domenica 31 maggio 2020

Noi siam come le lucciole (splendiamo nelle tenebre)


1 giugno 2018 · 
Di lucciole e filosofiche lanterne
Sono tornate le lucciole. Il che ci pone un grave dilemma filosofico – alla luce di quanto scriveva il Pasolini nel 1975. Sono tornate perché hanno deciso, dopo decenni di un sonno profondo simile alla morte, di convivere con la società dei consumi – la grande corruttrice/meretrice di quel popolo ante 1975 che Pasolini tanto amava? O sono tornate per dirci che un più luminoso futuro ci attende – oggi che il popolo è finalmente al potere, sia pure in veste salvinian-populista?
Per la verità ci sarebbe anche una terza e quarta ipotesi – una resurrezione legata al minor uso di pesticidi in agricoltura o quella, più cerebrale, che contempla le lucciole quali avanguardie di energia pulita del 'm'illumino di meno' del movimento politico dei Verdi. Contatteremo presto un entomologo per averne contezza, ma queste ultime ipotesi, ve lo devo dire, spazzerebbero via tutta la poesia legata allo sfogo filosofico del grande regista – così deluso dal nuovo che avanzava ai tempi suoi e dalle visioni delle classi sociali involgarite delle borgate romane che andavano seppellendo il mito contadino e la società agricola che aveva offerto vita e buio all'effimera luce delle lucciole.
E chissà cosa penserebbe Pasolini di questa nostra società post moderna - mutata al punto da aver sostituito gli amatissimi borgatari dei suoi films con gli extra comunitari e i clandestini e i profughi che si avviano a sostituire per intero le popolazioni indigene – e forse le lucciole spariranno di bel nuovo per protesta, sostituite da altre 'lucciole' che si guadagnano il pane, la notte, lungo le arterie periferiche delle città.
Forse si stava meglio quando si stava peggio, vien fatto di pensare - posti di fronte a tanta mutazione globale che seppellisce definitivamente le filosofie ingenue di quegli anni. Però le lucciole, in questo tratto di campagna che congeda le ultime case della cittadina in cui abito, sono davvero un bello spettacolo e danzano sul limitare del riflesso lunare di un fossato che ospita le rane di cui si nutre un airone stanziale. Stanziale forse per poco. Può essere che anch'esso verrà presto sostituito da una specie tropicale migrata qui da poco.
I tempi cambiano e con essi le classi sociali indigene e perfino gli animali. Non sarà che anche le lucciole siano clandestinamente migrate qui, dandoci l'illusione effimera di una rinascita?
 

Ho avuto un sogno (ma era ieri)

I have a dream
E' di tutta evidenza che anche i sogni più nobili si infrangono e lasciano il tempo che trovano.
Quel tale che aveva un sogno (I have a dream, raccontava dai palchi dei suoi comizi, commuovendoci) non ha lasciato eredi o, se ne ha lasciati, se ne stanno rintanati in casa impauriti ad assistere al fuoco delle distruzioni e delle violenze di coloro che avrebbero dovuto essere i figli e i nipoti dei sognatori d'antan e sono, invece, i violenti guerrieri metropolitani che saccheggiano, bruciano palazzi a Minneapolis e negozi e uffici pubblici.
Se è vero che il fuoco cova sotto la cenere, la cenere è il sogno non violento di Martin Luther King e la sua maestosa e condivisibile leadership non più ripresa da alcuno e il fuoco è quello a cui assistiamo allibiti: che possa darsi nell'America del terzo millennio il ri-esplodere di una guerra civile ed 'etnica' che ci racconta di una integrazione mai portata a compimento e l'odio razziale che a tutt'oggi anima entrambe le parti in conflitto.
E ci tocca parteggiare per coloro che riporteranno l'ordine, da qui a breve, con il solo strumento che è dato di usare quando gli argini della ragionevolezza vengono rotti e la rabbia tracima e si arma e distrugge ogni cosa: l'intervento dell'esercito e lo stato di allerta nazionale e il coprifuoco.
E nessun sogno più condivisibile di pastori non violenti in tivù e sui giornali che ci dica il melting pot di genti diverse e diverse culture conviventi un orizzonte di futuro aperto e chiaro. Che perfino il viaggio spaziale della navetta che è andata in orbita stanotte ci appare predizione sinistra di conflitti che andremo ad esportare nel cosmo delle migrazioni future.
REP.REPUBBLICA.IT
Il presidente sulle proteste alla Casa Bianca dopo l'uccisione di Floyd in Minnesota: “Cani feroci contro i manifestanti” L’ira della sindaca di Washington: “Le sue parole un attacco agli afroamericani”

sabato 30 maggio 2020

Amedeo Nazzari dixit.

Que reste-t-il de nos virus / que reste-t-il de ces beaux jours? Già. Che cosa resta di tutti questi nostri virus che ci hanno fatto buona compagnia lungo la fine inverno e quasi tutta la primavera dell'anno fatale 20-20, adesso che ci toglieremo le mascherine e torneremo a respirare liberi e a pieni polmoni, finalmente? Confesso di aver provato un segreto filo di affezione (to be affected) per questa pallina buffa con la coroncina in coppa su ogni antennina che, forse, ho ospitato nel mio corpo nella primissima fase della pandemia, quando ancora Conte mandava a dire spavaldo sui telegiornali che era cosa tutta 'cinese' e non dovevamo temere per la salute pubblica degli italiani. Se te ne stai rinchiuso per mesi due e giorni sei in casa, afflitto dalla spaventosa infodemia televisiva che ha costruito i nostri incubi notturni, finisci per dare un nome e affezionarti anche a un pallone su cui hai dipinto occhi naso e labbra, come è successo a Tom Hanks, il protagonista del bel film 'Cast away'. Dunque saliremo anche noi sulla zattera di Tom Hanks e torneremo liberi, alleluia! e già si fa ricordo tutto il baillamme di menate ridicole che abbiamo letto su facebook: propinate dagli inflessibili supporters teutonici delle mascherine da tenere incollate sui visi anche al bagno e a letto – o mentre nuoti, come mi è capitato di vedere in un video virale. Mascherina che, forse, diventerà la moda del prossimo semestre e già ci hanno dipinto e cucito sopra cuoricini e bandiere serenissime e il dito medio eretto – e qualche buontempone ci riserverà altre ardite sorprese in proposito, ne siamo certi. Né mancheranno le vezzose mascherine rosse o nere modello 'ganchos' o 'boleos' nelle milonghe, ad esorcismo della ingiusta condanna al digiuno comminata agli amanti del genere. Resta ancora un residuo di diffidenza da parte di coloro che ci erano 'una faccia una razza' fino a ieri e oggi ci discriminano e toccherà andare alla Maldive o a Mauritius o a Capo Verde piuttosto che a Mikonos, che rabbia! Ma quella dei greci è solo la cattiva battuta di teatro di chi vuole fotterci una fetta di turismo balneare e non dovremmo tenerla in troppo conto, bensì preoccuparci di aprire, aprire, aprire tutto come le finestre di casa in una giornata ventosa e il vento che ci porta dentro il sole dell'estate e fan.... a tutti i menagrami dell'ondata di ritorno, o.m.s. compresa - che Trump fa benissimo a castigare perché di tutte le organizzazioni sovranazionali, Europa compresa, non abbiamo più nessuna stima, dopo gli esempi che hanno mostrato di scarsa efficienza e nessuna solidarietà effettiva fino all'ultimo giorno del nostro tormento. E' finita. Finita: leggete il labiale. E chi non festeggia con me corona virus lo colga (A. Nazzari dixit). 

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Preistorie



Di stanchi dei e novelli imperatori  - 30 maggio 2014
E fare giardinaggio sarà pure 'di destra' e attività 'ordinativa' e autoritaria, ma consente ai pensieri di frullarti per il capo meglio delle ali di un colibrì sopra lo stagno in attesa di incauto insetto trasvolante o che pattina meditabondo sulla liquida superficie.
E, come in un frullatore, si mescolano spezzoni e tocchettoni di notizie delle più varie – di questo mondo 'rotto' che non argina più, non contiene, bensì deborda, esporta, trasporta coi suoi barconi i migranti e le tragedie che non sappiamo più come farvi fronte e dare adeguata accoglienza – che già i nostri giovani si fanno migranti a loro volta e se ne vanno raminghi ed esuli in suol straniero.
E mi torna a mente quel che si leggeva sulle guide turistiche al tempo dei miei quattro viaggi in India: di un'anima indiana mite e gentile e, invero, sembravano davvero miti e servizievoli e in taluni casi perfino dolciastri quei tali, uomini e donne, ma qualcosa si è rotto anche in quel paese di dei-animali e di tozzi lingham spiritualmente rivolti in alto, dove starebbe Shiva colla sua Parvati e Vishnu e Durga, la dea-guerriera, simbolica potenza del femminile che oggi è svilita e stuprata e uccisa – e l'immagine delle due giovinette appese a un albero di mango testimonia l'abisso e la miseria di una amoralità indiana che ha dimenticato i suoi dei e i villaggi contadini della mitezza ghandiana.
E quando il frullo dei pensieri diversi prende in considerazione il Renzie italico, presto lo abbandona sconfortato perché è uno strano clima di carri trionfanti e novelli imperatori e archi di trionfo quelli che si disegnano nell'ascolto della radio e si leggono in Rete – neanche avessimo incontrato in questo scorcio di secolo nuovo un novello Temistocle capace di rinnovare i fasti della Grande Atene e invece è solo uno che 'ci prova' a dare qualche rispostina adeguata agli immensi problemi di un paese prostrato dalla crisi – e tu vedi chi si aggioga al carro del vincitore: perfino quella Confindustria i cui adepti si spellavano le mani quando il grande Imbonitore andava ai loro convegni e barzellettava da par suo e oggi, invece, il novello Principe fiorentino li snobba, loro e i sindacati dalle stanche orazioni e rivendicazioni, e tira dritto e vedremo come andrà a finire, chi vivrà vedrà e i cocci saranno i suoi.

venerdì 29 maggio 2020

Si parva licet.


Ho scoperto che noi 'leoni da tastiera' abbiamo un ascendente nobile, una madre, una patrona: santa Caterina da Siena. Donna di straordinario temperamento donna Caterina non prese i voti (non poteva, all'epoca era opzione nobiliare) bensì fu mantellata domenicana e scrisse lettere veementi a destra e a manca (la destra e la manca di allora) in cui menava fendenti politici di gran peso e ne 'disse quattro' perfino al quel pontefice, Gregorio XI, che pontificava in Avignone, persuadendolo a ripristinare la sede pontificia nella sua sede storica e capitale della cristianità.
Non usava la tastiera di noi leoni, è ben vero, la nostra patrona, bensì la penna intinta nel calamaio, ma le sue lettere costituiscono, si parva licet, il corrispondente della rivoluzione dei blog su internet che ha conteso al giornalismo professionistico la palma della autorevolezza e della credibilità esclusiva ed ha scalzato i giornaloni e la stampa 'mainstream' perfino sul terreno della verità dei fatti riferiti nelle cronache politiche e li ha inchiodati alla scoperta faziosità dei partiti di riferimento e degli 'editori impuri'.
E, nell'era di internet, un post in un blog (vedi il blog di Grillo), può sconvolgere la scena politica tanto quanto una lettera piena di passione di Caterina ad un protagonista della scena politico-religiosa del suo tempo.
Ed è donna e santa capace di transitare indenne da polemiche dal solenne, imbarazzante, riconoscimento voluto dal fascismo, che la indicò a esempio di donna forte e patriottica comme il faut, al tempo presente che la vede patrona d'Italia e perfino d'Europa. Potenza dei simboli, piegati ad ogni esigenza politica transeunte.
Le lezioni dei 'Maestri' sui canali rai (rai3 e rai storia) che surrogano le lezioni dei professori di riferimento delle scuole chiuse per pandemia ci offrono, tra gli altri, interessanti, argomenti anche le 'vite dei santi' (ora di religione?) commiste con la Storia del tempo in cui vissero - e la vita di santa Caterina da Siena è, certo, tra le più interessanti proprio per lo straordinario coinvolgimento di Caterina-la-Mistica negli eventi tormentati del suo tempo politico e sociale.
E vien da riflettere sui protagonismi politici dell'epoca strettissimamente legati alle vicende religiose che consentirono ad una donna del popolo per nulla 'titolata' di ascendere al livello massimo della scala sociale: mistica e santa di lì a pochi anni dopo la sua morte - e Papato e Impero erano i due pilastri e i Moloch che si disputavano la primazia sui campi di battaglia di questo o quell'imperatore e/o con gli assedi e i 'sacchi di Roma' e le fughe dei pontefici che ne seguivano.
Bei tempi di 'cavalier, l'armi e gli amori'.
Qui sotto i link per chi avesse voglia di approfondire.

IT.WIKIPEDIA.ORG
Caterina di Jacopo di Benincasa[1], conosciuta come Caterina da Siena (Siena, 25 marzo 1347 – Roma, 29 aprile 1380), è stata una religiosa, teologa, filosofa e mistica italiana.

giovedì 28 maggio 2020

L'Arte che salva il mondo

Ieri accadeva - 28 maggio 2016
L'architettura, come l'Arte, salverà il mondo? E' lecito dubitarne, dal momento che il mondo è stato distrutto da due guerre mondiali e un intero paese, la Siria, è affondato nel suo Medioevo islamico di guerre e sette religiose e tribali - e perfino le meravigliose rovine dell'antico (Palmira e altri siti archeologici) sono incorse nelle distruzioni a botte di esplosivo da parte di fanatici islamisti rincoglioniti provenienti perfino dalle famigerate 'banlieues' islamiche delle maggiori metropoli europee.
Il mondo non verrà salvato dall'Architettura e dagli architetti (che solo l'altro ieri erano detti, in un famoso libro, 'maledetti'), però ci ri-provano a incantarci coi loro progetti spesso un tantino astratti e cervellotici, ma suggestivi e affascinanti.
E pazienza se molti padiglioni, la Germania in testa, hanno dedicato l'intero spazio e le tesi e gli elaborati al dramma degli immigrati che ci assediano e che il nostro mondo, ahinoi, lo stanno cambiando davvero - e non in meglio, ad ascoltare le cronache dai quartieri dove la polizia teme di mettere piede e solo i clamorosi attentati e le centinaia di morti innocenti la obbligano a fare i 'blitz' delle teste di cuoio per scovare i terroristi-serpi in seno ivi annidati e che trovano solidarietà e protezione nelle 'enclaves' immigratorie a maggioranza islamica.
E, scorrendo lungo e dentro i padiglioni uno via l'altro, ho conferma che i nostri ospiti immigrati si affollano nelle metropoli e snobbano i piccoli centri, per le ovvie ragioni delle opportunità che vi si offrono e gli apparentamenti familiari e i riconoscimenti dei valori religiosi di provenienza – che è quanto dire che di integrazione quale panacea del presente malessere europeo in crisi immigratoria esplosiva è ridicolo parlare e la tendenza del melting pot globale è quella del proliferare tribale in ambito urbano e metropolitano e del covare degli atavici conflitti sotto la cenere, estote parati.
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L'Arte che salva il mondo (2)
 
Viva l'Arte viva (2)  - 28 maggio 2017
Dobbiamo includere l'Azerbaigian nelle nostre rassegne-stampa quotidiane. Perché, a detta dei curatori dell'esposizione che gli artisti azerbaigiani ci mostrano a campo S. Stefano (palazzo Lezze), è il paese esemplare della convivenza possibile e del più pacifico melting pot che si dà sul pianeta Terra.
Verifichiamo la cosa e teniamolo in palmo di mano e indichiamolo ad esempio planetario, un tale paese felice. Perché l'affermazione del curatore (Martin Roth) è perentoria e ci stupisce per la sua perentorietà: 'L'Azerbaigian è un esempio assoluto di convivenza tollerante tra genti di culture diverse.' Perbacco.

La cosa va studiata e, di questi tempi, portata all'attenzione delle scuole europee di ogni ordine e grado e discussa con assoluta priorità nei parlamenti europei e nazionali che dovranno mandare i loro emissari nel paese asiatico per capire e vedere come si fa.
Magari si scopre che non ci sono fiumi di profughi richiedenti asilo che premono alle frontiere azerbaigiane come da noi sul Mediterraneo e nei campi profughi della Turchia - e ci costano una fortuna in assistenza diretta (paghiamo la Turchia per la loro contenzione) e in quella indiretta delle carceri che ne ospitano un buon numero; e i rimpatri dei non aventi diritto sono ostacolati e rimandati alle calende greche dai ricorsi giudiziari di primo e secondo grado.
E magari scopriremo che in Azerbaigian non sono cresciute a dismisura le enclaves islamiche con moschee a predicazione radicale incistate nelle periferie urbane delle loro città e l'integrazione laggiù funziona benissimo e possono insegnarci qualcosa, chissà.
L'Arte al servizio dell'esemplarità politica è una gran novità e ce ne rallegriamo e giuriamo di svolgere approfondite ricerche su questo paese magnifico nunzio di un grande futuro di pace e pacifiche convivenze sul pianeta Terra. Viva l'Arte viva che ci parla di politica e di società e culture diverse come si deve – ed esprimiamo voti che sia tutto vero, naturalmente.

mercoledì 27 maggio 2020

Ars gratia artis

L'Arte viva del terzo millennio. - 27 maggio 2017  
E l'Arte sarà anche viva e volentieri inneggiamo in coro 'Viva l'Arte' e tuttavia un monumentale riferimento al mortuario seppellito nella Storia e i molti ripescaggi di dejà vu da parte di molti artisti un po' ci raffreddano, in questo nostro vagare di palazzo in palazzo negli itinerari relativi agli 'eventi collaterali'.
E Damien Hirst aveva dato il 'la' già ad Aprile col suo fantasioso recupero marino di monumentali demoni e vari reperti di civiltà diverse di area mediterranea sapientemente incrostati di concrezioni coralline e alghe e crostacei e polipi tenacemente aggrappati ai corpi e ai capelli delle statue – ed è un bel vedere come l'Arte torni all'Antico della statuaria elladica e dei magnifici bronzi, ma ci corre il sospetto che l'esibizione di tanto talento ricostruttivo e sapienza imitativa gli venga dal tarlo di quei visitatori delle sue mostre precedenti che continuavano a ripetere davanti ad ogni sua opera (e di altri artisti) 'lo so fare anch'io'. Eccovi serviti.
Provatevi voi a rifare il gigantesco demone alto 18 metri che campeggia nella corte interna di palazzo Grassi (e chissà chi se lo compra e in quale adeguato spazio campeggerà in futuro) o compratevi un grosso pezzo di giada per riprodurre il busto di una dea o il molto oro necessario a riprodurre il busto di una regina faraona e vediamo di che siete capaci.
Arte viva, certo, e che si tuffa nel passato remoto per dare volto al futuro – non diversamente da quanto avviene nella politica e nella società del terzo millennio che coniuga il futuro prossimo con i califfati di ritorno e con i guerrieri jiahdisti che fanno strage di civili inermi - donne e bambini compresi - nel nome di un preteso dio u akbar.
Un passo avanti e due indietro. Il futuro è alle spalle. Viva l'Arte del terzo millennio.
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L'Arte alle prese col buonismo - 27 maggio 2015 

E c'è un palazzo, qui in città, occupato manu militari e per intero da una quantità incredibile di artisti - e fino al sottotetto, magistralmente organizzato dai curatori con le travi secolari che sembrano più 'artistiche' delle opere esposte e interposte e miracolosamente sospese.
E si son messi insieme artisti delle Seychelles, delle Filippine, della Mongolia insieme a tedeschi e statunitensi, e chi più ne sa più ne elenchi, nel dar vita a una kermesse artistica visitatissima e apprezzatissima – non come in altri palazzi parecchio deserti che ti fanno venire in mente come nell'arte contemporanea talvolta l'offerta superi la domanda e molti artisti non ce la fanno più a 'stupire i borghesi' con messaggi forti, troppo forti da strappare a un visitatore, a mezza bocca, un 'disgusting' che gli saliva dallo stomaco.

E quel desso ne aveva ben donde, trattandosi di una serie di fotografie e un video di un artista tedesco che raccontano una performance di donne ignude distese su croci e cosparse di sangue e folpetti neri e grigi dazu a completare l'immangiabile e incomprensibile menù.
E il sangue attrae un sacco i pensieri dolenti di molti artisti – se perfino la Marangoni, al Pesaro, ci mostra un lungo filo al neon rosso-sangue che parte da una struttura circolare sospesa sull'acqua e sale, sale – e le fotografie all'interno della sua sala ci parlano e denunciano l'intolleranza che dilaga nel nostro mondo di cinici e indifferenti; e quanto dovremmo essere buoni e generosi, invece e il Mondo trasudare amore universale e farsi carico di povertà e angosce, amen e così sia.
E, tornando a palazzo Mora (Strada Nuova) e ai suoi molti e diversi artisti che ne riempiono le sale con i linguaggi e le invenzioni le più varie, ci è venuto di soffermarci su un nastro trasportatore color del mare che trasportava due barconi pieni di gatti dorati migranti – e naturalmente era chiara la metafora e la denuncia di quell'artista tedesco dei tragici eventi quotidiani che hanno fatto del Mediterraneo una tomba liquida – andasse a dire ai suoi governanti, la Merkel in testa, che 'facciano di più' e 'non ci lascino soli', noi italiani, nel fare fronte all'arrembaggio di un intero continente in guerra e affamato e boko aram, che non sappiamo più dove stiparli, e, se qualcuno tra loro simpatizza con l'Isis, lo vedremo presto in azione rifocillato, col telefonino satellitare e con passaporto europeo in viaggio tra Siria e Gran Bretagna.
E c'è un tale che, invece, torna tranquillamente al figurativo e ci mostra dei moderni barboni alle prese coi molti oggetti di recupero della loro vita grama e, di fronte, un emulo di Caravaggio illumina volti e corpi con quella luce specialissima che fu del Nostro. E, qualche sala più avanti, un altro artista ci da resoconto fotografico di un suo specialissimo 'Dejeneur sur l'herbe' e speciale riflessione sulla Natura che abbiamo dimenticato e vilipeso - e mi veniva in mente la Susanna coi vecchioni, ma qui le Susanne sono due e molto ben disposte a vellicare il vegliardo che le accompagna a spasso nella foresta.
Andateci e divertitevi. In fondo l'Arte contemporanea mira anche a questo: a farvi pensare, si, ma col segreto proposito di sapervi segretamente felici (seppure esteriormente dolenti) nella vostra condizione di privilegiati e cinici. E che i 'barconi' mediterranei coi loro gatti dorati arrembino, che possiamo farci. Questi sono i tempi che ci sono dati da vivere.
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martedì 26 maggio 2020

STRAWBERRIES FIELDS FOREVER.


Facebook ha fatto anche cose buone, conveniamone. Questa mia frase è una manifesta provocazione. Qualcuno di voi, tra i meglio informati, l'avrà riconosciuta come tale.
La disse Berlusconi a proposito del fascismo, in un suo mai dimenticato intervento pubblico di qualche anno fa e, naturalmente, fu molto criticato, com'è nella natura delle umane cose e del 'prendere posizione' o aderire a una fazione o a un partito.
Si chiama 'democrazia' ed è una delle più sofferte e controverse applicazioni alla 'cosa pubblica' del concetto di partecipazione popolare il più possibile allargato.
All'epoca scrissi, in un mio post: 'Ci mancherebbe che non avesse fatto 'anche cose buone', considerati gli esiti storici sommamente nefasti del fascismo in questione e i milioni di morti registrati nel corso della seconda guerra mondiale della quale il fascismo e il nazionalsocialismo sono parte integrante o causa primaria, secondo alcuni storici.
Ma torniamo a facebook che fa 'anche cose buone'.
Aiuta a capire, ad esempio, chi può esserti amico e chi no, secondo i fatti che ci riguardano dappresso e le opinioni che ne conseguono.
Seguo un tale, ad esempio, che si è molto speso per l'uso monacale e claustrale e rigidissimo del #iorestoacasa - e le mascherine incollate al viso anche al bagno e a letto perché il suo lavoro è strettamente legato alla scomparsa del Covid19 e ai suoi nefasti effetti psicologici nella psiche dei suoi allievi pregressi e i futuri. Opinione controversa, la sua, e molto discussa sul suo profilo anche con toni duri che ha portato la persona citata a cancellare alcuni 'amici' dalla sua lista personale.
E' una dinamica – quella delle contrapposizioni politiche e para politiche - che dovremmo considerare parte del 'sentire democratico' e accettare, di conseguenza, che l'amicizia su facebook si sostanzi anche di pareri diversi e opposti dai nostri e 'amici come prima', ma così non è.
E vi è una tale che ama riportare con una certa frequenza le frasette colte di U.Eco e di altri uomini e donne valenti prese dalla bacheca di un tale (una 'sardina', ad occhio) con cui condivide il sentire politico.
E' gente che si sente e si auto promuove 'positiva' e i soli detentori della bontà e della positività universale.
Un fenomeno noto, e citato su Wikipedia (qui sotto), chiamato 'echochambers'.
Le 'camere dell'eco' dentro alle quali si crea una catena di 'comuni sentire', a volte apodittici e poco discussi/tibili anche in virtù del maledetto algoritmo di Zuckenberg che ci propina solo le notifiche di coloro che ci sono affini e co-abitanti di una medesima 'camera dell'eco'.
Rivedetevi quella catena (che non funziona, è una 'bufala') in cui si dice che, copiando e incollando un certo testo sulla propria bacheca, si fa fesso il detto algoritmo e ti compaiono d'incanto le notifiche di tutti quegli altri, gli 'amici' che abitano le altre 'echochambers' per intenderci.
E l'ultima perla della 'sardina' citata, che sono andato a leggere per intero - perché mi piacciono tutte le 'echochambers' e il discutere con i loro conviventi, se possibile - è la proposta, apodittica, di una biografia autorevole di una imprenditrice che coltiva fragole e – di questi tempi di lavoro massacrato dalla pandemia – è riuscita perfino ad assumere 6 persone.
Scrivo 'apodittica' perché l'incipit biografico di quella tale sardina è: 'Ci sono quelli che parlano, che criticano, che si lamentano.
E poi ci sono donne come Sofia Michieli, 22 anni, imprenditrice agricola del Polesine che produce …'
Dove è palese la contrapposizione perentoria e artificiosa tra 'quelli che parlano, che criticano, che si lamentano' (e non dovrebbero, evidentemente) e la figura positiva dell'imprenditrice agricola.
Della quale diciamo anche noi (pl.maiestatis) tutto il bene possibile e ci piacerebbe coltivare fragole (o banane, o prugne e mele) e tuttavia non ci sogniamo, per intrinseca natura di sentire democratico, di contrapporle in nessun modo coloro che 'parlano, criticano, si lamentano'.
Ne lei lo vorrebbe, credo.
Sono due categorie diverse, biografie diverse, agire e sentire politici diversi - e coesistono armonicamente in quell'universo democratico al quale appartiene anche Facebook e gli 'amici' di diverso sentire politico che lo manifestano come meglio credono.
Io, ad esempio, faccio il 'leone da tastiera', giusto per tenere in esercizio i pochi neuroni sopravvissuti nel mio cervello di prossimi anni settantuno.
Proverò anche a coltivare fragole in terrazzo, è vedrò l'effetto che fa (senza criticare nessuno dei miei opposti o i conviventi di altre echochambers).
Magari le fragole mi usciranno bene e ne regalerò agli 'amici' (di ogni sentire politico). Chi vivrà le avrà.


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La camera dell'eco o camera d'eco (spesso indicata con l'originale inglese echo-chamber[1]) è una descrizione metaforica di una situazione in cui le informazioni, le idee o le credenze vengono amplificate o rafforzate dalla…

lunedì 25 maggio 2020

La leggenda della Luce delle Anime nel Tempo

Il Lampione e la rana a testa in giù
La nostra mente è un sistema fragile e complesso che ha bisogno di continue rassicurazioni e conferme per non 'andare in tilt'.
E ci alziamo dal letto la mattina, - dopo aver lasciato andare il cervello per gli sconosciuti sentieri del sonno e dei sogni e ancora in preda alle sottili angosce che da quel disordine notturno ci derivano – cercando con gli occhi gli oggetti di sempre e le persone di sempre e i dialoghi, forse noiosi, ma rassicuranti che ci confermano che il mondo ha ancora una sua riconoscibilità e praticabilità pur nelle mille quotidiane mutazioni.

E ieri ci è stato restituito lo storico Lampione di Punta della Dogana, nostra fioca luce nelle nebbie lagunari e nei crepuscoli che ci rassicurava, magrittianamente, che una luce sempre si accende prima della notte ed è barlume che ci rassicura che ancora, noi esseri umani, dominiamo gli eventi di natura e nessuna notte mai scenderà sui nostri occhi, come l'Ultima che ci impaura - e contro le sue angosce abbiamo inventato le leggende della Luce delle Anime nel Tempo che sempre ritorna circolare.

E non ne potevamo più di quel biancore arrogante del ragazzo troppo cresciuto che ci beffava colla sua rana tenuta per la zampa a testa in giù - ed era attrazione turistica che ci confermava che tutto ormai, a Venezia, si fa per 'stupire i borghesi'; e ci inventiamo i tristi Carnevali fitti di 'eventi' triti e ritriti pur di riempire oltremisura questo piccolo arcipelago tenuto insieme da ponti fragili e animato da chiese che si riempiono di 'fedeli' solo in occasione di un funerale.

Città di fantasmi e ammuffiti gabbiani, Venezia è una sfida alla storia e alla storia dell'arte. Cambia tutto perché nulla cambi e tutto il suo vecchio di palazzi e campanili e chiese è teatro biennale del nuovo delle menti degli artisti che sono vecchi e 'classici', già alla prova della Biennale che verrà.

Però quel Lampione storico lo abbiamo fortemente voluto al suo posto, dopo lo scippo degli arroganti sindaco e assessori 'novatori', ed è, forse, la sola 'cosa nuova' che ha fatto questo sindaco e la sua amministrazione in tanto vecchio andare di tempi grami e visioni indecorose di una città che, anno dopo anno, diciamo sempre meno nostra.
Di residui e afasici cittadini, intendo.
L'immagine può contenere: una o più persone, persone in piedi, cielo e spazio all'aperto

domenica 24 maggio 2020

Andate avanti voi, che a me mi vien da ridere (2)



Andate avanti voi, che a me mi vien da ridere.(2)
C'è chi azzarda paragoni atroci con il 1919, anno funestissimo post bellico di cadaveri a mucchi e macerie ueberall (che sia la ripetizione aritmetica la causa delle disgrazie massime accadute nel 19-19 e, oggi, nel 20-20?). In quell'anno, infatti, si tornò stentatamente a vivere - e la mortifera 'spagnola' diede sintomi di recessione e si allentarono i controlli sociali e i 'distanziamenti', come li chiamiamo oggi – ma, nel corso dell'estate, il morbo allungò nuovamente il passo e fu strage, narrano le cronache, e, nel novero, finirono dei gran nomi dell'Arte pittorica e della Letteratura.
Non succederà oggi con il Covid perché, per definizione, la speranza è l'ultima a morire, ma potrebbe finire intubata e in terapia intensiva, po(ve)rella, a causa delle sfrenate 'movide' dei nostri baldi giovani assetati di sprizz e voglia di vivere, che il Cielo ce li conservi e il virus sia clemente.
Il fatto è che la Vita non la controlli, non la governi, oltre una sua soglia fatale – e due mesi e passa di clausure e arresti domiciliari non potevano che dare i risultati che abbiamo sotto gli occhi, ma plaudiamo e raccomandiamo ai sindaci e ai prefetti e alle forze dell'ordine ogni e tutte le chiusure dei bar incriminati di movida perché la movida è, in sé, virus o non virus, un comportamento demenziale di sfrenatezze da camicia di forza e comminate multe salatissime, per favore, e, se dovessero chiudere per sempre, amen - e ci piace di più il saio penitenziale e la cenere sul capo e il mea culpa collettivo perché segnali di rinsavimento e di far tesoro di tutte le meditazioni e i buoni propositi maturati nel corso della clausura ultima scorsa.
E non trascurate che sulla salute collettiva c'è chi ci lavora e non vede l'ora che stiamo tutti bene e che si riprendano gli abbracci del tango e ripartano le milonghe.
Cum grano salis, naturalmente e andate avanti voi, che a me mi vien da ridere.
Fatevi i tamponi e le sierologie varie degli anticorpi e portate i certificati in milonga, che poi ne riparliamo.
 

venerdì 22 maggio 2020

Vai avanti tu, che a me mi vien da ridere

Rieccoci (pl. maiestatis). La notizia del giorno è che ne siamo fuori e con venti giorni di anticipo sui tempi previsti. Il Veneto ha contagi zero, alleluia!
La sotto-notizia è che ci sono effetti collaterali della pandemia relativi alla botta sociale che consegue al collasso dell'economia.
E, come in una guerra, contiamo i morti e i dispersi, ma anche i mutilati (del lavoro perduto) che tornano dal fronte col livore e le attese di rappresentanza politica che nessuno nell'emiciclo nostro nazionale saprà degnamente rappresentare ed ecco ri-aprirsi lo scenario post Grande Guerra della Vittoria Mutilata e delle sommosse e violenze dei 'fasci di combattimento' che vinsero le elezioni, alfine, - e il resto della storia vi è noto perché ri-evocato ogni santo anno il 25 di aprile con la richiesta al mitico partigiano d'antan di: '...portami via, che mi sembra di morir.'
A dare la notizia di prossime violenze e pericolose rivolte sociali (programmate?) è il Corriere dell'Umbria – che, di contro, al pari di la Repubblica e la Stampa, non scrive una riga sull'eversiva chat tra i magistrati Palamara (sempre lui!) e Auriemma che si dicono e si confermano, tetragoni, come si debba castigare e picchiare duro su Salvini-ministro, malgrado abbia ragione sul blocco delle navi delle o.n.g. taxi del mare, perché 'vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole': il pd di s-governo e delle mani sulla magistratura, per meglio intenderci. Noi siamo noi e voi nun siete un caxxo, chioserebbe il poeta.
Ma non è detto che la Storia si ripeta, beninteso.
Se la Storia ci è magistra, come vogliono i filosofi e le anime belle e pie, il fenomeno delle preannunciate rivolte può essere fermato sul nascere con strumenti adeguati.
Come si sarebbe potuto fare con il fascismo delle origini e della fatidica marcia su Roma, se solo sua maestà il re fellone avesse mandato l'esercito a fermarla, come gli era stato consigliato di fare. E si sarebbe risolta con qualche pistolettata e colpi di fucile e qualche morto sul terreno, ma ci saremmo risparmiati un Ventennio maledetto e tutti quegli inni noiosi al partigiano del 25 aprile che ne sono seguiti - e forse saremmo ancora una monarchia, sia pure rappresentativa come in Inghilterra, chissà.
Ma c'è anche il rischio che 'la Storia si ripeta in farsa', come talvolta accade, e magari ci sarà solo un po' di maretta politica e aumenterà il debito dello Stato già stellare e accontenteremo i rivoltosi (le solite partite-iva?) con qualche mancia robusta, dimenticando i decenni di 'nero' che hanno praticato impuniti e i conti correnti pingui al seguito e le seconde case; alzi la mano chi è nullatenente per davvero e non teme gli eventuali controlli relativi all'Isee.
Ma per l'intanto accontentiamoci dei contagi in calo e delle vite nostre che riprendono il loro corso – e magari riapriranno le milonghe cittadine, chissà, ma quanto all'abbracciarci nel tango festosi e felici ci penseremo ancora per qualche mese, magari dopo il vaccino.
Vai avanti tu, che a me mi vien da ridere.

CORRIEREDELLUMBRIA.CORR.IT
I servizi segreti hanno avvertito con una informativa la Presidenza del Consiglio dei possibili pericoli che rischia il sud Italia in questo periodo di emergenza Coronavirus. Per approfondire leggi anche: "Non abbiamo i soldi per mangiare" e interviene la polizia "Potenziale...
 

mercoledì 20 maggio 2020

Fior da fiore e mele marce. Errata corrige.


Non credo negli esseri umani. Detto così suona malissimo, considerato anche il battage radiofonico e televisivo che ha avuto questo inno parecchio intimista e l'uso spudorato e dilatato che ne hanno fatto le diverse parti politiche (ricordo una lontana, non troppo memorabile, 'Tutta la città ne parla' su radio 3 dedicata ai migranti, sempre loro, il nostro cruccio e il nostro affanno epocale).
E l'uso, altrettanto e forse più spudorato, che ne fa la Wind per dirci che siamo 'più vicini' e più umani se usiamo dei loro costosi servizi in esclusiva. Per vostra informazione: la Iliad costa meno a parità di prestazioni, ne sono testimone diretto e non pubblicitario. E fa uso di una pubblicità meno fragorosa e più arguta e intelligente.
Il fatto è che quando una canzone si trasforma in un inno nascono i guai, diventa uno slogan apodittico e non dimostrabile. E si attira le critiche e le idiosincrasie relative.
Domanda-trappola di impianto socratico: E' poi vero che tutti gli esseri umani sono umani? E cosa è umano per l'esattezza? Un giudice che ti condanna dopo un penoso dibattimento viziato dagli artifici di un bravo avvocato-leguleio di controparte vi appare umano? E quel tal leader politico che voi avversate e che vi sta tanto sul c.... perché ha fatto approvare i decreti-sicurezza che voi buonisti vedete come il fumo negli occhi è forse un 'essere umano che ha il coraggio di essere umano'?
Vedete bene come tutto ruota intorno alla definizione apodittica del glorioso ritornello dello stolido inno e non è esplicitata nei suoi correlati. Spiegare 'umano' please. Limiti, ambiti, pertinenze, essenza dell'umano secondo voi (e non secondo Umberto Eco o Einstein o Ghandi o Osho o chi diavolo vi piace perché è autorevole e ve ne fate belli sul profilo).
E' come se volessimo credere all'attualità delle parole strane e contorte del nostro inno nazionale, nato in contesto ottocentesco e relativo alle peripezie patrie e ai confusi protagonisti di allora.
Siamo davvero 'pronti alla morte'? La recente pandemia e le clausure domiciliari di tanta gente impaurita sembra escluderlo. Forse un po' di attualità potremo riconoscerla allo 'stringersi a coorte' all'ora dell'aperitivo o della movida serale, ma basterà un picco di nuovi contagi e si torna ai domiciliari di cui sopra per sfuggire alla morte che ci sovrasta e ci comprende.
Insomma, gli esseri umani sono quello che sono: a volte umani, a volte cretini emeriti, a volte gaglioffi o serial killer maledetti o figli di buonissima donna dai cattivissimi comportamenti sociali e/o privati. Perciò piantatela di propinarci quell'inno stolido. Credo che ci siano alcuni esseri umani davvero 'umani' nel senso della pietas e della dedizione ma non sono convinto che siano la maggioranza del mio prossimo.
Fior da fiore e togliere dal cesto le mele marce. E chiediamo in coro a Mengoni di farne una errata corrige per la sua prossima canzone.

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