava davanti ai giudici di aver detto 'panzanate' per contrastare la verità delle intercettazioni telefoniche in cui confessava a un amico, ridendo spensierata, che, se Noemi Letizia era la bellezza e il fiore dell'adolescenza, lei era 'il culo' presso il suo senile pagatore e 'utilizzatore finale': il molto onorevole e onorato cavalier silvio berlusconi.

E qual'è il vero e quale il falso, siori e siore, dove sta l'asso e il trucco in questo gioco sciocco delle tre carte o delle tre scatolette: se il berlusconi disperato che prometteva -sempre nel corso delle odiatissime intercettazioni- di 'riempirla d'oro' e 'ti do cinque milioni e ti sistemo per la vita' oppure la presente manfrina della ruby che va a leggere fuori del tribunale di Milano la sua accorata difesa e il suo j'accuse ai giudici che le avrebbero fatto dire cose non vere per screditare il suo vecchione, povera illibata e casta Susanna.

E se tutti non avessimo visto, negli ultimi due lustri, il 'prima' e il 'dopo' delle trasformazioni delle 'signorine in carriera', grazie alle 'presunte' prestazioni del terzo tipo ad Arcore o nella villa in Sardegna o a palazzo Grazioli, - con le foto della Carfagna 'prima della cura' che si esibiva quale arrapante soubrette scosciata e tette al vento negli studios televisivi e, dopo la cura, stretta in un severo gessato regimental e i capelli raccolti e il bel visetto serio e compunto di ministro della repubblica in pectore, forse ci verrebbe qualche dubbio che la ruby-rubacuori ci sta rifilando oggi le sue panzane e non ieri, - già riempita d'oro e trasformata in bravissima attrice di quel 'grande fratello' in cui ci pare di vivere: il mondo a rovescio che ci rappresenta il cavaliere mascarato e l'incredibile stuolo dei suoi servi al soldo: registi e truccatori e avvocati in parlamento e giornalisti di talento che scrivono sui 'giornali di famiglia' le più incredibili 'panzanate', spacciandole per libere convinzioni di gente che sa cosa vuol dire 'dignità personale' e 'senso della vergogna'.

Poveri giudici dei tribunali, costretti a districare la matassa enorme delle bugie clamorose che ci hanno raccontato con faccia di tolla gli attori e i registi del mondo al rovescio berlusconiano per tre lustri di fila, incuranti di dirci imbecilli e cretini - e certi, certissimi, che: 'se la racconti grossa, la devi raccontare con la massima serietà possibile dipinta in volto e descrivendone i minimi particolari e ribadire fino al limite della farsa che si, la minorenne in questione è la nipote di mubarak, poverina, e va consegnata nelle mani della mia igienista dentale e affidata a una prostituta, invece che ai servizi sociali e alle case di protezione della giovane, parola di presidente del consiglio dei ministri del paese Italia.

http://youtu.be/x5JSDL7Utjg

giovedì 16 maggio 2013

Se non parli la lingua dell'Amore

Se non parli la lingua dell'Amore

Non è solo il 'morire di maggio' che esige 'molto coraggio' – come recita la nota canzone di De Andrè. Ed è metafora che dice il morire affanno atroce - e se è primavera e il sole scalda e tornano le rondini a riempire i cieli vuoti quell'affanno mozza davvero il respiro e chiude gli occhi.

Il vero coraggio è affermare le proprie opinioni 'fino in fondo' e i veri coraggiosi sono quei moribondi e i loro familiari che scelgono il funerale laico - e nessun prete strano intorno alla bara a incensare e a officiare i riti del trapasso e a ricordarci che solo la 'resurrezione in Cristo' dà senso alle nostre vite. Che sarebbe un bel conforto, non c'è discussione, ma cozza (l'ipotetica resurrezione) contro l'evidenza che di tutti i morti della storia dell'umanità non uno si è risvegliato ed è uscito dalla tomba fin qua - e Giosafatte è ormai un luogo mitico che scomparirà dalle enciclopedie non appena inizieranno i viaggi spaziali.

I funerali laici sono incontri informali di molte (o poche) persone che ricordano il vissuto comune di chi 'ci ha lasciato' ed esercitano il 'conforto della memoria' - che è quanto dire, scolasticamente: 'A egregie cose il forte animo accendono le urne dei forti...' Ma la memoria nostra di uomini e donne, lo sappiamo, è virtù neuronica fragile e bastano tre generazioni a mandare in rovina le gloriose urne e le tombe e disperdere i ricordi di chi ha vissuto ed è transitato tra 'i più' della Storia lontana.

E se la Storia non è magistra e tuttora va col passo del gambero (uno avanti e due indietro) è proprio perché la memoria è fragile, ahinoi, e ben lo sanno le maestre/i e i professori/esse quanto sia difficile riempire le zucche vuote di certe allievi di tutto quanto è necessario sapere perché la vita degli uomini e donne migliori col passare delle generazioni e il futuro torni ad essere quello sognato delle 'magnifiche sorti e progressive'.

Però quei coraggiosi dei funerali laici hanno almeno il merito di metterci di fronte al senso finale delle cose. Che senso ha farsi benedire da un prete e ascoltare tutte quelle improbabili promesse di 'vita dopo la morte' e speranza di resurrezione -che tante discussioni hanno suscitato in vita, ma è solo nel momento del trapasso che devi dire la parola finale che ci angoscia: credo o non credo e chissà che Luce c'è dall'altra parte degli occhi che si chiudono per sempre.

E se Luce c'è, io credo ci sarà per tutti: credenti e laici e cristiani e ortodossi e induisti e islamici. L'intera umanità richiamata in vita (forse, chissà) a celebrare i fasti e i nefasti del comune cammino nel Bene e nel Male nel quale ci siamo impantanati senza ben sapere che senso avessero le guerre che abbiamo combattuto e le distruzioni e gli omicidi e i femminicidi e le corruzioni e le ruberie e le contrapposizioni politiche che fanno il nostro tristissimo e tragico 'vissuto' collettivo.

E, forse non a caso, c'è sempre qualcuno che, anche nel corso di un funerale laico, ci richiama alla mente la parola fondamentale, la parola 'Amore', comunque e con chiunque coniugata - e torna la lettera di san Paolo, interpretata in chiave laica, ma liaison con i 'credenti' di ogni fede, che ci ha incantato guardando il meraviglioso 'film blu' di Kieslowski.

Perché puoi 'sapere tutte le lingue del mondo', ma se non hai parlato la lingua dell'Amore nei giorni e gli anni della tua vita niente ha avuto un senso.

Amen e così sia.


http://fuorimisura.wordpress.com/film-blu-di-k-kieslowski/

domenica 12 maggio 2013

La pioggia nel pineto e nelle calli


E' bella la pioggia. Dilava, pulisce, deterge – e Dio sa quanto ne abbia bisogno questa città di pietra mai lavata e che ha un carico di animali domestici che forse supera il numero degli abitanti e si è diffusa la moda di averne tre o quattro per appartamento.

E, come i piccioni, mosci e infreddoliti e bagnati sotto i cornicioni, perfino i baldanzosi 'giovani' della movida notturna se ne stanno rintanati e seduti ai tavoli sotto la tenda che li ripara e i toni di voce sono più distesi e cogitabondi – la pioggia stimola i neuroni, evidentemente, e spegne i fumi alcolici e induce i cervelli a più umide e produttive sinapsi, chissà.

E tutta quella ressa e caciara fuori dai bar che esaspera i residenti non c'è più, stasera; chissà dove sono gli altri, gli assenti, forse a casa con un libro in mano - è troppo sperare - o forse al cinema, che costa solo 3 euro, regalo della regione per rilanciare i consumi.

E pioverà per almeno 40 giorni a seguire, alleluia! Oggi è la Sensa, che per i 40 canonici 'non semo sensa'. E mi vien da pensare che anche l'economia se ne gioverà di tutta quest'acqua: i fiumi sono pieni e così gli invasi che alimentano le turbine elettriche e l'agricoltura sarà ricca e buona la vendemmia - e se anche si mescerà meno vino e sprizz nei bar di scarsa movida, poco male: se ne gioverà di riflesso la ricerca scientifica e aumenteranno le ore di studio serale e notturno dei pigri e schiamazzanti universitari - e lo diceva anche Report, stasera, che bisogna investire in ricerca e dare fiducia ai giovani.

Io, di mio, gliene offro una quantità da farne tesoro negli anni a venire: di fiducia e di pioggia che seguiterà. E suggerisco loro di mandare a memoria 'La pioggia nel pineto' del D'Annunzio.
E' un po' passato di moda tutto quell'allacciarsi i malleoli e le tamerici salmastre ed arse e i mirti divini e le coccole aulenti e tuttavia ha da insegnare loro un modo certo più poetico e appassionante e suggestivo di rivolgersi alla loro Ermione di quello che mi capita di ascoltare le sere in cui non piove e se ne stanno a schiamazzare vanesi fuori dai bar coi bicchieri e le sigarette in mano.

Il picconatore folle che arringa le folle



Le larghe intese e il piccone del solito noto

E' un paragone esagerato quello tra il ghanese impazzito che esce la mattina con il piccone in mano e piccona sulla testa gli incolpevoli passanti che gli capitano a tiro e l'ex presidente del consiglio che, disperato per una magistratura che non lo assolve e non lo prescrive in tutti i suoi processi pendenti, va in tutte le piazze d'Italia a gridare come un ossesso contro i giudici e piccona ogni istituzione di garanzia (Napolitano incluso che invano predica moderazione e responsabilità nei confronti di un governo dagli equilibri fragilissimi)?

Parole al vento, quelle del povero Napolitano. Perchè berlusconi-lex luthor nella sua follia (che ha del metodo e un preciso progetto) può disfare e fare cadere a piacimento questo e tutti i governi - forte del consenso dei suoi italioti 'menomalechesilvioc'è', che brandisce come una clava e tutti minaccia e: 'Non lascerò la politica se prima non avrò regolato i miei conti con i giudici comunisti'. Il suo unico e vero 'programma di s-governo'.

E per terra, il picconatore folle, lascia, sanguinante e boccheggiante, la democrazia italiana e la sua idea basica che non si può scendere in politica e comprarsela coi soldi ai fini personali di una pretesa impunità e farsi scudo di essa coi pretestuosi e iterati 'legittimi impedimenti' che fanno decadere e prescrivere i suoi processi più scottanti.
Questo è quanto, cittadini.

E non si può votare e rivotare un barabba alla guida di un partito-clava, un partito-azienda e dirsi nel contempo buoni cittadini e rispettosi delle leggi e civilmente 'responsabili' e che si ha a caro 'l'interesse del paese'. E' una maledetta bugia.
E' schizofrenia manifesta - o malafede di malnati che escono dal seggio elettorale fregandosi le mani e ridendo per aver buggerato, ancora una volta, il proprio prossimo, quelli che hanno perso il lavoro e non lo trovano e, in busta paga, hanno il prelievo fiscale alla fonte. Quelli che si chiedono come faranno i Comuni a garantire i livelli elementari di assistenza con le casse vuote dell'imu - brandito anch'esso come una clava per menar fendenti contro il governo 'delle larghe intese'.486715_4773684345038_473461925_n.jpg
Che poi.......dopo la comparsata eversiva, a Brescia, dei ministri del pdl in seno allo s-governo delle larghe discordie, venga il ritrovo nell'ex convento di lusso nel Senese 'per fare spogliatoio' fa venire da ridere; e possiamo immaginare lo stato d'animo del 'coach' o del 'mister' (Letta Enrico, 'il nipote di suo zio') - tanto per restare su quest'altra ridicolaggine del linguaggio 'sportivo' di una squadra di brocchi messa su in un pomeriggio da cani per far contento il Napolitano-stanco-d'ingiuria e novello Atlante che si porta sulle spalle per intero il peso del paese infamato e a rischio default.

E quei suonati del pdl, a libro paga di lex luthor, sostengono impavidi e con uguale blocco neuronico imposto che è uguale se Letta va a un congresso di partito e i ministri del pdl - l'Alfano in testa, povero caro, - vanno a dare solidarietà in un comizio eversivo a un pluri condannato e in secondo grado di giudizio dove si attacca a testa bassa e con parole di fuoco un potere 'terzo' e di garanzia dello Stato - e fanno spudorato scudo istituzionale a un cialtrone emerito che la giustizia la vede come il fumo negli occhi e ogni giudice che l'ardisca di indagare è 'comunista' e chi non salta comunista è.

sabato 11 maggio 2013

A che punto è la notte


Forse non sono ancora passati i canonici 'cento giorni' che segnano l'eventuale 'cambio di passo' di un governo nuovo (si fa per dire), ma abbiamo a disposizione sufficienti elementi per valutare e giudicare 'a che punto è la notte' di questo governo nato col fine esplicito de 'addà passa' 'a nuttata'.

E se 'il buongiorno si vede dal mattino' ce ne torniamo di corsa a letto -come diceva quel tal buontempone su f/b- e tiene banco l'imu da togliere e/o sospendere ma, certo, non da rimborsare perché 'non c'è più trippa per gatti', né per i cassintegrati di nuovo e vecchio conio e le altre spese urgenti - e i Comuni piangono lacrime di gesso e non riescono a garantire neanche i livelli elementari di assistenza, figurarsi gli scuolabus e le mense.

E la Convenzione - seconda grancassa elettorale del solito noto cialtrone di s-governo – è già andata in soffitta e il pluricondannato lex luthor manda a dire che scherzava sulla sua proposta di presiederla lui stesso - grande statista delle nostre stanche beole e titolare di una squadra di s-governo che gli serve giusto per andare a fare le manifestazioni contro i 'giudici comunisti' a Milano e a Bari o a Brescia – auspichiamo, presto, anche nella piazza grande del mercato della Gran Cayman, con contorno di olgettine tuttora a libro-paga perché non gli testimonino contro nel 'processo Ruby'.

E del pd-l c'è poco da raccontare se non che si sta sgretolando come i vecchi muri dalla mia Venezia e manca l'accordo sull'impresetta interna che tiri gli intonaci a nuovo possibilmente in nero perché, a causa di quei disgraziati del m5s, toccherà rinunciare al finanziamento pubblico dei partiti e ai rimborsi elettorali.

E davvero importa poco di quel che ne uscirà da quei tormenti e rarissime estasi del pd-l dappoiché si è mangiato il poco di dignità che gli residuava accettando di passare sotto le forche caudine dei suoi compari di s-governo – e ogni giorno è una gogna e un battere stolido di grancassa e, quando cesserà quella sull'imu, tornerà il tormentone sul leader disconosciuto e sotto tiro dei 'magistrati comunisti' che 'mi vogliono eliminare'; ma davvero non avevate niente di più originale da proporci, elettori ed elettrici, su questo stanco palcoscenico italico dove si consuma l'avvilente fescennino* delle 'larghe intese'?

*Secondo il grammatico Festo, il termine "fescennini" avrebbe due diverse origini. Secondo la prima, esso deriverebbe dalla città di Fescennium, al confine fra Etruria e Lazio, dove si svolgevano feste agresti per il raccolto ed era radicato l'uso di festeggiare per l'abbondanza del raccolto scambiandosi dei versi in forma sboccata e licenziosa, come ringraziamento alla divinità fallica. Per la seconda, invece, il nome avrebbe origine da fascinum, che significa al tempo stesso "malocchio" e "membro virile", in riferimento alle maledizioni che venivano lanciate sui carri (che trasportavano l'uva) degli altri agricoltori durante la vendemmia. Per altri ancora, il termine avrebbe un senso marcatamente fallico, essendo un sinonimo di veretrum.
Questo genere letterario sarebbe quindi il risultato o dell'influenza etrusca nella cultura romana o il tentativo di esorcizzare il forte timore che i romani avevano per il malocchio scherzando su di esso ed irridendolo con il fallo. (Wikipedia)

giovedì 9 maggio 2013

DEl governare le emergenze colle catene ai piedi

E' una bella giornata di sole e io poto le piante primaverili che crescono impetuose e dilagano per ogni dove nella mia terrazzuola e sono sereno e in pace come mi capita di rado.

Perché non vi parlo di lex luthor, dite, e quel 'giudice a berlino' che l'ha finalmente riconosciuto per tale - dopo tanti processi 'evasi' grazie ai fidi cavalli di caligola ghedini e longo, mandati in parlamento a scrivere le leggi che gli servivano allo scopo?

Ma perché non mette conto di parlare di questa cosa così spaventosamente 'normale' qual'è il pronunciarsi di una sentenza d'appello in un paese in cui la 'normalità democratica' è stata sospesa per tre lustri di infamia e il governo necessario asservito, invece, agli interessi particolari del noto cialtrone - 'sceso in campo' per salvare le sue aziende televisive cresciute e pasciute negli anni di Tangentopoli e dei socialisti craxiani che gli 'salvavano rete 4' con apposita leggina.

Un paese in ginocchio e preda dei flutti del default annunciato si è permesso di anteporre la 'questione giudiziaria' di un lex luthor ridanciano e ridicolo alle questioni del lavoro che non c'è durante la più tremenda crisi globale del secolo. E abbiamo ascoltato cose tremende di 'giudici comunisti' che ordivano complotti per 'eliminarmi dalla scena politica' e insulti ad personam e piazzate davanti al palazzo di giustizia di un partito-azienda usato come maglio per scardinare le istituzioni di garanzia.

Se siamo sopravvissuti a tutto questo forse ce la faremo, forse torneremo a crescere e a produrre e a consumare e tornerà il lavoro e 'il burro abbonderà', come scriveva F. De Gregori in una sua lontana, bella canzone – e parlava della Roma postbellica e delle speranze che rifiorivano dopo i massacri e le distruzioni e le rovine.

E giova ricordare agli osannatori folli e ridicoli dei club 'menomalechsilvioc'è' tutto il male che hanno inferto ai cittadini di questa repubblica col gesto furbo di rifilarcelo più e più volte nel segreto dell'urna, questo personaggio osceno che nessun paese ci invidia – e ancora all'estero ci/si chiedono come possiamo tollerare il suo 'eterno ritorno' e presenza ingombrantissima sulla scena politica e ritrovarcelo tra i piedi come le catene dei carcerati di guantanamo che impediscono al paese di ritrovare il passo spedito di governo delle emergenze.

mercoledì 8 maggio 2013

La tua libertà che finisce dove comincia la mia

La tua libertà che finisce dove comincia la mia

I 'cretini cognitivi' sono quel genere di persone che, pur se intelligenti, creative e dotate di talento, non riescono ad accettare e rispettare e fare propri quei 'codici di comportamento' convenuti e condivisi dalla società o dal gruppo di appartenenza e convivenza.

C'è un professore, ad esempio, un musicista indigeno, uno che 'fa del jazz', mi dicono, e che gira con una piramide di capelli crespi alta sulla testa che già da sola induce pensieri molesti e obbliga a considerazioni di faticosa tolleranza della diversità biologica, che, in un pubblico convegno sugli spazi della musica, difendeva, a spada tratta e senza intendere le altrui ragioni, il preteso diritto di fare musica in ogni luogo della città, non curando l'ora e il diritto al sonno dei poveretti che, per loro disgrazia, lo ospitavano sotto casa dopo le undici di sera e fino a notte inoltrata.

Cento, mille campo s.margherita a Venezia o campo s. giacometto a rialto, per dire due luoghi tristi e malfamati dove si è affermato il 'diritto' alla indecorosa 'movida' della gozzoviglia alcoolica e le bottiglie rotte per terra e i dialoghi lunari e stupidi con la bocca impastata dall'alcool e dalle sigarette dei sedicenti 'giovani' - e la colonna sonora di orribilissima musica-rumore da risvegliare i morti nelle tombe.

Cretini cognitivi capaci di incaponirsi sulla loro tesi di una libertà totale di fare caciara e gazzarra lungo l'intera notte e spacciarla per esercizio di creatività e che - come i fumatori prima dell'introduzione della legge-Sirchia – affermano cupi e tetragoni il loro 'diritto' alla libertà di fumare/fare musica e rumore anche e sopratutto nei 'luoghi pubblici', equiparando il diritto al sonno al diritto di impazzare e rendere la vita impossibile al loro prossimo e obbligarlo a vendere casa e scappare dalla città abbandonata a se stessa da amministratori imbelli e autorità di ordine pubblico latitanti.

Ma esiste ancora nel codice penale quella sana definizione di 'schiamazzi notturni' per i quali si poteva invocare l'intervento della forza pubblica o è scomparsa insieme alle 'mezze stagioni' - mannaggia ai tempi grami dei troppi 'cretini cognitivi' che ci affannano?

lunedì 6 maggio 2013

Che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa

Che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa

Tra i misteri eleusini che non hanno mai avuto spiegazione entrerà di sicuro, fra qualche mese, anche il gradimento che ha tra gli italiani/e il presente governo 'delle larghe intese'.
Delle cosa, scusa?
Che cosa esattamente intendiamo per 'intese', visto che l'imu è da rimborsare, no da sospendere, forse da rinviare e riproporre più avanti con nome diverso, tanto il popolo bue digerirà anche quest'ultima schifezza rassegnato e a corna chine - avanti coll'aratro che traccia il solco?

E la Convenzione, poi, che nome altisonante, viene in mente la Francia e la Rivoluzione. Ma che cosa vogliamo 'convenire' esattamente tra un pdl che vorrebbe riformare solo la giustizia e abolire ogni reato in cui possa incappare il loro campione lex luthor e un pd che è azzannato ai polpacci da una 'base' che, se potesse, manderebbe davanti al plotone di esecuzione la quasi totalità della sua 'classe dirigente' che ha votato per le 'larghe intese'?
E poi lo ius solis - da scambiare collo ius sanguinis - e il pdl manda a dire alla 'strana maggioranza' di cui è 'golden share' che non è nel programma di s-governo.
Già, perché sposterebbe uno zero virgola nell'equilibrio elettorale prossimo venturo che è il solo orizzonte di riferimento degli 'impresentabili'; meglio parlar d'altro e tornare all'imu che non 's'ha da fare' e/o rimborsare. I 'Promessi sposi' sono più che una metafora – sono i polli di Renzo a testa in giù che continuano a beccarsi mentre va dall'Azzecca-garbugli e don Abbondio che scappa in vestaglia da notte per non celebrare il matrimonio delle discordie.

Però piace al 56 per cento degli italiani, questo s-governo delle larghe discordie, e il mistero si infittisce ogni giorno vieppiù e ci lascia sgomenti a perplessi sul 'chi è' del 'popolo sovrano' e sulla sua presunta (solo presunta, fino a condanna definitiva nel terzo grado di giudizio) 'intelligenza collettiva'.
Che è come l'araba fenice: che vi sia ciascun lo dice dove sia nessun lo sa.

giovedì 2 maggio 2013

I guastatori di s-governo


Quando si dice del pdl che sono 'scassa-istituzioni' e che 's-governano' non si esagera, né si è faziosi.
La dimostrazione, l'ennesima, la si ha dai primi atti di 's-governo' in un governo da loro fortemente voluto non per 'il bene del paese' e rispettosi dei 'conti dello stato in ordine', bensì: 'Vi facciamo cadere quando vogliamo se non fate le cose che vi imponiamo'. Brunetta dixit -oggi in chiave di gigante combattente su tutti i giornali e le testate giornalistiche e incaricato di 'fare e disfare' come più piace al suo padrone lex luthor.

E questa di abolire l'imu e restituirla è arma grossolana e ben riconoscibile quale 'arma impropria': una clava primitiva, da cavernicoli evasori, brandita minacciosamente contro un governo che 'non deve governare', bensì prendersi le palle in faccia lanciate senza posa dalla schiera dei berlusconiani in campagna elettorale permanente. E se il paese andrà a puttane chi se ne importa; primum viene il problema giudiziario del loro barabba e i sondaggi che li danno in crescita, il resto è fuffa.

Perciò smettiamola di analizzare se ci sono o meno le risorse per abolire l'imu, il problema non è quello e sarebbe il caso che un altro 'gigante combattente' del pd, anche da dentro il governo, anche lo stesso Letta dai toni suadenti e soavi, afferrasse a sua volta il megafono giornalistico e rintuzzasse gli attacchi proditori dei traditori e 'serpi in seno', indicando le responsabilità dei guastatori di s-governo che mostrano le lance puntate contro la loro stessa, orrida creatura che noi chiamiamo, disprezzandola, ' il governo dell'inciucio'.

mercoledì 1 maggio 2013

Maledetta la Terra che ha bisogno di eroi


Maledetta la Terra che ha bisogno di eroi.

Un bell'articolo di Salman Rushdie ('Elogio del coraggio' da Ghandi alle Pussy Riot copyrigt 'la Repubblica') ci racconta come 'la Terra (e la Storia n.d.r.) abbia bisogno di eroi' - e per fortuna che ne nasce qualcuno e più di uno ad ogni secolo nuovo.

Vero e buono e giusto. E tuttavia è bene ricordare, di contro, la dolente affermazione di Galileo de' Galilei, che rispondeva al rimprovero di un discepolo con la rassegnata invettiva: 'Maledetta è la Terra che ha bisogno di eroi'. 
Ed è difficile dargli torto, se pensiamo che la sua penosissima abiura aveva di fronte la pena e il castigo delle tenaglie della Santa Inquisizione che si sarebbero strette sulle carni vecchie e stanche di sostenere il peso di verità palesi osservate al telescopio contro le pretese verità dei teologi e dei miopi e stupidi lettori della Bibbia intesa come 'vangelo'. 800px-Scene_from_an_Inquisition_by_Goya.jpg
E davvero, al ricordo di tanta atrocità, ci paiono poca cosa e ridicola le 'scuse' e il 'nostra culpa' pronunciati da Woytila nei confronti del grande vecchio della scienza italica accusato di eresia.

E le Pussy Riot, invece, hanno di fronte 'solo' il carcere e i probabili abusi dei loro carcerieri, ma, fuori delle celle, hanno il premio di una prodigiosa campagna di stampa e della Rete che le osanna e le sostiene e le dice eroine di un mondo che si vuole migliore. Ma Galileo non avrebbe avuto, per certo, nel caso di fiera resistenza alle accuse, neanche una scritta scanzonata sui muri dell'Università patavina tipo: 'Galileo libero e Giordano (Bruno) stopper' perché allora non usava - e il coraggio civile era merce di contrabbando che veniva scambiata in gran segreto e con rischio di vita e/o torture tra i 'clerici vagantes': avanguardie dello scientismo di là da venire.

E che l'umanità ancora si dibatta nei gorghi dell'idiozia religiosa fondamentalista e affoghi nelle morte gore di una politica assassina e condizionata e guidata da orchi assassini che commissionano gli attentati alla libertà e alle vite dei pochi resistenti (giornalisti o dimostranti, come le Pussy Riot o le Femen) è evidenza avvilente di un Medioevo che dura oltre il secondo millennio e non sappiamo come uscire 'a riveder le stelle' - e poter progettare e iniziare quei viaggi spaziali di un'umanità finalmente pacificata e che si è lasciata alle spalle ogni stupidaggine di pretese 'verità divine' ed umane oppressioni e occupazioni violente del potere malvagio. 
Amen e così sia.